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Il ‘900

Dicono tutti che il ‘900 sia stato un secolo curioso perché è cominciato
molto tardi ed è finito molto prima. Qualcuno lo fa cominciare con il 1909
(manifesto del futurismo), qualcuno con il 1914. Fine: 1989, caduta del muro
di Berlino e delle ideologie. E’ stato un secolo breve.
Partiamo dalla prima guerra mondiale. Inizia nel 1914 in Europa, la
combattono da una parte gli Imperi centrali tedesco e austro-ungarico,
dall’altra le forze dell’Intesa. Nel 1917 entra ed esce di scena la Russia. Il serbo
Gavrilo Princip spara al Granduca d’Austria facendo scoppiare la prima
guerra mondiale. L’Italia entra in guerra nel 1915 contro l’Austria.

-Giornale del tempo. Osserviamo la logocrazia, cioè il


dominio del testo. Nella 1° guerra mondiale dominano il
cinema e la fotografia che documentano numerosi
episodi di guerra. Già gli apparecchi fotografici erano stati
perfezionati e i fotografi non hanno nulla da invidiare a
quelli più moderni. Armamenti bellici proiettati verso il
futuro.

Nel 1918 le battaglie decisive. Sconfitta di Caporetto.


-Manifesto “La Vittoria”, 1918: un alpino solleva la statua della vittoria. E’
un’immagine popolaresca. Campeggia la scritta VITTORIA che è quasi
pleonastica perché il nemico è a terra sotto il soldato. Ci si sta orientando
verso un tipo di comunicazione visiva molto diretta e popolaresca.
La guerra ha visto come protagonista una tecnologia nuova. La tecnologia
militare si era già sviluppata intorno al 1870 durante le azioni dei garibaldini.
Cannoni tedeschi, i primi dirigibili, i primi aeroplani che già diventano veicoli
capaci non solo di combattere ma anche di comunicare.

La 1° guerra mondiale fu combattuta anche con una


massiccia propaganda dai colori accesi: rosso, giallo.
L’eroe assume una postura drammatica. I colori sono
molto forti, violenti, in generale il rosso compone lo
sfondo. Nel manifesto italiano si dà attenzione
all’eloquenza del colore. Rosso: drammaticità, giallo:
esplosioni, nero: efficiente, tecnologico come i cannoni.
Forte la funzione d’appello del messaggio grafico, in
parte verbale e in parte grafico.
-Manifesto “I want you”: appello alle masse ma il messaggio è
individualizzato grazie al dito.

La guerra è raccontata e organizzata nei quotidiani attraverso le immagini. La


comunicazione si parcellizza in una serie di episodi visivi: il lettore non deve
solo leggere il testo ma deve accompagnare la lettura alla visione delle
immagini. Allora come oggi i comandi impedivano che si trasferissero certe
notizie, molte cose sono segregate. Sono censurati eventi che possano creare
sfiducia e allarme, le immagini sono truccate per eliminare particolari
raccapriccianti, la foto viene modificata, manipolata.

-Scalarini, “Fame e Guerra”, 1916.


Contro la guerra si leva una
protesta che trova espressione
nella letteratura e nella grafica. E’
una grafica nello stesso tempo
satirica e drammatica. In una
vignetta una madre si appoggia al
cannone che ha ucciso i suoi figli.

-George Grosz, disegno, 1922. E’ uno dei più grandi disegnatori


di tutti i tempi. La Germania si trova in forte crisi economica
nell’immediato dopoguerra: la grafica conosce un immediato
sviluppo e sperimenta nuove tecniche. Un ufficiale è seduto a
tavola, una bambina lo guarda sconsolata per avere
elemosina.

-Käthe Kollwitz, “Le madri”: tutta l’epopea della


Guerra si condensa nel dolore delle madri che si
stringono in un abbraccio di solidarietà.

Rivoluzione russa: scoppia nel 1917. Questa


fotografia è un fotomontaggio perché è stata
tagliata: alla destra di Lenin c’era Trotsky ma è
stato tagliato in una damnatio memoriae
perché è stato considerato traditore da Stalin.
La cultura artistica russa conosce in questo
periodo un forte sviluppo.
-Manifesti sovietici: grandi personaggi lavorano in un’attività
grafica con la volontà di portare alle masse il messaggio della
rivoluzione. Celebrazione dell’armata russa, il drappo rosso si
pone come centro focale dell’immagine.

-Favola russa tradotta in immagini: la grafica è molto efficace per portare il


messaggio alle masse analfabete ancora molto numerose.

-Manifesti di Vladimir Majakovskij: sono veri e propri racconti


satirici. Uso molto preciso del colore, pochi tratti.

-El Lissitzky, “Il costruttore”: in questo periodo tutta


l’Europa guarda all’arte russa che è considerata
d’avanguardia, sperimentale. E’ un fotomontaggio in
cui protagonista è la razionalità geometrica che ruota
attorno al personaggio. Rigore dei segni, razionalità
assoluta. La rivoluzione si identifica con il pensiero
razionale e con il dominio della ragione.

-El Lissitzky, “Colpire i bianchi con il cuneo rosso”: il cuneo


rosso penetra nel cuore del capitalismo. Lo spazio grafico
viene sovvertito, non c’è più un sopra e un sotto,
predomina l’ortogonalità cartesiana.

-Fratelli Stenberg, manifesti. C’è il senso assoluto del


movimento.

-Rodčenko, “Composizione non oggettiva”, 1918. E’


stato un grafico e designer, fotografo. Troviamo il
quadrato, il triangolo, il cerchio.

-Rodčenko, “Lottatori e composizioni”, 1919

-Rodčenko, “Edicola e propaganda stradale”

-Rodčenko, copertina
-Rodcenko, fotomontaggio: vari pezzi di fotografia sono
montati assieme. Abbiamo Lenin, una massa. Il
fotomontaggio è una tecnica molto usata nei primi
decenni del ‘900.

-Sonia Delaunay: l’arte è stimolata dal futurismo


e si butta in una incessante sperimentazione.

-Piet Mondrian: influsso nell’architettura; visione democratica e


individualizzata: ciascun elemento è in armonia con l’insieme.

-Theo van Doesburg: costruisce una propria architettura


basata su linee ortogonali e sulla presenza del colore come
elemento decorativo e non significativo.

-Gerrit Rietveld, sedia: elabora forme coerenti con il


neoplasticismo, predomina l’assoluta ortogonalità scandita
dai colori primari e dal nero della struttura portante.

A partire dagli anni ’10 del ‘900 si ha una diversa mentalità, concezione della
realtà, del tempo. Basti pensare al teatro di Pirandello nel quale è difficile
trovare il bandolo dell’azione. Svolta radicale in direzione di una cultura
ancora da costruire: crisi definitiva della modernità.

-Bauhaus: scuola di Gropius, sconvolge i modelli


grafici fino ad allora imperanti e si avvia ad una
sperimentazione che dà il via alla cultura
sperimentale identificando un modello di
razionalità.
-Laszlo Moholy-Nagy, “Segno”: uno dei marchi del Bauhaus; si rifà
alle forme geometriche fondamentali.

Il Bauhaus lavora sulla scientificizzazione della didattica attraverso docenti


bravissimi e spesso in contrasto gli uni con gli altri. Johannes Itten era
studioso e maestro del colore, faceva fare esercizi di respirazione prima della
lezione. Era un maestro molto particolare e per questo viene cacciato dalla
scuola.
-Johannes Itten, “Gamma cromatica”

-Johannes Itten, “Contrasti cromatici”: un


quadratino grigio applicato su colori diversi ha
un effetto diverso.

-Oscar Schlemmer: è un maestro del Bauhaus, studia la


danza, mette a punto la teoria di un design
antropologico fondato sul corpo, sulla sua fisicità e sui
suoi movimenti.

-Nel Bauhaus insegna anche Kandinskij che parte dalle


forme geometroche elementari. Secondo lui il quadrato è
un elemento freddo-caldo ed è colorato di rosso.
L’elemento passivo dell’angolo ottuso dà al cerchio la
colorazione azzurra. Il triangolo, l’elemento del dinamismo,
è giallo. Ad ogni forma corrisponde una certa identità di
colore.
-I Quaderni del Bauhaus: hanno moduli che si ripetono.

-Herbert Bayer, tipografia: i grafici tedeschi lavorano


anche in contrapposizione alla tipografia arrivando ad
eliminare le maiuscole: modernizzazione della tipografia
che aveva una tradizione.
Sono sperimentazioni basate sulla psicologia della Gestalt,
della forma: vediamo solo l’ombra del carattere, non la
figura, eppure siamo capaci di leggerla.

-Bauhaus, progetti di caratteri: moduli quadrati.

La scuola olandese: è caratterizzata da un marcato rigore formale. E’


considerata da molti grafici contemporanei un modello a cui guardare nella
direzione di una geometrizzazione dello spazio, assenza di linee curve.

-Piet Zwart: è stato un maestro del ‘900. Lo


spazio grafico si depura, si toglie il più possibile
per dare rilievo agli elementi essenziali. Domina
il bianco, gli elementi si inseriscono secondo un
disegno.
Storia dell’arte
La distinzione tra la grafica e l’arte sta nell’inserimento delle parole.

-Vasilij Kandinskij, “Studio di colore”, 1913


Affrontiamo l’astrattismo.
Abbiamo parlato di evasione definendo il futurismo e il cubismo. Ora
vediamo un’evasione assoluta, un gradino più avanzato. Quando si parla di
evasione non si parla mai di rottura con il mondo: vuol dire trovare
un’alternativa mantenendo un contatto con il mondo. Per quanto il cubismo
sia fatto di scomposizione continua a riconoscere la realtà.
Per arrivare ad una forma di evasione totale si cerca una forma di non-
oggettività. C’è chi arriva a trovarla in forme pure, assolute. L’artista mantiene
il contatto con il mondo ma la sua relazione non è una relazione di mimesi.
L’artista non rende visibile la superficie delle cose, già visibile nella realtà, ma
vuole far vedere ciò che è invisibile. L’artista vuole far accedere alla
componente spirituale della natura, quella più invisibile, immateriale.
L’astrattismo non è inventare forme in modo anarchico ma è un’operazione
in cui parto da qualcosa di concreto e astraggo, cioè estraggo un’idea, ma a
partire da qualcosa che conosco. E’ una presa di contatto con il mondo senza
farsi irretire, ingabbiare da esso.
Tre artisti: Malevič, Kandinskij, Mondrian. Sono artisti molto vicini nello
spazio: sono russi tranne Mondrian che fa parte della scuola olandese.
Malevič arriva al suprematismo.
Lo studio scientifico del colore rimane la base di questi artisti, sono artisti che
operano secondo regole ben precise, le loro sperimentazioni sono sul colore.
Il colore, la forma e il suono sono i canali attraverso cui astrarsi dal mondo:
sono canali poco materiali, fluttuanti, legati all’interiorità.

-Vasilij Kandinskij, “Improvvisazione VII”, 1910


Le sue prime sperimentazioni partono dal mondo naturale e
da lì non si stacca. E’ erede del simbolismo russo nell’evocare,
ricordare una realtà. Le sue pennellate ricordano i Fauves, gli
impressionisti.
Una delle sue ricerche è proprio sullo spirituale nell’arte.
Fonda il movimento del Cavaliere Azzurro, il Blaue Reiter: non poteva non
dare un’attribuzione cromatica al suo gruppo perché secondo lui ha una
connotazione spirituale. L’arrivo all’astrattismo è per
lui un lavoro di sottrazione: allontana le forme tra di
loro per renderle irriconoscibili.

-“Primo acquerello astratto”, 1910


1915, seconda fase: astrae secondo forme geometriche. Il quadrato è una
forma equilibrata e molto pesante, attaccata alla terra, mentre il triangolo
tende a muoversi verso l’alto. Il cerchio è equilibrio, unità base. La linea è un
punto in movimento. Inizia a capire che il giallo è un colore instabile: lo
abbina al triangolo. Il blu e il verde servono ad eliminare gli scontri portando
all’equilibrio: li abbina al cerchio.

-“Paesaggio astrale o dimensione biologica”, 1926:


non è importante che chi vede l’opera comprenda
a quale realtà l’artista ha fatto riferimento, è
importante solo che capisca e ricordi qualcosa di
reale.

Paul Klee: per lui un canale di astrazione è la tonalità. Le


variabili che porta il colore sono forme di astrazione.
Viaggia molto in Africa del Nord, in Tunisia. Va a cercare
disegni di bambini e di malati mentali che hanno un grado
maggiore di attaccamento alla realtà. Klee dice che i suoi
segni non sono quelli della natura ma sono a un livello
superiore perché ottenuti attraverso un’astrazione.
Modulo quadrato o rettangolare. Spesso il titolo è il suggerimento che fa
vedere la realtà dell’opera. C’è la purezza di una relazione con la realtà che
non ingabbia la mente nelle forme della realtà.

Kazimir Malevič: Inizio di suprematismo: supera tutto. La sua opera è


classica, ancora ottocentesca ma la discriminante è nei colori e in una lettura
diversa della spazialità. Ci sono macchie di colori che sono non-colori, cioè
bianco e nero. Lentamente sviluppa la sua predisposizione per la
semplificazione: influenza del cubismo. Purifica i colori, non riesce ancora ad
astrarre le forme. Fa esposizioni in cui i quadri
sono strutturati in maniera insensata. Forme
geometriche: rettangoli, croci, quadrati. Il
“quadrato nero” è l’immagine chiave,
l’icona a cui tutte le altre opere si
richiamano. E’ la forma più alta di astrattismo
perché astrae nella forma e nel colore: nero su
bianco.
Piet Mondrian: è molto didattico. Si riesce a capire che cosa rappresenta, 3
passaggi in cui viene sintetizzato un albero.

Tutto ciò che fa lo vede come un lavoro matematico; lavora sul senso della
composizione. Per lui non dev’esserci la linea obliqua perchè instabile: vuole
eliminare l’instabilità, il senso del tragico nella vita, il triangolo. Il giallo è per
lui come per Kandinskij instabilità.
E’ per l’unione delle arti. La sua è un’evasione totale dalla realtà, si esce
completamente dalla raffigurazione, si cerca solamente di evocare.

-“Broadway Boogie-Woogie”

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