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artistici e storici, librari e paesaggistici, nonché dalle diverse attività culturali promosse dallo spettacolo dal
vivo, con riferimento al cinema, al teatro, alla musica, alla danza, allo spettacolo viaggiante e alle tradizioni
popolari.
Il MiBAC, amministra e promuove la conoscenza di questo imponente patrimonio storico, artistico e
culturale di cui è custode con l’obiettivo di salvaguardarlo e valorizzarlo.
Alla Direzione per l’Innovazione Tecnologica e la Promozione, una delle novità della riforma del 2004, spetta
il compito nodale e impegnativo di attuare la modernizzazione dell’Amministrazione attraverso linee di
indirizzo e interventi operativi basati sulle più nuove e sofisticate tecnologie e su strategie di comunicazione
e marketing.
Nell’ambito di queste attività, la Direzione Generale partecipa annualmente, insieme a tutti gli Istituti centrali
e territoriali, ad una serie di manifestazioni fieristiche che sono un veicolo efficace per diffondere ad un
pubblico differenziato le attività ed i progetti più innovativi realizzati negli ultimi anni ed in corso d’opera.
Tali manifestazioni rappresentano anche un momento molto importante di incontro tra le realtà territoriali,
gli Enti locali, i settori delle imprese ed il privato.
Le fiere a cui partecipare vengono programmate in base alla tipologia delle attività istituzionali del MiBAC
– Tutela, Restauro, Comunicazione – e agli interessi di settore (Monumenti, Archivi, Biblioteche, Patrimonio
IL RESTAURO IN ITALIA
Storico-Artistico, Cinema, Teatro, Spettacoli, Paesaggio) che ogni anno si vogliono evidenziare.
Programmazione 2007
E OLTRE I CONFINI
22-25 Marzo FERRARA
Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali
21-25 Maggio ROMA
FORUM P.A. Forum della Pubblica Amministrazione
6-8 Novembre BOLOGNA
COM.PA Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei servizi al cittadino e alle imprese
15-16 Novembre LUCCA
LU.BE.C. Digital Tecnology 2007
15-18 Novembre PAESTUM
X Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico
29 Nov-1 Dic. VENEZIA
XI Salone dei Beni e delle Attività Culturali
Comunicazione multimediale
Alberto Bruni, Renzo De Simone, Francesca Lo Forte, Emilio Volpe
Segreteria Amministrativa
Cristina Brugiotti, Annarita De Gregorio, Mauro De Santis,
Loredana Nanni, Laura Petracci, Rosaria Pollina, Silvia Schifini,
Teresa Sebastiani, Fabiana Vinella
Supporto logistico
Edoardo Cicciotto, Maurizio Scrocca
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Archivi di Stato affronterà le tematiche legate alla rimozione di strutture biologiche da materia-
li fotografici, la preservazione di materiali fotografici antichi, la presentazione del volume “Studi
e Ricerche”, il restauro di due importanti opere rinvenute nel Duomo di Orvieto e di due regi-
stri liturgici membranacei dell’Archivio di Assisi. L’Istituto Centrale per il Catalogo e la
Documentazione presenterà gli esiti di un progetto (Euromed Heritage) svolto con l’apporto
di finanziamenti europei e le varie attività poste in essere sulla base di accordi bilaterali con al-
tri Paesi, nonché le prospettive di sviluppo in quest’ambito specifico. L’Istituto Nazionale per
la Grafica offrirà interessanti esempi sulla clonazione delle matrici incise. L’azione del Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale sarà illustrata attraverso la presentazione al pubblico –
per la prima volta – di quattro statue lignee recentemente recuperate.
All’evento parteciperanno inoltre molti Istituti territoriali del Ministero che esporranno nello
stand materiali rinvenuti o restaurati, tra i quali mi fa piacere segnalare il letto funerario in osso
di età ellenistica rinvenuto nell’antica Aquinum (Castrocielo) in provincia di Frosinone
(Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio); e la Situla del corredo di gioielli femmini-
li rinvenuto nella tomba di Villa Benvenuti (VII sec. a.C.), presso la Necropoli settentrionale di
Este (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto).
Sono certa che anche questa edizione di “Restaura” costituirà una occasione di grande impor-
tanza per la verifica dei problemi, la circolazione delle conoscenze e l’impegno a una sempre
più sistematica azione di manutenzione e restauro dei beni culturali.
Danielle Mazzonis
Sottosegretario di Stato
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Sommario
10 Progetto di conservazione della Grotta 17 in Ajanta (India)
Stefano D’Amico
12 Il GIS dei restauri – Applicazione sul sito di Ajanta
Carlo Cacace
13 L’Ultima Cena, in particolare
Fabio Aramini, Alberto Artioli, Vincenzo Mirarchi, Mauro Gavinelli
15 La manipolazione dei materiali librari
Armida Batori
16 L’Antifonario della Biblioteca Aurelio Saffi di Forlì (codice 28).
L’intervento di restauro
Federico Botti e Massimo Massimi
17 Diagnostica? No, ricerca. La riduzione ... 10 anni dopo
Marina Bicchieri, Michela Monti, Giovanna Piantanida, Armida Sodo
18 Fitati, non fidatevi
Giovanna Piantanida, Marina Bicchieri, Michela Monti, Flavia Pinzari, Armida Sodo
18 Il laboratorio alchemico
Michela Monti, Marina Bicchieri, Giovanna Piantanida, Armida Sodo
19 L’abito non fa il ferrogallotannico
Marina Bicchieri, Michela Monti, Giovanna Piantanida, Armida Sodo, Patrizia Fleres
20 Progetto preliminare per la rimozione di strutture biologiche
da materiali fotografici. Confronto tra diverse metodiche
D. Matè, M. C. Sclocchi, A. Argiroffo, E. Damiano
22 Progetto di ricerca: applicazioni di tecniche non distruttive
finalizzate all’identificazione dei materiali costituenti, allo studio
delle tecniche di realizzazione e all’approfondimento
dei processi di degradazione dei materiali fotografici antichi
Laboratorio di chimica del centro di fotoriproduzione legatoria e restauro degli
Archivi di Stato
24 Realizzazione del secondo volume della serie “Studi e Ricerche”
Autori vari
26 Restauro di n. 2 – Camerlenghi dell’Opera del Duomo di Orvieto
Lucilla Nuccetelli, Giovanni Bellucci, Gabriella Rava
27 Restauro 2 registri liturgici membranacei – Archivio capitolare
d’Assisi “Cantorini sec. XIV”
Anna Di Pietro, Lucilla Nuccetelli
29 La valorizzazione e la diffusione di un patrimonio grafico attraverso
la clonazione delle matrici incise
Giuseppe Trassari Filippetto
31 Un progetto innovativo per il restauro dei beni culturali:
l’uso delle biotecnologie
Carmela Petrizzi
33 Chiesa Santa Maria di Pierno – San Fele (Potenza). Restauro
e trattamento conservativo del portale in pietra e del materiale
lapideo della chiesa medioevale
Lucio Cappiello, Tonino Garzia, Antonio Rosa
38 Chiesa di Santa Maria della Sanità, Napoli. Il restauro della grande
cona della Madonna del Rosario
Gina Carla Ascione
42 Il sito web della Direzione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna: la sezione Area Riservata
Corrado Azzollini
44 Restauro di due Registri del Fondo notarile di Mirandola
e di 2 frammenti membranacei utilizzati come coperta
dei registri stessi
Maria Antonietta Labellarte, Tamara Cavicchioli, Alberta Paltrinieri
46 Restauro di una grande mappa contenente “Descrittione
di una parte del territorio di Modena rifatta quest’anno 1641”
Maria Antonietta Labellarte, Tamara Cavicchioli, Alberta Paltrinieri
47 Veduta Camuncoli
Gino Badini
48 Charta del navicare per le isole novamente trovate in la parte
de l’india (Carta del Cantino): una nuova lettura alla luce delle
moderne tecnologie
Milena Ricci, Pietro Baraldi, Roberto Blo, Francesco Bossi,
Maria Speranza Storace, Simonetta Villanti
51 Per navigare in cielo e in terra al vecchio modo
Silvana Gorreri
53 Progetto di tutela delle immagini storiche. Restauro archiviazione
e valorizzazione del materiale fotografico di EUR S.p.a.
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
57 Intenzioni di recupero integrale per l’arte popolare
Stefania Massari
59 I Mille di Marsala
Giovanna Lentini
61 Restauro di n. 7 disegni di Ferruccio Scattola
Giovanna Lentini
62 Restauro di n. 29 disegni di G.B. Milani per la Sede
della Confindustria a Roma
Giovanna Lentini
65 Da Ostia a Berlino. Restauro ed esposizione del letto funerario
dalla necropoli di via Ostiense – Loc. Acilia. Riti funerari nel
mondo romano: l’uso del letto funerario
Angelo Pellegrino
68 Il letto funerario in osso dalla Necropoli occidentale di Aquinum
Giovanna Rita Bellini
71 Scuola cantiere, Chiesa della S. Trinidad ”ASUNCION, Paraguay
Gabriella Marchetti
74 L’intervento conservativo nel Cimitero dei Cappuccini
in Via Veneto – Roma, Chiesa della Concezione
Adriana Capriotti, Giovanni Arcudi, Gianfranco Tarsitani, Giovanna Pasquariello
78 Interventi di restauro e valorizzazione in Liguria
Segretario Generale
Giuseppe Proietti
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
Tel. 06 67232819 - 2229
Fax 0667232414
driosegreteria@beniculturali.it
Su tali basi e grazie ad una nutrita serie di minute osservazioni in situ sulle
tecniche e lo stato di conservazione dei dipinti condotte dai restauratori
Istituto Centrale per il Restauro
Direttore
dell’ICR durante tre diverse missioni, è stato possibile predisporre un’accu-
Caterina Bon Valsassina rata relazione che riassumesse tutti le conoscenze acquisite sin qui sul ma-
Coordinamento nufatto, confortate da una nutrita ed intensa fase di indagini preventivamen-
per la comunicazione
Patrizia Miracola, Barbara Davidde te pianificata. Tali indagini hanno riguardato varie tematiche: da quelle bio-
Piazza San Francesco di Paola, 9 logiche, con l’individuazione delle principali specie vegetali e faunistiche
Tel. 06 488961
Fax 06 4815704 presenti nella grotta, al fine di stimare le loro interferenze con lo stato di
icr@arti.beniculturali.it
www.icr.beniculturali.it conservazione attualmente registrabile, a quelle fisiche, condotte attraverso
10
un’ampia e puntuale acquisizione di dati microclimatici relativi sia all’inter-
no che all’esterno del vano. A queste si sono affiancate tecnologie indi-
spensabili per l’individuazione e la caratterizzazione dei materiali caratteri-
stici della pellicola pittorica, degli strati preparatori e dei supporti. In parti-
colare, si è fatto ricorso alla fluorescenza X (ED-XRF), ed allo studio sistema-
tico di 4 campioni provenienti da altre grotte adiacenti, data la delicatezza
delle superfici della grotta 17, che sono stati, tra l’altro, visualizzati allo ste-
Comitato Scientifico
reomicroscopio, al microscopio elettronico a scansione (SEM-EDS) ed ana- Badal K. Das, Secretary – Ministry
lizzati in sezioni sottili sotto luce normale ed ultravioletta. Tutti i dati sono of Tourism and Culture
C. Babu Rajeev, Director General-
stati poi puntualmente registrati e localizzati in CAD su apposite tavole te- Archaeological Survey of India
matiche di documentazione arricchite da un notevole apparato fotografico. (ASI)
S.P. SINGH, Director Conservation
Più di recente, grazie alla disponibilità dei colleghi indiani, è stato possibi- Lab. – National Museum – New
le aggiungere anche indagini colorimetriche e micro-osservazioni puntuali Delhi
delle superfici. Tutti i dati confluiscono poi in un sistema informativo territo- M. SINGH, Superintending
Archaeological Chemist – ASI,
riale che, per così dire, li raccorda e li gestisce in funzione delle varie esi- Aurangabad
genze conoscitive, indispensabili per una corretta e mirata proposta pro- ANTONIO ARMELLINI,
Ambasciatore della Repubblica
gettuale. Italiana in India
GIUSEPPE PROIETTI, Segretario
Generale
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali
CATERINA BON VALSASSINA,
Direttore dell’Istituto Centrale per
il Restauro
SILVANA BALBI DE CARO,
Direttore del Museo Nazionale di
Arte Orientale
“Giuseppe Tucci”
PATRIZIA RAVEGGI, Istituto italiano
di cultura di New Delhi
Consulenza storico-tecnica
Laura Giuliano,
Museo Nazionale di Arte orientale
“Giuseppe Tucci”
11
Il GIS dei restauri – Applicazione sul sito di Ajanta
Carlo Cacace
Il Gis dei restauri realizzato sul sito Archeologico di Ajanta organizza i risul-
tati (vettoriali, raster, alfanumerici) ottenuti delle attività interdisciplinari che
hanno partecipato al progetto di ricerca. Si basa su di un data base per po-
ter rappresentare le varie componenti in maniera omogenea e secondo cri-
teri univoci e tra lo relazionate. La procedura software realizzata è in grado
reperire in forma aggregata e disaggregata, le informazioni presenti all’inter-
no della Banca Dati senza dover digitare alcun comando specialistico (SQL
etc.). Il Gis attinge a tutte le informazioni dal Data Base e permette di effet-
tuare inserimenti e/o interrogazioni basandosi sulla pianta del sito.
ICR - Istituto Centrale per il Restauro
Segretariato Generale
Segretario Generale
Giuseppe Proietti
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
Tel. 06 67232819 - 2229
Fax 0667232414
driosegreteria@beniculturali.it Altro tematismo possibile è la rappresentazione della distribuzione della
umidità relativa nell’ambiente rilevata dai sensori posizionati all’interno del
sito di Ajanta in un particolare giorno.
12
L’Ultima Cena, in particolare
Fabio Aramini, Alberto Artioli, Vincenzo Mirarchi, Mauro Gavinelli
Segretariato Generale
ne migliore risiedeva nel mettere a punto uno specifico illuminatore pulsa-
to, solidale con il dispositivo meccanico servoassistito che effettua la scan-
sione del fotomosaico. In questo caso è stato necessario acquisire una ma-
trice regolare formata da 1677 immagini primarie. In questo possiamo fare
una analogia con quanto avviene nelle scansioni della superficie terrestre ef-
fettuate da satellite. È stato realizzato una sorta di “teleflash” in grado di il-
luminare, da circa 7 metri di distanza, la sola porzione di superficie rilevata.
Una volta realizzata, questa macchina è stata sottoposta ad un accurato test
strumentale, presso il Laboratorio di fotometria dell’Istituto Centrale per il
Restauro. I risultati di questo collaudo possono essere sintetizzati nei dati di
seguito esposti:
a) la dose di luce complessivamente cumulata sulla superficie della Cena
nel corso di questa procedura, corrisponde all’esposizione per circa 4
Segretario Generale
minuti in più all’attuale impianto di illuminazione artificiale; Giuseppe Proietti
b) l’adozione di filtri particolari sulla sorgente ha permesso di rendere irri- Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
13
uno spettro continuo, molto simile alla sola componente visibile della lu-
ce solare a mezzogiorno. La componente infrarossa è molto limitata e co-
stituisce meno del 15% del totale erogato.
Nel corso della campagna di test, effettuati su provini di affresco, sono sta-
ti ottenuti anche dati molto interessanti sulle modalità con le quali i flash
professionali interagiscono con le superfici pittoriche.
Gli studi di conservazione preventiva costituiscono solo uno degli aspetti
coinvolti dalla messa a punto della complessa procedura, che coinvolge un
gran numero di discipline. Moderne tecnologie di imaging, informatica,
meccanica di precisione servoassistita, comunicazione dati su reti ad alta
velocità, fotogrammetria e colorimetria d’immagine sono state amalgamate
ed ottimizzate per ottenere un risultato in grado di rappresentare lo stato
dell’arte delle varie discipline in questo momento. A questa sfida hanno
concorso grandi aziende di tre continenti che hanno messo a disposizione
il meglio della loro produzione e del loro know-how.
Tutto ciò per permettere, di considerare questa immagine un documento,
per quanto possibile esaustivo, della condizione attuale della superficie
pittorica del Cenacolo oggi. A questo scopo scientifico e di testimonianza
storica per i futuri restauri, si affianca anche l’opportunità di rendere possi-
bile ad un immenso pubblico l’osservazione ravvicinata delle opere, con-
sentita finora solo ad una ristretta cerchia di studiosi e di operatori del set-
tore.
www.haltadefinizione.com Il bilancio sull’impatto sul mondo di Internet di questo evento è forse pre-
maturo. Si può solo dire che alcuni milioni di persone, in pochi giorni, han-
no colto questa opportunità da ogni parte del mondo ed hanno interagito
animando con commenti appassionati decine di forum e di redazioni web
di testate giornalistiche.
Sicuramente ne emerge un’immagine di un Paese, che si impegna con uno
Hanno coordinato sforzo di tecnologia e di organizzazione, a dare un significato concreto al-
Alberto Artioli la dizione “patrimonio dell’umanità”.
Soprintendente per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio
Milano
Fabio Aramini,
Laboratori di fisica,
Istituto Centrale per il Restauro
Roma
Vincenzo Mirarchi,
Mauro Gavinelli,
HAL9000 - Novara
www.haltadefinizione.com
14
La manipolazione dei materiali librari
Armida Batori
Segretariato Generale
delle competenze per la conservazione preventiva dei beni librari prodot-
ta dai paesi partecipanti al progetto europeo ConBeLib, il lavoro svolto con
la Regione Lazio e la Biblioteca Lancisiana per la realizzazione di C-Biblio,
una scheda di conservazione digitale che permette il recupero delle infor-
mazioni relative sia al libro che all’ambiente, l’attività del Gruppo di lavoro
sulla tutela dei beni librari e documentari costituito dal 2006 presso la
Regione Lombardia e le proposte e i suggerimenti dei bibliotecari che col-
laborano al nostro lavoro.
Si ringrazia la Library of Congress di Washington per aver concesso l’autoriz-
zazione alla traduzione di Handling Books in General Collections,
Guidelines for readers and Library staff members, aggiornato a cura di Alison
Ricker nel 2003 per il sito dell’Università di Olberlin.
Segretario Generale
Giuseppe Proietti
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
Tel. 06 67232819 - 2229
Fax 06 67232414
driosegreteria@beniculturali.it
Istituto Centrale
per la Patologia del Libro
Direttore
Armida Batori
Coordinamento
per la comunicazione
Assunta Di Febo
Via Milano, 76
00184 Roma
Tel. 06 482911
Fax 06 4814968
www.patologialibro.beniculturali.it
ic-pl@beniculturali.it
15
L’Antifonario della Biblioteca Aurelio Saffi di Forlì
(codice 28). L’intervento di restauro
Federico Botti e Massimo Massimi
(Laboratorio per la Conservazione e il Restauro)
dare all’Istituto centrale per la patologia del libro il restauro di due di que-
sti trentasei manoscritti.
Furono scelti i codici 25 e 28 e l’intenzione era quella di offrire un esempio
di restauro, un’indicazione metodologica che si potesse poi applicare an-
che agli altri manoscritti in simile stato di conservazione.
In questo intervento si illustra il restauro del cod. 28, più complesso e arti-
colato rispetto al restauro dell’altro codice. I danni riguardavano sia la lega-
Segretariato Generale
Istituto Centrale
per la Patologia del Libro
Direttore
Armida Batori
Coordinamento
per la comunicazione
Assunta Di Febo
Via Milano, 76
00184 Roma
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Fax 06 4814968
www.patologialibro.beniculturali.it
ic-pl@beniculturali.it
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DIAGNOSTICA? NO, RICERCA
La riduzione ... 10 anni dopo
Marina Bicchieri, Michela Monti, Giovanna Piantanida, Armida Sodo
(Laboratorio di Chimica)
Segretariato Generale
deacidificazione e i complessi borano-ammoniacale (NH3.BH3) o t-butilam-
mino borano ((CH3)3CNH2.BH3) per la riduzione.
Presentiamo i risultati chimico-fisici ottenuti sulla carta in laboratorio con la
sola deacidificazione e la deacidificazione-riduzione simultanea, verificati
sia dopo invecchiamento accelerato sia dopo dieci anni di invecchiamento
naturale. Sono inoltre mostrati i risultati ottenuti su documenti originali (in fi-
gura, un’acquaforte di Giovanni Battista Falda risalente alla seconda meta del
XVII secolo, raffigurante il prospetto della facciata del Palazzo della Cancel-
leria in Roma, prima a sinistra e dopo a destra la riduzione e restauro).
Segretario Generale
Giuseppe Proietti
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
Tel. 06 67232819 - 2229
Fax 06 67232414
driosegreteria@beniculturali.it
17
Fitati, non fidatevi
Giovanna Piantanida, Marina Bicchieri, Michela Monti, Flavia Pinzari, Armida Sodo
(Laboratorio di Chimica e Laboratorio di Biologia)
Il laboratorio alchemico
Michela Monti, Marina Bicchieri, Giovanna Piantanida, Armida Sodo
(Laboratorio di Chimica)
18
pigmento originale su manoscritto del XIII sec. (a sinistra), e del pigmento
preparato in laboratorio (a destra).
19
Progetto preliminare per la rimozione
di strutture biologiche da materiali fotografici
Confronto tra diverse metodiche
D. Matè, M. C. Sclocchi , A. Argiroffo, E. Damiano
Centro di Fotoriproduzione
Legatoria e Restauro
degli Archivi di Stato
Direttore
Gregorio Angelini
Coordinamento
per la comunicazione
Cecilia Prosperi
Via Milano, 76
00184 Roma
Tel. 06 48291225
Fax 06 4882695
cflr.rest@archivi.beniculturali.it
Laboratorio di Biologia
Responsabile
Elena Ruschioni
20
manent inks (impronte digitali, segni di matita, residui di nastro adesivo,
muffa, danni di fumo e fuliggine, timbri in foglia d’oro e la maggior parte de-
gli inchiostri permanenti e di penne a sfera). L’uso è rivolto principalmente
all’eliminazione di macchie grasse e agli inchiostri presenti sui supporti in
plastica, vetro e carta (Fig. 1). Il prodotto, proposto anche per il lato di
emulsione argentica (films and/or prints whether in color or B/W) non viene
consigliato per processi all’albumina ed emulsioni con gelatina non integra.
Non risultano attualmente dati in bibliografia che possano attestare l’effica-
cia di questa sostanza.
In questo progetto si vuole verificare l’efficacia di questo prodotto per la ri-
mozione di microfunghi. Tale studio prevede tra l’altro l’utilizzo di tecniche
microscopiche quali la microscopia elettronica a scansione (SEM) per veri-
ficare se, una volta accertata con tale apparecchiatura la presenza di strut-
ture biologiche collegate ad una tipologia di danno, le stesse strutture pos-
sano essere eliminate con le metodiche precedentemente elencate, in par-
ticolare mediante l’utilizzo del PEC-12®.
Il progetto potrebbe, in una seconda fase, prevedere l’utilizzo di campioni
di carta fotografica inoculati con funghi prescelti. Successivamente si po-
tranno confrontare le varie metodiche precedentemente elencate e, a com-
pletamento, una indagine al SEM per verificare la rimozione delle strutture
dei funghi.
Gruppo di lavoro:
D. Matè, M. C. Sclocchi,
Laboratorio di Biologia - CFLR
A. Argiroffo, Biologa -
Collaboratrice volontaria -
Laboratorio di Biologia - CFLR
E. Damiano, Tirocinante, Scienze
Applicate ai Beni Culturali e alla
Diagnostica per la loro
Conservazione
Laboratorio di Biologia - CFLR
21
Progetto di ricerca: applicazioni di tecniche
non distruttive finalizzate all’identificazione
dei materiali costituenti, allo studio delle tecniche
di realizzazione e all’approfondimento dei processi
di degradazione dei materiali fotografici antichi
Laboratorio di chimica del Centro di Fotoriproduzione Legatoria e Restauro degli
Archivi di Stato
raltro molto complessi sia dal punto di vista della struttura e composizione
sia per quanto riguarda le tecniche di produzione artigianali o industriali.
Segretariato Generale
22
- studio dei processi di degradazione.
Il progetto di ricerca si concretizzerà nell’elaborazione e pubblicazione dei
risultati ottenuti e nella promozione di eventi (seminari, convegni, ecc.).
I risultati della ricerca potrebbero, in seguito, promuovere ulteriori sviluppi
e approfondimenti, dando anche nuove indicazioni per l’applicazione del-
le tecniche non distruttive nello studio dei materiali fotografici antichi.
Il progetto, quindi, può rappresentare una occasione importante per incre-
mentare l’attività già avviata negli ultimi anni dal Laboratorio di chimica e tec-
nologia del CFLR nel campo della tutela e conservazione delle fotografie ne-
gli archivi, nelle biblioteche e fototeche, in linea con il programma del pro-
getto SEPIA.
23
Realizzazione del secondo volume
della serie “Studi e Ricerche”
Autori vari
quali gli audiovisivi, i nastri magnetici e i supporti digitali, sono oggi consi-
derate i “nuovi materiali”.
Segretariato Generale
24
che per i prodotti utilizzati, che meriterebbero di essere maggiormente di-
vulgati e approfonditi anche attraverso una più stretta interazione con strut-
ture scientifiche statali o altri enti.
Infine, due articoli sulla digitalizzazione delle fotografie, anche per dare un
seguito a quanto tracciato dal Progetto SEPIA sopra citato, cercando di rea-
lizzare effettivamente quel ponte che dovrebbe collegare la digitalizzazio-
ne con la conservazione.
25
Restauro di n. 2 – Camerlenghi dell’Opera
del Duomo di Orvieto
Lucilla Nuccetelli, Giovanni Bellucci, Gabriella Rava
(Laboratorio per la conservazione e il restauro del C.F.L.R.)
e le armi dei cittadini illustri orvietani che hanno ricoperto nel tempo la ca-
rica di Camerari, più tardi nota con il nome di Camerlengo, che avevano, tra
l’altro, il compito di conservare le suppellettili e gli arredi dell’Opera del
Duomo. Le due opere in carta, con pigmenti colorati e inchiostri ferrogallo-
e Restauro degli Archivi di Stato
formate dal tempo. La carta si presentava fragile, con pregressi restauri e for-
temente ossidata sia per il contatto diretto con il supporto ligneo che per la
prolungata esposizione alla luce. Dopo aver staccato la cornice, è stato ef-
fettuato il test di solubilità degli inchiostri e dei pigmenti colorati. Accertata
la loro non solubilità si è proceduto al distacco della mappa dal supporto
ligneo per tamponamento con soluzione deacidificante . Sul verso dei
Camerlenghi erano presenti rudimentali rattoppi che tenevano insieme pro-
fonde lacerazioni. Tali reintegrazioni presentavano mediazioni grafiche altre
erano semplici strisce di carta. Questi “aggiustamenti”, realizzati con carte
più pesanti del supporto originale, avevano viziato il supporto causando di-
latazioni e trazioni tanto che i lembi delle lacerazioni non combaciavano
più. Da qui la necessità di preparare un letto per la foderatura con carta
Segretario Generale giapponese leggera, sfrangiata e unita in riquadri, poi collata e lasciata asciu-
Giuseppe Proietti gare sotto peso. A questo punto è stata adagiata la mappa sopra la fodera
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
collata ed inumidita per nebulizzazione. Inumidendosi le fibre si sono gon-
Tel. 06 67232819 - 2229 fiate e distese ed è stato possibile riunire così gli strappi e nello stesso tem-
Fax 06 67232414
driosegreteria@beniculturali.it po il collante risolubilizzato, per capillarità, ha bloccato le lacerazioni.
Successivamente la mappa è stata ricollata sul verso, ossia sopra la fodera,
con un collante elastico quale il Glutofix per far aderire completamente i due
supporti tra loro. Il mending è stato effettuato apponendo carta giapponese
adesa con Tylose MH 300p al 3,5% e successivamente scarnita, per consoli-
dare gli strappi sono state utilizzate fibre di carta giapponese dello stesso
spessore imbibite di collante e poste trasversalmente rispetto ai tagli.
La rifilatura a mano nel rispetto dell’originalità del documento ha concluso
l’intervento di recupero sui due Camerlenghi orvietani.
Centro di Fotoriproduzione
Legatoria e Restauro
degli Archivi di Stato
Direttore
Gregorio Angelini
Coordinamento
per la comunicazione
Cecilia Prosperi
Via Milano, 76
00184 Roma
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Fax 06 4882695
cflr.rest@archivi.beniculturali.it
26
Restauro 2 registri liturgici membranacei – Archivio
capitolare d’Assisi “Cantorini sec. XIV”
Anna Di Pietro, Lucilla Nuccetelli
(Laboratorio per la conservazione e il restauro del C.F.L.R)
I l restauro dei codici miniati costituisce, pur nella sua eccezionalità, una
pratica abbastanza frequente per il laboratorio di restauro del Centro che,
proprio sul materiale membranaceo, ha messo a punto diverse metodolo-
gie e tecniche esecutive.
In prima istanza i codici sono stati esaminati dal laboratorio di chimica del
Segretariato Generale
- fluorescenza ultravioletta
- pH superficiale
- fluorescenza dei raggi X (XRF)1
- riflettologia nel vicino infrarosso (NIR)
- colorimetria
- spettroscopia di riflettanza UV-visibile-NIR con sonda a fibre ottiche (FORS)
Segretario Generale
Giuseppe Proietti
Via del Collegio Romano, 27
00186 Roma
Tel. 06 67232819 - 2229
Fax 06 67232414
driosegreteria@beniculturali.it
Centro di Fotoriproduzione
I registri liturgici (Cantorini n. 7 cm 38x26x6, n. 3 cm 38x26,5x5,5), pervenu- Legatoria e Restauro
degli Archivi di Stato
ti tramite la Soprintendenza Archivistica per l’Umbria, presentavano assi li- Direttore
gnee, perforate da camminamenti di insetto, coperte in pelle di capra mar- Gregorio Angelini
Coordinamento
rone con grosse lacerazioni ed erano cuciti su doppi nervi in cuoio incassa- per la comunicazione
ti sui piatti, i capitelli cuciti su anima in spago. Le carte di guardia erano in Cecilia Prosperi
Via Milano, 76
pergamena di riuso, manoscritta di datazione molto anteriore ai volumi 00184 Roma
Cantorini. I due codici, oltre che molto sporchi, erano gravemente danneg- Tel. 06 48291225
Fax 06 4882695
giati dall’azione meccanica ed estremamente deboli, in particolar modo in cflr.rest@archivi.beniculturali.it
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prossimità degli angoli inferiori. Il danno, ripetuto su quasi tutte le carte, non
è stato causato dall’assottigliamento dello spessore del supporto ma piut-
tosto dalla formazione di microfratture della superficie più esterna della
pergamena dovute all’azione dello sfogliare. In alcuni casi si è giunti alla to-
tale perdita degli inchiostri che hanno lasciato solo un nitido solco sul sup-
porto membranaceo.
Elevatissima la presenza di pregressi restauri eseguiti con frammenti di anti-
chi codici membranacei in particolare in corrispondenza dei margini inferio-
ri. Il distacco degli stessi, in fase di restauro, ha evidenziato ampie lacune.
I fogli membranacei, dopo un’accurata spolveratura e pulizia a secco, sono
stati ammorbiditi in cella di umidificazione ad ultrasuoni. Tale operazione ha
permesso la rimozione dei pregressi restauri, adesi con colla d’amido, e l’ul-
teriore pulizia dei supporti dai residui di adesivo.
Il mending è stato eseguito con doppia toppa di carta giapponese di ade-
guato colore e spessore adesa con metilcellulosa Tylose MH 300p. Le zone
deboli degli angoli sono state consolidate mediante pellicola di pergame-
na, molto trasparente e resistente applicata con una miscela di Tylose MH
300p e adesivo poliacetovinilico. La rifilatura del mending è stata eseguita a
norma nel rispetto dei margini originali.
Le assi lignee sono state consolidate con stuccature di polvere di legno e
adesivo poliacetovinilico e successivamente rifinite con carta smeriglio.
I fascicoli sono stati cuciti su 5 nervi in cuoio e i capitelli confezionati con
filo di canapa naturale.
La coperta è stata reintegrata nelle zone lacunose con nuova pelle di capra
a concia vegetale e analogo tono cromatico.
Per l’alloggiamento dei due codici liturgici, sono stati allestiti due conteni-
tori in cartone da conservazione rivestito in tela.
Il restauro dei registri liturgici è stato finalizzato al recupero, per quanto pos-
sibile, dell’integrità originale dei pezzi e alla loro futura conservazione.
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La valorizzazione e la diffusione di un patrimonio
grafico attraverso la clonazione delle matrici incise
Giuseppe Trassari Filippetto
Artistico ed Etnoantropologico
collezioni: determinazione conseguente alla presa d’atto che le operazioni
di stampa sono il fattore di maggiore degrado per le matrici incise. Tale de-
cisione, seppure scientificamente corretta, ha però demarcato la perdita
rica dell’originale ed inoltre il rame elettrolitico che costituiva la nuova matri- Via di San Michele, 22
00153 Roma
ce era troppo tenero, tanto da deformarsi rapidamente durante le tirature. Tel. 06 58434344
Fax 06 5882472
I progressi raggiunti dai procedimenti elettrolitici e la possibilità di avvaler- dg-psae.segreteria@beniculturali.it
si di materiali innovativi, hanno permesso al LDM di riconsiderare la replica www.arti.beniculturali.it
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metteva la perfetta aderenza del film metallico sulla sua superficie, ed inol-
tre lo strato non era omogeneo (il film metallico presentava evidenti rugosi-
tà). Si è tentata allora un’altra soluzione: realizzare un controcalco dell’im-
pronta in resina epossidica, materiale facilmente metallizzabile.
Il coinvolgimento, a questo punto della sperimentazione, dell’Istituto
Poligrafico e Zecca dello Stato si è rivelato decisivo e presso i laboratori gal-
vanotecnici dell’Istituto Poligrafico sono state definite le ultime due fasi del
procedimento.
Dal controcalco in resina epossidica, che naturalmente riproduce gli incavi
presenti sul prototipo storico, è stato ricavato, tramite bagno galvanico, un
nuovo positivo (l’inciso in rilievo rispetto al piano di superficie) in nichel. In
seguito, sempre sfruttando la dissoluzione metallica in bagno elettrolitico,
dal maschio ottenuto è stato tratto il clone della matrice storica, anch’esso
in nichel: metallo utilizzato in sostituzione del rame per la sua durezza e per
differenziare in modo inequivocabile la replica dall’originale.
Sulla galvanoplastica sperimentale sono stati fatti rigorosi controlli per veri-
ficare la rispondenza della matrice prototipo con quella clonata. Presso i la-
boratori del Poligrafico e Zecca dello Stato sono stati eseguiti esami al rugo-
simetro elettronico con tastatore laser ed il LDM ha effettuato analisi compa-
rative delle due matrici mediante stereo-microscopio computerizzato. Gli
esiti delle verifiche sono stati sorprendenti: nonostante i molteplici passag-
gi per giungere al risultato finale l’equivalenza tra l’originale ed il suo clone
è risultata perfetta, perfino nelle impercettibili imperfezioni della superficie
metallica. Con la stessa accuratezza sono state poste a confronto le stampe
tratte dalle due lastre, ed anche in questo caso la conformità dei due esem-
plari s’è rivelata straordinaria.
Con l’innovativo procedimento si è giunti a clonare la prima matrice storica:
Ercole e l’Idra, splendido intaglio cinquecentesco al bulino di Giorgio Ghisi
da un’invenzione di Giovan Battista Bertani. Di seguito sono state realizzate
altre repliche galvaniche di matrici storiche e le stampe da esse tratte sono
state messe in vendita al pubblico, naturalmente certificate come tirature da
galvanoplastica dell’originale. È storia recente la collaborazione con l’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana, avviata per divulgare presso un ampio pubblico
opere di particolare pregio presenti nelle collezioni dell’Istituto Nazionale
per la Grafica.
30
BASILICATA
Un progetto innovativo per il restauro dei beni
culturali: l’uso delle biotecnologie
Carmela Petrizzi
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comunemente svolgono negli ambienti naturali, concorrendo alla chiusura
dei cicli biogeochimici degli elementi delle sostanze indesiderate. Il van-
taggio dell’utilizzo di tale metodologia consente quindi di attuare un inter-
vento non distruttivo per l’opera e sicuro per l’ambiente.
Le attività previste contemplano l’individuazione dei campioni su cui inter-
venire, l’analisi dello stato di conservazione e di degrado, lo sviluppo di un
processo di selezione e fermentazione su scala pilota di particolari batteri,
lieviti e microrganismi, la creazione di cantieri sperimentali e il monitoraggio
ex post per la verifica dell’efficacia dell’intervento ai fini della sua futura ap-
plicazione su ampia scala.
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Chiesa Santa Maria di Pierno - San Fele (Potenza).
Restauro e trattamento conservativo del portale
in pietra e del materiale lapideo della chiesa
medioevale
Lucio Cappiello, Tonino Garzia, Antonio Rosa
L a chiesa di Santa Maria di Pierno (XII sec.), con le annesse fabbriche an-
cora superstiti dell’antica badia Verginiana, posta a circa dieci chilometri
dall’abitato di San Fele, è ubicata sull’alto pianoro di Pierno (950 m slm) nel-
Il portale lapideo
Opera del Maestro Sarolo - il lapicida murese operante nella seconda metà
del XII sec. - è realizzato nell’ambito del più generale intervento di ristruttura-
zione della chiesa operato tra il 1189 e il 1197, e riveste importante interesse,
oltre che per il suo intrinseco valore artistico, anche in quanto esso è forse
l’unico manufatto “firmato e datato” dall’autore e pertanto rappresenta un si-
curo riferimento per l’attribuzione e la datazione di altre opere dell’artista e in
generale per lo studio della storia dell’arte medioevale in Basilicata.
Direttore Regionale
Alfredo Giacomazzi
Coordinamento
per la comunicazione
Elvira Pica
Corso XVIII Agosto 1860, 84
85100 Potenza
Tel. 0971 328111
Fax 0971 328220
dr-bas@beniculturali.it
www.basilicata.beniculturali.it
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Il portale, inserito tra le due lesene del protiro che copre la zona d’ingres-
so, è costituito da due fasce archivoltate e modanate che inquadrano, sen-
za soluzione di continuità, l’ingresso architravato e la lunetta superiore: la
prima fascia presenta semplici modanature a toro mentre la più interna, an-
golare, è decorata con piccole sculture in rilievo raffiguranti rosette, foglie,
fiori, vasi e mani alternate a volti umani e a figure di animali il cui notevole
piglio espressivo è tipico del lapicida murese. Particolare è invece la deco-
razione della lunetta sottostante che è caratterizzata da una croce centrale
con ai lati due volute adorne all’interno di un fregio a zig-zag realizzato con
tessere nere e bianche poste negli interspazi a formare un vero mosaico.
Alla lineare composizione architettonica dell’insieme e alla pregevole fattu-
ra artistica delle parti scultoree, si aggiunge l’interesse storico derivante dal-
le copiose iscrizioni in latino scolpite sul portale, fondamentali per lo stu-
dio della fabbrica.
Stato di conservazione
Il portale risultava interessato da due tipi di fenomeni di degrado: lo stato
di avanzata fatiscenza propria del materiale lapideo e il generale dis-
sesto statico/strutturale del manufatto ulteriormente aggravatosi dopo gli
eventi sismici succedutisi dal 1980 in poi.
L’indagine preliminare evidenziò la massiva presenza di un materiale pelli-
colare che ricopriva quasi tutta la superficie del portale, applicato proba-
bilmente negli anni ‘60 con l’intento di consolidare gli elementi lapidei che
già si presentavano degradati. L’intervento tuttavia, si dimostrò inefficace e
dannoso. Infatti, il prodotto per l’errata scelta del “fissativo”, non penetran-
do in profondità e accumulandosi solo in superficie, aveva provocato, nel-
le zone dove esso era stato spalmato in quantità eccessiva, il distacco del-
la parte più superficiale della pietra mettendo allo scoperto quella più in-
terna che si presentava ora di colore rosso, decoesa e polverizzata.
Per conoscere le caratteristiche e il tipo di materiale applicato nell’interven-
to del ‘60 e controllare lo stato e la natura del degrado, sono state effettua-
te dal dott. Arcangelo Moles, specialista all’uopo incaricato, apposite ana-
lisi chimiche e strumentali.
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ganici ed analisi sul materiale estratto ed essiccato. A seguito dei test di solu-
bilità si ritenne che il prodotto utilizzato fosse un copolimero vinilcloruro-ace-
tato di vinile, che in laboratorio, risultò abbastanza solubile in chetoni.
L’intervento realizzato
Le indagini svolte hanno quindi consentito di formulare un programma d’in-
tervento specifico e di definire nel dettaglio le varie operazioni di restauro
da effettuare per il recupero del pregevole manufatto artistico. Attraverso le
opportune elaborazioni del rilievo fotogrammetrico, si è proceduto ad ese-
guite l’intervento di restauro e trattamento conservativo mediante le seguen-
ti operazioni:
- preconsolidamento localizzato mediante applicazione a siringa di silica-
to di etile;
- rimozione di sostanze di varia natura, quali oli, vernici, consolidanti o pro-
tettivi inidonei, mediante l’applicazione di solventi organici (metiletilche-
tone) dispersi in polpa di cellulosa e/o silice micronizzata;
- microcucitura di elementi pericolanti con eventuale rimozione e succes-
siva riadesione ottenuta tramite resine epossidiche (araldite, indurente
per araldite) e/o l’inserimento di perni in vetroresina;
- consolidamento dell’architrave, della sovrastante lunetta e dei conci ar-
chivoltati mediante la rimozione degli inidonei ferri a L sotto l’architrave e
l’inserimento di barre di fissaggio in carbonio;
- protezione finale di tutta la superficie lapidea con prodotto idrorepellen-
te idoneo.
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sentando sculture angolari che ripetono i motivi decorativi del vasto “bestia-
rio” del portale. Interessante, per l’eccezionale integrazione tra l’elemento
architettonico e la decorazione artistica, è il serpente che si morde la coda
scolpito intorno alla base della seconda colonna della navata sinistra.
Sulle parti alte delle pareti della navata centrale, in corrispondenza delle co-
lonne, sono poste sei mensole lapidee - di cui cinque ancora ben conserva-
te - sulle quali erano in origine impostate tre arcate trasversali timpanate por-
tanti l’orditura del tetto secondo un particolare sistema costruttivo ora ripri-
stinato nei recenti lavori di restauro. Le mensole, facenti parte dell’intervento
di ristrutturazione architettonica e di nobilitazione artistica dello spazio inter-
no operato dal Sarolo, presentano anch’esse le decorazioni scultoree tipiche
del lapicida murese rappresentanti anche in questo caso figure umane alter-
nate a quelle di animali, tutte raffigurate “con gusto bizzarro e visione costan-
temente frontale” ma sempre di notevole pregio espressivo e artistico.
Le fasi dell’intervento
L’identificazione visiva esatta del tipo di materiale litoide usato per l’esecuzio-
ne dei manufatti si è presentata difficile. La superficie lapidea era coperta o
da colore e dipinti, o da uno spesso strato di sporco e di polveri grasse. Si
accerterà, dalle preliminari analisi di laboratorio, trattarsi di un calcare. Il ma-
teriale costitutivo di colonne e capitelli sembrava presentarsi in buono stato.
Le basi scolpite inserite nella muratura della navata centrale si presentavano in-
vece in cattivo stato di conservazione. Per accertare le cause del degrado e
per determinare le esatte metodologie da seguire nell’intervento di restauro,
fu eseguita un’idonea campagna preliminare di saggi stratigrafici e prelievi di
campioni successivamente sottoposti ad analisi conoscitive di laboratorio.
Particolare attenzione fu dedicata alle colonne a causa della complessa situa-
zione presente sulle superfici. Erano stati individuati più strati di policromie
sovrapposte di periodi diversi. Lo strato che interessava identificare era quel-
lo più antico che dai saggi effettuati era sembrato essere costituito da una se-
rie di motivi decorativi verdi e bianchi molto simili ad alcune decorazioni me-
dievali, a differenza delle cromie successive, eseguite a finto marmo.
Una volta identificata questa policromia si è reso necessario capirne l’origi-
ne e l’importanza storico artistica, al fine di accertare se le decorazioni an-
davano conservate. Alcuni dubbi a riguardo sorsero a seguito delle inter-
pretazioni scientifiche dei campioni mandati in laboratorio. Si riscontrò, in-
fatti, in tutti gli strati pittorici presenti, l’esistenza di un legante oleoso.
Questo risultato faceva cadere l’ipotesi, che lo strato più antico ritrovato,
potesse risalire ai tempi dell’edificazione del santuario. L’informazione non
era però sufficiente per decidere se rimuovere tutte le policromie presenti.
Ad ogni buon fine si decise di impostare l’intervento salvaguardando lo
strato di policromia più antico, rimuovendo invece le cromie, a finto mar-
mo, sovrapposte successivamente. Una volta effettuato questo lavoro su
delle parti abbastanza ampie, fu possibile fare le prime valutazioni, sia este-
tiche che artistiche, del risultato e della corretta impostazione dell’interven-
to. Le decorazioni venute alla luce si presentavano pesanti e grossolana-
mente eseguite; inoltre erano presenti anche in parti degradate della pietra
come lacune e lesioni. Quest’ultimo accorgimento confermava che queste
maldestre decorazioni erano state applicate successivamente, forse proprio
per mascherare il degrado apparente della pietra sottostante. Pertanto, do-
po una momentanea sospensione dei lavori per effettuare le giuste valuta-
zioni sull’opportunità di proseguire l’intervento e a seguito dei risultati del-
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le analisi, supportate dall’impatto estetico, si concluse che la policromia
presa in esame non poteva essere originale e quindi si decise di mettere in
vista la superficie lapidea originale delle colonne.
L’intervento realizzato
- Prefissaggio a mezzo di nebulizzazione di opportuna miscela consoli-
dante e con velatura, con carta giapponese, dei frammenti pericolanti ove
necessario;
- preconsolidamento mediante microiniezioni localizzate, nel substrato al-
terato, con sistema manuale e siringhe;
- rimozione degli strati sovrastanti l’originale mediante l’uso di acqua nebu-
lizzata, l’applicazione di miscele leggermente basiche applicate ad im-
pacchi e l’uso di solventi idonei determinati con una metodologia messa
a punto attraverso preliminari test di pulitura;
- rimozione delle colature di ossidi, sia di rame che di ferro, con prodotti
complessanti stesi a pennello e ad impacco, con lavaggio della zona trat-
tata mediante acqua distillata, prima e dopo l’intervento;
- rimozione manuale di grappe e perni metallici ossidati e corrosi e sostitu-
zione degli stessi mediante l’inserzione in profondità di barre in vetrore-
sina;
- rifinitura della pulitura mediante mezzi meccanici (bisturi ecc.);
- stesura localizzata sulle zone maggiormente degradate di apposito con-
solidante applicato a pennello o spray;
- rimozione di materiali incompatibili con l’originale (cemento, resine, ges-
so, ecc.) con uso di bisturi e microscalpelli e successive stuccature delle
micro e macrofessure con ripristino delle lacune più estese mediante
l’uso di una malta di calce adatta per colore, granulometria e composizio-
ne chimica;
- consolidamento superficiale finale mediante la stesura, con sistema spray
o a contatto, di apposito prodotto consolidante.
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CAMPANIA
Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Napoli e provincia
Chiesa di Santa Maria della Sanità, Napoli.
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
del Rosario
Gina Carla Ascione
I l restauro della grande cona della Madonna del Rosario del terzo
Cappellone a destra della Chiesa di Santa Maria alla Sanità di Napoli si in-
serisce in un più vasto progetto di recupero e valorizzazione dell’area nel
quale è inserito il monumento, il quartiere Sanità.
La chiesa venne progettata da un converso dell’ordine domenicano,
Giuseppe Donzelli, detto Frà Nuvolo. Per l’inizio dei lavori venne organizza-
ta un’immensa festa popolare che bloccò tutte le vie di accesso impeden-
do allo stesso Viceré don Fernando Ruiz de Castro di presenziare alla ceri-
monia. La festa coincise con la solennità dedicata a San Gennaro e fu
l’Arcivescovo Cardinale Alfonso Gesualdo a porre simbolicamente la prima
pietra ed avviare i lavori di costruzione, il 19 settembre 1602.
In otto anni la chiesa, almeno nelle grandi linee, venne compiuta: nel 1613
fu voltata la grande cupola e, tra il 1618 e il 1620, fu allogato il coro. In suc-
della Campania
cessione vennero realizzati gli altari con i dipinti e le grandi macchine lignee
con decorazioni e intagli dorati. Quella dedicata alla Madonna del Rosario
venne realizzata concependola in maniera da racchiudere al centro il gran-
de dipinto di Giovan Bernardino Azzolino con intorno i quindici misteri,
nella cimasa l’Eterno Padre e nella parte bassa la predella con i gruppi di
prelati e notabili. L’opera venne pagata nel 1612, lasciandoci presumere una
datazione analoga per la grande cornice che la racchiude.
La monumentale cona è realizzata con una struttura di legni incastrati tra di
loro e collegati alla parete di fondo attraverso una serie di tiranti lignei che
Direttore Regionale compongono l’ossatura di ancoraggio. L’intera composizione è stata realiz-
Vittoria Garibaldi
zata fuori opera, assemblando sul posto tutti i pezzi per poi completare la
Coordinamento
per la comunicazione doratura finale.
Maria Rosaria Nappi
I legni usati sono diversi secondo gli obiettivi da raggiungere: il castagno per
Via Eldorado, 1
80132 Napoli
Tel. 081 2464209
Fax 081 76453205
dirregcampania@beniculturali.it
38
le strutture verticali ed orizzontali di collegamento, il pioppo per la realizza-
zione dei piani verticali e i supporti delle parti intagliate, il pero o il tiglio per
tutte le altre parti intagliate direttamente collegate alle strutture verticali.
La composizione è divisa in tre parti: quella inferiore si collega all’altare in
marmo ed incastra la predella dipinta su legno; quella centrale è composta
da due livelli, il primo, di piano, distante dal muro circa 50 cm, raccoglie il
telaio per i quindici misteri e la grande tela centrale, con tutte le cornici inta-
gliate che raccordano la figurazione a due semi colonne di chiusura e un se-
condo livello con due grandi colonne a tuttotondo; infine la cona termina
con un terzo livello composto da un grande architrave aggettante poggiato
sulle colonne e una centina per racchiudere il dipinto con l’Eterno Padre.
L’intaglio è complessivamente molto raffinato, soprattutto nella parte centra-
le e lungo lo sviluppo delle colonne. Queste sono state realizzate in quat-
tro parti cave all’interno, con un sistema a cannocchiale che consente di in-
castrare fra loro i vari pezzi. Tutta la superficie del legno è stata poi prepa-
rata con gesso e colla stendendo in sovrapposizione i vari strati per ottene-
re uno spessore e una durezza di preparazione, tale da consentire di sten-
dere e lucidare la lamina d’oro. La forte policromia del dipinto centrale,
opera dell’artista tardo manierista Giovan Bernardino Azzolino, e la splendi-
da doratura della superficie della cona dovevano dare una grande lumino-
sità alla cappella, concentrando la luce al centro della chiesa e creando una
grandiosa scenografia in asse con l’analoga macchina posta di fronte, con-
tenente la tela di Giovan Vincenzo Forli, dipinta nel 1610.
L’opera nel tempo ha subito una serie di alterazioni sia di tipo materico che
strutturale, trasformandosi in un manufatto opaco e scuro. L’opacità della su-
perficie dorata è dovuta essenzialmente all’ossidazione delle vernici so-
prammesse, che hanno ingrigito la lamina conferendole una patina verda-
stra. Le colle e le vernici applicate al grande dipinto dell’Azzolino hanno re-
so il colore scuro facendoci perdere il forte cromatismo dei colori chiari e
cangiati, tipici del pittore, ovattando tutti gli incarnati che, al contrario, con-
servano ancora, al disotto degli strati alterati, una superficie pittorica leviga-
ta e porcellanata.
Dal punto di vista strutturale l’intera macchina, proprio per le caratteristiche
costruttive e qualitative del legno, ha subito gravi fenomeni di deteriora-
mento che hanno portato l’intero manufatto ad una precaria condizione
conservativa. Questa condizione ha reso necessario realizzare un comples-
so intervento di restauro, che è in corso di esecuzione.
L’alta qualità del legno utilizzato per la realizzazione degli intagli e la sua ca-
ratteristica di bassa durezza hanno esposto il materiale all’attacco di insetti
xilofagi, che hanno abbassato le caratteristiche di tenuta meccanica. La di-
versa consistenza dei legni utilizzati, le varie modalità di attacco degli inset-
ti e il diverso comportamento meccanico alle sollecitazioni, hanno modifi-
cato di fatto l’assetto generale e la distribuzione dei carichi verticali. Il forte
deterioramento del legno delle colonne a tuttotondo del livello centrale,
maggiormente danneggiate dagli attacchi degli insetti xilofagi, ha determi-
nato un primo squilibrio strutturale. Le parti verticali dei singoli elementi del-
le colonne, a causa della perdita di capacità meccanica, hanno subito uno
schiacciamento e si sono incastrate nelle parti degli elementi inferiori. Il dan-
neggiamento del legno dell’architrave superiore, la sua deformazione nei
vari piani con la svergolatura di alcuni degli assi, hanno determinato lo sfila-
mento di alcuni dei punti di tenuta originale gravando su altri settori non
supportati da sufficiente carico verticale. Lo sfilamento di alcuni dei tiranti
39
orizzontali dalle sedi murarie, più volte risistemati con l’aggiunta di cunei e
nuovi inserti incollati o inchiodati, ha inoltre causato la rotazione verticale di
alcuni elementi. Tale condizione ha provocato lo sgancio della colonna a
tuttotondo di sinistra e il conseguente sovraccarico dell’opposta colonna di
destra, che oggi si trova appesantita di un carico in origine distribuito su di-
versi altri elementi verticali. Pertanto, questa particolare condizione di stabi-
lità, la perdita di capacità meccaniche del legno, l’ossidazione delle colle
della preparazione con il forte ritiro dei materiali e il conseguente distacco
della preparazione dal supporto ligneo con la formazione di bolle e sco-
dellature della superficie, hanno imposto la predisposizione del progetto
di recupero.
L’opera è da alcuni anni sotto osservazione per controllare l’evolversi della
sua condizione conservativa.
Un primo intervento, a metà degli anni Novanta, ha riguardato la costruzio-
ne di una struttura volumetrica in tubi e giunti per permettere un conteni-
mento e impedire eventuali collassi strutturali. Contemporaneamente su in-
dicazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Napoli, con la
direzione dell’architetto Maria Teresa Minervini e della dott.ssa Gemma
Cautela, è stato condotto dalla M.G.M. di Mauro Moccia uno studio per la
verifica delle caratteristiche meccaniche del supporto ligneo. Tutto il manu-
fatto è stato mappato, individuando una serie di punti sui quali procedere
con l’acquisizione di dati sulla capacità meccanica. Lo studio è stato con-
dotto con l’utilizzo dello strumento ISOGRAFH 400, preventivamente tarato
su un campione di legno di essenza compatibile con quelle originali, otte-
nendo un indice di riferimento generale da confrontare con i vari punti pre-
si ad esame. Per tutti i rilievi lo strumento adottato, interfacciato con uno
specifico programma, ha dato dei grafici con tre indici di riferimento relati-
vi alla resistenza del legno: buona, media e bassa. Sulla scorta dei dati ot-
tenuti si è predisposta una prima mappa delle capacità meccaniche del
supporto, permettendo di predisporre il progetto preliminare posto alla
40
base dell’attuale intervento di restauro.
Il progetto, predisposto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per
il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di
Napoli e Provincia, prevede una serie di interventi finalizzati al consolida-
mento della superficie e del supporto ligneo ed interventi estetici relativi al-
la pulitura della superficie e all’integrazione plastica della stessa, con l’ap-
profondimento della conoscenza del manufatto finalizzato a predisporre
l’eventuale integrazione progettuale con interventi specifici, soprattutto le-
gati alla stabilizzazione strutturale.
In tal senso è stato avviata, contemporaneamente agli interventi di consoli-
damento e fissaggio della superficie, un’ ulteriore conoscenza di tutta l’ope-
ra attraverso un dettagliato rilievo per capire con precisione la tecnica co-
struttiva e realizzare una restituzione grafica capace di dare indicazioni sul-
l’inserimento di un nuovo sistema di stabilizzazione della parte superiore e
delle colonne. L’attuale conoscenza del manufatto permette di ipotizzare la
realizzazione di un unico elemento strutturale in vetroresina da sistemare
nelle parti vuote della cuspide, direttamente collegata alla struttura muraria,
sul quale verranno creati gli opportuni collegamenti verticali per correggere
il carico dei pesi e stabilizzare la struttura. La realizzazione della fase pro-
gettuale verrà condotta in equipe con ingegneri e restauratori, e con il sup-
porto scientifico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della
Produzione dell’Università degli Studi “Federico II” e dell’Istituto dei
Materiali Compositi e Biomedici del C.N.R.
41
EMILIA-ROMAGNA
getto locale.
Con il layout, definito grazie ai fondi CIPE, sono state ulteriormente amplia-
te le sezioni della home page e completate le sezioni che risultavano sem-
plicemente intitolate.
Ora, la sezione Area Riservata risulta utilizzabile da gran parte del persona-
le della Direzione Regionale e di tutto il personale degli Istituti emiliano-ro-
magnoli appositamente individuato da ogni singolo Dirigente d’Istituto. Il
personale suindicato è fornito di User-Id e di Password per l’accesso a tale
sezione dedicata (n. 50 record).
In questa sezione è possibile ritrovare la documentazione inerente i rappor-
ti fra Istituti e Direzione Regionale e non solo.
Ad esempio si è provveduto alla digitalizzazione di tutti i verbali riguardan-
ti sia il Comitato Regionale di Coordinamento che il Comitato Regionale per
i Servizi di Biglietteria (compresi i rispettivi Decreti di istituzione e le succes-
sive modifiche ed integrazioni).
Tutto il materiale suindicato è stato messo a disposizione degli Istituti di-
pendenti nell’Area Riservata (sezioni denominate Archivio CO.RE.CO e
Archivio Servizi Biglietteria).
Direttore Regionale Inoltre, in accordo con la Società ME.TA, che ha curato anche la realizzazio-
Maddalena Ragni
ne del sito, si sono studiate altre possibilità di ampliamento delle funzioni
Coordinamento
per la comunicazione delle sezioni “archivio” (ricerca per argomenti), da proporre alla Direzione
Paola Monari
Generale competente in un prossimo finanziamento per l’ampliamento del
Via S. Isaia, 20
40123 Bologna CMS “Museo & WEB”.
Tel. 051 3397011
Fax 051 339 7077
Con riferimento al D. Lgs. 82/2005 (Codice delle Amministrazioni Digitali) si
dirregemilia@beniculturali.it è provveduto a realizzare la pagina dell’organigramma (struttura organizza-
tiva) della D.R. La pagina si presenta con un’immagine filigranata (il soffitto
della c.d. sala circolare – attuale Ufficio del Direttore) all’interno della qua-
le sono disposte le varie aree ed attività di competenza della Direzione
Regionale. Ad ogni attività corrisponde un’àncora che conduce (automati-
camente) alla relativa sottosezione nella quale vengono precisate le funzio-
ni, le norme di riferimento, e gli uffici gestori del procedimento. Tutti i richia-
mi normativi (anche alle Circolari ministeriali o della Direzione Regionale) so-
no dotati di link (media) attraverso il quale è possibile visualizzare e/o stam-
pare il documento di volta in volta menzionato. In particolare sono state re-
se operanti le sezioni relative a: Archivio, Protocollo Informatico, Rapporti
con il S.I.I.T., Conferenze dei Servizi, Acquisizioni e Dismissioni, Sanzioni,
Contenzioso, Gestione della ex chiesa S. Mattia.
Nell’ambito della sezione Attività Tecnico-Amministrative è stata inserita la
pagina “Sportello dei Contratti Pubblici” secondo quanto disposto dall’arti-
colo 9 del D. Lgs. n.163/2006 e s.m.i,. In questa sezione si potrà anche sca-
42
ricare e/o compilare (con eventuale invio alla P.E.C.) il modulo per l’accre-
ditamento delle Ditte alle Procedure Ristrette Semplificate per gli appalti di
lavori (art. n. 123 del D. Lgs. citato).
Ulteriori sezioni, appositamente realizzate, riguardano norme e interpreta-
zioni inerenti le seguenti attività di competenza della Direzione Regionale:
- tirocini formativi e di orientamento;
- mobilità Intercompartimentale;
- programmazione Lavori Pubblici;
- contributi (artt. Dal 31 al 37 del D. Lgs. 42/2004);
- comitato Regionale di Coordinamento;
- le Soprintendenze di Settore (con indicazione delle sedi, territori di com-
petenza, orari di apertura al pubblico, eventuale link esterno per gli Istituti
dotati di propria pagina web, etc.);
- indicazioni sulla sede della D.R. (dove siamo, come raggiungerci e anche
un video che mostra i lavori di restauro e rifunzionalizzazione eseguiti nel
2003).
43
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
colo VIII fino ai giorni nostri (particolarmente ricco per quanto riguarda il pe-
riodo dal sec. XV al XVIII) costituito da materiale cartaceo (oltre 160.000
pezzi) e pergamenaceo (circa 17.000 pergamene). L’istituto è inoltre sede
di una Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica.
Si ritiene significativo presentare questo lavoro in quanto esemplificativo di
Archivio di Stato di Modena
Direttore Generale
Maurizio Fallace
Via Gaeta, 8a
00185 Roma
Tel. 06 4969928
Fax 06 4882358
segreteriadga@archivi.beniculturali.it
Stato di conservazione
I registri, composti rispettivamente da 60 carte (il n° 180) e da 64 carte (il n°
Direzione Regionale 181), presentano ciascuno una coperta formata da un frammento membra-
per i Beni Culturali
e Paesaggistici naceo. Entrambe le legature sono molto deteriorate sia nella cucitura che
dell’Emilia Romagna
nella coperta; le carte si presentano sporche e in parte lacunose.
Direttore Regionale
Maddalena Ragni
Coordinamento Soluzioni progettate
per la comunicazione
Paola Monari
- numerazione delle carte;
Via S. Isaia, 20
40123 Bologna - documentazione fotografica digitale;
Tel. 051 3397011
Fax 051 339 7077 - scucitura, distacco coperta e pulizia a secco delle carte;
dirregemilia@beniculturali.it - lavaggio con relativa deacidificazione e restauro completo delle carte;
Archivio di Stato di Modena - distacco dei due frammenti di pergamena adesi al cartone che fa da co-
Direttore
Euride Fregni perta, pulitura degli stessi e loro restauro completo;
Corso Cavour, 21 - ricomposizione fascicoli e relativa cucitura su 3 nervi di pelle allumata;
41100 Modena
Tel. 059230549 - esecuzione di una coperta di pergamena ex novo semifloscia inserendo,
Fax 059244240
as-mo@beniculturali.it
per rinforzo, cartoni durevoli su piatti e dorso, nervi di cucitura passanti
44
sui piatti e patta di chiusura;
- condizionamento e collocazione dei due frammenti membranacei nella
“Raccolta di frammenti” di questo Archivio di Stato.
Anche se le prescrizioni tecniche indicano il recupero della vecchia coper-
ta, in questo caso si è deciso di procedere all’allestimento di una coperta
ex-novo fedele all’originale, facendo salve le esigenze di conservazione e
fruizione, in quanto i due frammenti (in fase avanzata di deterioramento) an-
davano staccati poiché rappresentano importanti brani di un codice di
Giustiniano del XIII secolo.
45
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
46
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
Veduta Camuncoli
Gino Badini
47
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
le immagini dal nuovo mondo, e l’aveva poi esportata in Italia tra varie vicis-
situdini, passando per Genova e Roma.
Di dimensioni eccezionali (cm 105x220), disegnata su sei fogli membrana-
cei incollati gli uni agli altri, illustrata vivacemente, costò l’equivalente di ben
dodici ducati d’oro e già all’epoca si rivelò subito un documento di straor-
dinaria rilevanza politica: oltre alla descrizione delle terre scoperte da
Cristoforo Colombo “in la parte de l’India”, il planisfero recava l’ultimo ag-
giornamento sull’isola di Ascensione e riportava tutte le rotte commerciali e
di conquista degli spagnoli e dei portoghesi, con accenni alle risorse natu-
rali di quelle terre.
Nella Carta del Cantino figura infatti la prima ripartizione del mondo con-
cordata tra le due grandi potenze colonialiste dell’epoca: tramite un meri-
diano supplementare (la Raja di Papa Alessandro VI del 1493) è visualizza-
Direttore Generale
to l’asse di influenza del nuovo equilibrio mondiale raggiunto da Spagna e
Luciano Scala Portogallo.
Via Michele Mercati, 4
00197 Roma
Il planisfero rimase nella Libreria ducale fino al 1859: dopo l’esilio di
Tel. 06 3216779 Francesco V d’Este scomparve misteriosamente insieme ad altre carte geo-
Fax 06 3216437
segreteria@librari.beniculturali.it grafiche.
Fu inaspettatamente ritrovato dall’erudito modenese Giuseppe Boni undici
anni dopo, appesa alle pareti di un negozio, con un montaggio improprio
subito rimosso all’atto della donazione, avvenuta il 25 aprile 1870.
Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici
dell’Emilia-Romagna
Direttore Regionale
Maddalena Ragni
Coordinamento
per la comunicazione
Paola Monari
Via S. Isaia, 20
40123 Bologna
Tel. 051 3397011
Fax 051 339 7077
dirregemilia@beniculturali.it
Biblioteca Estense
Universitaria
Direttore
Aurelio Aghemo
Largo S. Agostino, 337
41100 Modena
Tel. 059 222248
Fax 059 230195
biblio.estense@cedoc.mo.it
48
La vecchia custodia in marocchino rosso di cui parlano gli inventari è andata
perduta e a tutt’oggi la Carta del Cantino, segnata C.G.A.2, è esposta al pub-
blico in una bacheca lignea; mantiene la vecchia foderatura ottocentesca di
tela di lino, che presto verrà rimossa dai tecnici dell’Istituto Centrale per la
Patologia del Libro di Roma, in quanto non idonea alla conservazione.
Gli interventi subìti dal planisfero nel tempo hanno interessato la tensione
delle membrane ma non sembrano avere mai contemplato i colori, come
hanno evidenziato le analisi sui pigmenti effettuate di recente con metodo-
logia Raman: i prossimi rilievi con fluorescenza di raggi XRF dovrebbero ap-
portare nuovi contributi ai dati acquisiti, interessanti non solo sotto il profi-
lo storico artistico ma soprattutto sotto l’aspetto dell’archeologia dei mate-
riali utilizzati, dal tipo di pergamena alla composizione dei pigmenti.
In occasione della Mostra Encompassing The Globe: Portugal and the
World in the 16th and 17th Centuries, Washington, Sackler Gallery, 23 giu-
gno - 16 settembre 2007, il planisfero è stato eccezionalmente concesso in
prestito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, previa indagine dia-
gnostica per controllare lo stato di conservazione.
Il trasferimento, non contemplato dalla normale prassi, è stato possibile gra-
49
Carta del Cantino saranno analizzati a cura del laboratorio dell’ambiente
dell’ICPL.
L’analisi dei dati al rientro del prezioso cimelio ha verificato la buona tenu-
ta del contenitore e non ha rilevato anomalie termoigrometriche sensibili ai
fini della conservazione della Carta del Cantino. È noto infatti che importan-
ti variazioni microclimatiche possono influire negativamente sulla conserva-
zione della pergamena e sulla pellicola cromatica.
Per il controllo dello stato di conservazione dei pigmenti sono stati seguiti i
protocolli concordati con il Dipartimento di Chimica dell’Università di
Modena e Reggio Emilia, che da tempo ha attivato una convenzione con la
Biblioteca per lo studio dei materiali antichi.
Questo momento di studio prevede protocolli che possono essere così
sintetizzati:
1) misura del colore in condizioni controllate, con la stessa strumentazione
e possibilmente mediante uno spettrocolorimetro;
2) esame mediante un microscopio digitale a vari ingrandimenti dello stato
della superficie per rilevare presenza di distacchi di film pittorico, cadu-
te, abrasioni e situazioni di emergenza;
3) analisi mediante microscopio Raman della superficie pittorica per identi-
ficare i pigmenti presenti, i materiali dovuti a ritocchi, ad alterazione nel
corso del tempo per biodeterioramento o alterazione chimica;
4) analisi mediante fluorescenza di raggi X (XRF) dei pigmenti per rilevare la
presenza di elementi aggiunti a completamento delle misure precedenti.
Queste rilevazioni, unite allo studio dei materiali a cura dei tecnici
dell’Istituto Centrale per la Patologia del Libro, forniranno dati di confronto
del manufatto con altri coevi o provenienti da zone limitrofe, permettendo
di verificare l’aggiunta di materiali alieni pertinenti epoche posteriori, e di
identificare il percorso di degrado di alcuni di essi.
50
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
In una biblioteca dal passato glorioso e che affondi le sue radici nell’illumi-
nato ed enciclopedico secolo XVIII, quale la Regia Bibliotheca
Parmensis (così si denominava allora l’attuale Biblioteca Palatina), non è
difficile trovare anche beni non propriamente bibliografici; rientrava negli
obiettivi eruditi del Bibliothecarius Praefectus dare riscontro anche del
contemporaneo sviluppo scientifico. Perciò, Paolo Maria Paciaudi (1710-
1785), incaricato di dare forma e sostanza all’istituenda Libreria pubblica
del nuovo Ducato borbonico, la incrementava con l’acquisizione del Globo
celeste di Matthäus Greuter e anche con carte nautiche, tra le quali quella
preziosa dei fratelli Pizigano (Ms. parm. 1612), sia l’uno che l’altra oggetto
di recente restauro.
Biblioteca Palatina
l’ottobre 2006, ha rappresentato l’occasione a lungo attesa per intervenire
con il suo restauro, ripristinandone la compromessa leggibilità, fruizione e
stabilità; il globo presentava infatti danni causati nel tempo dal depositarsi di
polvere e grassi fumi di candele, dall’ossidazione degli inchiostri nelle scrit-
ture e delle componenti minerali in alcune parti colorate, ma soprattutto dan-
ni meccanici, abrasioni e schiacciamenti, causati da una inadeguata cura ne-
gli spostamenti e nella sua conservazione, per poca o assente consapevo-
lezza del suo valore storico e della sua importanza quale bene artistico.
I globi costruiti da Matthäus Greuter (Strasburgo, ca 1566 – Roma 1638),
quello terrestre del 1632 e quello celeste completato nel 1636, realizzati in
Direttore Generale
coppia e ripetuti in serie, erano costituiti, come il globo palatino e gli altri Luciano Scala
superstiti censiti da H. L. Stevenson (Terrestrial and celestial globes…, Via Michele Mercati, 4
00197 Roma
1921), da due calotte polari e ventiquattro mezzi fusi, incisi a bulino su ra- Tel. 06 3216779
Fax 06 3216437
me e acquarellati a mano; le carte stampate venivano montate sulla superfi- segreteria@librari.beniculturali.it
cie esterna di uno sferico e cavo supporto in cartapesta: due emisferi otte-
nuti per sovrapposizione, per uno spessore di circa 3 mm, di vari strati in-
collati di carta di scarto, spesso di stampa, su una matrice in gesso o legno,
dalla quale venivano distaccati quando asciutti e poi riaccostati; i globi leg-
Direzione Regionale per i Beni
geri e manovrabili appoggiavano su una base di legno, e a volte di metallo, Culturali e Paesaggistici
dell’Emilia-Romagna
che forniva il riferimento della linea dell’orizzonte e del meridiano. Presto si
Direttore Regionale
dimostrarono strumento di notevole interesse per la diffusione delle cono- Maddalena Ragni
scenze scientifiche in campo geografico-astronomico e i rami originali, og- Coordinamento
per la comunicazione
gi dispersi, furono stampati fino alla fine del Settecento in numerose edizio- Paola Monari
ni dalla Stamperia De Rossi di Roma. L’esecuzione del restauro, su direttive Via S. Isaia, 20
40123 Bologna
della scrivente, è stata affidata allo Studio Paolo Crisostomi – Roma, che van- Tel. 051 3397011
Fax 051 339 7077
ta una consistente esperienza di lavoro su manufatti uguali e simili. dirregemilia@beniculturali.it
Smontato il globo dalla base e pulito, rimosso la patina superficiale, proba-
Biblioteca Palatina
bilmente olio di lino cotto dato a protezione della sua superficie cartacea,
Direttore
ma nel tempo fonte di alterazioni chimiche e fotochimiche, si è proceduto Leonardo Farinelli
alla deacidificazione locale, previ test e fissaggio, al consolidamento delle Strada alla Pilotta, 3
Tel. 0521 220411
fratture e distorsioni strutturali, alla reintegrazione delle lacune e cromatica, Fax 0521 235662
al fissaggio finale con vaporizzazioni di metilcellulosa ad alta sostituzione e palatina@unipr.it
www.bibpal.unipr.it
51
al ripristino dell’effetto semilucido mediante stesura di cera microcristallina;
pulizia, disinfestazione, chiusura fori e stuccatura delle parti mancanti, rein-
tegrazione cromatica e lucidatura per la base lignea ottocentesca e rimon-
taggio del globo in sede gli hanno restituito l’antica dignità.
52
LAZIO
Fase I Ritrovamento
Il materiale è stato ritrovato nei sotterranei del Palazzo degli Uffici dell’Eur.
Lo stato del degrado era decisamente grave. Polvere e detriti ricoprivano i
contenitori originali e la forte umidità ambientale aveva causato un massic-
cio attacco di agenti biodeteriogeni.
In seguito ad una iniziale inventariazione si è potuto costatare che la colle-
53
zione è costituita da circa 6.000 negativi su lastra di vetro suddivisi in diver-
si formati, circa 9.400 negativi su pellicola plastica e circa 500 diapositive
colore formato 6x6.
Da i primi giorni del mese di maggio di quest’anno è iniziato il recupero dei
primi 3050 negativi su lastra di vetro alla gelatina ai sali d’argento.
Da una analisi iniziale dello stato di conservazione del materiale si è potuta
formulare una prima mappa delle tipologie di degrado. Le cause del dete-
rioramento si suddividono principalmente in due fattori:
cause determinate dal fattore ambientale
cause determinate da fattori legati all’utilizzo ed alla movimentazione.
Al fattore A sono attribuibili gli attacchi biologici causati dalla forte presen-
za di umidità e di depositi di polvere e sporco, la solubilizzazione delle
emulsioni e l’alterazione delle superfici delle emulsioni causata dalla de-
composizione delle buste e dei contenitori originali.
Al fattore B si ricollegano le crinature e le fratture delle lastra di vetro, i graf-
fi e le abrasioni sulle emulsioni, le impronte digitali ormai indelebili.
Al fattore di utilizzo sono da ricollegare anche i numerosi interventi di ma-
scheratura vibili su numerose lastre. Esse venivano eseguite mediante appli-
cazione di nastro adesivo nero o cartoncino incollato direttamente sulle
emulsioni. La varietà e la singolarità di queste applicazioni, progettate e rea-
lizzate direttamente dai fotografi autori degli scatti, che liberamente utiliz-
zavano le emulsioni ad uso e consumo dell’immagine da stampare, rappre-
sentano oggi un valore aggiunto che trasforma ogni singolo supporto in un
vero e proprio originale d’autore.
54
le mediante conservazione in ambiente controllato.
I supporti originali restaurati saranno collocati in buste e contenitori realiz-
zati su progetto specifico, con carta e cartone per la conservazione.
Per le lastre scheggiate e frammentate e le emulsioni gravemente distaccate,
saranno confezionati appositi contenitori di conservazione che garantiranno
la visibilità dell’immagine e l’eventuale manipolazione delle lastre pur man-
tenendole in massima sicurezza.
Tutto il materiale originale restaurato, verrà collocato in archivio-deposito il
cui microclima interno sarà mantenuto costantemente su valori adeguati di
temperatura e umidità.
Acquisizione digitale
Una volta restaurato, il materiale fotografico passa nel laboratorio fotografi-
co dove l’immagine analogica viene acquisita digitalmente. Oggi quasi tutti
i fotografi utilizzano formati digitali per l’alta qualità performativa che con-
sente la scansione ed elaborazione dei file che vengono registrati in diversi
formati, fra i quali i più comuni sono tiff, jpg, pict. Una caratteristica di tali
formati è che, una volta stabiliti e registrati i parametri di luminosità, contra-
sto e colorimetria, non è più possibile recuperare i valori che il file aveva in
origine. Di conseguenza, salvare l’immagine digitale con un parametro di lu-
minosità sbagliato, significa produrre un file scadente e non più recupera-
bile. Operare su archivi fotografici con interventi di digitalizzazione e con-
servazione è sempre stato un problema di grande responsabilità. Infatti i cri-
teri di stampa sono assolutamente soggettivi e un’immagine viene diversa-
mente interpretata a seconda dell’ operatore e delle attrezzature che ha a
disposizione. Per il progetto E42 si è utilizzato il formato Raw, in particola-
re Raw 3F. Esso contiene tutti i dati originali provenienti dalla matrice del
sensore della macchina fotografica e permette di riprodurre valori oggettivi,
registrati senza alcuna variazione di luminosità o compressione. Poiché il ne-
gativo è l’unico documento originale dell’atto fotografico, l’acquisizione di-
gitale di negativi fotografici in formato RAW soddisfa in modo completo tut-
te le esigenze connesse alla conservazione e archiviazione del patrimonio
fotografico. Inoltre, grazie alla codificazione delle informazioni sulla colori-
metria in forma di valori numerici, è possibile attuare un’azione di monito-
raggio dello stato di conservazione dell’emulsione nel tempo.
Il file 3F, in conclusione, permette di elaborare la fotografia a seconda delle
esigenze del momento, utilizzando parametri ben definiti e un controllo ac-
curato della qualità dell’immagine, pur mantenendo sempre di riserva un
formato “neutro”, che si può elaborare/interpretare in tempi successivi, an-
che a seconda della chiave di lettura del momento.
Il Restauro digitale
Gli interventi di restauro digitale seguono di pari passo criteri utilizzati nel ri-
tocco delle opere pittoriche. La tradizionale esperienza riportata sul restau-
ro delle opere d’arte, ci conduce a seguire i criteri delle istanze storica ed
estetica della teoria brandiana, con la sola differenza, e non è poco, che per
l’immagine digitalizzata viene conservata una copia originale integra.
L’intervento, eseguito in Photoshop, si limita ad eliminare gli effetti delle
abrasioni dei graffi e dei depositi di polvere ed ad integrare piccole lacune
dell’emulsione. Rimane rigorosamente invariata la densità della grana del-
l’immagine originale mentre le lacune di media e vasta entità, ove necessa-
rio, vengono abbassate di tono mediante equilibratura cromatica.
55
Archiviazione dei dati
Nella fase finale del progetto una copia a bassa risoluzione dell’archivio fo-
tografico viene trasferita all’interno del sito web che è stato approntato per
essere una banca dati e al contempo uno strumento di ricerca e consulta-
zione delle immagini.
Ciascuna foto è accompagnata da una scheda che contiene campi di testo
funzionali alla catalogazione e i termini utilizzati all’interno di essi sono key-
word, parole chiave definite secondo un Thesaurus prestabilito. Esse con-
sentono ai motori di ricerca interno ed esterno al sito di reperire la parola o
le parole cercate. Il database on line è quindi composto da schede di po-
sitivi da cui si può accedere anche alla scheda restauro, che invece visua-
lizza il negativo, ovvero l’originale fotografico. Poiché le foto da inventaria-
re sono prive di didascalia, è stato approntato un sistema di album che, par-
tendo dal riconoscimento visivo del contenuto, permette di creare “serie
fotografiche” suddivise per argomenti. Una volta avvenuto il riconoscimen-
to del soggetto iconografico e compilata la scheda, è stata predisposta una
modalità di immissione dati che permette di modificare uno stesso campo
di testo simultaneamente e in un numero illimitato di schede. La cataloga-
zione avviene on line per evitare il travaso continuo di dati da un database
all’altro e i dati inseriti vengono salvati automaticamente al cambio di sche-
da. Il sito, inoltre, è corredato da una procedura che permette l’accesso si-
multaneo all’archivio fotografico e consente a numerosi catalogatori di ac-
cedervi contemporaneamente mediante un sistema di password.
In conclusione, il sistema di archiviazione è stato realizzato per rispondere
a esigenze immediate di sistematizzazione e fruizione ma non preclude ad
una catalogazione di taglio scientifico e tecnico, anzi rende più agevole il
lavoro che verrà.
56
Intenzioni di recupero integrale per l’arte popolare
Stefania Massari
57
avere indossato; così come una sacralità seppur devozionale non lascia in-
differenti coloro che – recuperando uno per uno le centinaia di figure del
Presepio – ricostruiscono la natura simbolica e archetipica di simulacri di
uomini e donne che affollano l’episodio della Natività. Il MAT è un centro di
collezioni etnografiche che, al di là della cultura materiale, rappresentano
un inedito tesoro di opere espressive che danno, alla cultura e alla sensibi-
lità dei nostri giorni, innumerevoli spunti di riflessione: il metodo di restau-
ro qui applicato mira al risanamento della materia ma percepisce anche il
forte valore estetico e soggettivo che il documento antropologico comun-
que ha insito. Si entra nello spirito dell’opera e il suo eventuale degrado –
se non ne ha stravolto irrimediabilmente l’aspetto – viene affrontato con
ogni tecnica conservativa e di recupero possibile pur di ricondurlo a una
forma che risusciti nell’osservatore sensibilità e capacità di percezione.
Programmi attuati volutamente innovativi di metodo di restauro sono dun-
que state le campagne di interventi realizzate all’interno di questo Istituto su
particolari manufatti di carattere etnografico (Abbigliamento, Religiosità,
Oggetti di devozione in cera, Composizioni polimateriche ) in quanto – pur
nel rispetto dei tradizionali canoni del buon restauro conservativo – si è te-
nuto conto della loro specifica natura che alla componente della storia ag-
giunge la peculiarità di essere testimonianza diretta e personale della vicen-
da quotidiana degli individui cui sono appartenuti.
58
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
I Mille di Marsala
Giovanna Lentini
Operazioni di restauro
Tutte le carte sono state sottoposte alla prova della solubilità degli inchiostri e
delle mediazioni grafiche. Si è rilevato la presenza di penna stilografica blu,
Direttore Generale
Luciano Scala
Via Michele Mercati, 4
00197 Roma
Tel. 06 3216779
Fax 06 3216437
segreteria@librari.beniculturali.it
Direzione Regionale
per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Lazio
Direttore Regionale
Luciano Marchetti
Coordinamento
per la comunicazione
Anna Maria Romano
Piazza di Porta Portese, 1
00153 Roma
Tel. 06 5843/5441/5434
Fax 06 5810700
dirreglazio@beniculturali.it
www.laziobeniculturali.it
59
Dopo questo primo intervento sono state eseguite le seguenti fasi:
- accurata pulizia a secco mediante pennello morbido ed in maniera più
approfondita con pelle di daino pressata (spugna Wishiab);
- spianamento delle pieghe con stecca d’osso;
- spianamento sotto peso tra fogli di reemay e cartoni;
- velatura mediante velo e adesivo Tylose MH300P, con particolare attenzio-
ne durante le operazioni per le mediazioni grafiche in rosso ed i timbri;
- restauro mediante doppia toppa e velo delle lacune utilizzando carta
giapponese di adeguato spessore, velo e adesivo Tylose MH300P;
- scarnitura a mano con bisturi;
- spianamento sotto peso tra fogli di reemay e cartoni;
- rifilatura a mano rispettando i margini originali;
- ricomposizione del fascicolo.
Realizzazione di un contenitore a doppia C in cartone tipo Cagliari, fodera-
to esternamente con tela tipo Bukram e internamente con carta barriera.
60
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
Operazioni di restauro
Tutti i disegni si presentavano acquerellati e quindi si è reso necessario fis-
sare gli acquarelli con un fissativo del tipo specifico Lukas Fixativ, questo fis- Direttore Generale
Luciano Scala
sativo produce un film protettivo finissimo e chiaro come l’acqua che non
Via Michele Mercati, 4
ingiallisce, si attacca bene al supporto ed è elastico. 00197 Roma
Tel. 06 3216779
Gli interventi di restauro sono stati i seguenti: Fax 06 3216437
- accurata pulizia a secco sul verso e sul recto con pennello morbido e segreteria@librari.beniculturali.it
61
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
62
demico teso, in quel particolare periodo storico, a realizzare, sotto la gui-
da di Piacentini, il tentativo di una possibile fusione tra le istanze delle avan-
guardie e l’immagine imperiale del regime fascista.
Stato di conservazione
Il progetto è relativo a 29 pezzi raggruppati in sei rotoli appartenenti
all’Archivio Milani, rinvenuti successivamente ai 447 pezzi sui quali è stato
già realizzato il progetto del Centro di fotoriproduzione legatoria e restauro
degli Archivi di Stato, programmazione anno 2003, che hanno particolare
urgenza di intervento di restauro sia per i notevoli danni subiti dal contatto
prolungato con l’acqua, sia per la frequente richiesta di consultazione. I
supporti sono sia in carta che in carta lucida, hanno dimensioni che variano
da cm. 54 x 32 a cm. 178 x 68, i disegni, per la maggior parte, sono in cat-
tivo stato di conservazione, molto sporchi, impolverati e logorati.
Spesso presentano la mutilazione dell’intero margine superiore o inferiore
dovuta, evidentemente, al posizionamento verticale del rotolo, che ha
quindi favorito l’azione di infiltrazione d’acqua che ha danneggiato in par-
ticolare tale zona del rotolo.
I margini che presentano questo tipo di lacune hanno forma ondulata o mer-
lata. L’umidità ha causato, inoltre, l’insorgenza di muffe che si sono estese
anche all’interno dei rotoli.
Sono molto frequenti danni meccanici come strappi, tagli, arricciamenti e
frangiature dei margini.
Le mediazioni grafiche a china sono per lo più stabili, le altre a matita, ad in-
chiostro colorato e ad acquerello presentano invece problemi di solubilità.
Complessivamente tutti gli inchiostri sono in buono stato di conservazione.
63
lato con Paraloid B72 e carta giapponese di adeguata grammatura e colo-
re fatta aderire a caldo:
- velatura a caldo: con velo precollato con Paraloid B72 applicato sul verso
del documento mediante pressa a caldo a valori di 70 atm. e 70° di tem-
peratura per circa 60 secondi, il lucido verrà posto tra fogli di carta bisili-
conata e cartoni tipo Cagliari. Nel caso sia necessario effettuare contem-
poraneamente il risarcimento di lacune, la carta giapponese sarà posta sul
recto del disegno, una volta estratti i documenti dalla pressa a caldo si
procederà alla scarnitura.
- rifilatura: mediante forbici, nel rispetto dei margini originali.
Condizionamento
I disegni con dimensioni fino a cm. 70x100 saranno condizionati in cartelline
con tre alette realizzate con cartone durevole alla conservazione, per disegni
di maggiori dimensioni saranno realizzati contenitori con una struttura in car-
tone cagliari e foderati internamente con carta barriera, il rivestimento esterno
sarà in tela tipo Cialinen e carta, chiusura con due coppie di fettucce.
I materiali ed i prodotti menzionati nei progetti sono dettagliatamente de-
scritti nelle “Prescrizioni tecniche relative ai lavori di restauro e legatoria dei
beni archivistici” a cura di C. Prosperi e E. Tonetti divulgate con lettera cir-
colare n. 27781 M 01.02.02 del 13 settembre 2002 dell’Ufficio Centrale per
i Beni Archivistici.
64
Da Ostia a Berlino. Restauro ed esposizione del letto
funerario dalla necropoli di via Ostiense – Loc. Acilia.
F in dall’antichità più remota al culto dei morti venne dedicata una cura par-
ticolare che i Romani, ricchi delle esperienze greche ed etrusche, perfe-
zionarono in cerimoniali complessi e sempre rispettati.
del Lazio
condo credenza, abbandonava il corpo al momento del trapasso. Si chiu-
devano gli occhi del morto, operazione eseguita in genere dai bambini, e
subito dopo i parenti invocavano ad alta voce il suo nome (conclamatio),
procedura che veniva rinnovata fino al momento della sepoltura.
Dopo di ciò il cadavere veniva fatto scendere dal letto e poggiato sulle gi-
nocchia per verificare se fosse realmente morto; poi deposto sulla nuda ter-
ra, lavato con acqua calda e spalmato di unguenti, profusi in quantità per Direttore Regionale
scongiurare una rapida decomposizione. Seguiva la vestizione del cadave- Luciano Marchetti
Coordinamento
re; l’abito variava a secondo dell’importanza sociale del defunto. Si andava per la comunicazione
dalla semplice veste nera alla ricercata toga praetexta. Anna Maria Romano
Piazza di Porta Portese, 1
All’interno della bocca era deposta una moneta, simbolico pedaggio a 00153 Roma
Caronte, per farsi traghettare sulla sua barca nell’oltretomba. L’ultimo passag- Tel. 06 5843/5441/5434
Fax 06 5810700
gio del mesto rituale, forse il più solenne, consisteva nell’esposizione del dirreglazio@beniculturali.it
cadavere, adagiato su un lectus funebris , riccamente decorato e addobba- www.laziobeniculturali.it
to, se la famiglia era benestante, e con i piedi rivolti verso la porta di casa.
65
Sempre in base all’importanza del defunto il tempo dell’esposizione varia-
va dai tre ai sette giorni (i più poveri venivano seppelliti già il giorno seguen-
te il decesso, portati via all’interno di un feretro di poco costo detto sanda-
pila). Trascorso il tempo dell’esposizione avveniva il trasporto della salma al
luogo della sepoltura. L’antico uso romano dettava che i funerali si svolges-
sero nottetempo alla luce di torce (chiamate funes, dalla cui parola derive-
rebbe il termine funus, funerale), consuetudine poi decaduta e conservata
solo per il funus acerbum, il funerale infantile, o per le persone povere.
Del corteo funebre facevano parte, oltre ai parenti, amici, liberti e servi, an-
che musici e prefiche. Giunti al luogo della cremazione o dell’inumazione,
si lanciava una manciata di terra sul cadavere e, nel caso dell’incinerazione,
si spezzava una piccola parte di osso, di solito un dito, da seppellire (os
resectum). La cremazione del cadavere e del letto funebre su cui questi gia-
ceva poteva avvenire nello stesso luogo ove le ceneri sarebbero poi state
sepolte (bustum sepulchrum) oppure in un luogo apposito (ustrinum).
La pira (rogus) era formata da una catasta rettangolare di legna; gli occhi del
defunto venivano aperti un’ultima volta; i parenti gridavano ancora una vol-
ta il suo nome; il fuoco veniva poi appiccato con delle torce e dopo che il
cadavere era stato consumato dalle fiamme, le ossa calcinate venivano rac-
colte in un lenzuolo di lino (ossilegium).
L’evento successivo consisteva nel deporre le ceneri frammiste alle ossa in
contenitori di vario tipo: urne in marmo, in pietra o in terracotta, più o me-
no decorate. Queste venivano poi alloggiate all’interno di nicchie (colum-
baria) praticate nei muri di edifici. Per il rito dell’inumazione si andava dalla
deposizione in terra, in tombe in muratura, in sarcofagi fittili o marmorei.
66
Tra le classi sociali di rango elevato vigeva l’uso di esporre il corpo del de-
funto sul letto funerario, esposto nell’atrio della casa. L’impiego dei letti fu-
nerari, in funzione del solo rito della cremazione, imitavano i letti di lusso da
parata di epoca ellenistica, lavorati in ambito italico in osso bovino o equi-
no. Ad Ostia i primi esemplari di lecti mortiferi si collocano verosimilmente
dopo la prima metà del II sec. a.C.. Le indagini archeologiche effettuate in
località Acilia, nel corso degli anni ’90, lungo un tratto della Via del Mare
hanno permesso di riportare alla luce un cospicuo tratto della necropoli
della via Ostiense.
Durante lo scavo dell’area funeraria sono stati rinvenuti numerosissimi fram-
menti, nell’ordine del migliaio, di ossi lavorati tali da far pensare ad un uti-
lizzo, se non praticato in larga scala, certamente diffuso del letto funerario.
I frammenti ossei della necropoli attestano peraltro l’uso del letto nel solo
rito dell’incinerazione: gli ossi risultano chiaramente calcinati, anneriti o de-
formati dal contatto con il fuoco del rogo funebre.
I frammenti scelti nel contesto di un’ipotetica ricostruzione degli elementi
costitutivi del lectus (gambe, telaio e fulcra) sono stati sottoposti ad un ac-
curato intervento di restauro che ha previsto una fase preventiva di pulitura
e disinfezione con acqua deionizzata e Desogen. Si è passato poi al con-
solidamento dei frammenti con resina acrilica. Il successivo lavoro di cerni-
ta è stato finalizzato al raggruppamento dei pezzi appartenenti alle varie
parti del letto e ove, possibile all’incollaggio dei frammenti. Questi ultimi, al
fine di una corretta musealizzazione, sono stati assemblati su appositi sup-
porti in plexiglass.
I frammenti restaurati, pertinenti al letto funerario sopra descritti sono stati
oggetto, nel 2002 di uno scambio interculturale della durata di un quin-
quennio, avvenuta nell’ambito della Convenzione stipulata tra il Ministero
per i Beni e le Attività Culturali e Stiftung Preussischer KulturBesitz zu Berlin il
4.7.1991.
Funzionario Responsabile:
Angelo Pellegrino - SBAO
Attività di coordinamento
e raccordo:
Sandra Terranova - SBAO
Redazione scientifica dei testi:
Flora Panariti - SBAO
Archivio fotografico:
Resp. Elvira Angeloni - SBAO
Giulio Sanguinetti - SBAO
Settore grafico:
Aldo Marano - SBAO
67
Il letto funerario in osso dalla Necropoli
occidentale di Aquinum
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
68
no una estrema fragilità e frammentarietà ed è stato realizzato con resina
acrilica Paraloid b72 al 15% in alcool puro dato a pennello su velatino di
poliestere dal retro. Le tracce di doratura a foglia trovate in alcuni punti del-
le figurine delle gambe sono state consolidate con paraloid al 1,5% in al-
cool puro. L’incollaggio è stato eseguito con resina acrilica Uhu-Hart reversi-
bile in acetone. Le integrazioni sono state eseguite con materiale integrante
Archostucco caricato con inerti della casa (3:7) più bianco di titanio e ocra
gialla Maimeri sciolti a bagnomaria.
Gli elementi in ferro sono stati puliti meccanicamente con bisturi e trapano
dentistico con frese al carborundum o in acciaio, quindi trattati con dirug-
ginante Fertan e con Paraloid b72. Sempre in laboratorio si è proceduto con
la stesura e il posizionamento dei frammenti (diverse centinaia) direttamen-
te sull’ingrandimento 1:1 del grafico, per visualizzare e verificare le reali
possibilità di incollaggio fra pezzi distaccati e/o scivolati per il crollo e la Coordinamento scientifico:
Giovanna Rita Bellini
pressione del terreno soprastante. La misurazione dei singoli elementi in re- Coordinamento tecnico:
lazione al punto di rinvenimento e la ricerca iconografica hanno portato ad Raffaele LeoNardi, Land srl
Indagini Territoriali &
una prima elaborazione grafica del letto che costituisce la base per il pro- Archeologiche
Restauro: Paola Aureli per la Soc.
getto di ricostruzione fisica del manufatto. Progecor S.r.l.
Nelle proposte preliminari di ricostruzione si è tenuto conto dei tipi di fram- Conservazione e restauro di Beni
Culturali, con la collaborazione
mento, delle loro dimensioni, del numero di attestazioni e della disposizio- sullo scavo di Marco
Demmelbauer e in laboratorio di
ne al momento della scoperta. Nel recupero dell’aspetto originario un con- Enrico Montanelli
siderevole aiuto è fornito dalle dimensioni e dalla disposizione delle aste di e Maria Cristina Aureli
Ricostruzione preliminare del letto:
ferro delle gambe, rinvenute ancora in verticale nella posizione originaria a ri- Stefano Pracchia
Direzione Generale
dosso delle pareti della tomba. Questo particolare ha permesso di stabilire per i Beni Archeologici
che in origine il letto era lungo ca. 190 cm e largo ca. 80 cm.. L’altezza delle Documentazione fotografica:
Mario Letizia
69
aste di ferro, ca. 50 cm. documenta quella delle gambe. La sovrapposizione
degli elementi d’osso delle gambe, inoltre, lascia sulla sommità delle aste di
ferro una lacuna corrispondente all’altezza originaria della struttura lignea del
telaio: poco più di 9 cm. Fondamentali nella ricostruzione del telaio sono gli
elementi torici, rinvenuti lungo entrambi i lati lunghi e alcuni elementi ango-
lari. Partendo da questi dati è stato possibile stabilire che la decorazione dei
lati lunghi del telaio era organizzata secondo uno schema tripartito, con gli
elementi torici al centro e riquadri con cornice aggettante alle due estremità.
La congruità della ricostruzione proposta è sostanzialmente verificata dal let-
to funebre con analoga tripartizione presente su un rilevo della tomba degli
Haterii, rinvenuto nel suburbio di Roma, lungo la via Prenestina.
70
Scuola cantiere, Chiesa della S. Trinidad
”ASUNCION, Paraguay.
del Lazio
tiere. Dove c’era carenza di strumentazioni si è sopperito con l’inventiva
della manualità,operando artigianalmente e con il reperimento di materiali
di qualità quali la calce, ancora rinvenibile nel territorio allo stato naturale,
ed il grassello di calce, tradizionalmente spenta, come non più in uso in
Italia. Con altrettanta ingegnosità si è realizzato il ponteggio, nonostante le
difficoltà per la messa in sicurezza derivate dalla carenza di precise norma-
tive e della relativa tecnologia. Sono stati messi a disposizione dalle autori-
Direttore Regionale
tà alcuni operai di imprese locali che, sotto la guida e con l’apporto manua- Luciano Marchetti
le del sig. Damiano Grisanti, hanno iniziato la messa in opera del ponteggio. Coordinamento
per la comunicazione
Nel contempo per entrare più rapidamente nel progetto delle opere di re- Anna Maria Romano
stauro da sviluppare durante il corso e del relativo cantiere scuola ,si è pre- Piazza di Porta Portese, 1
00153 Roma
sa visione in anteprima di una tesi di laurea sul monumento, insieme a tutta Tel. 06 5843/5441/5434
la documentazione storica, grafica ed iconografica, raccolta da alcuni tiro- Fax 06 5810700
dirreglazio@beniculturali.it
cinanti. Una serie di incontri con gli studiosi della facoltà di Architettura e i www.laziobeniculturali.it
tecnici del Municipio hanno consentito uno scambio di dati sul piano di
conservazione e valorizzazione del Centro storico della città in atto, che
comprende l’area della Chiesa della Trinità.
La Chiesa della S. Trinità, edificata dal governatore Lopez su progetto del-
l’architetto italiano A. Ravizza, è un’opera significativa del particolare mo-
mento storico (1853), legato alla nuova configurazione politica della città e
del Paese, quando la città di Asunciòn diventa capitale; è ancora adesso un
punto di riferimento per il quartiere e l’intera città, e come tale è ricompre-
sa nell’ambito del piano di riqualificazione del centro storico, pur rimanen-
Soprintendenza per i Beni
do fuori dal nucleo abitativo centrale. Architettonici e Paesaggio
Messo in opera il cantiere di pronto intervento è formalmente iniziato il cor- del Comune di Roma
Soprintendente
so in aula ed in cantiere, con l’arrivo dell’architetto Giuseppe Simonetta, co- Federica Galloni
ordinatore scientifico del progetto. Il programma teorico-pratico del corso Via di San Michele, 17
00153 Roma
è stato incentrato sul tema generale dell’organizzazione del cantiere di re- Tel. 06 5811566
stauro, realizzato come opera pubblica. L’articolazione del corso si è svi- Fax 06 5883340
sbappsadroma@arti.beniculturali.it
luppata per la parte teorica mediante la trattazione degli argomenti specifi-
71
ci delle singole competenze,della progettazione degli interventi,dell’ammi-
nistrazione ordinaria e straordinaria, della normativa, della sicurezza,dell’ap-
palto dei lavori, delle diverse figure professionali nel progetto e nel cantie-
re e della verifica progettuale.
All’inizio ha trovato molto spazio ed interesse l’argomento relativo alla reda-
zione del piano di fattibilità, da non confondersi con il progetto prelimina-
re, quale elemento basilare della programmazione finanziaria della Pubblica
Amministrazione in Italia. A tal proposito è stata ribadita la centralità dell’ar-
chitetto progettista quale figura chiave tra la Committenza, pubblica, e
l’Imprenditoria, privata: è sulle attività conoscitive e speculative del proget-
tista che trova fondamento il piano di fattibilità a sostegno di una program-
mazione di natura economica; da un valido piano di fattibilità consegue la
qualità del progetto di restauro fino alla concreta realizzazione dell’opera.
Insieme all’arch. Giuseppe Simonetta si è argomentato in aula delle diverse
fasi di elaborazione del progetto di restauro, preliminare, definitivo ed ese-
cutivo; si è trattato di come ed in quale modo altre figure professionali di
diverse discipline, sia umanistiche che tecniche, interagiscano e collabori-
no con l’architetto progettista a supporto del progetto stesso. È stata intro-
dotta la novità della figura del programmatore della teoria artistica, come
mediatore tra l’apprendimento e la realizzazione. Si è discusso di come va-
da elaborata una stima preventiva ed un computo metrico definitivo, di
quando e come va steso un cronoprogramma, redatto un capitolato specia-
le d’appalto, fondamentale per l’ appalto e per il contratto fino agli adem-
pimenti tecnici ed amministrativi della consegna dei lavori e della contabi-
lità in corso d’opera. Il cantiere nel frattempo è continuato perfezionando la
fase di preparazione dei materiali necessari con la lavorazione artigianale
degli impasti per le malte e per i colori. Sono stati eseguiti i calchi per la ri-
presa delle modanature architettoniche degradate, sviluppando gli aspetti
applicativi del cantiere simultaneamente al procedere dell’approfondimen-
to del progetto generale e delle esercitazioni didattiche. Sono stati esegui-
ti i saggi stratigrafici sulle superfici architettoniche e le indagini sulle pavi-
mentazioni originarie, estendendole all’esterno dell’edificio. Con l’arrivo
della restauratrice sig.ra Rosanna Di Filippo è stato impostato il vero e pro-
prio intervento di restauro sulle superfici architettoniche decorate per la
parte di campionatura, svolto secondo le canoniche operazioni di spolve-
ratura, pulitura, consolidamento e reintegrazione. A tutte le operazioni in
cantiere hanno partecipato direttamente come apprendisti i corsisti.
Attraverso la verifica progettuale dei lavori originali prodotti dai corsisti si è
definita la conclusione del cantiere sia pratica che amministrativa. Gli aspet-
ti teorico-conoscitivi trattati in questo corso sono stati associati ad un indi-
rizzo di metodo ispirato alla tradizione umanistica di matrice mediterra-
nea,pur avendo come modello di riferimento le procedure tecnico-ammi-
nistrative adottate in Italia. La filosofia dell’intervento ha privilegiato l’aspet-
to creativo dell’architetto rispetto alle conoscenze tecniche e materiali,al fi-
ne di fornire un progetto e la sua realizzazione nell’ambito del restauro dei
Coordinatore scientifico monumenti. Il cantiere è stata la sede opportuna della simulazione applica-
del progetto:
Giuseppe Simonetta tiva degli aspetti teorici introdotti in aula. L’attività didattica e la formazione
Docente e Direttore dei lavori
del cantiere: Gabriella Marchetti
nel cantiere sono state verificate congiuntamente in modo alternativo e quo-
Restauratrice: Rosanna Di Filippo, tidianamente. In questo modo l’impostazione conoscitiva ha avuto un im-
Amm.re Unico della Delphica
Restauri mediato riscontro nell’operatività, del “fare per conoscere”. Tale comporta-
Coordinatore dell’IILA:
Nicola Bramante
mento per se stesso innovativo ha permesso per la prima volta di verificare
Capocantiere: Damiano la bontà dell’indirizzo di metodo per la formazione permanente.
Grisantidella FAIM srl
L’espediente didattico del coinvolgimento diretto dei corsisti, che sono sta-
72
ti chiamati a fornire il loro contributo professionale originale, oltre che in
cantiere anche mediante una serie di esercitazioni a tema, ha permesso uno
scambio continuo docenti e discenti che ha prodotto un progetto comu-
ne,che va dal piano di fattibilità generale, al progetto di massima per il re-
stauro della Chiesa fino arrivare al progetto esecutivo cantierabile di un pri-
mo lotto di lavori, con il relativo computo metrico estimativo elaborato in
base ai prezzi di mercato locali, ed ha incluso l’avvio di uno studio di ap-
profondimento delle relazioni tra la musica e la struttura architettonica e de-
corativa della Chiesa.”
Questa esperienza che ha interessato un gruppo di circa venti professioni-
sti, non solo del Paraguay, ma anche di altri paesi dell’America Latina, ha rag-
giunto gli obiettivi prefissati e può a pieno titolo costituire l’esempio pilota
di un metodo didattico mirato alla formazione professionale permanente
post lauream, di un gruppo di professionisti a livello regionale, al fine di tro-
vare un sistema di “comunicazione” universalmente riconosciuto e ricono-
scibile che permetta di formare i futuri formatori, che possono in tal modo
interloquire fra di loro. Quanto sperimentato in Paraguay costituisce un’ulte-
riore tappa fondamentale per la realizzazione della formazione culturale
permanente, iniziata a Montevideo in Uruguay nel 2002.
73
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
L’insieme, realizzato intorno alla metà del Settecento e composto da una se-
rie di sei cripte, costituisce una sorta di unicum per ampiezza e impegno
esecutivo, essendo l’impressionante quantità di materiale osseo organizza-
to in modo da creare decorazioni parietali con motivi fogliacei e figurazio-
ni, nonché elementi architettonici, quali colonne, capitelli e nicchie entro le
quali si trovano collocate mummie cappuccine, sette e ottocentesche, in
ed Etnoantropologico del Lazio
nanti biologici e chimici nei confronti degli operatori e dei materiali, non-
ché al trattamento dei due corpi mummificati maggiormente degradati e dei
relativi sai di rivestimento. Per evidenti motivi legati alle condizioni del cimi-
tero, le operazioni dei restauratori delle cripte sono state precedute da un
trattamento di disinfezione che ha permesso di affrontare l’intervento in
condizioni di sicurezza. Particolare attenzione è stata, inoltre, riservata ai di-
Direttore Regionale
spositivi di protezione personale, cosicché gli operatori hanno costante-
Luciano Marchetti mente utilizzato, durante il lavoro, idonee tute integrali, maschere con dop-
Coordinamento
per la comunicazione
pio filtro, occhiali e guanti che venivano sostituiti giornalmente dopo ogni
Anna Maria Romano trattamento. Le operazioni più impegnative hanno riguardato l’aspirazione e
Piazza di Porta Portese, 1
00153 Roma
Tel. 06 5843/5441/5434
Fax 06 5810700
dirreglazio@beniculturali.it
www.laziobeniculturali.it
Soprintendenza per il
Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico del Lazio
Soprintendente
Rossella Vodret
Piazza San Marco, 49
00186 Roma
Tel. 06 69674201
Fax 06 69674210
74
il controllo delle ingenti quantità di particellato presente su tutte le superfi-
ci, nonché la verifica manuale della stabilità di ogni singolo osso ed il fissag-
gio delle varie parti pericolanti; la presenza di cataste composte da teschi,
bacini, femori, disordinatamente riassemblate nel corso di manutenzioni
non professionali, come ovvio effettuate nei secoli direttamente dai Padri
Cappuccini, ha richiesto un impegno laborioso per riordinarne la posizione
e restituire coerenza all’insieme. In ogni momento, la singolarità del materia-
le trattato ha richiesto l’elaborazione di metodologie adeguate alla soluzio-
ne dei vari problemi che si ponevano, quali l’ancoraggio di alcuni elementi
a rischio presenti nelle cataste, lo smaltimento delle polveri di risulta trami-
te incinerazione, la costruzione di tavolati lignei sul piano di terra battuta
delle cappelle sotto cui ancora restano spazi vuoti e casse lignee in cui ve-
nivano conservati i corpi prima della riesumazione. Non sono, inoltre, man-
cati ulteriori segmenti di lavoro dedicati al trattamento dei materiali lapidei
e delle opere su tela presenti nel cimitero.
75
Finanziamento: Ministero
dell’Interno - Fondo Edifici
di Culto
Progettazione e Direzione
Lavori: Ministero per i Beni e le
Attività Culturali.
Soprintendenza per il
Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico del Lazio,
Dott.ssa Adriana Capriotti
Trattamento conservativo delle
cripte: Vincenzina Tancini e
Cristiano Marconi
Conservazione tessuti:
Consorzio Texla di Zahra
Azmoun e Barbara Santoro
Trattamento conservativo dei
corpi mummificati: Università
degli Studi di Roma Tor Vergata
- Scuola di Specializzazione in
Medicina Legale. Prof. Giovanni
Arcudi, Prof. Silvestro Mauriello,
Dott. Gennaro D’Agostino
Controllo del rischio biologico
e chimico nell’intervento
conservativo della cripta dei
bacini:
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali - Istituto Nazionale per
la Grafica, Dott.ssa Giovanna
Pasquariello; Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”-
Dipartimento di Scienze di
Sanità Pubblica, Prof.
Gianfranco Tarsitani, Dott.ssa
Catia Moroni, Dott. Diego
Caputo, Dott. Roberto Corsi
76
sa a campione (cripta dei bacini), sono stati effettuati monitoraggi: aerobio-
logici (con campionatore DUO SAS Super 360), microclimatici (con termoi-
grometro digitale), microbiologici – delle ossa e dei tessuti dei sai – (con
tamponi e membrane di acetato di cellulosa sterili) e chimici (con sistema
CMC Dräger). I monitoraggi sono stati effettuati in diversi orari della giorna-
ta, prima, durante e dopo gli interventi conservativi della cripta; sono state
eseguite analisi della carica microbica totale e della carica fungina e batte-
rica. Dai monitoraggi aerobiologici e dalle analisi microbiologiche delle su-
perfici dei beni artistici è emerso che la sanificazione è stata efficace. Gli in-
dicatori chimici misurati (etanolo ed esapropanolo) hanno mostrato un pic-
co durante il trattamento di disinfezione, cui è seguito, un rapido abbatti-
mento legato all’aerazione dell’ambiente. Infine è emersa una corretta utiliz-
zazione dei dispositivi di protezione individuale dei restauratori, strumenti
indispensabili per la difesa della salute e per ridurre il rischio microbiologi-
co e chimico durante i trattamenti conservativi.
77
LIGURIA
Interventi di restauro e valorizzazione in Liguria
Gli Istituti liguri, da sempre impegnati attivamente nella tutela dei beni cul-
turali su un territorio difficile per conformazione e storia, portano avanti con
grande spirito di collaborazione molti interventi di restauro e valorizzazio-
ne, progettati, diretti e condotti da tutti i funzionari tecnici, architetti, stori-
ci dell’arte, archeologi, restauratori, geometri, capi-tecnici, archivisti.
Direzione Regionale per i Beni Culturali
78
Museo di Palazzo Reale, Genova. Il restauro
dell’appartamento dei principi ereditari
della Liguria
X. Fu l’ebanista inglese Henry Thomas Peters a disegnare e a realizzare con
tecniche allora all’avanguardia i mirabili arredi della camera da letto nuziale,
dello studio dei principi e del camerino cinese.
L’appartamento, da allora sempre riservato ai principi ereditari di Casa
Savoia, fu utilizzato dalla famiglia reale fino al 1946: uno dei suoi inquilini
più assidui fu, per l’appunto, Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, duca degli
Abruzzi, celebre esploratore, navigatore, alpinista e ammiraglio, nato a
Madrid nel 1873, mentre suo padre Amedeo, duca di Aosta, era re di
Direttore Regionale
Spagna. Dopo il 1948, l’appartamento fu messo a disposizione del Pasquale Bruno Malara
Presidente della Repubblica, e poi, negli anni settanta del Novecento, par- Coordinamento
per la comunicazione
zialmente trasformato in uffici e depositi. L’attento restauro, supportato dal- Laura Giorgi
le precise descrizioni inventariali del 1844, ha dunque inteso restituire agli Coordinamento per le iniziative
per l’innovazione in Liguria
aulici ambienti non solo l’antico splendore perduto, ma la suggestiva iden- Elena Calandra
tità di prestigioso interno ottocentesco, documento della storia della civiltà Via Balbi, 10
16126 Genova
dell’abitare e contenitore di pregiate collezioni d’arte. dr-lig@beniculturali.it
www.liguria.beniculturali.it
Soprintendenza
per i Beni Architettonici
e per il Paesaggio della Liguria
Soprintendente
Giorgio Rossini
Via Balbi, 10
16126 Genova
Tel. 010 2710242
Fax 010 2461937
ambientege@arti.beniculturali.it
79
Il restauro più recente (2003-2007) ha riguardato, preliminarmente, l’archi-
tettura delle tre sale della suite privata che, nel corso del Novecento, in
coincidenza delle nuove funzioni, avevano visto profondamente alterate le
dimensioni e la spazialità. I lavori architettonici sono stati progettati da M.
Salvitti, architetto della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesag-
gistici della Liguria e da Raffaele Colombo, architetto della Soprintendenza
per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria. Gli spazi sono stati
filologicamente restituiti alle volumetrie ottocentesche, grazie alla guida del-
le tracce architettoniche e dei documenti. L’intervento ha curato, tra l’altro,
il restauro delle superstiti pitture all’antica del 1842, sulle volte di due delle
tre sale, restauro realizzato da Monica Piatti, Genova.
La ricostruzione filologica dell’arredo ottocentesco delle tre sale, progetta-
ta da Luca Leoncini, storico dell’arte e direttore del Museo di Palazzo Reale,
ha comportato la realizzazione ex novo delle stoffe in seta che ricoprono
le pareti e con le quali sono prodotti sia i tendaggi, che le tappezzerie di
sedie, poltrone e sofà: i lampassi sono stati ricostruiti dalla ditta Rubelli di
Venezia, fondata nel 1858 e specializzata nella produzione di tessuti pre-
giati con tecniche artigianali, sulla base dei frammenti superstiti delle stoffe
originali e con la fondamentale guida delle descrizioni dell’inventario stori-
co del 1844. È stata quindi ricollocata nelle tre sale la notevole serie di mo-
bili in legni intarsiati commissionata da Carlo Alberto all’ebanista inglese
Henry Thomas Peters, realizzata appositamente per quegli ambienti, insie-
me alle porte disegnate dallo stesso artista e prodotte con i medesimi legni
pregiati (acero e palissandro): il restauro e la posa in opera delle porte so-
no stati curati dal laboratorio di Franco Aguzzi, Genova. I mobili, in passato
smembrati e destinati ad altre sedi, sono stati per l’occasione restaurati, riu-
niti e riproposti nelle loro collocazioni originali, anche grazie alla fondamen-
tale collaborazione del Prefetto di Genova, Giuseppe Romano. Soprattutto
i due letti a baldacchino della camera da letto nuziale, molto alterati nel
Novecento, hanno richiesto un lungo e delicato intervento di ricostruzione
dei baldacchini, eseguito con non comune perizia dal laboratorio di
Il restauro dell’Appartamento dei Matthias Kunkler, Genova. Anche la ricollocazione di porte, cornici, riloghe,
Principi Ereditari finanziato dal
Ministero per i Beni e le Attività
mantovane e tendaggi, lampadari, mobilio, quadri e oggetti di arti decora-
Culturali sui fondi della tive si è basata sulle precise indicazioni dell’inventario del 1844.
Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio Il lungo processo di riqualificazione e i numerosi restauri, diretti da Luca
della Liguria
Leoncini, si sono valsi della fondamentale collaborazione di Orietta Doria,
Soprintendente per quanto riguarda le tre camere della suite privata, e di Paola Parodi e
Giorgio Rossini
Direzione Lavori (dipinti, pitture Stefano Vassallo, per le sale di rappresentanza: tutti e tre sono restauratori
murali, tessuti, arredi,
riallestimento delle sale) della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della
Luca Leoncini, Direttore del Museo Liguria, sui cui fondi sono gravate le spese dell’intera opera iniziata dunque
di Palazzo Reale con la
collaborazione, per la suite privata nel 1999 e terminata nel 2007. L’appartamento, dopo i lunghi decenni di
dei principi (2003-2007) di
Orietta Doria restauratrice della chiusura, è dal 29 settembre 2007 di nuovo aperto alle visite del pubblico
Soprintendenza per i Beni (per informazioni 010/2710285).
Architettonici e per il Paesaggio
della Liguria
Direzione Lavori (lavori edili)
Manuela Salvitti, architetto della
Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggisitici
della Liguria
Raffaele Colombo, architetto della
Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio
della Liguria
Restauratore dei baldacchini dei
letti, delle cornici e di due
cassettoni in legno intarsiato di
Henry Thomas Peters (1842)
Matthias Kunkler, Genova
80
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria
Notizie storiche
“G enova ... non possiede una piazza di San Marco ... un duomo … che
si ispiri con i suoi mosaici allo splendore di Bisanzio. Genova cela …
nell’angustia dei suoi vicoli ogni cosa: anche il ricordo di Bisanzio resta na-
scosto dietro il fluire degli eventi, custodito fra i tesori dell’Archivio e nelle
81
- Ricollatura a pennello con Tylose MH300p al 2% in acqua
- Mending eseguito secondo la tecnica manuale seguendo la metodologia
della “doppia toppa” con carte giapponesi di metà spessore rispetto al-
l’originale e di tono cromatico adeguato e Tylose MH300p al 4% in acqua
- La velatura è stata effettuata solo quando indispensabile
- Rifilatura con bisturi della carta in eccesso
- Lo spianamento è avvenuto sotto peso onde evitare l’appiattimento del-
le fibre originali
- I sigilli anche se frammentati sono stati protetti in fase di spianamento con
gomma piuma
82
LOMBARDIA
Direttore Regionale
Carla Di Francesco
Coordinamento per la
comunicazione
Manuela Rossi, Cristina Ambrosini
Corso Magenta, 24
20123 Milano,
Tel. 02 80294217
Fax 02 80294232
segreteria@lombardia.beniculturali.it
83
ritoriale erano indubbiamente in grado di calamitare attorno al palazzo e al-
la pieve artisti di fama provenienti forse anche da lontano.
In questo contesto la basilica di Santa Maria Maggiore godeva di privilegi e
dei relativi simboli.
I frammenti di stucco erratici provenienti dalla basilica rappresentano ciò
che è rimasto di un insieme decorativo posizionato sulla parete alta della
navata centrale, nelle zone tra le grandi monofore centinate del claristorio
sud, sembra solo nella parte orientale dell’edificio (resti in corrispondenza
della prima campata).
Il ciclo costituisce un esempio raro di decorazione in stucco conservata,
che bene si inserisce entro le testimonianze di stucchi italiani ed europei di
epoca ottoniana e romanica; è databile entro la prima metà dell’XI secolo.
Della decorazione a stucco è rimasto in situ solo la figura acefala di un per-
sonaggio maschile con tunica, cintura e mantello, probabilmente un santo,
che era inserito in una teoria di figure stanti dal forte aggetto plastico, com-
prendenti anche santi guerrieri, cui un discreto numero dei frammenti og-
getto dell’intervento conservativo sono riconducibili. Il repertorio decora-
tivo attestato negli stucchi, di spessore diversificato, comprende anche mo-
tivi vegetali (fogliame, palmette, un fiore a 4 petali con tracce di policro-
mia), frammenti di colonnine e di capitelli, un muso di cane e una trentina
circa di frammenti di figure umane (resti di loriche, di drappeggi, di mani;
un busto clipeato ecc.).
Stucchi ed affreschi costituivano il partito decorativo dell’importante colle-
giata, esempio di avvio precoce dello stile architettonico romanico in area
lombarda. L’edificio attuale è stato impostato infatti nella prima metà dell’XI
secolo; la trasformazione in stile barocco realizzata tra il XVII e il XVIII seco-
lo aveva completamente stravolto l’interno; la fascia in stucco venne infatti
a trovarsi all’altezza delle nuove strutture voltate entro il corpo centrale e ciò
causò la distruzione e la perdita irreparabile di quasi tutto l’insieme.
Qualche anno prima di intraprendere il radicale restauro dell’interno, pro-
gettato e diretto dall’architetto Gino Chierici tra gli anni Quaranta e
Cinquanta del XX secolo, nei sottotetti sull’estradosso delle volte barocche,
sono stati visti diversi lacerti in stucco, sia su porzioni della parete del cla-
ristorio sia su uno degli archi-diaframma; frammenti di stucchi dovevano gia-
cere già staccati sugli estradossi stessi delle volte; il restauro architettonico
poi ha fatto il resto. I resti della decorazione in stucco furono recuperati, an-
che tramite lo stacco dalle pareti, e ricoverati ad un certo punto nel sop-
palco di un locale della canonica, dove sono rimasti fino all’avvio dell’attua-
le intervento conservativo.
L’attuale frammentarietà e erraticità del corpus degli stucchi si sono rivelati
aspetti che se da un lato hanno penalizzato notevolmente lo studio icono-
grafico e storico artistico del ciclo decorativo, dall’altro hanno favorito l’in-
dagine tecnologica permettendo di ricostruire ogni fase della loro produ-
zione ed un confronto con quanto già noto per analoghi cicli decorativi. In
questo senso il corpus di stucchi lomellini rappresenta una fondamentale
occasione per la conoscenza e lo studio degli aspetti tecnico – produttivi
di questo ambito artistico nel medioevo anche perché, non avendo mai su-
bito interventi di restauro basati su criteri di ripristino estetico e non pura-
mente conservativi, risultano portatori di una notevolissima quantità di infor-
mazioni (residui di policromia, abbondanti resti di materiale costitutivo or-
ganico come fibre di cannucce e frammenti di cordino della struttura di so-
stegno, netti segni di lavorazione, ecc.).
Dai dati acquisiti attraverso l’osservazione dei frammenti e la realizzazione
84
di indagini diagnostiche svolte in occasione di questo studio, sono quindi
emerse in modo chiaro le procedure esecutive della decorazione e il pre-
cario stato di conservazione nel quale sono giunti fino a noi.
L’impasto dello stucco è risultato essere costituito da gesso; l’analisi per dif-
frazione ai raggi X ha messo in luce la presenza ulteriore di calcite e di quar-
zo che sono ascrivibili alla componente aggregato.
Dal momento del recupero i frammenti sono stati esposti a continui sbalzi
di umidità, alla probabile infiltrazione di acqua dalla copertura; situazione
che ha creato danni irreversibili: macchie, ingrigimento, decoesione del ma-
teriale costitutivo, alveolizzazione e abrasione superficiale.
Proprio per le caratteristiche morfologiche dei pezzi, al momento della de-
finizione delle procedure operative per l’intervento di restauro, non è risul-
tato idoneo l’utilizzo di metodi di pulitura chimica e fisica tradizionali. Il
materiale costitutivo risultava troppo decoeso, comunque fragile, molto as-
sorbente e le prove svolte hanno dato risultati non soddisfacenti spingen-
doci ad intraprendere strade alternative anche se non ancora consolidate
nel campo dello stucco. Il gruppo di lavoro ha quindi deciso di testare un
metodo di pulitura laser. Il laser già da molto tempo è entrato nella prassi di
cantiere nelle operazioni di pulitura dei materiali lapidei; pochi risultano,
però, gli studi che hanno visto l’applicazione del laser su stucchi. La linea
del nostro intervento si è basata, per questi motivi, su principi altamente
conservativi e sul criterio del minimo intervento.
In questo la scelta del laser per la pulitura ha consentito di operare con se-
lettività rimuovendo uno sporco che in generale si presentava polveroso,
pur aderendo a superfici in fase di polverizzazione anche spinta.
L’equilibrio raggiunto tra efficacia di pulitura e nocività, operando tra 450 e
475 mJ/cm2, viene considerato di alto livello. Si è scelto uno strumento Laser
Quanta System Palladio; una prima osservazione visiva ha consentito di sta-
bilire quali fossero le fluenze operative più opportune.
A causa della scarsità della bibliografia di riferimento specifica su stucchi, si Lo studio della composizione
degli stucchi è stato svolto dal
è deciso poi di affrontare una valutazione strumentale riguardo all’efficacia centro diagnostico CENISCO
e alla nocività del metodo, facendo di questo restauro una importante oc- dell’Università degli Studi del
Piemonte Orientale; prove di
casione di sperimentazione della pulitura laser. laboratorio svolte dalla dottoressa
Elena Basso con il coordinamento
del professore Saverio Lomartire.
È stato svolto uno studio in
microscopia elettronica a
scansione SEM + EDS inglobando
i microframmenti di stucco in
resina epossidica; sono inoltre
state realizzate delle sezioni sottili
con le quali è stato possibile
svolgere lo studio al microscopio
ottico da mineralogia per
caratterizzare l’aggregato
dell’impasto. I dati riportati sono
tratti dalla Relazione preliminare
redatta dalla dottoressa Basso.
Gruppo di lavoro:
Marina De Marchi, Funzionario
Archeologo, Direzione Regionale
per i Beni Culturali e Paesaggistici
della Lombardia
Paola Strada, Funzionario Storico
dell’Arte, Soprintendenza per i
Beni Storico, Artistici ed
Etnoantropologici di Milano
Michela Palazzo, Funzionario
Restauratore Conservatore,
Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici della
Lombardia
Antonio Sansonetti, ICVBC- CNR
85
Il progetto di recupero funzionale
delle cavallerizze come nuovo ingresso
al Museo Nazionale della Scienza e
della Tecnologia “Leonardo da Vinci” a Milano
Daniela Lattanzi, Elena Rizzi
86
dere, risolve la necessità di dotare il museo di un nuovo ingresso provvisto
di tutti i servizi di accoglienza necessari, liberando alcuni spazi nell’edificio
monumentale a vantaggio di un percorso espositivo più coerente e conti- Professionalità coinvolte
nel progetto:
nuo. Il ribaltamento dell’ingresso principale su via Olona, lungo la cerchia in- Direzione Regionale per i Beni
terna dei navigli, conferisce maggiore visibilità al museo, saldandolo ad un Culturali e Paesaggistici della
Lombardia: arch. Daniela Lattanzi
punto della città strategico e vitale per la presenza della metropolitana, di (Responsabile Unico del
numerosi mezzi di superficie e di emergenze monumentali come la Pusterla Procedimento) e arch. Elena Rizzi
(attività di supporto al
e la Basilica di Sant’Ambrogio. Responsabile Unico del
Procedimento); dott. Vincenzo
In prospettiva l’operazione permette anche la valorizzazione del parco Nicolazzo e dott. Enrico Mancuso
scientifico del museo, proprio prospiciente via Olona, sul quale insistono – (Ufficio Appalti)
Museo Nazionale della Scienza e
oltre alle cavallerizze ottocentesche oggetto di intervento - i padiglioni ae- Tecnologia “Leonardo da Vinci”:
reonavale e ferroviario (entrambi costruiti tra gli anni Cinquanta e Sessanta arch. Claudia Garzon e arch.
Angela Borrelli (coordinamento)
del secolo scorso), il noto sommergibile Toti e l’edificio monumentale che Ar.ch.it Architetti Associati
costituisce il cuore del museo. (progetto architettonico), A+M
associati S.r.l. (progetto
Più in generale questo progetto intende restituire alla città di Milano e ai vi- strutturale), Beta Progetti S.r.l.
(progetto impiantistico), arch.
sitatori di un museo di rilievo nazionale ed internazionale un vasto isolato Claudio De Luca e arch. Loris
del centro storico che risulta oggi visibilmente degradato e destituito delle Alberghini (coordinamento della
sicurezza in fase di
potenzialità che gli sono proprie. Oltre all’affidamento degli incarichi di progettazione)
progettazione architettonica, strutturale, impiantistica e il progetto di coor- Politecnico di Milano,
Dipartimento di ingegneria
dinamento della sicurezza in fase di progettazione sono state attivate inda- Strutturale per la diagnostica
gini strutturali e prove di restauro sulle superfici. (indagini sulle strutture)
Ferrari Restauri S.r.l. (sondaggi
stratigrafici e test applicativi sulle
superfici)
87
MARCHE
1997 - 2007: a 10 anni dal sisma
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
I l 26 settembre 1997 alle ore 11,40 la terra incominciò a tremare con una
scossa del 5.8 della scala Richter e le popolazioni delle Marche e
dell’Umbria hanno dovuto convivere con un sisma che si è manifestato con
significativa intensità per diversi mesi fino alla primavera inoltrata del 1998.
Oltre che lasciare senza abitazione migliaia di persone contribuendo a mo-
dificarne l’esistenza e le abitudini di vita, le diverse crisi sismiche hanno
danneggiato un enorme patrimonio culturale coinvolgendo circa 1900 be-
ni. I manufatti interessati sono stati soprattutto i beni di proprietà ecclesia-
stica e i danni subiti sono andati dalle lesioni di lieve entità a veri e propri
crolli.
Proprio perché le chiese e i conventi rappresentano la tipologia di patrimo-
nio edilizio maggiormente colpito, il sisma ha lasciato i propri segni anche
all’insieme di beni mobili ed immobili ad esso correlato, e quindi tele e
sculture ma anche affreschi e stucchi insieme ad altari ed organi.
Il terremoto, come del resto tutti gli eventi imprevedibili fuori del controllo
dell’uomo, hanno messo in evidenza sia l’impossibilità degli enti preposti
della Marche
88
sta soddisfazione, che molto è stato portato a compimento, e bene esegui-
to, con metodo e tempestività.
A seguire la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del-
le Marche presenta invece, sia all’interno di questo opuscolo che presso lo
stand, due interessanti interventi di recupero realizzati a seguito del sisma
di Marche ed Umbria, relativi alle Chiese SS. Vittore e Corona a Petritoli e l’al-
tro alla Chiesa di S. Serafino a Montegranaro.
La Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico
delle Marche illustra il restauro della chiesa di S.Francesco a Cagli (PU) resti-
tuita alla sua dignità architettonica con un restauro che ha dato la preminen-
za alla valenza estetico filologica rispetto a quella puramente storica e che
è stato realizzato attraverso l’utilizzo di tecniche all’avanguardia ed in stret-
ta sinergia tra Soprintendenza e Regione Marche.
89
Chiesa dei SS. Vittore e Corona, Petritoli
località Morignano (AP)
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
Domenico Cardamone
Note storiche
L a chiesa attuale sorge sul luogo di una precedente della quale non resta-
no che poche tracce visibili di arcate. I lavori per la costruzione della
nuova chiesa, opera dell’architetto Pietro Augustoni da Como, iniziati nel-
l’aprile del 1796, quando era pievano Don Filippo Scoccia (+ 1801), furono
completati dal suo successore, il pievano Mercuri; l’8 settembre 1805 vi
venne celebrata la prima messa solenne. La chiesa, imponente per dimen-
Soprintendenza per i Beni Architettonici
l’aula, coincide con l’abside: da questa si accede a destra alla torre campa-
naria e a sinistra nella sagrestia. La chiesa conserva al suo interno un ricco ap-
parato decorativo a stucchi di gusto classicheggiante.
delle Marche
Direttore Regionale
Paolo Carini
Coordinamento
per la comunicazione
Marina Mengarelli,
Michela Mengarelli
Via Birarelli, 35
60121 Ancona
Tel. 071 50294233
Fax 071 50294240
90
capriate in entrambi le direzioni principali dell’aula. Ribaltamento di lieve
entità dell’abside. Rotazione dei piedritti dell’arco trionfale quale risposta
trasversale dell’aula al sisma.
Interventi realizzati
Rifacimento totale degli orditi lignei portanti la copertura. Consolidamento del-
le murature d’ambito. Realizzazione dei presidi metallici di controventamento
sia di falda che di piano. Realizzazione dei presidi metallici di intrattenimento
del timpano e dell’abside all’effetto di ribaltamento causato dal sisma.
91
Chiesa di S. Serafino, Montegranaro (AP)
Domenico Cardamone
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
I lavori della chiesa sono iniziati nel 1774 ed aperta al pubblico nel 1777
dopo la demolizione della preesistente chiesa di S. Margherita annessa al
convento. La facciata, semplice e sobria, è arricchita da uno spazioso nar-
tece ad archi a tutto sesto e culmina con un timpano a fronte della coper-
tura a capanna. Lateralmente sono evidenti pesanti contrafforti che rimarca-
no le fronti longitudinali. La chiesa, a pianta longitudinale, è a navata unica
con quattro cappelle laterali corredate da notevoli altari in radica di noce fi-
Soprintendenza per i Beni Architettonici
nemente intagliata. Alternate alle cappelle sono presenti sei nicchie conte-
nenti statue in stucco. Il presbiterio, rialzato e sormontato da un arco di
trionfo a tutto sesto, mostra l’altare maggiore di notevoli dimensioni. Il siste-
e per il Paesaggio delle Marche
Direttore Regionale
Paolo Carini
Coordinamento
per la comunicazione
Marina Mengarelli,
Michela Mengarelli
Via Birarelli, 35
60121 Ancona
Tel. 071 50294233
Fax 071 50294240
92
Meccanismi di danno
Ribaltamento delle quattro fronti. Martellamento degli orditi lignei portanti il
tetto, in entrambi le direzioni longitudinale e trasversale. L’attivazione dei
meccanismi è stata favorita dall’assoluta mancanza di presidi metallici di in-
catenamento (tiranti e catene) e dall’eccessivo carico della copertura dopo
la posa in opera, negli anni ottanta, di una soletta in calcestruzzo armato.
Lavori eseguiti
Ricostruzione ex – novo di tutti gli orditi lignei portanti la copertura. Posa in
opera di strutture metalliche per cordoli di sommità, trattenimento del tim-
pano della fronte principale, tirantature di piano e controventi di falda.
Consolidamento e riprese delle murature alle sommità delle pareti d’ambi-
to. Posa in opera, di n. 2 “attutitori di colpo” per la tenta del timpano della
fronte principale.
93
La Chiesa di S. Francesco a Cagli (PU)
Lorenza Mochi Onori
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
L a Chiesa è stata restituita alla sua dignità architettonica con un accurato re-
stauro filologico, che ha visto l’utilizzo di tecniche all’avanguardia, in par-
ticolare è stata presa con grande coraggio la decisione di recuperare l’absi-
de affrescato con l’eliminazione della struttura soprammessa nel primo
Ottocento, determinando in questo modo la preminenza della valenza
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico
Direttore Regionale
Paolo Carini
Coordinamento
per la comunicazione
Marina Mengarelli,
Michela Mengarelli
Via Birarelli, 35
60121 Ancona ed è attribuibile a Mello da Gubbio, pittore attivo tra Marche e Umbria, do-
Tel. 071 50294233 cumentato a Gubbio dal 1330 al 1360 circa. Si tratta di un pittore che è
Fax 071 50294240
comparso nei documenti solo nel 1978, con la scoperta della sua firma su
di una tavola ad Agnano (ora nel museo di Gubbio); studi successivi hanno
evidenziato la sua importanza nell’ambito della pittura eugubina, (fu padre
di Martino e nonno di Ottaviano, meglio noto come Ottaviano Nelli) e ap-
paiono chiari i suoi rapporti con la pittura dei Lorenzetti, in particolare di
Pietro, nella basilica di Assisi, con contatti con il maestro di Campodonico,
attivo a Fabriano negli stessi anni (vedi A. Marchi, Il ciclo francescano di
Mello da Gubbio a Cagli, in “Accademia Raffaello Atti e Studi”, n. 2 (N.S.),
Soprintendenza per il 2006, pp. 87-100). L’esecuzione degli affreschi è vicina alla data 1348, indi-
Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico delle Marche
cata nella lunetta del portale, probabilmente opera dello stesso pittore.
Soprintendente La decisione di eliminare l’abside e di iniziare i restauri era appoggiata dal-
Lorenza Mochi Onori
l’affiorare dallo scialbo di elementi di grande qualità pittorica; non era pos-
Coordinamento
per la comunicazione sibile prevedere quanto fosse recuperabile dell’affresco, ma al termine dei
Clorinda Petraglia lavori il coraggio nell’affrontare questa impresa è stato premiato dal recupe-
Piazza Rinascimento, 13
61029 Urbino ro di circa 100 metri quadri di affreschi di grande valore storico e artistico.
Tel. 0722 2760 - Fax 0722 4427 La fase più complessa dell’operazione di restauro è stata la raccolta e la
urbino@arti.beniculturali.it
94
mappatura dei frammenti caduti sull’estradosso della calotta ottocentesca
(che peraltro è stata accuratamente smontata e conservata). Il restauro, ese-
guito dalla ditta Estia, ha comportato la rimozione dello scialbo, il consoli-
damento dell’intonaco, la ripresa a neutro delle parti mancanti. La scialba-
tura della superficie pittorica ha comportato una conservazione ottimale dei
colori originali, rara negli affreschi trecenteschi .
95
MOLISE
e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropolgico del Molise Gli insediamenti fortificati in Molise: il castello
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
di Civitacampomarano
Claudio Civerra
Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio
96
- sistemazione della parte antistante il castello con lavori di liberazione;
- realizzazione di tutte le coperture, sia a falde che piane (torri, loggiati,
ecc.);
- consolidamento di tutti i solai lignei dei piani, resi idonei per nuove de-
stinazioni d’uso (biblioteca, sali riunioni, laboratori);
- rafforzamento delle strutture verticali murarie, strutturalmente degradate
(prospetto sud);
- consolidamento delle due torri sulla facciata ovest, al cui interno sono sta-
ti ricostruiti i solai lignei dei loro tre piani;
- restauro conservativo degli ambienti interni, con l’obiettivo del totale re-
cupero dei materiali originari (pavimenti, decorazioni) e degli aspetti for-
mali ed estetici, cercando di contemperare l’operazione di restauro con
la futura funzione di centro scientifico culturale;
- svuotamento del fossato che, una volta sistemato, ha permesso di ripro-
durre in maniera funzionale il sistema del ponte levatoio.
97
Analisi e restauro della maschera di bronzo
di Longano (IS)
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
Mario Pagano
Soprintendenza per i
Beni Archeologici del Molise
Soprintendente
Mario Pagano
Via A. Chiarizia, 14
86100 Campobasso
Tel. 0874 4271
Fax 0874 427352
archeocb@arti.beniculturali.it
98
nelle patine di corrosione di manufatti archeologici.
Il restauro, eseguito da Fiorentina Cirelli, ha permesso di evidenziare mag-
giormente le cesellature della barba, che prima erano coperte da prodotti
di corrosione, e ha comportato le seguenti operazioni:
- eliminazione delle poche incrostazioni terrose miste a prodotti di corro-
sione, non coerenti, con pulitura fisica ad ultrasuoni, con l’aiuto di azione
meccanica.
- eliminazioni delle corrosioni attive, tramite lavaggi ripetuti per ore in ac-
qua demineralizzata a temperatura costante, con agitatore meccanico, fi-
no a completa eliminazione della corrosione.
- controllo in camera umida per 72 ore.
- complessazione con Benzotriazolo al 3% in alcool metilico.
- ricontrollo in camera umida per eventuali ricomparse di corrosione.
- asciugatura in forno a temperatura molto bassa e costante.
- protezione e consolidamento con Incral 44.
- ricollocazione dei frammentini staccati, con resina epossidica bicompo-
nente.
- microstuccature con resina epossidica bicomponente, caricata con pig-
menti colorati inerti.
- finitura con cera Reswax WH.
Le indagini condotte sul terreno, hanno permesso di accertare l’importanza
archeologica e la notevole estensione del sito. Materiale che va dall’età del
bronzo fino a quella arcaica affiora su tutto il pianoro isolato verso la valla-
ta, e sulle prime pendici. Sulla destinazione della maschera, si può pensare
che essa fosse applicata ad uno xoanon di legno: immagini di divinità di tal
genere sono ricordate dalle fonti in ambito italico, come nella Daunia il
Palladio e un’antica immagine di Artemide, proveniente da Cuma, nel san-
tuario ausone della dea Marica alla foce del Garigliano, oppure che si tratti
di una maschera ieratica indossata da un esponente del ceto dominante o
sacerdotale in particolari cerimonie. Una maschera, anche se di tipo diver-
so, sembra indossata dal celebre guerriero di Capestrano, ora esposto al
Museo Archeologico di Chieti. È stato effettuato, dallo scrivente insieme col
prof. Michele Raddi, un saggio di scavo nel sito di ritrovamento della ma-
schera, ed identificato le tracce di un edificio di età arcaica (i materiali so-
no costituiti da molti frammenti di olle con bugne e una coppetta di buc-
chero), sovrapposto ad una stratificazione che giunge fino all’età del bron-
zo. Presso l’edificio sono state rinvenute tombe senza corredo di infanti di
epoca incerta, delle quali sono in corso le analisi. Nel campo adiacente a
valle, a circa 20 m. di distanza dal saggio, in prop. Veneziale Domenico, du-
rante l’aratura, è affiorato una notevole quantità di aes rude, probabilmen-
te anch’esso di età arcaica e in corso di analisi, che testimonia di una note-
vole capacità di accumulo dei metalli della comunità italica di Longano.
99
PIEMONTE
Salone delle Guardie Svizzere. L’appartamento
Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
“I libri di viaggi del secolo scorso sono pieni di racconti intorno alla ma-
gnificenza della reale dimora. Essi ne celebrano le vaste sale, gl’intaglia-
ti e dorati soffitti, i quadri, gli arazzi, le lampade di cristallo di monte, gli
arredi ed arnesi, cesellati, intarsiati, impiallacciati, ricchi d’oro, di pietre
preziose, di madreperla e d’avorio, ed i pavimenti commessi ed intarsia-
ti di varie specie di legni. Carlo Emanuele ne aveva fatto uno dei più belli
e più splendidi soggiorni reali d’Europa.”
(G. Pomba, Descrizione di Torino, Torino 1840)
S ono passati ormai dieci anni da quella tragica notte del 11 aprile 1997,
quando un incendio di enormi proporzioni danneggiò gravemente l’in-
terno della Cappella della Sindone mettendone in forse la sua stessa struttura
ed estendendosi all’attiguo Palazzo Reale: venne distrutto il tetto e il secondo
piano della manica ovest, distrutto l’interno del torrione sud-ovest sotto il
del Piemonte
crollo del tetto e dei suoi cinque piani, danneggiato il torrione di nord-ovest,
danneggiato pesantemente lo Scalone d’Onore e il settore adiacente del
Salone degli Svizzeri; l’intera rete impiantistica venne resa inutilizzabile.
Nonostante queste premesse – alle quali è doloroso ma doveroso riandare
a un decennio dall’evento - l’ottimismo della volontà ha vinto sul pessimi-
smo della ragione: con la collaborazione di tutte le istituzioni cittadine si è
immediatamente dato avvio a quel meraviglioso lavoro di squadra che ha
consentito la sopravvivenza della Cappella guariniana e la riapertura del
Palazzo il 22 giugno 1997, se pure con un percorso ridotto per permettere
Direttore Regionale lo svolgimento delle opere d’emergenza. Nell’agosto dello stesso anno il
Liliana Pittarello
fondamentale inserimento del Palazzo e della Cappella della Sindone nella
Coordinamento comunicazione
Emanuela Zanda legge numero 270, istitutiva del Grande Giubileo fuori Lazio, ha permesso di
Piazza San Giovanni, 2 porre mano a un imponente progetto di recupero e riadeguamento funzio-
10122 Torino
Tel. 011 5220/457 nale dell’intero Palazzo mettendo a bilancio quaranta miliardi di lire: il 29
Fax 011 5220/433
dr-pie.comunicazione@beniculturali.it
marzo 2004 è stata effettuata la consegna del cantiere, che in tre anni di
dr-pie.stampa@beniculturali.it continui lavori - quasi inavvertibili dall’esterno - sta portando all’adegua-
www.piemonte.beniculturali.it
mento impiantistico di tutti i piani e gli ambienti della residenza, al restauro
degli appartamenti di rappresentanza del primo e secondo piano nobile e
all’apertura di inediti percorsi di visita: le spettacolari cucine sotterranee,
ricche di oltre mille utensili superstiti di quello che fu il grandioso deposito
delle “vassella” reali, i giganteschi “cantinoni” dai sonori spazi voltati ove si
sta allestendo la sala didattica e parte dei servizi di accoglienza.
Il cantiere, di particolare complessità per il vasto e prezioso contesto in cui
opera, è stato organizzato in modo da consentire sempre l’apertura di al-
meno uno tra i percorsi museali del Palazzo, secondo il cronoprogramma
Soprintendenza per i Beni
Architettonici e il Paesaggio concordato tra la Direzione Regionale, la direzione lavori svolta in seno alla
del Piemonte
Soprintendenza e l’ATI (Associazione Temporanea di Imprese) aggiudicata-
Soprintendente
Francesco Pernice ria della gara d’appalto. Sviluppando tale programma di lavoro, nel corso
P.zza San Giovanni, 2 del 2006 è stata conclusa la prima tranche di interventi, relativi alla
Palazzo Chiablese
10122 Torino Caffetteria (aperta alle visite in maggio) e alla Cappella Regia (inaugurata in
Tel. 011 5220411
Fax 011 4361484
dicembre).
sbaap@ambienteto.arti.beniculturali.it
100
La presentazione programmata per la fine di marzo ha dato conto dei ge-
nerali e nello stesso tempo capillari interventi condotti al secondo piano no-
bile, nei cosiddetti “appartamenti nuziali” ovvero gli appartamenti dei
Principi di Piemonte e dei Duchi d’Aosta, collegati al primo piano nobile at-
traverso il capolavoro architettonico più noto del Palazzo: la Scala delle
Forbici, realizzata da Filippo Juvarra per la committenza di Vittorio Amedeo
II, che nella monumentalità raffinata del nuovo collegamento volle dare ul-
teriore testimonianza della rinnovata importanza del Casato, che dal 1713
poteva fregiarsi del titolo regio.
Occasione del rinnovamento furono le nozze del principe ereditario di
Savoia Carlo Emanuele – il futuro Carlo Emanuele III – e Cristina Luigia di
Baviera, celebrate il 15 febbraio 1722, principi per i quali vennero riccamen-
te allestiti gli appartamenti del secondo piano ancora ad opera di Juvarra,
che per primo rivestì con soffitti indorati i più sobri solai lignei secenteschi
già decorati a ramages, che ancora si rivelano al di sotto dei rivestimenti e
riallestimenti operati nel tempo sul filo dell’aggiornamento del gusto artisti-
co da Benedetto Alfieri negli anni centrali del Settecento e da Pelagio Palagi
negli anni Trenta e Quaranta del secolo XIX.
Palagi introduce al secondo piano il colto lessico neoclassico che contrad-
distingue tutta la sua produzione nella residenza torinese: i pavimenti lignei
intarsiati, le tele dei soffitti, le grandi specchiere sormontate da timpani di-
latano le pareti ricoperte dagli accesi colori blu, cremisi, giallo dei damaschi
nell’appartamento dicono della ricerca di ufficialità solenne che dal primo
piano nobile, destinato ai sovrani, si dilata negli appartamenti principeschi
destinati a Vittorio Emanuele e alla giovane consorte Maria Adelaide,
Arciduchessa d’Austria.
Con Vittorio Emanuele, assunto al trono d’Italia nel 1860, la capitale viene
trasferita a Firenze (1870) e finalmente a Roma, là dove Carlo Alberto aveva
guardato durante le guerre risorgimentali. Torino perde il suo ruolo storico e
la presenza sabauda si fa più sporadica, limitata ad occasioni particolari.
Nel 1927 il Palazzo ritorna improvvisamente ad animarsi: vi si trasferisce
Umberto, il principe ereditario charmant che si inserisce nella società tori-
nese con la sua amabile eleganza, che si esprime anche nella scelta del rial-
lestimento – l’ultimo – del secondo piano del Palazzo Reale, dove stabili-
sce prima la propria residenza e presto anche quella della consorte Maria
José del Belgio.
101
Umberto sceglie con gusto sicuro arazzi, tappeti, consolles, quadri e mi-
niature della migliore stagione settecentesca, colloca in palazzo un grande
biliardo – forse un omaggio alla madre Elena, appassionata giocatrice – si-
stema una sala da ballo, la sala da pranzo e l’appartamento privato della
principessa, affacciato su Piazza Castello e dominato, a differenza del pro-
prio, dal solenne neoclassicismo palagiano. Vengono introdotti comodi
spazi privati per guardaroba e bagni; viene introdotto un moderno, efficien-
te impianto di riscaldamento a termosifoni.
Benché relativamente breve – 1927/1932 – la presenza di Umberto e la sua
trasformazione degli ambienti, resa tanto più significativa in quanto con lui
si chiude l’arco dinastico iniziato quattrocento anni prima con Emanuele
Filiberto, costituisce l’ultima pagina sabauda per il Palazzo, che sin dai pri-
mi anni della Repubblica viene aperto alle visite secondo riallestimenti im-
posti dalle necessità funzionali di un museo, il cui percorso è tuttavia limi-
tato al primo piano nobile.
Gli “appartamenti nuziali” del secondo piano cadono forzatamente nel-
l’oblio, complice la spartana limitatezza delle risorse economiche disponi-
bili; dagli anni Trenta occorre arrivare alla primavera del 1993 per registrare
l’apertura straordinaria di due giorni avvenuta sotto l’egida del FAI e, da
quella data, nasceva l’idea di istituire l’Associazione “Amici di Palazzo
Reale”. Altri interventi di manutenzione straordinaria furono intrapresi in an-
ni recenti in occasione del Vertice italo-francese del gennaio 2001, senza
tuttavia poter condurre al restauro e al riallestimento critico.
È questo il traguardo che ci siamo proposti dal 2004: per dare visibilità to-
tale alle quaranta sale che costituiscono il circuito di visita, per restituire la
funzionalità degli spazi, per rinnovare completamente l’impiantistica è sta-
to necessario trasferire l’enorme patrimonio mobile del Palazzo da un luo-
go all’altro lontano dai cantieri registrandone continuamente gli spostamen-
ti per non perderne le tracce e ritrovare – viceversa – quelle che i restauri ri-
portavano meravigliosamente in luce rivelando la finezza degli intagli, delle
decorazioni, l’incanto dei parati nascosti ma non perduti, la secolare so-
vrapposizione di stili che fa di questo Palazzo un patrimonio inestimabile di
mirabilia.
102
La Reggia di Venaria Reale
Francesco Pernice
del Piemonte
Direttore Regionale
Liliana Pittarello
Coordinamento comunicazione
Emanuela Zanda
Piazza San Giovanni, 2
10122 Torino
Tel. 011 5220/457
Fax 011 5220/433
Il maestoso complesso fu voluto, ideato e realizzato dal duca Carlo dr-pie.comunicazione@beniculturali.it
dr-pie.stampa@beniculturali.it
Emanuele II di Savoia, che scelse quale area edificabile il sito di Altessano; www.piemonte.beniculturali.it
l’opera fu progettata e diretta dall’architetto Amedeo di Castellamonte a
partire dal 1663, quale “Reggia di Piacere e di Caccia”.
L’intero impianto rispecchiava ed esprimeva la concezione dello Stato asso-
luto, tanto da divenire, ben presto, modello architettonico anche per altri
interventi realizzati nelle corti europee (Versailles, Marly, ecc.) nel corso del
Settecento.
In seguito alla distruzione di alcuni edifici – avvenuta nel 1693 ad opera di
truppe francesi – Michelangelo Garove ideò un ampliamento dell’intero
complesso, parzialmente realizzato lasciando il carattere di “non finito” che Soprintendenza per i Beni
Architettonici e il Paesaggio
ha contraddistinto sempre il complesso della Venaria Reale nei secoli. del Piemonte
Il cantiere riprese nel 1716 ad opera di Filippo Juvarra, raggiungendo il mas- Soprintendente
Francesco Pernice
simo ampliamento con la realizzazione della Cappella di Sant’Uberto, del- P.zza San Giovanni, 2
la Citroniera e Scuderia grande e della Galleria Grande. Nella seconda metà Palazzo Chiablese
10122 Torino
del Settecento gli interventi vennero ripresi da Benedetto Alfieri, ed infine Tel. 011 5220411
dagli architetti Piacenza e Randoni. Fax 011 4361484
sbaap@ambienteto.arti.beniculturali.it
103
Dopo il periodo napoleonico - durante il quale Venaria, invasa ancora una
volta dalle truppe francesi, fu irreversibilmente danneggiata - il complesso
fu declassato da residenza della corte a Regio Demanio Militare, che dal
1851 al 1943 ne utilizzò le strutture per propri scopi istituzionali, che pure
ne consentirono la conservazione sino ai nostri giorni.
Nei primi decenni del Novecento la reggia cominciò ad essere dismessa e
abbandonata dai militari. Tale abbandono comportò un veloce e irreversi-
bile degrado, raggiungendo il culmine dopo il secondo conflitto mondiale,
a causa degli atti di vandalismo commessi dagli stessi abitanti del borgo,
dando quell’aspetto di un rudere, saccheggiato e depredato di ogni suo
bene, che versava in precarie condizioni statiche, finché non passò dai mi-
litari al Ministero dei Beni Culturali gradualmente, a partire dal 1936, che
provvide a semplici opere di manutenzione straordinaria al fine di evitarne
il crollo. Analoga sorte subiva la vicina Mandria, di proprietà della famiglia
Medici del Vascello e acquistata dalla Regione Piemonte nel 1978.
A seguito di un primo concreto finanziamento del Ministero per i Beni e
Attività Culturali, avvenuto nel 1999 e ad un accordo di programma tra Stato
e Regione, Provincia, Comune di Venaria, Druento e Torino, si iniziò ad ac-
cedere ai primi fondi europei, per un importo di 120miliardi di Lire dando
il via ai lavori di restauro e riqualificazione con destinazioni d’uso ben pre-
cise allargati all’intero borgo compreso la viabilità.
Lo studio e la sperimentazione di materiali per il restauro e di nuove tecni-
che costruttive che consentissero di abbattere i costi, utilizzando le meto-
dologie applicate in altri settori, ma mai utilizzate nel restauro di un com-
plesso monumentale, iniziarono già nel 1995, prevedendo una estesa cam-
pagna di indagini diagnostiche sofisticate e sperimentali.
Il restauro è stato realizzato con rigore filologico, nel rispetto delle architet-
ture originarie ponendo particolare attenzione all’applicazione delle rigoro-
se norme di sicurezza e al superamento delle barriere architettoniche, uti-
lizzando tecniche moderne e soluzioni non in contrasto con l’architettura
del complesso monumentale.
L’intervento sul complesso è stato una scuola di arti e mestieri, cantiere uni-
co per le tecniche all’avanguardia applicate, per il tempo brevissimo impie-
gato per restaurare il complesso, ma soprattutto per i bassi costi di interven-
104
to, forniti dai nuovi prodotti aventi certificazioni europee, superiori quindi
alla norma italiana, ricavati dall’applicazione di una attenta diagnostica pre-
ventiva sperimentale, costituita da più di 5800 prelievi, costituiti da sezioni
lucide e sottili, fotografie ad infrarosso, calcimetrie, termogravimentrie, po-
rosimetria a mercurio, determinazione dei sali solubili, martinetti piatti, inda-
gini sonar, laser scanner. Le nuove maestranze sono state educate all’uso
della calce naturale, alle nuove tecniche di lavorazione, creando posti di la-
voro e divenendo fucina di mestieri di qualità e di attività professionali e i
prodotti oggi sono utilizzati su tutto il territorio nazionale e anche all’estero,
esportando così nuovamente non solo la tecnologia italiana, ma anche la
metodologia di progettazione e di approccio ad un cantiere di restauro.
Il restauro, ha seguito la strada della ricostruzione della materia mancante, ri-
facendo gli intonaci, i marmorini, le sagramature, i finti mattoni, le stilature
dei giunti con materiali uguali a quelli originali.
Gli affreschi sono stati integrati con varie tecniche: con l’acquerello, a rigati-
no, in sottotono, in modo tale da fornire al visitatore una visione formale uni-
taria d’insieme, limitando le lacune a quelle zone effettivamente non più ri-
costruibili. Sono stati studiati nuovi pavimenti in cocciopesto di basso spes-
sore, cioè di soli 4 cm. rispetto ai 12 - 18 cm di media, resistenti al calore
delle serpentine a pavimento e certificate a norma europea per le dilatazio-
ni e la resistenza all’usura.
Il complesso cantiere di restauro è stato anche un’occasione di arricchimen-
to professionale, una scuola di alta formazione e una fonte di investimento
per i professionisti e le maestranze impiegate. I lavori hanno consentito la ri-
scoperta e l’apprendimento di antiche tecniche artigianali, anche in un’otti-
ca di formazione e preparazione dei giovani. Sono state applicate e speri-
mentate nuove tecnologie applicate al restauro, quali ad esempio l’uso del-
la macchina Jos-Rotec per la pulizia degli stucchi e degli apparati scultorei,
l’impiego di ponteggi su ruote e l’utilizzo di macchine per la demolizione
con sistema controllato. Sono stati inoltre studiati materiali innovativi premi-
scelati, previa approvazione e certificazione di laboratori specializzati, fina-
lizzati all’abbattimento dei costi di restauro. Per esempio il cosiddetto “mar-
morino sabaudo” certificato a norma europea con calci di tipo NHL2 e con
caratteristiche materiche simili all’intonaco originario juvarriano, si può oggi
acquistare in qualsiasi magazzino a prezzi modici, mentre in passato si do-
veva ricorrere all’operato di un restauratore e quindi a prezzi molto più alti.
105
Villa della Regina
Cristina Mossetti, Elisa Sanesi
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
III, re di Sardegna. Per la coppia reale, con la guida di Filippo Juvarra negli
anni Trenta del Settecento, e conservando i soffitti con le decorazioni sei-
centesche, Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano ridefinisce spazi e rapporti
con il giardino e l’arredo, con il coinvolgimento dei grandi artisti all’opera
nei cantieri regi della capitale del regno (G. B. Crosato, C. Giaquinto, G.
Dallamano e P. Massa). L’unitarietà, mantenuta fin dal progetto iniziale, di vi-
e Etnoantropologico del Piemonte
gna, poi villa con i padiglioni aulici, le grotte, i giochi d’acqua nei giardini e
nel parco, viene conservata anche con la perdita di funzione e il passaggio
nel 1868 all’Istituto per le Figlie dei Militari (ente soppresso nel 1975). Gli in-
terventi impropri seguiti ai danni di guerra e la mancata manutenzione, il gra-
duale abbandono, gli smembramenti, in seguito alla chiusura avevano com-
promesso lo straordinario complesso con un degrado prossimo al collasso.
del Piemonte
Soprintendenza per il
Patrimonio Storico Artistico
ed Etnoantropologico
del Piemonte
Soprintendente
Carla Enrica Spantigati
Via Accademia delle Scienze 5
10123 Torino
Tel. 011 5641711
Fax 011 5495.47
artito@artito.arti.beniculturali.it
www.artito.arti.beniculturali.it
106
La Villa è aperta al pubblico dal venerdì al lunedì fino al 31 dicembre 2007,
dalle ore 9.00 alle ore 14.00 su prenotazione al call center della Regione
Piemonte 800.329.329.
I visitatori assistono alla proiezione di un filmato che illustra le vicende sto-
rico-artistiche della Residenza, visitano gli Appartamenti Reali con l’ausilio
del materiale didattico opportunamente predisposto ed accedono ai giar-
dini secondo i percorsi indicati.
Ai piani superiori verrà ospitato il Centro di Documentazione e Catalogo ge-
stito dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del
Piemonte in collaborazione con le Soprintendenze e in accordo con la
Regione Piemonte.
Il Centro permetterà la consultazione integrata di tutte le tipologie di sche-
de esistenti nelle banche dati catalografiche dello Stato - comprensive del-
le schede prodotte in occasione del censimento CEI (Conferenza
Episcopale del Piemonte) - e dalla Regione Piemonte.
Finanziamenti
1998-2000 fondi ministeriali ordinari, del Lotto, L203/97, con contributi Fondazione CRT
Finanziamenti inseriti nell’accordo Quadro Stato Regione Piemonte sui Beni Culturali:
107
PUGLIA
Verso il nuovo Museo Nazionale Archeologico
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
di Taranto
Domenico Arco
108
racotta era caratterizzata dalla molteplicità e dalla diversità delle attività
conservative cui è stata nel tempo sottoposta.
Si è cercato soprattutto di conciliare l’esigenza di lettura scientifica richiesta
dall’archeologo con le esigenze dei necessari interventi di restauro dettate
dalla scienza della conservazione.
109
Base di statua di Hercules
Daniela De Bellis
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
L a base della statua di Ercole (da Taranto, area di Piazza Ebalia scavo del
1881, carparo; largh. cm. 61, prof. cm. 91, II/inizio I sec. a. C.) è uno dei
reperti lapidei restaurati in occasione del nuovo allestimento del Museo
Nazionale Archeologico di Taranto. Si tratta di un sostegno parallelepipedo
irregolare in carparo, coperto da una pelle ferina resa a bassorilievo e com-
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia
110
Il Parco Archeologico di Via Allori – Ginosa (Ta)
Cristina Scialpi
della Puglia
Stato di conservazione
Le tombe in pietra calcarea (carparo) appartenente al gruppo della calcite
il cui componente principale è il carbonato di calcio, sotto forma di granu-
li, costituiti da microfauna fossilizzata e microrganismi miocenici, soprattut-
to foraminiferi che confermano l’origine sedimentaria della pietra, sono sta-
te soggette a degrado chimico, meccanico-fisico e biologico per moltepli-
ci cause. Le lastre di copertura si presentavano fessurate e frantumate, sia Direttore Regionale
per la proprietà del carparo di trattenere e assorbire l’acqua, che unitamen- Ruggero Martines
Coordinamento
te ai sali minerali in essa contenuti, aumenta il volume nelle porosità e nei per la comunicazione
cavilli lapidei e sgretola la materia rendendola friabile, sia per antichi sac- Emilia Simone
Strada dei Dottula Isolato 49
cheggi. Sulle superficie dei sarcofagi erano ancora leggibili i segni delle at- 70122 Bari
trezzature utilizzate per la lavorazione,mentre nelle fenditure e nei più gran- Tel. 080 5281111
Fax 080 5281114
di fori, il terriccio ospitava piantine con radici ben saldate. dirregpuglia@beniculturali.it
La tomba decorata risultava nella parte superiore meno attaccata da vegeta-
zione. Tuttavia, all’interno, su tutte e quattro le pareti intonacate con frammen-
ti decorativi, vi era un’eccessiva quantità di muschi. Lo strato sottilissimo di in-
tonachino steso direttamente sui blocchi lapidei si presentava, per il 30% del-
111
la superficie, distaccato dal supporto. Nelle giunture vi era uno spessore mag-
giore di malta che, nella maggior parte della tomba, si è polverizzata. Il de-
grado chimico, le efflorescenze, subflorescenze ed incrostazioni assumendo
colori nero-verdastro, avevano nascosto le fasce colorate. La cisterna presen-
tava una patina vegetativa poco radicata e l’intonaco, non molto sporco.
Intentervento di restauro
La prima operazione condotta è stata l’applicazione del biocida per la ri-
mozione delle colonie vegetative superiori e inferiori disciolto in acqua al
3%. La disinfestazione è stata eseguita, tramite nebulizzazione con pompa
da giardinaggio per saturazione del prodotto disciolto su tutte le superfici
delle pietre e intonaci dipinti. Il biocida, costituito da benzalconio cloruro,
non macchia le superfici perché è incolore, si decompone sotto l’effetto
degli U.V. e, pertanto, la sua azione è reversibile nel tempo. A due settima-
ne dalla prima, è stata eseguita la seconda applicazione del biocida: que-
sta volta si è utilizzato il Rocima 110 a base di triazina, sempre disciolto in
acqua al 5%; esso è stato applicato per nebulizzazione fino a rifiuto anche
su piante ormai morte. L’esito di queste due interventi di disinfestazione ha
dato subito evidente risultato con cambio di cromie della vegetazione, te-
stimoniando la morte della stessa. L’inizio del lavaggio dei manufatti lapidei
è stato eseguito con acqua e ammonio quaternario in piccole percentuali;
questo tensioattivo ha lasciato la superficie più a lungo bagnata per permet-
tere di pulirla con spazzole di saggina e di nylon. Le piante superiori e i mu-
schi di notevole spessore sono stati rimossi preventivamente con l’utilizzo
di bisturi e spatole. Molta attenzione è stata rivolta alle parti più nascoste,
alle cavità e alle fessure. Il risciacquo con acqua deionizzata è stato esegui-
to su tutte le superfici lapidee che, una volta asciutte e visionate, sono sta-
te imbibite a pennello da terza applicazione di biocida disciolto in acqua
distillata al 4%; al fine di ottenere un maggior assorbimento e una minore
Direttori: evaporazione del prodotto, le tombe sono state imballate con celophan. La
Teresa Schojer, Cristina Scialpi quarta tomba, quella affrescata, non è stata coperta perché ha subìto altre
Restauratore:
Luca Pantone applicazione di biocidi, seguite da una meticolosa rimozione manuale di
muschio e di alghe e finalmente si è intravista una parte della doppia fascia:
una rossa e una blu che doveva scorrere su tutte le pareti a circa due/terzi
dell’altezza della tomba. Per la cisterna, il lavaggio è stato eseguito con una
idropulitrice professionale con ugello di uscita rotante. Il livello di pressio-
ne, pari a 0.8 bar, è stato scelto per conseguire un’azione meccanica del
biocida, adatta alla rimozione di muschi ormai morti, nonché un’azione chi-
mica dell’acqua idonea all’eliminazione delle sostanze incoerenti ed estra-
nee sciolte. Per il risciacquo si è utilizzata acqua deionizzata ed additivata
ad un ammonio quaternario ottimo come tensioattivo, disciolto al 3% e la-
sciato asciugare lentamente sulla superficie, grazie all’applicazione di teli in
poliuretano. Con ultimi interventi di consolidamento è stata messa in ope-
ra la copertura con vetri antisfondamento per una fruizione delle opere re-
staurate da parte di turisti e cittadini ginosini.
112
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
Peschici (FG) Abbazia di Santa Maria di Kalena.
Scultura raffigurante Madonna con bambino.
della Puglia
la parte superiore, unicamente da tela, che in alcuni punti è stata ripiegata
su se stessa in modo da dare forma e plasticità alle pieghe del panneggio;
sulla tela è stata applicata la consueta preparazione di gesso e colla per per-
mettere la stesura della policromia ed il Bambino è totalmente “impannato”,
probabilmente con la stessa tela utilizzata per il manto della Vergine. Gli oc-
chi di entrambe le sculture sono in vetro, risultato di un intervento, presumi-
bilmente settecentesco, durante il quale sono stati asportati gli originali in
legno. Le teste delle due statue erano sormontate da corone, come si evin- Direttore Regionale
ce dall’interruzione della tela del manto e dalla relativa preparazione. Ruggero Martines
Coordinamento
Il manufatto ligneo è stato oggetto di approfondite indagini diagnostiche, per la comunicazione
effettuate in collaborazione con il docente in Tecnologia del Legno Emilia Simone
Strada dei Dottula Isolato 49
dell’Università degli Studi di Bari, A. Pellerano, con il docente di Fisica ap- 70122 Bari
plicata dell’Università degli Studi di Bari, F. Adduci, con il docente di Tel. 080 5281111
Fax 080 5281114
Archeometria dell’Università di Lecce, A. Castellano, con il primario dirregpuglia@beniculturali.it
dell’Istituto di Neuroradiologia del Policlinico di Bari, A. Carella.
Esse hanno riguardato il riconoscimento delle specie legnose; la determina-
zione della struttura e dei modi di assemblaggio con l’ausilio dell’indagine
radiografica T.A.C.; la determinazione della posizione della statua all’interno
del tronco originario; lo studio degli strati pittorici mediante l’analisi non di-
struttiva dell’ED-XRF.
Per quanto concerne la scultura della Madonna, il riconoscimento, per via
microscopica, ha portato all’individuazione della famiglia di appartenenza,
“Populus” (pioppo). Dopo un’approfondita analisi storica sulle varietà delle Soprintendenza
per il Patrimonio Storico,
specie lignee del “Populus” in materia di botanica forestale, si è giunti alla Artistico ed Etnoantropologico
determinazione che il pioppo utilizzato potrebbe essere stato uno dei tre per le province di Bari
e di Foggia
tipi più diffusi nell’area garganica: il Populus Alba, Populus Tremula o Soprintendente ad interim
Populus Nigra specie Neapolitana (Pioppo Bianco, Tremolo, Napoletano); la Rossella Vodret
specie legnosa delle travette laterali è l’abete bianco. Per quanto concerne Via Pier l’Eremita, 25/B
70122 Bari
Gesù Bambino ed il cuscino su cui è poggiato, non è stato possibile effet- Tel. 080 5285111
Fax 080 5285214
tuare prelievi per non minarne l’integrità materica. artiba@arti.beniculturali.it
113
Il gruppo scultoreo è stato sottoposto ad indagine radiografica con una
Tomografia Assiale Computerizzata (T.A.C.) di tipo medico con una sorgen-
te di raggi X. L’indagine ha consentito di visualizzare le modalità di assem-
blaggio delle parti scolpite, i chiodi, le crepe, la diffusione dei fori lasciati
dagli insetti xilofagi e la relativa profondità e l’andamento degli anelli di ac-
crescimento.
Con le immagini radiografiche è stato possibile individuare le parti intaglia-
te e la tecnica con cui esse sono state assemblate al corpo principale: le
due braccia della Madonna sono state sbozzate e fissate al corpo median-
te tenoni; il braccio sinistro del Bambino è stato assemblato al corpo, come
si deduce da uno strato nero che conferma l’unione dei due pezzi; il brac-
cio destro, invece, è stato ricavato dallo stesso corpo principale del fusto:
i cerchi annuali, infatti, si prolungano nell’arto superiore.
L’indagine radiografica ha permesso di constatare la lunghezza dei chiodi
utilizzati per fissare le due travette al corpo della Madonna e di analizzare
le crepe tipiche del ritiro tangenziale e radiale del legno. Inoltre, è stato
possibile osservare la quantità dei fori di lasciati dagli insetti xilofagi: nella
figura della Vergine, i fori sono 51, distanti tra loro mm 5 con gallerie lunghe
mm 255.
L’analisi dell’andamento dei cerchi annuali ha portato ad individuare l’asse
del fusto originario, per quanto concerne il Bambino Gesù. Per quanto ri-
guarda la Vergine, è stato effettuato uno studio più approfondito, che ha
portato al suo posizionamento all’interno del tronco originario.
A tale scopo, sono state prese in considerazione 42 sezioni, distanti l’una
dall’altra 2,5 cm (una sezione ogni 5 di quelle disponibili). Dopo aver
esportato le lastre in formato immagine JPG, le stesse sono state montate,
l’una accanto all’altra, in un programma CAD per poter eseguire più facil-
mente operazioni di ricalco, misurazione e schematizzazione.
Lo studio ha evidenziato che, nella porzione di fusto da cui è stata ricavata
la scultura, sono presenti, oltre agli anelli di accrescimento relativi al fusto
principale, anche altri anelli, di diametro più piccolo (da 5 a 10 cm), relati-
vi ad un secondo asse di cui non si ha più traccia nelle successive immagi-
ni radiografiche, forse perché non compresi nel perimetro della statua.
L’ipotesi più plausibile, relativa a questo secondo asse, è quella di un dop-
pio cimale: il fusto policormico, evidente al momento del taglio del tronco,
era, con probabilità, poco visibile al momento del prelievo, perché non più
presente ed inglobato nel fusto principale.
Il manufatto ligneo non è in asse con il tronco originario, ma leggermente in-
clinato in maniera da disporre le parti della scultura, ed in particolare la te-
sta della Madonna, in una zona non interessata dal midollo.
Per quanto concerne lo strato pittorico, è stata effettuata l’analisi di alcuni
pigmenti con la tecnica non invasiva dell’ED-XRF (Energy Dispersion X-Ray
114
Fluorescence). L’indagine ha dato, come risultato, la composizione chimica
elementare dei pigmenti blu (verde terra, miscelato ad orpimento per la
cromia della veste della Vergine, blu di cobalto, blu di Prussia), rosso (mi-
nio) ed informazioni sulla tecnica di applicazione della doratura. In partico-
lare, è stato rilevato che la policromia originaria è alterata da una ridipintura
successiva, provocando un ribaltamento dei colori, ad eccezione della do-
ratura del manto della Vergine. I saggi di pulitura hanno evidenziato, sotto il
colore rosso della ridipintura, l’azzurro della veste della Vergine, con il bor-
do inferiore rosso, polsini di colore verde ed una scollatura profilata di
bianco e decorazione puntinata di colore scuro; il manto presenta tracce
precedenti di oro e di preparazione, mentre altri saggi effettuati nella parte
interna del manto hanno evidenziato il rosso, sotto il colore verde – azzur-
ro e la cintola, di colore chiaro, risulta, invece, dello stesso colore dell’inter-
no del manto. Infine, dopo la pulitura dell’incarnato del Bambino, sono
emersi, intorno al collo ed ai polsi, una collana con pendente a forma di co-
rallo e due bracciali dipinti di colore rosso.
115
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico Lorenzo Lotto, San Felice in Cattedra, Olio su
tela, Giovinazzo (Ba) Chiesa di San Domenico
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
cende successive del dipinto sono poco chiare. Sembra fosse in origine
conservato nella chiesa di San Felice in Giovinazzo e di lì fosse poi passato
in Cattedrale; qui il trittico, nella seconda metà del secolo XVI, viene di-
strutto per la sua massima parte in un incendio. La tela superstite viene rin-
venuta da Bernard Berenson nella chiesa di San Domenico nel 1897.
Il 1542 è un anno particolarmente doloroso nella vita di Lorenzo Lotto.
L’artista, sessantaduenne, viveva dal 1540 in casa del nipote Mario
della Puglia
Soprintendenza
per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico
per le province di Bari
e di Foggia
Soprintendente ad interim
Rossella Vodret
Via Pier l’Eremita, 25/B
70122 Bari
Tel. 080 5285111
Fax 080 5285214
artiba@arti.beniculturali.it
116
to dalla Banti “il gran melanconico”, in cui il Lotto escogita un accordo im-
mediato tra il dolore espresso dal personaggio e il muro sgretolato del fon-
do attraverso l’uso di una pittura che si decompone in una luce fredda.
Nel San Felice, all’arguzia espressa dagli occhi piccoli e dallo sguardo pe-
netrante, si accompagna una composizione di grande semplicità e di gran-
de modernità, dal sapore neoarcaico; la figura del Santo si colloca in uno
spazio compresso ed è costruita per piani paralleli serrati e senza deviazio-
ni: il gradino di pietra, quello rosso rivestito dal tappeto, le ginocchia, il li-
bro, il torace con la testa e il piviale, il dossale del trono, la tenda verde. La
stesura dei colori è velocemente pittorica con colori puri impastati nella
biacca; la tecnica risulta così del tutto antinaturalistica, l’immagine si de-
compone a una visione ravvicinata, mentre torna ad acquistare la sua inte-
grità visiva alla distanza. Si tratta dello stesso tipo di disfacimento pittorico
che qualifica pitture contemporanee come il Cristo in gloria con i simbo-
li della passione databile al 1543 del quale la Banti aveva notato quanto an-
ticipi il vecchio Tiziano e come sia sorprendentemente “rembrandtiano”.
Il dipinto venne sottoposto ad un primo intervento di restauro da Venturini
Papari nel 1919; nulla è tuttavia documentato di questo intervento. Un se-
condo restauro fu eseguito nel 1951 dall’Istituto Centrale del Restauro. In
quell’occasione fu sostituito il telaio con uno ad espansione. Sul dipinto fu-
rono eseguite soltanto la pulitura e l’integrazione pittorica delle lacune; ven-
nero poi lasciati alcuni tasselli di sporco che documentavano lo stato della
pellicola pittorica prima dell’intervento.
Il restauro eseguito nel corso del 2006-2007 è stato reso necessario dalla
constatazione che il telaio fortemente deformato provocava un’accentuata
tensione della tela. Lo smontaggio del dipinto dal suo luogo di collocazio-
ne chiariva che il dipinto era fortemente compromesso da attacchi di xilo-
fagi, al punto che erano visibili numerosi fori di sfarfallamanto sulla stessa te-
la nelle zone di contatto con il telaio.
L’esigenza primaria dell’esecuzione di un nuovo telaio ha reso necessario lo
smontaggio del dipinto; questa operazione è stata condotta con qualche
dubbio sui risultati che si sarebbero raggiunti, in considerazione del fatto
che in alcuni testi era riportata la notizia che il supporto originario fosse li-
gneo e che il dipinto fosse poi stato trasportato, in epoca imprecisata, su
un nuovo supporto tessile. Lo smontaggio del dipinto ha dimostrato l’infon-
datezza di questa notizia, mentre ha permesso di comprendere che nel pri-
mo restauro era stata scelta una tela da rifodero troppo compatta ed erano
stati lasciati lungo i bordi frammenti dell’antico telaio.
Si è ritenuto pertanto opportuno evitare di traumatizzare ancora il dipinto
con un nuovo reintelaggio. Si è perciò scelto di fissare l’opera al nuovo te-
laio con fasce di tela applicate con collapasta a freddo.
La successiva pulitura ha liberato la pellicola pittorica dalle vernici superfi-
ciali alterate, alcune delle quali patinate ad arte, e dalle ridipinture eseguite
in passato; l’assottigliamento calibrato degli strati di vernice più antichi ha
permesso di raggiungere un nuovo equilibrio dell’insieme, che non rispec-
chia certamente quello primitivo, ma trae origine dalla valorizzazione degli
elementi cromatici ed espressivi dell’opera. Molti brani del dipinto hanno
così ritrovato il valore figurativo primitivo, mentre molti particolari che la pa-
tina bruna aveva offuscato, specialmente sul piviale e sulla dalmatica , han-
no riacquistato evidenza cromatica e plastica.
La pulitura ha posto in luce lacune diffuse e stuccature eseguite nei restauri
precedenti, mentre si è compreso che la vigorosa stiratura eseguita nel cor-
117
so dei precedenti interventi di restauro aveva provocato numerose abrasio-
ni che ponevano in evidenza la trama della tela.
Lo studio accurato della stesura pittorica, che il Lotto esegue con moltepli-
ci piccole pennellate, ha permesso di eseguire un ritocco che ricostruisce
con estrema delicatezza le mancanze diffuse e restituisce compattezza ad
un tessuto pittorico che si presentava perfettamente leggibile ma sgranato.
Il restauro del dipinto è stato accompagnato da una serie di analisi minera-
logiche, chimiche e fisiche, la cui elaborazione è in corso di precisazione,
che permettono di indagare taluni aspetti tecnici del modo di operare di
Lorenzo Lotto, che, come dimostra il Libro di spese diverse nella rubrica
intitolata “Per l’arte”, in cui l’artista indica materiali e metodi di esecuzione,
risulta sperimentale, per molti aspetti, e in qualche modo collegato alle tec-
niche di esecuzione nord europee.
Tra i risultati più interessanti va annoverato quello che dimostra l’utilizzo nel-
la preparazione, eseguita con colla animale e gesso – “colla e jeso” così a
più riprese scrive il Lotto nel Libro -, di allume di rocca, analogamente a
quanto riscontrato nel Ritratto di gentildonna in veste di Lucrezia (Londra,
National Gallery, c.1533).
Ma va soprattutto ricordato che le analisi dei leganti hanno mostrato un pos-
sibile utilizzo di olii semisiccativi, eccentrici rispetto alla tradizione venezia-
na. Effettivamente Lorenzo Lotto cita a più riprese nel Libro di spese diver-
se – che, ricordiamo, viene compilato a partire dal fatidico 1538 – il più
consueto“olio de lin crudo integro” e l’olio di noce che l’artista preparava
personalmente con la spremitura dei gherigli.
Si ritiene pertanto di dover approfondire lo studio dei leganti del San
Felice.
Non si può d’altro canto escludere che l’artista abbia utilizzato in giovinez-
za tecniche più tradizionali quali la tempera all’uovo o tecniche miste; è no-
to, del resto, che il Lotto utilizzò i supporti su tavola fino al secondo decen-
nio del Cinquecento: è da pensare che all’utilizzo del legno si accompa-
gnasse la tecnica all’uovo, ad esso più adatta.
118
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
Le porte di bronzo del santuario di Monte
Sant’Angelo e del Mausoleo di Boemondo
della Puglia
portatile hanno dimostrato che la lega utilizzata è una lega di rame e zinco,
il cosiddetto oricalco.
Sulla porta di Boemondo, già restaurata ed eseguita in fusione piena e non
con lastre sottili applicate su legno, le analisi condotte mediante ICP-AES
(Inductively Coupled Plasma Atomic Emission Spectroscopy) hanno dimo-
strato che la lega utilizzata per le due ante è sostanzialmente la stessa; per
questo motivo si pensa che esse siano state eseguite in continuità tempora-
le, seppure con un cambiamento di progetto che può essere attribuito alla Direttore Regionale
difficoltà di eseguire in unica fusione un manufatto delle dimensioni di oltre Ruggero Martines
due metri. I difetti di fusione presenti sull’anta sinistra testimoniano di que- Coordinamento
per la comunicazione
sta difficoltà. L’anta destra venne poi eseguita in quattro formelle assembla- Emilia Simone
te con un raffinato sistema a incastro del tutto simile a quello delle porte Strada dei Dottula Isolato 49
70122 Bari
della cappella Palatina di Palermo. Tel. 080 5281111
Fax 080 5281114
Sono poi state analizzate mediante Py-GC-MS (Pyrolysis Gas Cromatography dirregpuglia@beniculturali.it
Mass Spectrometry) le decorazioni cromatiche presenti sulla porta di Monte
Sant’Angelo: esse sono composte di stesure pittoriche di cinabro e mala-
chite in un legante a base di olio di papavero, per quanto riguarda i colori
Soprintendenza
per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico
per le province di Bari
e di Foggia
Soprintendente ad interim
Rossella Vodret
Via Pier l’Eremita, 25/B
70122 Bari
Tel. 080 5285111
Fax 080 5285214
artiba@arti.beniculturali.it
119
rosso e verde, mentre i riempimenti neri sono eseguiti con la tecnica del
niello, nella sua formulazione classica, così come viene descritta da Teofilo.
Anche la porta di Canosa presenta finiture di tipo pittorico; si tratta questa
volta di minio in un legante a base di olio di papavero presente nelle parti
alte dei sottosquadri delle fasce decorative vegetali e nei dischi superiori
delle due ante della porta.
120
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
Il restauro del polittico di Bartolomeo Vivarini
raffigurante Madonna con Bambino
della Puglia
Basilica di San Nicola di Bari, firmata e datata 1476.
Raffinatezza di esecuzione è riservata ad ogni particolare: si guardi il manto
della Madonna, eseguito in oro con un minuscolo pennello su disegno pre-
ventivamente realizzato con sottilissime incisioni, in cui sono rintracciabili,
nel modulo ampio del disegno, elementi vegetali e pigne, che, insieme ai
fiori del cardo ed alle melagrane, saranno i temi dominanti nella decorazio-
ne tessile fino alla metà del XVI secolo. Il San Bernardino, dai contorni rigo-
rosi, il San Giovanni Battista, che rammenta quello più noto del trittico dei Direttore Regionale
Frari di Venezia, insieme al San Nicola, affine nella fisionomia a quello della Ruggero Martines
Coordinamento
tavola della basilica nicolaiana, ed al San Vito, completano la composizio- per la comunicazione
ne. Bartolomeo, artista muranese (notizie 1430 – 1491), grande conoscitore Emilia Simone
Strada dei Dottula Isolato, 49
della cultura pittorica padovana, fu allievo del fratello Antonio con il quale 70122 Bari
avviò una fiorente e prolifica bottega, realizzando una serie di polittici per Tel. 080 5281111
Fax 080 5281114
chiese veneziane ed esportandone in gran numero lungo tutto il bacino dirregpuglia@beniculturali.it
dell’Adriatico e, verso la fine della carriera, anche nel bergamasco.
Sovente menzionato per le sue creazioni più felici quali la Madonna in tro-
no del Museo di Capodimonte del 1465, ricca degli influssi dei ferraresi e
di Carlo Crivelli, in cui si impongono valori cromatici vitrei e smaltati, appa-
re qui in una sua opera tarda, dallo stile in certo modo antiquato, in cui non
è traccia delle innovazioni della forma introdotte da Antonello e da
Giovanni Bellini. Già ritenuta dalla critica cronologicamente vicina all’opera
napoletana sopra ricordata, l’opera va invece datata, come ha dimostrato la
data incompleta rinvenuta durante il restauro, agli anni ’90, dunque tra le ul- Soprintendenza
per il Patrimonio Storico,
timissime opere di Bartolomeo; ed effettivamente il carattere arcaizzante e Artistico ed Etnoantropologico
di riproduzione “seriale” di moduli della bottega che qui si può leggere per le province di Bari
e di Foggia
sembrerebbe confermarlo, insieme alla innegabile standardizzazione dei Soprintendente ad interim
modi pittorici, da imputare al contributo sempre più massiccio degli allie- Rossella Vodret
Via Pier l’Eremita, 25/B
vi. E tuttavia la riproposizione di moduli arcaizzanti godrà di una relativa for- 70122 Bari
tuna nei territori di provincia di entrambe le sponde dell’Adriatico come di- Tel. 080 5285111
Fax 080 5285214
mostrano le numerose opere inviate dalla bottega dei Vivarini in Puglia, dal artiba@arti.beniculturali.it
121
polittico di Rutigliano alle opere di Andria e di Altamura, queste ultime og-
gi conservate nella Pinacoteca Provinciale di Bari ed assegnate all’ultima fa-
se della produzione di Bartolomeo; dall’Annunciazione di Modugno, data-
ta 1472, ai polittici di Surbo – anch’esso nella Pinacoteca di Bari- e di
Conversano, datato 1475, dall’Ottocento “tornato” a Venezia dove è oggi vi-
sibile nelle Gallerie dell’Accademia. Già restaurata da Tullio Brizzi nel 1930
e da Raffaello Lorenzoni nel 1964, la preziosa opera appariva indebolita nel
supporto a causa di attacchi di insetti xilofagi. I dipinti si mostravano ingial-
liti, con sbiancamenti diffusi, ritocchi alterati e localizzate riprese della do-
ratura, abrasioni del colore e talune perdite di preparazione; si rilevavano
sulla superficie innumerevoli piccole macchie, da ritenere probabilmente
deiezioni di insetti, minuscole mancanze della pellicola pittorica e piccoli
ritocchi alterati; in alcune zone, infine, la foglia d’oro appariva abrasa e con-
sunta tanto da far trasparire bolo e preparazione. La tavola centrale mostra-
va lacune più consistenti rispetto a quelle laterali e tutti i pannelli presenta-
vano uno strato protettivo aggiunto oleo-resinoso, in modo particolare sul-
la campitura eseguita con azzurrite del manto della Vergine, ed uno di ver-
nice molto ossidata. L’osservazione del polittico ha mostrato che i pannelli
sono stati, in epoche diverse, resecati nei bordi superiori ad altezze diffe-
renti; la mancanza di allineamento tra i punti di fuga risultante da questa cir-
costanza, mascherata parzialmente nel restauro degli anni ‘60 del
Novecento, è stata volutamente lasciata in vista, senza operare, durante
l’esecuzione del ritocco, alcuna omogeneizzazione. Una prima pulitura è
stata funzionale all’eliminazione degli strati più esterni di vernici ossidate e
di alcuni ritocchi; in una seconda fase si è invece proceduto all’asportazio-
ne dei ritocchi più tenaci. Successivamente sono state eliminate con azione
meccanica tutte le stuccature dei precedenti restauri. Il consolidamento
della preparazione e del colore è stata seguito da una prima verniciatura ef-
fettuata sulle sole parti dipinte; è stata poi eseguita la stuccatura a livello di
tutte le lacune. Il ritocco è stato eseguito con abbassamenti di tono, velatu-
re e tratteggi in relazione alla estensione e alla natura delle lacune. La verni-
ciatura finale è stata eseguita per nebulizzazione.
È stato infine modificato il sistema di ancoraggio delle tavole al pannello re-
trostante che si è deciso di conservare in quanto testimonianza dei criteri
espositivi degli anni ’60 del Novecento, pur se alleggerito nella tonalità.
L’intervento, finanziato
dall’Associazione per il Restauro
del Patrimonio Artistico Italiano, è
stato eseguito dalla Società C.B.C.
Conservazione Beni Culturali,
Roma dal settembre 2006 al
marzo 2007 con l’Alta
Sorveglianza dei funzionari della
Soprintendenza per il Patrimonio
Storico Artistico ed Etnoantro-
pologico per le province di Bari e
Foggia, Antonella Di Marzo e
Fabrizio Vona
122
SARDEGNA
Un inedito frammento di affresco secentesco
di Cagliari e Oristano
È pertanto plausibile che l’opera, scoperta in occasione della realizzazione
della Sardegna
del nuovo altare da parte del marmoraro milanese Giulio Aprile nel 1683, sia
stata eseguita nei primi decenni del Seicento, subito dopo la canonizzazio-
ne dei missionari.
Il restauro
Prima di procedere all’effettivo restauro dell’opera il restauratore ha effettua-
to un accurato controllo del supporto murario e sulla cromia ancora esisten-
te, constatando le precarie condizioni dell’intonaco formato da un unico
sottile strato a base di calce e inerte calcareo, disteso direttamente sulla su-
Direttore Regionale
perficie muraria, senza la presenza dell’arriccio. Paolo Scarpellini
La superficie dipinta era in gran parte ricoperta da uno spesso strato gros- Coordinamento
Sandra Violante
solano di scialbo, mentre alcune parti mostravano tracce di solfatazione.
Via dei Salinieri, 20/22
Dopo un dettagliato rilievo dei frammenti di affresco, si è proceduto alla 09126 Cagliari
Tel. 070 34281
spolveratura dell’intera superficie con pennelli morbidi a pelo lungo e get- Fax 070 3428209
to d’aria a bassa pressione, al fissaggio delle zone sollevate della pellicola dirregsardegna@beniculturali.it
123
pittorica con colla animale sciolta a caldo, al consolidamento con malta flui-
da nelle parti dove la decoesione era più estesa, mentre si è utilizzata la re-
sina acrilica in emulsione nelle zone meglio conservate. Le lesioni capillari e
le piccole lacune, prima dell’applicazione della tela da stacco, sono state
consolidate con malta idraulica caricata con polvere di marmo.
Tutte le incrostazioni sono state rimosse con l’utilizzo di bisturi e successi-
vamente, prima di procedere all’incollaggio della tela, è stata eseguita una
prima pulitura degli sbiancamenti mediante spugnature in forma blanda di
acqua e benzalconio cloruro. Si è proceduto quindi all’incollaggio su tutta
la superficie di una doppia tela (velatine da stacco) e di un rinforzo sulle
zone perimetrale con tela Patta, mediante l’utilizzo di Paraloid B72 diluito al
30%, e sono state applicate delle controforme in legno, accuratamente
puntellate, per procedere allo stacco.
Questo è avvenuto con l’utilizzo di mezzi meccanici che hanno consentito
la rimozione del solo intonaco, lasciando intatta la parte di supporto ade-
rente alla cromia. Il retro dell’intonaco è stato assottigliato, procedendo poi
alla stuccatura delle lacune e delle fenditure del retro dei dipinti con malta
a base di grassello e polvere di calcare e alla stesura di un sottile strato di
livellamento con malta formata di grassello di calce e inerte di calcareo.
Il nuovo supporto è formato dall’assemblaggio di pannelli Aerolam-Giba su
una struttura in scatolato d’alluminio di cm. 3x5, stendendo successivamen-
te uno strato di resina epossidica pura caricata con inerte fine. L’incollaggio
delle porzioni di intonaco è stata effettuata con malta a base di calce, iner-
ti e resina acrilica in emulsione.
Il restauro della superficie pittorica è stato eseguito con mezzi meccanici, ac-
qua e desogen applicata ad impacchi, previa eliminazione delle veline, men-
tre per la stuccatura delle lacune sono state utilizzate delle malte idonee, in-
tegrate a velatura con colori ad acquarello. Per conservare le dimensioni reali
dell’intero affresco si è stabilito di ricostruire l’intera zona centrale mancante
con un colore neutro composta da una semplice miscela di sabbia gialla di
due diverse tonalità e da polvere di marmo in proporzione di 2 a 1.
Tale intervento ha consentito il recupero alla pubblica fruizione di un docu-
mento dimenticato e nascosto da oltre trecento anni.
124
Oristano – Chiesa di Santa Chiara (XIV-XV secolo).
Restauro dei dipinti murali conservati nell’antica
di Cagliari e Oristano
romanico e viene costretta allo stile gotico solo nella parte del presbiterio e
della Sardegna
poi, con l’intervento degli anni Venti del Novecento, tutta la chiesa viene
adattata a questo stile con artifici (volte a crociere in rete metallica e intona-
co, finti archi e nervature). Queste modifiche successive, nate dal desiderio
di collocare la fabbrica in un momento culturale ben preciso, ne hanno sna-
turato le linee originali aggredendo la struttura antica e nascondendo o di-
struggendo gran parte delle testimonianze del periodo giudicale. L’ interven-
to ormai storicizzato, rientra pertanto in quel tipo di testimonianza storica da
tutelare, fin tanto che le tecniche di conservazione dei materiali lo consento-
no. Solo l’abside, in conci di arenaria, conserva la sua volta a crociera origi-
naria a costoloni ed i capitelli dell’arco trionfale dove sono scolpiti gli stem- Direttore Regionale
mi giudicali d’Arborea con l’albero deradicato e i pali aragonesi. I peducci Paolo Scarpellini
Coordinamento
pensili su cui cadono i costoloni presentano figure umane in cui si è voluto Sandra Violante
riconoscere personaggi della storia giudicale arborense. Via dei Salinieri, 20/22
09126 Cagliari
Tel. 070 34281
Fax 070 3428209
dirregsardegna@beniculturali.it
125
I dipinti recuperati
Nel corso dei lavori di restauro iniziati nel 2003, finanziati dalla regione
Sardegna, alla conclusione del primo lotto, si è riportato alla luce, nell’origina-
ria struttura della cappella del Santissimo Sacramento, alcuni brani di decora-
zioni parietali, ed ancora leggibili su parte del muro della cappella, gravemen-
te rovinato da interventi strutturali risalenti alla costruzione di una scala interna
e altre mensole ormai senza nessun significato funzionale. Tali dipinti, grave-
mente deteriorati, riproducono nell’estrema destra, all’interno di spazi defini-
ti da cornici con disegni geometrici, un gruppo sacro, ai piedi della croce con
il Cristo crocefisso secondo i moduli del gotico doloroso, formato dalla
Vergine, San Giovanni, due santi non ben identificati ed altri due personaggi
inginocchiati. A sinistra, sempre incorniciati da strisce geometriche delimitate
da stemmi araldici non completamente leggibili, sono venuti alla luce le figu-
re di una Madonna con Bambino e altre due figure aureolate con punzonatu-
ra realizzata sull’intonaco, inquadrate entro cornici a sesto acuto. All’estremità
sinistra nell’ex cappella di Sant’Antonio risulta ancora leggibile parte della fi-
gura di un santo con mano guantata recante un libro. Tale lettura è stata faci-
litata dal rilevamento grafico effettuato nel luglio scorso dal gruppo di lavo-
ro di giovani ricercatori universitari, composto dal dott. Andrea Pala, la
dott.ssa Nicoletta Usai, storici dell’arte, coadiuvati dall’arch. Rossella Sanna
e Federica Pinna, incaricate dal comune come direttore dei lavori e diretto-
re operativo dell’intervento ancora in corso nella chiesa. Questo primo rilie-
vo riportato su fogli di acetato, ha permesso una mappatura corretta del di-
pinto e rilevato con più precisione il tratto pittorico, su segni grafici visibili
e certi, senza nessuna interpretazione grafica arbitraria. Si rileva l’estrema
precarietà dello stato conservativo delle pitture, che, pur pesantemente
compromesse dai lavori murali e pittorici eseguiti nella cappella negli anni
passati, potrebbero essere recuperate e costituire l’unica e preziosissima te-
stimonianza rimasta della prima decorazione della chiesa eretta in età giu-
dicale. Pur essendo ancora difficile ipotizzare una datazione, dai tratti su-
perstiti e dalle aureole punzonate perfettamente conservate nel gruppo di
sinistra, si potrebbe assegnare la decorazione pittorica alla seconda metà
del XIV secolo. L’estrema precarietà delle condizioni dell’opera impedisce
ancora di stabilire l’esatta tecnica pittorica, comunque ipotizzabile come
affresco o mezzo fresco. La Soprintendenza BAPPSAE per le province di
Cagliari e Oristano ha predisposto un intervento di somma urgenza per la
messa in sicurezza ed il restauro dei dipinti recuperati ai sensi e per gli ef-
Responsabile progetto
fetti della legge 1 marzo 1975, n. 44 (art. 9) e del dpr n. 554/1999 (artt. 146-
Patricia Olivo 147), destinando un importo di 25.800 euro.
126
Il progetto redatto dalla scrivente, incaricata anche come direttore dei lavo-
ri è stato finalizzato soprattutto ad uno studio analitico volto a individuare
le tecniche e i materiali costitutivi dell’opera, il suo stato di conservazione,
l’efficacia degli interventi precedentemente operati e altresì di valutare le
condizioni ambientali della struttura nella quale è situata, attualmente og-
getto di importanti interventi.
I lavori, iniziati nell’ottobre 2007, si concluderanno nel gennaio 2008, sono
stati affidati alla ditta Giuliana Fenu, con la quale si è predisposto un crono-
programma delle analisi da effettuare.
Indagine in termografia
Eseguita sugli ambienti interni ed esterni dell’edificio, fornisce informazioni
riguardo la presenza di eventuale umidità in eccesso, l’integrità delle strut-
ture e l’adesione dell’opera al supporto.
Rilievo termoigrometrico
I dati relativi alla temperatura e all’umidità relativa, sia all’interno che even-
tualmente all’esterno dell’edificio, raccolti con rilevatori digitali vengono
elaborati tramite software e riportati su grafico. Si otterranno in questo mo-
do informazioni indispensabili a guidare la scelta dei materiali e l’idoneità
della loro posa in opera durante l’intervento. È consigliabile protrarre il mo-
nitoraggio per almeno un intero anno solare.
127
Sezioni sottili e relativa analisi minero-petrografica, analisi diffrattome-
triche X (XRD)
Le due indagini associate consentono di valutare i materiali costitutivi degli
intonaci e la tecnica esecutiva dell’opera oltre a documentare una quantità
di indicazioni, quali ad esempio la porosità in termini quantitativi e qualita-
tivi, assai utili da un punto di vista operativo.
Bibliografia
Oristano, Archivio del
monastero di Santa Chiara
(A.M.S.C.O.), ms. 1br
G. Mele, Un manoscritto
arborense inedito del Trecento.
Il codice 1 br del Monastero di
Santa Chiara, Oristano, S’Alvure,
1985
A. Melis, Guida storica di
Oristano, Oristano, Ed.
Cartotecnica, 1924
128
Il ponte del Calik tra conservazione
e reintegrazione
I l Ponte del Calik, ubicato nello stagno omonimo nei pressi di Fertilia in co-
mune di Alghero, è stato oggetto di una campagna di restauri promossa
dalla Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Sassari e Nuoro articolata in quattro
della Sardegna
la zona ad opera dell’E.F.T.A.S. vengono demolite dieci arcate e viene rea-
lizzato il nuovo ponte carrabile.
Del ponte originario costituito da 24 arcate in pietra calcarea, larghezza del
piano di corsa 2,60 m., largh.totale 3,50 m., sopravvivono solo 13 arcate per
una lunghezza complessiva di 105 m..
L’altezza sull’acqua del piano viario è sensibilmente variabile da 1,50 e 2.20
m. e l’apparecchio in muratura ad opus incertum (rivestito da un intonaco a
calce originario fortemente alveolizzato del quale sopravvivono solo spora-
diche porzioni) è stato integrato da alcuni rostri ogivali addossati alle pile
oramai completamente distaccati e in fase di rovesciamento.
Direttore Regionale
Il piano di corsa si presenta ricoperto da uno strato di terra e vegetazione Paolo Scarpellini
infestante che occludono il selciato originario. Coordinamento
Sandra Violante
Alla fine degli anni ’90, prima dell’inizio della campagna degli interventi di Via dei Salinieri, 20/22
restauro promossa dalla Soprintendenza, appare evidente che la geometria 09126 Cagliari
Tel. 070 34281 - Fax 070 3428209
del ponte risulta sensibilmente alterata con andamenti sinuosi sia sul piano dirregsardegna@beniculturali.it
orizzontale, per effetto dei contrastanti moti di maree e correnti di piena,
che sul piano verticale a causa della natura cedevole del terreno di appog-
gio delle fondazioni.
129
A tal fine sono state eseguite le principali opere:
- realizzazione di un argine artificiale in massicciata e tout-venant stabiliz-
zato allo scopo di:
- proteggere il ponte dalle ondate di piena e di marea;
- evitare la perdita delle parti a rischio di crollo;
- rendere accessibili e sicure le varie zone d’intervento e facilitare gli agotta-
menti per le opere di consolidamento a livello e sotto il livello dell’acqua
- (L’efficacia del consolidamento attraverso la realizzazione dell’argine è
stata verificata e periodicamente monitorata da una campagna di indagi-
ni geognostiche eseguita nel 2005)
- consolidamento delle varie parti costitutive dei vari frammenti;
- consolidamento dei frammenti alla zona fondale;
- connessione fra le parti in modo da ricostituire una massa resistente capa-
ce di contrastare i moti di marea e corrente che nell’ultimo periodo ne
avevano accelerato il degrado, ma anche capace di restituire, sotto un
certo aspetto, una lettura del rudere in grado di evocare l’immagine del
ponte almeno nell’assetto precedente alla sua demolizione.
La soluzione dell’argine in tout-venant si è rivelata oltre che una soluzione
reversibile e poco invasiva anche una soluzione economicamente vantag-
giosa rispetto ad altre tecniche di consolidamento fondale.
Le reintegrazioni sono state misurate al minimo indispensabile e sono state
dettate dalle necessità di connettere prima di tutto per ragioni statiche le
componenti dei frammenti di ciascuna campata ed eccezionalmente (nel
caso della ricostruzione di un muro d’ala lato laguna tratto 9-10) alcuni epi-
sodi (arcata-pila-muri) fra di loro.
Responsabile progetto
Gianluca Zini
Lavori di restauro e
consolidamento ruderi del
ponte sul calik fertilia
Alghero (SS) e.f. 2002/2003
Progetto e direzione lavori:
Gianluca Zini
Direttore operativo:
Raffaele Pitirra
130
Interventi di restauro e valorizzazione nel
complesso pre-protostorico di Cuccurada Mogoro
della Sardegna
Sono attualmente in corso nel complesso pre-protostorico di Cuccurada i
lavori di due progetti che riguardano: 1) Interventi di restauro e valorizza-
zione dell’area archeologica di Cuccurada - Euro 270.000,00; 2)
Realizzazione delle attività di animazione e di intrattenimento didattico re-
lativi alla proposta per la valorizzazione delle risorse archeologiche del
Comune di Mogoro - Euro 266.600,00. I progetti sono finanziati all’interno
del POR Sardegna 2000-2006 - Misura 2.1 “Archeologia, percorsi religiosi e
museali, recupero di centri storici abbandonati, a fini culturali e turistici”.
Gli interventi riguardano quattro categorie di lavori principali: 1) interventi di
restauro statico e messa in sicurezza del monumento; 2) dotazione impian-
Direttore Regionale
tistiche dell’area funzionali alla fruizione; 3) sistemazione dei percorsi di vi- Paolo Scarpellini
sita e realizzazione della cartellonistica didascalico-informativa; 4) prodot- Coordinamento
Sandra Violante
ti multimediali. Le opere di restauro e di messa in sicurezza del monumen- Via dei Salinieri, 20/22
to riguardano il complesso polilobato e sono finalizzate alla conservazione 09126 Cagliari
Tel. 070 34281
Fax 070 3428209
dirregsardegna@beniculturali.it
131
delle strutture e alla risoluzione delle problematiche di natura statica.
Gli interventi nelle cortine murarie delle torri perimetrali del nuraghe polilo-
bato hanno riguardato la microchiodatura con barre di titanio e malta esen-
te da resine epossidiche dei blocchi fratturati dei paramenti che prospet-
tano sulla corte interna, la rinzeppatura delle cortine mediante l’uso di pie-
tre di varie dimensioni, simili a quelle esistenti provenienti dalla stessa area.
Si è, inoltre, realizzato il ripristino della pavimentazione in terra battuta de-
gli ambienti nei quali lo scavo archeologico è stato completato ed è stato
realizzato un rilievo di dettaglio del monumento allo stato attuale, anche su
formato digitale. Si sono messe in opera, per di più, una serie di dotazioni
impiantistiche per la fruizione e la sicurezza del sito realizzando l’illumina-
zione nel complesso polilobato e nei tratti di percorso che si sviluppano
tra l’area dei parcheggi, il centro di accoglienza e un’area di sosta che con-
sente la visione del monumento illuminato.
Il Comune di Mogoro, unitamente alla Soprintendenza per i Beni Archeo-
logici di Cagliari e Oristano e all’Università degli Studi, punta sull’obiettivo
dello sviluppo delle risorse culturali del territorio attraverso la conservazio-
ne, la valorizzazione e la promozione del patrimonio archeologico e am-
bientale con l’attuazione di specifici interventi nel complesso megalitico di
Cuccurada.
Il progetto si prefigge di raggiungere l’obiettivo d’inserire tra le mete dei
flussi turistici l’area archeologica di Cuccurada che, con la sua felice posi-
zione geografica a breve distanza della Statale 131 rappresenta un richiamo
per i visitatori. L’importante sito è stato inoltre inserito nell’area del
Consorzio “Sa Corona Arrubia”, costituito dai centri della regione dell’Alta
Marmilla con le più alte potenzialità culturali e turistiche.
A tal fine è rivolto il progetto “esecuzione delle attività di animazione e in-
trattenimento didattico” all’interno del quale è stato creato nel punto di ac-
coglienza, già edificato all’ingresso dell’area archeologica, una sala esposi-
tiva con una serie di servizi che compongono l’offerta didattica e di anima-
zione visionabili nel sito www.mondi attivi.it.
Il bene culturale diventa così spazio aperto e interattivo, nel quale avere di-
retto contatto con strumenti, simulazioni e animazioni. L’obiettivo è quello
di capovolgere il ruolo tradizionale del visitatore che di norma è un “osser-
vatore passivo” del bene culturale, per attribuirgli quello di “attore”, coin-
volto nella realtà del bene culturale, stimolandone l’interesse e la capacità
di apprendimento. Sono state realizzate, a cura dello Sci. S.a.s, due posta-
zioni multimediali attraverso le quali si potrà fruire dei prodotti interattivi
quali la ricostruzione virtuale delle diverse fasi di vita del complesso monu-
mentale, il sito Internet e il DVD inerente le ricchezze storico artistiche, cul-
turali e etnografiche del territorio di Mogoro tra le quali, oltre alla rinomata
Fiera del tappeto si distingue l’area archeologica di Cuccurada.
Responsabile progetto
Emerenziana Usai
132
Soprintendenza per i Beni Archeologici
per le province di Sassari e Nuoro. Restauri 2007
della Sardegna
Gli operatori intervengono su materiali archeologici di diversa provenienza,
sia in laboratorio che nel territorio.
Direttore Regionale
Paolo Scarpellini
Coordinamento
Sandra Violante
Via dei Salinieri, 20/22
09126 Cagliari
Tel. 070 34281
Fax 070 3428209
dirregsardegna@beniculturali.it
Nell’arco del 2007 l’attività del Centro è stata indirizzata principalmente alla
prosecuzione ed al completamento di restauri finalizzati alla realizzazione di
mostre (“Un’Arma per la Tutela”, Sassari, 19 maggio- 30 settembre 2007, fina-
lizzata alla conoscenza dell’attività del Comando Carabinieri TPC attraverso i
recuperi di beni culturali), ed all’allestimento di Musei. Tra gli esempi più si-
gnificativi, si ricordano il Museo Civico Archeologico di Macomer (NU),
quello di Olbia (OT) e quello di Alghero (SS), ancora in corso. Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le province
Per il completamento dell’allestimento del Museo Civico Archeologico di di Sassari e Nuoro
Olbia, inaugurato nell’estate 2007, è stato inoltre portato a termine il com- Soprintendente
Giovanni Azzena
plesso restauro conservativo di due relitti pertinenti al porto antico della cit-
Piazza S. Agostino, 2
tà, e provenienti dallo scavo di un tunnel per la costruzione di una strada 07100 Sassari
Tel. 070 206741
nel centro urbano. Si tratta del relitto n. 2, di epoca vandalica, e del relitto Fax 079 232666
C di epoca medievale: entrambi saranno a breve rimontati ed esposti all’in- segreteria.generale@archeossnu.it
Referente
terno del Museo. Maria Rosaria Manunta
133
Si segnala l’avvio dell’intervento di restauro sullo straordinario complesso
delle sculture nuragiche di Monte ‘e Prama di Cabras in atto presso il Centro
di Conservazione e Restauro della Soprintendenza.
Tra gli interventi legati ad attività di scavo archeologico programmate, si ci-
ta quello su straordinari reperti metallici e vitrei, provenienti dall’insedia-
mento di epoca romana e tardo antica di S. Efis di Orune (Nu). I materiali,
da un ambiente sigillato dal crollo della copertura in seguito ad un incen-
dio, sono costituiti da diversi recipienti di bronzo, anche con manici con at-
tacchi variamente configurati, e da oggetti di vetro, alcuni dei quali defor-
mati dall’incendio. Tra i materiali vitrei, è stato completato il restauro e la ri-
composizione di una rarissima lampada rituale a tronco di cono rovesciato,
con incisioni raffiguranti Cristo tra gli Apostoli.
Tra gli interventi di restauro monumentale sul territorio, si ricordano in parti-
colare i seguenti:
134
Altare megalitico di Monte D’Accoddi, Sassari: intervento di restauro e
consolidamento e progetto di valorizzazione. L’altare megalitico di
Monte D’Accoddi, rappresenta uno degli edifici cultuali più significativi di
tutta la preistoria nell’intero bacino del mediterraneo. La fase del monumen-
to giunta fino a noi, risalente all’Eneolitico, restituisce una grande struttura
troncopiramidale a base rettangolare (m. 36 x m 29), rivestita lungo il peri-
metro esterno con grandi blocchi sommariamente sbozzati, ed una monu-
mentale rampa inclinata che permette l’accesso al terrazzo superiore.
Al suo interno conserva le strutture appartenenti al Tempio Rosso, una co-
struzione rettangolare di m. 5 x 15 costituente il sacello, così chiamato per
la caratteristica colorazione data sia agli intonaci che al pavimento, risalente
al primo impianto dell’altare, nel Neolitico Finale.
Durante gli scavi del 1990 è stato individuato il Tempio Rosso ed è stato rea-
lizzato all’interno dell’altare un ambiente che ne permette la visitabilità.
L’intervento effettuato nel 2004, finanziato dal MiBAC e realizzato dalla
Soprintendenza, ha permesso il consolidamento di questo ambiente, che
presentava una serie di preoccupanti manifestazioni di dissesto statico.
L’intervento è giunto a buon fine attraverso il potenziamento della struttura
portante. Nell’ambito dello stesso finanziamento, attraverso una attenta ana-
lisi funzionale, storico-critica e non ultimo ambientale-paesaggistica, sono
stati definiti gli interventi di valorizzazione per rendere visibili al vasto pub-
blico i risultati del lungo percorso di acquisizione dei dati. Il progetto di va-
lorizzazione propone la sistemazione:
- dell’area di ingresso e del parcheggio;
- del percorso di accesso dal parcheggio al cancello, attraverso la realiz-
zazione di un sistema informativo che ripercorre la “scoperta” di questo
eccezionale monumento;
- dell’area archeologica antistante il monumento, attraverso sistemi di
schermatura e sistemazione a verde;
- dell’area archeologica vera e propria con la regolarizzazione delle sezio-
ni di scavo, l’individuazione del percorso di visita e la realizzazione del
sistema informativo;
- di un percorso esterno all’area monumentale che ne evidenzi, nel sistema
informativo, l’inserimento nel sistema territoriale storicizzato;
- dei volumi a servizi per la visita, quale book shop, caffetteria, luogo di so-
sta in genere.
È imminente l’inizio dei lavori per la sistemazione dell’area monumentale.
135
Le nuove tecnologie per la tutela,
la valorizzazione, la conservazione e il restauro
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
136
TOSCANA
della Toscana
l’IFAC CNR di Firenze ha eseguito le misurazioni spettrofotometriche della
superficie pittorica, e così l’Università di Perugia.
l’INOA CNR ha eseguito la riflettografia a scansione di tutte le tavole e l’OPD
ha realizzato la radiografia a lastra unica di tutto il complesso; queste ultime
indagini, poiché prive di fenomeni di deformazione in fase di acquisizione,
si rivelavano fondamentali per l’approccio alla problematica relativa ai reali
rapporti spaziali intercorrenti fra le tavole resecate del polittico.
L’ICR, in quanto esecutore dell’ultimo intervento di restauro è stato coinvol-
Direttore Regionale
Mario Lolli Ghetti
Coordinatore
per la comunicazione
Rosalba Tucci
Lungarno A.M. Luisa dè Medici, 4
50122 Firenze
Tel. 055 27189766
Fax 055 27189700
137
to nel reperimento della documentazione relativa; inoltre il laboratorio
scientifico dell’Istituto ha potuto riesaminare i campioni prelevati all’epoca,
alla luce delle nuove tecnologie, giungendo a risultati chiarificatori per la
preparazione delle varie parti del polittico.
La collaborazione coi due Istituti Nazionali preposti al Restauro è prosegui-
ta attraverso il confronto con i colleghi dell’Opificio che già avevano potu-
to esaminare altre opere dell’artista, per l’analisi dei risultati ora ottenuti.
Nel contempo il polittico è stato sottoposto alla disinfestazione in atmosfe-
ra modificata e ad una leggera pulitura della superficie pittorica, mediante
asportazione dei depositi di polvere e sostanze grasse, presenti sulla verni-
ce di protezione applicata durante l’ultimo restauro.
Sono stati rimossi anche i tasselli di ridipinture e patinature che erano stati
lasciati per documentazione dai restauratori dell’ICR, archiviandone il mate-
riale asportato.
Il lavoro svolto ed i risultati ottenuti sono stati poi presentati in quattro gior-
nate di studio che hanno coinvolto anche gli storici dell’arte per il confron-
to sulla nuova proposta di riallestimento del polittico; questa si rende ora
necessaria per i problemi di degrado della precedente struttura e per i nuo-
vi risultati acquisiti relativamente ai rapporti spaziali fra le singole tavole.
I contributi dei lavori verranno successivamente pubblicati negli atti delle
giornate di studio.
Direzione lavori
Paola Refice, Storico dell’Arte
direttore coordinatore
della Soprintendenza BAPPSAE di
Arezzo
Mariangela Betti, Direttore del
Museo Civico di Sansepolcro
Fabrizio Andreini, Ufficio tecnico
del Comune di Sansepolcro
Alessandro Benci, Fotografo della
Soprintendenza BAPPSAE di
Arezzo
Rossella Cavigli, Fedele Fusco,
Andrea Gori, Andrea Papini,
Restauratori della Soprintendenza
BAPPSAE di Arezzo
138
Esperienze di documentazione di cantieri
di restauro a Pisa
Esperienze in corso
della Toscana
il restauro - SICaR w/b e ARISTOS - sperimentati e validati nel corso del pro-
getto ARTPAST (www.artpast.org), attualmente adottati dal MiBAC.
Soprintendenza ai Beni
Ambientali Architettonici,
Artistici e Storici per le
provincie di Pisa e Livorno
Soprintendente
Guglielmo Maria Malchiodi
Lungarno Pacinotti, 46
Palazzo Reale
56010 Pisa
Tel. 050 926511
Fax 050 500099
info@ambientepi.arti.beniculturali.it
139
Iniziato ad aprile e conclusosi in questi giorni, l’intervento, diretto da Clara
Baracchini, si è caratterizzato soprattutto per le indagini volte ad approfon-
dire la conoscenza delle condizioni di stabilità del blocco scolpito:
140
stine a iperboloide che hanno una superficie di contatto piccolissima: la su-
perficie modellata rendeva infatti impossibile l’utilizzo di testine o sistemi
di testine US normali, utilizzabili esclusivamente su superfici piane.
Dopo aver individuato tre possibili sezioni che attraversavano parti della sta-
tua interessate dalle fratture e aver fissato i punti di battuta e di ricezione,
sono state eseguite per ogni sezione tutte le misure possibili per ottenere
una copertura dei dati tale da permettere una ricostruzione tomografica. I
dati, prima memorizzati sull’oscilloscopio-data logger del sistema, sono
stati poi trasferiti su laptop per la lettura dei tempi di arrivo.
A questa indagine hanno fatto seguito i rilievi topografici (con stazione tota-
le) necessari per determinare le posizioni di tutti i punti di battuta e ricezio-
ne delle tomografie US, eseguiti dalla sezione di Topografia del Dipartimento
di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa (Prof. Gabriella Caroti). Per il tratta-
mento dei dati è stata necessaria per ogni tomografia una serie di operazio-
ni preliminari: individuazione dei piani di best-fit rispetto alle posizioni dei
punti di misura; proiezione dei punti di misura su detti piani; trasformazione
delle coordinate da 3D a 2D su ogni piano. Si sono poi eseguite le inversio-
ni di dati , con un potente software con routine di raytracing.
Per stimare la profondità dei vari ferri di ancoraggio inseriti nella statua e per
individuare eventuali fratture o difetti notevoli all’interno della statua, è sta-
ta invece eseguita un’indagine georadar ad altissima risoluzione, per la qua-
le è stato utilizzato (in collaborazione con la casa costruttrice, IDS) un nuo-
vo georadar ad altissima frequenza. Si sono utilizzati un sistema di antenne
bipolari a 2 GHz, che permette di lavorare per riflessione con diverse pola-
rizzazioni, ed un sistema a 1.6 GHz per le misure per trasparenza. I risultati
hanno messo in evidenza le vecchie imperniaure in ferro all’interno della sta-
tua, che in genere sono risultate abbastanza corte e non passanti.
A tali indagini, e con la prospettiva di poter trasferire i dati ricavati su un si-
stema di immagine 3D, si è affiancata l’acquisizione tramite laser-scanner
dell’intera superficie dell’opera, affidata all’ ISTI CNR di Pisa, e coordinata da
Roberto Scopigno. L’acquisizione del modello digitale, attuata con un
Konica-Minolta Vivid 910, uno strumento di 3D scanning commerciale dalle
ottime caratteristiche di precisione e versatilità, è risultata abbastanza com-
plessa per le dimensioni della statua e la necessità di lavorare attraverso l’im-
bragatura che la sosteneva: ha richiesto due giorni di lavoro, con punti di
ripresa posti a 4 altezze diverse, per poter coprire in maniera ottimale le va-
rie zone della statua. Sono stati raccolte più di 300 singole riprese e circa
100 foto digitali, per una occupazione di disco di alcuni gigabyte.
Il trattamento dei dati è stato effettuato utilizzando software sviluppato in-
ternamente presso il Visual Computing Lab dell’ISTI – CNR di Pisa.
In primo luogo, le varie riprese effettuate sono state allineate in un unico si-
stema di riferimento, per ricostruire pezzo per pezzo l’intera superficie del-
l’oggetto. Successivamente, le varie acquisizioni sono state ripulite dagli
elementi estranei (inevitabilmente acquisiti in quanto vicini alla superficie) e
da esse è stato generato un modello tridimensionale che, utilizzando algo-
ritmi volumetrici, è in grado di preservare il massimo dettaglio, pur sfruttan-
do la ridondanza dei dati per ridurre il rumore di sampling.
Il modello grezzo risultante, composto da circa 44 milioni di triangoli, per
una occupazione di disco di 750 MB, è stato successivamente pulito dalle
aree di non interesse e ridotto in complessità per essere utilizzato in con-
testi interattivi. Il risultato di questa operazione sono diversi modelli tridi-
mensionali a differente risoluzione e una struttura multirisoluzione che con-
141
sente l’esplorazione in tempo reale del modello a massima risoluzione.
A partire da questi modelli semplificati, verrà effettuato l’allineamento delle
foto digitali acquisite contestualmente alla scansione. In questo modo sarà
possibile applicare le informazioni di colore raccolte attraverso le fotografie
alla superficie del modello digitale, ottenendo così una caratterizzazione al-
tamente realistica, su cui potranno essere geo-referenziate le indagini sopra
descritte e valida come documentazione dello stato pre-restauro.
Rassicurati sulla stabilità della scultura, e in considerazione della destinazio-
ne dell’opera ad ambiente controllato, si è proceduto a blande operazioni
conservative, indirizzate a stabilizzare le condizioni della superficie marmo-
rea, che purtroppo, per la lunga esposizione all’aperto, non presentava più
alcuna traccia di policromia né di doratura né della originaria finitura: le in-
dagini ottico petrografiche, eseguite da Marcello Spampinato, mostravano
infatti una superficie irregolare con sporadiche minime tracce di pigmento
moderno nei sottosquadri e una generalizzata solfatazione che, assieme ad
alghe e licheni, si era diffusa tra i granuli decoesi della calcite. L’intervento,
eseguito da Lascialfari & De Blasio con il coordinamento di Sabina Vedovello
si è avvalso delle tradizionali metodologie: pulitura della superficie con im-
pacchi solventi a base di carbonato di ammonio a concentrazioni idonee; ri-
mozione dei sali residui di rame nelle zone limitrofe le grappe metalliche,
eseguiti con impacchi assorbenti di E.D.T.A. e/o acqua distillata; rimozione
meccanica dei residui di croste nere e di antichi attacchi biologici, adden-
sati nei sottosquadri e nei fori del pitting; rimozione meccanica delle vecchie
stuccature, per la maggior parte eseguite a cemento; trattamento conservati-
vo delle grappe con rimozione delle patine di alterazione, trattamento con
benzotriazolo e stesura di un protettivo superficiale (Paraloid B72 al 20% in
acetone); consolidamento delle fessure e delle fratture mediante infiltrazio-
ne leggermente forzata di malte idrauliche tipo Mapei Antique F 21 colata a
bassa pressione utilizzando piccole canalizzazioni in materiale plastico per
veicolare il consolidante in profondità. Si è infatti preferito non ricorrere alle
resine epossidiche sia per la vastità e gli spessori delle fratture, che avrebbe-
ro richiesto l’infiltrazione di grosse quantità, sia perché ultimamente messe in
discussione rispetto all’effettiva capacità di tenuta nel tempo. Si è poi pro-
ceduto alla stuccatura definitiva delle lacune, delle fessure e delle fratture
142
con malte a base di grassello di calce e polveri di marmo opportunamente
selezionate per granulometria e colorazione.
Attualmente è allo studio un corretto sistema di posizionamento della scul-
tura, per assicurare una corretta distribuzione del peso, resa ora impossibi-
le dalla irregolarità del piano di appoggio.
143
DIAGNOSTICA
AFFRESCHI AMBIENTE
144
- la caseina utilizzata per far aderire il colore strappato alla tela di sostegno
è risultata marcescente e non più in grado di svolgere la sua funzione di
collante;
- il grassello di calce, mescolato con la caseina, è risalito spesso verso la su-
perficie dipinta, depositandovisi e creando una patina biancastra duris-
sima ed irreversibile;
La possibilità che anche in queste scene, si verifichino questi stessi fenome-
ni porta ad asserire la necessità di una campagna di indagini diagnostiche
atte alla valutazione dello stato di conservazione, determinanti al fine della
scelta di un appropriato intervento conservativo.
145
sui bordi e sui frammenti dell’Ascensione, al fine di rimuovere la patina grigia-
stra senza attaccare la componente pittorica: la rimozione è stata effettuata
con resine a scambio ionico ottenendo una maggiore leggibilità. Tale metodo
deve tuttavia essere attuato con estrema cautela
Protocollo di monitoraggio
146
2.3. Progetto di monitoraggio per il controllo della durabilità del re-
stauro all’interno del Camposanto
Un monitoraggio ambientale continuato, consistente nell’impiego di una serie
di rilevatori di parametri microclimatici (temperatura, umidità relativa, sensori
di inquinanti ambientali) posti in zone prestabilite, controllati e valutati perio-
dicamente da esperti del settore, permetterà di valutare le condizioni di con-
servazione dei dipinti ricollocati ed eventualmente intervenire, qualora si ren-
desse necessario, con le necessarie attività di manutenzione.
È stato quindi organizzato un gruppo di lavoro che coinvolge enti di ricer-
ca diversi, specializzati in tecnologie chimico-fisiche d’avanguardia appli-
cabili ai beni culturali. In particolare sono stati coinvolti: a) Dipartimento di
Chimica e Chimica Industriale - Università di Pisa per indagini diagnostiche
sui materiali organici tramite procedure analitiche basate su cromatografia
(GC-MS,PY-GC-MS,HPLC) e spettrometria di massa (DE-MS), b) Istituto per i
Processi Chimico-Fisici (IPCF)- CNR Pisa per indagini non invasive mediante
tecniche di imaging multispettrale sull’intero ciclo di Buffalmacco e indagi-
ni diagnostiche sui materiali inorganici tramite tecniche spettroscopiche al
plasma (LIBS), c) Istituto per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni
Culturali (ICVBC)- CNR Firenze per indagini diagnostiche sui materiali organi-
ci e inorganici tramite spettroscopie vibrazionali (micro-Raman, FT-IR), carat-
terizzazione dei sali sulle superfici pittoriche (Cromatografia Ionica) e spe-
rimentazione di nuove tecnologie e materiali per la pulitura e conservazio-
ne delle pitture murali al fine di progettare un intervento conservativo, d)
Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC)- CNR Bologna per le
analisi microclimatiche, l’individuazione di zone a rischio e proposte di in-
terventi correttivi che si rivelassero necessari.
2.4. Conclusioni
Dai primi risultati delle misure termoigrometriche, sono confermate le con-
clusioni delle campagne anni ’90 secondo le quali la ricollocazione delle
scene restaurate nelle sedi originali del Camposanto è possibile con alcuni
accorgimenti tecnici. Le indagini diagnostiche effettuate su numerosi cam-
pioni hanno riscontrato situazioni simili. Le stratigrafie hanno evidenziato la
sovrapposizione di più strati pittorici originali; l’azzurrite, dove presente,
tende a diventare malachite e perciò l’azzurro tende a virare al verde; a vol-
te è stato ritrovato uno strato pigmentato fra quelli che costituiscono il sup-
porto dell’affresco strappato e ciò è da attribuire ad un parziale ripristino
del colore in zone dove sono presenti estese lacune. Colla animale e casei-
na sono i leganti fondamentali di questi strati così come il Polivinilacetato e
sono presenti su tutta la stratigrafia. La ridipintura con smaltino, che ha subi-
to un forte degrado, può essere stata eseguita con colla animale. Le tecni-
che analitiche (FT-IR, Py-GC-MS) hanno riscontrato la presenza di colla ani-
male, caseina, uovo e materiale polisaccaridico, nonché gesso, carbonato
di calcio, ossalati di calcio, nitrati. La pellicola esterna di protezione, estre-
mamente ossidata, sembra essere composta da una miscela di olio (?) ve-
getale e materiale polisaccaridico che può derivare da trattamenti conser-
vativi passati a base ad esempio di destrine (1839), di acetato di cellulosa
o composti di nitrocellulosa (1947), gomma arabica e olio di lino (1947-
1960) descritti da fonti di archivio. La presenza di uovo può esser dovuta al
suo utilizzo in qualche passata operazione di fissaggio dei verdi e azzurri,
essendo questi pigmenti particolarmente delicati; la presenza ingente e dif-
147
fusa di gesso e ossalati, mostra che la solfatazione rimane uno dei grandi
problemi di questi affreschi mentre gli ossalati sono il prodotto del proces-
so fotoossidativo a carico delle sostanze organiche presenti.
L’approccio scientifico multidisciplinare, corroborato dalla ricerca dei dati di
archivio, ha permesso quindi una definizione più compiuta della natura degli
Struttura del progetto elementi individuati arrivando a ricostruire sia le tecniche esecutive che le pro-
Direzione dei lavori:
Clara Baracchini, Antonino cedure utilizzate nei vari interventi di restauro. Queste informazioni si sono ri-
Caleca, Antonio Paolucci
Segreteria: velate fondamentali nella messa a punto di interventi mirati e consapevoli.
Lorenzo Carletti, Elisabetta
Luppichini
Unità di ricerca coinvolte: 3. I SW per la documentazione del restauro
Ente:Dipartimento di Chimica e
Chimica Industriale, Università Che la conoscenza sia base indispensabile per la tutela è ormai divenuto
di Pisa
Responsabile scientifico: Prof. luogo comune: tuttavia uno specifico tipo di conoscenza, quella della con-
Maria Perla Colombini
Indagini diagnostiche sui sistenza materica dell’opera, rimane tuttora troppo spesso negletta. Il pro-
materiali organici tramite cesso del restauro - occasione unica di contatto diretto, di esplorazione
procedure analitiche
basate su cromatografia (GC- dell’opera attraverso tecniche sempre più raffinate - presuppone questo ti-
MS,PY-GC-MS,HPLC) e
spettrometria di massa (DE-MS)
po di conoscenza, e insieme consente di acquisirne di ulteriore. Queste
Ente:Dipartimento di Chimica, preziose informazioni restano però consegnate nel chiuso di archivi carta-
Università di Modena
Responsabile scientifico: Prof. cei di non facile accesso, salvo che non vengano pubblicate, cosa che non
Pietro Baraldi
Indagini diagnostiche sui
sempre le risorse umane e finanziarie a disposizione rendono praticabile.
materiali organici e inorganici Conservatori e restauratori vengono così privati di possibilità di confronti e
tramite spettroscopie
vibrazionali di superficie verifiche, studiosi e ricercatori di fonti insostituibili, i cittadini di ogni possi-
(micro-Raman, FT-IR) bilità di verifica su attività svolte con denaro pubblico. Il Ministero per i Beni
Ente: Istituto per i Processi
Chimico-Fisici (IPCF)- CNR Pisa e le Attività Culturali, attraverso il progetto ARTPAST (www.artpast.org), di
Responsabile scientifico: Dr.
Vincenzo Palleschi responsabilità della Direzione generale per l’Innovazione Tecnologica e di
Tecniche di imaging cui la Soprintendenza BAP-PSAE di Pisa è ente attuatore, ha affrontato que-
multispettrale per indagini
non invasive e indagini sta problematica sperimentando due Sistemi Informativi in rete (SICaR w/b
diagnostiche sui materiali
inorganici tramite tecniche e ARISTOS) con l’obiettivo di costruire una piattaforma digitale condivisa.
spettroscopiche al plasma
(LIBS)
Ente: Dipartimento di Scienze SICaR w/b (Sistema Informativo in rete per i Cantieri di Restauro) ha origine
della Terra – Università di Pisa
Responsabile scientifico: Prof. nell’ambito del progetto di ricerca Optocantieri - promosso e finanziato
Marco Franzini dalla Regione Toscana nel 2003 - finalizzato al trasferimento alle piccole e
Tecniche petrografico-
mineralogiche per la medie imprese (PMI) di tecnologie avanzate per la diagnostica, la docu-
valutazione dei materiali
inorganici e del loro stato di
mentazione e il restauro dei beni culturali. Il progetto coinvolgeva e pone-
degrado. va a confronto da una parte studiosi ed esperti di tecnologie informatiche
Ente: Istituto per la
conservazione e valorizzazione ed optoelettroniche, dall’altra gli utenti finali (restauratori, conservatori, sto-
dei beni culturali (ICVBC)- CNR
Firenze
rici dell’arte e architetti), con l’obiettivo principale di promuoverne la colla-
Responsabile scientifico: borazione e il dialogo, attraverso la sperimentazione e la verifica, in alcuni
Mauro Matteini
Caratterizzazione dei Sali sulle cantieri pilota, delle tecnologie messe a punto in laboratorio.
superfici pittoriche, Ne nacque uno strumento informatico in grado di rispecchiare l’integrazio-
sperimentazione di nuove
tecnologie e materiali ne del gruppo di lavoro, consentendo ricerche incrociate ed integrate tra in-
per la pulitura e conservazione
delle pitture murali. formazioni di diversa natura, dalle indagini tecnico-scientifiche alle fonti ar-
Progettazione e realizzazione chivistiche, all’osservazione della struttura materiale. SICaR w/b, come già
di un intervento conservativo.
Ente: Istituto di scienze AKIRA GIS, nato per la Torre di Pisa sotto il controllo dell’ICR, è a tutti gli ef-
atmosferiche e oceaniche
(ISAO)- CNR Bologna fetti un webGIS per la documentazione e la progettazione di restauro, in
Responsabile scientifico: quanto, come un tradizionale GIS o SIT, integra alla rappresentazione icono-
Cristina Sabbioni
analisi microclimatiche metrica del bene, la gestione di informazioni eterogenee contenute in un da-
(rilevazioni temperatura,
umidità assoluta e relativa ecc. tabase. Tuttavia, rispetto ad AKIRA e ai sistemi geografici correnti, proprieta-
secondo una rete ri e di tipo commerciale (es. Autodesk Map Server, ESRI ARC View, ecc.), es-
di punti di monitoraggio
progettata anche sulla base dei so consente di effettuare via web tutte le operazioni di inserimento dati - sia
dati pregressi).
Individuazione zone a rischio e
quelli alfanumerici che, soprattutto, quelli geometrici (mappature di degra-
proposte di interventi di, stati di alterazione, test, interventi) – rendendoli così disponibili a tutta la
(es. ventilazioni, regolazione
flussi visitatori ecc.). comunità scientifica. Allo stesso tempo garantisce la completa autonomia al
148
responsabile del gruppo di lavoro ed agli addetti al data-entry, che sono in
grado di creare, rinominare ed organizzare i propri layers di lavoro, inserire
nuove basi grafiche raster e vettoriali, oltre che importare ed esportare in for-
mati standard sia i dati vettoriali (DXF) che quelli alfanumerici (XML).In tal mo-
do ciascun operatore può riportare in tempo reale, direttamente sulla rap-
presentazione vettoriale del bene, le analisi effettuate, o le informazioni rile-
vate, o gli interventi eseguiti, ma, contemporaneamente, ogni altro operato-
re interessato a verificare esistenza e affidabilità di materiali e metodologie
può fruire delle informazioni e delle esperienze di tutti gli altri.
Va poi sottolineato che il Sistema è stato sviluppato adottando soluzioni
Open Source che, grazie a un elevato grado di standardizzazione e diffu-
sione, permettono tempi rapidi di sviluppo, assicurano la longevità e l’inte-
roperabilità della base di conoscenze e ne garantiscono il riuso (prerequi-
siti oggi obbligatori per i software destinati agli enti pubblici).
149
La strategia di attuazione di ARTPAST ha comportato il pieno coinvolgi-
mento degli organi periferici dell’Amministrazione, chiamati a divenire pro-
tagonisti e diretti co-gestori del progetto. Nel quadro di un’azione di coor-
dinamento nazionale, ciascuna Soprintendenza ha avuto piena autonomia
nell’organizzazione delle attività di progetto e nella gestione delle risorse
ad essa destinate, oltre a svolgere un ruolo attivo, grazie all’esperienza di-
retta sul campo e all’approfondita conoscenza dei rispettivi contesti territo-
riali, nella proposta di eventuali modifiche. All’interno del progetto, e per
tutta la sua durata, è stato assicurato, in housing, un server dedicato ai dati
di documentazione del restauro, grazie al quale è stato possibile avviare
l’inserimento dei dati. A completamento del progetto, la totalità dei dati ri-
siederà su un server presso il CED del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, così da non perdere la possibilità di esponenziale arricchimento
derivante dalla condivisione in rete della documentazione.
Questa prima fase del progetto ARTPAST, sancita dal seminario I cantieri di
restauro: strumenti di supporto (organizzato dal MiBAC nell’Aprile 2007 in
occasione del Salone del Restauro di Ferrara), e dalle giornate di studio La
tutela dei Beni Culturali: i cantieri, gli archivi e la comunicazione (tenute-
si a Pisa presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, 3-5 ottobre 2007) han-
no dunque consentito di testare SICaR e ARISTOS quanto a robustezza, af-
150
fidabilità, capacità di gestire adeguatamente un passaggio di scala che pre-
vedesse l’accesso contemporaneo di centinaia di utenti e di ottimizzarne
l’impalcatura tecnologica e l’utilizzo, confermandone l’adeguatezza a dive-
nire repository nazionali. Acquisita questa certezza, si sta ora verificando la
coerenza dell’architettura logica e della struttura dati dei due Sistemi con i
requisiti dell’Istituto Centrale del Restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure,
mentre un nuovo progetto, RE.ARTE (Restauri in Rete), pure promosso dalla
Direzione per l’Innovazione Tecnologica, si farà carico di diffonderlo e radi-
carlo in tutte le Soprintendenze, assicurando la formazione del personale.
Bibliografia
U. Baldini, C. Baracchini, I. Bonaduce, A. Caleca, G. Caponi, M. P. Colombini, E. Luppichini, M.
Spampinato, Una storia complicata: gli affreschi del Camposanto Monumentale di Pisa,
in Sulle pitture murali. Riflessioni, Conoscenze, Interventi (Atti del Convegno di Studi,
Bressanone 12-15 luglio 2005), Venezia 2005 pp. 17-29
C. Baracchini, I. Boscaino, D. Levi, A. Maffei, AR.I.S.T.O.S.: Archivio informatizzato per la
storia della tutela delle opere storico-artistiche, in “Bollettino di informazioni. Centro di
Ricerche Informatiche per i Beni Culturali”, XII, 2002, n. 2, pp. 57-82
Baracchini, F. Fabiani, P. Ponticelli, A. Vecchi, Verso un sistema unico di riferimento per la
documentazione di restauro, in Sistemi informativi per l’architettura (Atti del convegno,
Ancona maggio 2007), Firenze 2007, pp. 84-89
151
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
la dimissione del carcere nel 1984, su 199 locali per una superficie comples-
siva di 3827 metri quadrati, oltre le bellissime cantine a volta seminterrate.
Il primo lotto dei lavori, riguardante il consolidamento strutturale interno e il
rifacimento della facciata, è stato concluso nel maggio 2007, dando felice
soluzione ai notevoli problemi emersi in fase progettuale. Il recupero del-
Archivio di Stato di Livorno
l’isolato infatti, annoverato per la sua vetustà senz’altro fra i beni culturali del-
la città in quanto posto al centro del più caratteristico e suggestivo tra i quar-
tieri livornesi, la Venezia Nuova, così chiamata perché solcata da canali e
connessa da ponti che la assomigliano alla più famosa città veneta, era stato
inserito nell’accordo di programma Stato-Regione Toscana nella convenzio-
ne con il Comune di Livorno, proprietario di maggioranza dell’edificio.
Il problema principale era rappresentato dalla vicinanza dell’acqua dell’am-
pio “fosso”, che scorre a pochi metri dall’immobile e l’insufficienza della su-
perficie finestrata, conseguenza dei suoi ex impieghi, che avevano portato
nel tempo alla formazione di un ambiente con zone umide, caratterizzate
anche da muffe portatrici di flora batterica. Ciò anche perché, per le suc-
cessive costruzioni erette intorno, l’immobile aveva mantenuto una sola del-
le tre facciate, quella rivolta a mezzogiorno, ben soleggiata, mentre le altre
Direttore Generale due erano finite immerse tra i più alti palazzi delle strette vie attorno (il quar-
Maurizio Fallace
to lato confina con la chiesa). Questi due fronti restavano perciò poco ae-
Via Gaeta, 8a
00185 Roma rati, in un contesto architettonico inevitabilmente appena intelligibile in
Tel. 06 4969928
Fax 06 4882358
quanto per un convento o carcere la finestra esterna era considerata poco
segreteriadga@archivi.beniculturali.it più che un accessorio per gli “ospiti” interni.
In tale situazione l’iter progettuale e realizzativo di recupero e di restauro sta
consentendo di dare comunque soluzione al non più procrastinabile pro-
blema della mancanza di una sede “propria” dell’Archivio di Stato. Questo
Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici iter si basa su un ponderato bilanciamento tra la conservazione dei caratte-
della Toscana ri originari dell’edificio storico e la razionalità funzionale del riuso moderno,
Direttore Regionale
Mario Lolli Ghetti in grado di riadattarsi ed adeguarsi alle numerose norme prescritte per con-
Coordinatore servare, in ambiente staticamente sicuro e climaticamente controllato, la
per la comunicazione
Rosalba Tucci massa documentaria cartacea, tenendola in sicurezza.
Lungarno A.M. Luisa dè Medici, 4 Questa felice combinazione, che riduce al minimo l’umidità dell’ambiente,
50122 Firenze
Tel. 055 27189766 è avvenuta sfruttando l’elemento centrale del progetto di recupero, redatto
Fax 055 27189700 dall’architetto M. Tiballi della Direzione Generale per gli Archivi tenendo
Archivio di Stato di Livorno conto delle opzioni archiveconomiche, che è stato quello di restaurare le
Direttore antiche facciate in pietra operando le minime modifiche consentite dalla
Agostino Attanasio
Palazzo del Governo,
Soprintendenza sulle sue aperture, ma sfruttando la funzionalità dell’antica
Via Fiume, 40 tecnica dell’epoca della costruzione.
57123 Livorno
Tel. 0586 897776 Ciò anche per venire incontro alle ristrettezze economiche in cui si muove
as-li@beniculturali.it
www.archivi.beniculturali.it/ASLI/
il Ministero e consentire un risparmio dei costi, fra cui quello energetico,
152
che è il maggiore fra quelli di funzionamento. Così è stato possibile recupe-
rare, almeno dalle finestre a “bocca di lupo” della facciata sud, il massimo
del calore del sole, immagazzinandolo per il riscaldamento invernale e per
la ventilazione estiva, nonché abbattere l’inquinamento acustico, presente
anche in una zona a traffico limitato e semipedonalizzata come la Venezia
Nuova. Il progetto di recupero si basa quindi non tanto sulla climatizzazio-
ne artificiale, costosa per l’impianto, l’esercizio e la manutenzione, quanto
sul “lavoro” diretto delle pareti esterne per migliorare il clima dell’Archivio
di Stato: in estate respingendo l’energia termica del sole e in inverno acco-
gliendola, sfruttando in quest’ultimo caso però anche il calore del sistema
di illuminazione interno e del riscaldamento, che comunque verrà impian-
tato nel secondo lotto di lavori.
Importante è anche la distribuzione dei locali interni che, se vede separati
quelli destinati a conservare la documentazione archivistica (e la biblioteca
interna) da quelli destinati agli uffici del personale in maniera meno netta di
quanto prescrive l’archiveconomia, sono tuttavia raggruppati in maniera fun-
zionale non solo all’attività dell’Istituto (direzione-uffici amministrativi, sala
studio generale-uffici degli archivisti, sala consultazione catasto e relativi
funzionari, sala per il personale ausiliario), ma anche ed ancora ad indivi-
duare micro zone climatiche che sfruttano la maggiore luminosità della loro
esposizione e il calore stesso delle persone che le popolano. La luce, il ca-
lore e l’aria del cortile interno sono poi essenziali per migliorare la condizio-
ne degli ambienti posti agli altri due lati non a mezzogiorno.
Completato il restauro architettonico, dopo il secondo lotto di lavori che
inizieranno nel 2008 e daranno l’assetto definitivo dei locali interni, l’edifi-
cio offrirà finalmente all’Archivio di Stato e alla sua massa documentaria una
dignitosa sede storica. Nei suoi 8.000 metri lineari di scaffalature lineari e a
compact, l’Archivio potrà così far valere il suo ruolo di primario istituto di
conservazione e valorizzazione della memoria storica della città e del suo
territorio.
153
TRENTINO ALTO ADIGE
Restaurare sigilli: un progetto esemplare
Giovanni Marcadella
Direttore Generale
Maurizio Fallace
Via Gaeta, 8a
00185 Roma
Tel. 06 4969928
Fax 06 4882358
segreteriadga@archivi.beniculturali.it
Soprintendenza Archivistica
per il Trentino Alto Adige
Soprintendente
Giovanni Marcadella
Coordinatore
per la comunicazione
Giovanna Fogliardi
Via Clementino Vannetti 13
38100 - Trento
Tel. 0461 980049
Fax 0461 221897
sa-tal@beniculturali.it
154
Il restauro dei sigilli dell’Archivio di Stato
di Bolzano (1992-2002)
Armida Zaccaria
Direttore Generale
Maurizio Fallace
Via Gaeta, 8a
00185 Roma
Tel. 06 4969928
Fax 06 4882358
segreteriadga@archivi.beniculturali.it
Per ogni sigillo è stata compilata una scheda che prevede su un lato, a cura
dell’archivista, la completa descrizione delle sue caratteristiche, del condi-
zionamento, dello stato di conservazione, degli interventi di restauro richie-
sti e del condizionamento da adottare; sull’altro lato, a cura del restaurato-
re, la relazione sulle operazioni effettuate e sui materiali impiegati. La sche-
da è accompagnata da documentazione fotografica attestante lo stato del
sigillo prima e dopo il restauro.
Il materiale da restaurare è stato trasportato a piccoli lotti nel laboratorio del
restauratore. Ogni intervento era diretto naturalmente a preservare e mai a ri-
pristinare il sigillo nella sua forma originaria. Quasi sempre si è dovuto pro-
cedere alla pulitura delle superfici – con acqua demineralizzata, sapone Archivio di Stato di Bolzano
Direttore
neutro e asciugatura per tampone - e l’operazione è stata dosata in modo Hubert Gasser
da non cancellare totalmente la patina che il tempo ha depositato. In alcu- Via A. Diaz 8
39100 Bolzano
ni casi è stato necessario rimuovere preventivamente i fili della canapa o del Tel. 0471 264295
cotone posti a protezione, che aderivano alla superficie dei sigilli. Molti si- Fax 0471 407176
as-bz@beniculturali.it
gilli si presentavano fratturati o in pezzi: la saldatura delle fratture e dei fram- www.archivi.beniculturali.it/ASBZ/
155
menti è stata realizzata con una speciale cera da restauro fatta colare a pic-
cole gocce lungo le lesioni. La miscela (cera vergine, cera vegetale e resina
naturale) può essere utilizzata come sostanza aggregante per i frammenti e
come consolidante per i bordi. Nel caso di perdita di frammenti o di inte-
re parti, gli interventi di integrazione, esclusivamente finalizzati al consolida-
mento, prevedevano un apporto di cera dal colore più chiaro e dallo spes-
sore inferiore di qualche millimetro rispetto all’originale. Quando, per la gra-
vità del danno, l’apporto di cera poteva risultare troppo invasivo, si è pre-
ferito l’uso di una lastrina di policarbonato, opportunamente conformata,
ancorata al sigillo con un sottile strato di cera che ne consolida nel contem-
po i bordi. L’operazione è facilmente e assolutamente reversibile.
Un particolare impegno ha richiesto infine la scelta del sistema di condizio-
namento: il documento con il sigillo restaurato doveva tornare tra gli altri
della serie, conservati in buste e collocati verticalmente in apposite scatole
all’interno degli armadi in cui viene custodito il fondo. La soluzione indivi-
duata consiste nell’ancorare pergamena e sigillo su un supporto di cartone
durevole per la conservazione, opportunamente conformato. Il supporto
viene inserito in una busta di carta giapponese, rinforzata in corrisponden-
za del sigillo, da ricollocare nelle scatole.
Il progetto si è concluso con l’allestimento di una mostra dedicata ai sigilli
dell’Archivio, dotata di catalogo bilingue, con un’intera sezione dedicata al
restauro.
156
UMBRIA
I luoghi normativi del “restauro”:
un quadro generale di riferimento
Alessandro Ferretti
e Paesaggistici dell’Umbria
settore del restauro e che trova ancora oggi difficoltà di rilievo per un com-
piuto assetto. Penso ad esempio all’applicazione dei commi 7, 8 e 9 del-
l’articolo 29 del Codice Urbani che ad oggi ancora non è diventata piena-
mente operativa, creando non pochi imbarazzi agli operatori di settore. Né
la disciplina transitoria di cui all’articolo 182 del Codice può avere valenza
di carattere generale, vista anche la verbosità del dispositivo, adatta più a
creare confusione che certezza in merito alla acquisizione della qualifica di
restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali.
Un primo abbozzo di disciplina compiuta del “restauro” si ha con il D. lgs. n.
490/1999 (Testo unico dei beni culturali) in cui l’articolo 34 presentava una sua
definizione: “…per restauro si intende l’intervento diretto sulla cosa volto
a mantenerne l’integrità materiale e ad assicurare la conservazione e la
protezione dei suoi valori culturali…”. Si osserva in dottrina che nel corpus
del Testo unico del 1999 è affermata l’assimilazione della conservazione al re-
stauro, visto quasi come unico strumento a garanzia del bene culturale. In re- Direttore Regionale
Francesco Scoppola
altà, ritengo che il punto da mettere in evidenza non sia tanto il contenuto tec-
Coordinatore
nico della definizione offerta, quanto lo sforzo legislativo di porre delle di- per la comunicazione
Silvana Tommasoni
sposizioni di apertura che sono dirette a rendere agevole l’applicazione del-
Piazza IV Novembre, 36
le misure normative previste nell’ordinamento giuridico. 06100 Perugia
Tel. 075575061
Si pensi al passaggio dal Testo unico al Codice Urbani (d. lgs. n. 42/2004 e Fax 0755720966
s.m.i.). In questo caso, il legislatore ha operato nell’articolo 29 una indivi-
duazione della nozione di restauro, non tanto e non solo a fini terminologi-
ci e definitori, quanto a fini di chiarezza e certezza sugli strumenti operati-
vi inseriti nelle disposizioni successive, quali l’accesso ai cc.dd. contributi
(art. 35 e ss.) e l’applicazione del regime delle autorizzazioni di cui all’arti-
colo 21, comma 4.
Si tratta di un’impostazione fondamentale del “lavoro” del legislatore che
non può sostituire il lavoro del “tecnico”, fornendo formulazione e defini-
zioni rigide ed assolute, destinate ad essere inevitabilmente superate dal-
l’evoluzione della tecnica e della materia scientifica. Si tratta, piuttosto, di
offrire della categorie generali che delimitino l’ambito di applicazione del-
le norme che necessariamente dovrà adattarsi alla progressiva trasformazio-
ne della tecnica.
In questa prospettiva, a mio parere, il legislatore del 2004 ha focalizzato il
suo intervento su questi presupposti, fornendo delle indicazioni di caratte-
re generale non solo sulla nozione di restauro, ma anche di altre attività pro-
prie della conservazione, quali la manutenzione e la prevenzione, senza
157
pretesa di offrire delle definizioni “tecniche”, ma solo volendo individuare
gli ambiti di riferimento della applicazione di tali strumenti.
Scorrendo l’articolo 29 del Codice, si legge, ad esempio, che “…la conser-
vazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coor-
dinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e re-
stauro…”; e che “…per prevenzione si intende il complesso delle attività
idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo
contesto…”; ed, ancora, che “…per manutenzione si intende il complesso
delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del be-
ne culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e
dell’identità del bene e delle sue parti…”; infine, che “…per restauro si in-
tende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni fi-
nalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo alla pro-
tezione ed alla trasmissione de suoi valori culturali…”. Lo sforzo legislativo
è risultato sicuramente ben indirizzato, avendo individuato, senza alcun ir-
rigidimento nozionistico né funzionale, gli ambiti di applicazione delle tec-
niche di conservazione e restauro dei beni culturali. Restiamo adesso in at-
tesa del successivo ed ulteriore sforzo di vedere finalmente individuati con
certezza e chiarezza gli elementi formativi e formanti le qualificazioni pro-
fessionali dei restauratori, passo necessario per la corretta e sicura applica-
zione degli strumenti di conservazione da parte di personale professiona-
lizzato e, soprattutto, specializzato.
In appendice all’articolo si ritiene utile fornire anche un breve prospetto in
cui sono indicati alcuni dei monumenti di rilievo fatti oggetto di interventi di
restauro appaltati dalla Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici
dell’Umbria:
- Duomo di Perugia, restauro per un importo di 592.894,35 euro per il 2006;
- Complesso Orsoline di Terni, consolidamento e restauro per un importo
di 1.247.274,04 euro per il 2006;
- Museo Diocesano di Terni, restauro per un importo di 95.126,60 euro per
il 2006;
- Duomo di Todi, restauro per un importo di 551.734,31 euro per il 2006;
- Chiesa di San Michele Arcangelo, restauro per un importo di 153.713,35
euro per il 2006;
- Ex Seminario Vescovile di Narni, restauro e riqualificazione per un impor-
to di 395.262,90 euro per il 2006.
158
VENETO
L’intervento di consolidamento del complesso
del Veneto
Direttore Generale
Ugo Soragni
Coordinamento
per la comunicazione
Valter Esposito, Luigi Marangon
P.zza San Marco, 63
Palazzo ex Reale
Criteri d’intervento 30124 Venezia
Tel. 041 3420101
L’intervento proposto prevedeva il consolidamento delle fondazioni ed il Fax 041 3420122
successivo restauro statico delle strutture in elevazione. Prima di ripristinare
l’interruzione della continuità della massa muraria, occorreva individuare la
causa generatrice dello stato tensionale alla quale si doveva il dissesto.
Quindi le indagini iniziali sono state rivolte allo:
- studio del sito dal punto di vista morfologico e geologico;
- interrelazioni del sito con il complesso architettonico e con il territorio;
Successivamente:
- analisi della tipologia muraria;
- studio degli allineamenti murari, rilievo metrico, mappatura dei materiali e
Soprintendenza per i Beni
del degrado; Architettonici e per il Paesaggio
- indagine di precedenti stati tensionali e relazioni col quadro fessurativo per le provincie di Venezia,
Belluno, Padova e Treviso
attuale; Soprintendente
- studio cronologico delle strutture murarie, avvalendosi di un supporto Guglielmo Monti
Santa Croce, 770
storico-archivistico e di sondaggi puntuali Palazzo S. Cappello
30135 Venezia
Tel. 041 2574011
Fax 041 2750288
159
Il Sito
Il sito sul quale sorge il complesso architettonico di S. Donato è caratteriz-
zato da un pendio della montagna formato da uno strato di terreno sciol-
to. La particolare situazione del sito e la presenza di gravi lesioni sul manu-
fatto, hanno evidenziato la necessità di eseguire un’indagine geologica e
geotecnica dalla quale si è evinto che lo strato superiore di terreno sciolto
è di circa 2,50-4,00 m al di sotto del quale c’è un substrato roccioso incli-
nato di roccia calcarea.
È stato inoltre riscontrato che il terreno non ha buone caratteristiche di stabi-
lità, soprattutto nella zona nord in corrispondenza dell’eremo. Questa condi-
zione è stata aggravata dal dilavamento del terreno di fondazione che, impo-
verendo lo strato del terreno, aveva anche ridotto la quota del piano di posa
delle fondazioni. Quest’ultime, infatti, in alcuni punti, erano divenute quasi su-
perficiali. Nel tempo, e in maniera progressiva, si era quindi verificato un ce-
dimento verso il basso di tutto il piano di posa delle fondazioni.
Lo stato di fatto
Il complesso eremo-chiesa si sviluppa lungo uno stretto pianoro, nell’unica
direzione possibile Sud Ovest – Nord Est, evidenziando un’aggregazione in
linea di tre nuclei di diversa cronologia storica. Secondo alcuni studiosi lo-
cali, il sito sarebbe stato interessato da un antico passaggio militare verso le
Prealpi e successivamente, su una postazione di guardia (XII sec.), si sareb-
be sviluppato un primo edificio sacro dedicato a S. Donato.
160
Gli elementi strutturali lignei non presentano particolari deterioramenti ma
dimostrano, in alcuni casi, slittamenti e deformazioni degli appoggi e dei
collegamenti alle murature, prodotti proprio dalle gravi deformazioni e tra-
slazioni delle strutture stesse. Così anche e lesioni e le distorsioni di tutto il
complesso architettonico sono da attribuire ai cedimenti differenziali delle
fondazioni prodotti dall’abbassamento di alcune zone, soprattutto a valle,
del terreno di fondazione. Infatti dalla verifica statica degli elementi struttu-
rali emerge che non ci sono parti strutturali deboli o sottodimensionati.
Risulta quindi che il cedimento fondale non sia stato prodotto da eccessivi
carichi, ma da fenomeni riguardanti la natura stessa del terreno. Inoltre que-
sti cedimenti, in prossimità dell’arco trionfale della chiesa, hanno causato
maggiori spinte laterali che si sono sommate a quelle prodotte dall’arco
stesso, mentre quest’ultimo, lesionandosi in chiave e sulle reni, ha perso una
parte della sua rigidezza e iperstaticità iniziale.
L’intervento
Dall’esame del quadro fessurativo, dall’analisi dei materiali e dei carichi, dal-
l’indagine della tipologia muraria e delle strutture in elevazione, si è si è ri-
scontrata la necessità e l’urgenza di collegare le fondazioni dell’edificio con
la roccia esistente sotto lo strato di terreno su cui poggia l’organismo archi-
tettonico. Dato il tipo di organismo e le pessime condizioni, è stato deciso
di inserire fino alla roccia dei micropali in acciaio che, collegati ad un cor-
dolo perimetrale, potessero assorbire i carichi esterni senza farli più scarica-
re in fondazione. Inoltre, per impedire traslazioni orizzontali della palifica-
ta, a causa dell’inclinazione del pendio, sono stati realizzati cinque tiranti
diagonali di controventamento del cordolo ancorati nella roccia. Dopo il
consolidamento delle fondazioni si è proceduto con il restauro statico del-
le strutture in elevazione mediante i seguenti interventi:
- cuci-scuci, limitato al paramento interno dell’eremo lato NE, finalizzato a
ripristinare l’interruzione della continuità materica, lasciando visibile la zo-
na d’intervento per non cancellare la memoria degli antichi dissesti svilup-
patisi nelle strutture;
- iniezioni mediante miscela di legante a base di calce desalinizzata per
completare l’integrità strutturale del paramento murario;
- tiranti, posti a livello delle travi dei solai per collegare le facciate del ma-
nufatto e contribuire, in caso di oscillazioni, al comportamento scatolare
di tutta la struttura;
- inserimento di ferro piatto in acciaio perimetrale, quale elemento di contro-
ventamento e collegamento delle strutture del tetto con le strutture murarie;
- le travi del tetto gravemente deteriorate, sono state consolidate median-
Responsabile del
te protesi lignee. Procedimento:
Guglielmo Monti
L’orientamento generale del consolidamento è stato quello di rendere leg-
Progettista e D.L.
gibile l’intervento contemporaneo e di utilizzare tecniche e materiali tradi- Silvana Rotondo
zionali, compatibili con quelli originari. Inoltre si è cercato di rispettare sem- Assistente al Progetto e D.L.
Maria Grazia Martin
pre la reversibilità degli interventi, laddove le condizioni lo consentivano, e Rilievo critico e mappatura del
di non cancellare le tracce delle deformazioni o delle lesioni degli antichi degrado: Vincenza Molinari
Perizia statica con verifica degli
dissesti, per non cancellare la storia stessa dell’edificio. elementi strutturali
Siro Andrich
Perizia geologica e geotecnica
Mario Cabriel
Documentazione fotografica
Sergio Addario
Impresa Esecutrice De Cian
Albino s.a.s
161
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto
L ’Archivio di Stato di Venezia conserva, tra gli altri tesori, lo splendido ca-
pitolare dei Provveditori al cottimo di Alessandria, magistratura istituita
nel 1499 per controllare la gestione finanziaria del consolato veneto in
Egitto, specie riguardo al cottimo, imposta sulle merci esportate dai vene-
ziani e destinata a sostenere i costi consolari. L’organo fu soppresso nel
1684 e il suo fondo archivistico confluì in quello dei Cinque savi alla mer-
canzia, dove si trova tuttora.
Direzione Generale per gli Archivi
Il volume, che contiene atti dal 1499 al 1624, presenta due ricche pagine
miniate, di rara eleganza, in cui spicca una delle più antiche vedute di
Alessandria d’Egitto, con il porto e la città fortificata, protesa in mare con un
promontorio su cui sorge il castello.
In occasione della mostra “Venezia al’Islam” tenutasi nella sala dello
Archivio di Stato di Venezia
Direttore Generale
Maurizio Fallace
Via Gaeta, 8a
00185 Roma
Tel. 06 4969928
Fax 06 4882358
segreteriadga@archivi.beniculturali.it
162
prolungamento in canapa ai nervi, spezzati su entrambi gli snodi.
Il restauro, valutati lo stato di conservazione, i materiali impiegati e le esigen-
ze della fruizione, è stato studiato in una logica di minore invasività possi-
bile, con il massimo recupero degli elementi originali. Le principali opera-
zioni eseguite: smontaggio del volume e scucitura; distacco delle contro-
sguardie; separazione dei fascicoli; restauro e recupero funzionale di piatti
e coperta originali con distacco dei precedenti interventi; restauro delle
due controsguardie originali, delle piegature improprie e delle lacune (ove
pericolose), del supporto membranaceo e protezione con brachette della
piegatura dei bifogli esterni dei fascicoli; aggiunta di due guardie posterio-
ri cartacee; cucitura come e su tracce originali; capitelli ornati; indorsatura
con schermo sagomato ai nervi; aggancio nervi e capitelli; montaggio co-
perta restaurata con nuovo dorso portante e dorso originale applicato; in-
cassatura delle controsguardie.
163
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto
atti sia di natura privata (per la maggior parte), sia di natura pubblica: spes-
so un notaio che rogava ad instrumenta intraprendeva anche la carriera di
cancelliere ad acta, registrando quindi atti di comunità, confraternite e re-
gole. Le due funzioni erano distinte, ma spesso davano vita a carriere paral-
lele; le due tipologie documentarie sono spesso presenti nello stesso pro-
Archivio di Stato di Belluno
tocollo di un notaio.
Il fondo comprende atti rogati in parte di quella che attualmente è la pro-
vincia di Belluno, ma che in antico regime era divisa nella Podestaria e capi-
tanato di Belluno, nella Podestaria e capitanato di Feltre, nella Comunità di
Cadore, nelle contee di Mel e di Cesana. I luoghi di attività dei notai supe-
rano la cinquantina: oltre alle città di Belluno e Feltre, sede di collegi profes-
sionali, troviamo notai residenti anche in centri minori quali Agordo, Mel,
Forno di Zoldo, Pieve di Cadore, Longarone, fino a paesi piccolissimi come
Casamazzagno e Dosoledo. Elevato è anche il numero dei notai roganti, so-
prattutto per il Cinque-Seicento, con risultati molto difformi: di alcuni notai
si conservano decine di protocolli, di altri pochi fascicoli. I progetti di re-
stauro finora realizzati hanno interessato tre lotti per complessivi 54 proto-
Direttore Generale colli dal secolo XVI al XVIII. Gli studi preliminari hanno confermato le pecu-
Maurizio Fallace liarità già segnalate in precedenza, ossia l’ampia varietà di legature, proba-
Via Gaeta, 8a
00185 Roma
bile riflesso delle diverse condizioni lavorative.
Tel. 06 4969928
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segreteriadga@archivi.beniculturali.it
164
In prevalenza si tratta di legature realizzate con materiali poveri o di risulta
(pergamena di riuso, carta e filo di mediocre qualità), con registri formati da
fascicoli non omogenei, ma ricchi di aggiunte e inserti. In genere sono i no-
tai residenti nei centri maggiori a presentare legature di un certo pregio, ab-
bellite talvolta da stemmi araldici che rinviano al casato di appartenenza del
notaio stesso. Per il loro valore storico-documentario, in quanto testimo-
nianza della cultura e del ruolo sociale rivestito dai notai in antico regime,
un’ampia selezione di protocolli decorati è stata presentata nella mostra
Araldica minore nelle carte d’archivio. Territori di Belluno, Cadore e
Feltre. Secc. XVI-XVIII allestita in occasione dell’VIII Settimana della Cultura
2006. Una certa uniformità di legature si affermò solo nel Settecento avan-
zato, con l’imposizione della carta prestampata con l’intestazione del nota-
io e il simbolo della Serenissima.
A breve prenderà avvio un nuovo progetto che riguarderà 52 protocolli.
Anche in questo caso l’intervento sarà teso a conservare e valorizzare le ca-
ratteristiche riscontrate, assicurando nel contempo la piena funzionalità dei
registri, la maggior durata nel tempo, e il rispetto di alti canoni estetici.
Le immagini qui pubblicate si riferiscono agli interventi del 2004-2005 e
2005-2006 eseguiti dai laboratori “Biblion” di Dino Franco Pantarotto di
Tortona e “Biblos” di Renata de Leitenburg di Trieste.
La progettazione, eseguita a più mani, dal 2001 è coordinata dal dott.
Eurigio Tonetti, direttore dell’Istituto.
165
GERMANIA
Palais Dürckheim (1912-1913)
di Henry van de Velde (1863-1957), Weimar
Stephan Dietrich
H enry van de Velde nei primi anni del XX sec. fu chiamato per fondare e
dirigere a Weimar, in Turingia, la “Kunstgewerbeschule”, scuola di arti-
gianato, in seguito Scuola d´Arte di cui diverrà codirettore Walter Gropius,
la “Bauhaus”, a Weimar dal 1919 al 1923.
Quando la famiglia Dürckheim nel 1911 acquistò il lotto in Cranachstrasse
47, fuori del centro storico di Weimar, i dintorni del lotto erano già costruiti
con edifici del tipo “villa di città”.
Il quartiere residenziale si è sviluppato, come si percepisce chiaramente
percorrendo Cranachstrasse, prima con ville e case plurifamiliari costruite
direttamente a confine con il marciapiede, seguite da edifici plurifamiliari
con un giardino antistante ed infine con ville bifamiliari o unifamiliari, circon-
date da ampi giardini.
Villa Dürckheim, progettata da Henry van de Velde, cerca, nel contesto del-
la seguenza edilizia sopradescritta, un linguaggio individuale della forma,
tra la città a nord e il bosco a sud, allontanandosi dai parametri dei tipi edi-
lizi dei dintorni.
Contrariamente alle sue contemporanee realizzazioni a Chemnitz, le ville
Esche e Koerner, qui van de Velde sposta il nucleo abitativo centrale, il salo-
ne, verso il giardino, separandolo dall’ingresso. Sul lato del giardino un corri-
doio aperto sul salone collega la sala dei signori con la sala delle dame, così
che, nonostante mantenga il suo significato di nucleo centrale della compo-
sizione dello spazio, il Salone obbedisce all’ordine lineare del piano terra.
In “Palais Dürckheim”, van de Velde cerca un compromesso tra uno schema
Architetti
Stephan Y. Dietrich e
Peter Ottmann
Berlino
mail@stephandietrich.de
www.stephandietrich.de
166
a pianta centrale e uno a pianta lineare. Sicuramente la progettazione è sta-
ta molto influenzata dai desiderata della committenza, lo testimoniano i
molti cambiamenti rilevabili tra i disegni di progetto e la realizzazione.
Assolutamente non convenzionale è il sistema costruttivo, che usa solai in
elementi prefabbricati in cemento armato e un sistema di pareti divisorie in
cemento di soli sette centimetri di spessore. Degno di rilievo è anche il si-
stema costruttivo del tetto con travi di cemento armato lasciate a vista nel
piano mansarda.
Nel 1927 la villa fu venduta alla Società Elettrica della Turingia (AG
Thüringische Werke) che la usò come sede amministrativa. A questo perio-
do risalgono le modifiche al piano terra fatte per creare accessi individuali
a tutte le stanze.
Nel 1935 fu costruito il primo ampliamento ad est dell’edificio. Lo stile archi-
tettonico di questo corpo aggiunto si ispira a quello della villa esistente.
167
Sviluppo della destinazione d´uso e del progetto di restauro
Alla ricerca di nuovi possibili usi dell’edificio, lo stesso, non ancora restau-
rato, è stato aperto sin dalla fine del 2006 usando lo spazio possibile a di-
sposizione per conferenze, concerti, workshops, mostre. La casa è stata
aperta dopo ottant’anni nello spirito dell’uso dei saloni della Villa
Dürckheim negli anni ‘20 del secolo scorso, dove artisti, studiosi e la socie-
tá di Weimar si incontravano regolarmente.
I workshops sull’uso futuro della Villa, hanno portato alla decisione di divi-
dere la superficie a disposizione in sei unità, dirigendone l’uso a manifesta-
zioni/abitazioni/lavoro.
Nell’ambito delle parallele manifestazioni culturali si è constatato l’impor-
tanza del Salone, come punto d’incontro e di comunicazione sia all’interno
che verso l’esterno della villa.
L’uso dei saloni per presentazioni, seminari, mostre, armonizza il comples-
so edilizio nel suo insieme, proponendo il nucleo storico come collega-
mento tra le abitazioni dell’ala est e le abitazioni/uffici dell’ala ovest.
Particolare importanza assume, inoltre, per il restauro la sostanza storica del-
l’edificio.
La tutela dei Beni Ambientali esercitata non solo sul nucleo originale della
villa, ma anche sugli edifici degli anni trenta, riconoscendo motivo di rispet-
to ambientale e storico a tutto il complesso, ci ha guidato verso un restau-
ro attento agli strati storici, che rinuncia alle false ricostruzioni.
Citando da: “La teoria del restauro” di Cesare Brandi:
168
ROMANIA
Il monastero di Probota, provincia Suceava
Dan Kisilewicz
169
I risultati migliori sono stati ottenuti restaurando gli affreschi che coprono
una superficie di circa 2500 m2. È stato introdotto un sistema di riscalda-
mento durante la ricostruzione della pavimentazione. Le prime indagini so-
no state effettuate sui muri interni dalle quali è emerso lo stato di degrado
dello strato pittorico realizzato a secco. Diversi testi hanno mostrato che
sotto questo strato si trovavano gli affreschi originari ma presentavano zone
lacunose. Pertanto sono state restaurate le superfici a fresco e parzialmente
conservate le superficie dipinte a secco. Una volta terminati i lavori tutte le
superfici sono risultate decorate. All’esterno sono stati effettuati lavori minu-
ziosi di pulitura e rimozione dello strato di calce. Sono state portate alla lu-
ce tracce di affreschi originali, permettendo una lettura teologica delle fac-
ciate. Un largo marciapiede di protezione circonda la chiesa. È stato inoltre
realizzato un canale di raccolta d’ acqua piovana. La costruzione di tetti ha
permesso la protezione dei muri del lato ovest, della cinta muraria, delle
torri angolari e del cammino di ronda ridando un’ immagine storico-me-
dioevale all’ antico monastero. I lavori di ripristino sono stati eseguiti da un
gruppo di restauratori rumeni affiancati da specialisti stranieri. Il cantiere è
stato coordinato da Ignazio Valente dell’UNESCO e dall’arch. Dan Kisilewicz
del Ministero Rumeno della Cultura.
170
SPAGNA
Restauro e Conservazione in Spagna:
171
I primi restauri di Cattedrali
L’inizio degli interventi dello Stato nel restauro del patrimonio delle catte-
drali coincide in concreto con la creazione della Commissione Centrale dei
Monumenti Storici ed Artistici nel 1844. Questa Commissione, che fu crea-
ta per fermare ed orientare il processo d’alienazione, dovette incaricarsi an-
che del restauro degli edifici dichiarati Monumenti Nazionali. Questo è
quello che è successo con la Cattedrale di León, dichiarata tale il 28 agosto
1844, per la quale fu iniziato un processo di restauro tuttora in corso, tra-
sformandola nella cattedrale più restaurata d’Europa. Migliorare e reinventa-
re la sua immagine furono i principali obiettivi dei restauratori invece di ba-
dare alla sua salute e conservare l’edificio ereditato: il Progetto di Rogent per
la Cattedrale di Tarragona, 1844; l’intervento di Vicente Lampérez a Cuenca,
mettendo in pratica il così detto “restauro di stile”. Nonostante tutto, un an-
cora incipiente legislazione, esigeva che “le parti antiche e le moderne as-
somigliassero e sembrassero di una stessa epoca”. Il desiderio di finire
o correggere gli edifici delle cattedrali conobbe processi tortuosi, come
quello di alcune facciate, come ad esempio quelle di Mallorca o Barcelona.
Questo modo di agire, basato unicamente sullo stile, condizionò, per lo
più, il restauro in Spagna praticamente fino alla Guerra Civile di 1936-1939 e
perfino dopo, nonostante la lunga validità della Legge del Patrimonio
Artistico Nazionale del 1933 che stabilisce una chiara distinzione tra restau-
rare e conservare. In alcuni casi il restauro dei templi delle cattedrali dan-
neggiati durante la Guerra Civile servì da pretesto per uno smantellamento
generale del tempio, come successe a Valencia, in virtù di un purismo este-
tico e di alcune presupposte necessità pastorali. Anteriormente si smantel-
larono grate e cori in alcune cattedrali come quella di Oviedo (1901),
Mallorca (1904), Jaca (1919), Seo di Urge (l920), Valladolid (1922), Granada
(1929), Girona (1936), Orense (1937), Solsona e Vich (1936). Dietro la
Guerra si persero i cori di Valencia, Santiago di Compostela, Pamplona, e di
altre molte in un interminabile ed aperto processo di distruzione.
172
Il restauro tra gli anni sessanta ed ottanta
Dagli anni sessanta si procede con piccoli interventi. Furono sempre inter-
venti poco sistematici, senza le necessarie conoscenze pratiche e senza
nessuna investigazione previa. D’altra parte, nella grande maggioranza, furo-
no interventi necessari, per l’urgenza improrogabile, causati da tutta una se-
rie di elementi aggregati, o sottratti, provocando diverse trasformazioni nel-
le sue strutture originali. Lo stesso potremmo dire, per quanto riguarda la
propria evoluzione della sua stabilità strutturale, l’invecchiamento naturale
dei suoi materiali, tra altre molte cose. Questi problemi, risolti male, sono
esattamente gli attuali, se non peggiorati da nuovi fattori aggressivi che van-
no dall’inquinamento, chimico, fisico e biologico ai quali sono esposte dal-
l’ambiente urbano che le circondano.
In questo periodo, i restauri affrontarono una situazione economicamente
precaria, alla quale si aggiungeva la perdita di rilevanza ecclesiastica di alcu-
ne sedi episcopali e la discussione sulla responsabilità del suo restauro da
parte delle istituzioni civili in relazione alla proprietà giuridica dei templi.
Tra gli anni sessanta ed ottanta furono oggetto di qualche progetto di restau-
ro una trentina di cattedrali: insieme a quelle di Sevilla, Toledo, Burgos e
León troviamo quella di Ibiza, Burgo di Osma o Ciudad Rodrigo, riflettendo-
si così la politica de aumento degli interventi, dell’allora Direzione Generale
di Belle Arti, che agiva per mezzo di progetti annuali che garantivano dei ri-
sultati a lungo termine ed un lento assorbimento degli investimenti. Questa
politica di investimenti portò ad un limite precario di conservazione delle
cattedrali con problemi strutturali, come è il caso di Tarazona.
Oltre alle attuazioni della Direzione Generale delle Belle Arti, da parte sua la
Direzione Generale di Architettura del Ministero delle Opere Pubbliche,
operò nelle cattedrali e, quando lo fece, fu più nello spazio dei centri sto-
rici che nel tempio stesso.
Sembra strano che le cattedrali non fossero oggetto di un trattamento specia-
le all’interno di quel gran volume di patrimonio religioso, che fu restaurato fi-
no agli anni ottanta. Ugualmente sorprende lo scarso numero di cattedrali re-
staurate e la parzialità degli interventi negli anni successivi, una volta trasferite
le competenze alle comunità autonome. Nonostante tutto, troviamo alcune
differenze sostanziali: i dati storici, archeologici e formali di ogni cattedrale,
così come la valutazione della sua architettura e significato, entrano a far par-
te del progetto; e al contempo viene data la dovuta importanza alla docu-
mentazione planimetrica, come base di qualunque progetto di intervento.
Fattore importante è stato il turismo, che a causa di un eccesso di visite, ha
provocato interventi urgenti per frenare la degradazione alla quale erano
condannate le cattedrali. La cosa certa è che la situazione delle cattedrali al-
la fine degli ottanta era, almeno, precaria e, soprattutto, disuguale.
173
tuale. Cioè, si tratta di monumenti storici ma pienamente vivi. La loro immagine
attuale, quanto la loro architettura nel patrimonio che contengono, è il risulta-
to di successivi episodi di sovrapposizione, espansione e riforma.
Su questo patrimonio si è lavorato nel secolo scorso, fin dai primi momen-
ti, tramite l’attività di restauro. Ma i criteri, sempre più specifici sul restauro
delle cattedrali, e soprattutto il miglioramento del loro studio storico e fisi-
co, incluse perfino le tappe anteriori alla costruzione del tempio, che sono
basilari per la struttura architettonica del complesso. Tutto ciò condusse al-
la necessità di stabilire un periodo di riflessione e approfondimento nella
conoscenza di ogni complesso di cattedrale, individuando, di volta in vol-
ta, il migliore modo migliore per intervenire sulle stesse.
La crescente coscienza collettiva che si veniva configurando intorno alle cat-
tedrali si tradusse nell’aumento di risorse economiche dedicate al loro restau-
ro e conservazione. Nonostante tutto, diventava necessario dare una risposta
a questa situazione nel senso di razionalizzare dette risorse e stabilire un or-
dine di priorità nell’attenzione dedicata ad ogni cattedrale. Inoltre si conside-
rò fondamentale procedere alla creazione di programmi annuali di manteni-
mento completi, come delle opere più importanti di restauro e come dina-
mica di attuazione alla quale bisognava tendere progressivamente.
La peculiarità delle cattedrali determinò la necessità, alla fine degli anni ot-
tanta, di mettere in moto piani specifici che esponessero una strategia di
studio comune, che coordinassero gli interventi di restauro e permettesse-
ro il concorso delle iniziative di tutti i responsabili della loro protezione e
conservazione. I poteri pubblici decisero di delegare ai capitoli cattedrali il
compito di conservazione del monumento, reclamando dagli stessi un im-
pegno reciproco.
La risposta a quelle necessità fu il Piano Nazionale delle Cattedrali che inol-
tre pretendeva di affrontare altri problemi che si presentarono in quegli an-
ni, tra essi il forte incremento dell’inquinamento ambientale e certi cambia-
menti nella loro funzione dei complessi, generata dalla domanda di un tu-
rismo massiccio ed il loro utilizzo come spazi culturali. Queste nuove cir-
costanze venivano ad accrescere le disuguaglianze secolari nello stato di
conservazione dei novanta complessi delle cattedrali spagnole. Nonostante
fossero già state sottoposte ad interventi di restauro fin dall’inizio, presen-
tavano grandi differenze circa il proprio livello di conoscenza de parte de-
174
gli organi competenti e la disponibilità di risorse da dedicare al loro restau-
ro o mantenimento.
Con questi obiettivi una commissione delegata del Consiglio del Patrimonio
Storico, coordinata dall’Istituto del Patrimonio Storico Spagnolo, lavorò al-
l’inizio della decade degli anni novanta alla ricerca di soluzioni più duratu-
re per tutte le Cattedrali che, inoltre, si orchestrassero con criteri e metodo-
logie non solo più specifiche, ma anche comuni a tutte esse. Per ciò si de-
cise di dotare ognuna delle cattedrali spagnole di un Piano Direttivo.
175
I Piani Direttivi consistono in uno studio il più minuzioso possibile sul monu-
mento, al fine di stabilire, per un periodo da otto a dieci anni, le possibili at-
tuazioni delle materie prima segnalate, interventi ed investimenti, manteni-
mento, studio e diffusione. Dovranno essere redatti da squadre interdiscipli-
nari, in modo che possano essere distinti in ognuna delle fasi. Concretamente,
nella fase previa può stabilirsi la convenienza dell’incarico ad un tecnico spe-
cializzato, oppure farlo realizzare direttamente dall’Amministrazione.
4.3. La canalizzazione degli investimenti
La terza linea di sviluppo del Piano, è la canalizzazione degli investimenti,
che si realizzerà fra lo Stato e le Comunità Autonome, in funzione delle pro-
grammazioni dei Piani Direttivi e secondo i corrispondenti accordi stipulati
con le istituzioni competenti.
Programma di investimenti
L’obiettivo del Piano Nazionale delle Cattedrali è doppio, da una parte si
176
tratta di stabilire i meccanismi che facilitino un trattamento razionalizzato ed
omogeneo su detto patrimonio, mettendolo a disposizione degli organismi
incaricati di proteggere la sua conservazione.
D’altra parte, la sua finalità è garantire la tutela di tutte le cattedrali.
Ciò si materializza in un impegno di investimento a medio termine, in accor-
do coi programmi stabiliti nei Piani Direttivi.
Le Comunità Autonome, responsabili in ultimo termine delle Cattedrali situa-
te nel loro territorio, ed i Capitoli Cattedrali, ricevono un forte appoggio nel-
lo sforzo di conservazione dei loro complessi, tramite un Programma spe-
cifico di investimenti, appartenente al Ministero di Fomento, a carico del 1%
culturale. Allo stesso modo, le Cattedrali sono comprese come attività prio-
ritaria nella normativa su mecenatismo, e sono già stati numerosi gli apporti
finanziari di enti privati. Non in vano il Piano Nazionale delle Cattedrali svol-
ge anche un compito di sensibilizzazione della società, in generale, che co-
mincia a dare i suoi frutti.
La convergenza di fonti di finanziamento: Comunità Autonome, Chiesa, me-
cenatismo privato, 1% culturale e Ministero della Cultura, dimostra la capa-
cità del Piano Nazionale delle Cattedrali di riassumere gli impegni economi-
ci di tutte le amministrazioni ed istituzioni responsabili della sua conserva-
zione, oltre alla sua già provata efficacia riguardo le prioritarie questioni di
indole tecnica e scientifica. Da quest’ultima prospettiva bisogna ricordare,
d’altra parte, che il flusso di investimento nelle cattedrali deve adattarsi al
ritmo, generalmente tranquillo, che richiedono gli interventi quando l’aspi-
razione è garantire la sua idoneità.
177
TURCHIA
Dal Gran Palazzo degli Imperatori Bizantini al Parco
Storico Urbano di Sultanahmet ad Istanbul:
l’itinerario monumentale del porto palatino
del Boukoleon
Eugenia Bolognesi Recchi Franceschini
dell’Ippodromo (l’At Meydan), tra la Moschea Blu, Küçük Aya Sofya (la chie-
sa di SS. Sergio e Bacco), e il Mare di Marmara. Dalla iniziale ricognizione
del Gran Palazzo degli Imperatori Bizantini e dell’area circostante, che ha
Agenzia di territorio UNESCO
Istanbul
Cumhuriyet Caddesi No. 8 Kat: 5
80200 Istanbul, Turkey
Fax + 90 212 241 58 17
analista@tiscali.it
178
Gli strumenti essenziali di questa ricomposizione e riutilizzazione del tessu-
to urbano saranno gli itinerari, posti a collegare tra loro i monumenti di mag-
giore importanza, nel rispetto di tutte le fasi della loro storia. Questi itinera-
ri saranno di due diversi tipi: i primi, attraverso la storia della città, comin-
ciano dal periodo ottomano e procedono indietro nel tempo fino ai primi
secoli di Bisanzio; i secondi, attraverso le diverse fasi di sviluppo del com-
plesso palatino degli Imperatori di Bisanzio, seguono la via effettivamente
percorsa dagli imperatori per raggiungere l’Ippodromo dal porto del
Boukoleon.
179
Introduzione Storica:
180
B) L’Area Monumentale del Porto del Boukoleon
Boukoleon fu il nome dato dopo il nono secolo al Porto del Palazzo
Imperiale di Costantinopoli ed al settore del complesso palatino costruito
sulle mura marittime. Il nome derivava probabilmente dal gruppo statuario
di un bue che lottava contro un leone. Questo era posto all’entrata del
Porto, all’incirca dove corre oggi Sahil Yolu (la Via della Spiaggia), presso la
porta nelle mura marittime che conduce alla Moschea Blu.
L’accesso dal Palazzo al mare era la Scalinata Monumentale di Attracco che
ancora si può osservare ad ovest della cosiddetta Casa di Giustiniano, oggi
riconoscibile nella Loggia poggiata sulle mura con le sue larghe finestre.
L’area del Boukoleon divenne parte del Palazzo nel sesto secolo, quando
Giustiniano (527-65) collegò la sua dimora di Hormizdas vicino al mare con
il Palazzo Imperiale sulla collina a fianco dell’Ippodromo. A quel tempo
l’area costruita era ad ovest della Scalinata d’Attracco, sopra gli archi nelle
mura marittime che sono oggi nel cortile del Circolo Sportivo di Küçük Aya
Sofya (San Sergio e Bacco), su un lato di Nakilbent Caddesi. A quest’area
conducevano le strutture parallele in muratura che ancora sopravvivono ad
ovest della Scalinata.
Nei secoli seguenti il settore principale del Palazzo Imperiale fu trasferito
dagli edifici vicini all’Ippodromo agli edifici vicini al Porto. I resti del Palazzo
sulle mura marittime ad est della Scalinata Monumentale di Attracco appar-
tengono a questo periodo. La cosiddetta Casa di Giustiniano era la Loggia
di un padiglione marittimo, che venne costruito in due fasi. Venne probabi-
lente fondato da Teofilo (827-842) ed ingrandito da Costantino VII (913-
959). La Torre del Faro conclude ad est il complesso del Porto Palatino.
Sull’altro lato della ferrovia, verso nord, sopravvivono infine alcuni edifici di
estremo interesse, un tempo connessi dal muro di cinta che correva verso la
Torre del Faro del porto del Boukoleon. La nominata moschea di Kapı Ağası
Mahmut Ağa, uno degli edifici segnalati di Sinan, datata a.1553, si erge pen-
siamo sul basamento della chiesa di S. Giovanni Teologo, costruita da Basilio
I (867-886). Il muro di cinta verso la Torre del Faro potrebbe identificarsi nel
“passaggio aperto”, costruito anch’esso da Basilio I., che univa al porto. La
terrazza del crisotriclinio, dove si affaciava la sala del trono del Palazzo
Medio-Bizantino, la sala d’oro, ottagonale grandiosa come S.S. Sergio e
Baceo, o come San Vitale.
I resti di queste strutture vennero poi inclusi nel castello fortificato costruito
all’interno dell’area palatina da Niceforo Foca (963-69), tra l’Ippodromo e il
porto del Boukoleon. Questo rimase l’ultimo nucleo vitale del Palazzo, an-
cora in uso quale residenza degli imperatori Latini di Costantinopoli (1204-
68), noto allora come Palazzo del Boukoleon. Fu definitivamente abbando-
nato dai Paleologi, che presero residenza al Palazzo delle Blacherne. Alla
metà del sedicesimo secolo, Sinan poteva costruire il complesso di Kapı
Ağası Mahmut Ağa sulle sostrutture del Gran Palazzo.
181
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato istituito nel 1969,
precedendo in tal modo di un anno la Convenzione UNESCO di Parigi del
1970, con la quale si invitavano tra l’altro gli Stati Membri ad adottare le op-
portune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e
favorire il recupero di quelli trafugati, nonché a istituire uno specifico servi-
zio a ciò finalizzato.
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale
182
Nucleo CC TPC Firenze, Tel.055.295330 tpcfinu@carabinieri.it Toscana
Firenze Via Romana, 37/a Fax.055.295359 Umbria
183
Sin dagli anni ’80, il Comando si avvale di un potente strumento di ausilio al-
le indagini di polizia giudiziaria: la “Banca Dati dei beni culturali illecita-
mente sottratti”, prevista da ultimo dall’art. 85 del Decreto Legislativo 22
gennaio 2004, n. 42, che contiene informazioni sui beni da ricercare di pro-
venienza sia italiana sia estera ed informazioni circa gli eventi delittuosi col-
legati: in essa sono informatizzati oltre 118.000 eventi, oltre 2.870.000 ogget-
ti, con oltre 318.000 immagini.
Essa costituisce, grazie anche all’utilizzo di sofisticata tecnologia informati-
ca, punto di riferimento per tutta l’Arma e per le altre Forze di Polizia italia-
ne ed estere e consente, tra l’altro, di compiere una attenta analisi del feno-
meno “furti delle opere d’arte”, così come di altre tipologie delittuose, for-
nendo indicazioni specifiche idonee ad indirizzare con maggiore precisio-
ne l’attività preventiva e investigativa dei vari reparti.
La stessa, alimentata giornalmente:
- è strutturata in moduli che consentono da un lato, l’inserimento e la ricer-
ca di eventi, persone, oggetti e le loro relazioni, dall’altro l’elaborazione
di statistiche;
- impostata su interfaccia WEB e supporto multilingua, consente modalità
di ricerca visuale e capacità di georeferenziazione degli eventi;
- interagisce in tempo reale con palmari e personal computer portatili, age-
volando la redazione di rapporti/schede sul luogo dell’intervento e la
consultazione e l’alimentazione diretta.
Per quanto attiene specificatamente alla funzione di comparazione delle
immagini, un software di indicizzazione le analizza assegnando loro un’“im-
pronta” sulla base di definite informazioni, quali il colore, il contrasto, la for-
ma e la trama.
Relativamente alla georeferenziazione degli eventi, un apposito programma
consente:
il posizionamento delle entità sul territorio in base al collegamento tra dati
alfanumerici e geografici, nonché l’individuazione di zone a rischio e dei
percorsi legati alla criminalità;
la rappresentazione grafica di tutte le connessioni logiche tra le informzioni
censite, integrandole con dati locali e remoti attinti per fini investigativi e ta-
bulati telefonici (società italiane).
Tale efficace strumento consente altresì una concreta interoperabilità con le
altre Forze di Polizia e altri Istituti, quali le Soprintendenze e gli Uffici
Esportazione, che potranno a breve consultare alcuni campi del database e
pertanto usufruire di un più ampio e specifico servizio, e la Conferenza
Episcopale Italiana (CEI), che ha concesso un utilissimo accesso privilegia-
to al suo database informatizzato, a integrazione degli items inseriti nella
Banca Dati del Comando. Lo sviluppo dell’attività investigativa, l’abbatti-
mento delle barriere doganali nell’ambito dell’Unione Europea, nonché una
sempre maggiore facilità di movimento di persone e merci a livello transna-
zionale, ha suggerito al Comando di utilizzare le eccezionali potenzialità of-
ferte dalla rete Internet per diffondere in qualsiasi parte del mondo le infor-
mazioni relative ai beni culturali sottratti, così che da tempo vengono moni-
torati i principali siti di “e-commerce” dedicati ai beni culturali. La stessa re-
te è infine utilizzata per la diffusione di informazioni utili alla cittadinanza. Il
Comando cura la pubblicazione del bollettino “Arte in Ostaggio” contenen-
te le riproduzioni fotografiche dei più importanti beni da ricercare, correda-
te dei dati necessari per l’individuazione. Distribuito gratuitamente in Italia ed
all’estero, con la venticinquesima edizione ne è terminata la stampa, poiché,
a vantaggio di un più rapido e tempestivo aggiornamento, le medesime in-
184
formazioni sono ora facilmente consultabili on-line sul sito istituzionale
(www.carabinieri.it), raggiungibile anche attraverso il sito del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali. Sul sito infatti è presente un ben strutturato moto-
re di ricerca attraverso il quale possono essere consultati circa 14.000 beni
culturali di valenza artistica tra beni archeologici, dipinti, sculture, oggetti
chiesastici, beni librari, estratti dalla Banca Dati del Comando.
Peraltro nello stesso database i cittadini possono accedere ad un cospicuo
elenco di immagini e di descrizioni di beni archeologici saccheggiati duran-
te i due conflitti bellici avvenuti negli ultimi anni in IRAQ, oltre che avvalersi
di “link” diretti sul sito UNESCO dedicato alle “Red list” di Paesi a rischio.
Per facilitare la consultazione di tali informazioni e favorire il recupero dei
beni culturali da ricercare, il data-base e le pagine web del Comando sono
in corso di duplicazione in lingua inglese, nonché è in atto una loro ulterio-
re implementazione per offrire al cittadino e alle associazioni di categoria la
possibilità di consultare un sempre maggior numero di beni culturali.
Nell’apposita sezione tematica del sito www.carabinieri.it (Beni d’interesse
culturale) sono disponibili “consigli” per orientare gli utenti che intendano av-
vicinarsi al mercato dell’arte (tra cui un “decalogo” contro gli incauti acquisti
di opere d’arte contemporanea, redatto con la collaborazione della Galleria
Nazionale d’Arte Moderna) o che subiscano furti di beni culturali.
Dal sito è inoltre possibile scaricare un modulo “Documento dell’opera d’ar-
te - Object ID” (vedasi foto) che peraltro può essere richiesto presso qualsia-
si comando dell’Arma. Compilando questa “scheda preventiva”, ciascuno
può costituirsi un archivio fotografico e descrittivo dei propri beni culturali,
determinante in caso di furto, poiché ne consente l’agevole informatizzazio-
ne nella Banca Dati, in modo da favorire la costante comparazione con quan-
to giornalmente sia oggetto di controllo. Un’opera rubata, infatti, se fotografa-
ta ed adeguatamente descritta, può essere recuperata più facilmente.
Inoltre, per evitare di acquistare un bene culturale trafugato, ovvero per co-
noscere l’eventuale illecita provenienza di uno posseduto, il cittadino può
richiedere al Comando o ai Nuclei dislocati sul territorio un controllo pres-
so la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti. In caso di riscon-
tro negativo il Comando rilascerà un’attestazione in cui è indicato che in
quel momento il bene controllato non risulta segnalato tra le opere da ricer-
care presenti in Banca Dati. Un eventuale esito positivo dell’accertamento
darà luogo ai dovuti riscontri di polizia giudiziaria.
185
N ell’ambito delle competenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
si colloca il servizio di call center atto a migliorare l’accesso alla fruizio-
ne del patrimonio culturale nazionale da parte dei cittadini italiani e stranie-
ri nonché dei turisti in visita nel nostro Paese, per fornire informazioni (in lin-
gua italiana, inglese e spagnola) inerenti le attività di pertinenza del
Ministero, su musei, mostre temporanee, archivi, biblioteche attraverso il
numero verde 800 99 11 99.
Il Servizio è interamente affidato alla Società Omnia Network*, che gestisce
le chiamate tramite il numero verde attivo tutti i giorni, compreso i festivi,
dalle 9 alle 19. L’operatore di front office, mediante la consultazione di
Banche Dati ed un costante collegamento al sito Internet del Ministero, è in
grado di fornire tutte le informazioni richieste, ivi comprese quelle relative
alla struttura organizzativa del Ministero ed alle competenze istituzionali
dello stesso.
L’operatore ha a disposizione anche un banca dati integrata curata dal per-
sonale di back office di Omnia Network contenente le informazioni relative
a manifestazioni, beni, musei, eventi di pertinenza non statale (comunali,
privati, etc.).
Nello specifico, il front office svolge:
un servizio di ricezione reclami da parte del Cittadino e di segnalazione
all’Amministrazione;
un servizio di supporto all’Ufficio Relazione con il Pubblico (URP);
Call Center
186
ALEServizi S.p.A è una società a capitale pubblico partecipata dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Svolge servizi finalizzati alla conservazione, valorizzazione e fruizione dei
beni culturali per strutture centrali e periferiche del MiBAC.
Attiva dal 1999 ALES fornisce numerosi servizi all’interno di parchi, aree ar-
cheologiche, musei, aree espositive, edifici e giardini storici, biblioteche,
archivi e uffici nel Lazio e nella Campania.
Esperienze significative
- Manutenzione architettonica ordinaria degli edifici
- Manutenzione delle strutture archeologiche
- Manutenzione del verde
Supporto tecnico-amministrativo agli uffici del MiBAC
- Supporto al funzionamento di biblioteche ed archivi.
- Servizi per la gestione di musei ed aree archeologiche (sorveglianza, bi-
glietteria, accoglienza al pubblico)
- Attività di monitoraggio.
ALES S.p.A.
Via Cristoforo Colombo, 98
00147 Roma
Tel. 06 70450922
Fax 06 77591514
Via S. Brigida, 51
80133 Napoli
Tel. 081 7810701
Fax 081 5511518
187
L a veloce evoluzione dei mezzi di comunicazione unita all’affermarsi di una
economia digitale hanno imposto nuove modalità di comunicazione, in-
terazione e lavoro, fondate sulla capacità di scambiare dati ed informazio-
ni in tempo reale con tutti gli attori coinvolti nella catena del valore.
Reply mette al servizio della Pubblica Amministrazione le proprie compe-
tenze sulle nuove tecnologie integrando sistemi multimediali ed interatti-
vi, progettando piattaforme applicative composte con “servizi configura-
bili” e abilitando tecnologie di comunicazione sempre più complesse e
differenziate.
Tra le più recenti attività sviluppate da da Reply in tali ambiti vi sono il pro-
getto Leonardo per il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale e
l’attuale sviluppo del nuovo portale del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali.
Il Progetto Leonardo ha visto Reply lavorare con il Comando Generale
dell’Arma dei Carabinieri, in un processo di adeguamento tecnologico e
potenziamento del sistema informatico attualmente in uso presso il
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (CCTPC), per supportare i
processi di investigazione e di pianificazione degli interventi a salvaguardia
delle opere d’arte.
Il risultato è la realizzazione di un nuovo sistema informativo, “Leonardo”,
che introduce nuove tecnologie emergenti per consentire di interagire con
la banca dati in tempo reale attraverso apparecchiature di ultima generazio-
ne ed eseguire ricerche ed analisi su tutto il patrimonio informativo raccol-
to in oltre venti anni di attività.
La nuova piattaforma alla base del Progetto Leonardo è dotata di una inter-
Reply
188
zati per la descrizione dell’opera, ma anche di confrontare “immagini” o
porzioni di immagini sulla base delle sue caratteristiche grafi che, nonché
di utilizzare come chiavi di ricerca “concetti” contenuti nel contesto da ri-
cercare.
Il Portale Cultura Italia, principale punto di riferimento per la comunicazione
sul canale Internet in ambito di Beni Culturali, vede Reply impegnata come
il partner scelto dell’Amministrazione con la responsabilità tecnica e grafica
della soluzione.
Il portale, online a partire dalla fine del 2007, renderà disponibili contenuti
informativi ricercabili sia per area geografica sia per tematica: archeologia,
architettura e monumenti, arti visive, design, cinema e multimedia, musica,
spettacoli, tradizioni e folclore, cultura e scienze umane, cultura scientifica,
formazione e ricerca, biblioteche, letteratura, archivi, mostre e musei.
Tramite questo nuovo punto di contatto il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali renderà disponibile, ai citttadini, un gran numero di servizi tra cui:
accesso all’indice delle risorse in ambito dei Beni Culturali, forum tematici,
newsletter, piattaforma di e-commerce, indice dei monumenti.
Il portale, grazie alla ricchezza di informazioni contenute e alla facilità di na-
vigazione svolgerà inoltre un importante ruolo per la promozione turistica di
località di interesse culturale grazie alla possibilità di costruire “viste digita-
li” di percorsi ed itinerari personalizzati.
189
A ppartenente alla Finanziaria Fimag, a cui fanno capo le aziende del
Gruppo Guzzini (Teuco Guzzini, F.lli Guzzini), la iGuzzini illuminazio-
ne è nata nel 1958. Ha 17 agenzie commerciali in Italia, 11 filiali, in Germania,
Francia, Spagna, Regno Unito, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Benelux, Cina,
Singapore, Hong Kong, e distributori esclusivi in tutti i paesi del mondo. Nel
1995 è stato creato il centro Studi e Ricerca la cui attività vuole contribuire
al dibattito culturale approfondendo molteplici aspetti della luce; sia quel-
li inerenti la sua natura di fenomeno fisico, sia quelli ancor più vasti e com-
plessi che sono alla base della percezione umana. La iGuzzini, azienda cer-
tificata ISO 9001, è oggi la prima azienda italiana del settore illuminotecni-
co e si colloca fra le prime 5 aziende europee. Il suo fatturato consolidato
del 2006 è stato di 197,3 milioni di euro. Il numero dei dipendenti è pari a
1.039 unità.
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BBS Software ha realizzato il progetto Company TV, una innovativa televi-
sione d’attesa in grado di fornire informazioni TV on demand grazie all’uti-
lizzo di codici a barre.
Questa tecnologia, realizzata nell’ambito di un progetto di ricerca finanzia-
to dalla Regione Lombardia, permette ad Enti ed Aziende di fornire infor-
mazioni aggiuntive on demand a visitatori e clienti, in modo semplice, inte-
rattivo, immediato e multilingua.
Infatti grazie al codice a barre posizionato sulla documentazione cartacea
a corredo di un servizio o un prodotto, il sistema È in grado di fornire tut-
te le informazioni necessarie per approfondire i singoli argomenti. Grazie
ad un lettore ottico e ad una pulsantiera per la selezione della lingua, con
un semplice e facile testo, l’utente puo’ facilmente interrogare il palinse-
sto TV per approfondire gli argomenti di suo interesse con filmati, video,
immagini e testi animando la documentazione cartacea esposta. Turismo,
prodotti tipici e servizi sono i primi settori nei quali la tecnologia
Company TV è già stata applicata con successo in oltre 190 installazioni in
Italia e all’estero.
Nell’ambito dei beni culturali la tecnologia permette di costruire e divulga-
re palinsesti TV sui siti archeologici, musei, monumenti e rendere fruibili in
modo semplificato all’utente visitatore nella propria lingua di consultazione
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Il Patrimonio Culturale italiano, unico al mondo, è costituito da beni archeologici, architettonici, archivistici,
artistici e storici, librari e paesaggistici, nonché dalle diverse attività culturali promosse dallo spettacolo dal
vivo, con riferimento al cinema, al teatro, alla musica, alla danza, allo spettacolo viaggiante e alle tradizioni
popolari.
Il MiBAC, amministra e promuove la conoscenza di questo imponente patrimonio storico, artistico e
culturale di cui è custode con l’obiettivo di salvaguardarlo e valorizzarlo.
Alla Direzione per l’Innovazione Tecnologica e la Promozione, una delle novità della riforma del 2004, spetta
il compito nodale e impegnativo di attuare la modernizzazione dell’Amministrazione attraverso linee di
indirizzo e interventi operativi basati sulle più nuove e sofisticate tecnologie e su strategie di comunicazione
e marketing.
Nell’ambito di queste attività, la Direzione Generale partecipa annualmente, insieme a tutti gli Istituti centrali
e territoriali, ad una serie di manifestazioni fieristiche che sono un veicolo efficace per diffondere ad un
pubblico differenziato le attività ed i progetti più innovativi realizzati negli ultimi anni ed in corso d’opera.
Tali manifestazioni rappresentano anche un momento molto importante di incontro tra le realtà territoriali,
gli Enti locali, i settori delle imprese ed il privato.
Le fiere a cui partecipare vengono programmate in base alla tipologia delle attività istituzionali del MiBAC
– Tutela, Restauro, Comunicazione – e agli interessi di settore (Monumenti, Archivi, Biblioteche, Patrimonio
IL RESTAURO IN ITALIA
Storico-Artistico, Cinema, Teatro, Spettacoli, Paesaggio) che ogni anno si vogliono evidenziare.
Programmazione 2007
E OLTRE I CONFINI
22-25 Marzo FERRARA
Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali
21-25 Maggio ROMA
FORUM P.A. Forum della Pubblica Amministrazione
6-8 Novembre BOLOGNA
COM.PA Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei servizi al cittadino e alle imprese
15-16 Novembre LUCCA
LU.BE.C. Digital Tecnology 2007
15-18 Novembre PAESTUM
X Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico
29 Nov-1 Dic. VENEZIA
XI Salone dei Beni e delle Attività Culturali