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Teoria della catastrofe

Teoria della catastrofe

La teoria matematica della catastrofe elementare di Rèné Thom (1), punta alla chiarificazione delle
risoluzione di alcuni conflitti tra attanti (l’attante è il soggetto che compie l'azione) e si basa sui
rapporti di posizione dello spazio e del tempo. Questo significa che conflitti di spazio o di tempo si
possono risolvere in modi differenti in ragione delle posizioni tra le entità in gioco. Si tratta di un
modello geometrico-matematico che si cimenta nella descrizione delle possibili evoluzioni delle
forme con le quali un fenomeno si presenta. Naturalmente è basato su un calcolo pseudo-
combinatorio, che viene definito da Omar Calabrese (2) evenemenziale, ossia di quella lettura delle
singole vicende storiche slegate dai processi di lunga durata che le generano. L'applicazione del
metodo greimasiano, vedremo, è funzionale alla costituzione di relazioni antonimiche che
permettono di approfondire la lettura iconografica con il conseguenziale approdo a risvolti culturali
e interpretativi della storia narrata affatto probabili e certamente nuovi. La disposizione di conflitti
tra due o tre attanti permette immediatamente la costituzione di un punto, detto proprio punto di
catastrofe, in cui gli elementi in gioco e le azioni scatenanti (nel nostro caso i segni iconici e le
relazioni topografiche) non possono lasciare prevedere la risoluzione e la evoluzione futura del
fenomeno stesso (nel nostro caso l'evoluzione della storia narrata). Il punto di catastrofe si può
assimilare al concetto di caos del matematico Ed Lorenz (3), il quale dimostra che non è possibile
prevedere l'andamento metereologico a lungo tempo. Il disegno della figura 1 mostra che un
possibile conflitto tra diverse risoluzioni di eventi, non è risolvibile attraverso il rapporto di
discontinuità di cause che determinano effetti devianti.

Per esempio il comportamento di un cane che vede entrare nel suo territorio un altro cane, si può
trasformare in attacco per difendere la propria area, oppure in fuga, e questi due eventi possibili
sono determinati da cause quali la paura e la collera. Il piano di comportamento del grafico di Thom
comprende una curva di piegatura, mediante la quale il percorso di un punto lungo la retta si può
trovare sopra la superficie (zona di attacco) o sotto (zona di fuga). Il punto iniziale della piega, che
si può definire come il punto di una cuspide, cole la punta di un cono, è il punto oltre il quale ogni
possibile calcolo dell'evoluzione è definito catastrofico, perché può permettere il raggiungimento
della zona alta bassa della superficie di comportamento. Jean Petitot (4) cerca di applicare in
semantica strutturale (in Semiotica semantica) il modello algebrico-combinatorio basato sul valore

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topologico della superficie di comportamento, che è la teoria della catastrofe elementare. Il rapporto
che la teoria della catastrofe propone in Semiotica della pittura è il rapporto tra Essere Strutturale e
Essere spaziale. Il maggiore campo di applicazione sarebbe quello delle rappresentazioni pittoriche
di strutture narrative. Petitot con l'analisi di 11 diverse opere di "San Giorgio e il drago" dimostra
come possa verificarsi una trasformazione della narrazione causata dalla posizione degli elementi
visivi in azione sulla superficie pittorica. Ogni narrazione viene rappresentata topograficamente in
modo specifico e determinato, e la teoria dimostra come al variare delle relazioni topografiche dei
segni mutano le implicazioni interpretative della storia narrata sino al punto di suggerire il carattere
tipicamente topografico dei vari stili artistici ma anche una lettura della storia narrata affatto diversa
da quella originale.

San Giorgio è santo ed eroe, arcimartire, patrono della Russia, della Germania e dell'Inghilterra.

(1) Rèné Thom: Matematico francese, autore della teoria denominata "Catastrofe elementare"

(2) Omar Calabrese: Docente universitario, si occupa di semiologia e mass media. Ha scritto "La
semiotica della Pittura" ed. Il Saggiatore.

(3) Ed Lorenz: matematico e fisico, ha costituito un sistema di equazioni che simulano le azioni
atmosferiche col fine di prevedere l'andamento metereologico.

(4) Jean Petitot, storico e semiologo francese

In questo modo è possibile comprendere come a) approfondendo la lettura iconografica e b)


studiando con attenzione le relazioni dinamiche e topografiche dei segni in azione sul dipinto, si
possa arrivare ad una lettura iconologica che dimostra fenomeni della cultura, del pensiero
dell'autore, del suo contesto storico o quanto altro che non si sarebbe potuto comprendere o
interpretare con l'immediata e semplificata lettura iconografica. Originario della Cappadocia, il
nostro eroe cristiano è il corrispettivo di Perseo. La storia narra che il drago minaccia di distruggere
la città, ma questa si salva offrendo una vergine al drago, in cambio della non aggressione. Il drago
soddisfatto se ne torna sui suoi passi. A questo punto arriva San Giorgio a cavallo, che con la lancia
ferisce il drago e restituisce la vergine alla città. Dal punto di vista topografico, Petitot stabilisce
uno schema Greimasiano di basato su sistemi di opposizione (Fig. 2 e fig. 3). Sostituendo città con
d1 e San Giorgio con d2, proviamo ad attribuire un valore al personaggio della vergine. Se il suo
valore è = 0 allora possiamo realizzare una serie di operazioni combinatorie:

d1 - (meno) 0 d2 ossia offrendo la principessa/vergine al drago, la città la pone altrove; d2 - 0


d1 se il drago divora la vergine; d2 - 0 d2 se la vergine si trasferisce dal drago al suo eroe;
d2 - 0 d1 se l'eroe restituisce la vergine alla città.

Ora è necessario comprendere cosa avviene nelle teoria della catastrofe elementare, e per questo
poniamo due Attanti (soggetti che compiono l'azione) "x" e "y": affinché vi sia calcolo
combinatorio, è necessario che essi sia in rapporto conflittuale, o antitetico. Poniamo che sia "X"
che "Y" possono vincere o perdere il conflitto. Gli attanti sono inscritti in uno spazio sintattico, o
schema, che comprende sottoschemi di conflitto e di cattura. La rappresentazione catastrofica più
semplice è quella a cuspide, prevista dalla superficie di comportamento di Thom (fig. 4)

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Nella fig. 5 si può vedere come il confine (C) tra le superfici a punta sia assolutamente neutrale,
mentre J indica la cattura di "X" da parte di "Y". Se "X" cattura "y", allora il punto di catastrofe di
cattura è K. "C" si dirige verso J o verso K a seconda che vincano rispettivamente "Y" o "X" (Fig.
6). Questo significa che nei diagrammi di rappresentazione, le vittorie prendono una posizione
specifica nello spazio ideale. Nella teoria della catastrofe le posizioni antitetiche hanno un punto
"C" che potrebbe virare verso CK o verso CJ. Così nelle rappresentazioni pittoriche vi può essere
uno spazio intermedio che pone in ambiguità il rapporto tra gli attanti posti reciprocamente in
conflitto. Il mito di San Giorgio ed il drago è un mito a tre attanti (Il santo, il drago e la vergine). Il
primo conflitto sta nel rapporto tra la città ed il drago, ma la città offre al drago la vergine, per cui si
può subito sostituire "città" con "vergine" (fig. 7). Il secondo conflitto sta tra il santo ed il drago
(fig. 8).

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Ma quello che conta è il rapporto combinatorio determinato dalla specifica posizione topologica dei
segni visivi "San Giorgio", "Città", "Altrove" (oppure roccia, o montagna), "Drago". Volendo
analizzare attentamente lo spazio destinato ad ognuno degli attanti presenti nelle varie
rappresentazioni di San Giorgio ed il Drago, è possibile con facilità rintracciare un profilo
interpretativo catastrofico in ragione delle relazioni topologiche in atto.

Alluminatura del XIII sec.

La posizione in alto dell'eroe e quella in basso (Fig. 9) del drago predispongono immediatamente la
lettura del testo visivo in modo chiaro e inequivocabile: vi è un rapporto di antagonismo tra San
Giorgio ed il drago. Lo studio topologico ci porta a considerare il testo basato su rapporti di
verticalità e di orizzontalità dei segni utilizzati, con un solo elemento inclinato. La verticalità della
principessa, in alto a destra sulla roccia, l'orizzontalità del drago in basso e, infine, la verticalità data
dal conflitto Eroe/drago. L'unica linea obliqua è data dalla lancia del santo che attraversa tutto il
campo quasi a 45° e termina nelle fauci della belva. La lancia corrisponde all'asse geometrico e allo
stesso tempo al confine di catastrofe perché, come vedremo meglio, si pone esattamente a metà tra
il conflitto Eroe/drago e la principessa. Gli sguardi si configurano come relazioni conflittuali di
opposizione o congiunzione. Opposizione sicuramente tra il santo e la belva, ma nel rapporto
interviene lo sguardo della vergine che osserva impassibile l'eroe. Anche in questo rapporto di
sguardi si può configurare una rappresentazione grafica di catastrofe a tre attanti, che viene definita
grafico a farfalla (vedi fig. a). Un punto altamente ambiguo e sicuramente importante è il laccio che
lega la verticalità della fanciulla con l'orizzontalità della belva, che unisce quegli elementi che
dovrebbero essere, al contrario, separati e lontani. Il laccio predispone una relazione topologica che
annulla l'antinomia vergine/belva, con una conseguente possibile caduta del valore semantico. La
sospensione combinatoria del conflitto tra la fanciulla ed il drago, allarga sicuramente il piano
d'interpretazione che sconfina verso un'ambiguità affatto nuova: la vergine è scappata dalla città ed
è tornata al suo luogo d'origine (rapporto di congiunzione tra simili). O ancora la vergine viene
punita e affidata al drago perché non è affatto vergine, e quindi il male (la prostituzione) viene
ricondotto all'essere malefico. Oppure, altra possibile ipotesi, la città non è affatto dominata dalle
forze del bene, e il drago non l'ha mai minacciata. Al limite della narrazione è possibile, attraverso
una semplice eventualità combinatoria, che la città sia il drago stesso.

La sospensione del conflitto tra vergine e belva ci spinge alla sospensione antonimica tra città e
drago. La presenza del conflitto tra San Giorgio e la bestia malefica, insospendibile per via dei
rapporti topologici chiari, ristabilisce la lettura iniziale e rende stabile il piano semantico. La
configurazione topografica di alcuni elementi sintattici del testo visivo sono raffigurabili nello
schema della fig. 10. Il conflitto città/altrove non si

Alluminatura del XIII sec.

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realizza del tutto, anche se "altrove" diventa esplicitamente "roccia", luogo sul quale è posta la
principessa. L'assenza di una cornice o di una linea chiusa che separi l'icona dal foglio sul quale si
trova, unisce la narrazione visiva con quella verbale. Secondo Petitot la pagina con le sue righe
scritte diventa la d1 che indica la città. Questo perché è palese la contrapposizione tra "Luogo della
scrittura"/"città"/"cultura" e "luogo della perdizione"/roccia/"altrove"/"natura". Questa
contrapposizione tra cultura e natura è un evidente segno di una cultura medievale intrisa di
spiritualismo ascetico che vede nella natura, e nella donna a causa del laccio che la unisce al drago,
la sede del peccato. Lo schema topografico è rappresentato dalla fig. 11. ù

Miniatura franco fiamminga inizio 140

La presenza della città nella miniatura (fig. 12) può indicare da un lato l'importanza che essa assume
in una economia di mercato, dall'altro assunzione del cavaliere al grado di garante dell'ordine
sociale gotico. Non manca l'altrove, la natura. I segni in azione antonimici sono: Città / altrove, città
e cielo stellato / altrove, natura e cielo diurno; drago voragine (caduta nel peccato, zona scura) /
eroe e gesto di condanna del peccato (fig. 13).

Fig. 12 Miniatura franco fiamminga inizio 140

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