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Giuseppe Trapani

SFIGATI D.O.C.
ESCORT E FIGLI DEL BENESSERE
SFIGATI D.O.C.
ESCORT E FIGLI DEL BENESSERE

« Un libro, ma che diavolo ti salta in testa? Questa è la fusione


che ti è presa male, fattelo dire dal tuo fratellone! »

« Sì, ormai ne sono convinto. Scriverò un libro! Ti sembra


davvero una cosa così difficile? E poi, te lo dico sempre, caro
Sasà, ci sono cose che vanno dette. Certi eventi vanno raccontati,
perché una storia non è mai una storia senza qualcuno che la
scrive e qualche altro che la legge, per poi raccontarla a sua volta.
Solo quando scrivi la realtà acquista significato e diventa davvero
reale. La memoria delle cose si perde, ma un libro può durare in
eterno se lascia un segno indelebile nella coscienza. »

Di tutti gli amici che ho, il mio fido-friend Rosario Puntorelli,


meglio noto come Sasà, è di certo uno di quelli più villani.
Cresciuto come fioraio in una bottega familiare in cui sembra
aver trascorso milioni di anni, ha sniffato ogni singolo fiore prima
di confezionarlo per la vendita. Adesso, è talmente allergico al
polline da esser costretto a vivere sotto la dipendenza di
potentissimi antistaminici e del Bentelan che porta sempre con sé
come salvavita. La dermatite seborroica che lo affligge da
qualche anno, rende il suo bel visino tristemente deturpato.
Intorno al naso ha quasi sempre un gran rossore e spesso, anche
desquamazioni cutanee, simili a quelle di un lebbroso. Le creme
al cortisone di cui fa uso non riescono più ad avere alcun effetto
lenitivo sulla sua pelle.
“Colpa dello stress quotidiano” dicono i dermatologi.
La vita di oggi ci sottopone a livelli di tensione tali che
inevitabilmente il corpo reagisce, manifestando problemi
gastrointestinali, tachicardia e nel suo caso eruzioni cutanee. Di

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certo, questi bravi dottori non sanno che Sasà Puntorelli non è un
uomo comune. È uno sfigato D.O.C., cioè uno di quelli che soffre
di disturbo ossessivo compulsivo da sfiga.
In parole povere, è perseguitato dalla sfortuna solo a causa del
suo modo di pensare, che a sua volta influenza il suo modo di
agire, che a sua volta condiziona il suo comportamento,
caratterizzandolo appunto come uno “sfigato D.O.C.”.
Nonostante ciò, di tutti i ragazzi con cui sono cresciuto fin dalla
tenera età, quindi, di quelle persone che potrei definire vecchi
amici, lui è proprio l’unico, o meglio l’ultimo, a cui sono rimasto
legato.
Sasà non è brutto, ma troppi difetti giocano a suo sfavore,
insomma, la vita rema contro di lui, costringendolo a faticare per
nuotare controcorrente. Come un salmone che risale un fiume per
deporre le uova e morire, uno sfigato D.O.C deve faticare per
raggiungere qualunque obiettivo si prefigge.
Per un poveretto come lui, perfino il controllo del linguaggio è
stato un problema. Infatti, fino a qualche anno fa balbettava ogni
volta che perdeva le staffe, per questo motivo fin dalla tenera età
gli è stato affibbiato il soprannome Sa – sa (Sasà). Comunque,
grazie al mio generoso impegno economico, è riuscito a
sorpassare il problema, dopo lunghissime sedute da uno dei
migliori logopedisti della città. Sinceramente, ho pagato la sua
terapia affinché conversare con lui sia per me meno snervante. È
stato un gesto di falsa carità messo in atto solo perché la cosa mi
torna utile.
Per tutti i figli della società del benessere, Sasà non è altro che
un tipo rozzo, squattrinato e malvestito che deve faticare per
raggiungere i livelli standard della pura sussistenza. Io, invece,
miei stimati lettori, sono il suo esatto opposto, quindi penso che
l’unico vero motivo per cui continuo a frequentarlo è perché mi
fornisce erba buonissima e cocaina di ottimo taglio. Sasà smercia
lo sballo migliore di tutta la città, ma quel poco di attività illecita

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che svolge non gli frutta grossi guadagni. Insomma, come piccolo
imprenditore nel campo delle cosiddette attività illecite il mio
vecchio amico non è mai stato abile.
Alcuni scienziati sostengono che gli esseri umani nascono tutti
con le stesse potenzialità, ovvero: “le nostre abilità, sono solo
frutto dell’apprendimento”. Io credo fermamente nella teoria
opposta, ovvero quella della “trasmissione genetica delle doti
intellettive, delle abilità, e perfino della fortuna (e della
sfortuna)”.
Sasà è stato predestinato ad una vita di fallimenti. Alle persone
fortunate come me, invece, è riservata una vita di facili successi. I
figli del benessere possono anche tentare di distruggere tutto ciò
che la loro famiglia ha costruito nel corso degli anni, possono fare
scelte errate e vivere solo per sperperare denaro, ma restano
comunque uomini vincenti, solo per il fatto di avere un portafogli
dal quale trasbordano banconote da cinquecento euro.
Sasà, come tanti altri sfigati D.O.C., si è sempre rimboccato le
maniche, ma nonostante il suo impegno nei lavori leciti ed illeciti
non ha mai concretizzato nulla di buono. Malgrado ciò, adesso
possiede delle competenze lodevoli nel settore delle droghe
leggere e pesanti. È proprio questo il motivo che ha fatto sì che la
nostra storica amicizia andasse avanti negli anni.

… È un noioso giorno di autunno, io e Sasà siamo


nostalgicamente collassati a casa mia, nascosti da una nube di
fumo che cela la nostra orgia di alcool e droga, tristemente
consumata davanti ad un film porno anni ’40. Le immagini in
bianco e nero di donne nude che si accarezzano la pelle senza mai
guardare l’obiettivo della telecamera, oggi sono roba da oratorio.
Si intuisce che il sesso ai tempi delle Grandi Guerre era poco
volgare, anzi, direi quasi “affettivo” per via del bisogno primario
di amore smerciato in fotogrammi ai soldatini impegnati a

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sacrificare la vita per la patria, oppure propinato ai reduci di
guerra tornati storpi dal campo di battaglia.
Per me questi filmati storici rappresentano una forma artistica
sublime, mi procurano la stessa eccitazione che provo all’interno
di un museo di pittori rinascimentali. L’arte, quella con la A
maiuscola dovrebbe essere l’imitazione fedele della realtà. Odio
profondamente le stravaganze surrealiste e tutte le altre bizzarrie
che propongono gli artisti contemporanei.
Allo stesso modo in cui l’arte ha raggiunto il punto più elevato
nel periodo del Rinascimento, anche un uomo a 40 anni giunge
nel punto più alto di una parabola che inizia inevitabilmente il
suo declino. L’arte, la tecnologia e l’intera società sono in
costante evoluzione verso forme davvero estreme, controverse ed
eccessive, quindi, difficilmente comprensibili. Adesso che ho
raggiunto la veneranda età di 40 anni, vorrei avere delle certezze.
Soprattutto, gradirei che le mie idee sulla realtà sociale fossero
sempre limpide come l’ acqua di un mare incontaminato.

E’ l’ultima domenica di ottobre. Sulla grande parete del mio


immenso salotto, antiche immagini pornografiche prendono vita
grazie ad un vecchio videoproiettore. Il colore grigio del filmato è
perfettamente in pandan con il clima che si respira in città,
quando terminano definitivamente le belle giornate e subentra
l’ora legale. Fuori piove, così dopo aver pranzato insieme, io e il
mio buon amico Sasà (Rosario Puntorelli) ci siamo rintanati in
casa, come lumache ritratte nel loro guscio.
Affacciandomi alla finestra, fisso la pioggia che cade giù
prepotente. Mentre l’ acqua marrone scorre tra le fughe del
pavimento del giardino, ripenso alla mia infanzia ormai così
lontana e a tutti i vecchi amici con cui ho condiviso metà della
mia esistenza. Così, mi viene in mente il primo ricordo del mio
buon amico Sasà… Già dall’età di nove anni aveva quasi sempre
le scarpe sporche di fango. Era sudicio e malconcio perché

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aiutava suo padre a coltivare un piccolo appezzamento di terra,
tutte le Sante Domeniche. L’agricoltura era la sua religione, suo
padre il suo unico dio. La sua intera esistenza è sempre stata il
lavoro a tempo pieno. Tutti i giorni vendeva fiori. Nel week-end
coltivava il suo unico hobby: zappare la terra. Questa è la vita che
ha condotto fino all’età di vent’anni. Nonostante il suo notevole
impegno lavorativo è riuscito a completare gli studi,
diplomandosi con 36/60 all’istituto agrario. Mi volto a osservarlo,
adesso che di anni ne ha quarantuno, e mi sembra che il tempo sia
volato!
Sasà se ne sta lì, steso sul divano verde mela di casa mia, con la
faccia segnata dalla fatica degli anni trascorsi come povero
studente-agricoltore. Sulle sue occhiaie marroni si intravedono
verdissime vene, che si intrecciano come rami di ciliegio fino ad
arrivare al ciglio inferiore. I suoi occhi sono semichiusi e rossi
come il fuoco. Anche il suo naso è molto arrossato, dal momento
che si è appena sniffato due strisce di coca… Adesso, rolla con le
sue mani tozze e tremolanti uno spinello di tutto rispetto, fatto
con la Skunk. Iniziamo a fumare aspirando in maniera alternata,
annebbiando i nostri pensieri nella noia.

« Lo sai che la Skunk è quattro volte più forte della comune erba.
Tecnicamente è un incrocio tra Cannabis Sativa e Cannabis
Indica ottenuto modificando geneticamente le coltivazioni. Il
THC arriva al 16%, contro il 5% della marijuana comune…
Fratellino mio, ora, lo vedi… È ovvio che ti vengono queste idee
da minchione, come questa cosa qui… Questa cosa di scrivere un
libro… Per cosa o per chi? Vorrei cercare di capire il perché? La
gente di oggi non legge più, guarda solo la TV. »

Mi ha sempre impressionato il suo modo di parlare quando è


sotto l’effetto della cocaina. Il suo lessico, così forbito nel
descrivere gli effetti delle droghe, si trasforma pochi istanti dopo

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in un linguaggio sconnesso e disarticolato. Talvolta, provo
difficoltà a capire ciò che voglia dire, forse perché non capisco
niente di botanica, di THC e stronzate simili. Spesso, però, anche
quando ci troviamo a parlare di altri argomenti, Sasà ingarbuglia
discorsi senza né capo né coda. Fa dei giri di parole assurdi senza
riuscire ad esprimere un concetto. Tuttavia, è l’unico amico che
non ha famiglia e viene a trovarmi ogni volta che ho voglia di una
chiacchierata sincera. È una persona con la quale posso
confidarmi, mostrandomi vulnerabile e reale, al di là della falsa
apparenza con cui mi espongo agli pseudoamici, quelli che come
me sono figli della società del benessere. Insomma, per me Sasà è
una di quelle persone con le quali il confronto risulta utile. Lo
guardo e subito faccio pace con me stesso, perché grazie a Dio
non mi somiglia per niente.

« Mi sei rimasto solo tu Sasà! »

« Che vuoi dire? Francesco, proprio non capisco! »

« Eravamo un numeroso gruppo di amici, cresciuti insieme fino


alla tarda adolescenza. Un tempo vivevamo come una coalizione
di formiche, dove ognuna esiste solo in funzione dell’altra,
oppure, come un branco di piccoli pesci che si muovono tutti
insieme per apparire come un unico grande pesce. Sempre uniti a
cazzeggiare per tutto il pomeriggio. La sera dei week-end, di
regola, si andava in discoteca o a qualche festa di quartiere per far
baldoria, tutti quanti senza alcun pensiero. Si abbordava una
femmina dopo l’altra e per ogni quattro “no” c’era sempre un
“sì”. C’era sempre la troietta sbronza e disinibita, che finiva per
farti un salutare su e giù svuotativo dietro il giardino di casa,
oppure in qualche squallida toilette pubblica. Guardaci adesso,
siamo tutti sopra i 40 anni e ognuno ha preso la sua strada. »

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« Senza pensieri forse eravate voialtri, io i problemi li avevo fin
da piccolo… Lo sai le bastonate che mi dava mio padre… Ti
ricordi come mi conciava, se non andavo a zappare nel mio unico
giorno di riposo. Mentre voi amici ascoltavate alla radio le
partite, oppure andavate a mare nei week-end d’estate, io sono
cresciuto tra le serre e i giardini. »

« Quanto hai ragione Sasà. C’è chi nasce fortunato e chi nasce
sfigato! »

Io e Rosario Puntorelli, alias Sasà, siamo come due facce di una


stessa medaglia d’argento, di quelle che con l’andar degli anni
non splendono più perché non sono mai state lucidate.

[A questo punto credo sia arrivato il momento di presentarmi a


Voi amici lettori e adorabili lettrici.]

Sono Francesco Giusani, figlio unico di un grosso imprenditore


siciliano. Ho sempre avuto le tasche piene di soldi e sono stato
viziato da quando ero ancora in fasce. Tata 24 ore su 24. Non
appena cacavo, avevo subito il pannolino fresco e il culo
profumato. Insegnanti privati fin dalla prima elementare per le
ripetizioni pomeridiane, iscritto sempre a scuole di alto rango.
Rette trimestrali da capogiro pagate dai miei cari perché studiassi
e diventassi quello che sono oggi. E poi, nuoto e circoli di tennis,
perché mi inserissi negli alti livelli della piramide sociale
cittadina.
Quante delusioni ho dato ai miei poveri cari?! Quanti soldi gettati
al vento per crescere un figlio reietto, demotivato ed
emotivamente instabile...
Alla fine, comunque, la loro perseveranza è stata premiata. Con
il suo denaro e le sue potenti conoscenze, il mio Pa’ è riuscito a
comprarmi una laurea durata dieci anni di studi universitari. Dieci

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anni di spremute verdi, fatte con le banconote del portafogli del
mio vecchio. Dieci anni di raccomandazioni, favori di politici e
mazzette girate sottobanco a professori e segretarie
amministrative, per ritoccare ad arte i miei voti.
Alla fine, anch’io sono diventato un manager giacca e cravatta,
così come era scritto. Da padre in figlio, generazione dopo
generazione. Queste sono le regole della nostra società. Se sei
figlio di avvocato studierai giurisprudenza, se figlio di farmacista
avrai una farmacia. Se sei figlio di puttana, allora avrai grossi
problemi!
Non è una bella cosa su cui discutere, anzi, evito sempre di
pensarci. Purtroppo, a giudicare dal gran numero di film
pornografici che la gente comune guarda in streaming su siti web
come “you porn” o “xvideo”, la probabilità di essere figlio di una
delle tante attrici soft o hardcore, amatoriale o professionista,
sarà sicuramente rilevante nelle prossime generazioni. Altrettanto
alta sarà la probabilità di essere figli di una escort, oppure di
qualche Deputato che avrà venduto il suo corpo per ottenere
l’agognato successo.
Soltanto il pensiero di essere figlio di una scimmia che non ha
mangiato per tutta la vita una sola banana mi soffoca, mi stringe
la gola e mi opprime il petto. Fortunatamente, il destino è stato
clemente con me. Infatti, la mia mamma è rimasta illibata fino al
matrimonio. Tranne qualche sporadico rapporto post-
matrimoniale con il Papi, si può dire che sia come un fiore
sbocciato in primavera. Si è mantenuta bella anche durante il
clima rigido dell’inverno. Una settantenne sale e pepe, con il
sorriso sulla bocca ed il crocefisso al collo.
Con Sasà Puntorelli, ovviamente, il destino è stato decisamente
crudele. Nel mio quartiere si dice che lui non sia figlio di suo
padre. La sua povera mamma, morta di cancro qualche anno fa,
ha dato davvero tanto. Si dice sia stata una donna generosissima
perché sapeva amare gli uomini più dei suoi stessi figli. La sua

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era una vera vocazione. Soffriva di un grave disturbo della
personalità, in parole povere era ninfomane. Nonostante tutto,
nessuno si è mai permesso di fare alcuna battutaccia a Sasà. Tutti
temevano, anzi temono ancora oggi, la sua incredibile forza e il
suo istinto animalesco per la lotta di strada. Quando inizia una lite
Rosario Puntorelli arriva fino in fondo, ti annienta sotto una
raffica di pugni. Io ne so qualcosa.

« Compare mio… France’ che hai? Ti senti male? È mezz’ora


che fissi il soffitto e non parli? »

« A dire la verità pensavo. Ho avuto come un flashback. »

« Cioè? »

« Mi è venuto in mente quando avevamo dodici anni e ci siamo


azzuffati. Me le hai date di santa ragione e non riesco più a
ricordare il motivo! Ancora ho la cicatrice sul sopracciglio. Se ti
avvicini si vede in trasparenza. »

« Ti ho lasciato un bel ricordo. Una cicatrice fatta bene! »

« Diciamo pure che è un tatuaggio indelebile che mi fa ricordare


sempre quanto siamo amici. »

« Francesco, tu lo sai quanto ti sono amico, quanto ti rispetto e


quanto ti sono fedele. Sai che puoi contare su di me in qualsiasi
momento. Ti prego, non ricordare uno spiacevole episodio di 30
anni fa. L’unica nostra lite in tanti anni di sincera fratellanza. »

« Sì, Sasà. Ho memoria di quanto tu mi sia stato vicino nei pochi


momenti in cui la vita mi ha messo di fronte degli ostacoli, ma so
che le tue soluzioni ai miei problemi spesso mi hanno causato

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solo ulteriori guai! Durante la mia dipendenza dall’eroina, tu mi
rifornivi del miglior veleno, tanto per fare un esempio.
Comunque, tornando a parlare della nostra lite adolescenziale...
Voglio ricordarti che quella volta eravate in due contro uno, ed io
ero pure più piccolo di voi! »

« Mah sì! Questi sono solo dettagli… Il grosso del danno in


quella zuffa te l’ho fatto io! »

« Eh già, come cambiano le cose. Oggi, nessuno oserebbe mai


solo pensare di sfiorarmi con un dito, data la mia enorme potenza
economica ed il mio prestigio sociale.
Comunque, giusto una curiosità?!
…Mi devi spiegare perché durante quella lite, mentre scappavo
da te già pieno di lividi hai fatto intervenire il tuo fedele amico
Salvatore per bloccare la mia fuga e darmi altre mazzate? »

« Perdonami fratellino! Eravamo piccoli. Avevi offeso mia madre


ed io ho perso la testa. Sono passati 30 anni e io ti chiedo scusa
anche adesso! Dai Francesco, facciamo pace?!
Lo sai che ti voglio un bene infinito. Per me sarai sempre il mio
migliore amico, a prescindere dalle tue ricchezze e dal tuo
potere.»

« Mi fai sorridere Sasà! Sei proprio un ruffiano… Il nostro


legame per me è quasi una scelta obbligata, visto che sei l’ultimo
“vero amico” che mi resta. Quindi, pace fatta!
È vero, proprio per via della mia ricchezza non mi fido di
nessuno. Tutti i nostri compagni d’infanzia hanno preso la loro
strada. C’è anche chi correndo troppo è uscito fuori dal sentiero
tortuoso della vita, e chi è stato perseguitato dalla sfiga, ancor
peggio di te!

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Ecco, per esempio, a proposito di sfigati… Cosa mi sai dire di
Salvatore? Lo hai sentito negli ultimi tempi? »

« A dire il vero ho provato a chiamarlo a casa un paio di mesi fa.


Mi ha risposto al telefono sua madre dicendomi che ormai per lui
non resta alcuna speranza. Si trova in ospedale in fase terminale.
Ormai, le infezioni opportunistiche causate dal virus dell’AIDS
stanno distruggendo quel che resta del suo corpo, giorno dopo
giorno. »

Salvatore, detto “Turiddu ‘a scimmia”, figlio del calzolaio del


quartiere, era alto 1 metro e 50 e largo altrettanto. Praticamente
era come una palla puzzolente che rotolava per le vie del nostro
quartiere. Durante la pubertà aveva sviluppato una peluria
schifosa per tutto il corpo. In particolar modo, dietro le spalle i
suoi peli salivano in modo uniforme fino all’attaccatura dei
capelli. Alcuni lo chiamavano “orso yoghi”, altri “la scimmia”.
Per noi amici è sempre stato “Turiddu ‘a scimmia”. Credo che
questo sia il soprannome che gli si addice di più, anche per la
innata capacità di arrampicarsi ovunque. Noi sfruttavamo le sue
capacità scimmiesche (ovvero, la sua agilità, notevole per uno
della sua stazza) tutte le volte che il pallone finiva fuori dal
campo, durante le partite di calcio organizzate sull’asfalto delle
strade poco trafficate del nostro quartiere. Quasi sempre
disegnavamo il campo da gioco con i gessetti rubati nelle aule di
scuola o dai cantieri edili. Molto spesso la palla finiva sopra
qualche albero, oppure dentro la villetta dell’avvocato Scillieri,
sbattendo violentemente contro le grate delle sue finestre, così,
lui quando era in casa bestemmiava all’istante come fosse la
sirena della sua abitazione.

« Ooouuu! Che fa, l’aiu a tagghiare stu palluni? »


(Che faccio?! devo tagliarvi il pallone?)

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Le sue erano minacce di un povero fesso. Non lo avrebbe mai
fatto per paura delle nostre ritorsioni. Io e alcuni amici eravamo
dei ragazzini temuti e rispettati. Potevamo bloccare una strada
poco trafficata per organizzare una partita di calcio o perfino un
torneo. Nessuno avrebbe fiatato con i nostri genitori. Frequentavo
i gemelli Scotto, figli del capo mandamento del quartiere. Prima
di lamentarsi del nostro fare scapestrato la gente ci pensava bene.
Avevamo anche il privilegio di giocare sempre con palloni di
cuoio ben mantenuti. Non eravamo di quegli sfigati che negli
anni Ottanta incartavano il giornale con il nastro isolante per
farne un palla, solo perché non potevano permettersi di
comprarne una. Vi domanderete come mai un figlio della società
perbenista si abbassava a giocare con gli scapestrati del
quartiere?! La risposta è molto semplice. Mio padre mi diceva
sempre una frase fatta, citata anche nel celebre film “Bronx”:
studia sui libri e impara dalla strada. Io, quindi, rispettavo ciò
che mi era stato saggiamente consigliato!

Salvatore, detto “Turiddu ‘a scimmia”, a causa del suo brutto


aspetto non se l’è mai filato neanche una ragazza. Quando noi,
teenager di vecchia generazione, imparavamo a padroneggiare le
armi da utilizzare nel gioco della seduzione del gentil sesso, lui,
invece, iniziava a sviluppare i calli alle mani. Qualche anno dopo
ha scoperto una facile soluzione per compensare la sua sessualità
repressa. Così, prima dei diciotto anni aveva già il vizio di farsi le
africane per strada. Ricordo come fosse ieri l’unica volta che
andai con lui. Avevo appena 17 anni. Lui ne aveva 19. Eravamo
con la macchina di suo padre, una fiat 127 blu con sedili in
similpelle nera. Arrivammo sulla strada della perdizione (e della
disperazione) verso le dieci di sera, un giorno qualunque di
autunno. Era fine ottobre, questo lo ricordo. Stranamente in
Sicilia faceva piuttosto freddo. Le battone per riscaldarsi avevano
acceso un fuoco con la sterpaglia dei giardini.

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« N’diamo? »

« Quanto pigli? »

« Ventimila lire, bocafiga. »

« Troppo. Cerchiamone un’altra. »

« Femmo! Femmo! Trentamila. Fare tutti e due bocafiga. Fare


bene, con calma, senza freta. Allora, che fate? N’diamo? »

« Va bene, dove ci mettiamo. »

« Metti macchina lì. Vieni! Tutti e due dietro alberi, presto. »

Delle poche esperienze tristi e umilianti che ho fatto, quella lì è


stata sicuramente la peggiore. Sentivo la puzza della merda dei
cani di strada. La cosa che mi infastidiva di più era la sporcizia
della pelle di quella donna, che non poteva neanche lavarsi dopo
la prestazione. Era costretta perfino a pisciare all’aperto come
fanno gli animali. Tutta la notte a vendere il suo corpo con la
vana speranza che un giorno avrebbe raccolto i soldi necessari per
cambiare vita.
Molte battone sognano di incontrare un sessantenne arrapato che
si possa innamorare di loro per liberarle dalla loro prigionia,
magari in pieno stile “pretty woman”. Bene, tutto ciò è solo una
triste illusione. Per le lucciole esiste solo una strada buia che
porta lentamente alla morte.
I soldi da loro raccolti, ieri come oggi, vengono consegnati al
pappone, che si aggira come una iena tra i cespugli per calcolare
il numero di clienti e i soldi che deve incassare. Se i conti non
“appattano”, le prostitute alla fine della nottata fanno colazione
con un buffet di cinghiate nelle braccia e qualche sigaretta spenta

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sulle gambe. Niente pugni in faccia, niente denti rotti o tagli sul
viso per non rendere questi manichini del sesso inutilizzabili.
Quel maledetto giorno, io e Sasà non temevamo affatto che ci
avrebbe fermato alcuna pattuglia. In giro si diceva che le forze
dell’ordine erano corrotte e prendevano una percentuale per far
svolgere alle meretrici il loro mestiere. Desideravo ardentemente
che quella triste serata trascorresse rapidamente, per dimenticare
in fretta che avevo abusato anch’io di quel corpo, già violato della
sua innocenza da quindici o venti persone nell’arco di una sola
notte. Vent’anni fa, come oggi, le prestazioni erano celeri e di
scarsa qualità. I dialoghi erano limitati a cose del tipo: “come
và?”, “mamamia che fredo”, “che bello sei”, “dai..veloce.. tu
adesso deve venire, presto!” e falsi versi ed espressioni di
godimento. Sarebbe stato più gratificante e meno schifoso
masturbarsi davanti ad un film porno, ma a quei tempi non
avevano ancora inventato l’adsl e l’offerta pornografica non era
così generosa né liberamente fruibile come adesso. Certo, le
edicole vendevano giornaletti pornografici, ma se acquistavi
quella roba venivi etichettato a vita come maniaco sessuale.
Il mio primo giornaletto porno me lo fece vedere Calogero, il
portiere di casa mia, un tipo con qualche disturbo mentale. Alla
vista di quelle immagini di uomini e donne nude che sembravano
danzare freneticamente mi venne da vomitare. Strani fili bianchi,
come fossero grossi spaghetti uscivano dai genitali maschili.
Roba bianca dappertutto, sui visi e sui seni delle donne, in quelle
pagine difficili da sfogliare, perché appiccicate l’una all’altra.

… Dopo l’atto corporeo, consumato in compagnia di Turiddu


a’ scimmia con quella schiava del sesso da strada, recitai l’atto di
dolore. Mio Dio mi pento e mi dolgo del mio peccato… La
tristezza pervase il mio animo e la cosa mi fece strano. Non sono
un tipo che si impietosisce facilmente, mi ritengo piuttosto
distaccato dal mondo che mi circonda. Almeno che non mi senta

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depresso o non abbia qualche problema di salute (tipo un brutto
raffreddore o qualche cazzata che a quanto sono ipocondriaco mi
fa pensare subito a qualcosa di grave) vivo per me stesso e me ne
fotto degli altri. Sono un’egoista bastardo che cerca di mangiare
con due forchette da qualsiasi piatto di pasta mi offra il mondo.
Non regalo mai niente al povero vicino, solo qualche falsa
promessa di felicità. Quella volta lì, però, mi venne da riflettere e
non presi sonno facilmente. Pensavo continuamente a quello che
avevo fatto. Ancora oggi non capisco cosa precisamente mi fece
stare male. Insomma, non ricordo se a tormentare la mia
coscienza fosse stato davvero il fatto che avevo sfruttato la
disperazione di quella povera donna, oppure, l’idea che un
membro rispettato dell’alta società, come me, si fosse abbassato
ad andare con una donna di strada..
Di esperienze sessuali già all’epoca ne avevo fatte, ma quella
del sesso a pagamento era la prima. Avevo sedotto e conquistato
ragazzine giurando loro amore eterno, e queste si erano concesse
a me pienamente. Avevo creduto di amare e di essere stato
amato, ma comprare il sesso quella prima volta mi fece schifo.
Ho giurato di non andare mai più con una “puttana di strada” e
non ho mai infranto quella promessa (credo).
Tornato a casa mi fiondai sotto la doccia per lavarmi
accuratamente. Mi sentivo sporco. Nonostante avessi usato un
intero barattolo di sapone liquido, non riuscivo a lavare via la
sozzura.
Esattamente contraria fu la reazione del mio amico Salvatore.
Era esaltato dalla buona prestazione e dal fatto di aver soddisfatto
i suoi bisogni primari al costo di una pizza e una bibita. Col
tempo, prese gusto a svolgere la sua attività di puttaniere.
Comprava dei corpi senza più un’anima. Era un carnefice che si
innamorava delle sue vittime. Credeva nei loro finti orgasmi e nei
complimenti sulle dimensioni del pene che tutte le meretrici

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fanno per circostanza. Si fidava delle puttane al punto tale da non
usare più alcuna precauzione.
Nel 2000 si è ammalato. Ha avuto una febbre a 38 che non lo ha
abbandonato per settimane, diarrea e linfoadenopatia diffusa. Si è
beccato l’ HIV 2, quello di forma più violenta, appartenente di
solito al ceppo africano del virus. Se ne è accorto in tempo, ma
nonostante le cure e gli antiretrovirali che ingurgita a ogni ora del
giorno, si trova adesso (a distanza di molti anni) nella fase
conclamata della malattia, quella che viene definita AIDS.

« Sasà lo sai che il mese scorso sono andato a trovare Salvatore in


ospedale? Non mi andava di dirtelo perché è stata un’esperienza
che mi ha davvero scioccato. »

« Non è da te! Un gesto di misericordia verso un vecchio amico


morente. Avresti potuto dirmelo, sarei venuto con te… Non pensi
sia il caso che passi pure io per una visita? È parecchio tempo che
non vado a trovarlo. Magari gli porto anche un bel mazzo di
fiori.»

« Se proprio vuoi andare, fai pure, ma niente fiori… Non è ancora


morto! Devi guardarlo bene prima di riconoscerlo. È dimagrito 57
chili da quando è iniziato il suo calvario, adesso è soltanto
l’ombra di se stesso. È uno scheletro. Attende solo che le sue ossa
diventino polvere. Andando lì ho incontrato anche Giulio, il tuo
compagno di banco delle superiori, nonché ex socio di affari
sporchi… Quel coglione che frequentava la nostra comitiva
saltuariamente, perché era troppo preso dall’agenzia di viaggio di
famiglia. Due vacanze organizzate dal suo staff mi hanno
convinto definitivamente che un tipo come Giulio Formisani sia
proprio negato a fare questo mestiere. Non avrebbe mai spacciato
droga con te Sasà, se fosse stato un tipo in gamba. Non te la
prendere! Giulio ha sempre avuto la fobia di prendere un aereo e

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ha viaggiato solo con la fantasia e con i trip che consumava in
discoteca, ma adesso viaggia anche nella realtà, ma non per
documentarsi sui luoghi che dovrebbero visitare i turisti, piuttosto
per altri scopi. Comunque, era lì in ospedale perchè faceva visita
a suo padre. Quindi, adesso mi tocca pure raccontarti come il suo
vecchio è riuscito a sopravvivere pur avendo due reni fuori uso…
Devo spiegarti il collegamento tra la malattia del suo vecchio e i
viaggi di Giulio ai confini dell’Asia. »

« A dire il vero, Francesco, io so solo che suo padre è in dialisi da


più di un anno. Me lo ha detto proprio Giulio qualche mese fa. Lo
ricordo come fosse ieri. Nostalgico dei tempi in cui lavorava al
mio fianco come distributore di erba ai pusher delle scuole, è
venuto a comprare una pianta per due sposini, che dopo 13 anni
di fidanzamento sono riusciti a mettere i soldi da parte per
coronare il loro sogno. Ora sono sposati e disoccupati. Che bel
futuro li attende! »

« Sasà questa è la società di oggi. Non c’è lavoro per i giovani, e


per quelli che hanno superato i 30 anni è ancora peggio, perché
sono esclusi dalle statistiche nazionali fatte per sondare il tasso di
disoccupazione giovanile. I trentenni in cerca di prima
occupazione sono solo dei “bamboccioni”. È colpa loro se non
hanno un lavoro, oppure, se non riescono a trovarne uno. Il
governo se ne lava le mani come fece Ponzio Pilato prima che
Gesù fosse crocefisso. Così, oggi, ci ritroviamo una generazione
di trentenni che si farebbero flagellare peggio che Nostro Signore
pur di avere uno stipendio sicuro ogni mese. Comunque, a me di
queste cose non me ne frega niente! »

« Fratellino mio, sai che ti dico: hai ragione! Solo i detenuti sono
fortunati. Un po’ come Barabba, a loro viene concessa una
seconda possibilità quando vengono liberati dalle patrie galere.

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Sembra che al giorno d’oggi se ti fai mettere dentro per qualche
annetto poi ti danno “il posto sicuro”. Il nostro vecchio amico
d’infanzia Vincenzino Scotto te lo ricordi? »

« Certo che me lo ricordo, che domande fai Sasà! Lo sai che suo
fratello Giovanni mi da una grossa mano negli affari e mi
garantisce protezione. »

« Insomma, Francesco, ti dicevo che Vincenzino Scotto (come


forse saprai) è stato arrestato per atti violenti. Passati 7 anni,
neanche uscito dal gabbio, è andato a finire proprio nell’ufficio di
una signora che aveva rubato e malmenato! »

« Il mondo è piccolo. Che vuoi farci Sasà?! Il destino tende


sempre a fare incontrare vittima e carnefice. Comunque, hai
proprio ragione a essere cosi indignato…
La storia che adesso ti voglio raccontare (a proposito di incontri
tra vittima e carnefice) sul padre di Giulio ti farà ancor più
rivoltare le budella. »

« Perché? Cosa ha combinato quell’anima in pena del Signor


Formisani? »

« Era in dialisi, e questo già lo sai, ma si rifiutava di vivere la sua


vita di settantenne attaccato giornalmente alle macchine per la
depurazione del sangue. Così, con i soldi che aveva da parte, ha
pensato bene di fare un paio di viaggi con suo figlio Giulio a
Baseco nelle Filippine. »

« Nelle Filippine? Come mai proprio lì? »

Stimati lettori, devo confidarvi che nelle Filippine ci sono stato


anche io qualche anno addietro, per un viaggio d’affari

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trasformatosi poi in uno squallidissimo tour sessuale. La povertà
e la disperazione di quei luoghi non potreste immaginarla
neanche nel peggiore degli incubi. Nella mia mente affiorano due
ricordi più di ogni altra cosa: i massaggi tantra a buon mercato e
il “balut”.
Ovunque vendevano quella che la popolazione ritiene una vera e
propria prelibatezza. Il primo giorno che ero lì, mi fermai in un
piccolo ristorante e mi portarono un uovo sodo che ingurgitai
tutto di un fiato. Giù per la gola sentivo scendere quello che
sembrava del cotone idrofilo. Iniziai a rigettare, così uscì fuori un
feto di anatra di 16 giorni. Venni a sapere che la gente del luogo
bloccava la schiusa al sedicesimo giorno, perché l’animale non
si formasse. Migliaia di animali neanche nati, uccisi
prematuramente solo per deliziare il palato. Ripreso dallo shock,
mi venne in mente la sospensione volontaria delle gravidanze che
miete vittime innocenti in tutto il mondo, ma soprattutto mia
nonna Lucia che di aborti ne ha fatti 5 (con intrugli della sua
epoca) per non disperdere le risorse finanziarie tra una numerosa
progenie. Mio padre è stato il fortunato primogenito, unico erede
di misere fortune, mentre io sono solo il frutto di una serie di
eventi e assurde coincidenze che hanno permesso che venissi
messo al mondo.

« … Sasà, ti stavo dicendo che il padre di Giulio è andato in


quella che chiamano l’isola degli uomini da un rene solo. Un
luogo in cui, per la disperazione causata dalla tremenda povertà,
la gente alla modica cifra di dieci mila dollari è ben disposta a
venderti un organo, nella speranza di cambiare il proprio
destino.»

« Quindi mi vuoi dire che il padre di Giulio Formisani è andato lì


a comprare un rene? »

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« Esatto amico mio. »

« Devo andare in bagno, scusami forse ho sniffato troppa


cocaina! »

« Sasà, amico mio, non è normale la tua reazione fisiologica ai


miei racconti. Sei grande e forte. Non mi dire che ti sei lasciato
suggestionare? »

« Macchè, non dire stronzate! Lo sai che la coca mi smuove lo


stomaco. Mi sa che vado a sfondarti il cesso… »

« Va bene, vai pure e cerca di tirare bene l’acqua. Lo scarico a


volte si inceppa. Devo farlo aggiustare. Cerca di non otturare il
water. Io intanto mi fumo un altro spinello. »

Prendo il disco di Bob Dylan che Sasà mi ha portato in dono, in


cambio dei soldi che gli ho fatto guadagnare per la droga che
stiamo consumando insieme. È un brano musicale ben gradito ai
comunisti e a coloro che sono contro la discriminazione razziale:
“hurrican”. In realtà, Sasà non è schierato politicamente, anche se
frequenta quasi esclusivamente gente di estrema sinistra, solo
perché con loro guadagna soldi smerciando cannabis.
Carico il vecchio disco sul megaimpianto stereo Bose,
trasmettendo la musica in filodiffusione in ogni angolo della mia
casa di 260 mq. Bob Dylan inizia a cantare e io mi concentro sul
significato delle sue parole… “Hurricane”, alias Rubin Carter, un
uomo incolpato per un reato che probabilmente non hai mai
commesso, solo a causa del colore della sua pelle. Oggi, i neri
non vengono più discriminati come un tempo, anzi, molti di loro
divengono persone famose, ricche e strapagate. Calciatori neri,
modelle nere, perfino un presidente degli Stati Uniti nero. Sono
sicuramente più atletici dei bianchi, e sono graditi al gentil sesso

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per le loro doti nascoste. Nella società odierna, l’unico vero
fattore discriminante è il denaro. Quando sei ricco la vita ti
sorride. Puoi comprare case, cose e persone. Puoi corrompere una
giuria o un giudice, puoi avere accesso a servizi di sanità privati
(quindi efficienti), puoi ricevere un’istruzione migliore, puoi
comprare un titolo di studio presso una scuola privata, oppure una
laurea. Talvolta, c’è chi acquista perfino un pubblico impiego per
il proprio figliolo.
Bob Dylan non cantò mai più dal vivo il brano che sto
ascoltando, da quando Carter venne finalmente rilasciato. Un
giudice della Corte Federale ritenne che non aveva avuto un
processo equo, poiché l’accusa era basata su motivazioni razziali.
Hurricane sarebbe potuto diventare il campione del mondo dei
pesi medi, ma la sfiga si è schierata contro di lui. È una storia
vera, non meno reale di quella che Vi sto raccontando.

La musica di Bob Dylan arriva anche alle orecchie di Rosario


Puntorelli, alias Sasà, chiuso nei 50 mq. di cesso di casa mia. Tra
vasca idromassaggio cromatica, sauna, doccia solare, tv 3D e altri
accessori superlusso, la toilette, se così la si può chiamare, mi è
costata circa centomila euro.
Mentre Sasà ascolta musica a lui assai gradita espletando le sue
funzioni corporee, ed esalando tremendi gas tossici, io continuo a
inalare erba di ottima qualità.

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“ESISTENZE PARALLELE”

I ricordi che sono riaffiorati nella mia mente, durante la mia


chiacchierata pomeridiana con Sasà, hanno creato dentro me un
forte senso di nostalgia degli amici d’infanzia. Così, ho deciso
istintivamente di chiamare Gaspare. È uno di quegli amici storici
che ormai sento solo per occasioni importanti o avvenimenti
straordinari. Quando eravamo ragazzini è stato il mio migliore
amico, anzi quasi un fratello. Il tempo ci ha fatto allontanare
gradualmente a causa del mio cambiamento nello stile di vita, ma
un filo sottile ci ha sempre tenuti legati.
Sono passati più di 3 mesi dall’ultima volta che l’ho incontrato
casualmente in città. Tuttavia, conosco ancora bene le sue
abitudini. La sua vita è più monotona di una trottola che gira
all’infinito. Le nostre esistenze, ormai, sono così diverse da
sembrare delle “rette quasi del tutto parallele”.
So che la Domenica è il giorno da lui dedicato interamente allo
sport e all’attività fisica. Non lo fermerebbe di certo una pioggia
autunnale… Spero solo di trovarlo ancora a casa, prima della sua
triste e solitaria corsetta pomeridiana. Vorrei farlo passare da me
per un saluto. Non voglio farlo fumare né tanto meno sniffare una
striscia di cocaina, perché Gaspare salutista com’è non beve
neanche il limoncello dopo pranzo. Non prende mai un caffé, non
fuma sigarette e rispetta il suo corpo come fosse un tempio.

L’interminabile brano di Bob Dilan copre le flautolenze di


Sasà, mentre io mi avvio verso la camera da letto, quella che un
tempo apparteneva ai miei parents e che adesso è diventata mia a
pieno titolo, visto che i miei genitori si sono trasferiti ormai da 10
anni presso la villa superlusso sita a Taormina. Prendo l’agenda
rossa, cioè quella rubrica cartacea che si utilizza per scrivere i
contatti di vecchi amici e familiari. Non ricordo più a memoria il

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suo numero, contrariamente a qualche anno addietro. Mi sono
perfino scordato di memorizzarlo sul mio nuovo cellulare.

« Pronto. Gaspare fratello mio! Come stai? »

« Francesco Giusani! Quale onore… Ogni tanto ti ricordi che


esisto! Comunque, io sto benissimo, infatti, sto approfittando di
questa domenica pomeriggio senza partite di serie A per fare una
salutare corsetta. »

« Sei sempre troppo prevedibile caro mio! Vorrei stravolgere i


tuoi programmi, se per te va bene. Passa da casa mia, sono qui
con Sasà. »

« Bene… Che fate?! Sei tornato ad essere un tossico? »

« No amico mio, io non mi buco più da anni e neanche lui… Mi


faccio solo una canna ogni tanto, quando voglio riflettere sui fatti
della vita. Raramente sniffo qualche pista di bamba, quando
voglio sentirmi euforico. »

« Perfetto! Quindi adesso immagino tu sia in perfetta salute. »

« Lo sai Gasparino, penso che la salute viene da Dio o dal


destino. Vedi tu, per esempio, se oggi vai a correre, piuttosto che
venire a casa mia, potresti pure morire di infarto! »

Gaspare è sempre stato terribilmente scaramantico e


suggestionabile, ma soprattutto mi guarda dal basso verso l’alto,
perché economicamente è il tipico piccolo borghese colpito dalla
crisi. Ad ogni modo, la mia chiamata ha avuto l’esito voluto. Ha
accettato il mio invito. Trascorsa un’ora è già da me.

26
Vestito come gli arbitri di calcio. Tuta coordinata e scarpe da
tennis Nike. Fisico atletico, come sempre. È davvero in perfetta
forma. Subito dopo aver conseguito la laurea in chirurgia
generale, ha trovato impiego presso un rinomato laboratorio di
analisi. Sposato da due anni con una delle donne più belle della
città, tutta casa e chiesa. Conduce una vita per certi aspetti
desiderabile. Anche io talvolta lo invidio. Vorrei essere felice con
poco, come lui. Invece, a causa della mia dipendenza
dall’adrenalina, necessito di emozioni forti e di avventure estreme
per sentirmi vivo. Tuttavia, non è mai tutto oro ciò che luccica!
Così, Gasparino, l’uomo italiano medio per eccellenza, dopo i
convenevoli, inizia a raccontare a me e Sasà i retroscena di una
“imperfetta” vita matrimoniale.

« Ve lo devo confessare fratellini, lo sport per me è una valvola di


sfogo. La mia vita sessuale con Nadia non è più così attiva come
quando eravamo fidanzati. Per lei, le tenerezze e le coccole a letto
sono un’incombenza inquietante da fuggire attraverso infiniti
espedienti. Inventa ogni volta una scusa per evitare il rapporto
sessuale. La sera, non appena si avvicina il momento di andare a
dormire, cambia umore. Assume sempre la faccia imbronciata,
con l’aria di chi ha mille preoccupazioni per la testa. Neanche
fosse una donna manager o una direttrice di banca. È una
semplice casalinga, non fa un cazzo dalla mattina alla sera. Pago
pure una domestica per fare le pulizie straordinarie una volta alla
settimana. La mia donna, nonostante tutto, è sempre stanca!
Spesso, prima di andare a letto si chiude in bagno per una buona
mezzora per struccarsi e lavarsi i denti, impiegando un tempo
infinito con la speranza che io mi addormenti. Quando mi trova
ancora sveglio inizia a sbadigliare in modo ostentato per
scoraggiare ogni mio tentativo di approccio. Credetemi amici
miei, ormai le ho provate tutte. Ne ho parlato anche con lei. Mi ha
detto di amarmi come il primo giorno, ma non le va di fare sesso

27
perché non ne ha voglia. Credo proprio che a questo punto, se
voglio salvare il mio matrimonio, non mi resti altra scelta che
farmi l’amante o andare a puttane. »

« Ci sarebbe anche il divorzio, ma non per un cristiano praticante


come te! Meglio fingere e nascondere alla società il peccato
mortale della separazione. E poi, dovresti pure darle il
mantenimento…
Comunque speravo che tu potessi trasmettere un po’ di energia a
noi due debosciati, ma se devo essere onesto, fratello mio, trovo
la tua storia davvero patetica. »

Prende parola Sasà, e la cosa mi preoccupa, perché tra loro due


non c’è stima, ma solo l’affetto che possono provare due cuccioli
di lupo allattati dalla stessa madre. Tutto ciò, solo per un banale
motivo: per Gaspare, l’influenza del fioraio su di me, quindi la
droga che mi fornisce da anni, è stata la causa scatenante della
rottura del nostro solidissimo legame.

« Gaspare, scusami, io ricordo che fino a un paio di anni fa per


qualsiasi occasione: festa delle donne, compleanno, perfino
“mesiversario”, tu venivi a comprarle composizioni di fiori da
me. Mi hai confidato che il sesso con lei era davvero fantastico.
Nella sua vita si è donata solo a pochissimi uomini, ma la cosa
che ti rendeva proprio entusiasta era l’impeto che avevate
nell’intimità. Una volta, mi hai detto che ti era insopportabile
l’idea che i giochetti erotici che facevate a letto, avesse potuto
condividerli con il suo ex ragazzo. »

« Caro Sasà, le cose sono cambiate. Prima la mia gelosia del


passato era un’ossessione che compensavo facendo l’amore con
lei in modo pazzoide, desiderando il suo corpo e la sua anima.
Talvolta, facevamo sesso in modo quasi violento perché una

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rabbia brutale fremeva dentro me, così desideravo entrare con
pathos dentro lei per farle sentire che nessun uomo sarebbe stato
più potente di me. Il suo ex ragazzo, manager da quattro soldi e
figlio di papà, non poteva penetrarla con la mia intensità. A lei
questa mia passione animale piaceva, così come desiderava anche
la dolcezza con cui facevamo l’amore pochi giorni dopo esserci
sposati. »

« Forse è proprio vero, il matrimonio è la morte dell’amore. »

Non so perché ho detto questa frase. Mi è uscita così d’istinto,


come quei pensieri profondi, che non vengono filtrati da un
ragionamento logico e vengono esplicitati così come sono,
risultando alle orecchie degli altri come grosse minchiate. A me,
invece, sembra una grande verità. Nella maggior parte delle
donne sposate, trascorso un anno, oppure alla prima gravidanza,
sembra spegnersi del tutto la libido. A quanto apprendo dalle
confidenze che mi fa la gente, non c’è donna sposata che si
dedichi in modo adeguato al sesso orale, oppure, che inventi
giochetti che possano alimentare la passione del proprio
compagno. La stragrande maggioranza delle donne si limita a
compiere i doveri coniugali con un pigiama in pile durante
l’inverno ed una vestaglia logora nei mesi estivi. Eppure, la
chiave del successo della donna emancipata dovrebbe essere
piuttosto semplice: diventare “la puttana del proprio uomo”,
sempre con la dolcezza che si addice ad una madre di famiglia,
ovviamente. Basterebbe questo, a creare una dipendenza totale
nel marito. Se la donna si piegasse di più alle fantasie del
compagno, lei non sarebbe schiava dell’uomo, in realtà, il partner
maschile diverrebbe del tutto dipendente dall’adrenalina sessuale
che la moglie creerebbe in lui. Con buone probabilità, il mercato
del sesso a pagamento non sarebbe più così prolifico e la
fruizione di pornografia in rete subirebbe un drastico calo. La

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situazione di Gaspare e della ormai frigida Nadia avvalora la mia
tesi. Ma la cosa a me interessa poco.
... La battuta di Gaspare sui “manager figli di papà” è stata una
mancanza di rispetto nei miei confronti. ...Se per qualche strano
motivo si fosse riferito a me?! Gasparino mi ha infastidito ed io
non connetto più tanto bene. Riprendo fiato e continuo a parlare
senza filtrare i pensieri, anche a causa dell’alcool e delle droghe
assunte.

« … Lo sapete che Francesco e Germana, la tua ex fidanzatina


Gasparino… »

« Che me ne fotte di quella zoccola? La mia fidanzatina di venti


anni fa! »

« Eh già, il tuo primo amore (quello che non si scorda mai!)


Tu lo sapevi già allora che era troia come la stragrande
maggioranza delle femmine. Adesso, potrebbe sembrare una
perfetta donna di casa. Non ti pare?! È sposata già da otto anni, e
io so per certo che lei e suo marito sono ancora felici. Sapete
perché? Cari amici, quei due partner sono riusciti a trovare un
modo diverso e “perverso” per tenere acceso l’ardore dopo il
matrimonio. Lei e suo marito Francesco Guttuso fanno parte di
un associazione culturale che fa scambio di coppie al suo
interno!»

« Tu come lo sai? »

« Quello che vi sto raccontando deve rimanere tra noi. Sono


entrato ufficialmente nel mondo della trasgressione, ma a quanto
pare non sono l’unico. »

« Che intendi dire Francesco, spiegaci meglio. »

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« È un po’ di tempo che per uccidere la noia frequento dei club
esclusivi dove le coppie fanno le orge tra loro. Questi posti sono
cosi esclusivi che non li trovate su internet, inoltre sono
accessibili solo a gente di un certo livello sociale. Alle feste che
organizzano settimanalmente partecipano (oltre che le coppie
scambiste) anche i ragazzi piacenti e facoltosi come me, che
ovviamente pagano un bonus extra per banchettare ai festini. È
implicata tutta l’alta società, persone insospettabili come il nostro
Consigliere Comunale Francesco Guttuso e ovviamente la sua
mogliettina Germana Quartararo, la tua ex ragazza Gasparino!
Sono molti quelli che fanno parte di questo mondo nascosto.
“Trasgredire” vuol dire infrangere un tabù. Fare qualcosa che per
la società in cui viviamo non è accettabile. Io sono un peccatore
per la cultura che pervade le vostre menti, poiché faccio qualcosa
di talmente estremo da essere ritenuta antisociale. »

I miei amici hanno sempre saputo che sono un tipo


imprevedibile, talmente stravagante che da adolescente mi
avevano affibbiato il soprannome di “anticonformista”, soltanto
perché figlio della società del benessere frequentavo persone che
non appartenevano alla mia casta. Quel nome rappresentava ciò
che ero, ma che adesso non sono più. Stringevo volontariamente
amicizia con i figli della gente comune, perché i ragazzini della
mia casta erano tutti delle checche straviziate. Non volevo essere
come uno di loro. Gli amichetti del circolo del tennis, con cui
giocavo per volontà dei miei genitori due pomeriggi a settimana,
li vedevo come degli extraterrestri. Erano per lo più femminucce
che piangevano al primo ceffone che gli mollavi. Io ero troppo
scapestrato per trovarmi bene in ambienti simili, così non ho mai
stretto alcuna amicizia sincera con i figli della società del
benessere. Piuttosto, mi sono integrato in un gruppo di ragazzi di
strada. Mi dilettavo a giocare con quelli che potevano essere

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benissimo figli della servitù della mia famiglia. Tuttavia, loro mi
ritenevano parte integrante del loro gruppo.
Oggi, a seguito della mia ultima confessione ai miei due amici
di infanzia, mi sto sentendo per la prima volta un emarginato.
Escluso da qualsiasi gruppo sociale. Gaspare e Sasà hanno
iniziato a guardarmi con sdegno. Chissà cosa stanno pensando?
...Che sono un porco, un depravato senza alcuna morale!
Sanno entrambi dei miei vizi, e dei problemi con la droga. Mi
sono stati vicini anche nei mesi trascorsi in comunità per
disintossicarmi dall’eroina. Adesso, però, ho rivelato il costume
malsano di un mondo perverso, di cui forse ignoravano
l’esistenza.

« Perché mi guardate così? Ognuno ha le sue perversioni!


... Ho capito. Voi siete solo due patetici romantici in cerca
dell’amore vero ed eterno. Quello che cercano invano tutti gli
impiegatucci da quattro soldi, nella speranza di costruire la loro
“sacra famiglia” e rendere la vita meno deprimente. E dimmi
Gasparino cosa se ne fanno, poi, tutti questi sognatori dell’amore
della loro moglie? »

« Meglio l’amore di una sola donna, piuttosto che le false


promesse di cento amanti che vogliono i tuoi soldi, ma non il tuo
cuore. »

« Ah, sì certo! Meglio andare dietro le promesse di una fanciulla


che ti sposa e poi ti abbandona al freddo sul letto matrimoniale,
voltandosi di spalle tutte le volte che dorme al tuo fianco. »

« Basta! Sei solo un pezzo di merda. Me ne vado. Ho commesso


un grave errore… Non dovevo passare a trovarti, perchè sei
sempre il solito stronzo.

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Ciao Sasà, per favore non farlo fumare più! Ormai, ha il cervello
bruciato. »

« Sasà accompagnalo alla porta. »

L’atmosfera si è riscaldata. Gaspare è andato via. Io e Sasà


siamo rimasti nuovamente soli.

« Francesco, non ti sembra di avere esagerato? »

« Occorre dire ciò che si pensa, senza nascondersi dietro la


maschera del perbenismo sociale. Ad ogni modo, non piove più
da un pezzo. Che ne pensi di fare un giro in macchina? »

« Come vuoi. »

« Forza! Andiamo allora… Che aspetti?!


Scendiamo in garage a prendere la “X6”. »

Ho un garage con 6 macchine tra cui scegliere. Come tutti i figli


di papà, sono appassionato di auto di lusso. Quattro di queste
sono però dei pezzi unici, auto d’epoca ereditate dalla mia
famiglia. La mia preferita è una Jaguar Raoadster che tratto come
un diamante prezioso. La mostro alla gente solo tre o quattro
volte l’anno, passeggiando come un divo di Holliwood tra le vie
del center city. Poi, c’è una Ferrari Testa Rossa degli anni 80,
cimelio di famiglia e anche unico lusso che il mio vecchio si è
concesso nell’arco della sua vita, interamente dedicata alla scalata
verso il successo. Infine, una vecchia Lancia Flavia ed una Fiat
Topolino che appartenevano a mio nonno. In definitiva, le uniche
auto che utilizzo realmente sono una Smart grigio metallizzata ed
una fantastica BMW X6 superaccessoriata di colore bianco, un
SUV enorme che fa 7 km a litro e che è troppo scomodo per

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girare tra le strade trafficate di Palermo. Molti in città conoscono
il mio macchinone, bianco come la neve, sempre pulito e tirato a
lucido. Fa girare la testa alle donne, come me del resto. Incarna
una personalità vincente e giovanile, sportiva ed elegante. Potete
negarlo quanto volete, miei cari lettori, ma è un dato di fatto: tu
sei la macchina che guidi, i vestiti che indossi, l’orologio che ti
fascia il polso, il profumo che usi, le scarpe che porti ai piedi, lo
stile che utilizzi per atteggiarti quando sei in presenza del gentil
sesso. Tu sei solo una costruzione sociale, evoluta per adattarsi
all’ambiente circostante. Non conta quanto tu possa essere
intelligente, ma poco concreto nel realizzare denaro; non conta il
tuo coraggio quando hai una pistola in tasca e le spalle ben
coperte dagli amici; non conta lo sforzo fisico, quando hai 33
operai che lavorano come schiavi solo per te.
Non possiedo i locali in cui la mia azienda ha sede, anzi a dire il
vero non possiedo neanche tanti beni immobiliari: solo
l’appartamento di 260 mq. ereditato dai miei parents (situato in
uno dei quartieri più ricchi di Palermo) e una splendida villa sita a
Taormina con accesso privato al mare, che sarà mia appena i miei
genitori saranno trapassati. Per adesso il Papi e la Mammy
vivono lì e si godono un po’ di riposo. Tutti i soldi che
guadagno, li spendo come se non ci fosse un domani tra escort,
cene superlussuose, viaggi con pernottamento in alberghi con
suite presidenziali, e ancora, feste organizzate nei locali più IN
d’Italia e soggiorni annuali con yacht noleggiato (con tutto
l’equipaggio di bordo) a Porto Cervo. Tuttavia, la cosa che più di
ogni altra consuma le mie risorse economiche è il vizio del gioco
al Casinò. Mensilmente organizzo un week-end a Montecarlo
solo per il piacere di arrivare su una Bentley all’ingresso
dell’antico Casinò. A un prezzo esorbitante, affitto lì stesso
macchine fantastiche, soltanto per il gusto di farle posteggiare tra
gli sguardi invidiosi dei turisti e della gente comune. Quindi,
faccio il mio ingresso trionfale sul red carpet in grande stile. Non

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mi interessa il fatto che quasi sistematicamente perdo in una notte
dai 7 ai 12 mila euro. Quello che mi fa star bene è il fatto che
tutta l’attenzione si concentra su di me. Gioco grosse cifre al
tavolo di Black Jack, scortato da due ragazze immagine che a fine
serata mi premiano oppure mi consolano con un bel blow job.
Guadagno circa 45.000 euro al mese (fino a qualche anno fa
anche di più), grazie alla gestione di un’impresa che si occupa di
vendita e assistenza di macchine per la stampa digitale,
fotocopiatrici e computer di ultima generazione. La mia azienda
ha due sedi: una fornisce la Sicilia Orientale ed è gestita ancora
da mio padre, l’altra si occupa del mercato della Sicilia
Occidentale ed è gestita da me. Io sono proprietario e gestore
unico di questo grande business, insieme al mio vecchio. Alla sua
età potrebbe benissimo godersi pienamente la pensione, ma per
lui questa azienda rappresenta la sua vita. Ha costruito questo
piccolo impero mattone su mattone, con sacrificio e dedizione.
Ha sempre messo il lavoro al primo posto, prima della famiglia,
della salute, del sesso e dei vizi. Io non gli somiglio per nulla. Le
entrate economiche maggiori, oggi, provengono dalla vendita
delle macchine digitali Xerox. Le vecchie tipografie, quindi i
poveri stampatori, credo ci odino profondamente. Il motivo è
semplice. Una piccola agenzia di grafica e stampa può essere
gestita da due persone (e ne aprono anche un centinaio l’anno in
Italia), mentre, le tipografie vecchio stile, quelle che lavorano con
stampanti GTO a uno o a due colori, necessitano di un maggior
numero di operai specializzati. Inoltre, negli ultimi anni, molti
uffici pubblici e privati utilizzano macchine per la stampa digitale
di ultima generazione, quindi, possono fare a meno di spendere il
loro denaro per carta intestata, locandine, brochure e altri piccoli
lavori tipografici di tiratura limitata. Il risultato è che il progresso
sostituisce con macchinari sofisticati il lavoro dell’uomo.
Lo staff della mia azienda è costituito da 2 segretarie bellissime
(che, ovviamente, mi sono schiacciato per mesi, prima di

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assumerle a tempo indeterminato), due persone addette al reparto
contabile e un totale di 33 tecnici e operai, che si occupano della
riparazione dei macchinari e dei computer, della sostituzione dei
toner e della assistenza a domicilio. Gestiamo il marchio Xerox
solo da qualche anno, mentre per molti anni abbiamo avuto quasi
l’esclusiva sul marchio Canon, facendo grandissimi affari con la
vendita di macchine fotocopiatrici da ufficio. Gli unici addetti al
settore vendita siamo sempre stati io, il mio Pa’ e la fedelissima
signora Franca Schiavello. Da tempo immemore alle dipendenze
di mio padre, per me è diventata come una vecchia zia. La
conosco da quando avevo 17 anni e mi ha sempre dato del Lei,
così io per rispetto alla sua età, ma anche perchè a pelle non mi
ha mai suscitato grandissima simpatia, non le ho mai dato del
“tu”. In fondo, credo sia un modo come un altro per mantenere un
rapporto che si limita solo ed esclusivamente all’ambito
professionale.
Nessun altro membro interno all’azienda tratta con i clienti. Non
possiamo permetterci di far lavorare qualche piccolo
rappresentante a noi subalterno, poiché potrebbe intromettersi nei
nostri affari. Grazie all’aiuto di alcuni vecchi amici di mio padre,
e alle amicizie giuste strette da me negli ultimi dieci anni, la
nostra azienda partecipa alle gare di appalto bandite dalla
Regione Siciliana e le vince sistematicamente.
Circa tre settimane fa uno dei miei impiegati, ovviamente
nell’anonimato assoluto, ha lasciato sulla scrivania del mio
ufficio un foglio con redatto un breve poema dal titolo:

“Rifletti sulla tua esistenza e ravvediti perchè hai peccato”.

Ho conservato questa lettera senza sapere chi fosse l’artefice,


anzi, ad onor del vero, inizialmente non ho voluto indagare per
fare uscire allo scoperto l’autore di queste belle parole:

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“La nomea del grande uomo precede le sue opere, come l’aura di
un principe glorioso, ma è il piccolo guerriero che combatte la
battaglia per un regno che non appartiene né a se né al principe,
suo falso padrone. Del soldato non si tiene alcuna memoria: il
coraggio, il sacrificio e la morte non premiano l’umile ape
operaia, perché la superficialità del popolo acclama i colori
dell’oro, nient’altro che polline portato da un umile insetto sul
trono di un inerte bellissimo fiore. Ornato di una ricca corona di
petali, il fiore gode della luce del sole, ma un soffio di vento
lascerà cadere la corona di petali. Oppure, basterà soltanto la
scintillante luce del sole con il suo calore a far appassire la sua
effimera ricchezza”.

Questo episodio non mi ha fatto incazzare più di tanto, tuttavia


parafrasando quelle parole ho iniziato a pensare a quanto la vita
terrena sia fugace. Soprattutto, per la prima volta ho preso in
considerazione il fatto che il prestigio sociale e la ricchezza
potrebbe non durare in eterno.
... Dopo esser saliti in macchina Io e Sasà ci siamo fermati a fare
70 Euro di gasolio al distributore del viale Strasburgo per avviarci
quindi verso il center city.

« Francesco, mi chiedo come tu possa fare a permetterti di girare


con un bestione simile.. di sicuro, succhia più di una battona! »

« Non essere volgare con la mia auto Sasà! Ti ho sempre detto


che i soldi vanno spesi, perché è solo per mezzo del denaro che è
possibile costruirsi un’immagine vincente… Tu per caso conosci
qualche persona che sborsa bene i suoi soldi? »

« Bhè, credo i padri delle comunissime famiglie italiane. Loro per


arrivare a fine mese sono costretti a far quadrare i conti, con
sacrificio e lacrime amare. »

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« Cazzate amico mio, solo una montagna di sporco letame! Non
esiste impiegato mediocre che non abbia il vizio o il vezzo di
cenare una volta al mese al ristorante, ostentando la sua brama di
godere del cibo che un altro uomo cucina per lui. Ogni uomo è
servo dell’altro. Pensa agli operai che hanno contribuito a
costruire la mia macchina, le autorimesse che ne garantiscono il
buon funzionamento, oppure i meccanici intrisi di olio sulle loro
tute sozze. Pensa ai benzinai che muoiono di tumore sempre
prima dei settantanni per servire il cibo alla mia “car”.
Vedi, caro Sasà, la mia macchina è come un prolungamento del
mio corpo, anzi, l’attributo primario che possa mostrare la mia
mascolinità. Lo capisci quello che dico? »

« Certo Francesco, certo. »

Sasà è diventato un po’ troppo pensieroso dopo l’alterco con


Gaspare e dopo le mie depravate confessioni. Questa cosa
comincia a darmi sui nervi.
Inizio a concentrarmi su qualche stimolo esterno gradevole, come
mi ha consigliato di fare la mia terapeuta nei momenti bui,
durante i quali pensavo ossessivamente all’eroina.
Osservo la realtà incorniciata dai finestrini semioscuri della mia
auto. È come fissare fotogrammi proiettati per allietare la mia
mente con l’assurdità e la comitragicità della vita. Mi sento come
James Stewart nel film “la finestra sul cortile” di A. Hitchcock,
solo che accanto a me non c’è Grace Kelly, ma Sasà Puntorelli,
un povero sfigato.

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“LA FINESTRA SULLE STRADE DELLA VITA”

Giunti a un semaforo rosso, quasi all’istante, dodici clandestini


si sollevano da un marciapiede e come api, tutti insieme, si
dirigono rapidamente verso i parabrezza sporchi delle auto, come
fossero fiori da impollinare.
Ha piovuto il fango del deserto, spinto dalla Tunisia verso la
Sicilia dal vento di sud-ovest.
Mi diverte osservare come gli automobilisti evitano di farsi lavare
il parabrezza, anche se palesemente sporco, pur di non cacciar
fuori gli spiccioli. È davvero come se fossero aggrediti da
fastidiosissimi insetti da cui non vogliono esser punti. C’è chi da
gas, poi ci sono quelli che fanno scattare i tergicristalli a tutto
spiano, mentre i tipi più furbi lasciano un po’ di spazio tra loro e
la macchina che hanno davanti, per poter dare una bella
accelerata e andare avanti anche a costo di portarsi sopra il
cofano anteriore il povero clandestino. Infine, c’è chi (come me)
lancia uno sguardo cattivissimo ai lavavetri per evitare di aver
toccato un cristallo già bello pulito e lucidato.

« È incredibile Sasa’, non trovi? »

« Che cosa? »

« È assurdo come sia prevedibile la mente umana e come agisca.


Guarda quella Fiat Punto un po’ ammaccata sul cofano anteriore.
Osserva bene… Al suo interno c’è una donna sui 50 anni un po’
trascurata, con l’aria di chi è un po’ depressa per qualcosa, e poi
guarda quella coroncina di rosario che pende dallo specchietto
retrovisore. »

« E allora… Cosa c’è di interessante? »

39
« Quella perpetua sarà l’unica che caccerà la grana.
Ah visto, cazzo!
... Che ti avevo detto?! »

« Sei bravo a prevedere le mosse della gente Francesco! »

« Sì, è vero, lo riconosco sono molto bravo. Secondo te, vecchio e


saggio Sasà, perché ha fatto la carità? »

« Perché è una donna sensibile e si è sentita di dare dei soldi a


una persona che non se la passa proprio bene! »

« S B A G L I A T O. Squalificato! Risposta errata Monsieur!!


La donna ha fatto quest’atto di beneficienza perché sta vivendo
un momento difficile della sua vita. Forse qualcosa l’affligge.
Forse ha un cancro, oppure un figlio malato di leucemia. Forse
l’ha lasciata il marito dopo averla cornificata ripetutamente.
Quello che conta è che la donna ha dato i soldi all’immigrato
perché sta male! »

« E che senso avrebbe scusa? »

« Te lo dico io che senso ha, fratellone mio. Quella povera


disgraziata vedendo un essere vivente che soffre (come lei) ha
avuto un transfert d’identità. È cosi facile capire come agisce la
mente umana in questi casi. Tu stai male, vedi un altro sfigato e
pensi: fa parte del mio gruppo, aiutiamo quel poveretto, sarà
come aiutare me stesso.
Dimmi un po’ Sasà… Hai visto mai un ricco figlio di papà
sganciare la grana a qualche poverello? »

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« Si ho visto te. Nel periodo natalizio lo fai spesso. Fai un sorriso
ai poveri e dici loro: “su con la vita! Non pensate ai soldi.
Prendete, forza… Queste banconote non vi daranno la felicita!”
... Ma perché lo fai? E soprattutto, perché ripeti sempre le stesse
parole a ogni disgraziato a cui fai l’elemosina? »

« Mi piacerebbe tanto dirti che lo faccio perché ho un animo


nobile e gentile. Ma tu mi conosci, vecchio mio, non mi
crederesti mai. In realtà, fare beneficenza quando si avvicina il
Natale gioca una buona pubblicità a favore della mia immagine di
ricco imprenditore. Inoltre, mi piace incantare la gente con false
promesse. Io faccio l’elemosina perché voglio che gli sfigati
continuino a restare sempre dei poveracci. Se nessuno facesse la
carità ai finti sciancati, agli zingari e ai lavavetri, questi
potrebbero impegnarsi al massimo per fare qualcosa di redditizio.
Di certo, qualche attività illecita potrebbe aiutare questi
scarafaggi a risalire la scala del potere. »

« Mi ha sempre colpito il tuo modo di saper osservare la realtà


sociale, Francesco Giusani. »

« Sasa’ io osservo il comportamento umano perché mi ritengo un


sociologo interessato a capire le interconnessioni esistenti tra i
gruppi di persone, oppure tra la singola persona e il suo gruppo di
pari. »

« Allora, perché non hai studiato sociologia oppure psicologia?


Perché non hai imposto il tuo volere con i tuoi genitori, quando
era il momento di scegliere il tipo di studi universitari? Perché
non hai fatto quello che davvero ti piaceva fare, piuttosto che
studiare forzatamente Economia… »

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« Se non lo capisci tu Sasà. Chi meglio di te?! Siamo costretti a
vivere una vita che qualcun altro ha già scritto per noi. Nessuno
può far ciò che gli piace! I miei genitori hanno voluto che io
studiassi “Economia e Commercio”, a qualunque costo. Hanno
pagato profumatamente per ottenere da me una laurea scelta da
loro, ma io mi sono lasciato distrarre dai piaceri della vita. Così,
loro hanno sborsato parecchio denaro per comprare il mio titolo
di studio. Dai libri universitari ho imparato solo una cosa: è
possibile arricchirsi solo sulle spalle degli altri. È una delle leggi
fondamentali su cui si basa l’economia moderna. Pochi esperti
hanno tirato fuori i coglioni e hanno scritto come stanno
realmente le cose. La mia esistenza, oggi, ruota solo intorno ai
soldi e alla noia, così come la notte segue il giorno, o viceversa.
Come dice il vecchio Schopenauer : “la vita è un pendolo che
oscilla tra il dolore e la noia, passando per un breve e fugace
attimo dalla felicità”. Ecco, a cosa si riduce la mia esistenza. Un
solo effimero attimo descrive lo stato temporaneo di benessere.
Solo quando il pendolo è perfettamente verticale, quello è il
momento in cui mi sento realmente felice. Vedi, caro amico, la
felicità per uno come me è sempre stata la scoperta di qualcosa di
nuovo... La prima striscia di cocaina: quella che dà lo sballo
migliore. La prima volta che ho fatto davvero l’amore. Il primo
bacio alle scuole medie. Il primo giorno di una bellissima
vacanza che prima o dopo dovrà terminare. È l’attimo più intenso
di un sogno bellissimo. Poi, arriva la noia… La vita reale è una
merda, la società di oggi è ingiusta. Se esiste davvero l’inferno,
noi ci camminiamo già adesso. C’ è un solo dio che domina
questo sporco mondo: il dio denaro! Tutto è in vendita fratello
mio, anche l’amore. »

« Perché ti rifiuti di credere nell’amore, Francesco. Forse è


perché non lo hai mai trovato?! »

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« No Sasà. Non credo nell’amore (o almeno in quello eterno)
perché per me è come la felicità, dura un solo intenso attimo.
Inizia mentre senti che la storia sta già per finire. »
« Tu hai avuto migliaia di donne! Non posso credere che non ti
sia mai innamorato, davvero. »

« Allora non capisci Sasà. Io mi sono innamorato centinaia di


volte. Ho amato maddalene meretrici costrette a vendere il loro
corpo per vivere nel lusso. Ho amato vergini che mi hanno
giurato fedeltà eterna. Ho amato mia madre che mi ha messo al
mondo. Ho amato la maestra in prima elementare. Ho amato
donne con cui ho trascorso una sola lunga notte. Ho amato
ragazze bellissime con cui c’è stato solo un intenso sguardo,
nient’altro. Ho amato e continuerò ad amare, come fanno tutti gli
uomini e le donne che pascolano sulla verde terra di Dio. Solo
che l’amore per me è come un fiammifero, prima scintilla e poi si
consuma più o meno velocemente. »

« Io, invece, credo di non essere mai stato amato realmente. »

« Perché dici questo Sasà? Sette anni di relazione sentimentale


con Giulia, di cui cinque vissuti sotto lo stesso tetto… Quello
doveva essere amore, no?! »

« Non credo fratello mio. Un’assistente sociale che si innamora


del suo paziente e crea una relazione stabile con lui è solo pietà
che si trasforma in affetto. È dipendenza dal senso di
responsabilità verso il suo compagno. Credimi, non era amore.
Lei è riuscita ad aiutarmi a uscire dalla tossicodipendenza per fare
di me un uomo nuovo, più o meno. Tuttavia, più di ogni altra
cosa, devo dirti che il fattore determinante che realmente ci ha
fatto separare è stato il divario socio-economico. Per questo
continuo a sniffare cocaina e consumo una gran quantità di erba.

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Da quando non stiamo più insieme, le droghe sono tornate a
essere la mia unica consolazione. Tuttavia, grazie al suo aiuto,
credo che non mi bucherò mai più. Questo l’ho giurato! »

« Non so che dire Sasà. Il denaro domina il mondo, ma i


sentimenti e l’amicizia dovrebbero essere guidati da leggi fisiche
differenti. È vero, ho detto io stesso che tutto è in vendita, anche
l’amore. Tuttavia, toccare con mano che la vita funziona
realmente così ti avrà fatto davvero male. »

« Francesco, tu sei il mio più caro amico, eppure talvolta sento


che approfitti di me, come fossi un oggetto. Avverto un senso di
inferiorità nei tuoi confronti e cerco sempre di accontentare ogni
tua scelta, non solo perché ti voglio un gran bene, ma anche
perché la società ti individua come un leader vincente. Io invece
sono solo un povero perdente. »

Non voglio proseguire oltremodo un dialogo con un amico che


si masturba il cervello, intrippandoti con paranoie esistenziali,
anche se a iniziare un dialogo profondo sono stato io. Voglio
evitare di continuare a farmi le seghe mentali, mentre il THC sta
terminando la sua azione psicotropa sul mio organismo. Così,
ricomincio a guardare i fotogrammi della realtà attraverso il
finestrino della mia macchina, affinché la mia attenzione venga
catturata da qualcosa di buffo che possa sollevarmi il morale.

Tanto per cambiare, siamo in pieno periodo elettorale e la città


è stata tappezzata di manifesti che raffigurano facce più o meno
ridicole candidate al Consiglio Comunale. Recitano slogan visti e
rivisti come quelli che adesso sto fissando: “basta con la politica
fatta dai vecchi volponi!”, “vogliamo continuare a votare la solita
gente che ci ha governato negli ultimi 15 anni?” “è ora di
cambiare” “una politica giovane” “amo la mia città come la mia

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famiglia” “parcheggi gratuiti” “una città più pulita”. Quest’ultimo
slogan è quello che più degli altri mi fa incazzare… Farsi
propaganda con simili manifesti affissi abusivamente (in modo
selvaggio) è davvero il colmo!

La Sicilia è conosciuta nel mondo per il fenomeno mafioso.


Per quanto mi riguarda, credo che la mafia e la politica hanno
sempre camminato e continuano ancora oggi a camminare fianco
a fianco. Negli ultimi anni si sono avvicendati personaggi
strapagati (deputati regionali davvero poco concreti) che
percepiscono un’indennità sproporzionata e viaggiano “scortati”
su auto blu finanziate dai cittadini. Intere generazioni di corrotti
strapagati che accusano i loro predecessori credendo di poter fare
meglio di loro.
La situazione nazionale non è affatto differente. La Sicilia è solo
la punta dello Stivale, o meglio la coda di un Pesce “fituso” che
ha la testa intrappolata nella rete di Palazzo Montecitorio.
Il fenomeno mediatico scandalistico del secolo: il governo
Berlusconi, forse sarebbe stato immortale. Purtroppo è caduto
sotto il peso dei vizi del premier con ragazzine assetate di soldi e
di fama. Dopo Silvio ecco arrivare il saggio Monti con il governo
tecnico, con conseguente aumento delle tasse e dell’IVA. Poi,
l’insignificante premier Letta e i giochi di potere per costruire un
nuovo governo, quindi, ecco arrivare il Premier Renzi in
bicicletta. Regala qualche euro in più ai poveri impiegati, mentre
la disoccupazione dilaga. Le chiacchiere del leghista Salvini e i
capri espiatori di tutti i mali della nazione: gli immigrati… (… E
ancora dopo altre generazioni di politici corrotti e inefficienti…).
A me sembra che la gestione del governo sia simile a quella di un
ristorante scadente, di quelli in cui ogni 3 mesi trovi scritto nuova
gestione, ma alla fine vai dentro e a servirti sono sempre gli stessi
camerieri, le pietanze che ti rifilano sono sempre le stesse e il
cuoco non verrà mai sostituito. Talvolta, questi locali che

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“cambiano gestione” si trasformano esteriormente, ma sta di fatto
che ti propinano sempre gli avanzi di cibo che restano dal giorno
precedente. Eppure, noi paghiamo per mangiare, scegliamo ciò
che vorremmo gustare, ma alla fine ci presentano un conto
salatissimo e torniamo a casa con un bel mal di pancia.
Sotto il governo Berlusconi, l’Italia è stata la barzelletta che
leggevi nelle vignette del New York Times, ma per i grandi
imprenditori come me, fin quando era lui al potere, gli affari
andavano decisamente meglio. Povero Silvio, leader carismatico
e brillante imprenditore, uomo di successo, vittima dei suoi vizi
(costati miliardi di euro a lui e all’italiano medio). Il suo intento
di crearsi nuovamente un’immagine dignitosa è stato ahimè vano.
Sarà ricordato per il suo carisma, le sue doti manageriali e la sua
vita sessuale iperattiva, insomma, non voglio paragonarmi di
certo a un leader come lui, ma sono molte le cose che ci
accomunano.
La sua caduta è legata essenzialmente a due scandali: i festini
bourlesque e la presunta relazione con Ruby. Che poi io, amici
lettori, questa Ruba Cuori l’ho anche conosciuta personalmente.
Qualche anno dopo lo scandalo, quindi, dopo la pubblicità
iniziale che si è fatta, è tornata con il sedere per terra. La potevi
trovare nei locali più IN di Taormina, a serate poco esclusive. La
vedevi in compagnia di uomini insignificanti e amiche (o
pseudoamiche) che dall’aspetto sembravano delle benefattrici. Mi
faceva pena perché subito dopo la notorietà girava tra i comuni
mortali, e sinceramente io dopo averla vista cadere così in basso
non avrei pagato più di 300 Euro per una sua prestazione.
Ammesso che realmente abbia mai fatto la escort!!!
Purtroppo, per Silvio la sua conoscenza e i festini di Arcore sono
stati davvero una maledizione.
Nella sua immensa generosità, Berlusconi ha continuato a versare
per anni un indennizzo per risarcire dalle diffamazioni tutte
queste ragazze perbene, ingiustamente accusate di essere delle

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prostitute, quando in realtà sono state solo abilissime ballerine di
lap dance. Qualcuno suppone malignamente che le “ragazze
bourlesque” abbiano preso soldi per tenere la bocca chiusa, dopo
averla spalancata al cospetto di molti uomini potenti!
Sul fatto che Silvio abbia avuto rapporti intimi con Ruby ho seri
dubbi. In primo luogo perché un uomo così furbo non si sarebbe
lasciato mai ingannare in modo così meschino. In secondo luogo,
alla veneranda età di 70 anni non credo che sarebbe mai andato
consapevolmente a letto con una minorenne.
Il vizio di andare con le minorenni l’ho avuto anche io quando
avevo l’età di 30 anni. Mi seducevano in palestra con degli
sguardi ammiccanti, con i loro glutei scultorei e le loro tette
sodissime. È stata solo una fase della mia vita.
Oggi, le minorenni hanno rapporti con i loro coetanei nei bagni
delle scuole pubbliche in cambio di una ricarica telefonica. Che
interesse potrebbero avere a venire a letto con me? Solo per
denaro, forse... Ma io non pago per fare sesso con le minori. Sarò
pure il peggiore dei cristiani, ma la pedofilia e l’omicidio sono
due reati che non mi appartengono. Lascio questi vizi ai
pervertiti, e a quei politici cosi schiavi della trasgressione da
arrivare a provare il brivido di scoparsi anche i transessuali.
Il silenzio vale la vita di un uomo, di una donna o di un incrocio
fra le due specie. La storia lo dimostra. Chi parla troppo muore.
Chi si ribella muore.
Sono assolutamente certo che la situazione sotto un governo
oppure un altro sarà sempre la stessa. Le donne più fortunate
sottomesse a questo o a quell’altro politico sono riuscite negli
anni a governare Comuni, hanno Assessorati, sono state perfino
Consiglieri Regionali, forse anche Ministri. Insomma, alla fine
viene sempre ampiamente ripagato l’impegno profuso a tenere
alta la bandiera italiana. Quindi, care lettrici, non vogliatemi male
se penso che, ragionevolmente, l’unico modo per rendere più
credibile il nostro Paese sia quello di eliminare le donne dalla

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politica. Poche sono state le donne al governo che hanno
posseduto realmente gli attributi, e per questo motivo sono state
ingiustamente discriminate! Troppe sono le donne che
“ingiustamente” sono diffamate per avere ottenuto cariche
politiche grazie alla loro vagina.
Personalmente, tra tutti i politici, quelli che odio di più sono
quelli che strumentalizzano i valori della famiglia e della Chiesa.
Il politico medio di giorno si finge un buon cristiano per ottenere
il consenso del popolo, poi la notte va in ritiro spirituale con le
migliori escort, in lussuose camere d’albergo a spendere i soldi
dei contribuenti.
Se davvero si volesse ricominciare da zero, il potere dovrebbe
andare in tutto e per tutto al popolo. Con questo non intendo che
occorre bandire un referendum per ogni proposta di legge, ma
bisogna creare una nuova razza politica. Chi crede veramente
nella patria dovrebbe essere disposto a sacrificare anche la
propria vita. Per questo motivo, abolirei le auto blu, ridurrei a
5000 euro lorde lo stipendio di Deputati, Senatori, Presidenti
della Regione, mentre a 2000 euro l’indennizzo per i Sindaci.
Niente portaborse scelti sulla base della conoscenza diretta,
rimborso dei soli mezzi di trasporto pubblico. Fedina penale
immacolata. Laurea specialistica con il massimo dei voti.
Nessuna immunità parlamentare. Controllo totale delle telefonate
in entrata e in uscita su tutti i telefoni dei politici, da parte delle
forze dell’ordine. Protezione solo in caso di reali minacce subite.
Tuttavia, miei stimati lettori, non mi va che Voi riflettiate troppo
su quello che ho scritto e Vi prego di non ribellarvi contro questo
tipo di politica per rivendicare i Vostri sacrosanti diritti. Restate
inermi come avete sempre fatto, perché io e la mia azienda con i
politici e la mafia locale facciamo grossi affari. Roba di cinque o
sei milioni di euro l’anno di fatturato. Nulla in confronto alle cifre
incredibili che girano come satelliti intorno al grande pianeta del
potere, ma abbastanza per farmi vivere nel lusso.

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Metto alla radio un MP3 e cerco un pezzo del ’97 di Frankie Hi
Nrg “Quelli che Benpensano”, così canticchio il ritornello mentre
Sasà mi ascolta ridendo (finalmente).

« Sono tutti identici guardali


stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere.
Come lucertole si arrampicano,
e se poi perdon la coda la ricomprano.
Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno,
spendono, spandono e sono quel che hanno.
Sono intorno a me ma non parlano con me
sono come me ma si sentono meglio… »

« Smettila di cantare Francesco, non ti si può sentire. Vuoi fare


piovere nuovamente per caso?! »

Tra le tante facce sui megaposter pubblicitari 6x3 ho riconosciuto


quella di un paio di amici, già Consiglieri Comunali, a cui devo
parte della mia fortuna. Ho visto Sasà sorridere con sdegno,
osservando i loro volti, perché anche lui li conosce bene. Sono
pseudoamici di infanzia che, talvolta, portavo nel mio gruppo di
amici di strada. Ragazzini docili su cui Sasà ha sfogato la sua
rabbia e la sua indole violenta. Adesso è gente che conta, lui
invece resta solo un misero fioraio. Questa è la vita.

Alla radio del mio fantastico Suv parte un pezzo di Khaled


“C’Est La Vie” e un brivido mi attraversa la schiena. Come
un’entità spirituale il suono si insinua nei miei timpani e si
diffonde nella mia testa, poi attraversa il midollo spinale per
diffondersi in tutto il corpo. È pura percezione sinestetica.

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“SESSO BORGHESE”

« Francesco guarda quanta gente esce dalla chiesa. Evita di


passare di lì o rimaniamo bloccati nel traffico! »

« È incredibile quanti devoti ci siano all’interno delle chiese ogni


Domenica nel periodo autunnale. Poi, più si avvicina il periodo
natalizio, maggiore è il numero di persone che si finge cattolica. »

Io in chiesa ci vado spesso, ma solo per crearmi un’immagine più


o meno decorosa agli occhi della gente, un po’ come fanno i
politici. Solo che io non rappresento il Paese, ma solo me stesso.
Inoltre, leggo spesso la Bibbia, non perché creda
nell’Onnipotente, piuttosto mi appassiona dare una mia
interpretazione alle Sacre Scritture, senza che un prete o un
pastore me ne facciano la parafrasi.
Questa Domenica mi sono assentato dalla casa del Signore e la
cosa mi dispiace. Tra la folla che defluisce verso l’esterno vedo
alcuni vecchi clienti, e poi alcune maddalene che vorrei tanto
castigare.
Mi accosto alla mandria di pecorelle che si affrettano a tornare a
casa per preparare la cena. Mi accorgo di Claudia, una gradevole
Madamoiselle con cui mi sono frequentato di recente.

Freno bruscamente con la macchina, e per poco lei non crepa di


infarto per paura di essere investita. La sua espressione è
cambiata quasi istantaneamente, dopo che mi ha riconosciuto,
quindi le dico:

« Dove va di fretta questa bellissima signorina? Gradisce un


passaggio? »

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« Si volentieri. Stavo tornando a casa a piedi, ma ho paura che
inizi a piovere nuovamente, sei molto gentile Francesco! »

Dal modo in cui ha iniziato a guardarmi, scommetterei qualsiasi


cifra: il desiderio che si è acceso in me nel rivederla sta
divampando anche in lei. Ricordo i nostri sospiri, i suoi orgasmi,
il modo in cui graffia la mia pelle mentre penetro con violenza
dentro di lei. Soprattutto, so già che è sempre disponibile a
soddisfare qualsiasi mia fantasia erotica. Sono certo che Claudia
si mostri così cordiale e cortese non solo perché le piace tanto il
sesso con me, ma, soprattutto, perché è una di quelle zitelle che a
37 anni farebbero di tutto pur di trovare un compagno di vita.
Credo che sia principalmente questo il motivo che la spinge a
sfoderare l’intero repertorio al fine di incantare il mio serpente.
Ripone molte speranze in ogni avventura che inizia. Si concede
facilmente donando tutto il suo corpo, senza freni né limitazioni.
Elargisce tutto ciò che un uomo possa desiderare dal punto di
vista sessuale, tuttavia il fatto che si presenti oltremodo
sottomessa è la sua forza e al contempo la sua più grande
debolezza. Un uomo come me, infatti, non vuole solo un’amante
prodiga, ma pretende anche il brivido dell’incertezza. Il controllo
totale esercitato su una partner remissiva fa perdere il fascino
della conquista. Si crea così la routine della vita di coppia. Io odio
la monotonia, per questo motivo tremo al solo pensiero di crearmi
una famiglia.
L’avventura e l’incertezza sono le molle che mi fanno scattare,
mi trasformano in uno squalo continuamente a caccia di prede.
Amo il gioco d’azzardo, il rischio e l’adrenalina. Sono certo che
non sarei mai riuscito a sopravvivere nei panni di un commesso,
oppure di un impiegato statale che ogni giorno si alza per
svolgere sempre la medesima mansione. Ho iniziato ad amare il
settore del commercio (forse anche più della sociologia e dello
studio del comportamento umano) perché è altamente instabile e

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in continua evoluzione. Quello che adoro di più sono gli ottimi
risultati da me ottenuti e l’espansione che sono riuscito a dare
all’azienda del mio Papi.

« Sasà ti dispiace se adesso ti lascio a casa. Stasera penso di


intrattenermi con questa bella signorina, sempre se Vostra
Signoria è d’accordo? »

« Certo. Nessun problema…


Ci vediamo Martedì Francesco, passo a trovarti in ufficio. »

« No Sasà, mi spiace, ma io Martedì, nel primo pomeriggio parto


per Roma, rientrerò Giovedì pomeriggio… Ci sentiamo
telefonicamente. Buona serata. »

Così, lasciato Rosario Puntorelli davanti al suo negozio di fiori,


quindi proprio nei pressi di casa sua, mi trovo finalmente al
cospetto del gentil sesso, dopo due lunghissime settimane di
astinenza.

Per me il sesso è una vera e propria ossessione, un po’ come il


denaro. Il fatto che non abbia avuto un rapporto negli ultimi 15
giorni mi fa sentire eccitato, ma allo stesso tempo insicuro. Ho
bisogno di mostrare costantemente a me stesso e alle donne la
mia potenza, come se avessi paura di perderla. La lontananza
dalla pratica mi rende insicuro. Vi sembrerà assurdo amici lettori,
il sesso per me è un dovere, oltre che un piacere. Devo
assolutamente dimostrare a me stesso e alle mie girl quello che
valgo. La mia autostima è costruita (come la Vostra) solo su ciò
che pensano gli altri. Nessuno, purtroppo, ama sé stesso per
quello che è. Tutto l’amore che proviamo per noi stessi, per il
nostro Io, è soltanto la proiezione della stima che hanno di noi gli
altri membri del gruppo sociale cui apparteniamo. Provateci a

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pensare solo un attimo. Se ognuno si amasse per ciò che è, non
per quello che possiede, oppure, se ognuno di noi potesse
sbattersene di ciò che gli altri pensano malignamente, allora molti
problemi del mondo sarebbero risolti. L’invidia e la
prevaricazione sono i due orchi cattivi che hanno stuprato
ripetutamente le menti degli individui che si muovono nella
società di oggi.

« Claudia stasera mi farai compagnia a cena. Non è una richiesta.


È un desiderio profondo che pretendo tu esaudisca. »

« Va benissimo Francesco. Però vorrei passare a cambiarmi.


Gradirei sistemarmi un attimino. »

« Perché? Sei stupenda così, mon amour. Hai un abitino molto


elegante. Non voglio che vada a metterti qualcosa che accentui il
decoltè, non voglio che i lobi delle tue orecchie siano impreziositi
da diamanti. Non voglio che sul tuo bellissimo collo e sul tuo
petto passi alcuna collana di perle. Andiamo! Vai benissimo
così.»

« Lo so. È solo che… Io non mi sento a mio agio. Non mi sento


all’altezza se non mi do un ritocchino! »

« Come vuoi. Sali a casa, aspetterò sotto.


Hai solo 5 minuti di tempo! »

« Tranquillo, tesoro faccio in un baleno. »

Le ultime parole famose…


Sono trascorsi 20 minuti e sono ancora sotto casa sua a giocare
con il mio IPhone a un gioco che è la metafora di me stesso:
Hungry Shark II (Lo Squalo Affamato). Ho conquistato tutti gli

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oggetti che occorre collezionare e ho divorato tutti i pesci, i
pinguini, e i bagnanti che ho incontrato per mare. Adesso, non mi
resta che distruggere un granchio gigante, che sistematicamente
mi trancia di netto. È esattamente la fedele rappresentazione della
mia vita. Ho raggiunto facilmente tutti i miei obiettivi, ma non
riesco a sentirmi completo. Non riesco a comprendere quale sia il
fine ultimo della mia esistenza.
… Una cosa però sono riuscita a capirla benissimo. La
maddalena che mi farà compagnia stasera è ossessionata dal suo
aspetto fisico. È salita a casa, così io la immagino nel panico a
fare il bidet, poi a correre in camera per cercare nel suo armadio il
vestito migliore. La sistemazione dell’acconciatura e la scelta
degli accessori da sfoggiare, probabilmente, le stanno facendo
perdere più tempo del previsto. L’insicurezza rende più lenta ogni
sua azione.

… Metto gli slip o il perizoma? Questo reggiseno mi fa le tette


troppo grosse? ...

Solo dopo mezzora (e un mio messaggio intimidatorio) è scesa da


casa, con un sorriso imbarazzato disegnato sul suo volto angelico.

« Finalmente! Monellaccia… Mi hai fatto aspettare un po’


troppo! Non è cortese. »

« Spero ne sia valsa la pena. Che ne pensi? Come sto? »

« Benissimo, mia principessa. Stai benissimo. »

Mi piacerebbe tanto dirvi che per me un corpo umano resta


sempre e comunque uguale a se stesso, a prescindere dal trucco e
dal parrucco, dal vestito che fascia le forme, dal profumo che da
sapore alla pelle, dai gioielli che illuminano il viso. Purtroppo,

55
non è così. Accanto a me c’era una ninfa, che 30 minuti dopo
essersi specchiata è divenuta una dea. Tutto merito dell’artifizio
della moda.

« Carne o pesce? »

« Tesorino, se posso scegliere, preferirei pesce. »

Passati in rassegna mentalmente tutti i migliori ristoranti della


città, la porto in un posto in cui adoro mangiare ostriche di prima
scelta accompagnate rigorosamente da Champagne, crudità di
pesce e astice freschissimo. Come consuetudine, dopo il brindisi,
si inizia a mangiare. Un sommelier, a ogni mio cenno, versa
dell’ottimo vino bianco. In questo ristorante di elite si usano solo
posate di argento lucido e bicchieri di cristallo. È un posto
riservato solo a gente di un certo livello sociale, che può
permettersi di pagare minimo un conto di 150 euro a persona.

Io, fortunatamente, anche quando esco con Sasà il pomeriggio,


indosso sempre camicia e giacca, quindi sono abbastanza
elegante anche con i vestiti che ho cuciti addosso da quasi una
giornata!

« Tesoro, questo posto è bellissimo. Vista sul mare e tavolo in un


ambiente riservato solo per noi. È un locale di classe come te del
resto! Sto passando davvero una bella serata. »

« Il meglio deve ancora arrivare, mia dolcissima Claudia! »

Inizio a sentire l’eccitazione crescere, mentre ogni bicchiere di


vino e ogni boccone che mando giù presagiscono la scorpacciata
di sesso che farò a fine serata. Quello che mi eccita di più in lei è
il suo volto angelico e soprattutto il suo sguardo quasi sempre in

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estasi. Mi ricorda tremendamente il mio primo desiderio sessuale,
mia cugina Rosalia.

Avevo appena nove anni quando Rosalia venne a dormire per la


prima volta a casa mia. Lei di anni ne aveva 15. Quella notte
d’estate, di tanti anni fa, la spiai attraverso la serratura della
camera da letto in cui riposava. Era avvolta in un lenzuolo bianco
che le scopriva il seno destro. Aveva la bocca semichiusa e
gemeva in silenzio, mentre si toccava fino a giungere al piacere.
Quel ricordo è rimasto sempre carico di un erotismo puro, divino,
trascendentale. Il primo ricordo sessuale è quello che non si
scorda mai. È quasi sempre quello più bello, ti pompa il sangue
nelle vene e ti fa sentire uomo. Rosalia all’età di 15 anni aveva lo
stesso sguardo in estasi che assume Claudia quando mi fissa
intensamente. La analogia tra le due maddalene mi fa ribollire
dentro una carica erotica incredibile.

Salgo a casa di Claudia dopo la mezzanotte. Sono molto brillo,


lei lo è ancor di più. È strano, ma solo quando sono quasi ubriaco
mi sento davvero lucido. La mente smette di ciarlare, tutto
diventa più chiaro, facilmente comprensibile.
Ci spogliamo in fretta e furia. Un olezzo di buon vino a ogni
bacio si mischia all’odore del sesso che abbiamo cominciato a
consumare sul suo letto. Inizio sempre con movimenti lenti,
spinte pelviche morbide che crescono di minuto in minuto in
potenza e passione, fino a quasi farle male. Cambio posizione
ogni dieci minuti, per sfoderare la mia innata creatività, così dopo
58 minuti di intensa attività giungo alla meta, non prima di averla
ampiamente soddisfatta. Tornato nel mondo reale, vedo una
donna che farebbe di tutto per avermi con lei. È un dato
oggettivo, Claudia è solo la commessa di una boutique di alta
moda. Io, invece, sono un grande imprenditore che potrebbe
cambiare completamente il suo stile di vita.

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Salgo in macchina e mi avvio verso casa, mentre sulle note dei
REM inizio a cantare “Loosing my religion”:

“Life is bigger
It’s bigger than you..
.. oh no I’ve said too much
I set it up
That’s me in the corner
That’s me in the spotlight
Losing my religion”

Rincaso, quindi, appena un’ora dopo aver consumato il piacere.


Non voglio restare avvinghiato tra le braccia di una donna che
non è né mia moglie né la mia fidanzata, neppure qualcosa di
importante o di minimamente significativo a livello sentimentale.
Le amiche di una sera preferisco trattarle così, per non far nascere
alcuna illusione e avere rotture di coglioni il giorno dopo: tipo il
classico messaggio in cui mi augurano buona giornata, che mi
rende nervoso già al risveglio. È sempre il solito copione recitato
con tutte allo stesso identico modo.

… Arrivato alla maison mi sento soddisfatto, ma non ho ancora


sonno, credo di essere ancora sotto l’effetto dell’alcool.
L’eccitazione in corpo è tornata. Così, per non pensare
ossessivamente all’attrazione sessuale che provo per Claudia,
accendo la TV per guardare sulla Fox qualche puntata dei Griffin
o di American Dad. Non c’è nulla di più bello che concludere una
serata davanti a un cartone che è la parodia della realtà moderna.
Mi è rimasta un po’ di erba che Sasà ha lasciato da me. Così,
rollo una canna, metto su un cd dei Coldplay e mi faccio
abbracciare dall’oblio. Mi sento cullato sul divano di casa, come
un bambino tra le braccia della mamma.

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“PSEUDOLAVORO”

Per tutti quelli che hanno un orario prefissato per andare a


lavorare, il risveglio del Lunedì mattina è sempre terribile. Per
me, invece, le cose stanno diversamente. Posso concedermi il
lusso di arrivare in azienda a qualunque ora. I miei impiegati
portano avanti il lavoro per me. L’unica cosa a cui devo sottostare
è la mia immagine. È assolutamente necessario apparire
carismatico, solare ed elegante per catturare nuovi clienti. Sono
sempre stato un ottimo comunicatore, così non mi riesce difficile
incantare grossi investitori. Il mio sex appeal funziona
indifferentemente sia con le donne che con gli uomini. Tutti sono
ammaliati dal mio fascino, restano sedotti dal mio modo di
parlare e dal mio fine gesticolare, ma soprattutto tutti hanno
fiducia in me per via del mio carattere apparentemente mite,
gentile e disponibile. C’è una massima storica che recita “chi
seduce meglio vende di più”. Ne ho fatto stampare una tabella in
ottone che ho affisso nella stanza del mio ufficio, proprio alle
spalle di una grande scrivania in legno massello intagliato a
mano. Ho letto questo aforisma su qualche libro universitario e
mi è rimasto impresso. A pronunciare queste parole credo sia
stato un manager che dirigeva i magazzini Bon Marchè in Francia
nel 1870. Personalmente, credo davvero che la seduzione sia
come il sale che da sapore al cibo, oppure come i colori sulla tela
di un quadro impressionista. Sedurre, vendere prodotti significa
vendere se stessi. Tutto è in vendita e tutti siamo in vendita. La
prostituzione è l’anima del commercio. Talvolta, mi sento come
una battona che adesca continuamente nuovi clienti. Questo è il
mio lavoro. Elogiare le virtù degli altri, corteggiarli, rendergli un
servizio, esclusivamente per soldi.

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Questa settimana si prospetta particolarmente bella per me. Ho
ottenuto come premio di produzione dalla Xerox un viaggio a
Cuba. Mi spetta una vacanza gratuita, partenza prevista Sabato
pomeriggio. Quindi, devo sostare nel Bel Paese soltanto qualche
altro giorno, prima di respirare un’aria del tutto nuova. Mi
faranno compagnia altri illustri manager che lavorano nel mio
stesso settore in altre regioni d’Italia, tutta gente fortunata. Io
però sono primo rispetto a loro quanto a fatturato. Il mio Papi ha
fatto un ottimo lavoro prima di me. Si può dire che abbia dato
inizio a un’attività a partire dal nulla, quando ancora si
vendevano soltanto ciclostilo Gestetner e macchine da scrivere
Underwood prodotte da Olivetti in Uruguay. Strada facendo
qualche angelo custode gli è stato vicino. Infatti, più di una volta
ha rischiato la bancarotta, ma alla fine è sempre tornato più forte
di prima. Politici e uomini d’onore lo hanno sempre aiutato e
rispettato. Oggi, queste persone sono per me parte della mia
famiglia allargata. Sono zii, cugini e fratelli di sangue a cui sono
forzatamente legato.
Non penso quasi mai alla storia della mia famiglia né al frutto
degli sforzi fatti dal mio Pa’ per giungere al tanto agognato
successo, perché per me è come se il destino sia stato scritto, anzi
fotocopiato direttamente dal Divino.

… A guastare il mio buon umore, insolito per un Lunedì mattina,


è un'altra lettera anonima lasciata sulla scrivania del mio ufficio.
È un passo della Bibbia trascritto su una di quelle brochure che
danno in chiesa la Santa Domenica. I fedeli, talvolta, le portano a
casa per ripassare le letture, così come ha fatto questo mio
impiegato infame.

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Queste sono le parole sottolineate:

“Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi:

Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi


infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, ma abbiamo
lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad
alcuno di voi. … E infatti quando eravamo presso di voi, vi
abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare
neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una
vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi
tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di
guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.” (3,7-12).

Questa volta, inizio ad alterarmi. Non posso sopportare l’idea


che uno dei miserabili che sfamo mensilmente possa creare
agitazione all’interno dell’ambiente di lavoro. Non posso sapere
con certezza se quelle parole sono rivolte a me, oppure se qualche
piantagrane voglia fare la spia su qualche altro operaio lavativo e
vizioso. Nell’ambiente di lavoro ho sempre cercato di nascondere
il mio lato oscuro. Ostento la mia ricchezza e il mio carisma, ma
a nessuno confido i miei vizi, le mie perversioni e i miei viaggi di
piacere.

« Cristina chiama immediatamente la Signora Franca e convocala


nella mia stanza. »

« La faccio venire subito, Francesco. »

« Sì, ma lasciaci soli. Non voglio avere nessuno in mezzo ai


piedi. Neanche te. »

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Cristina, la mia segretaria è l’unica fra i miei impiegati a
permettersi di darmi del tu. Tutti gli altri mi chiamano Dottor
Giusani, perché ci tengo parecchio a far pesare la differenza di
status tra me e i miei subalterni. Purtroppo, questo è il prezzo che
devo pagare per essermela portata a letto parecchie volte. Adesso
è fidanzata da un anno. Una gatta morta del genere, bella e senza
cervello, non mi serve un granché. Dovrei trovare un pretesto per
licenziarla, ma sarei facilmente ricattabile. La Signora Franca
Schiavello, invece, è il suo esatto opposto. Non è affatto bella, ma
possiede delle straordinarie qualità lavorative. È stata da sempre
al servizio di mio padre. Non si è mai sposata e vive con il figlio
quasi ventenne, tutto casa e università. Lei si occupa della
contabilità dell’azienda, e anche delle vendite quando io mi
assento da lavoro per qualche motivo. È remissiva ed
estremamente cortese. Dà il cento per cento per ogni compito che
le viene assegnato. Dovrebbe essere il mio braccio destro, ma in
realtà è il vero motore dell’azienda. Con l’esperienza acquisita
nel corso dei lunghi anni trascorsi al fianco del mio vecchio
sarebbe perfettamente in grado di gestire da sola tutta la baracca.
Purtroppo per lei, e fortunatamente per me, a causa della sua
estrema lealtà verso la mia famiglia (e per il fatto che è sempre
stata pagata profumatamente per i suoi servigi) non si è mai
messa in proprio. Poi, alla veneranda età di 54 anni, non avrebbe
motivo di abbandonare una posizione lavorativa che le garantisce
7.000 euro al mese. Talvolta mi è passata per la mente l’idea che
sia stata l’amante di mio padre, ma poi la guardo e voglio sperare
che sia solo un pensiero infondato.

« Signora Franca… »

« Mi ha fatto chiamare Dottore. Come posso esserle utile? »

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« Nell’ultimo mese in questo ufficio, accadono cose strane. Le
spiego meglio… Qualcuno accede alla mia stanza e lascia
messaggi redatti su fogli A4 o passi della Bibbia. »

« La sua stanza dovrebbe stare chiusa a chiave, glielo ho


suggerito parecchie volte. »

« Non ho nulla da nascondere, Signora Franca. Non ci sono


documenti riservati. Tutto ciò che la gente non deve vedere è
blindato in cassaforte e il codice lo conosco solo io. Quindi è
giusto che la porta resti aperta. Fai installare una telecamera
nascosta, voglio vedere per l’ultima volta la faccia del giuda
traditore. »

« Sarà fatto nel più breve tempo possibile. Tuttavia, se posso


permettermi, devo dire che avverto un senso di insofferenza
generale nei lavoratori, Dottor Giusani. Credo sia dovuto al fatto
che avanzino due stipendi. »

« E perché Lei non ha provveduto al loro pagamento? »

« Purtroppo non abbiamo ricevuto grossi pagamenti in contanti.


Non riusciamo a coprire neanche un mese. Con il dovuto rispetto,
potremmo pagare solo una parte degli operai e questo non è
possibile! Gli altri si metterebbero a scioperare e si creerebbe il
caos. »

« Ha ragione. Lei comunque ha fatto firmare a tutti le buste paga


fino al mese di Settembre? »

« Si certo, Dottor Giusani. Però, secondo il mio modesto parere,


Lei sta rischiando troppo. I tempi sono cambiati e i controlli da

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parte delle agenzie delle entrate si fanno più agguerriti. Un giorno
finiremo per trovarci la Guardia di Finanza dentro l’azienda. »

« Ma cosa sta dicendo?! Nessuno verrà mai a fare un controllo in


questa azienda, senza che io ne sia a conoscenza. Quando e se
avverrà, io sarò avvertito in tempo utile a sistemare ogni cosa. »

« Spero sia così, anzi le credo sulla parola. Non dica altro. »

« Il compito che voglio darle adesso è quello di scoprire, prima


possibile, chi è il sindacalista che si permette di entrare nella mia
stanza per lasciarmi queste belle poesie. »

Fino a qualche anno fa, la maggior parte dei miei impiegati


riceveva una busta paga pesante e pagamento in contanti
nettamente inferiore. È un vecchio trucco che per molto tempo
hanno utilizzato tante aziende in Sicilia. Anch’io ho adottato
questa strategia per anni, così come ha sempre fatto mio padre. Il
costo del lavoratore poteva ridursi quasi a zero. Purtroppo, però,
da qualche anno il tetto massimo per il pagamento in contanti è
stato fissato a 1000 euro (per far fronte all’evasione fiscale). Le
cose sono diventate più complicate per quelli che hanno utilizzato
la mia stessa scuola.
Fortunatamente, un modo per aggirare l’ostacolo c’è sempre così
io ho trovato una strada alternativa: mettere a part-time tutti gli
operai, facendoli comunque lavorare a tempo pieno. Un passo
azzardato, ma in un tempo di vacche magre si fa di tutto per tirare
a campare!
La crisi economica partita dagli Stati Uniti nel 2008 è approdata
in Italia con qualche anno di ritardo, ma è arrivata per tutti, anche
per me.

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Tornato a casa dopo una giornata di pseudolavoro, non c’è mai
alcuna routine nelle mie azioni. Non sono come quei miseri
impiegatucci di banca, che non vedono l’ora di rincasare per fare
una doccia e poi mettere le pantofole, ripetendo ogni giorno lo
stesso rituale.
Sono piuttosto nervoso, per via della seconda lettera anonima
ricevuta. È un oltraggio alla mia persona. Per togliermi di dosso i
pensieri che mi opprimono strappo la mia camicia Carlo
Pignatelli, sfilo le mie scarpette Tod’s, senza sciogliere i lacci, e
getto a terra la cravatta. Sistemerà tutto Fatima, la collaboratrice
domestica che vive in casa mia 5 giorni su 7, per 24 ore al giorno.
Dal Lunedì al Venerdì è come se avessi una moglie, che lava,
stira, pulisce, cucina e getta perfino l’immondizia, senza mai
rompere i coglioni.
Fatima, la mia attuale colf, tra tutte quelle che si sono
avvicendate nel corso degli anni, è l’unica che sa svolgere bene
soltanto il suo mestiere. Per difendermi da me stesso, ho scelto lei
perché è una donna un po’ avanti con gli anni. È sposata ed è di
sani principi. Certo, non mi creo problemi a girare nudo per casa,
anche in sua presenza, ma non corro il rischio di avere alcuna
erezione nel vederla. Le colf che avevo prima di lei erano giovani
Rumene, Ucraine, Russe e Moldave. Piuttosto che fare le
faccende domestiche, finivano per diventare le mie puttane. La
cosa non mi andava bene perché trovando il divertimento
direttamente in casa, spesso, rinunciavo alle uscite. Insomma, non
andavo più a caccia di donne all’esterno della maison.
Con Fatima le cose stanno diversamente. Non la sfiorerei neanche
con un dito. È una donna particolarmente attenta all’igiene e
svolge bene il suo lavoro. Mi è fedele, nel senso che non si è mai
azzardata a toccare una delle tante penne costosissime che
colleziono, oppure uno dei 5 Rolex che possiedo, o ancora
qualsiasi altro oggetto di valore.

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... Fatima, percepisce subito il mio umore, così, oggi vedendomi
un po’ scazzato, ha messo tutto il suo impegno per deliziare il
mio palato con un ottimo cous cous marocchino. Dopo aver
mangiato, ho iniziato a sentire un tremendo bisogno di riposare,
un po’ per via del su e giù praticato la scorsa notte con Claudia,
un po’ a causa dell’alcool e delle droghe assunte ieri pomeriggio
con Sasà.
Il mio corpo si surriscalda facilmente e sento presto gli effetti
dello stress. Credo che sia un effetto collaterale della cocaina. Ti
da molta energia, ma dopo ti rende nervoso. Infine, quando
svanisce del tutto il suo effetto, arriva la fase down e inizi a
sentirti stanco e apatico (così, spesso, hai bisogno di un’altra
dose, come fosse una tazzina di caffé). Dopo essere uscito da
qualche anno dal tunnel dell’eroina, credo di saper controllare la
mia dipendenza dalle droghe. Non faccio un uso smodato di
cocaina, ma il rischio di diventarne dipendente esiste.
Il riposino pomeridiano è uno dei lussi più belli che la vita da
scapolo possa garantirti. Per me un sonnellino è necessario,
affinché il cervello non vada in ebollizione. Ho davvero bisogno
di riassestare il mio sistema nervoso.
Mi chiedo come cazzo facciano i pochi politici semiseri, i
commercialisti (sempre alle prese con i numeri), gli avvocati, i
bancari e tutti quelli che lavorano quasi senza sosta fino a 12 ore
giornaliere. Secondo me rischiano seriamente di cadere in crisi
psichiche, diventando schiavi del proprio lavoro.
La nevrosi lavorativa attanaglia sia i perdenti che i vincenti. Tutti
quelli che lavorano sodo, impegnando costantemente il proprio
intelletto, credo che finiscano col diventare delle macchine.
Probabilmente, sviluppano un sistema nervoso incapace di reagire
allo stress, ma contemporaneamente diventano esseri incapaci di
provare sentimenti verso se stessi, verso la propria famiglia e i
propri figli. La dipendenza dal lavoro uccide più dell’alcool e
delle droghe. Gli schiavi di questo sistema malato finiscono per

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morire di infarto, non curano più il proprio aspetto fisico e
abbandonano progressivamente i loro hobby. Cercano invano di
far carriera, ma la meritocrazia in Italia non esiste, così la vita gli
passa davanti come fosse un treno in corsa. Alla loro fermata il
treno che dovrebbe portarli a destinazione fa una sosta, ma loro
non salgono perché si ferma troppo lontano dal luogo che
desiderano raggiungere. Dovrebbero fare un po’ di strada a piedi,
ma camminare è faticoso, quindi decidono di non salire. Così,
dopo qualche tempo, passa un secondo treno, ma fa un tragitto
troppo lungo. Troppe tappe prima di giungere a destinazione,
quindi loro non salgono. Il tempo scorre inesorabilmente. Arriva
un terzo treno, ma è davvero troppo affollato, loro non salgono.
Passa un quarto treno, e ancora un quinto, ma loro continuano ad
attendere quello giusto. Finalmente, si rendono conto che è il
momento di decidersi a salire sul primo mezzo utile. Passa
l’ultimo treno, ma loro sono vecchi e stanchi, purtroppo, la sosta
che fa è troppo rapida e loro non hanno più i riflessi pronti, quindi
non salgono. Il mezzo riparte velocemente e loro lo osservano
allontanarsi con la tristezza nel cuore. Avrebbero potuto prendere
il primo treno, senza esitare. Avrebbero potuto vivere la loro
esistenza, senza aspettare il treno giusto, quello che con buona
probabilità non passerà mai.
Fortunatamente, per me il treno giusto ha fatto la sua prima sosta
alla mia fermata e il capotreno in persona mi ha invitato a salire.
Ho scelto il posto più comodo. Adesso, sono uno di quelli che
mette il lavoro al secondo o al terzo posto, dopo il gentil sesso e il
divertimento estremo. Forse il mio stile di vita non mi consentirà
di vivere a lungo, però sono certo che non sarà il lavoro a
uccidermi. Non sarò mai schiavo del governo ladro e della fatica
giornaliera. I soldi sono il mio unico dio, il sesso è la mia
palestra, l’alcool e le uscite con gli pseudoamici costituiscono la
base su cui poggia la mia autostima. Mai e poi mai sarei in grado
di vivere sotto il continuo sforzo fisico dettato dal lavoro

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manuale, tipo quello che fa Sasà per intenderci. Non vivrò mai da
perdente o da sfigato, impiegatuccio statale malpagato, automa di
un’azienda o di una multinazionale. Per me, la vita di un
dipendente statale o di un impiegato di azienda può essere
paragonata a un orologio analogico, che scandisce infinitamente
tic e toc senza fermarsi un istante. Ritengo che questa gente viva
un esistenza piatta e monotona. Sono degli Sfigati D.O.C. perché
sono affetti da un inguaribile Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Ripetono costantemente le stesse azioni, giorno dopo giorno,
come se vivessero imprigionati all’interno di una trama di un film
poco entusiasmante. Fortunatamente, io sono diverso. Vivrò
sempre per godere dei frutti più buoni che dà la terra, coglierò i
fiori più belli, staccando da essi uno a uno i petali, per il gusto di
camminare come un imperatore romano.

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“TV SPAZZATURA”

Mentre tento di darmi l’immeritato riposo, girando i canali


nazionali mi trovo davanti una faccia che odio profondamente. È
la candida, superba e suprema Maria De Filippi, l’unica donna
che ha osato tradire le mie aspettative. Qualche anno addietro,
quando stavo in fissa con il body building e avevo un fisico
scolpito dallo sforzo muscolare profuso 4 volte a settimana, ho
conosciuto personalmente la carismatica signora di Canale 5. Ho
fatto un ciclo di steroidi anabolizzanti per un paio di mesi. Mi
sono preparato alla grandissima, prima di incontrare la donna che
avrebbe dovuto lanciarmi nel mondo dello spettacolo, ma ottenni
da lei solo una falsa promessa di partecipare a uno show
televisivo poco interessante: “Uomini e Donne”. Sarei potuto
essere un tronista ai tempi del grande Costantino Vitigliano (una
delle tante meteore generate dalla tv spazzatura), ma qualche altro
ha avuto una raccomandazione più forte della mia. Oggi,
ripensandoci, devo dire che non me ne frega niente, tuttavia allora
fu peggio di una tagliata di faccia fatta con il sapone. Aprì uno
squarcio profondo dentro me. Forse, fu l’episodio determinante
che mi ha fatto avvicinare alla droga. Volevo a tutti i costi
diventare famoso, ma non ci sono riuscito.
Uscito dal tunnel dell’eroina ho iniziato a dedicarmi
ossessivamente a una insana attività sessuale, vissuta in maniera
esibizionista ed esagerata. Forse, oggi, essere tronisti a uno show
televisivo di discreto successo può essere visto dai benpensanti
una cosa da sfigati. Immaginate, però, di trovarvi dall’altro lato
dello schermo, davanti a una telecamera che riprende languidi
sguardi, fisici scultorei e strategie seduttive. È questa la società. È
questo il successo. Non gliene frega niente a nessuno se possiedi
una laurea in ingegneria informatica nel mondo della TV, non
interessi alle donne se sei un cultore della matematica o della

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fisica. Non hai una bella storia da raccontare se a capirla sei solo
tu. Quindi, in televisione si racconta solo una trama prevedibile,
con un finale immediatamente comprensibile (anche al più
ritardato dei telespettatori).

Mentre prendo sonno davanti al bagliore della tv che si


affievolisce sempre più, immagino le facce deturpate dall’acne
degli adolescenti che meditano su come riuscire a essere belli e
seducenti, come i tronisti di “Uomini e Donne”. Immagino anche
le facce delle ragazzine che sognano improbabili love story con i
microdivi della tv spazzatura. Oggi, mi sento fortunato perché
sono riuscito a evitare di diventare anche io una delle tante
meteore dei reality show. Con le mie conoscenze, forse sarei
potuto diventare uno dei partecipanti del Grande Fratello e
spiattellare la mia vita privata agli occhi curiosi dei vojeristi
italiani. Però, solo adesso, alla veneranda età di 40 anni, sono
consapevole che un tipo come me non è fatto per stare chiuso
dentro casa neanche una settimana, figuriamoci due o tre mesi,
costantemente spiato da gente mediocre. Fanculo i reality show!
Fanculo “Amici”, “C’è posta per te”, “Mediaset e Rai”. Fanculo
anche il Geordie Shore e tutte le americanate che alimentano la tv
spazzatura. Molti di Voi, amici lettori, la vita la guarda dietro la
barriera invalicabile dello schermo televisivo. Io, invece, vivo la
realtà.

… Ho iniziato a sognare. Questa volta non sono io a osservare gli


altri. Tutti conoscono la mia vita, ma io non riesco proprio a
riconoscere nessuna delle tante facce che mi fissano. Mi sento
comunque giudicato dagli spettatori, come se avessi commesso
qualcosa di orribile.
Mi sveglio nervoso. Ho bisogno della mia dose giornaliera di
nicotina, così, accendo una Marlboro. Non c’è nulla di più bello

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della sigaretta al risveglio. È perfino più aromatica di quella che
fumi dopo una grande scopata.
Sento un bisogno irresistibile di sfogare i miei pensieri sulla
società di oggi. Quindi, prendo carta e penna e inizio a scrivere
tutto ciò che state leggendo...

Sto dando vita a un libro, o meglio un diario della mia vita,


prevedendo già cosa penserete di me e del mio modo di agire. Vi
immagino P.M. e io imputato, costretto a essere giudicato dopo
avere valutato Voi e le Vostre misere vite.
Ho deciso di raccontarvi non soltanto la mia vita, ma anche quella
degli altri membri di quella che definite “società malata”. Da
oggi, terrò sempre con me un taccuino su cui prenderò appunti
sulla mia vita di figlio della società del benessere, ma anche sul
modus vivendi dei comuni mortali. Voi stimati lettori e adorabili
lettrici, iniziate pure ad appassionarvi. Prendeteci gusto. Vi
immagino come spettatori del Grande Fratello. In questa storia,
come nella vita vera, pochi sono i protagonisti, mentre vasto è il
pubblico piazzato dietro la porta, pronto a pagare per dare una
sbirciatina dal buco della serratura alle micro celebrità.

Adesso, però, è il momento di prendere una pausa. Smetto di


scrivere perché ho degli affari importanti da sbrigare. Domani è
Martedì e io nel primo pomeriggio partirò per Roma. Sono stato
invitato ad un meeting internazionale a cui parteciperanno gli alti
rappresentati delle macchine digitali Xerox. Inoltre, raggiungerò
degli pseudoamici, tra cui un giovane politico candidato a
Sindaco di Palermo. È andato a Roma a trovare suo padre
Deputato, che gli farà dare la benedizione dal partito.

« Fatima, mi devi preparare la valigia. Sono in partenza, rientro


Giovedì. »

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« Sì, dottor Giusani. Nessun problema. Metto nel bagaglio a
mano l’Ipad, la tastiera ripiegabile e il mouse. Come al solito
giusto? »

« Sì, però, prendi anche quel block notes con la copertina Mont
Blanc (il diario che state leggendo). Riponilo con cura all’interno
della tasca esterna della valigetta. »

« Obbedisco, signore. »

« Brava. Io adesso esco e rientro per cena. Fammi trovare


qualcosa di buono da mangiare. Ci vediamo più tardi. Voglio
trovare tutte le mie camice preferite stirate, passa dalla lavanderia
a ritirare giacche e pantaloni, quindi, metti nel bagaglio grande
anche calze di seta, mutande, vestaglia e tutto il resto. »

Come ogni Lunedì pomeriggio, faccio un salto in azienda, ma


sono già le sette e si avvicina l’ora della chiusura. Scrivere a
penna su un block notes tutti i miei pensieri alla rinfusa mi ha
fatto perdere un bel po’ di tempo, e per me il tempo è denaro.
Comincio a pensare che Sasà abbia ragione. Chi sarebbe mai
interessato a leggere le avventure di un figlio della società del
benessere? Questa nuova passione di scrivere potrebbe essere
nient’altro che tempo inutile gettato al vento. Tanto impegno e
nessun ritorno economico certo. Inizio a guardare sull’iphone i
concorsi per scrittori emergenti e mi rendo conto che troppa gente
ha qualcosa da raccontare. I libri di oggi sembrano tanti
spermatozoi che gareggiano per fecondare l’ovulo, solo uno sarà
il fortunato che darà origine alla vita. Degli altri non resterà
alcuna memoria. Io e il mio diario saremo così fortunati da
diventare un best seller?

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Le domande che più di tutte mi tormentano sono due:

- quanto tempo dovrò dedicare affinché le parole che


scrivo, come creta grezza, prendano forma e si
trasformino in un’opera d’arte?

- Come e chi pubblicherà il mio libro?

Una sola certezza, il diario della mia vita sarà fedele alla realtà.
Una riproduzione viva quanto quella di un quadro
Rinascimentale. Non ometterò alcun particolare, non farò censure
e continuerò a raccontarvi la mia vita per come si svolge, giorno
dopo giorno, nella buona e nella cattiva sorte.
Questa non è una fiction né un reality show. La mia vita sarà pure
costruita sulla superficialità e sulla ricchezza, ma è vera, è reale
come l’aria che pur non vedendo respirate.

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“ ESCORT”

Preso l’incasso del Lunedì sera, decido di passarmi un capriccio e


chiamo Eva, una escort extralusso che scopa come fosse una dea.

« Eva, tesoro mio, sono Francesco, come stai? »

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felice che mi hai chiamata. È sempre un piacere parlare con te,
amore. »

« Mmm.. Ascolta Eva, fra mezz’ora passo a trovarti. Cancella i


tuoi appuntamenti. Indossa, tacchi a spillo e lingerie. Ho una
voglia tremenda di fare l’amore con te. »

« Francesco, mio amor, per te sono sempre libera e disponibile.


Tesoro, allora ti aspetto? Non vedo l’ora di rivederti. Ti farò
impazzire! »

Eva, spagnola, 26 anni. Fisico da modella, alta un metro e ottanta.


Misure 95, 60, 90. La sosia perfetta di Belen Rodriguez.
Bellissima, dolce, affettuosa e molto disponibile. Non è roba per
tutti. Seleziona accuratamente i suoi clienti solo tra politici,
imprenditori e milionari. Lavora solo per conoscenza diretta.
L’ho incontrata per la prima volta qualche mese fa durante una
cena di lavoro. Pensavo fosse la compagna di un Deputato
Regionale a tavola con me e un gruppo di amici. Lei e
l’Onorevole stavano seduti l’uno accanto all’altra, come fossero
innamorati folli. Io la fissavo perché mi faceva ribollire il sangue.
Il suo decoltè da brivido, il suo fine gesticolare, la sua eleganza.
A un certo punto, il suo sguardo malizioso ha iniziato a
incrociarsi incessantemente con il mio. Quando la cosa si fece

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troppo evidente, distolse l’attenzione da me per riprendere a
coccolare il suo uomo. Arrivati al dessert, finalmente, Eva si è
alzata per andare alla toilette, così io ho colto l’occasione per dire
ai commensali che avevo bisogno di andare a fumare una
sigaretta. Mi sono piazzato all’uscita del bagno delle donne.
Quindi, le ho bloccato la via di uscita, poi ho iniziato a fissarla
intensamente, lei mi guardava in modo provocatorio. Il suo
profumo Chanel mi è entrato nelle narici e io non ho resistito. Le
ho afferrato le mani, quindi, spingendola contro il muro ho
iniziato a baciarla. Mi è subito venuto un desiderio incredibile di
possederla. Volevo sbattermela lì stesso, dentro il bagno delle
signore, ma lei mi ha detto:

« Continuiamo dopo Francesco, non preoccuparti... »

« Non ho il tuo numero. Non so neanche come ti chiami. »

« Mi chiamo Eva. Sarò la tua diavoletta tentatrice. Adesso, però,


dobbiamo tornare a tavola. Mi farò viva io, puoi starne certo! »

Tornati a tavola, mi sentivo piuttosto in imbarazzo. Il politico che


se la scopava lo conoscevo appena. Eppure, lui mi sorrideva e
ammiccava come se avesse capito quello che era successo.
Cornuto e contento?! Ero un po’ perplesso. Alla fine della cena
ha pagato lui per tutti, me compreso. Mi ha detto di fargli
compagnia per una sigaretta. Voleva parlare con me di affari. In
breve, mi ha confidato che quella non era affatto la sua fidanzata,
piuttosto una escort superlusso. Lei, gli ha chiesto cortesemente
di lasciarmi il suo numero di telefono perché voleva rivedermi.

« Trattamela bene, Signor Giusani. Ricordati che è merce di


ottima qualità, ma è anche roba molto costosa. »

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Vi chiederete come mai un uomo che può avere quasi qualsiasi
donna frequenta le escort?
Un uomo affascinante non avrebbe mai avuto bisogno di pagare
per fare sesso. Quelli come me vanno a puttane solo perché
vogliono il dominio assoluto sulla donna. Si paga per la
prestazione che desidera, senza complicazioni né coinvolgimento
sentimentale.
Quando mi porto a letto una nuova maddalena non posso
chiederle subito di fare certi giochetti che sarebbero troppo
perversi. Il sesso con una donna che seduco nella vita reale è
impegnativo, talvolta, persino ansiogeno.
In primo luogo, ci vuole una certa abilità nel conquistare una
donna al giorno d’oggi. Certo, ci sono milioni di ragazze facili,
ma occorre sempre un discreto dispendio di energie e di denaro
prima che la tipa venga a letto con me o con qualsiasi altro figlio
della società del benessere.
In secondo luogo, io non saprò mai se una donna viene a letto con
me per le cene che le offro e per lo stile di vita che potrei
garantirle. Insomma, quando conquisto una donna la colpisco per
ciò che sono o per quello che possiedo?
In terzo luogo, un perfezionista patologico come me, con tratti di
narcisismo evidenti, non può fare a meno di pensare al top della
prestazione. Mi ritrovo quindi a essere forzatamente altruista. Il
sesso per me non è solo un piacere, ma un dover mostrare quanto
sono bravo a letto. Ogni volta cerco di dare il massimo possibile,
e quando un uomo basa la propria autostima sul risultato delle sue
prestazioni sessuali, cessa di essere uomo e si trasforma in una
macchina incapace di provare affetto.
Il problema che in un modo o nell’altro si presenta a tutti i
playboy di oggi è questo: essere bravi come attori pornografici.
L’obiettivo non è semplice da raggiungere, e Voi donnine che
talvolta vi divertite a guardare le cose sozze in TV o su internet,
dovete sapere che quello che vedete sullo schermo è pura

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finzione. Tagli di scene, attori strapompati di viagra e altri artifici
rendono la prestazione strabiliante. Il mondo reale è diverso.
Il 50% degli uomini non ha alcun controllo sulla eiaculazione.
L’altro 45% soffre di problemi di erezione o viene condizionato
dall’ansia della prestazione.
Fortunatamente, un tipo come me rientra in quella piccola
percentuale di esseri umani che, vivendo la prestazione come una
sfida, trasforma l’ansia in adrenalina positiva… Io adoro
l’adrenalina!
Non faccio il pornostar di mestiere, ma la routine con cui faccio
sesso mi ha reso una macchina quasi infallibile. Le escort sono un
campo di allenamento indispensabile per me. Una dipendenza più
forte di quella che avevo per l’eroina. Un vizio che condivido con
tutta la società del benessere.
C’è differenza tra andare a puttane per strada e andare a escort. Il
fatto che paghi per una prestazione è l’unica cosa che crea un
minimo di associazione tra le due categorie di maddalene
dispensatrici di piacere. C’è differenza anche tra escort e puttane
di appartamento. Quello che cambia è l’igiene, l’eleganza e la
qualità del servizio.
Sulla base dell’esperienza acquisita nel corso della mia lunga
carriera di playboy – puttaniere, oggi sono in grado di fare una
distinzione tra sei categorie di prostitute, anche se nella realtà dei
fatti, a livello mondiale, la suddivisione sarebbe molto più
articolata e complessa.

Innanzitutto, partiamo da un presupposto universale:

Considerate la prostituta come una schiava del sesso sempre e


comunque, anche quando fa questo mestiere per sua libera
scelta. Una prostituta può provare affetto, perfino amore, ma
rimane marchiata a vita per ciò che è stata. Una prostituta è
schiava del denaro non del piacere.

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Se a propinarvi questa lezione di vita è quello che la società
perbenista definirebbe un uomo senza scrupoli, allora non potete
che dare un peso maggiore alle mie parole. Quelli che ben
pensano hanno la stessa mia opinione a riguardo, quindi la tesi
che sostengo credo possa definirsi del tutto validata.

In breve, ho creato uno schema con 6 macrocategorie di puttane:

- prima categoria: prostitute di strada. In Italia per lo più africane


o rumene costrette a forza a svolgere il loro mestiere. Nei paesi
più poveri sono indiane, filippine, tailandesi, minorenni o poco
più che diciottenni. Vendute dalle loro famiglie in tenera età,
hanno ripetuti rapporti sessuali con più di dieci uomini al giorno
all’interno di strutture fatiscenti. Vengono stuprate, picchiate,
uccise dai clienti o dall’hiv.

- seconda categoria: puttane di appartamento. Costrette a lavorare


in moderne case chiuse illegali. Stipate in stanze in cui dormono,
mangiano e scopano. Sono per lo più sudamericane, venezuelane,
brasiliane e transessuali che si concedono per una banconota da
50 Euro. Tempo di intrattenimento 15 minuti circa. Igiene scarsa,
clientela costituita per lo più da ragazzini appena svezzati,
pensionati e operai. Un mio amico (poco raccomandabile) crea un
piccolo business con queste ragazze, dividendo con loro gli utili
in cambio dell’alloggio gratuito, di un cellulare e di un biglietto
aereo. Altra gente che conosco, invece, apre centri benessere
dove ragazze seminude fanno massaggi erotici con finale
manuale, orale, oppure completo. Io, comunque, con questo tipo
di attività illecite non voglio far soldi. La cosa non mi interessa.

- terza categoria: escort piccolo borghesi. Ricevono in call, cioè,


all’interno del loro monolocale ben arredato, oppure, vengono a
trovarti in albergo out call.

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I loro profili, li trovi in siti internet specializzati, con tanto di
servizi e tariffe. Il loro onorario oscilla dai 100 euro per mezz’ora
ai 250 euro l’ora. I clienti sono per lo più impiegati bancari, o
impiegati statali, insoddisfatti delle proprie mogli.

- quarta categoria: escort alto borghesi. Si aggirano per i locali IN


di tutte le grandi città commerciali del mondo. Li trovi in
discoteca, oppure nei migliori ristoranti e si concedono soltanto
per loro scelta a uomini belli, educati e facoltosi. Sono giovani
universitarie, oppure fashion girl a cui piace la bella vita. Il loro
onorario non consiste sempre in denaro. Un regalo griffato,
talvolta, è ancor più gradito. Cifra minima 500 euro. Ricevono
solo out call (al tuo albergo o al tuo appartamento).

- quinta categoria: escort nobiliari. Frequentano solo ed


esclusivamente politici, grossi imprenditori e gente di classe.
Guadagnano più di un Senatore. La loro compagnia si paga in
contanti. I regali di lusso sono graditi solo se costituiscono un
extra al prezzo pattuito. Sono colte, bellissime, educate,
pulitissime e attente a ogni dettaglio. Ricevono in appartamenti
lussuosi. Solo dopo qualche appuntamento ti concedono l’onore
di venire al tuo domicilio (con un pagamento extra), ma devono
sapere bene chi sei. Altrimenti, ti ricevono solo nelle suite dei
migliori alberghi. Sono come staffette d’oro massiccio che i figli
della società del benessere si passano fra loro.

- sesta categoria: donne che utilizzano il proprio corpo solo per


arrivare al vertice della piramide sociale. Questa è la categoria
peggiore. Al suo interno rientrano mogli di politici, di sceicchi e
di sultani; oppure Ministri, Deputati Nazionali, Assessori, dive
della TV e modelle strapagate che hanno concesso il proprio
corpo per arrivare al successo.

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Una brava escort riesce a fare sentire unico qualsiasi uomo si
trova davanti, e se ben pagata riesce anche a darti la sensazione di
amarti follemente. Si tratta della cosiddetta GFE (Girl Friend
Experience), quella che tutti gli uomini in cerca di affetto
desiderano.

Eva, la escort che sto andando a trovare per la terza volta in vita
mia, appartiene alla quinta categoria e riceve in un appartamento
lussuoso del center city. Adora i gioielli in oro e i Rolex, ma più
di ogni altra cosa riesce a scroccare cene, gite in barca e borse
Gucci o Luis Vuitton, facendo innamorare di lei i clienti più fessi.
Io ho sempre pagato in contanti la sua prestazione. Non le ho mai
regalato nulla, a parte il piacere.

« Ciao Eva, sono sotto casa tua. Posso salire? »

« Certo amore, ti apro subito. »

Quando spalanca la porta, vedo un angelo celeste e sento suonare


le trombe del paradiso. Indossa lingerie e tacchi a spillo. I gioielli
in oro che scendono sul suo collo sono così grossi che fanno
sembrare meno abbondante il suo seno sodo e naturalissimo.

« Sei una creatura stupenda, Eva. »

« Anche tu lo sei, Francesco. Ti ho pensato, ogni tanto. Sei un


uomo speciale. Fare l’amore con te è davvero magnifico, sei
dolce e passionale allo stesso tempo. Tutto di te mi fa impazzire.»

So che sta recitando un copione, ma è una bravissima attrice. Una


escort che riesce a farti sentire una persona speciale può essere
molto pericolosa, per qualsiasi uomo. Può creare dipendenza. Io
mi sono promesso che questa sarà l’ultima volta con lei.

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La spoglio lentamente e la inizio a baciare dolcemente, prima
sulle labbra, poi sul seno. La adagio sul letto per leccarle l’interno
coscia fino a giungere lì dove le piace di più. Poi, lei fa lo stesso
con me. Indosso immediatamente il preservativo, come faccio
con tutte le donne che non conosco. Lei inizia a muoversi sopra
di me, mentre le nostre lingue si incrociano e il nostro fiato si fa
sempre più corto. Gode per davvero. Ho l’esperienza necessaria
per capire quando una donna finge. Lei con me non finge.
Raggiunge l’orgasmo una prima volta, e poi una seconda volta…
Alla fine tocca a me raggiungere il piacere e siccome ci metto una
vita, mi fa giungere alla meta con uno stupendo rapporto orale
scoperto.

« … È stato bellissimo Francesco. Dico sul serio. »

« Anche per me, Eva. Ma adesso torniamo nel mondo reale. Si è


fatto tardi e io preferisco cenare a casa. Ti lascio 1000 euro sul
tavolo della cucina. »

« No ti prego, non voglio soldi. Dovrei essere io a pagare te. Se


adesso accetto il tuo denaro sono certa che tu non tornerai più da
me. Quindi, ti prego accetta questo mio regalo e non dire a
nessuno del trattamento che ti ho riservato. »

« Tranquilla tesoro. Sarà il nostro segreto. »

Eva, bella da perderci la testa. Furba come una volpe, brava a


letto. È solo stata sfortunata fino a ora. Potrebbe diventare una
velina o qualche altra ochetta della tv spazzatura. Il tempo passa
in fretta, e io credo che se non si realizzerà in fretta, rimarrà solo
modestamente ricca, a meno che accalappi l’uomo giusto.
Quell’uomo non sarò io.

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Che ci crediate o no, mie adorate lettrici, perfino le puttane
perdono la testa per me. Anche a loro riesco a dare piacere. La
mia mente si è abituata a reagire bene agli stimoli sessuali sia
quando sono sotto pressione (perché la donna mi piace
particolarmente), sia quando sono totalmente spensierato. Le
escort, quindi, sono per me solo una palestra e un vizio come tanti
altri.

Sono rientrato a casa per le 21.30. Ho detto a Fatima, che mi ha


aspettato pazientemente, di cenare sola. Voglio tenervi sempre
aggiornati sulla mia vita. Così, ho preso il block notes con la
copertina Mont Blanc che avevo riposto nella tasca esterna nella
valigetta che imbarcherò domani in aereo. Ho scritto fiumi di
parole, confessandovi anche i miei peccati. Adesso, Vi chiedo
solo di essere comprensivi. Siate onesti, cari lettori, chi di Voi
non è mai stato a puttane?!

« Fatima, riscalda la mia cena, mentre io controllo come hai


preparato la valigia che devo imbarcare. »

« Va bene, signore. »

« Un’altra cosa. Sai guidare? »

« Cosa intende dire? Non capisco. »

« Sai guidare la macchina? »

« Si, so guidare signore. »


« Allora domani mi accompagnerai tu in aeroporto con la
macchina piccola. »

« Signore, dove la posteggio? Non ho le chiavi del garage. »

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« Sei una brava donna Fatima. Sei un’ottima domestica. Mi fido
di te, ma le chiavi del garage non le lascerei neanche a mio
fratello, se ne avessi uno. Guiderai solo al ritorno. Fa solo
attenzione a non schiantarti in autostrada. Non per la macchina,
ma per te! Dove la trovo più una domestica così ?! »

« Grazie per il complimento, signore. »

« Chiamami Francesco, d’ora in poi. »

« Non posso dottor Giusani. Io non riesco proprio, signore… »

Meglio così. Era solo una prova. Volevo vedere fino a che punto
fosse remissiva. Se mi avesse dato del tu mi sarei preoccupato.
Adesso, invece, ho la certezza che posso fidarmi pienamente di
lei. Di solito mi accompagna in aeroporto uno dei miei operai, ma
a causa della brutta aria che tira in azienda ho preferito non dire a
nessuno della mia partenza. La signora Franca Schiavello dirigerà
gli affari, senza troppe difficoltà, mi auguro.

Continuo a scrivere incessantemente il diario della mia vita,


alienandomi dal mondo che mi circonda. È quasi mezzanotte. Il
mio cellulare squilla incessantemente e io neanche guardo chi sta
chiamando. Adesso, squilla il telefono di casa. Mi chiedo chi sia
lo stronzo che si permette di chiamare a quest’ora.

« Fatima sei sveglia? Fatima!


Fatima... Rispondi al telefono, cazzo.
... Io non ci sono per nessuno. »

« Signore. Era il suo amico Rosario. »


« Sasà? E che voleva a quest’ora? »

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« Dice che il vostro amico Salvatore è in fin di vita. I suoi
genitori hanno voluto informare gli amici … Nel caso desiderate
passare a dargli l’ultimo saluto. Comunque, ho detto al suo amico
che Lei non era in casa, signore. »

« Brava Fatima, adesso vai a dormire. »

« Io veramente stavo dormendo, signore. Mi sono svegliata


perché il suo cellulare squillava in continuazione. »

« Mi spiace Fatima. Adesso vai a riposarti. Domani sarà una


lunga giornata. Il mio aereo parte alle ore 15.00. Alle 12.30
voglio pranzare con qualcosa di leggero. Poi, mi accompagnerai
in aeroporto. »

« Certamente. Non ci sono problemi. Sono al suo servizio. »

« Fatima, ti concedo due giorni liberi. Dedicati alla tua famiglia.


Poi, verrai sempre tu a prendermi in aeroporto. Torno Giovedì
pomeriggio. Buonanotte. »

« Buonanotte a Lei, dottor Giusani. »

Turiddu a’ scimmia, il mio vecchio amico d’infanzia, sta


morendo, ma io partirò comunque. Show must go on. La vita deve
andare avanti. Un vecchio amico che muore è sempre una cosa
brutta. Io, però, penso che finalmente la sua anima in pena troverà
quella pace che la sfiga non gli ha permesso di trovare in questo
mondo. Non c’è mai stato spazio per uno come lui nella società
dell’apparire. A ucciderlo non è stato l’AIDS, ma la
discriminazione degli uomini e delle donne che ti giudicano per il
tuo aspetto fisico e per quello che possiedi. Un ragazzo brutto e

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povero come lui si è solo limitato a lottare per sopravvivere. La
sua fine è arrivata. Ha perso la sua battaglia.

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“MAFIA”

Sono stanco, anzi distrutto. Vado a letto senza pensare alla morte
di Salvatore. Mi addormento e basta. Sogno la mia adolescenza
vissuta come anticonformista, figlio dell’altissima borghesia che
non pensava ai soldi e preferiva la compagnia della gente
mediocre. Mi rendo conto che sono cambiato. Crescendo sono
diventato come uno dei tanti figli della società del benessere. Il
mio business e il mio conseguente prestigio sociale dipendono da
cattive amicizie: gente mafiosa, politici corrotti e arrampicatori
sociali sono diventati gli unici “amici” che ho. Prima era diverso.
Non era questa la vita che avrei dovuto vivere, ma ormai ci sono
dentro. Anche se volessi cambiare, sarebbe impossibile.
Stranamente mi alzo che è mattino presto, senza che la sveglia
suoni. Fatima ancora dorme. Decido di lasciarla riposare.
Mi faccio il caffé da solo. È proprio imbevibile. Sembra acqua
sporca! Mi sono rammollito, non sono più in grado neanche di
preparare un caffé decente. Mi occorre un po’ di carica e metto su
un disco dei Verve “Bittersweet Symphony”.
I can change…
I can change…
I can change…

Arrivo in un ufficio prima dei miei impiegati. In tre ore chiudo


due grossi affari. Per un attimo mi sento imbattibile, poi ricordo
che i due clienti me li ha procurati Giovanni Scotto, un amico di
infanzia che oggi cammina a braccetto con gli uomini d’onore.
Suo fratello gemello Vincenzino è rimasto uno sfigato. È stato
solo un delinquente da quattro soldi, rapinatore e picchiatore di
professione. Uscito di galera gli hanno perfino dato un posto
pubblico quindi adesso a causa della sua incompetenza è stato
estromesso del tutto dagli affari di famiglia. A Giovanni Scotto, il

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gemello di successo, spetta una buona provvigione sugli affari
che mi procura. Questi sono i nostri accordi. Inoltre, è il mio
recupera crediti personale. Grazie ai suoi scagnozzi nessun
cliente manca mai un pagamento. Non pago il pizzo alla mafia,
piuttosto i miei amici mafiosi mi garantiscono protezione e mi
danno una mano negli affari. Ovviamente, pago profumatamente
queste amicizie, ma non posso farne a meno. Io e la mafia siamo
sempre stati forzatamente legati. Non ho mai avuto rapporti con
grandi boss, ma solo con soldati e capi mandamento. Non è una
bella vita quella del mafioso. Avrai pure l’onore, il rispetto della
gente, ma prima o poi finisci ammazzato, oppure in galera. Un
giorno sei il capo dei capi, un altro ti nascondi come un sorcio.
Purtroppo, mio nonno, il padre di mio padre, iniziò a lavorare per
“cosa nostra” quando aveva appena 25 anni. È sempre stato
fissato con la boxe. Mio padre mi ha raccontato che sul ring era
rapidissimo e aveva un gancio destro davvero molto potente. So
che ha vinto numerosi incontri per KO, ma a quei tempi in Italia
non si guadagnavano soldi con questo sport. La sua indole
violenta lo ha portato ad avere brutte amicizie. Magari, non
sarebbe diventato il campione del mondo dei pesi medi né era
bravo come Rubin Carter alias “hurricane”, ma avrebbe
comunque potuto vivere onestamente. Invece, per campare la
famiglia, cioè mia nonna e mio padre, riscuoteva il pizzo presso
gli esercenti del quartiere. Tutti lo temevano, così credo che non
abbia mai avuto bisogno di usare la forza per ottenere il denaro.
Ha raccolto un bel po’ di soldi riuscendo a garantire a mio padre
una vita comoda. Dopo 25 anni di attività illecita, cioè all’età di
50 anni, entrò per l’ultima volta in un negozio.

Le sue ultime parole furono:


« Puru nuatri ci aviemu da vagnari u’ pizzu. »

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Tradotto letteralmente in lingua italiana significa: “pure noi
dobbiamo bagnarci il becco”. Pizzo, infatti vuol dire becco. Come
gli uccellini, i mafiosi raccolgono le molliche dai commercianti.
Tutti devono pagare. Una volta era così! Solo che il macellaio a
cui aveva chiesto i soldi mio nonno era stanco di dividere i suoi
profitti con la mafia e per farglielo capire non usò le parole, ma la
mannaia con cui stava affettando la carne. Mio padre, quindi, in
un certo senso è stato figlio di una vittima della mafia. Però non
ha mai voluto vendetta, perché a lui non interessava entrare a far
parte del mondo che ha ucciso mio nonno. Così, con i soldi che
ha ereditato, iniziò la sua attività di commerciante. Tutti i mafiosi
gli portavano rispetto, per via di ciò che era accaduto a mio
nonno. Tutti cercavano di aiutarlo, anche se lui voleva cavarsela
da solo. Alla fine, in un modo o nell’altro, la mafia è stata sempre
vicina alla mia famiglia, anche se queste “amicizie” non le
abbiamo scelte noi. Le abbiamo “ereditate” e non possiamo
rinnegarle né io né mio padre.

È martedì mattina, ho chiuso due grossi contratti. Adesso, devo


comunicare necessariamente al braccio destro di mio padre,
Franca Schiavello, la mia partenza immediata per Roma. Lei,
purtroppo ha già visto l’invito al grande meeting organizzato
dalla Xerox e sa, quindi, che anche Lei è stata chiamata a
partecipare. Partenza gratuita, vitto e alloggio pagati. Io vado a
Roma non solo per il meeting, ma anche per trascorrere un paio
di serate trasgressive tra la movida della città eterna. Non posso
di certo portarmi questa palla al piede.

« Signora Franca, parto qualche giorno. Deve pensare a tutto lei


qui in azienda. »

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« Dottor Giusani, so già che sta andando a Roma al convegno
della Xerox. Ho una ventiquattrore pronta. È sicuro che non vuole
che io la accompagni? »

« No grazie. Deve restare qui. La situazione deve essere


controllata da una persona di fiducia e mio padre non ha il dono
dell’ubiquità!
Un'altra cosa, nessuno deve sapere della mia partenza. Lei deve
cercare di capire che aria tira fra il personale dell’azienda. Scopra
chi è che mi vuole male. Se il mio istinto non sbaglia, non è stato
un impiegato qualsiasi a lasciare quelle lettere nel mio ufficio. Al
mio ritorno, Lei mi deve dire chi è quel cane che cerca di mordere
la mano che lo nutre. »

« Non si preoccupi, signor Giusani. Sarò abile a indagare in modo


discreto. »

« Un’ultima cosa, deve prenotarmi una Porche Cayenne. Voglio


che vengano a consegnarmela in aeroporto, mi occorre per le ore
16.00. Terrò la macchina 3 giorni. Effettui il bonifico dal conto
dell’azienda. »

« Obbedisco, dottor Giusani. »

Per la prima volta inizio ad avere sospetti su tutti quelli che mi


circondano. La crisi economica dilaga in Italia e chiunque può
essere invidioso del mio stato di benessere, perfino Franca
Schiavello, al servizio di mio padre da tempo immemore.
L’ipotesi che una persona come lei possa tradirmi è davvero
remota, ma non esistono certezze nella vita. È un dato di fatto.

Arrivo a casa e Fatima, puntualissima, mi fa trovare un


pranzetto squisito. È già pronta per accompagnarmi. Finisco di

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mangiare. Riprendo a scrivere per qualche minuto il diario della
mia vita, poi lo chiudo e lo conservo nella valigetta da imbarcare.
Saliamo in macchina direzione aeroporto Falcone – Borsellino.
Arrivati nei pressi di Capaci, la radio casualmente trasmette un
celebre brano di Jhon Lennon : “Imagine”.
Lennon cantava un utopico mondo di pace, in cui tutti gli uomini
potessero vivere in armonia, ma venne ucciso in modo freddo e
spietato da uno psicopatico. Le sue note si diffondono nei miei
timpani, ma non nella mia testa, fino a quando raggiungo il punto
in cui il giudice Giovanni Falcone saltò in aria insieme ai membri
della scorta. Allora, un brivido mi attraversa la schiena.
Non ho mai ucciso un uomo. Non sono un tipo violento, eppure
tengo una pistola in casa per legittima difesa ed un'altra in
azienda. Mi diverte sparare al poligono, ma soprattutto frequento
gente che è in grado di compiere omicidi efferati. Così, per la
prima volta mi chiedo se anche io in parte contribuisco ad
alimentare il fenomeno mafioso. Evito solitamente di pensarci
perché la cosa mi fa stare male. Purtroppo, però, la realtà è che
spesso ragiono come con la stessa mentalità di quegli uomini che
sono arrivati a commettere stragi per raggiungere il potere. I
grandi boss, e alcuni dei politici più influenti, commissionano
omicidi senza sporcarsi le mani. Prima o poi, la sete di potere mi
porterà a far questo per difendere il mio piccolo impero
economico. Quindi, quanto sono differente da loro?

91
“DROGA”

Raggiungo l’aeroporto Falcone-Borsellino e finalmente la mia


mente smette di ciarlare. Forse, all’età di 40 anni inizio a
sviluppare una coscienza morale che mi suggerisce ciò che è
giusto e ciò che è sbagliato. Io, fino a ora, questa voce interiore
l’ho sempre ignorata e credo che continuerò a vivere così. Il mio
arrivo all’aeroporto prevede sempre una sosta in sala VIP. Con la
mia costosa VIP Card posso permettermi di imbarcare il bagaglio
senza fare file scomode. Teoricamente potrei portare con me
anche un ospite, ma oggi sono del tutto solo. Prendo qualcosa da
bere al frigo bar, quindi, mi rilasso leggendo quotidiani.
Purtroppo, però, la fila per i controlli di sicurezza devo farla
come tutti i comuni mortali.
Tra le tante facce che si affrettano a passare dal metal detector,
vedo un volto a me fin troppo familiare… È Sasà. Quel figlio di
puttana sta prendendo il mio stesso aereo. Probabilmente vuole
compagnia per smerciare cocaina nella capitale, perché io come
un fesso gli ho detto orario e giorno della mia partenza.
Comunque, se spera di arrivare tramite me alle alte sfere si
sbaglia di grosso!
Per lui è sempre stato abbastanza facile trafficare droga dalla
Sicilia verso la capitale. I cani poliziotto a Palermo li trovi quasi
esclusivamente nei voli di ritorno, e Roma Termini è abbastanza
grande, così bisogna essere proprio sfigati per essere beccati. Lui
la droga la mette sotto vuoto e la porta direttamente attaccata al
corpo col nastro isolante. Non indossa mai alcun oggetto di
metallo, quindi, è davvero difficile che qualche sbirro gli metta le
mani addosso per un’accurata perquisizione. Finora, gli è andata
sempre bene. Tuttavia, la sua presenza in aereo io non la gradisco
affatto. Gli dico esplicitamente di starmi lontano, mentre mi
dirigo verso il gate.

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« Stronzo. Che cazzo ci fai qui. Io non ti conosco! Non metterti in
testa strane idee. Non ho amici da presentarti e non ti voglio fra i
piedi. Stammi lontano e non guardarmi neanche, fino a quando ti
sarai liberato della merda che ti porti addosso. »

« Scusa, Francesco… Credevo che ti avrebbe fatto piacere un po’


di compagnia durante il viaggio. Comunque, stai tranquillo, ho
preso un Bed & Brekfast vicino la stazione di Fiumicino. Non ti
darò problemi. »

« Sasà perché cazzo non me lo hai detto che avresti preso il mio
stesso aereo? Te lo ripeto, io e te non ci conosciamo né qui in
aeroporto né quando saremo a Roma. Ci siamo intesi? »

« Come vuoi tu, amico mio. »

Non mi impietosisco affatto, mentre si allontana da me


assumendo l’aria di un cane bastonato. Io non voglio avere
problemi a causa sua, ma soprattutto non intendo favorire il suo
smercio di droga fra i membri della società del benessere. Che
vada a rifilarla ai comunisti la sua droga!
Salgo in aereo quasi immediatamente, grazie alla mia priority
pass. Non mi volto neanche un attimo a guardarlo. Arrivo a
Roma. Esco dall’aeroporto, continuando a trattarlo come un
perfetto estraneo. Un tizio dell’autonoleggio mi attende agli arrivi
con un cartello con su scritto il mio cognome. Mi da le chiavi
della Porche Cayenne che la signora Franca Schiavello ha
prenotato per la mia permanenza nella capitale.
Uscito dall’aeroporto, sto quasi per salire in macchina e quel
coglione di Sasà mi chiede un passaggio. Gli dico di andare a
farsi fottere! In 45 minuti arrivo al mio lussuoso albergo e inizio a
sentirmi un po’ in colpa per come ho trattato quel minchione del
mio amico. Purtroppo, non mi ha dato scelta. Io non voglio finire

94
in galera per spaccio di droga, infatti quando la consumo ne tengo
per me solo piccole dosi… Poi, un lampo passa per la mia testa.
Mi ricordo che domani sera, dopo il convegno mattutino è
prevista un’uscita con il mio amico Giovanni Sardella, candidato
a Sindaco di Palermo e con Luca Garofalo, un giovane che vive
un po’ a Roma e un po’ in Sicilia. Un tipo che non ha mai
lavorato, ma grazie ai numerosi affitti che riscuote è abbastanza
ricco. Suo padre è stato un costruttore di successo. Si dice che “la
prima generazione costruisce, la seconda conserva e la terza
distrugge”. Lui, invece, sta dilapidando tutto il capitale di
famiglia. Luca e Giovanni sono due tipi simpatici, ma non
saranno mai due veri amici. Li frequento solo per coincidenza di
interessi. Entrambi hanno un palato raffinato e il vizio di sniffare
la bamba quando partecipano a serate sfrenate.
Sono le sette di sera, smetto di scrivere il diario della mia vita e
chiamo Sasà al cellulare.

« Ciao coglionazzo che fai? »

« Che cosa vuoi Francesco? Allora… Ti sei calmato? »

« Tu queste brutte sorprese non me le devi fare. Siamo amici da


una vita e ti fai trovare all’aeroporto a mia insaputa! »

« Perché mi hai chiamato Francesco? Dimmi la verità, cosa ti


serve? »

« Niente Sasà, è meglio che ne parliamo di persona, però vieni


pulito e sistemato. »

« Certo, dovrei pure venire da te, dopo il modo in cui mi hai


trattato? Questa è bella! »

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« Non fare lo stronzo Sasà. Che impegni hai stasera? Volevo
chiederti se ti andava di farti un giro con me, però esci da casa
bello pulito, giusto? Ci siamo intesi immagino… »

« Non posso accontentarti caro Francesco. Anche io ho degli


affari da sbrigare, anche se pensi siano meno importanti dei tuoi.»

« Dai, dimmi dove vai che ti raggiungo io. Smettila di fare


l’offeso, perché ho tutte le buone ragioni per averti trattato come
il cane che sei! »

« Io vado al centro sociale, presso il vecchio fortino. Ci sarà una


grande festa e un casino di gente. »

« Perfetto Sasà. Ci vediamo lì, ma devo avvisarti… Se non


smaltisci un po’ di roba, io al ritorno non potrò darti passaggio in
macchina. »

« Va bene. Allora ci vediamo all’ingresso alle 21.30. Che ne


dici?»

« Ok… Sasà un ultima cosa, portami un cappotto e un maglione.


Tanto io e te abbiamo la stessa taglia. Non posso entrare in quel
posto con i vestiti che indosso di solito. »

« Ma perché? Tu davvero passeresti una serata con me al centro


sociale? Dai non prendermi per il culo! »

« Non scherzo, Sasà. Giuro. È solo un modo per farti capire che
in fondo ti voglio bene. Però starò giusto un paio d’ore. Domani
mattina ho il convegno della Xerox, inoltre, di sera devo vedermi
con gente importante. »

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« Va bene, Francesco. Direi che due ore sono sufficienti. Mi
ripulisco e torno in Porche Cayenne insieme a te. A quel punto
sarò io a rischiare dato che qualche grammo sarai tu ad averlo
addosso. »

« Io e te non siamo la stessa cosa. Stai tranquillo che se trovano


un po’ di droga addosso a me non succede proprio nulla, basta
che io non accumuli polvere in eccesso!
... Dai ci vediamo all’ingresso alle 21,30. Fatti trovare già li, mi
raccomando. »

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“CENTRO SOCIALE DEL SESSO OCCASIONALE”

Arrivo puntuale all’appuntamento con Sasà e lo trovo fuori dal


centro sociale che mi aspetta con uno zaino sulle spalle. Attende
allo stesso modo di un cane che scodinzola la coda ogni volta che
rivede il padrone.

« Che hai in quello zaino Sasà? »

« Una felpa e una giacca a vento, come mi hai chiesto.


Fratellino, togliti sta giacca e infilala dentro il mio zaino. »

« D’accordo Sasà. Vedi che cosa mi tocca fare! »

« Francesco allora pace fatta?! Mettiamo da parte ogni rancore e


godiamoci la serata. Dai, offro io da bere. »

« Ti credo! Avranno bicchieri di vino in plastica al costo di un


euro, oppure boccali di birra italiana. Si trattano proprio bene i
tuoi amici comunisti che boicottano le multinazionali! »

« Quanta coca vuoi Francesco? È per questo che mi hai chiamato


no?! Ti ho portato la migliore merce che abbia mai avuto. Quanta
te ne occorre per fare bella figura domani sera con i tuoi amici
miliardari? »

« Dammene 600 Euro e trattami bene. Sono pur sempre il tuo


migliore amico Sasà, non lo dimenticare! »

« Si che lo sei. Anche se spesso sei un fottuto stronzo. »

Entriamo al centro sociale, presso il vecchio fortino. Un fiume


di gente già ubriaca o strafatta si accalca in ogni angolo di quel

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labirinto dal quale sembra impossibile uscire. Mi rendo conto
immediatamente che, nonostante mi sia vestito quasi come tutti
gli altri, si capisce che sono il solo fighetto attorniato da un
branco di sinistroidi sfigati. Quindi, percependo la grande
differenza con la gente che mi circonda, per un attimo mi sento
emarginato. È davvero strana l’empatia dell’essere umano.
Quando ti senti solo cerchi in qualche modo di somigliare a chi ti
sta intorno assumendone usi e costumi. Tuttavia, io non riuscirei
mai a sentirmi parte di questo gruppo di persone.
Sasà conosce molta gente. Tossici, cannati, rastafarinai si servono
da lui. Nessuno mi conosce, ma non posso stare muto in disparte.
Non è nel mio stile. Così, per catturare la simpatia di questi esseri
umani, così diversi da me, inizio a parlare del governo ladro e
dello sfruttamento della classe operaia, quella che io stesso, nel
mio piccolo, governo.
Dopo le prime sniffate, Sasà mostra già i segni dello sballo. Non
so che cazzo si sia portato, oltre alla cocaina. Si è allontanato un
attimo da me ed è tornato con le tasche piene di soldi. Io mi sono
concesso il lusso di bere una birra Moretti.

« Sasà che hai fatto? »

« Affari amico mio, grossi affari! »

« Levati di dosso tutta la merda che hai e andiamo via da questo


posto. Hai fatto caso che non c’è una sola femmina degna di
essere guardata? »

« Francesco tu devi immaginarle nude le donne. Sono fatte come


le femmine ricche che frequenti tu, no? Sotto i vestiti sono fatte
alla stessa maniera. »

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« Mamma mia, quanta coca hai tirato? Cerca di sbrigarti a
ripulirti vecchio mio. »

Cosa volete che vi dica, amici lettori… Alla terza bottiglia di


birra da 33 cl. mi sono sciolto un po’. Mi sono dovuto adattare
alla situazione! Praticamente, ho iniziato a socializzare con un
gruppetto di zecche, che Sasà sembra conoscere da una vita.
Mentre dialogo con questo gruppo di idealisti, mi rendo conto che
il tempo passa e io ho creato come un circolo di modernissimi
sofisti che si è riunito per parlare della res pubblica, del
matrimonio gay, della liberalizzazione della prostituzione, delle
droghe leggere e dell’eutanasia.
Quando si inizia a parlare di argomenti così controversi ti senti
come trascinato dentro un vortice, resti incastrato all’interno
dell’occhio del ciclone, senza poterne uscire. Ovviamente, io ho
sempre avuto idee chiarissime in merito a questi argomenti. Sono
assolutamente contrario alle coppie di fatto. Poi, l’idea che un
bambino possa essere adottato da due omosessuali mi fa
contorcere le budella. Ritengo che un pargolo cresca certamente
deviato osservando due padri che si coricano nello stesso letto.
Tuttavia, molti dei rifondaroli con cui discuto hanno una visione
radicalmente opposta alla mia. Per loro, è meglio vivere in una
famiglia amorevole, con un orientamento sessuale fuori dalle
regole imposte dalla società cattolica, piuttosto che in un freddo
istituto o in qualche casa famiglia. La liberalizzazione della
prostituzione, ovviamente, trova tutti d’accordo. Ritengo che se
bandissero un referendum popolare, in cui i votanti fossero solo
di sesso maschile, il risultato sarebbe di certo favorevole.
… Proprio mentre si parla di troie, meretrici di strada, escort da
appartamento e vetrine olandesi, mi accorgo di aver perso di vista
Sasà già da una buona mezzora. Sono così brillo da essere
diventato “il moderatore” in un agorà fatta da sofisti strafatti di

101
erba, e quel bastardo del mio amico se l’è svignata senza dirmi
niente.

« Ma dove diavolo è finito quello stronzo? Vuoi vedere che è


andato a scopare con qualche rastafariana e mi ha lasciato qua
come un minchione?! »

Mi faccio largo tra una folla di ubriachi, tossici, rockstar fallite, e


ancora pankabestia amici dei cani, spacciatori e ragazzi EMO. La
musica è assordante e rimbomba nella mia testa come un martello
pneumatico. Lascerei volentieri quel coglione a piedi, ma la mia
coscienza stranamente me lo impedisce. Si ripeterebbe la scena
dell’aeroporto, e lui si sentirebbe come uno di quei cani che la
gente prima ama per anni e poi abbandona ai bordi
dell’autostrada.
Su un palcoscenico, costruito con tavole di legno marcio, salta
come un indemoniato un tipo truccato come uno dei Kiss. È
come se della corrente elettrica gli passasse attraverso il corpo
facendolo urlare come un matto per il dolore. Canta della musica
Metal a me per niente familiare.

Questi rockettari di oggi sono un’altra categoria di poveri sfigati.


Ma come farebbero a vivere senza i soldi derivati dallo spaccio di
sostanze stupefacenti? Il solo fatto di essere punk e tenere in
mano una chitarra elettrica significa agli occhi del popolo essere
drogati. Per loro credo sia un bene essere stigmatizzati. In buona
sostanza, è come se avessero un’insegna pubblicitaria sopra la
testa con scritto “vendo roba buona”… Ma dove cazzo è? Eccolo
lì. Sasà...

« Vorrei sapere perché mi hai lasciato da solo in mezzo al tuo


soviet? Spero tu abbia un buon motivo! »

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« Perdonami Francesco, però ho trovato un bel “buco da tappare”.
Guarda quella biondina con le gambe lunghissime, magra, con gli
stivali di pelle e la t-shirt bianca con disegnati dei teschi neri. »

« Sì, la vedo. Si fa notare sembra una Svedese. »

« Macchè! È più italiana di noi… L’ho conosciuta qualche tempo


fa durante un concerto, ma non ho ancora il suo numero di
telefono. Adesso, le ho offerto una birra corretta con HGB
sperando di riuscire a scoparmela! »

« Ma ti è andato in pappa il cervello?! Vuoi farti arrestare per una


scopata? Tu, caro Sasà, devi essere pazzo…Adesso ti metti a
drogare inconsapevolmente una mignotta pur di fartela? »

« Zitto! Abbassa la voce... »

« Ma come cazzo ti è venuto in testa? … Io non voglio finire nei


casini per le tue stronzate. Non ho intenzione di andare in galera
per essere complice di un bastardo stupratore. »

« Dai amico mio, ce la scopiamo in due nel mio Bed &


Breakfast!»

« Tu, caro mio, ti sei fottuto completamente il cervello. Forse la


cosa non ti è chiara. Io non me la scoperei neanche se si
concedesse di sua spontanea volontà. »

« Infatti, lei si concederà di sua spontanea volontà, solo che non


capirà perché lo sta facendo. L’HGB è una droga che toglie tutte
le inibizioni e ti rende facilmente vulnerabile alle avance sessuali
degli estranei. Io stasera me la trombo quella fica. »

103
« Si, ma lo farai senza di me. Chiamati un taxi e fai quello che
vuoi, io torno a casa. »

« Dai fratellino, almeno osserva la scena mentre la corteggio.


Vedrai che non farò alcuna violenza su di lei. »

Osservo Sasà posseduto da chissà quale demone avvicinarsi alla


tipa… Mi sorprende come la ragazza rida a quelle che credo
siano delle battute poco felici. La biondina sembra stregata da lui.
Lo sbrana con gli occhi. Ma perché ha dovuto drogarla? Non
riesco proprio a capirlo! Se la sarebbe potuta fare onestamente.
Forse lei ci sarebbe stata… Dopo appena cinque minuti di
conversazione, Sasà le infila la lingua fin dentro la trachea e la
ragazza non disdegna affatto, anzi, lo afferra per le chiappe
stringendogliele forte. È fin troppo chiaro come finirà la serata!

« Fratellino mio, per favore lasciaci in camera da me. Ho


un’erezione da cavallo e una voglia di fare sesso che tu neanche
immagini. Sono in astinenza da più di tre mesi. Ti rendi conto?
Questa è la serata giusta! »

Non so dirvi il motivo, amici lettori, incredibilmente mi sono


convinto a caricarmi in macchina quella troia sotto l’effetto
inconsapevole dell’HGB e quello sfigato di Sasà.

Se ci fermano adesso a un posto di blocco non basterebbero le


mie amicizie con gli alti ranghi dell’arma dei Carabinieri. Io ho le
tasche dei pantaloni con un bel po’ di cocaina, e spero proprio
che Sasà abbia smerciato tutta la roba che aveva con sé. Tuttavia,
non oso neanche immaginare cosa potrebbe succedere se
qualcuno si dovesse accorgere della “mala minchiata” combinata
da Sasà con la tipa che ci portiamo appresso. Io guido spedito
verso il B&B del mio vecchio amico, sperando nella buona sorte,

104
mentre lui, seduto con la sua conquista sul sedile posteriore inizia
già a darsi da fare.

Fortunatamente, sono riuscito a tornare al mio albergo. È l’una


di notte, ma non riesco a prendere sonno, così Vi sto raccontando
la mia serata al centro sociale.
… Sapete cosa si prova nel rivelare a un foglio di carta i pensieri
più nascosti e immaginare che un giorno qualcuno starà li a
leggerli? Ti senti come se stessi confessando ad un prete i tuoi
peccati per la prima volta. Implori il perdono dell’Onnipotente,
sperando nella sua immensa misericordia.
So cosa state pensando: è solo una stupida sceneggiata di un
anonimo scrittore contemporaneo. Vi sbagliate amici miei... Il
tempo sta scorrendo mentre dialogo con Voi e i fatti che vi sto
raccontando si stanno svolgendo proprio adesso!

Non avrei dovuto prestarmi ad accompagnare Sasà dopo il gesto


che ha fatto, ma provate a mettervi nei miei panni. Non è facile
comprendere la molla che scatta davanti a un amico che chiede il
tuo aiuto. Nel bene e nel male, nella salute e nella malattia. Per
me Sasà è come vostra moglie, oppure come un figlio instabile da
accudire. Non potevo lasciarlo lì, anche se ha fatto una grossa
stronzata! Adesso aspetto un’altra mezzora, poi devo chiamarlo
necessariamente. Ho l’ansia che possa fare qualcosa di tremendo
e io sono stato suo complice. Mi sento responsabile per quello
che sta combinando. Mille pensieri continuano a passarmi per la
testa.
Sasà non è un assassino, di questo ne sono certo. Tuttavia, ero
certo che non fosse neanche uno stupratore, difatti forse non lo è.
La ragazza si è concessa a lui spontaneamente. In macchina,
durante il tragitto di ritorno, mentre guidavo, mi sono divertito a
osservare dallo specchietto retrovisore come quella troia infilava
le mani nelle sue mutande. Immaginate la scena, stimati lettori,

105
un figlio della società del benessere come me che si ritrova a
guidare quasi dieci chilometri, come un tassinaro da quattro soldi,
con due cafoni che si masturbano reciprocamente sul sedile
posteriore della Porche Cayenne che ho noleggiato.
Adesso, devo proprio chiamare Sasà, altrimenti la mia coscienza
non mi farà dormire stanotte. Domani c’è il grande meeting
aziendale e non posso permettermi di trascorrere una notte in
bianco.

« Sasà… Sei sveglio? »

« Humm… Si certo… Humm… Sveglio. Ma che ore sono? »

« Sono le 2.30. Com’è andata? Che cosa hai combinato? »

« Mamma mia che scopata, amico mio… Mamma mia che


scopata! Adesso, lei è in bagno a farsi la doccia. Anzi, aspetta un
attimo che le faccio una foto mentre è nuda e te la mando su
what’s up!
… Ma che stai facendo tossica del cazzo? »

« Sasà che succede? Dimmi la verità. Che cazzo stai


combinando? »

« Questa puttana si è appena bucata dentro il cesso. Ti rendi


conto?! Vattene subito o giuro su Dio che ti butto fuori a calci in
culo. »

« Ma io… Pensavo che per te non era un problema! Quando ci


siamo conosciuti, mi hai detto che anche tu ti sei fatto per un
lungo periodo. »

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« Ho smesso per sempre di bucarmi, quindi, adesso tu chiami un
taxi e te ne vai… Prendi i tuoi vestiti e sparisci dalla mia vista. »

« Sasà…. Pronto? Sasà. … Cazzo! Ha chiuso il telefono. »

Quel coglione ha spento il cellulare. Io devo necessariamente


dormire. Prendo 20 gocce di Valium e mi lascio abbracciare
dall’oblio. Il mio sistema nervoso si rilassa, la mi mente tace,
così, finalmente, stringendo il cuscino, inizio a dormire come un
bambino.
Mi sveglia una receptionist alle 7.30. Faccio la barba, poi, una
bella doccia. Indosso il mio abito più costoso e mi pettino come
se andassi a una grande festa. Non penso minimamente a quello
che è successo ieri notte, ma mi concentro solo sul meeting.

107
“IL MEETING”

L’incontro internazionale della Xerox, tenutosi per la prima volta


a Roma, è un evento che non capita tutti i giorni. Sono presenti
tutti i gestori del marchio, provenienti da ogni parte d’Italia.
C’è anche una buona delegazione di imprenditori stranieri.
Intuisco che ho la possibilità di incontrare gente che sa
concretizzare affari sicuramente meglio di me, che vive meglio di
me e che ha più soldi di me.
All’incontro occupo un posto fra tanti, sono solo un numero. Il
resoconto delle vendite che ho presentato è solo un numero, ma
quelle cifre rappresentano il successo della mia azienda. L’intera
riunione si svolge in lingua inglese, affinché tutti possano capire
ciò di cui si parla. Mille grafici scorrono sullo schermo gigante di
una lussuosa sala riunioni. Io, nonostante abbia studiato
economia, devo ammettere che non capisco un granché di
statistica. I grafici a torta, le percentuali e le linee spezzate che
osservo nell’arco della mattinata mi fanno venire il mal di testa.
Evito di fare interventi o domande. Sto seduto al mio posto e mi
limito a osservare. Tutti prendono appunti sui loro taccuini
firmati, io invece disegno nervosamente. Molti partecipanti sono
potenzialmente dei miei avversari, infatti, il successo di ognuno
di noi dipende quasi esclusivamente dal fatturato.
Disegno sul mio taccuino i ritratti, o meglio le caricature, di
quelli che mi stanno seduti più vicino, così noto che tutti siamo
vestiti con abiti costosissimi. La cosa non mi sorprende. Piuttosto,
ciò che cattura la mia attenzione è il fatto che tutti siamo
conformati a un simbolo, come se facessimo parte di una gang o
di una loggia massonica. Tutti abbiamo al polso un Rolex. È
davvero incredibile! La moda di indossare orologi di marca è
diffusa tra tutti gli imprenditori del mondo. Durante il break
saluto affettuosamente i miei compagni di viaggio a Cuba, ma in
realtà li conosco appena. Li ho visti 6 o 7 volte in vita mia e

109
abbiamo sempre parlato di affari. Mi scambio il numero di
cellulare con ognuno di loro. So che hanno vinto in premio quel
viaggio solo perchè hanno raggiunto un ottimo fatturato, quindi
nell’arte della vendita sono bravi quasi quanto me.
La riunione riprende. Finalmente, scorrono sul megaschermo i
dati delle vendite delle macchine digitali in Italia. Tiro un sospiro
di sollievo perchè la mia Regione è la prima. Questo significa una
sola cosa, la mia azienda è ancora la numero uno in Italia nel
campo della vendita di macchinari Xerox agli uffici pubblici e
alle aziende private.
Purtroppo, il mio entusiasmo dura poco. I dati continuano a
scorrere e io vorrei sprofondare. Apprendo che, a seguito delle
indagini di customer satisfaction effettuate a mia insaputa, il
servizio di manutenzione in Sicilia risulta essere il meno
efficiente a livello nazionale. I miei clienti lamentano il fatto che
gli interventi non sono tempestivi. Inoltre, costantemente si
ritrovano con macchine che presentano sempre lo stesso
problema. Il giudizio sulla professionalità dei tecnici che si
occupano della manutenzione delle macchine è scarso (2 punti su
una scala da 1 a 5). La cortesia e la disponibilità dei miei operai è
appena sufficiente (3 punti su 5).
La riunione continua, ma io esco fuori a fumare una sigaretta. Il
mio orgoglio ha subito una ferita profondissima. Devo cambiare
il modo di gestire il personale. La gente che lavora per me non è
stupida. È colpa mia se non pago i corsi necessari per il loro
aggiornamento, a causa del mio vizio di scialacquare denaro.
Inizio a pensare, inoltre, che il cliente finale non è soddisfatto
solo perché il mio personale non è trattato in maniera dignitosa.
Come può un operaio sfruttato all’inverosimile essere cortese e
disponibile?!
Rientro in sala e rimugino, mentre i dati continuano a scorrere
…Apprendo che il commercio elettronico diretto potrebbe
mandare in fallimento gran parte delle aziende che gestiscono il

110
marchio Xerox. La cosa è preoccupante. Da questo si evince
ancor più l’importanza del servizio di assistenza e manutenzione.
La riunione giunge al termine e io non sono per nulla soddisfatto,
anzi sono piuttosto incazzato! Non posso licenziare nessuno dei
miei operai, altrimenti sarei ricattabile. Il modo in cui li pago e i
loro orari di lavoro non sono affatto in linea con il contratto
nazionale dei lavoratori. In più, i tecnici che utilizzo si occupano
anche della manutenzione delle fotocopiatrici Canon. Insomma,
la verità è che sfrutto ogni operaio su più fronti, così i problemi
cominciano a emergere per la prima volta in modo palese. Saluto
i miei colleghi, senza fermarmi con loro a pranzo. Torno al mio
albergo quasi immediatamente. Il mio organismo è provato,
anche a causa della stanchezza della notte precedente. Ci
vorrebbe una pista di cocaina per svegliarmi, ma decido di
evitare. Preferisco tornare in albergo a riposare per godermi
appieno la mia ultima sera a Roma.

111
“L’INCUBO HIV”

Arrivo in hotel alle 15.00, dopo aver mangiato un panino al


McDonald’s. Purtroppo vicino l’ingresso mi aspetta quel
pazzoide di Sasà. Ha un aspetto orribile.
Non posso negarlo, amici lettori, sono un po’ preoccupato per
quello che è successo ieri notte…
Sasà ha drogato inconsapevolmente un’eroinomane. Tuttavia, il
vero problema adesso non è questo, piuttosto il fatto che con
molta superficialità se l’è scopata senza preservativo! … Mi
implora di salire un attimo in suite da me per chiedermi scusa, ma
in realtà vuole solo stressarmi con le sue paranoie sull’hiv. Non
riesco a evitare di guardarlo negli occhi mentre saliamo in
ascensore. Ha la faccia di uno che per la prima volta vede il
fantasma della morte aleggiare sulla sua testa di cazzo! Le sue
occhiaie sono più scure di quelle di un Koala morente. Le mani
tremanti come un malato di Parkinson all’ultimo stadio. Non
avevo mai visto la paura dipinta sul volto di Sasà. Avete presente
l’urlo di Munk, anche lui in questo momento incarna la
disperazione umana. Entriamo nella mia suite e Sasà si accascia
su un divano in pelle. Purtoppo, il mio vecchio amico non ha
certezze sullo stato di salute della ragazza. Insomma, non sa se la
puttanella che ha rimorchiato al centro sociale sia pulita. Il fatto
che la tipa faccia uso abituale di eroina di certo non lo rassicura.
Tuttavia, a peggiorare le cose, cioè ad aumentare il rischio di un
possibile contagio è il sesso non convenzionale praticato ieri
notte da Sasà, senza alcuna precauzione.
Il terrore per il virus dell’hiv è una cosa che ci accomuna.
Durante gli anni che entrambi abbiamo passato sotto la
dipendenza dall’eroina, Sasà ha scambiato la sua spada con la
congrega di tossici di cui faceva parte. Io, invece, mi sono sempre
bucato con un ago pulito, ma avrei potuto contrarre il virus in
mille altri modi. I frequenti rapporti occasionali rappresentano

113
per me un fattore di rischio non indifferente! Tuttavia, credetemi
stimati lettori, non mi sento affatto come un folle che gioca alla
roulette russa per il piacere del rischio. Prendo sempre le mie
precauzioni, anche quando l’alcool mi offusca totalmente il
cervello.

... L’incubo dell’Aids e di un suo possibile contagio è tornato a


insinuarsi, quindi, come un tarlo nel cervello del mio povero
amico. Conosce perfettamente l’ansia che si prova i giorni prima
di fare le analisi. Soprattutto, è perfettamente consapevole che
dovrà attendere 180 giorni, prima di avere la certezza matematica
di non avere contratto il virus.
Anche se Voi provate a immaginare, non saprete mai cosa
significa trascorrere sei mesi prima di attendere un responso che
potrà cambiarvi la vita per sempre. Sudorazione notturna, diarrea,
attacchi di panico, manie di suicidio, paranoia, astenia,
rassegnazione, ricerche ossessive su internet per sapere come
affrontare la vita avendo contratto l’HIV. In più, la certezza che i
sieropositivi sono destinati a una morte lenta e dolorosa. Il nostro
amico Turiddu a’ scimmia è la prova più evidente di come si
muore per Aids. Lo so che a Voi la “paura” di contrarre una
malattia così brutta Vi terrorizza, al punto tale che finite per
ignorarne l’esistenza. Purtroppo, quando conosci qualcuno che è
caduto dentro al tunnel ti trovi a pensarci spesso. Probabilmente
da qualche parte nel mondo un gruppo di ricercatori avrà scoperto
un vaccino, tuttavia, le case farmaceutiche sono troppo interessate
al profitto derivanti dal commercio degli antiretrovirali. Credo
che dietro ci sia una lobby potentissima che utilizza ogni mezzo a
disposizione per ritardare la realizzazione e la vendita di un
vaccino contro l’ HIV.
Pensateci bene... Avete idea di quanti soldi entrano nelle tasche
delle case farmaceutiche quando Voi contraete una cazzo di
malattia venerea? Inoltre, pensate soltanto a quante vittime miete

114
la semplice influenza stagionale. Avete mai meditato con sospetto
al fatto che il ceppo virale muta ogni anno. Un po’ come avviene
per l’HIV, il virus evolve costantemente. Forse non è un caso.
Forse c’è una correlazione tra il virus che causa la semplice
influenza stagionale e il virus dell’HIV. Forse sono il prodotto di
uomini potentissimi che giocano con il nostro destino. Pensateci
solo un attimo… Il virus dell’influenza cambia nome ogni anno,
come fosse il modello di un automobile. Di conseguenza, si rende
necessaria la produzione di nuovi vaccini che Voi acquisterete,
soprattutto se siete vecchi decrepiti, cardiopatici o soltanto
fortemente ansiosi per il Vostro stato di salute. A mio avviso,
dietro le malattie contagiose (e non solo quelle) c’è un gruppo di
uomini superpotenti che si diverte a perpetrare un gioco sadico,
ma redditizio, che vede Voi (e la Vostra stessa vita) come pedoni
da sacrificare in una complessa partita di scacchi. Voi, non siete
altro che stupidi bancomat da cui prelevare, senza alcuna
commissione, migliaia di euro.
… La verità è che il governo guadagna sulla nostra cattiva salute.
Ci forniscono liberamente sigarette extra tassate e super dannose.
Inventano leggi per creare marmitte catalitiche con filtri
antiparticolato che lasciano passare particelle cancerogene e
polveri così sottili che il nostro organismo le accumula in modo
molto più semplice di quanto avvenisse prima dell’invenzione dei
catalizzatori. Il governo sovrano, le multinazionali, le industrie
del tabacco, i grossi petrolieri e forse anche lo stesso Ministero
della Salute sono il vero cancro della nostra società.
… Ovviamente, di tutti questi discorsi filosofici a Sasà non gliene
potrebbe fregare un cazzo, ma io penso a tutte queste cose,
mentre per mezzora lo osservo, immobile, sdraiato sul divano di
pelle nera della mia suite d’albergo.

« Ti rendi conto della cazzata che ho fatto? »

115
« Precisamente, a quale delle due ti riferisci? Al fatto di avere
somministrato inconsapevolmente dell’HGB a una tossica,
oppure al fatto di esserti scopato una tossica?! »

« Dai non scherzare. Non ti rendi conto della gravità della


situazione. »

« Io mi rendo conto che tu devi cambiare Sasà. Non è un corretto


stile di vita il tuo. »

« Da che pulpito viene la predica… Quante ragazze ti sei scopato


nella tua vita Francesco? Cento? Mille? Duemila? E quante
puttane? Quante Escort, come le chiami tu! Quante minchiate hai
fatto? Sicuramente più di me... »

« Appunto, amico mio. Ti volevo fare riflettere proprio su


questo!»

« Mi prendi per il culo? Fai l’ironico? »

« No, neanche il sarcastico. Non potevi trovare delle parole di


conforto migliori di quelle che hai pronunciato parlando della mia
vita. Ho scopato con centinaia di escort di alta classe, con decine
di puttane di appartamento e inoltre ho avuto relazioni sessuali
con metà delle ragazze che conosco. E adesso? Faccio il test ogni
6 mesi e sono sempre pulito. Il mio sangue è puro come quello di
un bambino. Non ti resta che pensare in positivo. »

« Intendi in negativo? »

« Hai visto che anche tu sai fare le battute! Bravo Sasà in


negativo… Quando guarderai il test pensa che sarà senz’altro
negativo. »

116
È facile rassicurare un amico che si trova in questa brutta
situazione, ma è un po’ più difficile quando ti ci trovi
personalmente. Io ho provato le sue stesse sensazioni qualche
anno prima, a causa di un paio di rapporti non protetti con
ragazze facili. Credetemi, è come vivere un incubo.
Preghi Dio e tutti Santi che non farai più cazzate, fino a quando
vedi che il test è negativo. Poi, dimentichi tutte le vane promesse
e vai avanti con la solita vita.

Finalmente Sasà se ne è andato. Lo aspettano dei mesi difficili...


Speriamo bene.

Sono le 16.00 e io ho bisogno di riposare un paio d’ore.

Mi sveglio alle 17,30 e riprendo a scrivere… Il mio diario è


sempre più voluminoso. Ormai me lo porto ovunque, perché ho
paura che un pensiero importante possa sfuggire, che io possa
dimenticare di raccontare qualche dettaglio di questa storia.
È una vera e propria dipendenza, un po’ come quella che
sviluppano i nevrotici che si rivolgono per la prima volta a uno
psicologo. Inizialmente, risulta difficile aprire la propria mente,
mettere a nudo le proprie debolezze, confessare peccati e
perversioni. Poi, però, ci prendi gusto. Così, cerchi di
psicoanalizzare costantemente il tuo comportamento e quello
degli altri, per raccontare al tuo terapeuta sensazioni, emozioni e
reazioni corporee. Quindi, direi che questa è la fase in cui sono
ossessionato dal mio block notes e da Voi, miei cari lettori.
Scrivere mi sta appassionando. Non si tratta di vendere un
prodotto o un servizio. Uno scrittore mette in gioco tutto se
stesso, a volte la sua stessa vita dipende da ciò che scrive.

117
“NOTTI DA LEONI”

Con Sasà fuori dai coglioni, non mi resta che contattare gli
pseudoamici per godermi una insana serata: trasgressiva e
adrenalinica. Gli “pseudoamici” sono quei conoscenti con cui ti
vedi solo qualche sera. Sono i tuoi compagni di bevute e di
giochi. Con loro ho una coincidenza di interessi, nessuna amicizia
profonda, nessun legame forte. Sono come le puttane che mi
scopo una sera e non mi cercano il giorno dopo. Magari mi ci
diverto tanto, ma non ho alcun obbligo morale nei loro confronti.
I miei pseudoamici preferiti degli ultimi anni sono Giovanni
Sardella, detto Don Giovanni, e Luca Garofalo, detto il Pesce
Spada. Credo siano malati di sesso persino più di me. Con Luca
la natura è stata davvero generosa: può vantare un armamentario
di proporzioni colossali. Non solo ha una dotazione super, ma sa
utilizzarla davvero bene! C’è una grossa differenza tra essere e
avere. Puoi nascere nella famiglia più ricca dell’universo e
crescere come sfigato, puoi possedere le migliori macchine senza
saperle guidare, oppure, puoi avere un bazooka tra le gambe che
non spara bene i suoi colpi perché lo usi molto di rado. Durante il
mio curiosare quotidiano tra le notizie più bizzarre del web, mi
sono ritrovato a leggere la storia di un uomo che non sfrutta
affatto bene ciò che il destino gli ha benevolmente concesso. Un
tale Jonah Falcon, un tipo che fino a 39 anni ha vissuto a casa con
la mamma. Non vive nel lusso, anzi, tranne qualche comparsa in
serie televisive, non ha fatto nulla di rilevante nella sua vita. Si
dice che sia bisessuale, ma a me da l’impressione di essere gay.
Ha una faccia da ingenuo e un fisico da bamboccio. Ciò che lo
distingue dagli sfigati comuni è che tra le gambe gli striscia
un’anaconda di 34 cm. È entrato nel Guinnes World Record come
l’uomo più attrezzato di sempre, tuttavia la sua dote nascosta non

119
esce spesso alla luce del sole, anzi, forse è proprio del tutto
inutilizzata.
C’è un detto siciliano che dice: “chi avi u pani unn’avi i rienti”
(chi ha il pane non ha i denti per poterlo mangiare). Talvolta,
credo che qualcuno desidera vivere da sfigato, ci trova gusto. C’è
gente che ha paura del successo e di come il denaro possa
cambiare radicalmente la vita. Quando non hai nulla, non temi di
perdere nulla. Quando cavalchi l’onda del successo hai paura che
prima o poi inizi la discesa. Personalmente, ho sempre avuto il
terrore di perdere tutto ciò che ho, perché ciò che ho rappresenta
ciò che sono.

…Organizzare una “notte da leoni” con gli pseudoamici richiede


sempre un piano strategico degno di un generale che comanda dei
berretti verdi in missione segretissima. Nulla può essere lasciato
al caso, perché davanti agli pseudoamici devi trasmettere sempre
un’immagine vincente. Non puoi permetterti di fare figure di
merda. Non puoi uscire senza sapere dove andare, soprattutto,
non puoi creare una notte da leoni senza avere la certezza
matematica di scopare!
I ragazzi con cui uscirò stasera non sono due tipi comuni. Sono
dei predatori affamati di fica. Sono dei figli di papà abituati al
divertimento estremo. Non gli racconterei mai la nottata da cani
che ho trascorso ieri e, chiaramente, non gli presenterei mai uno
sfigato come Sasà.
Per organizzare una notte da leoni devi conoscere le persone
giuste. Io, per esempio, ho sempre avuto un ottimo rapporto con
tutti i migliori PR di Italia. Dovunque mi trovo ho sempre un
privè riservato e 4 o 5 ragazze immagine che bevono champagne
a mie spese. Non mi mischio mai con la calca della discoteca, non
faccio file per entrare, non pago alla cassa i cocktail che bevo.
Appartengo alla classe dei vip che esibisce il proprio successo
mostrando lusso e sfarzo. Tutti guardano il mio mondo con

120
ammirazione, pochi vi hanno libero accesso. Questo è lo scopo
degli spazi privati nelle discoteche di alta classe, non mischiarti
mai alla gente comune. Uno come me non deve assolutamente
passare inosservato. Questa notte ho prenotato un tavolo riservato
nel migliore locale della capitale. Ho richiesto 7 modelle e ho
ordinato Vodka Belvedere e Dom Perignon Vintage 1995.
Uno dei due pseudoamici, Giovanni, si è candidato a Sindaco di
Palermo e la serata che ho organizzato è il mio modo di
dimostrare la mia vicinanza e la mia collaborazione alla sua
campagna elettorale.
Luca, invece, è uno dei ragazzi più simpatici e piacenti che abbia
mai conosciuto, ma anche lui non sarà mai un amico vero. È solo
un ottimo attore, uno showman che sa bene intrattenere il
pubblico. Con il suo enorme pendolo ipnotizza le donne, mentre
la sua faccia da eterno ragazzino e i suoi occhi azzurri penetranti
risvegliano un senso materno. Luca è uno di quei ragazzi fanatici
che si sparano le foto in posa per postarle sui social network.
Trascorre quasi tutto il suo tempo in palestra e nei migliori centri
estetici di Roma e Palermo. Frequenta assiduamente solarium e
parrucchieri costosissimi. Il suo unico hobby è l’ozio. Credo
abbia sviluppato una dipendenza dal relax e dal benessere
psicofisico. Un disturbo più unico che raro! Spende una fortuna
in sedute di joga e sesso tantrico, ma la sua vera ossessione sono i
massaggi con finale orale. Non è ricchissimo, ma non ha
assolutamente alcuna volontà (né necessita) di lavorare. La sua
famiglia gli ha lasciato in eredità svariati appartamenti, così,
adesso lui si limita a ritirare i soldi degli affitti. Tuttavia, sembra
che il denaro che incassa così facilmente non gli riesca a bastare
mai. Così, Luca rompe costantemente le palle agli inquilini
affinché siano puntuali nel pagamento, spesso lo pretende persino
in anticipo. È uno di quelli che non si perde neanche una serata
della movida italiana. Conosce non solo tutti i migliori locali
notturni di Roma e Palermo, ma sa anche ogni pettegolezzo sulla

121
gente che li frequenta. È uno di quelli che hanno 5 mila amici su
facebook, ma nella vita reale nessuno gli vuole bene veramente.
Un tipo così dovrei odiarlo, invece mi sta parecchio simpatico.

Luca, però, ha un solo grande difetto. È perennemente in ritardo a


ogni appuntamento. Lo aspetto dalle 20.30, ma sono già le 21.10
e ancora non arriva. Il suo ritardo è comunque utile affinché
possa proseguire il mio dialogo con Voi, stimati lettori, attraverso
le pagine del mio diario.
... Finalmente mi chiamano dalla reception…

« Luca fratello mio. Come stai? Ma quanto tempo è che non ci si


vede?! »

« Ehi, Francesco Giusani… Finalmente ho di nuovo l’onore di


uscire con te! Sei sempre affascinante ed elegante... Immagino
che entrambi questa sera siamo usciti con un unico scopo:
scopare tante fighette! »

« Ovviamente, mio caro Luca… Ho organizzato davvero una


bella serata. Vedrai che ti divertirai! »

« E tu che mi racconti? Come ti senti? Stai “poni” o stai


“cavallo”? »

« Sto cavallo, come sempre. Sono una furia. Sono eccitatissimo


perché fra un paio di giorni vado a Cuba con un viaggio premio
dato alle migliori aziende che gestiscono il marchio Xerox. »

« Caspita, che fortuna! Perché non porti anche me? »

122
« Mi spiace amico mio, proprio non posso. Sono certo che faresti
una carneficina di cubane… Magari ti porto un sigaro. Ce lo
fumeremo al mio ritorno quando ti racconterò le mie avventure.»

A dire il vero, la mia notte da leoni sembra avere un inizio


leggermente fiacco. Infatti, mi ritrovo a cenare a lume di candela
con Luca, al Tartarughino, uno dei ristoranti più costosi di Roma.

« Amico mio… Hai pensato proprio a tutto? »

« Certo, caro Luca. Sei mai rimasto deluso da una delle tante
serate trascorse in mia compagnia?! »

« Mi hai sempre stupito, quindi non anticiparmi nulla. Lo sai che


le sorprese che mi fai mi lasciano sempre esterrefatto. »

Come dargli torto, amici lettori. Una volta ho organizzato quella


che poteva sembrare una squallida cenetta tra pseudoamici in un
ristorante di Palermo. Nulla di lussuoso, anzi, direi che il servizio
era quasi scadente. Il cibo veniva servito in abbondanza, come se
ci trovassimo a una mensa dei poveri il giorno di Natale. Ho
invitato Luca e altri 5 pseudoamici, per lo più single in cerca di
fica.
All’interno del locale c’erano soltanto due grandi tavolate. La
nostra, ovviamente, era composta da 7 maschi in calore che per
più di un’ora (mentre i camerieri servivano svariati tipi di
antipasti tipici) non avevano fatto altro che parlare di sesso, soldi
e macchine. Accanto al nostro branco di lupi affamati, c’era un
tavolo riservato con ben dodici posti liberi. I camerieri e il gestore
del locale iniziavano a spazientirsi per il ritardo che portavano gli
ospiti. Avevano bloccato l’unico altro posto disponibile, proprio
una Domenica sera. Guardavano nervosamente l’orologio,
quando all’improvviso sono entrate nel locale dodici donne

123
bellissime, vestite come bambole di porcellana. Erano delle escort
top class che avevo contattato segretamente affinché tendessero
un’imboscata ai miei compagni di serata. Le avevo pagate perché
gli facessero perdere la testa. Nel caso in cui qualcuno di loro ci
avesse provato, loro avrebbero di certo ceduto alle avance. Avevo
pagato perfino un extra nel caso in cui uno dei miei amici avesse
chiesto di praticare del sesso non convenzionale. Pagamento
anticipato, senza la certezza della consumazione.
Mentre entrava quel ben di Dio, io non mi scomposi affatto.
Luca, che era accanto a me, si passò le mani tra i capelli e bevve
un bicchiere di vino bianco tutto di un fiato. Gli altri, che stavano
fino a un attimo prima spaparanzati, con la cintura dei pantaloni
slacciata per abbuffarsi a più non posso, balzarono dalla sedia
come se avessero visto la Madonna. Le escort che avevo pagato
profumatamente erano dodici fighette, tutte più o meno sui 25
anni. Sembravano delle modelle o delle soubrette. Iniziarono tutti
a guardarle chiedendosi chi fossero e che ci facessero lì, in quella
sottospecie di taverna. Io feci finta di niente, mostrandomi del
tutto disinteressato. Ricordo che Luca, inizialmente, aveva
supposto che quelle splendide fanciulle avevano deciso di fare
una bella mangiata di pesce in un posto tipico. Per lui, erano delle
modelle che festeggiavano un addio al nubilato in un posto in cui
non potevano essere importunate. Io gli detti credito.

« E ora che facciamo? Le avete viste tutte quelle fiche?


Prepariamo un piano di attacco! »

Tutti gli pseudoamici si sorpresero per il mio totale disinteresse


verso quelle donne. Per loro era davvero strano che non avessi
proferito una singola parola a riguardo. Mi chiesero se mi sentissi
bene e risposi, ovviamente, che stavo benissimo, ma che a mio
giudizio quelle donne sembravano fin troppo consapevoli della

124
loro bellezza. Dissi che se loro ci avessero provato li avrebbero di
certo mandati a cagare.
In effetti, fatta eccezione per me e Luca, gli altri 5 pseudoamici
sono dei mezzi cessi. È vero, fanno parte dell’alta società,
tuttavia, il loro savoir faire non si è sviluppato come avrebbe
dovuto. Quella sera erano piuttosto impacciati. Imploravano Luca
perché si facesse avanti. Lo utilizzavano come se fosse uno di
quei cani da caccia che si mandano in avanscoperta per stanare le
prede. Effettivamente, le avance di Luca hanno una percentuale
altissima di riuscita, soprattutto sono rapidissime. È come un
ghepardo. Fissa la preda e scatta all’attacco a una velocità
incredibile. Anche in quella occasione non si smentì. Si è fatto
avanti, dopo avere fissato intensamente una di loro. Credo abbia
studiato le sue mosse in modo perfetto. Gli era bastato
pochissimo. Aveva fatto le giuste battute per catturare la loro
attenzione. Osservavo impassibile, mentre le donne ridevano e
scherzavano con lui, dopo appena 5 minuti di conversazione
erano già in perfetta sintonia. Luca aveva sedotto la più bella fra
tutte loro e aveva iniziato a sbaciucchiarle il collo, grazie alla
classica scusa di voler annusare il suo ottimo profumo. Che
uomo, Luca… Un Casanova puttaniere proprio come me.
All’inizio non sapeva di essere caduto nel mio gioco goliardico.
Per lui era stato fin troppo facile fare colpo, anche più del solito.
È ovvio... Quelle lì erano delle escort pagate da me per soddisfare
tutte le sue fantasie.

« Avete visto Luca, che figlio di puttana! »

Altri tre pseudoamici si fecero coraggio, e goffamente


effettuarono le prime mosse per tentare anche loro un approccio.
Le escort sedute al tavolo di fronte li avevano fissati
continuamente, quasi per mezz’ora, come se non aspettassero
altro che la loro compagnia. Io continuai a rimanere seduto al mio

125
posto con i due ragazzi più timidi della combriccola. Non passò
molto tempo e iniziarono a stressarmi per andare a socializzare
anche noi. Gli dissi di andare pure, volevo restare da solo. Era il
giorno del mio 38° compleanno, ma nessuno di loro, neanche
Luca, lo aveva ricordato. Durante tutta la giornata avevo ricevuto
messaggi telefonici e chiamate da parte di tutti i miei amici di
infanzia, dai miei genitori e da qualche mia ex ragazza. Era il mio
compleanno e nessuno degli pseudoamici mi aveva fatto un
regalo, anzi, ero stato io a donare agli altri. Per un attimo fui
pervaso da una tristezza intensa. Poi, tre femminone si
avvicinarono al mio tavolo e cominciarono a tirami su il
morale… Non soltanto il morale! Finimmo la cena in fretta,
concludendo con uno sgroppino e della frutta.
I camerieri osservarono, increduli, il locale messo in disordine da
un’orda di barbari e di troie. Andammo tutti quanti a casa mia e
fu una nottata assolutamente indimenticabile. Nulla da invidiare
allo zio Silvio e ai festini bourlesque che organizzava ad Arcore.
L’unico che sapeva chi erano veramente quelle donne ero io. Agli
altri ragazzi, loro dissero che erano delle modelle. Probabilmente,
avevano origliato le nostre congetture!
A fine serata si erano divertite davvero tanto a tirare cocaina e
pompini a noialtri pervertiti. Tutte erano rimaste pienamente
soddisfatte. Io mi ero chiuso in camera con le tre ragazze che
avevano cominciato a farmi eccitare al ristorante, e ovviamente le
ho scopate meglio di un attore hard. In questi casi ricorro a
qualche aiutino, non so se avete capite a cosa mi riferisco?!
Quella sera, avevo assunto una dose massiccia di Cialis, così il
mio pene non voleva proprio smosciarsi. Dopo 4 ore di sesso
estremo fui costretto a bagnarmi la fronte con il ghiaccio e misi
l’uccello sotto il flusso d’acqua fredda del bidet. Quando esageri
con il dosaggio di vasodilatatori, il cuore accelera il suo ritmo
normale. Le tempie iniziano a farti male, come se un polipo
stesse tentando di insinuare i suoi tentacoli fra gli anfratti del

126
cervello. Dormimmo tutti a casa mia. Anzi, a dire il vero io non
dormii affatto. Uscito dalla mia camera da letto, mi accorsi che i
due pseudoamici più timidi si erano innamorati di due puttane. Le
sbaciucchiavano sulle guance e sulla fronte, mentre stavano
distesi nudi sul divano verde di casa mia. Le accarezzavano
dolcemente il volto, osservandole mentre dormivano come due
principesse di un regno incantato. Insomma, erano davvero
patetici, dolci come due zollette di zucchero. Mi davano la
nausea. Che scena! Chissà se le due tipe una volta sveglie gli
avrebbero rivelato che erano due puttane. Mi feci un bel caffè e
osservai.
Ovviamente, le due puttane al risveglio erano diventate di colpo
acidissime e loro erano stupiti dal repentino cambio d’umore. Li
salutarono e se ne tornarono a casa senza lasciargli il loro numero
di telefono. Poi, feci andare via le 3 donne che mi avevano fatto
compagnia. Non dico per vantarmi, ma erano davvero devastate
dalla stanchezza! Poco alla volta, andò via l’intero coro di angeli
celesti. Luca uscì da quella che da ragazzino era la mia camera e
mi ringraziò. Era l’unico che aveva capito come stavano
realmente le cose.

« Perché lo ringrazi? »

« Perché ha offerto una serata indimenticabile a me e a voialtri


imbecilli. »

Restarono increduli, non volevano accettare la triste verità. Erano


restati infatuati di due troie che non se li sarebbero mai filati.
Solo due rincoglioniti come loro potevano non rendersi conto
dell’evidenza dei fatti. La situazione che si era creata aveva ben
poco di reale.

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« Non innamorarti mai di una che te la da al primo appuntamento.
Non innamorarti mai dopo una sola scopata. Questa è la regola.
Io e te, caro Luca, le donne le conosciamo bene. Loro invece ci
sono caduti come dei fessi… Sono fiero di te, amico mio. Questa
notte l’anaconda che hai tra le gambe l’avrà terrorizzata, quella
poveretta… Spero non le abbia fatto troppo male. »

Gli altri 3 pseudoamici che si erano chiusi nella camera degli


ospiti con 6 donne erano estremamente solari. Avevano accettato
di buon grado il mio regalo. Raimondo e Nicola, invece, i due
patetici romantici (che avevano scopato con le loro amate nel mio
immenso salotto) tenevano il broncio. Da quel giorno lì non li ho
più né visti né sentiti.

… Durante la cena a lume di candela, all’interno del lussuoso


ristornate romano, io e Luca abbiamo ricordato quell’episodio,
ridendo come matti. Non abbiamo neanche notato che il locale si
è affollato di gnocca.

Arrivati al dessert il piano bar inizia a suonare musica allegra e


noi diventiamo euforici perché due ragazze bellissime ci hanno
messo gli occhi addosso. Abbiamo cantato qualche canzone per
allietare le due donzelle e ci siamo salutati con loro con una bella
slinguazzata. Abbiamo preso i loro numeri di cellulare, pur
sapendo che non le chiameremo mai.
Si è fatto tardi. Dobbiamo passare a prendere Giovanni (il
candidato a Sindaco di Palermo), puntuale e preciso com’è,
potrebbe incazzarsi per il nostro eccessivo ritardo.

Eccoci, finalmente, sotto il mega-appartamento del suo Papi.

« Onorevole, carissimo, come stai? »

128
« Benissimo ragazzi miei. Sono solo un po’ stressato per la mia
campagna elettorale, gli impegni politici mi stanno snervando
parecchio. Ci voleva proprio una serata con i miei due elettori più
sinceri. »

Giovanni Sardella, 37 anni, figlio di Deputato Nazionale a sua


volta figlio di un ex Ministro. Si fa chiamare Onorevole perché ha
ereditato dal padre questo titolo. In realtà, lui finora è stato
soltanto un semplicissimo Consigliere Comunale, che si appresta
a candidarsi a Sindaco, rischiando un’umiliazione pubblica di
proporzioni bibliche. La sua giovane età non la dimostra affatto.
Dal modo di vestire e di atteggiarsi sembra un cinquantenne.
Pensa costantemente alla carriera, infatti l’idea di formare una
famiglia non lo ha mai sfiorato. Come tutti i politici di oggi,
asserisce che la sua è una missione affidatagli dai cittadini. In
realtà, l’unica cosa che gli interessa davvero è il denaro, ancor più
del potere. A noi pseudoamici rivela quanto fruttano lo stipendio
e i benefit suoi e del padre. Parla continuamente del denaro e dei
privilegi che lui e la sua casta possiedono. Per la ferma volontà di
mostrare gli onori a lui riservati, sia a me che a Luca, regala
ingressi alla tribuna vip di qualunque stadio in occasione di
partite importanti, ovviamente offrendoci anche l’accesso alla
sala buffet e ai rinfreschi alcolici del pre-partita. Finisce che del
grande match non te ne frega più niente, per quanto ti abbuffi di
cibo e alcool. Spesso, peraltro vieni distratto dalle belle donne (in
gran parte mogli e amanti dei giocatori).

« Allora, Francesco dove ci porti di bello? »

« Carissimo Giovanni, ho organizzato una serata in onore della


tua candidatura a sindaco. Alcool, donne e cocaina sono un
omaggio al tuo prossimo successo. Adesso devi pensare soltanto
al relax e al divertimento estremo. »

129
Entriamo nella discoteca più esclusiva della capitale, come
attori di Hollywood, sfilando su un lungo tappeto rosso, mentre la
folla si accalca per riuscire a raggiungere l’ingresso. Sembrano
tante sardine che tentano di scappare dal foro sulla rete del
pescatore. Solo a pochi di quei piccoli pesci è consentito
partecipare alla festa. Devi essere nella lista degli organizzatori e
avere un abbigliamento assolutamente elegante, altrimenti un
frocio alla porta che si intende di moda rimbalza anche il fratello
minore del dj.

A me e Luca le ragazze ci mangiano con gli occhi. Giovanni,


invece, non suscita alcuna attrattiva, fino a quando non instaura
un dialogo face to face con la sua vittima. Solo a quel punto la
sua abilità oratoria e le sue capacità persuasive possono
garantirgli qualche conquista. Per me è sempre stato un esempio
da seguire, in quanto a capacità di manipolazione mentale.
Purtroppo per lui, in discoteca l’arte oratoria non è di certo una
carta vincente, a causa del tunz tunz, dell’alcool e della
superficialità della gente che non vuole ritrovarsi ad ascoltare
comizi elettorali. Quando ti trovi in posti rumorosi e affollati,
prima di arrivare a instaurare un dialogo faccia a faccia con una
donna devi sorpassare due barriere, o meglio, due filtri selettivi
importantissimi:

- catturare l’ attenzione della tua vittima con un gioco di sguardi;

- sedurre, quindi, la donna/preda con il movimento del corpo


durante il ballo, fino a trovare un contatto fisico.

Queste sono le regole a cui sono soggetti i comuni mortali.


Noialtri, fortunatamente per l’On. Giovanni Sardella, ci troviamo
all’interno di un privè con alcolici superlusso, ragazze immagine
al nostro fianco e buttafuori che delimitano lo spazio in cui ci

130
muoviamo, per separarci dalla gente comune. Non occorre
pescare tra la folla, potremmo tranquillamente corteggiare le
modelle che l’organizzatore che conosco ha messo al nostro
tavolo.

Devo dirvi la verità, cari lettori, conquistare una ragazza


immagine non è così semplice come sembra. Non lasciatevi mai
ingannare dai modi gentili che hanno nell’intrattenervi, dall’aria
interessata con cui ascoltano i vostri discorsi, dal modo disinibito
e sensuale con cui ballano con Voi. Credetemi, non è facile
sedurle. Le ragazze immagine non si lasciano ammaliare dal
sapore di alcolici costosi, dal servizio lussuoso, dalle belle auto, e
neanche dal Vostro fascino. Sono abituate a essere straviziate, e
ogni serata al tavolo dei vip è una ripetizione di quella
precedente. In parole povere, servono solo ad abbellire il locale.
Sono come dei quadri di autore appesi a una parete, immobili e
impassibili. Vi seducono mostrandoti la loro bellezza, senza che
voi possiate entrare dentro di loro. Tutto ciò, a meno che il Vostro
portafogli non vomiti banconote da 500 Euro, in quel caso la
situazione cambia notevolmente.

Questa sera, il nostro Consigliere si è lasciato offuscare la


mente dall’alcool e ha perso la testa per Monica, una modella
seduta al nostro tavolo. Le ha bombardato il cervello con discorsi
profondi, e con ragionamenti sulla situazione economica
dell’Italia. Le ha detto dell’importanza di mantenere la moneta
unica per non mandare la nazione in bancarotta e le ha parlato,
infine, dei problemi della nostra città. Insomma, ha fatto l’esatto
opposto di ciò che occorre fare quando intendi conquistare una
fashion girl.
La verità è che alle ragazze di oggi gli uomini intelligenti non
piacciono, anche se loro dicono il contrario. In realtà, non
vogliono ascoltare discorsi troppo impegnativi né in discoteca né

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a una cena. Loro preferiscono dialoghi superficiali, frasi di
circostanza e soprattutto tanto umorismo. A molte ragazze non
importa neanche ciò che dici, piuttosto è importante come lo dici.
Per un paio d’anni ho fatto ricerche sulla prossemica e sulla
mimica utilizzata durante il dialogo face to face.
La comunicazione non verbale, durante il gioco della seduzione,
risulta perfino più importante di quella verbale. Se sei un bravo
comunicatore, dai gesti inconsapevoli dell’interlocutore riesci a
capire il grado di interesse che ha nei tuoi confronti. Intuisci se si
sta annoiando, se è eccitato, oppure se non vede l’ora di tornare a
casa.
Monica, la modella che ha stregato il mio amico Giovanni, è
davvero annoiata. Lo intuisco ogni volta che la osservo,
nonostante lei reciti molto bene la parte per cui viene pagata, cioè
intrattenere i vip.

« Caro Luca, credo che a questo punto solo una cosa può salvare
la serata all’Onorevole: un’offerta generosa, un regalino fatto in
modo discreto e appropriato alla ragazza. »

Solitamente, le ragazze immagine non accettano denaro perchè


non vogliono passare per delle escort. Il loro compenso deriva
dalla percentuale che percepiscono grazie alle bottiglie di alcolici
che bevono i clienti con cui stanno al tavolo. In questo caso, per
mia sfortuna, dovrei spendere un capitale per riuscire a fare
scopare Giovanni Sardella. Occorre un'altra strategia, come per
esempio: promettere solennemente alla ragazza di acquistarle un
gioiello con brillante. Giovanni sa come funziona, così, alle due
di notte ci saluta. Telefona all’autista di suo padre (Deputato
Nazionale in carica) e si fa venire a prendere da una auto blu
direttamente al locale. Per me e Luca la serata è solo all’inizio.
Restiamo a ballare con le altre 3 ragazze immagine sedute al
nostro tavolo, ma non tentiamo alcun approccio con loro. Poco

132
dopo, ci allontaniamo dal nostro spazio privato per rimorchiare
due belle ragazze. Siamo rapidissimi, un gioco di sguardi con due
giovani ninfe, qualche strusciamento e in meno di 15 minuti
siamo già seduti a slinguazzare con loro nei divani. Allora,
congediamo le ragazze immagine, ringraziandole per la loro
piacevole compagnia. Offriamo da bere alle nostre nuove
conquiste per farle perdere i freni inibitori.
Sono quasi le quattro di notte, quindi decidiamo di andare via dal
locale. Pago un conto salatissimo. Mi dirigo con Luca e le due
fanciulle verso il mio hotel. Luca prende una camera per lui e la
sua donna. Io, invece, ospito la mia conquista nella suite
superlusso in cui alloggio.
Le due tipe che abbiamo abbordato, sono due freschissime
studentesse universitarie sui 25 anni, di quelle che vivono in
provincia. Stanno in una campana di vetro fino al diploma, poi,
non vedono l’ora di trasferirsi nella capitale per vivere da sole,
libere dal controllo dei genitori. Regalano la verginità al primo
passante. A notte fonda, quindi, io e Luca ci siamo ritrovati a fare
la maratona del sesso con due freschissime laureande in
giurisprudenza.
Alle dieci del mattino le due fanciulle ci salutano perché devono
andare in facoltà per incontrarsi con il professore con il quale
stanno preparando la tesi di laurea. Fortunatamente, capiscono
entrambe che è stata un’avventura di una notte, anzi, sembra
proprio che per loro sia una routine.
Appena le due ninfe vanno via, Luca lascia la sua camera per
venirmi a trovare nella mia lussuosa suite.

« Luchino che notte de fuego! Sono stanchissimo… Non saremo


diventati un po’ troppo vecchi per queste cose? »

Ovviamente, io comincio a sentire i miei 40 anni, Luca è solo


qualche anno più piccolo di me, ma crede di poter restare un

133
eterno ragazzino. Quando esci dalla trentina, inizi a chiederti se
puoi continuare per sempre a vivere senza una relazione stabile.
Luca ancora non è sfiorato da queste crisi di mezza età. Sembra
ancora un teen ager. Ha preso il mio IPad per connettersi a
facebook. Deve curare il suo profilo!

« Non capisco perché mi taggano nelle foto in cui esco male, che
cazzo! »

« Io non capisco perché un ragazzone come te perde tempo con


queste minchiate. Come puoi sputtanare la tua vita privata davanti
a vojeristi, impiccioni e invidiosi che si fanno costantemente gli
affari tuoi? »

« Francesco, come fai tu a vivere senza facebook? È come non


avere il cellulare. Sei escluso dal mondo se non ti connetti! »

« Amico mio, io odio facebook per tanti motivi. Il primo è che


nutro un’antipatia profonda per Mark Zuckelberg e tutti i nerd,
che come lui si sono arricchiti con i software e le applicazioni. È
gente che non merita il successo. Il secondo motivo per cui odio
facebook è che quando ero iscritto, questo social network del
cazzo è stata la causa per cui mi sono lasciato con una ragazza
con cui avevo un’intesa sessuale al limite del divino. Ti fanno una
foto in un party in cui sei in atteggiamenti ambigui con un'altra
donna e sei fottuto. Sei spiato continuamente da gente che è sulla
tua lista di amici, ma che in realtà neanche saluti per strada.
Ormai per i ragazzi di oggi è diventata una gara a chi ha più amici
sul profilo, perché un numero più alto di amicizie rappresenta un
prestigio sociale maggiore. »

« Francesco, tu parli con uno che ha raggiunto il limite massimo


di amicizie sul profilo. A me piace il fatto di essere spiato

134
costantemente dalla gente. Sono un esibizionista. Mi diverte
essere al centro dell’attenzione. Ritengo che anche tu sia un po’
megalomane, il fatto che non utilizzi i social network rappresenta
un’incoerenza rispetto alla tua personalità prorompente. »

« Forse la cosa ti stupirà, perché non è in linea con la parte di me


che conosci, ma io te lo dico lo stesso... »

« Cosa mi devi dire?… Lo sapevo… Sei diventato finocchio! »

« Ma perché non te la vai a prendere nel culo?! Brutto metrosex


che non sei altro! »

« Si certo, magari. Dovrei provare qualche volta… È l’unica


esperienza che mi manca! ...Va’ che mi devi dire? »
« Sto scrivendo un libro sulla mia vita e sulla società di oggi e ci
sarà un’ampia critica sui social network, e su tutti quelli che
vivono alla loro dipendenza. Spero che non ti sentirai offeso
quando il libro uscirà. »

« Ma figurati! Che cosa scriverai sulla dipendenza da facebook? »

« Penso che è assolutamente ridicolo il fatto che appena scesi


dall’aereo i ragazzini accendono il loro IPhone per cambiare
immediatamente la loro posizione sul profilo. Poi, odio
profondamente tutte quelle ragazzine che su facebook pubblicano
qualsiasi cosa, anche quando vanno a cagare “presso wc”, oppure,
quando organizzano una bella cenetta “presso cucina”. Proprio
non riesco a capire il senso di aggiornare continuamente il
proprio stato, sia su facebook che su what’s up, scrivendo frasi
del tipo “a fare shopping” , “in palestra” e altre stronzate simili.
Le “bimbeminkia” e i “bimbminkia” ci aggiornano

135
continuamente su ciò che fanno. Ma onestamente chi cazzo se ne
fotte di loro?
Alcuni studi scientifici dicono che postare su facebook il proprio
stato rilascia nel cervello le stesse sostanze chimiche che vengono
prodotte dall’organismo quando si fa sesso. Se fosse davvero
così, penso che un domani non ci saranno più donne e uomini, ma
solo un esercito di segaioli che non escono mai da casa. Vivremo
intrappolati in una realtà virtuale come nel film “il mondo dei
replicanti”.
Tuttavia, caro Luca, la cosa che più odio è il prestigio sociale
creato dal “mi piace”. Credo che questa microapplicazione (se
così si può chiamare) sia l’indicatore della figaggine di un
profilo. Cioè, ci sono profili come il tuo, amico mio, in cui sotto
le foto le ragazze mettono un paio di “mi piace”, solo per
accrescere la tua autostima. Il successo di un profilo è decretato
dal numero di “LIKE” postati sotto le banali affermazioni
pubblicate in bacheca, sommati al numero di “LIKE” sotto le tue
foto personali, più il numero di link che tu metti in bacheca e la
gente condivide.
Sinceramente Luca, vorrei capire che senso ha facebook per
te?!»

« Per me, caro il mio scrittore, nessuno. È solo un modo per


rimorchiare, ancora più facilmente. Da quando è nato facebook
c’è stato un incremento costante dei rapporti sessuali occasionali,
della trasmissione di malattie veneree, di tradimenti
extraconiugali. Metti anche questo sul tuo libro! Ho visto che stai
scrivendo su quel cazzo di diario pure mentre parli con me. »

« Eh già! Tu sei dipendente da uno schermo virtuale, mentre io


sono ossessionato dal libro che racconta la storia della mia vita.»

136
« Sai che penso, caro Francesco... Un domani (non molto
lontano) il fisco inizierà “seriamente” a utilizzare i social network
per controllare il reddito pro capite e la veridicità della
dichiarazione dei redditi al fine di un pagamento equo delle tasse.
Forse è per questo che tu non utilizzi più facebook già da un paio
d’anni. »

« Che figlio di puttana sei, Luca. Non parlare mai così di me alle
mie spalle, ti avverto! Prendi sul serio quello che ti dico, non sto
scherzando. »

« Stai tranquillo Francesco, è stata solo una battuta infelice. Sai il


rispetto che provo nei tuoi confronti. Comunque, credo tu non
sappia che sei sempre iscritto su facebook, anche se hai eliminato
il tuo profilo. »

« Impossibile. Mi sono cancellato da troppo tempo. »

« Non credo tu ti sia cancellato del tutto da facebook. »

« Ma che stai dicendo? Ti dico che mi sono cancellato. Mi prendi


per il culo? »

« Digita l’indirizzo e-mail con cui ti sei registrato... Ok fatto… Te


la ricordi ancora la password? »

« Certo, inserisco quasi ovunque sempre la stessa.


Non ci posso credere… Cazzo, è il mio profilo. Ma, ti assicuro
che mi ero cancellato. Te lo giuro! »

« Lo so, però basta che inserisci nuovamente i tuoi dati che il


profilo si riattiva. In realtà, il tuo profilo non è stato cancellato del
tutto, ma solo oscurato. »

137
Non posso crederci. Più il mondo si evolve, più aumentano i
sistemi di controllo che la società esercita sull’individuo. Per di
più, oggi, è diventato quasi impossibile riuscire ad avere una
personalità autentica: incondizionata dai media, da internet e dal
sistema di informazioni che riceviamo attraverso libri, giornali e
leader opinion. È difficile dire che si ha un’idea precisa su una
tematica specifica. Ogni nostra credenza, ogni opinione in merito
al cibo, ai gusti sessuali, alla religione è solo il frutto di un
condizionamento psicologico. Pensateci bene, cari lettori. Fino a
un secolo fa gli unici due media in grado di condizionare il nostro
pensiero erano i quotidiani e l’arte (pittura e scultura). Adesso, i
mezzi di comunicazione si moltiplicano costantemente
diventando sempre più coercitivi, nonostante ci facciano credere
il contrario. Facebook e tutti gli altri social network costituiscono
l’ultima frontiera del mondo della comunicazione digitale.
Tuttavia, da quando sono nate le prime chat room è stato
costruito un mondo parallelo, che lungi dall’aumentare le
opportunità di socialità ha contribuito a creare delle barriere. Gli
amici di internet, quelli con cui “chatti” o con cui scambi
informazioni sulla rete non sono dei veri amici, non sono neanche
degli pseudoamici. Sono solo sequenze numeriche di 0 e di 1.
Sono dei bit che giocano a essere dei Gigabyte. Facebook e le
chat in genere come Badoo, Meetic e WeChat hanno contribuito
alla costruzione di ampie barriere, argini indistruttibili che
limitano l’affettività e il desiderio di fare conoscenze profonde.
Mentre crescono il numero di segaioli e i rapporti sessuali sterili,
ovviamente, diminuiscono i rapporti di amicizia veri e le storie
d’amore nate da una conoscenza diretta. Inoltre, se è vero che
nessuno pensa più con la propria testa, facebook ha contribuito a
diffondere quella che chiamano “intelligenza collettiva”, in realtà
a mio giudizio solo una idiozia generale pervasiva.

138
Ovviamente, Luca fa parte del mondo di coloro che hanno
sviluppato una grave dipendenza da facebook, ma la sua è una
ossessione particolare. Luca, come me, è un serial killer di donne,
nel senso che annienta ogni sentimento, diventando un manichino
del sesso. È una puttana che fornisce prestazioni eccezionali solo
per migliorare il proprio ego. Per lui facebook è solo un’arma in
più. Mettere uno strumento del genere nelle mani di un pedofilo,
di un maniaco sessuale o semplicemente di un qualunque playboy
arrapato significa incrementare la violenza sulle donne. Il rispetto
che le femministe pretendono di avere è fatto a pezzi da un gioco
a cui loro stesse inconsapevolmente (o consapevolmente)
prendono parte. È un dato di fatto, ogni nuova scoperta
tecnologica che sembra sviluppare nuove libertà di espressione,
in realtà, provoca solo una nuova costrizione sociale all’interno di
schemi predefiniti. Se non fai parte di questo mondo virtuale non
esisti.
Personalmente, ho deciso di non esistere. Se vuoi distinguerti
dalla massa talvolta devi uscire fuori dalle regole, o meglio, devi
andare in controtendenza. Le persone che sono realmente di
successo non hanno facebook perché non gli serve assolutamente
a nulla. Non avere un profilo facebook per me significa: diventare
un essere umano evoluto, superiore agli altri. Un vincente non ha
bisogno di una pubblicità eccessiva. Facebook è solo una
reclamizzazione del proprio ego. Una persona già famosa e di
successo, come me, non ottiene nulla esibendosi su un social
network popolato in maggioranza da sfigati. Molto meglio vivere
da leoni nel mondo reale.

« Francesco, perchè continui a scrivere su quel block notes? »

« Prendo appunti affinché non mi sfugga nulla di ciò che va


scritto nel mio libro… E poi, mi hai lasciato da solo per più di

139
un’ora per chattare con le tue fan di facebook, almeno ho
impegnato il tempo in modo proficuo. »

« Cazzo. Allora è vero che hai sviluppato un’altra dipendenza.»

« Almeno questo è uno dei pochi vizi “sani” che ho. »

« Guarda, se ti metti a parlare di vizi con me potremmo ciarlare


fino a domani sera. Giusto una cosa però volevo dirti, a tal
proposito… Io non riesco proprio a smettere di fumare, e anche tu
Francesco non scherzi! Quante sigarette abbiamo bruciato ieri
sera? Io, quasi un pacco da venti. »

« Eh già… Sai Luca, la cosa che mi da più fastidio è il fatto che,


ultimamente, nei pacchi di sigarette trovo sempre frasi scioccanti
sulle conseguenze del fumo. Prima era più facile trovare cose del
tipo “fumare in gravidanza fa male al bambino” oppure “fumare
crea un elevata dipendenza non iniziare”. Adesso, trovo sempre
più spesso “… cancro mortale ai polmoni”. Nonostante l’ansia
che mi crea la cosa non riesco proprio a smettere. Credo che le
affermazioni salutiste che minano le convinzioni sul nostro
benessere psicofisico, causano un’ansia talmente grande che
portano ad allontanare il problema da noi. In testa ci passano
velocemente pensieri inconsci del tipo: “a me non accadrà mai”,
oppure, “tutti prima o poi dobbiamo morire”, o infine “con tutto
lo smog che respiro non sarà una sigaretta in più a uccidermi”.
Forse, le locandine nere sul pacco di sigarette generano un ansia
latente, talmente persistente, che per diminuire la tensione molte
persone iniziano a fumare sempre di più. Evidentemente il
Monopolio di Stato conosce bene i meccanismi della nostra
psiche, quindi, utilizza queste frasi shock per farci fumare
maggiormente. »

140
« Ma che senso avrebbe? Francesco pensi davvero che il governo
voglia la nostra morte? »

« Assolutamente no. Vuole i nostri soldi. Più sigarette compri,


più tasse paghi! »

« Caro Francesco, se è vero che il Governo Italiano cerca di far


sviluppare delle dipendenze per far soldi, devo confessarti che io
sono la prima vittima. Ormai, non riesco a fare a meno di
acquistare gratta e vinci ogni volta che entro dal tabaccaio. Con lo
stile di vita che faccio, i soldi degli affitti che riscuoto
mensilmente non bastano più. Spero di fare una grossa vincita per
cambiare la mia situazione economica. »

« Povero Luca, devi fare molta attenzione o rischi di cadere


dentro un tunnel profondissimo. L’essere umano è condizionato
dalla routine dei propri gesti. L’uomo è per natura ossessivo,
ripete le proprie azioni perché è così che costruisce la sua
identità. Non vorrai mica diventare dipendente dal gioco
d’azzardo? »

« Non ti preoccupare, Francesco io gioco responsabilmente, come


consiglia la pubblicità! ... A proposito, fammi controllare i
numeri del superenalotto. Il montepremi è già arrivato a 55
milioni di Euro, sarebbe una bella vincita. »

« Ancora non lo capisci, Luca, sei grande e grosso eppure non ti


rendi conto che ti stanno prendendo per il culo?
Il superenalotto è truccato. Per questo motivo il montepremi da
qualche anno arriva a cifre assurde. Come te lo spieghi? Fino a
quando era legato ai numeri estratti dai bussolotti in diretta tv era
un po’ più semplice fare 6 o 5+1. Adesso è tutto computerizzato.
La combinazione vincente è determinata facendo un controllo

141
istantaneo delle giocate. In poche parole, il maxi-computer fa
uscire sempre la combinazione che non è stata giocata. Tutti quei
poveri sfigati che, come te, continuano a scommettere al
superenalotto mi fanno pena. Giochi solo per arricchire le casse
dello Stato, quindi anche le tasche dei partiti politici che ci
governano! »

… Dopo che Luca se n’è andato, ho iniziato a battere a computer


gran parte degli appunti che ho preso. Non posso più tenere tutto
su un block notes. Così, ho deciso di impostare la veste grafica di
questo libro.
Adesso, la storia della mia vita è diventata un file pronto per
essere pubblicato quasi così com’è, e io sono arrivato più o meno
qui …

142
“RITORNO A PALERMO”

Ogni volta che rientro a Palermo, la città in cui sono nato e


cresciuto, mi viene una certa angoscia. Un tipo come me
dovrebbe vivere al centro dell’universo. Invece, cari lettori, vivo
in un luogo conosciuto nel mondo per la mafia, la corruzione, la
delinquenza e la miseria che osservi passeggiando per le vie del
centro storico. Eppure Palermo potrebbe essere una grande città,
forse la più bella d’Italia. Il mar mediterraneo è splendido, ma la
spiaggia di Mondello, l’unica facilmente raggiungibile è
sovraffollata dal popolino. Per chi non possiede una barca,
godersi il mare a Palermo è un po’ difficile, a meno che si decida
di fare una passeggiata in provincia. La mia città è soleggiata
circa 200 giorni l’anno e l’estate dura quasi sei mesi. Poi, ci sono
innumerevoli opere architettoniche di grande rilievo sparse un po’
ovunque, frutto delle dinastie di arabi, normanni, svevi, angioini,
che hanno colonizzato la mia terra. Nonostante tutto, il settore
turistico in Sicilia è in piena crisi. La movida non è certo come
quella romana, ed è soprattutto per questo motivo che preferirei
vivere nella capitale.
Mi dirigo verso l’aeroporto di Fiunicino e lascio la Porche
Cayenne che ho noleggiato. Sasà ha comprato il mio stesso volo
di ritorno. Mi mette ansia rivederlo dopo il guaio in cui si è
cacciato, ma so che il nostro incontro è inevitabile. Entro in
aeroporto e mi dirigo in sala VIP per godermi un po’ di relax. Lui
mi chiama al telefono, ma non rispondo. Voglio stare da solo. Ci
vediamo al gate, giusto qualche momento prima dell’imbarco.

« Francesco, cavolo ti ho chiamato mezz’ora fa al cellulare.


Potevi rispondere. Ho bisogno che tu mi stia vicino. Sono
terrorizzato! Ho cercato in tutti i modi di contattare la ragazza
eroinomane con cui sono stato a letto, ma nulla. »

143
« Sasà ti serva da insegnamento. Non voglio parlare più dell’altra
sera. Per favore … »

« Si, ma non pensi a me! E se mi fossi beccato l’hiv? Se finissi


per fare la stessa fine di Turiddu a’scimmia… Morire dopo anni
di immense sofferenze… Ti rendi conto? »

« Sasà, smettila! Fatti un controllo del sangue fra 30 giorni e un


altro fra 90. Però non ti angosciare e smetti di triturare il cervello
anche a me. »

« Tieni! Ti ho portato la giacca che mi hai dato prima di entrare al


centro sociale. »

« No grazie, custodiscila tu. Poi me la darai quando saremo a


Palermo, ma non in aeroporto. Dovresti essere così cortese da
lasciarmela a casa dopo averla lavata. »

Non mi fido più di Sasà. Per quanto mi riguarda, potrebbe perfino


usarmi come un corriere della droga per i suoi fottutissimi affari
da quattro soldi. Forse, dovrei iniziare a tenerlo lontano da me. Il
viaggio di 15 giorni a Cuba sarà un buon pretesto per non vederlo
per un po’ di tempo.
Prima di salire in aereo, chiamo Fatima per farmi venire a
prendere. Lei si mostra gentile. Fortunatamente, nella mia Smart
grigia Sasà non può entrare, così lo lascio tornare in metro. Cerco
di tirargli su il morale, ma è ossessionato dal fatto di aver
contratto il dannato virus.

« Sasà, fatti forza! Io Sabato parto per Cuba, voglio trovarti in


forma quando torno. Via quello sguardo funereo dalla tua faccia
di cazzo! … Ti voglio bene, fratellone. Stai sereno e non fare più
stronzate. »

144
« Tranquillo, Francesco. Da oggi Rosario Puntorelli ha smesso
con la droga, con lo spaccio e il lavoro sporco. Mi dedicherò
soltanto al mio negozio di fiori e cercherò di condurre una vita
tranquilla. »

Va via piangendo e la tristezza mi pervade il cuore. E se perdessi


un altro amico per colpa di questo fottuto virus?
Decido di passare dal cimitero dei Rotoli a dare l’estremo saluto a
Salvatore, alias Turiddu a’ scimmia.
Chiamo Gaspare, e lui si stupisce, perché io voglio assolutamente
sapere quale è il lotto del cimitero dove riposa l’anima del nostro
vecchio amico.

« I funerali sono stati ieri Francesco! Tu metti gli affari prima di


tutto. Neanche la morte di un vecchio amico ferma un attimo la
tua vita caotica. »

« Non farmi la morale Gaspare… Non è il momento. Vuoi dirmi


o no dove cazzo lo hanno seppellito? »

« Te lo dico, tranquillo. Prima, però, mi devi fare una


confidenza… Perché neanche Sasà è venuto ai funerali. Che
cazzo ci faceva con te a Roma? »

« Non mi va di raccontartelo adesso... È una lunga storia…


Perché non lo chiedi a lui che cosa è venuto a fare a Roma? Ora,
per favore, dimmi dove è seppellito Salvatore… »

Fatima, mi accompagna al cimitero e aspetta in macchina senza


proferire parola. Sembra scioccata dal fatto che uno stronzo come
me vada al cimitero per salutare un vecchio amico.
Arrivo al luogo della sepoltura. Ovviamente, ancora nessun
marmo sul suo loculo stipato fra centinaia di altri. Sul cemento è

145
scritto solo il suo nome, la data di nascita e quella di morte. Pochi
fiori e nessun parente a far da veglia alla sua tomba. Sono quasi
solo in tutto il cimitero. È quasi ora di chiusura. Mentre osservo il
suo sepolcro nessun sentimento mi sfiora. Penso solo al fatto che
di fronte alla morte dovremmo essere tutti uguali, invece, non è
così. In Italia c’è distinzione anche tra ricchi e poveri. Se sei
povero, al costo di 4 mila euro acquisti un loculo in mezzo a tanti
altri. Compri una bara dignitosa e paghi l’agenzia funebre per il
servizio. Se sei ricco acquisti uno spazio più prestigioso, magari
una cappella per tutta la famiglia al costo di un appartamento in
centro città. Nei paesi musulmani è diverso. Quando muori, che
tu sia ricco o povero, non fa differenza. In Tunisia, per esempio,
ti seppelliscono nudo, come mamma ti ha fatto, avvolto in un
sudario. Nessuna agenzia funebre. Nessuna tomba di legno
pregiato. Sei morto, quindi, a che cosa serve il lusso una volta che
sei trapassato?! Mi piacerebbe poter fare questa domanda agli
antichi egizi, ma so già quale sarebbe la risposta: “apparire”
anche dopo la morte.
Prima di salutare per sempre Salvatore, il mio sguardo si ferma
sul marmo di un ragazzo morto a 25 anni. Un bel figliolo
davvero. Sorridente, sembra un angelo. Sul suo loculo una scritta
cattura la mia attenzione.

Un uomo non muore mai veramente se resta nella


memoria di chi lo ama.

Vado via dal cimitero. Penso costantemente a quella frase, anche


adesso che, giunto a casa, ho ripreso a scrivere il mio diario. Se
morissi adesso, in questo preciso istante… Chi mai si
ricorderebbe di me?
Vado a letto senza cenare. Mi sento davvero triste, ma non per la
morte di Turiddu a’scimmia né per quello che è successo a Sasà.

146
Sono triste per me stesso. Forse, il vero sfigato della società di
oggi sono io e solo adesso me ne sto rendendo conto.

Mi alzo la mattina presto e quasi dimentico i pensieri profondi


con i quali mi sono addormentato. Show must go on. La vita
continua. Vado a lavoro alla buon ora, devo mettermi sotto
almeno oggi.

« Signora Schiavello. Come vanno le cose? »

« Male, Dottor Giusani. Un paio di grossi clienti ci hanno fatto


causa perchè lamentano che la nostra assistenza è inefficiente.»

« Signora, da quanto tempo i nostri clienti lamentano


l’inefficienza dei nostri tecnici, mi dica la verità! »

« Da mesi ormai, dottor Giusani. »

« E perché non me lo ha mai detto? Per quale motivo non lo ho


saputo? Cazzo! Perché non mi ha tenuto informato… Io lo so il
perché, ma voglio comunque sentire da Lei la sacrosanta verita! »

Scoppia in lacrime. Singhiozza, ma continua a non darmi


risposta. Io sono accecato dalla rabbia. So finalmente con
certezza chi è il “giuda traditore” che vuole il male mio,
dell’azienda e della mia famiglia. È l’ultima persona che pensavo
potesse tradirmi, invece mi sbagliavo.

« Dottor Giusani.. Mi creda, io l’ho sempre rispettata. Le ho


voluto bene come un figlio, ma Lei ha sempre tenuto le distanze
da me. Sono stata io a scrivere quelle lettere anonime e a lasciarle
sulla sua scrivania. »

147
« Perché? Dimmi perché lo ha fatto? Cosa vuole da me? Quanti
soldi le ha dato mio padre in tutti questi anni?! Mi risulta che lei
viene pagata quasi 7 mila euro al mese… Riesce a campare un
figlio di 20 anni all’Università privata, inoltre con i soldi che ha
guadagnato nella mia azienda si è comprata due appartamenti.
Mio padre la ha tolta dalla strada… Quindi adesso lei mi dice
perché vuole rovinare tutto quello che abbiamo costruito? »

« Perché Lei, dottor Giusani, mi ha sempre trattato come


un’estranea. Ci conosciamo da tanti anni e non ci siamo mai dati
del tu… Eppure, ci sono tante cose di cui dovremmo discutere...
Tante cose dovresti sapere di me, Francesco… »

« Cosa dovrei sapere? ... Iniziamo pure a darci del “tu”…


Dimmelo… Dai sfogati… »

« Io e tuo padre siamo stati amanti per tantissimo tempo. Però,


ormai da 5 anni mi ha messo qui a proteggere l’azienda da te e
dalla tua vita frenetica e sregolata… E io sono stanca di essere
sempre sola, senza tuo padre, senza un obiettivo e senza l’amore
di qualcuno che invecchi con me… Mio figlio ormai è grande ed
è andato studiare fuori città. Non mi è rimasto praticamente
nessuno. Ho iniziato a odiare tuo padre e quindi anche te,
Francesco… Volevo vedervi falliti e infelici, come lo sono io…
Ma, mi rendo conto che la vendetta non mi darà mai indietro
l’amore di tuo padre. Una vita intera a rincorrere una storia
impossibile… »

« Voglio chiudere questa situazione nel modo più pacifico


possibile, quindi adesso tu mi dici quanto vuoi? Qual è il tuo
prezzo? Ti firmo un assegno e scrivi tu la cifra. Questa sarà la tua
liquidazione. Con questa cifra sto pagando il tuo silenzio su certe

148
cose, ma soprattutto pagherò perché tu esca per sempre fuori
dalla mia vita e da quella della mia famiglia. »

« L’amore non ha prezzo! Mi dispiace davvero per come mi sono


comportata, ma non voglio assolutamente nulla da te.
Continuiamo a restare due perfetti estranei. Io vado via e i tuoi
segreti moriranno con me. Ti prego soltanto di non fare del male
a me o a mio figlio. Lui è tutto ciò che conta per me. Conosco la
storia della vostra famiglia, Francesco. So chi era tuo nonno, so
che le Vostre amicizie possono essere pericolose per me. Quello
che ti chiedo è un accordo. Io porterò con me tutti i tuoi segreti, li
custodirò in silenzio fino alla morte, ma tu, caro Francesco
Giusani, adesso mi giuri sulla testa di tua madre che non torcerai
mai un capello a me e mio figlio. »

« Hai la mia parola… Adesso va’ via e non farti più vedere,
raccogli le tue cose e lascia per sempre il mio ufficio. »

Tutto sembra remare contro di me... E io che pensavo di partire


per Cuba, senza pensieri! Adesso mi ritrovo un’azienda che fa
acqua da tutte le parti e nessuno che possa sostituire la signora
Franca Schiavello.
A questo punto, non mi resta che rimboccarmi le maniche e
iniziare a lavorare seriamente. Il pilastro della mia azienda adesso
sono io, e devo prendere le decisioni giuste se voglio continuare a
far vivere il mio piccolo impero.

Mi prendo un’ora per riflettere e sistemare le idee.


Innanzitutto, penso all’accordo con Franca Schiavello. Gli amici
di cui mi circondo mi hanno trasformato in un mafioso ai suoi
occhi, addirittura in un potenziale killer. Io, in realtà, non sarei in
grado di sparare neanche a un cane randagio. Quindi, arrivo alla
conclusione che d’ora in poi non farò più affari con la famiglia

149
Scotto e con tutta la gentaglia che mi garantisce il successo negli
appalti pubblici. Mi rendo conto che è il momento di
comportarmi come un allenatore. Per diventare un manager
onesto, devo costruire una squadra vincente utilizzando in modo
giusto tutti gli impiegati che ho a disposizione. I tecnici devono
iniziare ad avere rapporti telefonici diretti con i clienti, anzi,
ognuno deve avere un portfolio clienti. Potrebbero fottermi
creando un’attività loro, ma se li pago bene e se cambio
atteggiamento nei loro confronti, forse, mi resteranno fedeli.
Finora, ho sempre fatto ruotare gli addetti all’assistenza tecnica
affinché nessuno stringesse legami forti con il cliente. Adesso,
sono costretto a fare tutto l’opposto. Devo decentrare tutto e
rischiare di perdere su qualche fronte. Qualcuno di loro mi
abbandonerà strada facendo, ma chi resterà al mio fianco sarà
pagato profumatamente. Il mio stipendio dovrà diminuire
drasticamente, per questo ho deciso che il viaggio a Cuba lo farò
comunque. Sarà il mio ultimo momento spensierato prima di
gettarmi a capofitto sul lavoro.

Faccio convocare dalla mia segretaria tutto il personale per una


riunione che cambierà per sempre le regole in azienda.

« Cari colleghi, Vi ho fatto chiamare tutti insieme perché questa


azienda sta vivendo un momento di difficoltà. Io non voglio
licenziare nessuno di Voi, perché c’è chi ha famiglia, c’è chi si
impegna duramente nel suo lavoro e c’è chi crede in me. A dire il
vero, forse solo pochi fra di Voi… Io non ridurrò lo stipendio a
nessuno, anzi d’ora in poi sarete pagati il doppio e puntualmente.
Percepirete per intero i soldi che avrete nelle nuove buste paga.
Chi di Voi deciderà di restare con me firmerà un nuovo contratto
di lavoro. Avrà pieni poteri su un portfolio clienti. In cambio,
chiedo fedeltà all’azienda e alla mia persona. Io, finora, sono
stato un capo indiscusso. Adesso, invece, lavoreremo insieme per

150
lo stesso obiettivo. Mi rendo conto che in questi anni ho fatto i
miei porci comodi. Sono venuto tardi a lavoro, spesso mi sono
assentato lunghi periodi per viaggi di affari o di piacere. Ho fatto
una vita che molti di Voi probabilmente invidiano. Adesso, però,
do la possibilità a ogni dipendente di crescere all’interno di
questa azienda. Chi si impegnerà duramente farà carriera e
guadagnerà molti soldi. Il vero motore dell’azienda sarete Voi. Il
“nostro” lavoro permetterà la sussistenza mia e Vostra. Lo so, io
non sono mai stato un uomo onesto, ma ho deciso di cambiare e
la mia parola è una sola! Prometto che, se Vi impegnerete, il
Vostro stipendio aumenterà sempre più. Siamo in tempo di crisi e
sapete bene che trovare lavoro in Sicilia è diventato praticamente
impossibile. Vi garantisco un futuro sereno, ma Voi dovete
impegnarvi al massimo e andare d’amore e d’accordo con il
Vostro team e soprattutto con me… Un’ultima cosa, io mancherò
per due settimane e Voi dovrete cavarvela da soli. Iniziate a
trattare i nostri clienti come se fossero i Vostri figli. Al mio
ritorno se noterò dei piccoli cambiamenti positivi, vorrà dire che
avrò fatto la scelta giusta. »

Dai loro sguardi, mi rendo subito conto di aver toccato i tasti


giusti e torno a casa ottimista. Faccio preparare a Fatima le valige
e sabato mattina decido di partire per Cuba senza pensarci troppo.

151
“LA RIVOLUZIONE SESSUALE A CUBA”

Finalmente, è arrivato il Sabato più bello degli ultimi sei mesi.


Viaggio premio e volo con partenza da Milano Linate. Non avete
idea di quanto sia comodo viaggiare nel lusso della prima classe,
soprattutto quando l’aereo impiega dieci ore di volo. Tra Cuba e
il Bel Paese ci sono 6 ore di fuso orario. Arrivi all’aeroporto Jose
Marti International tremendamente rincoglionito, nonostante il
posto comodissimo e il trattamento reale riservato
dall’equipaggio. Sono stato quasi in ogni luogo del mondo, ma
Cuba a 40 anni è forse la meta più bella. Habana, Cayo Largo,
Isla Paraiso, il museo de la revolucion, plaza de la catedral, le
donne, la bamba, il rum, i sigari e la box di strada. Il paradiso si
fonde con l’inferno. La ricchezza e la povertà camminano a
braccetto, come il bianco e il nero. La gente ti avvolge come
l’accappatoio dopo la doccia d’inverno. Autostoppiste molto belle
chiedono continuamente passaggio. È questo il modo in cui le
mestieranti si spostano alla Habana. Nulla passa meno
inosservato di un italiano ben vestito che va in giro con una
macchina di lusso presa a noleggio. Trascorro la prima sera
all’Habana zona Rampa, come consigliato dal mio tour operator
di fiducia “gnocca travel”. Tikoa Club è il nome del primo locale
in cui ho messo piede. Nelle vicinanze altri localini in cui si
esibiscono una schiera di ragazzine poco più che ventenni.
Cioccolatini squisiti come i baci perugina. Il problema è che io
non vado proprio matto per le ragazze di carnagione troppo scura.
Non mi ritengo razzista, tuttavia i miei gusti sono orientati verso
la carne bianca. Culetti scultorei si muovono davanti ai miei
occhi mandandomi in trans ipnotica. Inizio a contrattare con le
due ragazze più belle del locale. Guglielmo, un promettente
giovanotto di Milano, in viaggio con me sta a guardare. Ancora
non ha rotto il ghiaccio. Gli tremano le mani. È pervaso da un

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desiderio irrefrenabile di scopare, ma la sua morale o la sua
timidezza glielo impediscono. Dopo 3 giri di rum invecchiato 7
anni comincia a sbloccarsi.

Con la globalizzazione il tariffario delle escort è diventato


pressoché standardizzato in tutto il globo, a prescindere dalla
razza, dalla moneta, dagli usi e dai costumi. L’unica cosa che fa
variare il prezzo delle donne che vendono il loro corpo nei club è
il livello del servizio che ti offrono e la durata della prestazione.
A Cuba il prezzo di una scopata è di circa 100 euro per tutta la
notte. Quindi, la stessa tariffa praticata in Brasile o nei pochi
bordelli del Marocco, anche se a dire il vero le ragazze
marocchine non hanno rivali al mondo in quanto a bellezza dei
lineamenti del viso. Agadir, Casablanca e Marrakech
costituiscono il triangolo dove nasce la tipica bellezza
mediterranea. Le ragazze più affascinanti, che pascolano sulla
verde terra di Dio, nascono lì.

La prima sera a Cuba si conclude con una megaorgia in


compagnia di Guglielmo (che conosco appena) e tre cubane dal
fisico mozzafiato. In albergo occorre pagare un sovrapprezzo
perché ti lascino salire le ragazze, e il nostro hotel è la struttura
ricettiva più lussuosa di tutta l’Habana. Non potendo portare le
troie che abbiamo rimorchiato in camera, perché secondo
Guglielmo ci saremo sputtanati con gli altri colleghi, decidiamo
di andare a trascorrere la notte direttamente nel loro
appartamento. In realtà, non potevamo immaginare che i 5 padri
di famiglia rimasti in albergo non dormivano affatto! …Tornati al
nostro hotel mi sono reso conto che devo smetterla di stare dietro
alle paranoie mentali dei ragazzi come Guglielmo De Bernardis,
che conoscono ancora poco il mondo. Al loro risveglio, infatti, i
nostri colleghi si erano tremendamente preoccupati per la nostra
assenza.

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« Ma che cazzo avete combinato ieri notte?! Ragazzi siamo in un
luogo pericoloso! Ci avete fatti stare in pensiero… Siamo andati a
fare colazione e alla reception ci dicono che non vi siete ritirati.
Siete pazzi o cosa? »

« Lo so. Avete ragione, colleghi miei, solo che Guglielmo “il


fesso” pensava che avremmo fatto brutta figura davanti a Voi
Signori a salire in albergo con delle troie. »

« Ma che stai dicendo?! Figurati, Francesco, anche tutti noi ieri


sera ci siamo fatti una bella scopata, comodamente in camera
nostra. »

Non posso crederci. Quel coglione di Guglielmo, con la sua


timidezza e i suoi modi eleganti e cortesi, mi ha costretto a
dormire fuori dalla fortezza del mio hotel. Pensandoci bene,
quando ti rechi in posti simili è meglio stare attento a dove vai e
valutare bene con chi sei. Tanto per iniziare, Sasà mi ha
trasmesso l’ansia terribile di poter contrarre qualche malattia
venerea. Poi, ogni volta che mi trovo in terra straniera, mi
vengono in mente storie di orrore di turisti sventurati a cui hanno
estratto organi per rivenderli al mercato nero. Quindi, durante il
mio soggiorno a Cuba ho deciso di prendere due precauzioni:
camminare sempre con il documento di riconoscimento e soldi
contanti (non troppi) nella tasca anteriore del pantalone;
acquistare preservativi durex defensor superspessi e
iperlubrificati, per ridurre al minimo il rischio di rottura. Mai e
poi mai avrei scopato con una puttana senza preservativo né avrei
praticato del sesso orale a una escort cubana. Per me l’intimità
totale esiste solo con le mie donne, quelle che prima di darmela
scroccano almeno due o tre cene!

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Devo essere sincero con Voi, amici lettori, Cuba è sicuramente un
luogo affascinante, ma il pericolo è sempre dietro l’angolo. Mi
ritrovo, quindi, in una situazione davvero particolare. Io sono
figlio dell’altissima borghesia, così come lo sono i colleghi partiti
con me. Sono abituato a scopare con modelle, ragazze immagine
pulitissime e super attente alla loro salute. Andare a giocare una
partita fuori casa mi ha sempre creato fobie. Solo durante i miei
viaggi in terra araba mi sento pienamente sicuro. Sono uno dei
pochi privilegiati che può scopare in luoghi così ostili alla libertà
sessuale. Il mondo arabo mi affascina in toto: la cultura, le usanze
e le tradizioni. In quei luoghi esotici ho avuto il piacere di
intrattenermi con angeli scesi dal cielo. Ho posseduto donne
bellissime quasi vergini, che si concedono solo a pochi uomini.
Roba da sceicchi con il gusto dell’esclusività. C’è gente che per
cifre esorbitanti va nei Paesi Arabi perchè gradisce cogliere la
verginità della donna. Io, però, non sono mai stato uno di quelli.
Un altro luogo in cui mi sento davvero a casa è Sydney. Lì ho
preso quasi residenza presso lo Stiletto Brothel, un bordello
superconfortevole, dove le escort ti controllano perfino il pene
con un macchinario di ultima generazione, una specie di
spettrometro che da la certezza quasi assoluta che tu non abbia
alcuna malattia venerea. Il condom è comunque d’obbligo. Le
ragazze dello Stiletto svolgono un ruolo emozionale più che
fisico, sono escort strapagate che conoscono bene la psiche
umana e riescono a donarti affetto quasi reale.

… Oggi, però, mi trovo a Cuba, un territorio nuovo e per me


ancora da esplorare! Mi accorgo subito che qui i modi con cui le
donne vanno corteggiate devono essere molto diretti. Qui, come
in Brasile, anche l’uomo più disinibito non è più un cacciatore,
ma una preda… Lo so che dovrei godermi la vacanza senza fare
continui paragoni ma, avendo girato il mondo, mi risulta davvero
difficile. Chiudo il mio diario e mi preparo per uscire, dopo aver

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trascorso, insieme a tutti i miei colleghi un intero pomeriggio da
buon turista. Abbiamo visitato Piazza delle Armi e il mercato
attiguo, pieno di bancarelle in cui si vendono cimeli della
rivoluzione, imperdibile per un collezionista di oggetti storici.

È la mia seconda sera a Cuba, e si fa sentire l’effetto jet lag,


stanchezza e confusione mentale. Mi limito, quindi, nel consumo
degli alcolici. Siamo nuovamente soltanto io e Guglielmo ad
andare in giro per locali notturni. Con i consigli di gnocca travel,
ci lanciamo alla ricerca del Castello del Moro, una discoteca
piena di giovani ragazze locali. Arrivati a destinazione, quello
che immediatamente mi colpisce è la musica, mi sembra di essere
fuori contesto. È buffo come il movimento del corpo delle donne
cambi a seconda della parte del globo in cui ti trovi. Per esempio,
le ragazze tedesche ballano in modo quasi isterico, le rumene,
invece, sono piuttosto fredde. In Brasile, come in tutta l’America
latina, il girovita e i fianchi giocano come se stessero muovendo
un hula hop. Mentre, in tutto il mondo arabo la sensualità dei
movimenti, la grazia e il decoro fanno della danza un’arte
sublime.

… Trascorre appena mezzora e io vengo assalito da una


valanga di donne molto belle, ma poco profumate. Il ballo
scatenato e il caldo afoso della giornata ha fatto trasudare dalla
loro pelle un odore acre e molto intenso. Non c’è nulla di meno
romantico di una donna con un odore forte, ma io mi adatto alla
situazione. Non passa molto tempo, e sono già su un divanetto a
pomiciare con due simpatiche gemelline. Non vedo più
Guglielmo, ma la cosa non mi preoccupa. Per quanto mi riguarda
potrebbe accadergli di tutto, in fondo lo conosco appena. Credevo
fosse un ragazzo con un potenziale da sviluppare, ma forse mi
sono sbagliato! … Dopo un’ora che è sparito, però, lo ritrovo in
pista a ballare con una faccia estremamente soddisfatta.

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« Ehilà, Guglielmo pensavo di averti perso! Dove sei stato? »

« Sono andato in macchina con questa mia amica! »

Non posso crederci… Ha beccato un gruppo di ragazze italiane in


vacanza a Cuba, tutte sole. È un fatto straordinariamente insolito!
Ancora più inverosimile è stata l’abilità del mio giovane amico.
Guglielmo ha sedotto, conquistato e posseduto una ragazza
italiana a Cuba nel giro di un’ora. Tutto ciò, mentre io ancora mi
sto solo riscaldando. Non ho più dubbi, questo ragazzo ha molta
fortuna, e certamente possiede un sex appeal che io non riesco a
percepire. Piace alle donne, nonostante la sua timidezza e i suoi
eccessi di buone maniere. In questi giorni, potrei plasmarlo a mia
immagine e somiglianza. Nel frattempo mi ha servito un assist
vincente. Scoparmi una delle nuove amiche di Guglielmo diviene
il mio scopo primario. Anzi, il mio obiettivo è Lucilla, una
ventottenne sale e pepe, apparentemente scontrosa e sicura di sé.
Mi fa impazzire il fatto che lei, inizialmente, non mi fila quasi
completamente, contrariamente a qualunque altra ragazza
presente nel locale. Impiego una notte intera per ottenere un solo
misero bacio! È davvero frustrante. Mi vado a coricare senza
avere scopato. La cosa è piuttosto strana. Durante i miei viaggi,
non è mai capitato di andare a letto una sola notte senza
compagnia femminile. Mi rendo conto che sto invecchiando.
Il terzo giorno, mi alzo dal letto come fossi resuscitato dal regno
dei morti. È come se mi fossi risvegliato da un sonno
lunghissimo. In realtà ho dormito appena 5 ore e sento ancora
sulle labbra il sapore di Lucilla. Ha l’alito fresco di Vigorsol alla
menta. Non fuma e non beve alcolici. Soprattutto, mi ha spiazzato
il modo freddo con cui mi ha trattato. Faccio colazione con
Guglielmo e gli altri colleghi. Poi decidiamo tutti quanti di andare
a prendere un po’ di sole alla playa.

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« Francesco, devo confidarti una cosa. La ragazza di ieri notte mi
ha totalmente fottuto il cervello. Non ho fatto altro che pensare a
lei. Vedi per me non è stata solo una squallida scopata. Mi piace
davvero. È stato come un fulmine a cielo sereno. »

« Devo proprio dirtelo, Guglielmo… C’è una regola a cui mi


sono sempre attenuto che è la seguente: non innamorarti mai di
una ragazza che te la da alla prima sera. La tua donna ha battuto
ogni record. Insomma, pensaci bene, te la sei scopata dopo
neanche 20 minuti. Non lasciarti intrippare il cervello dagli
ormoni e dalla dopamina. »

« Francesco, tu non capisci. È come se la conoscessi da sempre.


Fare l’amore con lei è stato talmente naturale, come quando fai
l’amore con tua moglie. »

« Parli con la persona sbagliata. Io non mi sono mai sposato! »

È un problema. Quel fesso si è innamorato, e a me piace da


impazzire Lucilla, l’amica della sua amata. L’avrei scopata e poi
mollata la sera dopo, così come deve essere fatto durante un
viaggio del genere.
Il sole inizia a scottare. Io, Guglielmo e gli altri cinque colleghi
torniamo in albergo per pranzare. Sfido Guglielmo a invitare le
due ragazze italiane a cena con me e lui. Non sono proprio
entusiaste perchè devono dividere il loro felice quartetto, ma alla
fine accettano l’invito, separandosi dalle altre due amiche.
Quattro ragazze sole in viaggio a Cuba, è un segnale palese di
come il mondo di oggi sia cambiato. Fino a qualche anno fa
nessuna ragazza sana di mente si sarebbe imbarcata in
un’avventura così rischiosa. Le portiamo a cenare nel migliore
ristorante dell’Habana. Tutto a base di pesce freschissimo.
Guglielmo è vestito come uno sposo ed è teso come una corda di

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violino. Io sono un po’ perplesso per le modalità abbastanza
patetiche con cui si sta svolgendo il mio approccio a Lucilla.
Roba da quindicenni. A cena con l’amico e la compagna di lui.
Gli appuntamenti doppi mi hanno sempre fatto molta tristezza. La
partita va giocata da solo, perché l’errore dell’altro può
compromettere irrimediabilmente il risultato. Se Guglielmo
stasera combina qualche stronzata, se non sarà all’altezza della
situazione, passerò un'altra notte in bianco. Abbiamo prenotato
presso il ristorante “La Torre”, soprattutto per le buone recensioni
e per la vista panoramica sull’Habana.
La sala del ristorante è costituita da un unico ambiente, niente
angoli per appartarci, nessun tavolo si differenzia dall’altro.
Siamo due comunissimi mortali nella terra di nessuno. Mi è
sempre piaciuto distinguermi dalla massa. Avere qualcosa di
unico per rendermi immediatamente riconoscibile è una delle
cose a cui non posso proprio rinunciare. Quindi, il fatto che il
nostro incontro con due bellissime donne italiane si svolga in un
luogo così anonimo crea in me un senso di insicurezza. All’arrivo
di Lucilla, tutte le perplessità sul metodo di approccio, e sulla
situazione fanciullesca che abbiamo creato, divengono una
certezza. Lei è bellissima. La sera precedente non ho notato il suo
fascino, la dolcezza del suo sguardo, la pelle liscissima, i capelli
neri e gli occhi verdi come due gemme preziose. Ieri era vestita
con un jeans e una t-shirt, ma adesso sfoggia un’eleganza degna
di una first lady. Sono trascorsi ormai diversi anni dall’ultima
volta che una ragazza ha suscitato in me queste sensazioni.
Tuttavia, non posso lasciarmi prendere troppo da lei, altrimenti il
mio viaggio a Cuba sarà di certo il meno prolifico della storia
dell’uomo quanto a numero di donne scopate!
Ci sono due ostacoli che mi separano da Lucilla. Il primo è
Guglielmo, e la sua infatuazione per Ginevra. Il secondo è la
totale indifferenza di Lucilla al mio fascino. È come se un tipo
come me lo abbia già conosciuto milioni di volte. Ogni dialogo

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con lei e ogni mia strategia seduttiva non portano a nulla. Eppure,
sono certo di piacerle, altrimenti ieri sera non mi avrebbe baciato.
E poi, anche adesso che sto seduto di fronte a lei al tavolo di un
ristorante cubano, lo leggo nei suoi occhi… È innegabile il fatto
che prova una forte attrazione sessuale per me. Gioca a fare la
stronza. Forse, è una di quelle donne che nel rapporto di coppia
vuole comandare. Glielo faccio notare, lei mi dice che dominare
gli altri e il mondo che la circonda le ha sempre garantito una vita
felice. Sostiene di riuscire a ottenere tutto ciò che desidera grazie
all’approccio che utilizza. Tutte queste stronzate “psicosociali” le
conosco di certo meglio di lei. La mia esperienza nelle relazioni
interpersonali è sicuramente superiore alla sua. Conquistare
Lucilla, mi sembra quasi una sfida impossibile… Arrivati al dolce
intuisco che, se voglio avere la sua stima, devo necessariamente
uscire fuori dai soliti schemi. Lei non vuole essere sedotta con il
denaro, o con qualcosa di artificiale. Vuole qualcosa di autentico.
Dopo la cena mi viene in mente un’idea geniale. Propongo a
Guglielmo di separarci. Così, pago un taxi al mio nuovo amico e
salgo da solo con Lucilla nella macchina superlusso che ho preso
a noleggio.
Il silenzio fra di noi è rotto solo dai battiti del mio cuore, ma
credo che lei non possa percepirli.

« Mi fermo a comprare due birre… Se non ti dispiace… »

Annuisce soltanto, non proferisce parola.


Apro il cofano della macchina per cercare qualcosa con cui potere
aprire le due bottiglie e vedo il mio telo da mare, grande quasi
due piazze. La fortuna è dalla mia parte. Un fulmine illumina la
mia mente, forse, partorisco un’idea geniale!
Provo emozioni difficili da descrivere, ma certamente autentiche.
Con Lucilla non posso bluffare, lo capirebbe. Devo essere me
stesso. Non posso mostrarle l’immagine finta dietro la quale mi

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nascondo da anni. Devo fare uscire il mio lato umano e mettermi
a nudo per ciò che sono, con i miei pregi e i miei difetti.
Decido, con il suo tacito accordo, di fermarmi in una spiaggia
incantevole. Siamo solo io e lei, distesi sul mio enorme telo a
guardare un magnifico cielo stellato.
Inizio una lunga chiacchierata con lei, mostrando anche il mio
lato più debole e vulnerabile. Praticamente, le racconto
brevemente tutta la mia esistenza. Il fulcro dei nostri discorsi
diventa il modo in cui io sia cambiato nel corso degli anni. Mi
sembra quasi di parlare con la mia coscienza, e lei è pronta ad
ascoltarmi, senza giudicarmi. Non ho mai pianto davanti a una
donna, ma alla fine del mio soliloquio, una lacrima scorre sulla
mia guancia destra, fino ad arrivare alla bocca. Lei se ne accorge.

« Ha un sapore amaro, come la vita che ho vissuto... »


Lucilla mi accarezza il viso e iniziamo a baciarci dolcemente. Mi
ritrovo a fare l’amore con lei per tutta la notte, immersi in un
paesaggio surreale. Siamo soltanto io e lei, il cielo e il mare… I
nostri corpi disegnano l’amore su una spiaggia infinita. Siamo
soltanto io e lei, in uno spazio senza limiti, dove il tempo sembra
durare in eterno.
La accompagno al suo albergo, mentre il sole inizia a sorgere su
un nuovo giorno… Mi sveglio al mezzodì, e mi sembra
nuovamente di aver dormito per milioni di anni. È davvero strano
l’effetto che produce l’amore sull’organismo. Miliardi di neuroni
iperattivi, ricordi di odori e sapori della notte precedente,
palpitazioni cardiache e astenia. L’amore ti rende inerme,
vulnerabile come un ragazzino indifeso. È strano provare delle
sensazioni simili. Non ho più alcun controllo sul corpo e sulla
mente. È come se un’entità spirituale fosse entrata dentro me,
impadronendosi della mia essenza.

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Mentre me ne sto sdraiato in spiaggia sotto un sole rovente,
ripenso alla notte appena trascorsa, aspettando la telefonata di
Lucilla che non arrivava.
Scrivo incessantemente il mio diario per cercare di spiegarvi cosa
significa amare, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare le
parole giuste…
Lucilla, purtroppo non chiama, forse ancora dorme, ma io sento
l’esigenza di rivelarle le emozioni che mi ha suscitato.
Prendo il cellulare e le invio questo messaggio:

Lucilla, ieri notte ho vissuto un sogno meraviglioso…


Tu eri bellissima e i tuoi occhi, come due stelle,
brillavano nel buio di una spiaggia incantata.

Fortunatamente, la sua risposta arriva quasi immediatamente.


Capisco, quindi, che anche lei è gia pazza di me!
Siamo come una coppia di ragazzini, che scopre la bellezza
dell’amore. La vacanza a Cuba diventa il nostro viaggio di nozze.
Niente più sesso mercenario. Niente più avventure, nessun altra
conquista... La stessa cosa accade a Guglielmo e Ginevra.
L’ultima sera ceniamo tutti e quattro insieme. Non è una cena di
addio, perché anche le nostre ragazze stanno rientrando in Italia.
Lucilla verrà a vivere da me. La conosco appena da due
settimane, ma tutto è successo molto in fretta. È come se due
anime gemelle, che si sono cercate, fin da prima che il mondo
nascesse, si siano finalmente trovate.
È davvero incredibile. Lucilla sa tutto di me, mi conosce perfino
meglio di quanto possiate conoscermi Voi, stimati lettori e
adorabili lettrici. Mi è entrata subito nel cuore e nella mente,
carpendo ogni segreto della mia poliedrica personalità. Purtroppo,
io so ben poco di lei. Non ho neanche idea di che lavoro faccia.
Non so se è laureata, di chi è figlia, oppure se abbia mai amato un

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altro uomo quanto ama me. Ogni volta che ci troviamo a parlare
di lei e della sua vita, riesce abilmente a sviare il discorso.
... A distanza di una settimana dal “viaggio di nozze a Cuba”,
Lucilla si è trasferita a casa mia. La mia adorata Fatima ha
iniziato a lavorare per me solo a part-time 3 volte la settimana.
Tuttavia non gli ho ridotto di molto la paga.
Lucilla si è mostrata subito una perfetta mogliettina. Cucina dei
manicaretti squisiti. Aspetta che torni da lavoro per saltarmi
addosso, strappando con violenza i miei vestiti firmati. Adora il
sesso quasi più di me. La nostra passione è come l’eruzione di un
vulcano. Si accende ogni volta che i nostri occhi si incrociano per
più di dieci secondi. Il letto è quasi sempre disfatto. Facciamo
l’amore tre volte al giorno.
“MMS” : Mattina, Mezzogiorno e Sera. L’unico corpo che
desidero è il suo. Le altre donne, praticamente, non le guardo più.
Niente più vita mondana, niente avventure selvagge. Niente
alcool, orge e feste esagerate. Solo e sempre Lucilla. L’affinità e
la complicità sessuale tra noi è davvero al limite dell’utopico.
Siamo come il meccanismo di precisione di un orologio svizzero,
di quelli in cui due rotelle dentate si incastrano perfettamente,
girando simultaneamente, per scandire puntuali i battiti del tempo
dell’amore.
... Passano velocemente giorni, poi settimane e ancora mesi. Io e
Lucilla diventiamo una coppia solidissima e io inizio un processo
di cambiamento, radicale e irreversibile.
Da quando ho cambiato politica aziendale, il lavoro va
abbastanza bene. Guadagno molto meno, mentre i miei impiegati
molto di più rispetto a prima. I clienti sono soddisfatti per la
puntualità e l’efficienza dell’assistenza tecnica. Le vendite non
sono calate per nulla, anzi, qualche impiegato si sta rivelando un
ottimo collaboratore.

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Mi dedico al lavoro molto seriamente, ho messo da parte le brutte
amicizie e ho iniziato a trascurare gran parte dei miei
pseudoamici.
Sasà è risultato negativo al test dell’hiv e io ho tirato un sospiro
di sollievo. Anche lui ha iniziato un percorso per cambiare vita e
io ho deciso di aiutarlo. È diventato un impiegato della mia
azienda, ancora ha bisogno di formarsi, ma ce la mette tutta. Ha
smesso con la droghe pesanti e leggere. Ha smesso con l’alcool e
non fuma neanche più una sigaretta. Io sto seguendo il suo stesso
percorso. Ho smesso con i vizi.
Ho iniziato a frequentare in modo assiduo il mio vecchio amico
Gaspare, insieme ci alleniamo in palestra due volte a settimana.
Sua moglie Nadia e la mia amata Lucilla sono diventate ottime
amiche. Il suo matrimonio ha ripreso a funzionare alla grande.
Forse l’influenza di Lucilla su sua moglie è stata determinante.
Sta di fatto che hanno ripreso a fare l’amore ogni sera, e le
fantasie sessuali di Gaspare vengono soddisfatte appieno. Quando
usciamo la sera tutti e quattro insieme non c’è uomo che non si
volti ad ammirare le nostre donne.
Insomma, finalmente la mia esistenza sembra aver acquisito una
certa regolarità e io sono felice così.
… Purtroppo, però la vita non è mai come ti aspetti, così un
giorno un fulmine a ciel sereno ha aperto uno squarcio nel mio
cuore. Un Lunedì pomeriggio di Maggio, bello e luminoso come
tutti i giorni che sono trascorsi da quando Lucilla è entrata
prepotentemente nella mia vita, si è fatto vivo Guglielmo. Mi
telefona in ufficio da Milano. Anche lui ha continuato la storia
con Ginevra. Talvolta, ci siamo anche visti per trascorrere
qualche week-end insieme. Dopo tutto è grazie a lui che ho
conosciuto Lucilla. La sua donna però non si è trasferita a casa
sua, tanto meno ha cambiato città. È rimasta a vivere a Roma,
l’ombelico del mondo.

165
Non appena rispondo al telefono, capisco dal tono affranto della
sua voce che si è lasciato con Ginevra. La loro storia d’amore,
figlia della passione e della spensieratezza di una bellissima
vacanza, è finita per sempre.
...Guglielmo sta per spiegarmi il perché…
Vengo a sapere così, tramite lui, che Lucilla, Ginevra e le altre
due amiche erano andate a Cuba per prendersi un meritato riposo
da lavoro. L’ultima cosa che cercavano era una storia d’amore o
tanto meno qualche avventura sessuale. Volevano soltanto vedere
un mondo nuovo, diverso da quello che conoscevano. Credevano
che nessuno, in quel paradiso di gnocca avrebbe fatto caso a loro.
Solo così si sarebbero sentite davvero libere.
Quello che Guglielmo si è sentito in obbligo di dirmi è di certo
l’ultima cosa che un uomo innamorato vorrebbe sapere. Le nostre
donne erano delle escort in vacanza. Proprio così, amici lettori.
Erano delle professioniste del sesso di altissimo livello. Sono
state così naturali, genuine, intelligenti e simpatiche che non
abbiamo sospettato nulla. Lucilla, ha degli occhi così dolci, un
visino tenero e pulito, e un seno così piccolo e naturale che mai e
poi mai potrei immaginarla mentre scopa con dei perfetti
sconosciuti in cambio di denaro.
La morte è scesa dentro il mio cuore. Com’è possibile? Come ho
fatto a essere stato così cieco? Dopo tutte le esperienze sessuali e
interpersonali che ho avuto, sono caduto da un albero come un
ragazzino che si arrampica per la prima volta a cogliere delle
pigne. E proprio una di queste pigne è piombata dritta sul mio
cranio.

Dopo la chiamata di Guglielmo, sono ancora nella stanza del


mio ufficio a meditare su quello che dovrei dire a Lucilla,
tornando a casa. Ho ripreso a scrivere il mio diario, dopo averlo
messo da parte per molto tempo…

166
Sono stato ferito profondamente e sono davvero turbato. Arrivo a
casa, senza alcuna idea precisa. Non appena apre la porta, Lucilla
capisce tutto solo dal mio sguardo. Inizia a piangere
disperatamente. Il suo viso angelico è ancora più dolce, mentre le
lacrime sgorgano copiose dai suoi occhi color verde smeraldo…
Avrei dovuto sbatterla fuori da casa mia, ma non ho avuto il
coraggio. Forse il destino ha fatto in modo che due spiriti così
affini si incontrassero. Per certi versi, sono stato una puttana
anche io, non meno di lei. Ho scopato con migliaia di donne, di
tutte le razze e di tutte l’età. Ho peccato molto più di lei, e ora
l’Onnipotente mi sta mettendo alla prova, infliggendomi una
punizione davvero sarcastica. Non è facile accettare il proprio
destino, soprattutto quando sei convinto che sei tu a scegliere la
tua vita. Io in realtà, nell’arco della mia frenetica esistenza non ho
quasi mai scelto nulla di buono, fino a quando non ho iniziato a
ragionare con il cuore, piuttosto che con la testa, oppure con
l’uccello... Così, ho voluto fare il contrario di ciò che andava
fatto. Io e Lucilla siamo restati uniti. Non possiamo distruggere la
nostra storia d’amore, soltanto per ciò che siamo stati in passato.
È una prova durissima che dovrebbe cancellare tutti i miei
peccati.
Mi capita spesso di pensare a tutti gli uomini che sono entrati nel
corpo bellissimo di Lucilla. Quante labbra si sono sovrapposte
alle sue? ...Cinquantenni o sessantenni ricchissimi si saranno
approfittati di lei. Sinceramente, dopo una settimana di ossessioni
infernali, abbiamo preso la saggia decisione di non parlare mai
più del suo passato. Per quanto ne sappia, è stata a letto soltanto
con uomini potentissimi, sceicchi megamiliardari e pezzi grossi
del Governo Europeo.
Intelligente, loquace, solare e bellissima. È stata abituata a uno
stile di vita da diva di Holliwood. Quindi, il fatto che adesso si sia
trasferita a casa mia, anche per lei potrebbe essere un sacrificio.

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Non sono affatto povero, ma non sono in grado di competere con
gli $ceicchi. Questo è sempre stato il vero motivo per cui non
sono mai stato entusiasta delle poche vacanze trascorse a Dubai o
in Quatar. Lì c’è troppa gente milionaria, così, in quei luoghi mi
sono sentito alla stregua di un comune cittadino italiano che
prova a confrontarsi con un figlio del benessere come me.

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“REDENZIONE”

Questo capitolo della mia vita ho deciso di chiamarlo “Redenzione”,


perché finalmente ho capito che il denaro non è tutto. Mi ci sono
voluti anni, ma in fondo forse l’ho sempre saputo. Da bambino
rifiutavo di essere un “figlio di papà” e preferivo la compagnia dei
ragazzini comuni, piuttosto che quella dei figli della società del
benessere. Crescendo sono cambiato. Ho vissuto da dissoluto, come
se non ci fosse un domani. Tutti i soldi che ho guadagnato li ho spesi
per comprare cose e persone. Le amicizie che mi sono creato negli
ultimi anni sono finte come l’immagine che ho costruito di me.

…Sono passati due anni da quando sto con Lucilla e la mia vita è
totalmente cambiata. Sono sposato con lei e la gioia più grande della
mia vita è stata vederla partorire nostro figlio Andrea. Poco prima
del mio matrimonio, mio padre mi ha detto delle parole che non
scorderò mai.

« Sono fiero di te figlio mio. La mia vita è stata sempre una scalata
verso il successo, ma adesso guardo te e capisco che il tuo
cambiamento è la cosa più bella che mi sia potuta accadere. Da
domani andrò in pensione, mi godrò un po’ di meritato riposo. Ho
messo in vendita l’azienda di Catania. Gli affari a me vanno
malissimo da un anno a questa parte. Tu invece, contro il mio
volere, hai adottato una politica aziendale vincente. Non importa
quanto guadagni, quanti soldi hai in tasca o quanto sei di successo
agli occhi degli altri. La cosa importante è fissare un obiettivo e
raggiungerlo. »

Oggi, guardo Andrea nella sua culla e mi addormento mentre


lacrime di gioia scendono dal mio viso.
Descrivo per l’ultima volta le mie emozioni e incido i miei pensieri
sul diario della mia vita, mentre un disco di Adel suona “Set fire to
the rain”.

169
... Carissimi lettori, oggi, mi sento davvero felice. Guadagno quasi
dieci mila euro al mese e sono manager di una azienda di successo.
Non sono più ricco come lo ero qualche anno fa, ma ho cambiato
stile di vita e spendo il mio denaro per la mia famiglia… Anzi, se
devo essere sincero, adesso per me diecimila euro al mese sono
anche troppi, così ho deciso di adottare dieci bambini a distanza.
Faccio donazioni mensili alle persone bisognose e ho costituito
un’associazione non profit per tutti coloro che intendono
disintossicarsi dall’alcool, dalla droga e dal gioco d’azzardo. Sto
finanziando anche un’associazione che si occupa di togliere le
prostitute dalla strada in Italia e nei paesi poveri. La metà del mio
stipendio lo utilizzo per fare del bene al mio prossimo. Finalmente,
ho capito il vero significato della vita. La cosa più importante al
mondo non è il denaro, ma l’amore. L’adrenalina da cui dipendo,
oggi, è il sesso disinibito che vivo riservatamente con mia moglie in
camera da letto. Il mio successo e il mio valore di uomo è
determinato dagli obiettivi che raggiungo, non da ciò che guadagno.
Chi si ricorderà di me?! Tutti quelli a cui ho fatto del male con il
mio stile di vita dissoluto, ma anche tutti quelli a cui oggi faccio del
bene. Si ricorderanno di me le persone che mi amano: mia moglie,
mio figlio, gli amici quelli veri (quelli a cui non interessa apparire
ma essere). Anche Lucilla, è cambiata profondamente. Non vuole
alcun lusso né eccessi nella nostra vita. Insieme, facciamo
periodicamente viaggi low cost per godere dei paesaggi più belli che
la natura possa donare, prendendo i voli più economici e dormendo
nei B&B in cui alloggia la gente comune. Piuttosto che una cena a
un ristorante, preferiamo mangiare un panino e bere una birra
sdraiati su un telo da mare, magari su una spiaggia in cui il cielo è
illuminato da milioni di stelle! Insieme, abbiamo deciso di
impegnarci per rendere il mondo migliore. Forse noi due saremo
solo una goccia in un oceano, ma potremmo essere un esempio per
tutti i figli della società del benessere. Potremmo essere l’inizio di
un mondo migliore dove “ciò che conta davvero non è il denaro, ma
l’amore.”
(Fine)

170
INDICE

SFIGATI D.O.C. ,
ESCORT E FIGLI DEL BENESSERE pag . 3
ESISTENZE PARALLELE pag. 25
LA FINESTRA SULLE STRADE DELLA VITA pag. 39
SESSO BORGHESE pag. 51
PSEUDOLAVORO pag. 59
TV SPAZZATURA pag. 69
ESCORT pag. 75
MAFIA pag. 87
DROGA pag. 93
CENTRO SOCIALE DEL SESSO OCCASIONALE pag. 99
IL MEETING pag. 109
L’INCUBO HIV pag. 113
NOTTI DA LEONE pag. 119
RITORNO A PALERMO pag. 143
LA RIVOLUZIONE SESSUALE A CUBA pag. 153
REDENZIONE pag. 169

171
Ogni riferimento a persone o fatti accaduti è puramente
casuale. I protagonisti di questo libro sono frutto
dell’immaginazione. Non ho mai lavorato né per la Xerox né
per la Canon. Sono solo uno scrittore e questo non è un
racconto autobiografico.

Lucilla è l’unico dei personaggi principali del mio romanzo


che non proferisce parola, perché è l’incarnazione della
coscienza di Francesco Giusani. Quella voce interiore che
non ha mai ascoltato, di cui però alla fine si innamora.

Sono anche io uno sfigato?!

Questo sarete voi a deciderlo. Se Voi, stimati lettori e


adorabili lettrici, avete capito il messaggio che voglio
trasmettere nella storia che ho raccontato, consiglierete di
leggere questo romanzo a un amico, oppure lo regalerete a
una persona che vi sta a cuore.
La mia è solo una goccia nell’oceano, ma ognuno di Voi è
una “goccia” e tutti insieme possiamo formare un fiume e
travolgere con il nostro pensiero e le nostre azioni l’intera
società, annientando tutto ciò che è superfluo, inutile,
nocivo. Oltre a essere una goccia, ognuno di noi può essere
un “mattone”, e se ci uniamo, insieme, possiamo costruire
una società migliore.

Dedico questo libro a chi persegue un obiettivo e dona il


massimo per raggiungerlo. A tutti coloro che si impegnano a
lavorare per costruire un mondo migliore.

172
Trapani, Giuseppe

Sfigati D.O.C., Escort e Figli del benessere / Giuseppe Trapani. –


Palermo : 2015.
(Nuovi autori)

© Tutti i diritti sono riservati all’Autore.


Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso dell’Autore e dell’Editore.

ISBN | 9788893061100

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