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J.

Maritain -Il contadino della Garonna -Questo nostro


strano tempo
LE CORRENTI CONTEMPORANEE, SPECIALMENTE LA CORRENTE DI «SINISTRA» E
QUELLA DI «DESTRA»
Al tempo della Lettera sull'Indipendenza
A quanto sembra l'ecumenismo ci domanda di « aprirci » non solo verso gli uomini, nostri fratelli,
le loro angosce, i loro problemi, il loro bisogno d'essere riconosciuti, bensì anche verso tutte le
correnti contemporanee.Ciò è più difficile perché c'è di tutto in tali correnti, che talvolta per
eufemismo vengono chiamate «correnti di pensiero ». Il neo-modernismo di cui ho parlato nel
capitolo precedente e nella prima sezione di questo è una di esse e tra le più attive. Ma per di più -
ed è una cosa ben triste - tali correnti sono spesso decisamente opposte le une alle altre (lo esigono
la natura e la storia), per esempio, quella detta « di sinistra» e quella detta « di destra ». In questa
seconda parte del capitolo vorrei precisamente occuparmi di esse. Della misteriosa frattura così
designata e che non interessa soltanto i banchi del Parlamento, ma l'insieme dei cittadini, già parlai
in una piccola opera scritta molto tempo fa 1. Vi distinguevo due sensi delle parole «destra» e
«sinistra », uno fisiologico ed uno politico.
«Secondo il primo, si è di destra o di sinistra per una disposizione di temperamento, come l'essere
umano nasce bilioso o sanguigno. In questo senso è vano pretendere di non essere né di destra né di
sinistra; tutto ciò che si può fare sta nel correggere il proprio temperamento, conducendolo ad un
equilibrio che si avvicini più o meno al punto eminente in cui i due pendii si congiungono. Mentre
all'estremo limite inferiore di essi, lo spirito si trova davanti ad una specie di mostruosità: a destra il
puro cinismo, a sinistra il puro irrealismo (o idealismo nel senso metafisico della parola).
Il puro uomo di sinistra detesta l'essere, preferendo sempre, e per ipotesi, secondo l'espressione di
Jean Jacques 2 ciò che non è a ciò che è; il puro uomo di destra detesta la giustizia e la carità,
preferendo sempre, e per ipotesi, secondo la parola di Goethe (lui stesso enigma, mascherante la sua
destra con la sua sinistra) l'ingiustizia al disordine. Una nobile e tipica figura d'uomo di destra è
Nietzsche; una nobile e tipica figura d'uomo di sinistra, Tolstoi» . 3 Secondo l'altro senso, il «senso
politico, la sinistra e la destra designano ideali, energie, formazioni
storiche in cui gli uomini di questi due temperamenti opposti sono normalmente portati a radunarsi.
E qui ancora considerando le circostanze in cui si trova a un certo momento un dato paese, è
impossibile che ciascuno di quelli cui stanno a cuore le realtà politiche non si orienti piuttosto a
destra o piuttosto a sinistra.
Le cose s'ingarbugliano tuttavia in quanto talvolta uomini di destra (nel senso fisiologico del
termine), fanno

1
Lettre sur l'lndépendence, Paris, Desclée de Brouwer, 1935. Cfr. HENRYBARs, La politique selon facques
Maritain,Paris, Éditions Ouvrières, 1961; La politica secondo facques Maritain, Brescia, Morcelliana, 1965.
2
«Non c'è di bello che ciò che non è », diceva Jean Jacques. E J. P. Sartre: «Il reale non è mai bello ».
3
Lettre sur l'Indépendence, pp. 42-43."
1
una politica di sinistra, e inversamente. Penso che Lenin sia un buon esempio del primo caso. Non
esistono
rivoluzioni più terribili di quelle di sinistra fatte da temperamenti di destra, né più deboli governi di
quelli
di destra guidati da temperamenti di sinistra (Luigi XVI).
« Ma dove le cose si mettono male del tutto è quando, in certi momenti di turbamento profondo, le
formazioni
politiche di destra e di sinistra invece di essere ciascuna un tiro di cavalli più o meno focosi,
controllato da una ragione politica più o meno ferma, non sono più che complessi affettivi
esasperati trascinati dal loro mito ideale, mentre l'intelligenza politica è ridotta a non essere che una
furbizia messa al servizio della passione. Non essere né di destra né di sinistra significa
semplicemente volere salvaguardare la propria ragione ». 4
Questo io mi sono sforzato di fare fin da un'epoca in cui le cose erano già seriamente compromesse
(<<di destra, di sinistra, di nessuno io sono 5» pur essendo per temperamento ciò che si chiama un
uomo di sinistra).
Dicendo di voler custodire la propria ragione, non intendevo che ci si debba trincerare in non so
quale neutralità, ma semplicemente preparare la strada a una attività politica «autenticamente e
vitalmente cristiana », in altri termini a una politica che, pur ispirandosi allo spirito cristiano e a
principi cristiani, non impegni che le. iniziative e le responsabilità dei cittadini che la. praticano,
senza menomamente essere una politica dettata dalla Chiesa o che impegni la responsabilità di
questa. Mi si permetta d'aggiungere oggi che fino ad ora, - e nonostante (o a motivo) dell'entrata in
scena in diversi paesi di partiti politici detti «cristiani» (la maggior parte dei quali è frutto di calcoli
di interessi elettorali) - la speranza nell'avvento di una politica cristiana (rispondente nell'ordine
pratico a ciò che è una filosofia cristiana nell'ordine speculativo), è stata completamente delusa.
Non conosco che un esempio di « rivoluzione cristiana» autentica ed è quella che il Presidente
Eduardo Frei tenta in questo momento nel Cile, e la cui riuscita non è sicura. (È vero anche che fra i
miei contemporanei ancora vivi mentre scrivo queste righe non scorgo nei paesi Occidentali che tre
rivoluzionari degni di questo nome: Eduardo Frei nel Cile, Saul Alinsky in America 6, e io in
Francia, che non conto un bel niente poiché la mia vocazione di filosofo ha interamente obnubilato
le mie possibilità d'agitatore...).
Ma lasciamo questa digressione. Non è forse inutile ripetere ora ciò che dicevo in quegli anni ormai
lontani:
« Il fulcro del problema consiste nel vedere se si crede che una politica autenticamente e vitalmente
cristiana possa sorgere nella storia e prepararsi invisibilmente fino da ora. Sta nel sapere se il
cristianesimo debba incarnarsi fino a tal punto, se la missione temporale del cristiano debba
spingersi fin là, se la testimonianza dell'amore debba scender fin là, o se si debba abbandonare al
4
Op. cit., pp. 43-44.
5
Ibid., p. 9.

6
17 Saul Alinsky,che è uno dei miei grandi amici,è un indomito e temuto organizzatore di «comunità
popolari» e leader anti-razzista, i cui metodi sono tanto efficaci quanto poco ortodossi.
2
diavolo il mondo in ciò che ha di più connaturale: la vita civica o politica. Se si crede alla possibilità
di una politica autenticamente e vitalmente cristiana, allora nell'ordine delle attività temporali il
dovere più urgente consiste nel prepararle un punto d'inserimento.
« ... Una sana politica cristiana (intendo cristianamente ispirata ma che chiami a sé tutti i non-
cristiani che la trovassero giusta e umana) sembrerebbe senza dubbio andare molto avanti verso
sinistra nell'ordine di certe soluzioni tecniche, nell'apprezzamento del movimento concreto della
storia e nelle esigenze di trasformazione del presente regime economico, pur avendo in realtà
posizioni assolutamente originali e procedendo, nell'ordine spirituale e morale, da principi molto
diversi dalle concezioni del mondo e della vita, della famiglia e della pòlis, in onore presso i diversi
partiti di sinistra.
« ... Se nell'ordine spirituale, che è sopra-politico, la libertà del cristiano esige da lui che sia tutto a
tutti e porti ovunque la sua testimonianza e la sua parola e dappertutto annodi quei legami
d'amicizia vera, di bontà fraterna, di virtù naturali, fedeltà, dedizione, mitezza, senza le quali non
possiamo aiutarci realmente gli uni gli altri e senza le quali la carità soprannaturale, o ciò che noi
prendiamo per essa, rischia di congelarsi o di degenerare in proselitismo di parte, altrettanto
conviene, nell'ordine politico stesso e in assenza dell'organo appropriato di una politica vitalmente
cristiana, preservare prima di tutto il germe interiore di una tale politica contro tutto ciò che
rischierebbe di alterarlo.
« Più questo germe è ancor fragile e nascosto e contestato, più intransigenza e rigore bisogna
mettere nel conservarlo puro. Infatti fin d'ora, e nelle condizioni più ingrate e con tutta la goffaggine
dei primi inizi, il segno della partenza è stato dato. E quand'anche l'invisibile fiamma della missione
temporale del cristiano, di quella politica cristiana che il mondo non ha ancora conosciuto, non
ardesse che in pochi cuori, perché all'intorno la legna è ancora troppo verde, la testimonianza cosi
portata sarebbe almeno mantenuta, il deposito trasmesso. E tra l'orrore crescente di un mondo in cui
la giustizia, la forza, la libertà, l'ordine, la rivoluzione, la guerra, la pace, il lavoro, la povertà, tutto è
stato disonorato, e in cui la politica non assolve al suo compito che corrompendo con la menzogna
l'ani- ma delle moltitudini, rendendola complice dei delitti della storia, in cui la dignità della
persona umana è insultata senza fine, la rivendicazione di questa dignità e della giustizia, il primato
politico dei valori umani e morali che sono la parte principale del bene comune terreno,
continuerebbero ad essere affermati e continuerebbe a risplendere per gli uomini un po' di speranza
in una rivincita temporale dell'amore. Il principio del male minore è spesso, e a ragione, invocato in
politica. Non vi è male peggiore che lasciare senza testimonianza, lo affermo nell'ordine temporale
stesso e in rapporto allo stesso bene temporale, la giustizia e la carità». 7

Oggi
Sono trent'anni che questa Lettera sull'Indipendenza (troppo ampiamente citata, forse8), fu scritta.
Da allora la confusione degli spiriti quando si tratta della « destra» e della « sinistra» non ha fatto

7
Cfr. « Op. cit., pp. 45-53.
8
La mia scusa sta nel fatto che l'opuscolo è esaurito da molto tempo.
3
che peggiorare in Francia. L'estremismo di destra è stato invaso da crudeli frustrazioni e amari
risentimenti, dovuti talvolta a un ricordo nostalgico del vecchio Maresciallo, talaltro alle delusioni
della guerra d'Algeria, senza parlare del sentimento malsano d'essere dei vinti in cerca di qualche
rivincita. L'estremismo di sinistra è stato invaso da una febbre di illimitata demagogia e da un
conformismo aggressivo che mal si proteggono dalle molte illusioni e da quel tantino di bassezza di
cui l'Idealismo gregario è inevitabilmente portatore; senza parlare del sentimento malsano d'essere
dei vincitori e di volerlo far pesare. Tutto ciò non è molto incoraggiante né illuminante.
Ma il più grave è che le parole « destra» e « sinistra» non hanno più soltanto un senso politico e
sociale; hanno assunto anche e soprattutto, almeno nel mondo cristiano, un senso religioso. Di qui le
peggiori confusioni.
Come trovare dei vocaboli per designare convenientemente delle formazioni sociologiche che
colpiscono prima di tutto per un certo atteggiamento religioso, mentre in realtà un certo
atteggiamento politico-sociale ne costituisce il vero sfondo? Sembrerebbe che nell'adottare certe
posizioni religiose si manifestasse necessariamente un dato atteggiamento politico e viceversa.
Vocaboli quali «integrista» e «modernista » non potrebbero essere usati in questi casi perché non si
riferiscono che a un comportamento religioso; e cosi non potrebbero essere usate parole quali
«conservatore » e «progressista» che non si applicano se non ad un comportamento politico-sociale.
Per designare due vaste correnti la cui intelligibilità è cosi mal stabilita e implica una tale
confusione di aspetti, non si può cavarsela che costruendo una sorta di Archetipo al quale si darà un
nome allegorico o mitico (è il caso di dirlo): il che avrà il vantaggio di non offendere nessuno,
perché, ciò facendo, come ci avvertono i prudenti autori di romanzi gialli, qualsiasi riferimento a
persone esistenti è del tutto fortuito e fittizio e nessuno deve sentirsi preso di mira. Per designare
l'Archetipo dell'estremismo sinistra, dirò dunque: i Montoni di Panurgo 9 e per designare l'Archetipo
dell'estremismo di destra dirò: i Ruminanti della Santa Alleanza 10.
Ben inteso, se si tratta di persone reali che hanno l'aria di entrare a un grado qualsiasi (i gradi
variano all'infinito) in partecipazione più o meno prossima o remota con l'uno o l'altro di questi
Archetipi, spero di avere per loro i sentimenti che si addicono tra cristiani (e anche tra semplici
persone umane), e non soltanto quel tipo di carità che si nutrirebbe per un criminale o un cretino.
Sono prontissimo a testimoniar loro stima e rispetto fraterno e sarei sinceramente felice di unire la
mia voce alla loro nella medesima preghiera odi andare insieme a ricevere il Corpo del Signore.
Ciò non impedisce che io provi un serio disagio nel trovarmi d'accordo su qualche punto sia
filosofico-teologico,
sia politico-sociale con i Montoni di Panurgo, o coi Ruminanti della Santa Alleanza. Non so quello
che detesto di più: se vedere una verità che mi è cara disprezzata e maltrattata o dagli uni, o dagli
altri, o vedere la stessa verità che mi è cara invocata e tradita o dagli uni, o dagli altri. Simili
incidenti sono tuttavia inevitabili e va notato qui il disgraziato intersecarsi dei valori in virtù dei
9
Allusione all'episodio del Gargantua et Pantagruel di F. Rabelais in cui l'astuto Panurgo per vendicarsi di
un'ingiuria del mercante Dindenault, in una traversata in mare, compra un montone di costui e lo getta in
acqua, cosi che tutto il gregge lo segue, e alla fine il mercante stesso, nello sforzo di trattenere le bestie (N. d.
T.).
10
Anche i montoni ruminano, lo so; ma ruminano sogni d'avvenire.
4
quali i Montoni fanno di solito così magra figura in materia filosofica e teologica (sono fideisti,
modernisti, tutto quel che si vorrà pur di essere all'avanguardia), mentre in materia politica e sociale
il loro istinto li spinge verso la buona dottrina che più o meno rovineranno. 11 Coi grossi Ruminanti
accade l'inverso. Io sto lontano quanto posso dagli uni come dagli altri, ma è naturale (se non molto
divertente) che mi senta meno lontano dai primi quando si tratta delle cose che sono di Cesare e
meno lontano dai secondi, ahimé!, quando si tratta delle cose che sono di Dio. Bisogna inoltre
riconoscere che nello zelo degli uni e degli altri il servizio della pura verità non sta in prima fila.
Ciò che scuote i Ruminanti della Santa Alleanza sono le minacce segnalate dalla Prudenza: sbarrare
la strada a pericoli incombenti, chiudere porte, erigere dighe. Mentre i Montoni sono soprattutto
scossi dal Rispetto umano: fare come tutti, almeno come tutti quelli che non sono fossili.
I due estremismi i cui Archetipi mi hanno or ora offerto l'occasione di alcune maligne celie non
caratterizzano, a ben guardare, che due minoranze, per quanto i Montoni siano per il momento
notoriamente più numerosi dei grossi Ruminanti e possano vantarsi di una più vasta influenza,
specialmente fra i professori ecclesiastici.
La grande massa del popolo cristiano sembra indifferente agli sforzi di queste due minoranze. È
infelice e turbata perché sente che qualcosa di grande si prepara e non sa come parteciparvi. Procede
a tastoni, si presta docilmente a tentativi di raggruppamenti spesso deludenti; si piega volentieri
(non talvolta senza rimpianti da parte di qualche vecchio appassionato della bellezza nella Chiesa)
all'uso della lingua volgare nelle cerimonie religiose, ma si lamenta delle miserabili traduzioni che
le fanno recitare, come del disordine (senza dubbio momentaneo), conseguenza delle innovazioni
liturgiche; si domanda in certi istanti se le hanno cambiato la religione e farà fatica a sentirsi a lungo
soddisfatta delle veglie d'Oratorio, dei dischi e delle canzoncine con cui le iniziative di certi parroci
infiorano le celebrazioni comunitarie. Soprattutto soffre di una gran sete alla quale nessuno ha l'aria
di prestar attenzione e la buona volontà con cui accetta dei succedanei lascia prevedere serie
delusioni.
È la Verità che cerca - ma sì - e le sorgenti vive.
A giudicare dal rumore che fanno, le guide son ben lungi dal mancare e certamente hanno tutte le
migliori intenzioni. Senza dubbio ce ne sono anche che sanno veramente la strada. Possano esse
farei un poco capire che cosa significa «ricevere come un fanciullo il regno di Dio », senza di che,
dice Gesù, nessuno vi entra12,- e non si tratta certo di chiudere gli occhi, perché un bambino guarda.
Ci occorre ad ogni costo di sapere un poco che significa guardare le cose divine come un bambino e
a quale scuola lo si impara – e che Dio solo ce lo insegna.
18 gennaio 1966

11
«La sinistra cristiana in Francia ha le viscere evangeliche, ma non ha la testa teologica ». Claude
Tresmontant, Taches dela penséechrétienne in « Esprit », luglio-agosto1965, p. 120.
12
" Quieumque non aeeeperit regnum Dei sieut puer, non intrabit in illud, Lc, 18,17.

5
VITA E OPERE
"L'ideale supremo cui deve tendere l'opera politica e sociale dell'umanità è l'inaugurazione
di una città fraterna, la quale non comporta la speranza che tutti gli uomini saranno un
giorno perfetti sulla terra e si ameranno fraternamente, sibbene la speranza che lo stato
esistenziale della vita umana e le strutture della civiltà si avvicineranno sempre più alla
perfezione, la cui misura è la giustizia e l'amicizia. " ("Per la giustizia")
La vita di Jacques Maritain (nato a Parigi nel 1882, morto a Tolosa nel 1973) è suddivisibile
in quattro periodi. Nel periodo giovanile,tra il 1900 e il 1906, si collocano alcuni incontri
fondamentali: oltre che con Raissa Oumancçoff (Rostov, 1883 - Parigi, 1960), che divenne
sua moglie, con Péguy, Bergson, Bloy, che influì sulla conversione dei Maritain avvenuta
nel 1905. Nel secondo periodo, che va dal 1905 al 1930, Maritain visse in Francia (salvo il
biennio degli studi di biologia a Heidelberg presso H. Dreisch) e contribuì alla rinascita del
tomismo, pubblicando nel 1914 la sua prima opera su "La filosofia bergsoniana" e nel 1922
il volume intitolato "Antimoderno", e creando, nello stesso anno, i cosiddetti Circoli
tomistici. Dal 1914 è professore di storia della filosofia moderna all'Institut Catholique di
Parigi. Dal 1923 a Meudon la casa dei Maritain diventa luogo di incontri culturali di
filosofi, teologi, scrittori, poeti, artisti. Prosegue la sua attività di professore (dal 1928
insegna logica e cosmologia) e di conferenziere in Francia e in vari paesi europei e
americani. Nel 1926 avviene il distacco dall' "Action Française", movimento di destra, per
il quale aveva simpatizzato prima della condanna di Pio XI. Dal 1930 al 1960 si colloca un
nuovo periodo, che è avviato dallo scritto "Religione e cultura". Nel 1932 pubblica il suo
capolavoro, "Distinguere per unire (o i gradi del sapere)", e nel 1936 l'opera sua più
famosa, "Umanesimo integrale", che susciterà intorno a Maritain vivaci polemiche. Tra il
'35 e il '37 prende posizione contro l'invasione dell'Etiopia, il bombardamento di Guernica,
la guerra di Spagna. A causa del nazismo i Maritain si trasferiscono negli Stati Uniti (1940-
44) e a New York Jacques insegna nelle università di Princeton e della Columbia, e tiene
conferenze in numerose città americane. È anche tra gli animatori della resistenza francese.
Nel 1942 pubblica " I diritti dell'uomo e la legge naturale", l'anno successivo "L'educazione
al bivio", e nel 1944 il volume di metafìsica e morale significativamente intitolato "Da
Bergson a Tommaso d'Aquino". Dal 1944 al 1948 è a Roma quale ambasciatore di Francia
presso la Santa Sede. In questo periodo pubblica due sintetiche ma importanti opere: il
"Breve trattato dell'esistenza e dell'esistente" e "La persona e il bene Comune" (1947). Dal
1948 al I960 i Maritain risiedono nuovamente negli USA, e a Princeton Jacques insegna
filosofia morale. Importante anche il suo contributo in tema di diritti umani e di pace. Nel
1951 pubblica il suo capolavoro di filosofia politica, "L'uomo e lo stato"; nel 1953 il suo
testo base di estetica, "L'intuizione creativa nell'arte e nella poesia"; nel 1957 le lezioni "Per
una filosofia della storia"; nel 1959 la sua opera pedagogica completa, "Per una filosofia
dell'educazione", e nel 1960 l'esame storico di "Filosofia morale". Nel 1960, durante uno
dei periodici rientri in Francia, Raissa muore a Parigi. L'ultimo periodo va dal 1960 al 1973,
quando Maritain vive presso la comunità di Tolosa dei Piccoli Fratelli di Gesù. Nel 1961
riceve dall'Accademia francese il Gran Premio della Letteratura, e nel 1963 riceve il Gran
premio nazionale delle Lettere. Durante il Concilio ecumenico Vaticano II è da Paolo VI
più volte interpellato su alcune questioni dibattute. Nel 1965 Papa Montini gli consegna il
Messaggio dei Padri conciliari agli intellettuali. Nel 1966 pubblica "Il contadino della
Garonna" sul concilio e sul dopo-concilio, e il libro pone Maritain al centro di rinnovate
polemiche. Nel 1970 entra a far parte dei Piccoli Fratelli di Gesù. La sua ultima opera,
"Approches sans entraves", esce postuma qualche mese dopo la sua morte.
LE DIFFERENZE NEL PENSIERO DI MARITAIN
Sono essenzialmente due le peculiarità che contraddistinguono la filosofìa maritainiana:
essa risulta caratterizzata per un verso da unitarietà di ispirazione e per altro verso da
articolazione di percorso. Infatti, nell'itinerario speculativo di Maritain possono essere
individuati tré periodi diversi e, insieme, può essere rintracciato un filo conduttore che li
accomuna. Con ciò si intende dire che, sostanzialmente, il programma di Maritain è rimasto

6
sempre lo stesso, pur se specificato in diversi modi, anche in relazione alla contingenza
storico-culturale. Riguardo alla costante, si può dire che il pensiero di Maritain si
caratterizza (per usare il titolo di una delle sue prime opere) come antimoderno , nel senso
che Maritain sviluppa una decisa critica alla modernità, di cui, peraltro, sa apprezzare certi
aspetti; in altre parole, Maritain si caratterizza per un atteggiamento che, seppur critico nei
confronti della modernità, non gli impedisce di coglierne gli aspetti positivi, di operare cioè
una valutazione che ne mette in luce non solo le " verità impazzite ", ma anche i " guadagni
storici ". Questi ultimi si possono adeguatamente valorizzare, a condizione di abbandonare
l'orizzonte della modernità, vale a dire l'immanentismo, che non permette alla pur valida
esigenza di umanesimo di essere effettivamente umanistica. Infatti, non l'umanesimo, ma il
suo carattere antropocentrico è ciò che Maritain critica. Pertanto, il suo programma può
essere sintetizzato con il titolo di un'altra sua opera, "Umanesimo integrale" (1936): si tratta
di un umanesimo antimoderno che attraversa la modernità pervenendo alla ultra-modernità,
operando così una serie di acquisizioni oltre che di rifiuti. Quest'opera di discernimento è
effettuata grazie al tomismo , inteso come una filosofia cristiana che, ispirandosi a
Tommaso, è capace di accogliere e assimilare le anime di verità che si trovano nella cultura
moderna e che, liberate dalla loro caratterizzazione immanentistica (o antropocentrica),
sono conciliate con altre acquisizioni classiche, producendo un'inedita sintesi che va al di là
del premoderno e del moderno, e caratterizza la posizione maritainiana come ultra-moderna
(una filosofia per i tempi nuovi). Tale è l' umanesimo integrale , che è umanesimo (cioè
valorizzazione dell'uomo) in termini di integralità antropologica e integrazione assiologica;
si tratta infatti di un umanesimo che vuole valorizzare tutto l'uomo, e dunque essere
rispettoso della integralità della persona umana, e che vuole valorizzare quanto di positivo
c'è nelle diverse concezioni dell'uomo, realizzando una loro feconda integrazione. È,
questo, il duplice significato dell'aggettivo "integrale" con cui Maritain qualifica il suo
umanesimo, connotato come un " ideale storico concreto " da individuare attraverso una
pars destruens (la critica all'antropocentrismo) e una pars costruens (la proposta di un
nuovo umanesimo). La continuità del pensiero maritainiano non deve far dimenticare la
diversità di momenti in cui si articola. Tré sono quelli fondamentali: il primo si colloca
negli anni Dieci e Venti del Novecento; il secondo va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta;
il terzo comprende gli anni Sessanta e Settanta. Queste tré fasi, pur accomunate dal
programma di nuovo umanesimo, si differenziano per il diverso modo in cui vengono
configurate la parte destruens e quella costruens della riflessione maritainiana. Nel primo
periodo la critica è svolta soprattutto nei confronti del positivismo e dell'idealismo , e la
proposta si connota come rinascita del tomismo. Nel secondo periodo la critica riguarda per
un verso l'individualismo (borghese) e per altro verso il collettivismo (marxista) , e la
proposta è quella di una nuova cristianità. Nel terzo periodo la critica concerne il
relativismo e il nichilismo e la proposta va in direzione della liberazione dell'intelligenza e
di una nuova spiritualità. Lungo questo percorso, Maritain svolge in chiave tomista una
riflessione che può definirsi personalista , in quanto l'idea di persona è alla base della critica
e della proposta di Maritain in ciascuna fase del suo itinerario speculativo.
LE DIVERSE FASI DEL PENSIERO DI MARITAIN
Nella prima fase del suo pensiero, la posizione di Maritain si caratterizza come reazione
alle culture della separazione e dell'identità. La separazione è imputata a quelli che Maritain
chiama i " tré riformatori " - Lutero, Cartesio e Rousseau (i quali hanno, rispettivamente,
opposto natura e grazia, ragione e fede, natura e ragione) - e all'identità operata in diverso
modo dall'idealismo e dal positivismo. A tutto ciò Maritain risponde rivendicando il valore
del tomismo come filosofia dell'essere incentrato sulla persona, che è da difendere nella sua
universalità di contro agli individualismi e nella sua concretezza di contro ai
trascendentalismi. In questa prima fase la concezione maritainiana è essenzialmente anti-
individualista (contro i tré riformatori) per un verso e anti-monista (contro l'idealismo e il
positivismo) per l'altro. La seconda fase vede Maritain impegnato contro gli imperialismi
culturali antichi e moderni e contro i totalitarismi ideologici di destra e di sinistra ; è così
che Maritain si fa assertore di una epistemologia e di una metafisica esistenziali,
7
caratterizzate dal pluralismo noetico e realistico in alternativa all'ontologismo classico e
allo scientismo moderno, non meno che all'idealismo e al positivismo, e si fa anche
assertore di un personalismo in termini di difesa della dimensione individuale in alternativa
al collettivismo, e della dimensione comunitaria in alternativa all'individualismo. Al
liberalismo e al socialismo, che approdano, nei loro esiti estremi, al totalitarismo nazista e a
quello sovietico, Maritain oppone il personalismo caratterizzato in senso pluralistico e
solidaristico. Sono emblematiche di queste vedute opere come "I gradi del sapere" e
"Umanesimo integrale", che, dal punto di vista della filosofia dell'essere e del sapere per un
verso e della filosofia della cultura e della politica per l'altro, sono alternative al
neopositivismo, all'esistenzialismo, al marxismo. Quello di Maritain è un umanesimo che
s'ispira al Vangelo; ma tale richiamo ha carattere non specificamente confessionale ma
etico, non propriamente religioso ma valoriale, mettendo in luce ciò che nella sua radice è
motivato cristianamente ma nella sua espressione è aperto universalmente. Da "Lettera
sull'indipendenza" del 1935 a "La persona e il bene comune" del 1947, il personalismo
maritainiano viene presentato come una terza via; in realtà è una vera e propria via
alternativa, che non ha nulla di mediano. Infatti, per quanto conservi il richiamo a certi
valori liberali e socialisti (che poi, secondo Maritain, sono valori cristiani secolarizzati), va
oltre l'individualismo borghese e il collettivismo marxista, e rifiuta con decisione il loro
esito immanentistico e le varie forme di totalitarismo ideologico in cui sboccano, così come
il realismo maritainiano dal punto di vista metafisico e noetico si caratterizza per un
organico pluralismo , in base al quale si rispettano le articolazioni della realtà e i gradi del
sapere, superando gli imperialismi di tipo ontologico e quelli di tipo empiriologico. Nella
terza fase, il filosofo nella società (come suona il titolo di un'opera del 1960) si trova
impegnato a far valere le ragioni della filosofia dell'essere e della persona in un contesto
storico profondamente mutato, per cui deve misurarsi con nuove sfide culturali, sociali,
religiose ed educative. Sotto questo profilo opere come i due discorsi sulla pace, "L'uomo e
lo stato", "Il contadino della Garonna" e "Per una filosofia dell'educazione" offrono
interessanti indicazioni in direzione di una rinnovata ispirazione personalista capace di far
fronte al nichilismo veritativo, al machiavellismo politico, al secolarismo antireligioso e al
totalitarismo tecnocratico. In particolare, "L'uomo e lo stato" condivide con le opere
precedenti l'ispirazione personalista (evidente fin dal titolo con la priorità data all'uomo, di
cui l'opera rivendica il primato quale persona rispetto allo Stato quale strumento), ma
diversamente da opere precedenti insiste su un concetto più laico di democrazia come
razionalizzazione etica della vita sociale : il suo fondamento è la persona (da qui il richiamo
ai diritti, come espressione della sua dignità); il suo metodo è il pluralismo di tipo
collaborativo e non disgregante, e il suo fine è la pace non come assenza di conflitti ma
come capacita di risolverli in modo non violento anche attraverso organismi internazionali.
La nuova sfida è, dunque, quella della società complessa, caratterizzata dalla tentazione del
relativismo. Da qui l'attenzione riservata al problema del rapporto tra verità e libertà e al
significato della tolleranza . Questa non va intesa come sopportazione (che nasconde
l'integralismo) nè come indifferenza (che approda allo scetticismo), ma come dialogo che si
realizza nell'amicizia, cioè nel confronto e nella collaborazione. Dunque nelle tré fasi
dell'itinerario maritainiano troviamo prima un'impostazione prevalentemente anti-
individualistica, poi anti-ideologica e infine anti-relativistica: di volta in volta si è
configurato un bivio, di cui una delle due possibilità è quella umanistica in opposizione
rispettivamente all'individualismo, all'ideologismo e al nichilismo. Tré espressioni, queste,
che a ben vedere hanno qualcosa in comune: l'incapacità di tenere insieme elementi che,
invece, sono coessenziali: la verità e la libertà , senza le quali l'idea stessa di persona è
compromessa. Da parte di Maritain c'è dunque il rifiuto dell'enfatizzazione dell'individuo
(come nei tré riformatori), dello Stato (come nei totalitarismi) e , della massa (come nella
società dei consumi): la persona è più che l'individuo egocentrico, è più che lo Stato
totalitario, è più che la società massificata. La persona è soggetto, che " ha fame e sete
dell'essere " ed è impegnato nella " conquista della libertà ". Da quanto detto, dovrebbe
risultare che Maritain dagli anni Venti agli anni Trenta agli anni Sessanta è stato impegnato
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in un'inedita riproposta del tomismo, finalizzata a rendere possibile una conciliazione di
pre-modemo e moderno (in quello che l'uno e l'altro hanno di positivo) per una concreta
difesa della persona umana nei diversi campi del conoscere, dell'agire e del fare.
Esaminiamo dunque più da vicino questi diversi settori - epistemologico, politico,
pedagogico ed estetico - in cui Maritain ha dato il suo contributo di impegno speculativo e
pratico.
I TEMI PRINCIPALI
In Maritain l'idea di epistemologia si configura come teoria del sapere, in quanto secondo
lui il sapere non è solo quello sapienziale (del pensiero classico) nè solo quello scientifico
(del pensiero moderno), ma è sia sapienziale che scientifico, e pertanto una teoria del sapere
deve occuparsi dell'uno e dell'altro. Le scienze si distinguono in scienze empiriche e scienze
formali . Le scienze empiriche (che Maritain chiama "empiriologiche") si distinguono in
"scienze empiriometriche" (matematizzate) e "empirioschematiche" (non matematizzate): le
prime si subordinano in senso forte alla matematica, cioè non si costituiscono senza di essa,
invece le seconde si subordinano in senso debole alla filosofia, cioè si costituiscono senza
di essa, seppure ad essa si colleghino per essere complete. Mentre le scienze sperimentali si
collocano al primo grado di astrazione, le scienze matematiche si collocano al secondo
grado. Mentre quelle sono induttive, queste sono deduttive. Ma, pur nella differenza, le une
e le altre si configurano come sapere di tipo scientifico. Invece, hanno una caratterizzazione
ontologica la filosofia della natura , che si colloca al primo grado di astrazione, e la
metafìsica, che si colloca al terzo grado di astrazione formale. Bisogna peraltro ricordare
che " tutti e tré i gradi della visualizzazione astrattiva sono, a diverso modo, impegnati con
l'essere (non solo la conoscenza metafìsica) ". Per Maritain si tratta insomma di tenere
ferma la verità di Aristotele (il sapere ontologico della natura) e la verità di Galilei e di Kant
(il sapere empiriologico della natura); il problema contemporaneo è quello di sviluppare la
filosofia della natura tenendo conto dei progressi della scienza della natura. Lo sviluppo
della filosofia della natura è positivo in relazione non solo alle scienze, ma anche alla
metafìsica. Con l' ontologia entriamo nel dominio della sapienza, che è filosofica, ma non
solo filosofica; oltre alla metafisica, che " è una sapienza della ragione " ed " è naturale
per sua essenza ", è bene riconoscere il sapere teologico, che si distingue in teologia
dogmatica, che " è una sapienza di fede e di ragione, una sapienza di fede che usa la
ragione ", e teologia mistica, che " è una sapienza di amore e di unione ". Dunque, al
culmine dei gradi del sapere si trova la mistica, la cui specificità è innegabile, ma è
altrettanto innegabile che pure si tratta di un sapere, da tenere distinto e unito agli altri gradi
del sapere. Bisogna subito rilevare che il problema politico è stato tra i problemi privilegiati
da Maritain, anzi, si può senz'altro affermare che ad esso l'autore ha dedicato il maggior
numero di opere. La cosa non deve stupire, perché, in una qualche maniera, nella politica
trova il banco di prova la filosofìa maritainiana, che mostra come le impostazioni di
carattere ontologico ed epistemologico, lungi dall'essere astratte questioni, costituiscano
invece il fondamento dell'agire e del fare: la morale e la politica per un verso, la pedagogia
e l'estetica per l'altro risultano i terreni privilegiati per tradurre i princìpi metafìsici nella
concretezza dell'essere persona. Detto questo, bisogna aggiungere che, tra i tanti problemi
politici affrontati da Maritain, quello principale è il problema della rifondazione della
democrazia , un problema che si colloca nell'orizzonte del significato che deve essere
attribuito alla politica. Due le concezioni che si scontrano al riguardo: quella tecnica o
antiumanistica e quella etica o umanistica: l'opzione maritainiana è stata sempre per
quest'ultima, chiarita compiutamente lungo un itinerario che si può suddividere in tré fasi.
Nel decennio che va da "Antimoderno" (1922) a "Strutture politiche e libertà" (1933) si ha
un periodo di preparazione, in cui prevale un atteggiamento di critica della democrazia, così
come si era andata configurando: non si tratta di un Maritain antidemocratico, bensì di un
Maritain critico delle contraddizioni che rinviene in certa democrazia reale. Proprio dalla
denuncia delle fragilità della democrazia si fa strada in Maritain l'esigenza di operare una
sua rifondazione: dunque, prima ancora che in presenza dei totalitarismi ideologici, è in
presenza della pseudo-democrazia (fattore favorente di questi stessi totalitarismi) che
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Maritain avvia la sua riflessione di filosofo della politica. Una riflessione che viene
sviluppata nel decennio che va dal 1933 al 1943: in questo periodo - che comprende opere
come "Umanesimo integrale" e "Cristianesimo e democrazia" - Maritain è impegnato nella
lotta ai totalitarismi ideologici (frutto del machiavellismo) e nella legittimazione della
democrazia in termini religiosi, evidenziando il nesso tra democrazia e cristianesimo sul
piano valoriale. Contemporaneamente, non manca di denunciare ancora una volta i pericoli
di una pseudo-democrazia che prepara il totalitarismo tecnologico. Le varie forme di
totalitarismo nascono da una politica che, in modi diversi, non riesce ad essere
autenticamente democratica. Il problema allora - e siamo al periodo che va dal 1943 al 1969
cioè da "L'educazione al bivio" alla seconda edizione di "Per una filosofia dell'educazione"-
é quello di evidenziare la connotazione umanistica della politica, il che significa per un
verso denunciare la tentazione della tecnocrazia e per altro richiamare ancora una volta alla
dimensione etica della democrazia. Nella rifondazione che della democrazia Maritain opera
in termini etico-religiosi, prima, ed etico-laici, poi, rimane costante l'individuazione dei
caratteri distintivi della democrazia, mentre variano le motivazioni legate prima all'idea di
"nuova cristianità" ("Umanesimo integrale") e poi all'idea di società pluralistica ("L'uomo e
lo stato"). Ma al di là di queste diverse ispirazioni, è costante l'indicazione di una
democrazia come politica personatistica, pluralistica, comunitaria e antiperfettistica, cioè
fondata: sul primato della persona come valore in sé; sul rispetto del pluralismo come
valorizzazione delle diversità individuali istituzionali, culturali ecc, sul raggiungimento del
bene comune, che non è la somma dei beni individuali o della maggioranza, ma è il bene
della società in quanto composta di persone; sulla consapevolezza che nulla di mondano
può essere assolutizzato, per cui riconoscere l'assoluto come trascendente può immunizzare
dalla tentazione del perfettismo politico. Per tutti questi caratteri, la democrazia configura
la politica come razionalizzazione etica, e non come mera razionalizzazione tecnica.
LA PEDAGOGIA
Anche se la produzione pedagogica di Maritain non è quantitativamente rilevante (al
problema dell'educazione ha, infatti, dedicato uno solo dei sessanta volumi che
compongono la sua opera omnia ), è da dire che rilevante è l'importanza di "L'educazione
al bivio" ( primo nucleo di "Per una filosofia dell'educazione") sia in sé, come si può vedere
esaminando le diverse edizioni dell'opera; sia in collegamento ai capolavori di filosofia
politica come "Umanesimo integrale" (per realizzare un umanesimo integrale ci vuole
un'educazione integrale) e "L'uomo e lo stato" (per attuare la democrazia ci vuole anche
l'insegnamento del valore della democrazia); sia nel contesto dell'itinerario speculativo
maritainiano, di cui condivide la duplice connotazione di continuità e differenziazione (per
cui l'educazione è sempre un processo di umanizzazione da realizzare in modo aderente alle
divise situazioni culturali e storiche); sia, infine, nell'ambito del dibattito pedagogico
novecentesco, con particolare riguardo al rapporto tra pedagogia e filosofia e tra pedagogia
e politica. Maritain, senza misconoscere il contributo delle scienze dell'educazione e delle
tecnologie nell'insegnamento, richiama con decisione la connotazione filosofica della
pedagogia, e insieme il suo stretto nesso con la politica, nel senso che c'è tra educazione e
democrazia un circolo virtuoso, per cui una implica l'altra vicendevolmente essendo
entrambe finalizzate a rendere possibile all'uomo la conquista della libertà. E' beneinsistere
sul nesso educazione-democrazia, rilevando che i tré momenti corrispondenti alle tré
edizioni dell'opera pedagogica di Maritain (nel 1943 esce "L'educazione al bivio", che
costituirà la prima parte di "Per una filosofia dell'educazione", pubblicata nel 1959 e poi
ripubblicata, con modifiche, nel 1969), rappresentano altrettanti momento di quella
rifondazione della democrazia a cui Maritain era tanto legato. Negli anni '40, la democrazia
viene vista come l'alternativa politica al totalitarismo ideologico, cioè al nazifascismo, alla
cui cultura della morte viene contrapposta la cultura della vita così come al primato dello
stato e della razza viene contro il primato della persona e dei valori: su tutto ciò deve
insistere l'educazione. Negli anni Cinquanta l' accento viene posto sul pluralismo (peraltro
già richiamato precedentemente) come condizione per valorizzare concretamente la persona
e permettere il perseguimento del bene comune, e ancora una volta l'educazione si fa carico
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di tali istanze. Infine, negli anni Sessanta il valore della democrazia viene affermato in
contrapposizione al nuovo totalitarismo, quello tecnologico, che tende per un verso
all'individualismo e per altro verso alla massificazione. Le ragioni della democrazia contro
lo statalismo, il prassismo e la tecnocrazia sono le ragioni stesse dell'educazione, che può
aiutare a tenere vive le motivazioni etiche, ossia umanistiche, della democrazia,
richiamando la necessità che la politica sia incentrata sulla persona umana e finalizzata al
bene comune nel rispetto del pluralismo. Ad una tale impostazione, l'educazione deve
aspirare secondo la sua specificità, per cui muove dall'antropologia e, attraverso la
metodologia, mira alla teleologia. Questo, tradotto maritainianamente, significa muovere
dall'educando concepito come persona in crescita (ma persona a pieno titolo), di cui
l'educazione costituisce il " risveglio umano "; significa, poi, puntare alla sua formazione
integrale e armonica, che superi cioè le unilateralità e le scissioni, che Maritain denuncia
nei cosiddetti sette errori dell'educazione contemporanea, per cui l'educazione si trova al
bivio, nel senso che è chiamata a scegliere tra un'impostazione umanistica e posizioni
pseudo-umanistiche o addirittura anti-umanistiche; significa, infine, adottare una
metodologia nè permissiva nè autoritaria ma all'insegna della libertà come conquista che
trova nell'educazione liberale (umanistica) per tutti la condizione per evitare il vuoto
metafìsico ed etico, nemico dell'educazione non meno che della democrazia. Nei
quarant'anni lungo i quali ha sviluppato la sua concezione estetica , Maritain ha dedicato
all'argomento molteplici scritti: quello estetico è, infatti, uno dei problemi su cui il filosofo
si è più arrovellato, e anche in questo caso il suo itinerario mostra una sostanziale continuità
e, insieme, una non minore esigenza di specificazione. Così, costante è l'esigenza - espressa
fin dalla prima opera, "Arte e scolastica" - di evitare l'intellettualismo e l'irrazionalismo
estetici: l'arte si distingue per un duplice carattere: è intellettuale (è virtù dell'intelletto
pratico) e autonoma (nel suo dominio è sovrana). Detto questo, bisogna aggiungere che
l'arte trova nella poesia la sua espressione più elevata, e che la caratteristica peculiare della
poesia è l'intuizione (o emozione) creatrice, che nasce da quel preconscio spirituale che è
stato trascurato dalla psicoanalisi, la quale ha insistito solo sull'inconscio materiale. In tal
modo, sulla concezione tomistica dell'arte come recta ratio factibilium s'innesta una
moderna concezione (espressa in opere come "Frontiere della poesia" e "L'intuizione
creatrice nell'arte e nella poesia") della poesia come creatività, che " nasce nell'anima alle
misteriose fonti dell'essere ", per cui la poesia risponde all'esigenza di creare e manifestare
in bellezza. Si può dunque affermare che per Maritain la poesia è per un verso naturalmente
collegata all'arte, e per altro verso essa trascende l'arte: sia perché la poesia è attuazione
della libera creatività dello spirito (nell'arte invece l'attività creativa non è libera, ma
finalizzata alla produzione e fruizione dell'opera), sia perché la poesia è conoscenza, cioè a
modo suo comunione spirituale con l'essere (mentre l'arte appartiene alla sfera operativa).
Con la conseguenza che la poesia si estende oltre il piano dell'arte, nel senso che una
speciale espressione poetica può rientrare in qualsiasi attività, quando l'animo dell'uomo
abbia però raggiunto certe grandezze; in tal caso, però, la poesia è come imprigionata;
pertanto si può affermare che la poesia trascende l'arte, e questa tuttavia rimane il suo vero
dominio. Chiarito il rapporto dell'arte con la conoscenza, è opportuno fare ora riferimento a
quella che Maritain chiama "La responsabilità dell'artista" e che dà il titolo alla sua ultima
opera di estetica, dove Maritain rivendica l' autonomia dell'arte e della morale (in quanto la
prima riguarda l'opera e la seconda l'uomo), ma insieme ne evidenzia il collegamento,
giacché l'uomo appartiene all'una e all'altra come produttore intellettuale e agente morale.
Ancora una volta si tratta di distinguere per unire, cosa diversa dal separare o
dall'identificare. Sulla base della sua impostazione, Maritain rifiuta la concezione anarchica
(secondo cui " non ha importanza ciò che si scrive ") e quella totalitaria (secondo cui " ciò
che si scrive deve essere controllato dallo stato "), così come rifiuta l'estetismo (secondo
cui l'arte è per l'arte) e il populismo (secondo cui l'arte è per il popolo). Anche il rapporto
dell'artista con la società va visto all'insegna " di un vero senso del bene comune e del
rispetto dell'intelligenza e della coscienza, che il bene comune richiede come base ". In
questa prospettiva si deve collocare la libertà dell'arte, che pertanto non ha carattere
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assoluto, in quanto la società umana legittimamente può voler proteggersi da certe
conseguenze prodotte da opere artistiche: in tal caso, però, " è compito della comunità
sociale più che dello stato " e occorre far leva sull'opera educativa, sull' ethos nazionale,
sull'esercizio di vantazione, sull'autoregolamentazione responsabile, sulla libera discussione
e sulla critica. Si devono soprattutto richiamare la prima e l'ultima di queste funzioni: quella
dell'educazione, che " fornisce alla mente i poteri vitali di resistenza, criticità e
discriminazione ", e quella della critica, che ha " un compito di purificazione e
illuminazione incessante, prima riguardo all'attività creativa stessa dell'artista, in secondo
luogo riguardo alla consapevolezza comune delle persone ".

Jacques Maritain

Thomas Merton and Jacques Maritain


Photo by John Howard Griffin, October 1966

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Jacques Maritain (Parigi, 18 novembre 1882 – Tolosa, 28 aprile 1973) è stato un filosofo
francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo.

Autore di più di 60 opere, è generalmente considerato come l'iniziatore del rinnovamento


del tomismo nel XX secolo e come il teologo che avvicinò gli intellettuali cattolici alla
democrazia allontandandoli da posizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il
proprio ispiratore. A conferma di ciò alla chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain,
quale rappresentante degli intellettuali, che Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio
messaggio agli uomini di scienza e del pensiero.

Biografia [
Nasce a Parigi in una famiglia protestante, il padre Paul Maritain è avvocato, la madre
Geneviève Favre è la figlia di Jules Favre. Frequenta il prestigiosissimo liceo Henri-IV e
studia poi chimica, biologia e fisica alla Sorbona, dove conosce Raïssa Oumansoff,
immigrata russa di origine ebraica, che sposerà nel 1904 e che lo seguirà appassionatamente
nella sua ricerca della verità .

Lo scientismo allora in voga alla Sorbona lo delude rapidamente; lo ritiene incapace di


rispondere alle fondamentali questioni esistenziali. Su consiglio di Charles Péguy segue con
sua moglie i corsi di Henri Bergson al Collège de France. Bergson comunica ai Maritain
oltre alla critica dello scientismo pure il senso dell’assoluto. Anche grazie all’influenza di
Léon Bloy i Maritain si convertono nel 1906 al cattolicesimo.

I coniugi Maritain si trasferiscono nel 1907 a Heidelberg, dove Jacques Maritain studia
biologia sotto la direzione di Hans Driesch, la cui teoria neovitalista lo attira in quanto
apparentatata alle concezioni di Bergson. Durante una lunga convalescenza della moglie il
consigliere spirituale dei Maritain, il domenicano Humbert Clérissac, le fa scoprire l’opera
di San Tommaso d'Aquino. L’entusiasmo di Raissa contagia il marito, che vede in San
Tommaso la conferma di molte sue idee. Dal “Dottore angelico” Maritain passa ad
Aristotele, di cui San Tommaso aveva cristianizzato il pensiero e alla neoscolastica.

Nel 1912 Jacques Maritain inizia la propria attività di docente prima al Collegio Stanislao
poi all’Istituto cattolico di Parigi e al piccolo seminario di Versailles. Nel 1920 partecipa
con Henri Massis alla fondazione della Revue Universelle.

Sotto l’influenza di Clérissac si avvicina ad ambienti vicini alla destra cattolica dell’ Action
Française. Quando nel 1926 il Vaticano metterà in guardia dall’operato dell’ Action
Française, dopo un periodo di riflessione, Maritain difenderà tali interventi con la
pubblicazione di "Primauté du spirituel". Negli anni successivi egli approfondisce la
propria riflessione politico – sociale che nel 1936 esprime in "Humanisme Intégral" e si
avvicina ad ambienti della democrazia cristiana francese.

Nel 1933 è nominato professore al Pontificio Istituto di Studi Medioevali di Toronto. Egli
insegnò pure alla Columbia University e alle Università di Chicago e Princeton. La
Seconda guerra mondiale lo blocca nell'America del Nord da dove si oppone strenuamente
al regime filonazista di Vichy.

Con la fine della guerra è nominato dal 1945 al 1948 ambasciatore francese in Vaticano.
Dopo tale esperienza tornerà a Princeton, di cui diventerà professore emerito nel 1956.

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Dal 1961 Jacques Maritain vive a Tolosa presso la Comunità religiosa dei Piccolo Fratelli
di Gesù, ordine creato nel 1933 sul quale Maritain da sempre esercitava un’influenza. Nel
1971 egli stesso diventerà un piccolo fratello.

Jacques Maritain è sepolto – con la moglie - a Kolbsheim in Alsazia nel dipartimento


francese del Basso Reno.

Il Pensiero di Maritain []
Il pensiero di Jacques Maritain è elaborato partendo dalla filosofia di Aristotele e di San
Tommaso d'Aquino. Come quella dei suoi due maestri la visione di Maritain si appoggia
anzitutto sulla percezione della realtà, e, poi, sulla comprensione dei principi fondamentali
della metafisica. Maritain è un metafisico che difende una concezione della filosofia come
scienza – anzi come la regina delle scienze - contro coloro che vorrebbero negare alla
filosofia tale statuto.

Nel 1910 Maritain completa il suo primo grande contributo alla filosofia contemporanea,
un articolo di 28 pagine intitolato Raison et Science contemporaine, ossia ragione e scienza
contemporanea, che apparve nel numero di giugno della Revue de Philosophie. Maritain
denunciava la divinizzazione della scienza e la confisca che questa faceva del ruolo della
ragione e della filosofia e l’eccesso di importanza che veniva attribuito alle scienze rispetto
alle lettere.

Nel 1917 un gruppo di vescovi francesi incaricò Maritain di preparare una serie di manuali
destinati a essere utilizzati nelle università cattoliche e nei seminari . Maritain ne terminò
tuttavia uno soltanto: gli elementi della filosofia, il quale è tuttavia, da allora, un’opera di
riferimento per i seminari cattolici.

Durante la II Guerra mondiale Maritain – che insegnava all’Istituto Pontificio canadese per
gli Studi medievali - protestò contro la politica del regime di Vichy. Nel dopoguerra egli
avrebbe tentato invano di spingere Pio XII a esprimersi sulla questione dell’antisemitismo e
dell’olocausto.

Nella sua opera egli distingue l’azione en tant que chrétien, che consiste nell’obbedienza ai
riti e ai dogmi della chiesa, dall’azione en chrétien, la quale è l’applicazione individuale o
ad opera di organizzazioni laiche delle idee cristiane in ambito temporale, in quest’ultimo
caso la Chiesa non deve interessarsi.

La maggior parte dei manoscritti di Maritain è conservata dall’associazione di studio


Jacques e Raïssa Maritain a Kolbsheim, mentre il Maritain Center dell'Université Notre-
Dame detiene una parte importante degli archivi americani del filosofo. Obiettivo di
quest’ultima istituzione è incoraggiare lo studio e la ricerca sul pensiero di Maritain, ma
anche svilupparne le idee.

Filosofo francese (1882 - 1973), uno dei maggiori esponenti della Neo-scolastica (o neotomismo), cioè
della filosofia di ispirazione cattolica che si rifa al realismo medioevale e in particolare al pensiero di
S.Tommaso d'Aquino. Da una iniziale impostazione naturalistica Maritain si convertì, al contempo, alla
fede cattolica e alla filosofia tomistica, e abbracciò con entusiasmo entrambe. A tal punto concepì la sua
vita come animata dalla missione di diffondere la fede attraverso il tomismo, da esclamare, parafrasando
S.Paolo (guai a me se non evangelizzo): "Guai a me se non tomistizzo". Grande importanza ebbe nella
sua vita la moglie Raissa, di origine ebraica, che si convertì con lui al cattolicesimo e fu, dopo la
conversione, una mistica, ispirata nel suo cammino ascetico agli insegnamenti di S.Giovanni della Croce.

Nella sua vita vengono distinti i seguenti periodi:

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1) PERIODO DI FORMAZIONE, CRISI E CONVERSIONE (1882/1926)
Studi di scienze naturali (allievo di Hans Dries con p.Gemelli), specializzazione ad Heidelberg (1906/7).
Aderisce, con la compagna Raissa, al materialismo e al socialismo (influenzato da Ch. Péguy); giunge
alle soglie del suicidio, ma incontra la filosofia di Bergson e diviene amico di L. Bloy e si convertì (da
protestante) al cattolicesimo (1905), di cui divenne entusiasta sostenitore in un mondo intellettuale che
invece andava diventando sempre più ostile al soprannaturale, e al tomismo.
Assieme al P. Mandonnet fondò nel 1924 la Societé thomistique e insegnò all'Institut catholique di Parigi.

2) PERIODO DI MEUDON (1927/39)


Fecondità di incontri (con artisti: Mauriac, J.Green, Claudel, Cocteau, Roualt, Chagall; filosofi: Berdiaev,
Gilson, e teologi: Garrigou-Lagrange, Journet) nella loro casa di periferia a Parigi : nascono i Circoli di
studi tomistici (15 convegni tra il '21 e il 37).

3) PERIODO AMERICANO (1940/59)


Costretto a emigrare dall'invasione nazista, insegnò all'università di Toronto ed alla Columbia University.
Vi scrive L'uomo e lo stato ('51), L'intuizione creativa ('53), La filosofia morale ('60).

Breve parentesi di ambasciatore francese presso la Santa Sede (1945-1948), lavorò alla Pontificia
Accademia di S. Tommaso d'Aquino.

4) PERIODO DI TOLOSA ('61/73)


Morta Raissa (1960) si ritira a Tolosa, dove nel dicembre 1971entra come semplice frate dai Piccoli
Fratelli di Gesù di Padre de Foucauld, dove medita soprattutto tematiche teologiche, scrivendo Le
paysan de la Garonne, Della grazia e dell'umanità di Gesù, La Chiesa del Cristo.

pensiero
La sua adesione al tomismo non fu fossilizzata ripetizione, ma cercò di far interagire i principi della
filosofia di Tommaso con i fermenti e i problemi posti dalla cultura contemporanea.

filosofia teoretica

Presentò in numerose opere la filosofia tomista quale alternativa valida nei confronti delle filosofie
anticristiane e antirealiste moderne e contemporanee, accettando in pieno l'idea del tomismo come
philosophia perennis, stabile deposito delle verità essenziali raggiungibili dal pensiero umano.
Dura è perciò la sua critica all'età moderna, che ha volto le spalle all'oggettivismo medioevale, per
impantanarsi in un soggettivismo deleterio.
Ma aperta è la sua posizione nei confronti del sapere scientifico, che egli si sforzò di mostrare
perfettamente compatibile con la metafisica classica, e in particolare col tomismo.

In particolare egli sostenne che l'edificio del sapere non è monolitico, ma articolato, e che scienza e
metafisica sono diversi, ed egualmente legittimi gradi del sapere. A un grado superiore egli poi colloca la
saggezza teologica, mentre al vertice del sapere umanamente raggiungibile in questa vita è la saggezza
mistica.

A questo proposito però egli difese la concezione cristiana di mistica, contro ogni deriva naturalistica:
all'esperienza di prossimità con Dio non si giunge tramite delle tecniche, poggianti sullo sforzo umano,
ma vi si giunge se, quando e come Lui vuole, nella Sua gratuita liberalità, dentro il Suo disegno, che non
mira a un estatico distacco dal mondo, ma alla redenzione di tutto il genere umano, incentrata sulla
Persona di Cristo.

la proposta politica

Il filosofia politica Maritain combatté decisamente ogni forma di socialismo, in quanto espressione di una
erronea concezione dell'uomo, ma non mancò di criticare anche il capitalismo individualistico; in luogo di
tali ideologie, fondate sull'antropocentrismo, Maritain progettò un ideale comunitario (detto storico
concreto) per la futura società cristiana, che salvasse tanto il valore della persona quanto quello del bene
comune. In pratica egli propose tra l'altro la partecipazione dell'operaio alla direzione dell'azienda.

per un giudizio

per un giudizio
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vale per Maritain tutto quanto diciamo relativamente a San Tommaso: lì pertanto rinviamo per un primo,
complessivo giudizio.

Più specificamente va riconosciuto a Maritain un buon lavoro di sintesi, soprattutto per quanto concerne
l'epistemologia: suo grande merito tra l'altro è aver mostrato come il sapere scientifico contemporaneo
non sia incompatibile con il sapere "sapienziale" filosofico e teologico.

La sua proposta politica si presenta più ambigua: se notevole è la sua ricostruzione della storia post-
cristiana, e imprescindibile il suo giudizio sui passaggi nodali della modernità, il suo "ideale storico-
concreto" di una "nuova Cristianità", pur in sè sostanzialmente apprezzabile, appare affidato più
all'azione di gruppi dirigenti, concepiti in modo astratto, che a una lievitazione di "brandelli di società
nuova", non dirigisticamente programmabile.

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