Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
- 2005/2006 -
1
NOTIZIE UTILI SUL CENTRO STUDI GIOVANNI VAILATI
e il contributo
2
______________________________________________
INDICE
Le attività del
Le attività delCentro
CentroStudi
StudiGiovanni
Vailati Vailati 55
P. Cantù: Ragionando con t(h)e. Alla ricerca di buoni e cattivi
ragionamenti 7
P. Cantù: Ragionando con t(h)e. Alla ricerca di buoni e cattivi
I.ragionamenti
Franzosi: La fondazione della psicologia come scienza: temi e 7
problemi nel pensiero filosofico di Roberto Ardigò 47
I. Franzosi:
I. Pozzoni: Archè, kÓsmos, della
La fondazione éris. La teoria del
psicologia diritto
come cometemi
scienza: modello
e
cosmico all’interno della micro-tradizione di ricerca milesia 59
problemi nel pensiero filosofico di Roberto Ardigò 47
R. Pettoello: Il Carteggio Pikler-Vailati (1892-1908) 83
I. Pozzoni: Archè, kósmos, éris. La teoria del diritto come modello
M. De Zan: Il Carteggio Vailati-Schiaparelli (1897-1900) 107
cosmico all’interno della micro-tradizione di ricerca milesia 59
Recensioni 119
R. Pettoello: Il carteggio Pikler-Vailati (1892-1908) 85
Libri ricevuti 135
Recensioni 121
3
4
LE ATTIVITÀ DEL CENTRO STUDI GIOVANNI VAILATI
5
6
6
RAGIONANDO CON T(H)E. ALLA RICERCA DI BUONI E
CATTIVI ARGOMENTI*
di Paola Cantù
1. L’ARGOMENTAZIONE
*
Il presente testo è una versione rivista e abbreviata delle dispense preparate per il Corso di
Teoria dell’argomentazione organizzato dal Centro Vailati e che ho tenuto tra aprile e
maggio 2005 al Caffé Vienna di Crema. Ringrazio tutti i partecipanti al corso per le
domande di chiarimento, i suggerimenti critici, gli scambi di opinione, di cui ho cercato di
tenere conto nell’elaborazione definitiva del testo.
7
8 PAOLA CANTÙ
1
F.H. VAN EEMEREN, R. GROOTENDORST, F. SNOECK HENKENMANS (a cura di),
Fundamentals of Argumentation Theory. A Handbook of Historical Backgrounds and
Contemporary Developments, Lawrence Erlbaum Associates, Mahwah (New Jersey), 1996.
2
Nel Mondo come volontà e rappresentazione (I, §9, trad. it. p. 83) SCHOPENHAUER
definisce la logica come “la scienza generale dei processi razionali, riconosciuti per
introspezione della ragione in se stessa ed espressi nella forma di regole in seguito
all’astrazione da ogni loro contenuto.” Secondo Schopenhauer la ragione, lasciata libera,
non si allontana da tali regole; non avrebbe perciò alcun senso studiare la logica con finalità
pratiche (per imparare il corretto ragionare): sarebbe come insegnare a qualcuno la
meccanica o la fisiologia per fargli imparare a digerire. La logica avrebbe invece un
interesse filosofico come conoscenza speciale dell’organizzazione e dell’attività della
ragione. Nella Introduzione e nelle aggiunte alla Dialektik, un manoscritto inedito del
1830-31, tradotto in italiano con il titolo L’arte di ottenere ragione esposta in 38
8
RAGIONANDO CON T(H)E 9
che distinse la dialettica intesa come eristica dalla logica intesa come ricerca
della verità, e John Stuart Mill,3 che ebbe una concezione non dialogica
della logica. Al contrario la rinascita degli studi intorno alla teoria
dell’argomentazione è legata proprio alla ripresa della concezione dialogica
e sociale dell’argomentazione, da cui trae origine la rinnovata attenzione per
la retorica concepita come attività persuasiva rivolta ad un uditorio, per la
logica informale intesa come analisi e valutazione degli argomenti del
discorso ordinario, per il dibattimento giuridico considerato come strumento
dialettico di deliberazione. In quest’ottica perfino la deliberazione tra sé e sé
è considerata un’attività sociale: soppesare gli argomenti a favore o contro
una certa tesi equivarrebbe infatti ad anticipare le possibili contromosse di
un interlocutore. Si tratta in parte di un ritorno all’antico. La deliberazione
intima era considerata come un’attività sociale già da Isocrate, che
identificava gli argomenti dell’oratore rivolto alla folla con gli argomenti
stratagemmi, Schopenhauer afferma che la logica naturale ha a che vedere con la verità
oggettiva e si distingue pertanto dalla dialettica (eristica) intesa come l’arte di disputare al
fine di ottenere ragione con mezzi leciti o illeciti (trad. it. p. 15 e ss.). A differenza della
logica, che mira alla verità della conclusione, la dialettica è rivolta all’approvazione della
conclusione da parte dei contendenti e dell’uditorio: ha la finalità pratica di insegnare come
difendersi dagli attacchi altrui e come attaccare a propria volta senza essere confutati e
senza cadere in contraddizione. La dialettica deve quindi attingere all’esperienza e
proporre stratagemmi generali ottenuti a partire dall’osservazione del loro uso in casi
particolari. La logica ha a che vedere con la forma, mentre la dialettica con il contenuto,
con la materia: secondo la logica due individui non possono che concordare; secondo la
dialettica invece possono avere opinioni divergenti, che scaturiscono dalla diversità della
loro individualità. La dialettica è “la dottrina del modo di procedere della naturale
prepotenza umana”, giacché la natura umana comporta che quando un uomo si accorge che
i pensieri di un altro divergono dai propri, non riesamina il proprio pensiero per trovarvi un
errore, ma presuppone che l’errore si trovi nel pensiero dell’altro: “l’uomo è per natura
prepotente, vuole avere ragione” (trad. it. p. 71).
3
Nell’Introduzione al Sistema di logica JOHN STUART MILL adotta una definizione di logica
alquanto ampia, come scienza e arte del ragionamento: la logica non si limita all’analisi dei
processi mentali ma si occupa anche di derivare regole per il corretto svolgimento del
processo di ragionamento. Con questo termine, però, non si devono intendere soltanto il
sillogismo o le inferenze dall’universale al particolare, ma ogni tipo di inferenza che derivi
un’asserzione da altre asserzioni accettate in precedenza. La logica riguarda le operazioni
della mente di un singolo individuo nel raggiungimento della verità, mentre la
comunicazione di tali pensieri è compito della retorica o più in generale dell’educazione. La
logica riguarda soltanto le inferenze da verità precedentemente note: non è la scienza della
credenza ma della dimostrazione o evidenza; la logica deve indicare quali relazioni devono
sussistere tra i dati e cosa si può concludere da essi. Ma allora la logica è utile? Certo è
possibile ragionare in maniera corretta anche senza conoscere la logica, tuttavia vi sono dei
limiti a ciò che si può fare senza la logica; come l’anatomia non serve ad imparare ad usare
i muscoli ma è utile per curarne i difetti di funzionamento, così la logica non è necessaria
per imparare a ragionare ma è utile per curare i difetti di ragionamento. La logica di Mill,
infatti, non vuole essere una scienza delle leggi formali del pensiero – una logica della
coerenza – bensì una logica della verità.
9
10 PAOLA CANTÙ
del saggio che prende buone decisioni nella deliberazione intima.4 Accanto
alla retorica antica le teorie dell’argomentazione si richiamano spesso alla
dialettica aristotelica.
Aristotele aveva osservato che il fine dell’argomentazione può essere
talvolta la conoscenza della verità e talvolta la persuasione, aveva analizzato
forme di argomentazione rivolte alla determinazione non solo di conclusioni
vere ma anche di conclusioni probabili o addirittura false e aveva isolato
forme di argomentazione che appaiono valide ma non lo sono. Mentre gli
Analitici Secondi sono dedicati allo studio del sillogismo dimostrativo, in
cui entrambe le premesse sono vere e dunque anche la conclusione è vera,
nel secondo libro degli Analitici Primi Aristotele considera anche i
sillogismi con una o con entrambe le premesse false: in tali casi la
conclusione può essere vera o falsa. Nei Topici inoltre Aristotele considera
altre forme di argomentazione, quali i sillogismi dialettici (che muovono da
premesse fondate sull’opinione: endoxa), i sillogismi eristici (che muovono
da premesse che sembrano fondate sull’opinione ma non lo sono),
argomenti eristici che non sono neppure sillogismi (poiché il nesso è solo
apparente), i paralogismi (in cui non si conclude né da premesse vere né da
premesse fondate sull’opinione, come ad esempio quando si fa uso di una
errata costruzione geometrica, cioè di una premessa propria di una scienza
particolare, ma falsa). Un’analisi degli argomenti eristici (siano essi
sillogismi oppure argomenti non validi) si trova nelle Confutazioni
sofistiche.5 Il richiamo alla dialettica e alla componente sociale
dell’argomentazione non si esaurisce però in un recupero della retorica
antica e della filosofia aristotelica; nuove significative discipline concorrono
allo studio degli argomenti: dalla pragmatica linguistica alla teoria della
comunicazione, dalla sociologia al diritto.
– Argomentare è un’attività che ha origine da un punto di partenza
controverso, vale a dire dalla presenza di un’asserzione, di un punto di vista,
di una tesi intorno alla quale non vi è accordo. L’argomentazione, come
osserva Aristotele nei Topici (I, 104a), non nasce da qualcosa che è già
evidente a tutti ma da un contrasto di opinioni, da una divergenza di idee, da
un dubbio sull’accettabilità di un punto di vista. Scopi dell’attività
argomentativa possono essere l’eliminazione o l’attenuazione del dubbio, il
raggiungimento di un accordo6 o di un’intesa tra gli interlocutori, la
4
Scrive ISOCRATE nell’Orazione a Nicocle (§ 8): “Gli argomenti di cui ci serviamo quando
vogliamo persuadere gli altri con le nostre parole, sono gli stessi di cui ci serviamo quando
dobbiamo prendere una decisione, e chiamiamo oratori quelli che sanno parlare alla folla, e
consideriamo assennati quelli che prendono le migliori decisioni nella deliberazione
intima.”
5
Cfr. ARISTOTELE, Organon, Einaudi, Torino, 1955.
6
Non tutti i teorici sarebbero d’accordo nell’affermare che lo scopo dell’argomentazione è
il raggiungimento di un accordo. Tuttavia la maggior parte accetterebbe l’idea che ogni
comunicazione abbia uno sfondo cooperativo regolato dalla massima di Grice, che impone
10
RAGIONANDO CON T(H)E 11
11
12 PAOLA CANTÙ
9
Si tratta di una connotazione ambigua, il cui significato preciso può essere inteso solo
all’interno di ciascun filone di ricerca, ma che esprime chiaramente l’aspirazione normativa
della maggioranza delle teorie dell’argomentazione contemporanee: non si tratta soltanto o
tanto di descrivere il reale svolgimento dell’attività argomentativa in un dato contesto
quanto di determinare un insieme di modelli e di regole sufficientemente generali da poter
essere usati per analizzare, ricostruire o valutare ogni possibile argomento.
10
Cfr. A. DAMASIO, Descartes’ Error. Emotion, Reason and the Human Brain, Avon
Books, New York; trad. it. L’errore di Cartesio, Adelphi, Milano, 1995.
11
M. A. GILBERT, Coalescent Argumentation, New Jersey, Lawrence Erlbaum Associates,
1997.
12
La teoria dell’argomentazione, dal punto di vista del contenuto e dei problemi che
affronta, non è una disciplina nuova: essa ha avuto origine nella pratica sofistica, nella
dialettica socratico-platonica, nella logica aristotelica (non solo nella sillogistica, ma anche
e soprattutto nella topica e nella retorica) e ha conosciuto uno sviluppo sistematico nella
retorica romano-ellenistica. Tuttavia in senso tecnico il termine “teoria
12
RAGIONANDO CON T(H)E 13
dell’argomentazione” denota un filone di ricerche ben più recente, nato negli anni
Cinquanta dalla nuova retorica di Chaïm Perelman e dai lavori di Stephen Toulmin. Tra le
ricerche novecentesche che hanno fornito contributi rilevanti alla teoria
dell’argomentazione ricordiamo 1) la logica dialogica della scuola di Erlangen diretta da
Paul Lorenzen, 2) la dialettica formale di Else Barth e di Erik Krabbe, 3) i sistemi dialettici
di Charles Hamblin, 4) la logica conversazionale di Grice e la teoria degli atti linguistici di
Austin e di Searle, 5) il movimento sviluppatosi negli Stati Uniti con il nome di Critical
Thinking e impegnato in una ristrutturazione dell’insegnamento nelle università americane
negli Anni Settanta, 6) la tradizione anglosassone dell’Informal Logic, alla quale
appartengono tra gli altri Copi e Cohen, Johnson e Blair, Johnstone, Rescher, Fogelin,
Pinto, Finocchiaro, Woods, 7) i giochi dialogici di Jaakko Hintikka, 8) la teoria dell’agire
comunicativo di Jürgen Habermas e quella dell’argomentazione interculturale di Wohlrapp,
9) la Pragma-Dialectics della scuola olandese di Frans van Eemeren e Rob Grootendorst,
ispirata al razionalismo critico di Popper e finalizzata allo studio dell’argomentazione per
risolvere le divergenze di opinione, 10) la New Dialectic di Walton e la teoria del
ragionamento interpersonale di Walton e Krabbe. Per un’introduzione alle teorie
dell’argomentazione del secondo Novecento si veda P. CANTÙ - I. TESTA, Teorie
dell’argomentazione. Un’introduzione alle logiche del dialogo, Bruno Mondadori, Milano,
2006.
13
14 PAOLA CANTÙ
14
RAGIONANDO CON T(H)E 15
13
Il sillogismo aristotelico “se ogni uomo è animale e se ogni animale è mortale, segue
necessariamente che ogni uomo sia mortale” può essere espresso nei seguenti modi, tutti
equivalenti: a) poiché ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, ogni uomo è mortale;
b) giacché ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, ogni uomo è mortale; c) dato che
ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, ogni uomo è mortale; d) ogni uomo è
mortale, infatti ogni uomo è animale e ogni animale è mortale; e) ogni uomo è mortale,
perché ogni uomo è animale e ogni animale è mortale; f) ogni uomo è animale e ogni
animale è mortale, dunque ogni uomo è mortale; g) ogni uomo è animale e ogni animale è
mortale, quindi ogni uomo è mortale; h) ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, di
conseguenza ogni uomo è mortale; i) ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, perciò
ogni uomo è mortale; l) ogni uomo è animale e ogni animale è mortale, allora ogni uomo è
mortale. Si noti però che non sempre le espressioni linguistiche evidenziate in corsivo sono
marcatori degli elementi di un argomento! Talvolta nella lingua italiana le stesse
espressioni sono usate per indicare rapporti di successione temporale o causale piuttosto
che per esprimere una conseguenza logico-argomentativa. Ad esempio, “Dato che si fa sera
e ho fame, preparami la cena” oppure “ Il pesce uscì dall’acqua e nuotò un istante a
mezz’aria, quindi si tuffò in mare” o ancora “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (DANTE,
Inf. 34, 139).
15
16 PAOLA CANTÙ
14
Alla fine degli anni Settanta il termine ‘logica informale’ era usato in netta
contrapposizione alla logica formale, per ricordare che la nuova logica si occupava del
linguaggio naturale anziché dei linguaggi artificiali e perché l’argomento era inteso non
come catena inferenziale bensì come attività sociale dialettica. Molti teorici recenti hanno
però abbandonato questa contrapposizione e ritengono, come ad esempio Trudy Govier,
che logica formale e informale siano in un certo senso complementari, perché la prima si
occupa di argomenti formali e la seconda di argomenti naturali. Cfr. T. GOVIER, A Practical
Study of Argument, Wadsworth, Belmont (Calif.), 1985. Per altri autori, quali Jaakko
Hintikka, l’espressione stessa ‘logica informale’ è un ossimoro: la ‘dialettificazione’ e la
‘pragmatizzazione’ della logica deduttiva classica possono essere attuate sempre e soltanto
mediante una adeguata formalizzazione, seppur diversa da quella usuale. Cfr. J. HINTIKKA,
“The Role of Logic in Argumentation”, The Monist, 1989, LXXII, n. 1, p. 4.
15
Cfr. S. TOULMIN, The Uses of Argument, Cambridge, England, 1958, trad. it. Gli usi
dell’argomentazione, Rosenberg & Sellier, Torino, 1975
16
RAGIONANDO CON T(H)E 17
D ------------------------------------------- Dunque, Q, C
| |
Poiché W A meno che R
|
Sulla base di B
Si consideri il seguente esempio di argomento esposto in forma
procedurale:
Harry è un uomo nato alle Bermuda (D)
dunque, presumibilmente (Q)
Harry è cittadino britannico (C)
poiché un uomo nato nelle Bermuda è generalmente un cittadino britannico
(W)
sulla base dell’Atto XY del Parlamento e di altri provvedimenti legali che
stabiliscono la nazionalità di chi nasce nelle colonie britanniche (B)
a meno che sia naturalizzato americano (R)
Questi brevi cenni sulla forma di un argomento mostrano come la
ricostruzione di un argomento possa essere diversa a seconda della forma
argomentativa adottata come modello: ne consegue che anche la bontà degli
argomenti è fortemente condizionata dal modello strutturale adottato.
Consideriamo il seguente esempio: “Se il cittadino italiano X è condannato
ad una pena carceraria di 3 anni, allora il cittadino X resta in carcere almeno
un anno.” Se assumiamo come modello strutturale il sillogismo, allora
l’argomento può essere considerato valido per la maggioranza dei casi ma
non per tutti. Supponiamo che il cittadino X abbia invece ottenuto su
richiesta del proprio avvocato gli arresti domiciliari: dalla premessa (la
condanna al carcere per 3 anni) non segue la conclusione (la permanenza in
carcere per almeno un anno). In questo caso – giuridico, appunto – il ricorso
al modello strutturale di Toulmin permette di generalizzare la validità
dell’argomento anche ai casi che fanno eccezione per mezzo dell’aggiunta
di una o più clausole di rebuttal: ad esempio “a meno che il cittadino abbia
ottenuto gli arresti domiciliari”.
Anche ammesso che vi sia accordo sul modello procedurale più idoneo,
il procedimento stesso con cui ‘si mette in forma’ un argomento non è
innocuo: si tratta della questione dell’interpretazione e della ricostruzione
dell’argomento. Spesso nel linguaggio naturale alcune premesse o alcune
proposizioni che sono ragioni per la conclusione sono lasciate implicite:
quali regole occorre allora adottare per esplicitare ciò che non viene detto?
Si deve ricorrere al contesto, alle intenzioni inespresse dei parlanti, alle
17
18 PAOLA CANTÙ
16
Un’implicatura conversazionale si ha ogniqualvolta un parlante trasmette alcune
informazioni senza però comunicarle esplicitamente: la trasmissione dell’informazione
avviene perché i parlanti condividono le quattro regole conversazionali (cfr. sopra nota 5).
Per esempio, se a qualcuno che mi chiede dove abita una certa persona, rispondo che abita
da qualche parte in Toscana, io sto comunicando implicitamente che non so esattamente
dove quella persona abiti, perché altrimenti avrei violato nella mia risposta la regola della
quantità (avrei fornito meno informazione di quella richiesta). Se invece a una persona
ferma accanto a un’automobile in sosta senza benzina rispondo che dietro l’angolo c’è un
garage, è probabile che io voglia comunicare implicitamente che io suppongo che il garage
venda benzina e sia aperto, altrimenti violerei la norma della pertinenza. Un’implicatura
conversazionale dunque si ha quando l’affermazione p del parlante A implica che A sappia
o creda o sia disposto ad affermare anche q, quando cioè l’affermazione di p implica la
trasmissione dell’informazione aggiuntiva contenuta in q. Cfr. P. GRICE, op. cit. p. 65 e ss.
17
Cfr. Ch. L. HAMBLIN, Fallacies, Meuthen & Co., London, 1970.
18
RAGIONANDO CON T(H)E 19
18
Si noti che per chi include le componenti emozionali tra le parti essenziali di un’attività
argomentativa, un argomento basato sulla violenza può essere al limite anche accettabile (si
pensi all’argomento di un adulto che minaccia il figlio per dissuaderlo da un
comportamento pericoloso), mentre per chi rifiuta che le emozioni possano contribuire al
corretto ragionare gli argomenti basati sulla paura non possono nemmeno essere definiti
‘argomenti’.
19
20 PAOLA CANTÙ
20
RAGIONANDO CON T(H)E 21
19
Cfr. C. PERELMAN, L. OLBRECHTS-TYTECA, op. cit.
20
Cfr. F. H. VAN EEMEREN, R. GROOTENDORST, Argumentation, Communication, and
fallacies. A Pragma-Dialectical Perspective, Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale
(N.J.), 1992.
21
22 PAOLA CANTÙ
2. SCHEMI DI ARGOMENTO
22
RAGIONANDO CON T(H)E 23
N Regola sillogistica.
Assumendo che PaS si legga “Tutti gli S sono P”, PeS si legga “Nessun
S è P”, PiS si legga “Qualche S è P”, PoS si legga “Qualche S non è P”, si
hanno le seguenti regole:
PaM PeM PeM PaM
MaS MiS MaS MiS
_____ _____ _____ _____
PaS PoS PeS PiS
Secondo il primo schema possiamo argomentare che gli artropodi21
sono organismi pluricellulari.
Tutti gli invertebrati (M) sono organismi pluricellulari(P) PaM
Tutti gli artropodi (S) sono invertebrati (M) MaS
_______________________________________________________
Tutti gli artropodi (S) sono organismi pluricellulari (P) PaS
Analogamente, seguendo il secondo schema potremmo argomentare
che qualche cittadino non è onesto perché qualche cittadino fa il politico e
nessun politico è onesto. Secondo il terzo schema argomenta chi dice che se
i mammiferi non depongono le uova allora nemmeno i cavalli lo fanno, dato
che i cavalli sono mammiferi. Secondo il quarto schema, infine,
argomentiamo se asseriamo che alcuni pazienti psichiatrici non sono
condannabili per certi reati perché alcuni di essi sono incapaci di intendere e
di volere e chi è incapace di intendere e di volere non è condannabile.
21
Gli artropodi comprendono tra gli altri il centopiedi, il granchio, l’aragosta.
23
24 PAOLA CANTÙ
x La riduzione all’assurdo
A
se non B allora C e non C
_____________________
B
Nonostante il nome reductio ad absurdum, la riduzione all’assurdo non
è uno strumento per confutare una tesi ma un metodo logico-deduttivo per
portare ragioni a favore di una tesi. Supponiamo di voler dimostrare la tesi
B e di non disporre di un argomento a sostegno di B. Assumiamo una
qualche premessa A (o più di una) che riteniamo vera, quindi neghiamo B
cercando di mostrare che da ciò deriva una contraddizione (C e non C):
avremo così mostrato che la tesi B non può essere negata e dunque, per il
principio del terzo escluso (o è vera X o è vera non X), che poiché B non
può essere falsa allora B è vera. Due sono i principi fondamentali in una
riduzione all’assurdo: a) una proposizione che implica contraddizione è
falsa; b) se la negazione di una proposizione è falsa, la proposizione in
questione è vera. Si noti che qualora non fosse garantita la verità di A, la
riduzione all’assurdo sarebbe soltanto relativa, cioè si limiterebbe a
mostrare che non posso mai assumere insieme A e non B, pena
contraddizione, ma non escluderebbe in assoluto la verità di non B e dunque
non potrebbe dimostrare in assoluto la verità di B.
Una forma più generale della reductio ad absurdum potrebbe essere:
Se A e non B allora C e non C
__________________________
se A allora B
24
RAGIONANDO CON T(H)E 25
25
26 PAOLA CANTÙ
22
Cfr. I. M. COPI, C. COHEN, Introduction to Logic, New York, McMillan, 1990, tr. it.
Introduzione alla logica, Bologna, Il Mulino, 1999.
26
RAGIONANDO CON T(H)E 27
23
B. RUSSELL, The Problems of Philosophy, Oxford University Press, Oxford, 1959, trad.
it. I problemi della filosofia, Feltrinelli, Milano, 1988, pp. 74-75.
27
28 PAOLA CANTÙ
28
RAGIONANDO CON T(H)E 29
29
30 PAOLA CANTÙ
24
Cfr. L. GROARKE, “Deductivism within Pragma-dialectics”, Argumentation, 13, n.1, pp.
1-16.
30
RAGIONANDO CON T(H)E 31
25
Cfr. T. GOVIER, Problems in Argument Analysis and Evaluation, Foris Publications,
Dordrecht, 1987.
26
Cfr. M. GILBERT, op. cit.
27
Cfr. H. WOHLRAPP, “A New Light on Non-deductive Argumentation Schemes”, Argumentation,
1988, n. 12, pp. 341-350.
28
Cfr. S.D. LEVI, In Defense of Informal Logic, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht-
Boston-London, 2000.
31
32 PAOLA CANTÙ
criteri formali ad una generica rilevanza delle ragioni per la conclusione. Più
spesso si ricorre a criteri formulati negativamente: anziché fornire un
metodo per stabilire quando un argomento è buono, si elencano alcuni casi
di schemi argomentativi non buoni: se l’argomento ricalca uno di questi
schemi è ritenuto inaccettabile, altrimenti è accettabile. Come in
giurisprudenza l’onere della prova è a carico dell’accusa, così qui l’onere
della prova è a carico di chi vuole mostrare la fallacia di un argomento; alla
presunzione di innocenza corrisponde la presunzione di bontà: ove
manchino prove di fallacia, l’argomento è da considerarsi buono.
La determinazione di criteri ex negativo, ovvero l’elencazione e la
classificazione degli argomenti fallaci può essere sviluppata in più direzioni:
è possibile indicare un insieme di forme scorrette o un insieme di usi
scorretti o entrambi. Una fallacia è un ragionamento che sembra buono ma
non lo è: può essere buono in un contesto e cattivo in un altro, può essere
fallace per la forma ma anche per l’uso che l’interlocutore ne fa. Con la
metafora di Adelino Cattani, un vizio di forma assomiglia ad una scala con
deficit strutturali, ad esempio una scala alla quale manchino dei pioli o che
abbia dei pioli deteriorati, mentre un vizio d’uso possiamo raffigurarlo come
una scala appoggiata alla parete sbagliata o su un fondo cedevole.29
29
Cfr. A. CATTANI, Discorsi ingannevoli. Argomenti per difendersi, attaccare, divertirsi,
Edizioni GB, Padova, 1995.
30
Cfr. A. CATTANI, op. cit.
32
RAGIONANDO CON T(H)E 33
2) Fondamenta cedevoli
· Accidente: considerare essenziali qualità non essenziali
· Ad antiquitatem: considerare valido ciò che è antico e tradizionale
· Analogia falsa: applicare incondizionatamente e in forma assoluta
un’analogia senza tenere conto della sua visione prospettica e dei suoi
limiti
· Apriorismo: rifiuto a priori dei fatti che non concordano con le proprie
idee o con la propria teoria
· Autorità: fare appello all’autorevolezza di una fonte o di un esperto
facendola valere come autorità ultima e definitiva
· Domande complesse: la domanda è composta in realtà da più domande e
introduce surrettiziamente presupposizioni controverse in modo da
ottenere una ammissione implicita di una di esse nella risposta
dell’interlocutore
· Occhio per occhio: rispondere a una mossa ‘ingiusta’ con una mossa
uguale e contraria (dunque generalmente altrettanto ‘ingiusta’)
· Generalizzazione indebita: applicazione di un ragionamento induttivo ad
un campione che può essere riconosciuto come non rappresentativo
· Fallacia probabilistica: tendenza ad argomentare sulla base di una
illusione probabilistica tipica del senso comune e basata sulla credenza
che si verifichi una distribuzione statistica equilibrata
· Petitio principii: a) impiego di espressioni equivalenti; b) argomentare
ciò che si deve provare derivandolo da una proposizione che equivale a
ciò che si deve dimostrare
· Post hoc ergo propter hoc: ritenere un evento antecedente causa del
successivo (non una delle possibili cause ma la causa unica e definitiva)
· Secundum quid (accidente inverso): far valere sempre un principio che
vale invece solo a certe condizioni
3) Omissione di dati rilevanti:
· Ad ignorantiam: considerare vera una tesi perché non è stata dimostrato
che è falsa o considerarla falsa perché non è stata dimostrato che è vera
· Ad lapidem: modo di argomentare pittoresco e plateale, come ad
esempio dare un calcio o battere i pugni (ma è “argomentare”?)
· Brutta china (ad consequentiam): modo per confutare una tesi sulla base
della previsione di un evento negativo che la tesi potrebbe innescare
· Classificazione erronea: si esclude come non rilevante un dato sulla
base di una classificazione o non esclusiva (una parte ne include
un’altra) o non esaustiva (le parti non esauriscono il tutto) o non stabile
(il criterio classificatorio varia di continuo)
33
34 PAOLA CANTÙ
34
RAGIONANDO CON T(H)E 35
31
Alcuni esempi saranno tratti dal più volte citato volume di A. Cattani.
32
Si noti per inciso che tale argomento è alla base del recente volume di J. HABERMAS, Die
Zukunft der menschlichen Natur. Auf dem Weg zu einer liberalen Eugenik?, Suhrkamp,
Frankfurt am Main, 2001, trad. it. Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica
liberale, Einaudi, Torino 2002.
35
36 PAOLA CANTÙ
36
RAGIONANDO CON T(H)E 37
37
38 PAOLA CANTÙ
3.3.1 Pragma-dialectics
La teoria formulata da F. van Eeemeren e R. Grootendorst33 è
pragmatica perché concepisce il discorso essenzialmente come una pratica
in cui avviene uno scambio di atti discorsivi: in particolare ricorre alla
‘pragmatica linguistica’ ovvero alla teoria del discorso e degli atti linguistici
per l’analisi degli argomenti. La teoria è però anche dialettica perché ricerca
il proprio ideale normativo nella dialettica socratica e vede nello scambio tra
i parlanti un tentativo metodico di risolvere una differenza d’opinione: gli
strumenti teorici sono tratti dal razionalismo critico popperiano, gli
strumenti normativi dalla logica dialogica.34 Ogni argomentazione è
ricostruita sulla base di un unico modello ideale di discussione critica,
intesa come una discussione che permette di prendere decisioni fondate sul
test critico di punti di vista contrastanti. Lo scopo di ogni argomentazione è
la composizione di una differenza d’opinione e il raggiungimento di un
accordo; i criteri di valutazione per essere appropriati allo scopo devono
poter valutare l’efficacia dell’argomentazione nel risolvere il disaccordo.
Per comprendere il significato delle fallacie nella teoria pragma-dialettica
occorre innanzitutto introdurre il decalogo, vale a dire le dieci regole che
codificano lo scopo di una discussione critica e permettono di valutarne
l’accettabilità. In versione non tecnica, i dieci comandamenti della
discussione critica potrebbero essere formulati nel modo seguente:
1) Le parti non devono impedirsi reciprocamente di avanzare i propri punti
di vista e i propri dubbi sui punti di vista dell’altro
2) La parte che avanza un punto di vista è obbligata a difenderlo se l’altra
parte ne fa richiesta
3) L’attacco di una parte ad un punto di vista deve riferirsi al punto di
vista che è stato avanzato dall’altra parte
4) Una parte deve difendere un punto di vista solo avanzando
un’argomentazione relativa a quel punto di vista
33
Cfr. F. H. VAN EEMEREN, R. GROOTENDORST, op. cit.
34
Cfr. P. CANTÙ- I. TESTA, op. cit., p. 83 e ss.
38
RAGIONANDO CON T(H)E 39
39
40 PAOLA CANTÙ
35
Il dialogo persuasivo di Walton e Krabbe corrisponde a ciò che van Eemeren e
Grootendorst classificano come ‘discussione critica’; Walton e Krabbe però affiancano alla
discussione critica altri contesti normativi di dialogo: un risultato non secondario della loro
tassonomia consiste proprio nel mostrare che non tutti i contesti argomentativi razionali
40
RAGIONANDO CON T(H)E 41
partono da una situazione iniziale di conflitto d’opinioni e mirano alla risoluzione di tale
conflitto, come presupposto invece dalla Pragma-Dialectics. Cfr. P. CANTÙ E I. TESTA, op.
cit., p. 100 e ss.
41
42 PAOLA CANTÙ
4. CONCLUSIONI
Questa breve introduzione ai concetti di argomento e di fallacia e i
cenni alle diverse prospettive a partire dalle quali è possibile riconoscere,
ricostruire, analizzare e valutare gli argomenti nel linguaggio ordinario
suggeriscono alcune domande conclusive. Si è visto che si possono indicare
regole da seguire per costruire un buon argomento e che è possibile valutare
come fallaci gli argomenti che infrangono tali regole. Ora resta da riflettere
42
RAGIONANDO CON T(H)E 43
sul modo in cui sono state determinate le regole, su chi abbia il compito di
valutare le infrazioni e se e in che misura la conformità alle regole possa
esprimere il senso della razionalità argomentativa umana. Si tratta di tre
problemi fondamentali di ogni teoria dell’argomentazione: qual è il
fondamento della normatività, chi svolge il ruolo di giudice, quale forma di
razionalità si esprime nell’argomentare.
Normatività e razionalità. La normatività della teoria, vale a dire la
determinazione di un insieme di regole da cui ottenere criteri di valutazione
della bontà di un argomento, può avere il suo fondamento 1) nel principio di
cooperazione di Grice 2) nei giochi linguistici stessi, 3) in entrambi. Nel
primo caso avremo una forma unitaria di razionalità, che si esprime in
generale nella partecipazione cooperativa ad un’interazione comunicativa:
tale idea unitaria di razionalità si può poi declinare in vari modi.
I teorici della teoria pragmatico-dialettica trovano il fondamento della
normatività nella razionalità espressa dai dieci comandamenti, che a loro
volta esprimono una particolare forma del principio griceano applicata ad un
ideale filosofico popperiano: seguire i dieci comandamenti è razionale
perché permette un’analisi intersoggettiva della bontà di una certa tesi –
difesa e attaccata in modo pubblico e democratico – senza mai scaricare
l’onere della prova sulla parte avversaria, ma cercando di rendere quanto più
esplicito, chiaro, attaccabile il proprio punto di vista in modo da favorire il
processo di analisi critica e la deliberazione razionale.
Habermas individua forme di razionalità meramente comunicativa ed
altre in funzione strategica e articola poi la razionalità comunicativa
specificandola in relazione ai diversi atti linguistici dei parlanti.
Riprendendo la teoria degli atti linguistici di Searle, Habermas fa
corrispondere ad ogni tipo di atto un tipo di pretesa di validità: la verità per
le espressioni descrittive, la giustezza per le espressioni normative,
l’adeguatezza per le espressioni valutative; la comprensibilità per le
espressioni esplicative.36
Walton da un lato mantiene un’idea di razionalità fondamentale
espressa nelle regole del ragionamento persuasivo, d’altro lato fonda la
normatività di ciascun contesto argomentativo nel gioco dialogico tra gli
interlocutori e dunque cerca di fondare o almeno legittimare la normatività
anche attraverso le regole che sorreggono i giochi linguistici che si svolgono
effettivamente tra i parlanti. L’ideale normativo è pluralistico ed ha le sue
radici in un approccio descrittivo. Anche Toulmin ha un ideale pluralistico
di normatività, però mentre in Toulmin tale ideale si declina diversamente a
36
Cfr. J. HABERMAS, Theorie des kommunikativen Handelns, Bd. I. Handlungsrationalität
und gesellschaftliche Rationalisierung, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1981, trad. it.
Teoria dell’agire comunicativo, Il Mulino, Bologna, 1986.
43
44 PAOLA CANTÙ
seconda dei campi disciplinari in cui trova applicazione, per Walton esso
varia al variare dei goals dei partecipanti al dialogo.
Modelli normativi pluralistici ancora più fini e con maggiore forza
descrittiva potrebbero essere ottenuti differenziando i contesti dialogici
individuati da Walton anche in senso culturale o storico, secondo le linee
guida dell’etnografia della comunicazione: ciò comporterebbe tuttavia un
frazionamento ulteriore della razionalità, con una conseguente tendenza
relativistica che pochi teorici dell’argomentazione sarebbero disposti ad
assecondare.
Il giudice razionale. Chi può giudicare e valutare la bontà o la fallacia
degli argomenti? Perelman, Habermas37 e anche Toulmin ricorrono al
concetto di giudice razionale: l’uditorio universale per i primi, gli esperti del
campo disciplinare per il secondo. L’uditorio universale è il modello al
quale gli interlocutori si ispirano nella formulazione dei propri argomenti e
al quale fare riferimento (ad esempio attraverso le regole che da tale
modello derivano) per valutare gli argomenti. L’uditorio universale è
sostituito nella teoria pragmatico-dialettica dal modello filosofico
popperiano della discussione critica (che si articola in alcune regole
metacontestuali, che individuano nella discussione critica la forma di
razionalità par excellence): giudice razionale è chiunque condivide tale
modello e accetta di seguirne le regole.
Tutti questi giudici hanno la prerogativa di incarnare criteri di validità
universalistici o punti di vista imparziali. All’interno della prospettiva
dialogica di Walton, il giudice non può essere ipotizzato se non come un
partecipante diretto al dialogo, in grado di tener conto di tutti gli impegni
contratti dai partecipanti quando asseriscono o negano una tesi. In verità
però, la complessità della ricostruzione effettiva degli argomenti secondo il
modello di Walton sembra escludere che il ruolo di giudici razionali possa
essere assunto direttamente dai partecipanti al dialogo e sembra riservato,
come avviene nella logica informale (con qualche eccezione), ai soli teorici
dell’argomentazione.
37
Per Habermas gli argomentanti razionali sono coloro che, orientandosi ad un consenso
motivato razionalmente, avanzano con i loro atti linguistici pretese di validità universali che
devono poter essere soddisfatte o rifiutate mediante argomenti e che mirano al consenso di
un uditorio universale. Per Perelman l’uditorio universale è un ideale insieme di uomini
reputati ragionevoli dall’oratore e ai quali egli si rivolge quando vuole avanzare un
argomento che non sia soltanto persuasivo ma anche convincente, cioè in grado di essere
efficace non solo nei confronti dell’uditorio particolare presente ma di ogni uditorio
considerato razionale dall’oratore. Mentre l’uditorio universale di Habermas è determinato
in maniera univoca, come modello universale e unitario, l’uditorio universale di Perelman è
un’ideale che sta nella testa dell’oratore e può variare da oratore a oratore.
44
RAGIONANDO CON T(H)E 45
Bibliografia
45
46 PAOLA CANTÙ
46
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA COME SCIENZA:
TEMI E PROBLEMI NEL PENSIERO FILOSOFICO DI ROBERTO
ARDIGÒ
di Irene Franzosi
1
Cfr. VALERIA P. BABINI, La questione dei frenastenici. Alle origini della psicologia
scientifica in Italia (1870-1910), Franco Angeli, 1996 e AA.VV. L’età del positivismo, a
cura di Paolo Rossi, Il Mulino, Bologna, 1986.
2
Il nome per esteso della rivista fondata da Carlo Livi a Reggio Emilia nel 1875 è:
«Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale in relazione con l’antropologia e le
scienze giuridiche e sociali».
47
48 IRENE FRANZOSI
48
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA IN ARDIGÒ 49
49
50 IRENE FRANZOSI
50
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA IN ARDIGÒ 51
Il positivista non divide la sfera delle sostanze e dello spazio, non la linea delle
efficienze e del tempo, in due parti, delle quali l’una sia la natura e l’altra il
soprannaturale, come fa il teista. Tutta la sfera e tutta la linea sono pel positivista la
identica natura. Se non che, nella parte distinta, è la natura già sperimentata; e,
8
nella indistinta, la natura non ancora sperimentata .
51
52 IRENE FRANZOSI
10
R. ARDIGÒ, La psicologia come scienza positiva, op. cit., p. 177.
11
R. ARDIGÒ, La formazione naturale nel fatto del Sistema solare, in Opere Filosofiche,
vol. II, cit.
12
R. ARDIGÒ La formazione..., op. cit, p. 71.
52
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA IN ARDIGÒ 53
13
R. ARDIGÒ, Il Vero, in Opere Filosofiche, vol. V, Padova, Draghi, 1891, pp. 483-4.
14
R ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., p. 486.
15
R. ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., p. 423.
16
R. ARDIGÒ, La formazione naturale e la dinamica della Psiche. Saggio di una
ricostruzione scientifica della psicologia, in Opere Filosofiche, vol. IX, Padova, Draghi,
1903 p.235.
53
54 IRENE FRANZOSI
17
R. ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., p. 226. Cfr. R. ARDIGÒ, Relatività della logica umana, in
Opere Filosofiche, vol. III, Padova, Draghi, 1885, pp. 439-47.
18
R. ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., pp.218-19.
19
HERBERT SPENCER, L’evoluzione del pensiero, (trad. da Principles of Psychology),
Torino, Bocca, 1909, pp. 161 e sgg.; ma vedi anche H. SPENCER, I primi principi, trad.
Torino, Bocca, 1901, p. 133, opera sicuramente letta da Ardigò.
54
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA IN ARDIGÒ 55
La storia della scienza dimostra, che il suo progresso non ha potuto avverarsi, se
non perché il risultato del lavoro di una età, lasciato in eredità alla successiva, ha
dato a questa il mezzo di salire un altro gradino, che fu poi il punto di partenza per
un’altra, e così via senza fine anche per l’avvenire. Dimostra inoltre, che alcune
scienze non poterono nascere, se non dopo che quelle, che ne sono supposte,
arrivarono a una certa maturazione, potendo così prestare a loro i risultati ai quali si
20
appoggiano .
Alla base della trasmissione del sapere c’è il linguaggio senza il quale,
come non si stanca di ripetere Ardigò, la scienza non sarebbe possibile. Il
linguaggio si configura quale privilegiato strumento del lavoro abbreviato,
grazie ad esso la comunicazione delle esperienze e delle conoscenze risulta
ampiamente semplificata. Non solo, la parola non è il semplice segno
riassuntivo di un concetto che una volta espresso si garantisce la
conoscibilità e trasmissibilità, ma è anche strumento del pensiero nella
misura in cui contribuisce a distinguere e fissare più nitidamente le idee:
20
R. ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., p. 339-340. Cfr. R. ARDIGÒ, Il compito della filosofia e la
sua perennità, in Opere Filosofiche, vol. IV, Padova, Draghi, 1897, p. 274-296.
21
R. ARDIGÒ, Il Vero, op. cit., p. 333.
55
56 IRENE FRANZOSI
I tre aspetti ora ricordati [i concetti chiave del lavoro abbreviato] non mancano
nel concetto machiano dell’economia del pensiero: anch’egli riconosce l’utilità
dell’esperienza umana accumulata e della sua trasformazione in forme concettuali,
e sottolinea la meravigliosa economia della comunicazione, dovuta al linguaggio.
Ma la sua idea centrale è di carattere epistemologico; si tratta cioè non tanto di una
legge empirica, quanto di un principio metateorico che può servire a regolare il
22
R. ARDIGÒ, Il quadruplice problema della gnostica, in Opere Filosofiche, vol. X,
Padova, Draghi, 1907.
56
LA FONDAZIONE DELLA PSICOLOGIA IN ARDIGÒ 57
23
W. BÜTTEMEYER, Ardigò e Mach, art. cit., p. 125.
24
Cfr. KARL. R. POPPER, La conoscenza e il problema corpo-mente, Bologna, Il Mulino,
2000, pp. 107-139.
25
R. ARDIGÒ, Relatività della logica umana, in Opere Filosofiche, vol. III, Padova, Draghi,
1885.
26
R . ARDIGÒ, Relatività della logica umana, op. cit., p. 442.
27
Cfr. R. ARDIGÒ, Relatività della logica umana, op. cit., p. 444.
28
R. ARDIGÒ, Relatività della logica umana, op. cit., p. 445.
57
58 IRENE FRANZOSI
29
R. ARDIGÒ, Relatività della logica umana, op. cit., p. 446.
30
R. ARDIGÒ, Il positivismo nelle scienze esatte e nelle sperimentali, in Opere Filosofiche,
vol. XI, Padova, Draghi, 1918, p. 123.
31
GIUSEPPE SERGI, Il prossimo Congresso internazionale di psicologia, «Nuova
Antologia», vol. CXVI, marzo 1905, pp. 228-230.
58
ARCHÈ, KÓSMOS, ÉRIS. LA TEORIA DEL DIRITTO COME
MODELLO COSMICO ALL’INTERNO DELLA MICRO-
di Ivan Pozzoni
1.
1. IINTRODUZIONE
NTRODUZIONE
1
Oltre la reale consistenza storica della tradizione di ricerca, lo stesso termine “Pre-
socratici” non è universalmente condiviso dalla dottrina moderna. Per una visione dottrinale
divenuta tradizionale il termine “Pre-socratici” è ritenuto esaustivo. Si consultino in tale
senso classici della storia della filosofia antica come C.A. BRANDIS, Handbuch der
Geschichte der griechisch-romischen Philosophie, Berlin, G.Reimer, 1866 o E. ZELLER,
Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, trad. it. La filosofia dei
Greci nel suo sviluppo storico, Firenze, La Nuova Italia, 1932. Per altri studiosi invece
resterebbero meno onerosi in chiave ricostruttiva termini come “Pre-attici” o “Pre-sofisti”
(F.UEBERWEG, Grundriss der Geschichte der Philosophie des Altertums, Berlin,
E.S.Mittler, 1920). Per rifiutare l’uso tradizionale del termine non mi sembra sussistano
motivi considerevoli. La dottrina moderna è invece indirizzata sulla strada della cautela:
«… evitiamo di trattare i primi pensatori della Grecia come “precursori” […] i “precursori”
non sono in ultima analisi altro che oggetti artificiali ottenuti mediante una lettura
all’indietro della storia» (J. BERNHARDT, I Presocratici: da Talete ai Sofisti, in F.Châtelet
(a cura di), Storia della filosofia pagana, Milano, Rizzoli, 1976, p. 13).
59
60 IVAN POZZONI
2
Il riconoscimento della rilevanza di teoria sociale e teoria del diritto nella riflessione
letteraria dei Pre-socratici è merito del monumentale scritto W.J. JAEGER, Paideia: die
Formung der griechischen Menschen, trad.it. Paideia: la formazione dell'uomo greco,
Firenze, La Nuova Italia, 1946. Gli studi di Vernant e Mondolfo si inseriscono nella
traiettoria dell’autore tedesco. Della medesima idea è l’innovativa – benché non recente-
Storia della filosofia del diritto di Fassò (G. FASSÒ, Storia della filosofia del diritto, Roma-
Bari, Laterza, 2001, 11).
3
Per una esaustiva ricostruzione della teoria morale dei momenti storico-culturali
antecedenti alla Pre-socratica si veda G. REALE, Storia della filosofia greca e romana,
Milano, Bompiani, 2004, vol.II, pp. 13-26. Trabattoni sulla scia di Reale scrive «La
riflessione sull’uomo, sul suo comportamento privato e pubblico, sia in relazione agli altri
uomini, sia in relazione alle divinità, nella Grecia arcaica è contenuta soprattutto nei
componimenti poetici (a partire da Omero ed Esiodo fino ai poeti lirici, tragici e comici)»
(F. TRABATTONI, La filosofia antica, Roma, Carocci, 2003, p. 44).
4
Parte della dottrina moderna sottolinea come la letteratura meno recente sottovaluti la
centralità di morale e teoria del diritto dei Presocratici. Essa sottolineatura è sostenuta da
autori come Fassò (G. FASSÒ, Storia della filosofia del diritto, cit., p. 12) e Trabattoni (F.
TRABATTONI, La filosofia antica, cit., p. 44). Parte della dottrina moderna invece – con
Abbagnano, Severino, Reale, Barnes e Châtelet – nei testi di massima diffusione sembra
disinteressarsi della situazione, evitando di accennare alla teoria del diritto dei nostri autori.
5
Cfr. R. MONDOLFO, Natura e cultura alle origini della filosofia, in W.Leszl (a cura di), I
Presocratici, Bologna, Il Mulino, 1982, 223-255. Per un ulteriore esame meno circoscritto
si veda l’intero scritto R. MONDOLFO, Alle origini della filosofia della cultura, Bologna, Il
Mulino, 1956, pp. 3-86; la medesima tesi è sostenuta recentemente in E.Paresce, La
Giustizia nei Presocratici, Cosenza, Rubbettino Editore, 1986.
60
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 61
6
Cfr. R. MONDOLFO, Natura e cultura…, cit., 226-228. Per l’antecedente immediato di tale
intuizione oltre ai meno immediati Feuerbach e Marx si consideri la riflessione scientifica
della teoria storico-culturale sovietica. Per Vygotskij «Potremmo formulare come segue la
legge genetica generale dello sviluppo culturale: ogni funzione nel corso dello sviluppo
culturale del bambino fa la sua apparizione due volte, su due piani diversi, prima su quello
sociale, poi su quello psicologico […] Dietro a tutte le funzioni superiori e ai loro rapporti
stanno geneticamente delle relazioni sociali, relazioni reali tra gli uomini» (L.S.Vygotskij,
Istorija razvitija vyssich psichiceskich funkcij, trad.it. Storia dello sviluppo delle funzioni
psichiche superiori e altri scritti, Firenze, Giunti Barbèra, 1974, 201-202). Per Leont’ev
invece successivamente: «La coscienza dell’uomo, come la sua stessa attività non sono
additive. Non è una superficie, né un contenitore riempito di immagini e di processi. Non è
neppure un nesso tra le sue singole “unità”, ma il movimento interno dei suoi costituenti,
incluso nel generale movimento dell’attività, che costituisce la vita reale dell’individuo
nella società. L’attività umana costituisce la sostanza stessa della sua coscienza» (A.N.
LEONT’EV, Dejatel’nost’, soznanie, liƙnost’, trad.it. it. Attività, coscienza, personalità,
Firenze, Giunti Barbèra, 1977, p. 138). L’avvento della modernità ha condotto a ricusare
senza distinzione tutti i dualismi scaturenti dall’alternativa ereditarietà/ cultura; di tale
tendenza è sintomatico il volume collettaneo J. KLAMA, L’aggressività, realtà e mito,
Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
7
La natura eminentemente metaforica della narrazione milesia è sottolineata sin dall’inizio
dall’articolo W. KRANZ, Gleichnis und Vergleich in der Frühgriechischen Philosophie, in
«Hermes», 73, 1938, pp. 99-122 recentemente utilizzato a mo’ di introduzione nello scritto
A.Lami, I Presocratici: testimonianze e frammenti, Milano, Rizzoli, 1991, pp. 7-47.
8
Per Musti il momento storico successivo alla colonizzazione è caratterizzato in tutto il
mondo ellenico da trasformazioni di ordinamento estremamente violente che conducono
dall’aristocrazia alla tirannide. Già tale situazione è chiara a storici e studiosi classici;
scrive infatti Musti «L’idea di un peggioramento progressivo del regime quanto a rapporti
61
62 IVAN POZZONI
2. LA DIMENSIONE
2. LA DIMENSIONE ETICO-SOCIALE
ETICO-SOCIALE DELLA DELLA
NARRAZIONE MILESIA
NARRAZIONE MILESIA
con l’aristocrazia, verso una forma più chiaramente tirannica, è così comune a tutta la
tradizione» (D. MUSTI, Introduzione alla storia greca, Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 58).
A medesime conclusioni è condotto l’autore dello studio A. Mele, Legislatori e tiranni, in
AA.VV., Manuale di Storia Greca, Bologna, Monduzzi, 2003, pp. 78-111.
9
Nel 430 a.c. – a detta di Plutarco – è varato ad Atene un decreto atto ad incriminare chi
introducesse dottrine ateistiche e naturalistiche; si desume che in tutto il mondo ellenico si
diffondessero norme simili, indirizzate a vincolare riflessioni culturali eccessivamente
ardite. Presto sulla scena ellenica suonerà contro Socrate l’accusa di Meleto conservata nel
Metroon di Atene: «Socrate è reo sia di corruzione nei confronti dei fanciulli sia di non
riconoscere le divinità che la città onora, ma altre nuove divinità» [APOL.24.c] (Platone,
APOLOGIA SWCRATOUSKRITWN Milano, Rizzoli, 1994). Il testo usato in tale
edizione è mutuato da J. Burnet (a cura di), Platonis Opera, Oxford, Clarendon Press, 1900.
10
Politici e filosofi – come vedremo- sono in tale momento storico e in tutto il mondo
ellenico i medesimi individui. Gli esordi della cultura ellenica sono caratterizzati da una
commistione indissolubile tra filosofia e amministrazione cittadina. Tra i due settori è trait
d’union la scrittura (D.MUSTI, Introduzione alla storia greca, cit., p. 43). Per una visione di
insieme si consulti G. CAMASSA, Leggi orali e leggi scritte. I legislatori, in S. SETTIS, I
Greci, Torino, Einaudi, 1996, II, 1, pp. 561-576.
62
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 63
11
Cfr. H. CHERNISS, Aristotle's criticism of presocratic philosophy, Baltimore, J.Hopkins
Press, 1935, pp. 50-51 e pp. 106-107 e in relazione alla tradizione teofrastea J.B.
MCDIARMID, Theofrastus on the Presocratic Causes, «Harvard Studies in the Classical
Philology», 61, 1953, pp. 85-156. Da sottolineare tuttavia l’asserzione contraria del Leszl
«La documentazione che Cherniss mette insieme delle distorsioni e altre inadeguatezze
presentate dalle esposizioni aristoteliche è abbastanza impressionante, ma c’è il motivo per
pensare che siano frequenti, da parte sua, le incomprensioni e i casi di partito preso[…]»
(W.LESZL, Introduzione, in W.Leszl (a cura di), I Presocratici, cit., p. 35) con il richiamo al
Guthrie di Aristotle as Historian. Altrettanto recente ma vicina a riconoscere esistenza e
rilevanza delle contaminazioni aristotelico/ teofrastea sulla narrazione milesia è una visione
del Barnes, che scrive: «Moreover, the stream is contaminated. First, many of the later
doxographers were not scholars but silly hacks who, by accident or design, regularly
mutilated or distorted the Theophrastan material; and in any case they had at their disposal
not Theophrastus’original work but some poor epitome and refashioning of it. Second,
Theophrastus himself was not a historical purist: imitating his master, Aristotle […]» (J.
BARNES, The Presocratic Philosophers, London, Routledge & Kegan Paul, 1979, p. 14).
12
Cfr. PLATONE, QEAITHTOS, Roma-Bari, Laterza, 1999, 174 a. Il testo usato in tale
edizione è mutuato dall’edizione di J. Burnet, Platonis Opera, Oxford, Clarendon Press,
1900. Mondolfo attribuisce tale nozione di “neutralità” all’astrattismo idealistico di
Platone; Paresce alla deriva semiotica della teoria dell’essere trasmessa all’ateniese da
Parmenide e dai rimanenti eleati.
63
64 IVAN POZZONI
64
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 65
3. CAUSA,
3. CAUSA ORDINAMENTO
, ORDINAMENTO E NARRAZIONE
E SANZIONE NELLA SANZIONE MILESIA
NELLA
NARRAZIONE MILESIA
65
66 IVAN POZZONI
66
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 67
67
68 IVAN POZZONI
27
Cfr. U.HÖLSCHER, Anassimandro e l’inizio della filosofia, in W. Leszl (a cura di), I
Presocratici, cit., pp. 259-274. Qui – come è accaduto con la dottrina della reincarnazione
sostenuta dalla Schola Pythagorica- nasce la tentazione di attribuire alla filosofia ellenica
derivazione orientale. Hölscher in momenti diversi scrive: «L’idea che si presenta a Talete
è quella del mare originario, che regge la terra ed è il fondamento di ogni forma di vita;
un’idea nuovissima per dei Greci, per i quali il mare era “ciò che non porta frutto”» (p. 265)
e « la sua dottrina che la terra galleggi sull’acqua è troppo singolare e troppo simile alla
rappresentazione dominante in Oriente per poter prescindere, nella spiegazione, dal
confronto con quei miti» (p. 262). Questo articolo è tradotto dal classico U.HÖLSCHER,
Anaximander und die Anfänge der Philosophie, «Hermes», 81, 1953, 255-277. Di contro in
maniera convincente Nicola Abbagnano scrive: «L’osservazione decisiva che bisogna fare
a proposito di questa tesi (derivazione orientale della filosofia ellenica) è che, se anche si
presume […] la derivazione orientale di alcune dottrine della Grecia antica, ciò non implica
anche l’origine orientale della filosofia greca […] La filosofia greca è ricerca» (N.
ABBAGNANO, Storia della filosofia, Torino, UTET, 2003, vol.I, p. 4).
28
Cfr. H.DIELS- W.KRANZ, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, cit., [11, A, 11]; la
medesima indicazione è contenuta in ARISTOTLE, Metaphysics, London, Harvard
University Press, voll.XVII-XVIII, 1933, 1.983 b (traduzione a cura di H.Tredennick). Più
che i culti di Iside/ Osiride, estesisi all’interno del mondo ellenico anzitutto durante l’età
ellenistica – come sostenuto in F.W. WALBANK, The Ellenistic World, trad.it. Il mondo
ellenistico, Bologna, Il Mulino, 1996, p. 230- riferimenti taletiani dovrebbero essere i culti
arcaici oceanici babilonese (Thiamat) o nilotico (Nun/ Naunet).
29
Cfr. ivi, cit., [11, A, 1 (27)]. La medesima tesi è sostenuta in [11, A, 3], dove Esichio
definisce “cosmo” come œmyucon e daimÒnwn pl»rh. Panteismo orfico o banale
contaminazione successiva?
30
Cfr. O. MURRAY, La Grecia delle origini, cit., pp. 113-188. Chiarito antecedentemente
come ciascuna teoria del cosmo ellenica arcaica debba essere considerata stilisticamente e
contenutisticamente – come il mito babilonese- «mito di successione», tale autore individua
in esse teorie soltanto, e non nei miti babilonesi e nilotici, la connotazione di mito di
68
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 69
creazione o di costituzione dell’universo. Per Paresce tale continuità normativa tra mito
antecedente e teoria del cosmo milesia non sussisterebbe (E. PARESCE, La Giustizia nei
Presocratici, cit., p. 109).
31
È sintomatico il sottotitolo dello scritto F. CAVALLA, La verità dimenticata. Attualità dei
Presocratici dopo la secolarizzazione, Padova, CEDAM, 1996. La secolarizzazione verso
cui costoro si sono incamminati oltre duemila anni or sono rimane interessante chiave di
lettura nei confronti del cammino verso la secolarizzazione iniziato (e in molti casi
concluso) dalle moderne società occidentali.
32
Cfr. H.DIELS- W.KRANZ, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, cit., [12, A, 9].
33
Cfr. ivi, cit., [12, B, 3]. Oltre alla testimonianza aristotelica, molte altre fonti raccolte da
Diels si riferiscono all’¥peiron utilizzando vocabolario divino.
69
70 IVAN POZZONI
[…] Anassimene [..] non rifiuta o tace la divinità; tuttavia credeva non che
l’aria fosse stata creata dal divino, ma che il divino fosse stato creato
dall’aria.37
70
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 71
39
Cfr. E.Paresce, La Giustizia nei Presocratici, cit., 103-104.
40
Cfr. H. DIELS- W. KRANZ, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, cit., [11, A, 1 (27)].
41
Cfr. ivi, cit., [11, A, 3]. La concezione barnesiana della causa taletiana come «animator»
dell’universo nasce dall’attenta considerazione dei vocaboli ˜myuc…a ed œmyucon usati nei
due frammenti antecedenti (J. BARNES, The Presocratic Philosophers, cit., pp. 6-7);
l’attributo di essere «sostanza» dell’universo comunicato con il termine stoice‹on non
riesce a nascondere chiare contaminazioni filosofiche successive. Probabilmente tra
71
72 IVAN POZZONI
Talete sostenne […] che tutto è animato […] e infatti la volontà divina si
43
trasmette all’umido elementare mettendolo in movimento.
72
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 73
73
74 IVAN POZZONI
51
Cfr. ivi, cit., [12, A, 11]. E’all’interno della enunciazione ™x Âj g…nesqai toÝj oÙranoÝj
kaˆ tÕn ™n aÙto‹j kÒsmouj che il termine kÒsmoj assume in tutta la sua rilevanza un senso
molto vicino alla nozione di “ordinamento” (contro la traduzione eccessivamente
naturalistica di A. LAMI, I Presocratici: testimonianze e frammenti, cit., p. 133).
52
Questa visione di sistema è raccolta nella modernità da autori come Bertalanffy (L.
BERTALANFFY, General System theory, trad.it. Teoria Generale dei sistemi, Milano,
Mondadori, 2004), Watzlawick (P. WATZLAWICK, Pragmatics of human communication: a
study of interactional patterns pathologies, and paradoxes, trad. it. Pragmatica della
comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1997) e Bateson (G. BATESON, Steps to an
ecology of mind, trad.it. Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi, 2004).
53
Cfr. H. DIELS- W. KRANZ, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, cit., [13, A, 5] e
[13, A, 6].
74
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 75
54
Cfr. ivi, cit., [9, B, 9a]. [9, B, 14] e [9, B, 40]. Tre sono i cardini della narrazione
iusfilosofica di Acusilao: sanzione è reazione ad una antecedente violazione; sanzione è
interamente immersa in un contesto di sacralità; funzione della sanzione è retribuzione.
Non è molta la distanza dalla teoria “omerica” della sanzione.
55
Cfr. ivi, cit., [12, B, 1]. Nella celebre asserzione anassimandrea – la cui autenticità mai è
stata seriamente messa in dubbio- assumono estrema rilevanza semantica i termini d…kh e
t…sij. L’inserimento del termine ¢ll»loij (Hermann Usener) conduce ad escludere liceità e
convenienza di versioni mistiche o onto-teoriche dell’enunciazione.
56
Cfr. E. PARESCE, La Giustizia nei Presocratici, cit., pp. 120-124. Paresce introduce un
breve resoconto delle riletture novecentesche di tale celebre frammento (Heidel; Jaeger;
Mondolfo; Maddalena; Paci; Guerin). E’interessante l’idea jaegeriana della tribunalizietà
dei contrasti tra costituenti cosmici (W.J. JAEGER, Die Theologie der fruhen griechischen
Denker, trad. it., La teologia dei primi pensatori greci, Firenze, La Nuova Italia, 1962, p.
182). Più accettabile – sebbene assai datata- è tuttavia la visione moderata del Guerin (P.
GUERIN, L' idee de justice dans la conception de l'univers chez les premiers philosophes
grecs, Paris, F.Alcan, 1934, p. 38), indirizzata indirettamente a conciliare rilettura
iusfilosofica jaegeriana e visione sociologica mondolfiana sui contrasti anassimandrei come
rimozione delle lotte civili milesie.
75
76 IVAN POZZONI
76
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 77
77
78 IVAN POZZONI
4. CONCLUSIONI
CONCLUSIONI
78
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 79
non esistono. Esso abbraccia bisogni, scopi, influenze inconsce, convinzioni, fatti di natura
politica, economica e sociale e tutto ciò che potrebbe avere un effetto diretto sul
comportamento» (A.J. Marrow, The practical theorist: the life and work of Kurt Lewin,
trad.it. Kurt Lewin fra teoria e pratica, Firenze, La Nuova Italia, 1977, 46). In L. Mecacci,
Storia della psicologia del novecento, Roma-Bari, Laterza, 1998, 75, Mecacci ribadisce:
«L’ambiente psicologico non è il mondo fisico, geografico o socio-economico. Quando si
parla di spazio di vita si deve intendere non lo spazio fisico entro il quale si muove un
individuo, ma uno spazio di vita psicologico», di cui un individuo ha un’esperienza
soggettiva più o meno cosciente».
64
Può essere conveniente accostarsi alla nozione concreta di “dubbio reale e vivente”
introdotta dalla narrazione culturale di Peirce, James e Dewey (Pragmatism/Pragmaticism)
contro la tendenza cartesiana astratta ad intuire un “dubbio universale”. Per i tre americani
unicamente “dubbio reale e vivente” è motore di conoscenza, essendo idoneo a contrastare
l’insoddisfazione (stress) dell’incoscienza.
79
80 IVAN POZZONI
65
Oltre alla letteratura storica moderna citata anteriormente si consulti C. ORRIEUX- P.
SCHMITT PANTEL, Histoire grecque, trad. it. Storia Greca, Bologna, Il Mulino, 2003, pp.
59-145. Nei confronti del mito della colonizzazione ellenica antica si veda l’ottima ricerca
L. BRACCESI, I Greci delle periferie, Bari-Roma, Laterza, 2003.
80
LA TEORIA DEL DIRITTO NEI MILESI 81
66
Nella introduzione (Dal mito al pensiero razionale) alla sua Storia della filosofia
Châtelet ricorda: «È pertanto opportuno non soltanto rifiutare l’immagine di un’evoluzione
lineare, ma anche sfumare gli schemi di continuità o di discontinuità. Indubbiamente
l’analisi dei testi consente di portare in luce “inizi” o “rotture”. Ma ciò che ha inizio
conserva, in parte, ciò contro cui si inizia; e ciò che rompe integra anche elementi di ciò nei
cui confronti bada a distinguersi» (F. CHÂTELET (a cura di), Storia della filosofia pagana,
cit., 11). È viva l’intuizione del pragmatismo moderno: scienza e conoscenza devono
considerarsi come attività collettive.
81
82 IVAN POZZONI
67
E’ netta una considerazione metaforica del Barnes: «Thales, we may imagine, first
indicated that vast field of intellectual endeavour. Anaximander was the first to map it out;
and his cart, with a few additions and modifications, determined the range and aspirations
of almost all subsequent thought» (J. BARNES, The Presocratic Philosophers, cit., 20).
68
Cfr. ivi, cit., 16.
82
IL CARTEGGIO PIKLER-VAILATI (1892-1908)1
di Renato Pettoello
1
La trascrizione delle lettere è in tutto fedele agli originali manoscritti, conservati presso la
Biblioteca del Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano (Cfr.
L’Archivio Giovanni Vailati, a cura di L. Ronchetti, Cisalpino, Roma 1998, p. 86). Ogni
intervento dell’autore (sottolineature, cancellature, ecc.) è stato segnalato, sia graficamente,
sia in nota. Le sottolineature sono state rese in carattere corsivo; le doppie sottolineature in
carattere corsivo e grassetto. Le note esplicative sono ridotte all’essenziale. Nel limite del
possibile, si è cercato di ricostruire i riferimenti bibliografici cui si fa riferimento nelle
lettere.
2
Gyula, o Julius, come si firmava quando scriveva in una lingua diversa dall’ungherese,
Pikler (Temesvár 1864-Budapest 1937), professore di filosofia del diritto e di filosofia
politica all’Università di Budapest, dal 1891 al 1819, quando fu costretto a ritirarsi, a causa
delle sue idee politiche. Non è impossibile, come suggerisce Luigi Errera, in una lettera a
Vailati del 28.9.1902, che Pikler sia stato osteggiato anche in quanto ebreo, nonostante la
sua conversione al cristianesimo.
83
84 RENATO PETTOELLO
Quando Vailati, nel marzo del 1892, scrisse a Pikler, questi aveva già
raggiunto una certa notorietà internazionale, con le sue teorie
psicofisiologiche, grazie soprattutto alla pubblicazione di The Psychology of
the Belief in Objective Existence, del 1890. Mentre in Ungheria egli era noto
soprattutto come pensatore politico, sociologo e teorico del diritto,
esponente di spicco del radicalismo progressista, di ispirazione positivista e
scientista – e , proprio per questo, non marxista – che gli costò addirittura
l’allontanamento dall’università; fuori dalla patria era conosciuto soprattutto
come psicologo ed epistemologo.
Nonostante la sua brevità, il carteggio Pikler-Vailati tocca molti temi
di grande interesse, almeno per il dibattito filosofico a cavallo tra l’ottocento
e il novecento, e non è naturalmente possibile darne conto in modo
esauriente qui. Credo però valga la pena di soffermarsi brevemente almeno
su due punti che, per motivi diversi, potrebbero risultare poco chiari al
lettore odierno: il primo riguarda un accenno critico di Pikler nei confronti
di Vailati e il secondo uno scambio epistolare tra Pikler ed Ernst Mach.
3
E. MACH, Erkenntnis und Irrtum. Reprografischer Nachdruck der Auflage, Leipzig 19265.
Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1991, p. 419; E. MACH, Conoscenza ed
errore, tr. it. di S. Barbera, introd. di A. Gargani, Einaudi, Torino 1982, p. 413 (traduzione
leggermente modificata).
84
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 85
4
E. MACH, Die Prinzipien der Wärmelehre. Historisch-kritisch entwickelt, Barth, Leipzig
19002, p. 269.
85
86 RENATO PETTOELLO
5
E. MACH, Die Mechanik in ihrer Entwicklung historisch-kritisch dargestellt.
Reprografischer Nachdruck der Auflage, Leipzig 19339. Wissenschaftliche
Buchgesellschaft, Darmstadt 1982, p. 467; E. MACH, La meccanica nel suo sviluppo
storico-critico, a cura di A. D’Elia, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 478.
86
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 87
6
G. VAILATI, Recensione a E. MACH, Populär-Wissenschaftliche Vorlesungen, Barth,
Leipzig 1896, in G. VAILATI, Scritti, a cura di M. Calderoni, U. Ricci e G. Vacca, Barth-
Seeber, Leipzig-Firenze 1911, p. 61.
7
Ivi, p. 63.
87
88 RENATO PETTOELLO
8
É. DURKHEIM, Les Règles de la méthode sociologique, Germer Baillière, Paris 1895, p.
125.
88
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 89
essenzialmente su due attese: un’attesa infinita della cosa che per prima
percepiamo e un’attesa infinita per l’opposto della cosa; aspettative che si
restringono soltanto se abbiamo un’esperienza concreta. «Non possediamo
soltanto aspettative che si basano sull’esperienza del contenuto secondo il
quale da certi fatti ne devono conseguite altri, bensì anche disposizioni
all’aspettativa di tale contenuto, derivanti dalla nostra intuizione delle
relazioni d’essenza di certi fatti»9. Questa intuizione si completa
naturalmente con le percezioni e le rappresentazioni. Ma quello che conta è
che l’introspezione si dimostra essere una importante fonte di conoscenza,
non soltanto della psicologia, ma anche della fisiologia e della scienza in
generale. Va da sé che l’introspezione da sola, senza esperimento fisico, può
condurre in errore. Esperimento e introspezione si debbono completare a
vicenda.
Mach dichiara di essere «completamente e senza riserve d’accordo»
con quanto Pikler dice a proposito della scuola francese, che rigetta
senz’altro le ricerche introspettive in psicologia. Senza introspezione, egli
osserva, non si può ottenere alcun risultato, non si può interpretare nulla. La
pretesa dei francesi di ridurre tutto a fisica è inaccettabile. Non tutti i fattori
storici e sociologici possono essere ricondotti a leggi fisiche, se questo
significa delegittimare completamente la psicologia. «Fisico e psichico sono
diversi in generale, soltanto per il modo dell’osservazione, ma
essenzialmente sono la stessa cosa»10. Se si rigetta una delle due modalità
d’osservazione, si elimina un’importante fonte di conoscenza, che non può
essere sostituita da nient’altro. «Non si può constatare tutto fisicalmente»11.
Ancora una volta è evidente come lo “scientismo” ed il fenomenismo di
Mach non comporti affatto un esito fisicalista. Su questo punto Mach è
chiarissimo: la fisica non può essere considerata il passe par tout di ogni
indagine che voglia essere scientifica. Solo più tardi, anche in nome di
Mach, verrà fatta una scelta nettamente fisicalista.
Mi fermo qui, lasciando al lettore il piacere di cogliere spunti e stimoli
dalla lettura diretta dell’epistolario.
9
G. PIKLER, A menopszichológikus szocziológiai irányról, in “Huszadik” VI (1905) 7, p.
74.
10
Ivi, p. 76
11
Ivi, p. 77.
89
90 RENATO PETTOELLO
IL CARTEGGIO VAILATI-PIKLER
I.
G. Vailati a J. Pikler
24. 3. 189212
Hon. Professor
Hon. Professor
I will be obliged to you if you would inform me of the probable date of
publication of the 2th volume of your very interesting work on the
Psychology of Objective Existence13, whose 1th volume I have lately perused
with greatest pleasure. The analysis there masterly p[…]d14 seems to me to
mark a very substantial improvement on that of Mill an improvement which
this illustrious thinker has, more than once in his utterances on the subject,
lean [showed to be very]15 on the verge of introducing (vgl. especially his
Essay on the life and writings of Berkeley in Vol. IV of Essays and
Dissertations16).
12
Cartolina postale non spedita, indirizzata a: “Doctr Julius Pickler [sic] Prof. in konig.
Universität Buda-Pest”. Il testo mostra segni evidenti di ripensamenti ed incertezze. Vailati
deve avere comunque spedito una cartolina postale di analogo contenuto, come si evince
dalla seguente lettera di Pikler del 15 febbraio 1897, cfr. infra.
13
G. PIKLER, The Psychology of the Belief in Objective Existence, Williams & Norgate,
London 1890.
14
Parola illeggibile.
15
Cancellato.
16
J. S. MILL, Berkeley’s Life and Writings, in Dissertations and Discussions, vol. IV,
Longmans-Green-Reader-Dyer, London 1875, pp. 154-187, ora in Collected Works, vol.
XI: Essays on Philosophy and the Classics, ed. by M. Robson, intr. by F. E. Sparshott,
Routledge & Kegan Paul, Toronto-Buffalo-London 1978, pp. 449-471.
90
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 91
________
II
J. Pikler a G. Vailati
15.4.1892 17
Dear Sir,
I am much obliged to you for your sympathetic letter and especially for the
interest you kindly take in the continuance of my work. A continuous struggle with
my health and other adverse circumstances, however, since long time prevent me
from any harder work and so I am unable to fix a definite term to the appearance
of my second volume18. You will easily conceive the greatness of my sorrow
caused by this fact. You would very much oblige me by bringing to my
knowledge any notice on my book which may be known to you, in Italian books
or reviews. Truly yours
J. Pikler.
VIII Sándorutca
képviselökár
17
Cartolina postale indirizzata a: “S.gre Giovanni Vailati, Crema (Lombardia) Italia.”
18
Il secondo volume di The Psychology of the Belief in Objective Existence non venne mai
pubblicato.
91
92 RENATO PETTOELLO
__________
III
J. Pikler a G. Vailati
15. 2. 1897
Ich danke Ihnen bestens für die mich ehrende Übersendung Ihrer
Arbeiten. Da ich leider nur so wenig Italienisch weiß, wie viel ich auf
Reisen in Ihrem von mir angebeteten Vaterlande aufgepickt habe, ohne je
die Sprache systematisch gelernt oder italienisch gelesen zu haben, kann ich
Ihren Aufsatz über die Wichtigkeit des Studiums der Geschichte der
Wissenschaften19 jetzt nicht lesen. Von der sehr großen Wichtigkeit dieses
Studiums bin auch ich überzeugt und durchdrungen.
Ihre kurze Recension über Mach’s Buch20 war ich aber doch im
Stande durchzulesen und ziemlich zu verstehen. Ich weiche aber
einigermaßen von Ihrer Absicht ab. Ich bin der Meinung, daß trotz der
Subjektivität (Idealität, Relativität) alles Seienden und auch der von uns
19
G. VAILATI, Sull’importanza delle ricerche relative alla storia delle scienze, Roux e
Fossati, Torino 1897, ora in G. VAILATI, Scritti, a cura di M. Calderoni, U. Ricci e G.
Vacca, Barth-Seeber, Leipzig-Firenze 1911, pp. 64-78.
20
G. VAILATI, recensione a E. Mach, Populär-wissenschaftliche Vorlesungen, Barth,
Leipzig 1896, in “Rivista di studi psichici” (1896), ora in Scritti, cit., pp. 60-63. Vailati
aveva già recensito queste lezioni di Mach sulla “Rivista sperimentale di Freniatria”, XXII
(1896), 3, ora in Scritti, cit., pp. 43-45.
92
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 93
21
G. Pikler, Bevezetõ a jogbölcseletbe, Budapest 1892.
22
G. Pikler, Gyula Pikler, Bevezetõ a jogbölcseletbe, Budapest 1892.
93
94 RENATO PETTOELLO
23
Non risulta esserci alcun saggio di J. S. Mill esplicitamente dedicato all’esistenza
oggettiva.
94
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 95
di) tutti gli altri fenomeni./ Il suo cortese interesse per la mia persona mi incoraggia
a scrivere alcune righe su di me. Benché non sempre in forma ed in grado di
lavorare, dopo il mio saggio in inglese, ho pubblicato un breve saggio, piuttosto
critico, sulla cosiddetta scuola austriaca di economia politica ed un libro
introduttivo sulla filosofia del diritto e la giurisprudenza, in lingua ungherese.
Negli ultimi tre anni mi sono occupato molto approfonditamente di filosofia del
diritto e sociologia. Come frutto di queste riflessioni, nel corso del prossimo anno,
dovrebbero uscire tre miei libri dal titolo: 1) “Sul sorgere e lo sviluppo del diritto”.
2) ”La legge della formazione dello Stato”. 3) “I principi dell’equità in generale,
nel diritto patrimoniale, nel diritto penale e nel diritto internazionale”. Di questi il
primo, in lingua ungherese, è in corso di stampa. Tutti e tre dovrebbero uscire
anche in tedesco. Essi in parte dovrebbero presentare teoreticamente le leggi di
sviluppo del diritto e della società, in parte determinare praticamente
l’organizzazione del futuro. Da quest’ultimo punto di vista sono cosmopolitici e
comunisti (socialisti). Delle questioni trattate nel mio “Objective existence”, dopo
la sua pubblicazione, non mi sono più occupato. In una postfazione alla prossima
edizione tedesca del mio primo libro voglio riassumere brevemente cosa intendevo
dire nella seconda parte del mio Obj.[ective] ex.[istence]./ Ancora una cosa! Mi ha
chiesto a suo tempo, in una cartolina postale a me indirizzata, se ero a conoscenza
di un saggio di Mill sulla questione della Obj.[ective] existence. Mi sono
dimenticato allora di risponderLe. Non conoscevo quel saggio e non lo conosco
neppure oggi./ Ancora una volta mille grazie!/Le auguro di tutto cuore voglia e
forza di lavorare. Mi farà molto piacere avere notizie dei Suoi prossimi lavori, così
come ad esempio delle tendenze politicosociali e dei lavori all’Università di
Torino./Con i più calorosi saluti e la più sincera stima/ il Suo devotissimo/ Julius
Pikler]
_________
IV.
J. Picker a G. Vailati
28. 7. 1905
Budapest, 1905.VII.28.
VII. Vásosligeti fasor 9.
Lieber Freund,
95
96 RENATO PETTOELLO
Sie haben mir durch die Zusendung des Leonardo eine große Freude
bereitet. Das rege philosophische Leben, welche aus demselben
hervorscheint, bestimmt mich unwiderruflich in nächster Zeit so weit
italienisch zu lernen, daß ich die philosophischen Schriften in Ihrer Sprache
vollkommen verstehen kann; ich kann es länger nicht leiden, daß ich
dieselben nur halbwegs, nicht genau zu verfolgen im Stande bin.
Ich habe die 3 Artikel Credenze e Volontà24 durchgelesen (wegen
meiner mangelnden Sprachkenntnis mit Mühe) u.[nd] im großen u.[nd]
ganzen verstanden.
Am wenigsten habe ich Papini’s Artikel verstanden; ich erwarte aber
in einigen Tagen den Besuch von Jászi, der gut italienisch kennt u.[nd] der
mir ihn übersetzen wird. Über Papini’s Aufsatz habe ich daher noch kein
Urteil; nur 2 Punkte will ich erwähnen. 1) Mein Prinzip ist nicht richtig
angeführt. Es lautet: la credenza, daß wie eine Praesentation hervorrufen
können, [bedeutet]25 ist gleichbedeutend alla nostra credenza della existenza
d’un fatto oggettivo. Noch wichtiger: la credenza, daß wir certi generi di
presentazioni hervorrufen können, [è la cosa bedeutet]26 ist gleichbedeutend
alla nostra credenza della oggettiva existenza di [tali]27 corrispondenti
generi di fatti. – 2) Der Satz “La sociologia del materialismo storico si
occupa dei fatti economici, perché” [la via]28 sollte folgendermaßen
weitergehen: perché die einzig [sichere]29 mögliche oder doch wenigstens in
den meisten Fällen wirksame Weise die Handlungen der Menschen zu
ändern besteht in cambiando la [distribuzione della]30 [maniera della
produzione e la]31 distribuzione delle ricchezze, denn [che]32 il cambiare
degli ideali (welches sonst eine andere Weise wäre, da auch die Ideale für
sich die Handlungen bestimmen) ist oder doch in den meisten Fällen nur
durch jene ökonomischen Änderungen möglich.
In großem Masse stimme ich mit Calderoni überein, wie auch mit
Ihnen; besonders gefallen mir die 2 letzten Absätze Ihres Artikels.
Ich arbeite noch immer an dem Aufsatz: Die zweckbewußte Wahl im
Lichte des Energieprinzips. (Sie sehen: ”zweckbewußt“ statt ”willkürlich“;
24
G. VAILATI, Credenze e Volontà. La distinzione tra Conoscere e Volere, in “Leonardo”
III (1905) 3, pp. 128-129, ora in Scritti, cit., pp. 626-629; G. PAPINI, Credenze e Volontà.
Influenza della Volontà sulla conoscenza, ivi, pp. 127-128; M. Calderoni, Credenze e
volontà. Intorno alla distinzione fra atti volontari ed involontari, ivi, pp. 125-127, ora in M.
CALDERONI, Scritti, a cura di O. Campa, prefazione di G. Papini, La Voce, Firenze 1924,
vol. I, pp. 267-273.
25
Cancellato.
26
Cancellato.
27
Cancellato.
28
Cancellato.
29
Cancellato.
30
Cancellato.
31
Parentesi quadre di Pikler.
32
Cancellato.
96
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 97
97
98 RENATO PETTOELLO
Bewußtsein führen. In diesem Sinne halte ich den Satz für richtig: Le fait
scientifique est créé par le savant. Vielleicht erinnern Sie sich noch, daß ich
in Budapest Ihnen denselben Satz ausführte; eben wie den Satz: La Science
n’est qu’une règle d’action. Ich kenne das Werk Le Roy’s36 nicht, nur
Ihrem Referat über Poincaré entnehme ich diese Sätze; sie mache jedoch auf
mich den Eindruck, daß mir infolge meines langen Schweigens, Vieles vor
der Nase wegschreibt.
Es würde mich sehr freuen einen ausführlichen Brief von Ihnen zu
erhalten, über Ihre Gesundheit, über Ihr Leben, wenn auch über beides das
mir zugesandte Heft des Leonardo so ziemlich das Hauptsächlichste sagt.
Bitte Sie auch, im Falle daß Sie mir schreiben mitzuteilen, ob Calderoni und
Papini in den Naturwissenschaften bewandert sind. Bitte, adressieren Sie
Ihren etwaigen Brief: VIII: Jávorutca 3.
__________
Nachträglich fällt mir noch ein Punkt ein, über den ich Ihnen zu
schreiben habe. Ich hatte vor 5 Wochen einen Briefwechsel mit Mach.
Ich sende Ihnen gleichzeitig unter Kreuzband ein Heft einer ungarischen
Zeitschrift ein37; auf den Seiten 73-77 finden Sie Druckstücke aus
meinen u.[nd] Mach’s Briefen (mit seiner Genehmigung veröffentlicht).
Der Briefwechsel entstand dadurch, daß Jászi, indem er sich gegen die
introspektive Methode in der Soziologie aussprach, behauptete, kein
Naturforscher würde solchen introspektiven Problemen, wie ich sie auch
in meinem Briefe aufwerfe, irgend eine wissenschaftliche Bedeutung
beilegen.
Ich frug (sic) nun Mach um seine Ansicht u.[nd] er war gefällig mir
dieselbe mitzuteilen.
Gleichzeitig sandte ich ihm mein englisches Buch zu. Es würde mich
sehr freuen, wenn er es einmal lesen u.[nd] ich seine Ansicht erfahren
würde.
Nun nehmen Sie meinen besten Dank für den Leonardo u.[nd] seien Sie
von mir u.[nd] meiner Frau bestens gegrüßt. Wie schön wäre es bald
wieder einmal uns mündlich aussprechen zu können.
Ihr Sie hochschätzender
Julius Pikler
36
É. LE ROY, Sur la logique de l’invention, in «Revue de métaphysique et de morale» XIII
(1905), pp. 193-223.
37
G. PIKLER, A menopszichológikus szocziológiai irányról, in «Huszadik», VI (1905) 7, pp.
62-77.
98
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 99
P. S. Sie würden mich sehr verbinden, wenn Sie mir die Titel etwaiger
Ihnen bekannter Bücher u.[nd] Aufsätze über das Gefühl mitteilen
würden.
99
100 RENATO PETTOELLO
__________
100
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 101
V.
J. Pikler a G. Vailati
29. 8. 1907
Lieber Freund,
ich erhielt das Heft Rivista di psicologia, welche Sie mir zu senden
gütig waren, hier, wo ich bis Ende August bleibe (die obige Adresse genügt;
in Budapest ist nun meine Wohnung: II. Nyúlutca 4.)
Ich bin tief gerührt davon, daß Sie gegenüber der Vernachlässigung
seitens James’, dem ich derzeit meine Psychology of Objective Existence
zusandte, eine Lanze für mich einlegten. Ich fühle den größten Dank für
Ihren unermüdlichen Eifer meinem Buche Leser zu verschaffen. Die kleine
Ausgabe (250 oder 300 Exemplare) sind (sic) infolge des vielen Lobes, daß
das Buch im Mind erhielt, vergriffen. Ob auch gelesen, das ist natürlich eine
andere Frage.
Ich schrieb das Buch im schönen Alter von 21 Jahren. Seither habe ich
in ungarischer Sprache, ohne von Peirce, James etc. überhaupt von der
pragmatistischen Strömung etwas zu wissen, in ungarischer Sprache38
manches Pragmatistische veröffentlicht, worin ich u.[nter] A.[nderem]
[Poincaré zusammengekommen bin]39 vorweggenommen habe, was ich
später in Poincaré las.
Auch Ihr Dal Monismo al Pragmatismo40 habe ich mit großem Genuß
gelesen. Die Aufsätze von Calderoni verblüffen mich immer dadurch, daß
wir über seine Gegenstände ganz dieselben Gedanken haben.
Im nächsten Heft der Vierteljahrschrift für wissenschaftliche
Philosophie (ed. Paul Barth) wird unter dem Titel ”Beschreibung u.[nd]
Einschränkung“41 ein Artikel von mir erscheinen. Ich werde Ihnen, Papini
und Calderoni je einen Abdruck senden. Ich mache Sie vom
pragmatistischen Gesichtspunkt aus besonders auf den letzten Teil des
38
Ripetizione di Pikler.
39
Cancellato.
40
G. VAILATI, Dal monismo al pragmatismo, in «Rivista di psicologia applicata alla
pedagogia», III (1907), 4, ora in Scritti, cit., pp. 787-790.
41
G. PIKLER, Beschreibung und Einschränkung, in «Vierteljahrschrift für wissenschaftliche
Philosophie und Sociologie», XXXI. N. F. VI (1907), 3, pp. 313-335.
101
102 RENATO PETTOELLO
42
Pikler dedicherà a Vailati lo scritto Über Theodor Lipp’s Versuch einer Teorie des
Willens. Eine kritische Untersuchung, zugleich in Beitrag zu einer dynamischen
Psychologie, Barth, Leipzig 1908, p. IV, con le parole “Giovanni Vailati in Freundschaft
und Hochachtung zugeeignet [Dedicato a Giovanni Vailati con amicizia e stima]”.
43
J. PIKLER, Das Grundgesetz alles neuro-psychischen Lebens: zugleich eine
physiologisch-psychologische Grundlage für den richtigen Teil der sogenannten
materialistischen Geschichtsauffassung, Barth, Leipzig 1900.
44
G. PIKLER, Das Beharren und die Gegensätzlichkeit des Erlebens, Frankh, Stuttgart
1908.
102
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 103
nach Firenze, daß Sie auch hinkommen, wenn Sie nicht mehr wohnen. Oder
treffen wir, Sie, Papini u.[nd] Calderoni uns in Rom. Lieber wäre mir in der
Biblioteca in Firenze vorzulesen.
Schreiben Sie mir ausführlich, wie es Ihnen geht. Meine Nerven sind
sehr schlecht, wie gewöhnlich; auch die Verfolgungen tragen viel dazu bei.
Mit den herzlichsten Grüssen von mir u.[nd] meiner Frau
Ihr aufrichtiger Freund
Julius Pikler
103
104 RENATO PETTOELLO
vuoti. I miei allievi migliori non osano citarmi, per paura di rovinarsi la carriera.
Sento l’esigenza vivissima di trascorrere alcuni giorni con Lei, Calderoni e Papini.
Farei volentieri visita a tutti e tre a Firenze./ Tra alcune settimane finirò un lavoro:
“Beharrung und Gegenseitigkeit im psychischen Leben”. È un lavoro
profondamente idealista. Lo leggerei volentieri a Firenze nella Sua Biblioteca
Pragmatistica. Parecchi amici filosofi mi accompagnerebbero. Troverei ascoltatori
parlando in tedesco? Oppure debbo far tradurre e leggere il lavoro in italiano? L’1
o il 2 di novembre, per quanto mi riguarda, sarebbe il periodo migliore per il
viaggio. Che ne dice? Per assicurarmi la Sua risposta, le invio questa lettera per
raccomandata./ Lei data ora i Suoi saggi sempre da Roma. Vive a Roma ora? In
quale scuola è impiegato? Io verrei a Firenze alla sola condizione che anche Lei
venga, se non abita più lì. Oppure ci troviamo, Lei, Papini e Calderoni a Roma. Io
preferirei però leggere nella Biblioteca a Firenze./ Mi scriva diffusamente della Sua
salute. I miei nervi sono a pezzi, come di consueto; anche le persecuzioni vi
mettono del loro./ Con i saluti più affettuosi da parte mia e di mia moglie,/ il suo
amico sincero/ Julius Pikler]
__________
VI.
J. Pikler a G. Vailati
21. 6. 190845
Budapest 21.VI.1908
Ich danke Ihnen sehr für die Zusendung Ihrer Abhandlung über die
materiellen Bilder der Deduktion46, welche ich mit Interesse gelesen habe.
Ich komme ganz gewiß zum Philosophischen Kongreß in Heidelberg47;
45
Cartolina postale indirizzata “All’illustre Sig. Professore Dott. Giovanni Vailati, via
Gregoriana 48, ROMA
46
G. VAILATI, On Material Representations of Deductive Process, in «Journal of
Philosophy, Psychology and Scientific Methods», V (1908), n° 12, pp. 309-316, traduzione
inglese dello scritto I tropi della logica, in «Leonardo» ,III (1905), pp., 3-7, ora in Scritti,
cit., pp. 546-571.
47
Al congresso di Heidelberg, Pikler presenterà due memorie: Das
Gegensätzlichkeitsprinzip, e Die Funktion des Interesses beim Streben und die
104
IL CARTEGGIO PIKLER - VAILATI 105
werden Sie da sein? Es wäre schön, sich zu treffen. Meine Adresse ist bishin
(sic) Celerina (Schweiz, Engadin). – Mit besten Grüssen von meiner Frau
und Ihrem Sie hochschätzenden
Julius Pikler
[Den Artikel Calderonis48 konnte ich noch nicht zu Ende lesen, weil
mir das Italienisch schwer geht]49
__________
VII.
J. Pikler a G. Vailati
[senza data]50
Lieber Freund,
Hier verlebe ich meine Osterferien, die übermorgen enden. Ich danke
Ihnen vielmal für Ihre Sendung. Sie freut mich auch als Zeichen Ihrer
Besserung.
Beste Grüße von mir u.[nd] meiner Frau
Pikler
pragmatische Streitfrage, pubblicate poi col titolo complessivo di Zwei Vorräge über
dynamische Psychologie, Barth, Leipzig 1908.
48
Si tratta verosimilmente di M. CALDERONI, La volontarietà degli atti e la sua importanza
sociale, in «Rivista di psicologia applicata», III (1907) 4, pp. 253-274, o di IDEM, Forme e
criteri di responsabilità in «Rivista di psicologia applicata», IV (1908) 3, pp. 233-261, ora
in Scritti, cit., vol. II, pp. 57-97.
49
Aggiunta a margine.
50
Cartolina postale illustrata da Abbazia, cittadina istriana vicino a Fiume, indirizzata a:
“M. le Docteur Giovanni Vailati Professeur à l’Istituto Tecnico COMO Italien.”
105
106 RENATO PETTOELLO
106
IL CARTEGGIO VAILATI – SCHIAPARELLI (1897-1900)
di Mauro De Zan
107
108 MAURO DE ZAN
108
IL CARTEGGIO VAILATI - SCHIAPPARELLI 109
________
109
110 MAURO DE ZAN
I
G. Vailati a V. G. Schiaparelli
26. 6. 18971
Crema 26 Giu. 97
On.le Professore
Sono in dovere di ringraziarla per l’invio del Suo opuscolo sul
Pianeta Marte2 e colgo volentieri l’occasione così offertami di esternare la
mia sincera stima e ammirazione.
Come avrà visto dalla breve memoria che le spedii “Sul concetto di centro
di gravità in Archimede”3 e dalla prolusione che le inviai lo scorso Febbraio,
io mi occupo di studi sulla storia della meccanica. Fra qualche settimana mi
permetterò pure di inviarle un mio secondo lavoro sulla Statica dei Greci (Il
principio dei lavori virtuali da Aristotele ad Erone d’Alessandria)4 che è ora
in corso di stampa, pu-//re negli atti dell’Accademia di Torino. In essa ho
avuto occasione di alludere al di lei splendido lavoro sulle sfere
omocentriche di Eudosso.5 Quest’anno nel mio corso non ho potuto
occuparmi che dei Greci. L’anno venturo conterei cominciare con Leonardo
da Vinci.
Rimandandole i miei più sentiti ringraziamenti ho l’onore di dirmi
1
Biglietto da visita intestato: “Ing. Dott. Giovanni Vailati – Docente di Storia della
Meccanica presso l’Università – Torino”, autografo conservato in Archivio Storico
dell’Osservatorio di Brera, d’ora innanzi ASOB, - Corrispondenza Scientifica, cart. 169.
2
Probabilmente si riferisce all’articolo di G. SCHIAPARELLI, Il pianeta Marte, «Natura ed
Arte», febbraio 1893, di cui si conserva copia con dedica dell’autore nell’Archivio Vailati.
3
La memoria Del concetto di centro di gravità nella statica di Archimede fu letta durante
l’adunanza del 9 maggio 1897 e pubblicata negli «Atti della Regia Accademia delle
Scienze di Torino», vol. XXXII e quindi in G. VAILATI, Scritti, J.A. Barth-B. Seeber,
Leipzig-Firenze 1911, pp. 79-90.
4
Si riferisce alla memoria Il principio dei lavori virtuali da Aritotele a Erone
d’Alessandria, letta nell’adunanza del 13 giungo 1897 e pubblicata in «Atti della Reale
Accademia delle Scienze di Torino», vol. XXXII, e quindi in G. VAILATI, Scritti, cit., pp.
91-106.
5
G. V. SCHIAPARELLI, Le sfere omocentriche di Eudosso, di Callippo e di Aristotele,
Milano, Hoepli 1875.
Hoepli Milano 1875.
110
IL CARTEGGIO VAILATI - SCHIAPPARELLI 111
Suo Dev.mo
G. Vailati
II
V. G. Schiaparelli a G. Vailati
14. 2. 18986
6
Minuta di lettera su un unico foglio conservata in ASOB- Corrispondenza Scientifica,
Cart. 171.
7
Seguono cancellature.
8
Tra mai stati e studiati si legge la parola indagati cancellata.
9
La frase sui quali ecc. sostituisce in interlinea alcune parole cancellate.
10
Si veda in CHRYSIPPE, Oeuvre Philosophique, tome I, textes traduits et commentés par
Richard Dufour, Les Belles Lettres, Paris 2004, p. 270, il frammento 203, dove è riportato
un passo tratto dalle Contraddizioni degli Stoicidi Plutarco (cap. 29, 1047 C10-E2). Di
questo astruso calcolo logico Plutarco tratta anche nel cap. VIII, 9, 732 delle Quaestiones
Conviviales. Non pare che Vailati abbia accolto il suggerimento di Schiaparelli di
occuparsi di questo complicato calcolo di logica proposizionale.
11
Cancellato: de Coelo.
111
112 MAURO DE ZAN
(cito la vecchia edizione latina del 1544,12 avendo il mio esemplare presso
il legatore):13 mi sembra che questo passo e la confutazione che vi fa
Alessandro [nome incomprensibile] meriterebbero di essere studiati, e
nessuno lo può fare meglio di lei.
Il prof. Vitelli di Firenze ha fondato un Società per14 classi[co] e mi ha
nomi[nato] suo apostolo. In tale qualità mi fece credito di inviarle il 1°
fasci[colo] della rivista Atene e Roma15
______
III
G. Vailati a V. G. Schiaparelli
19. 2. 189816
Crema 19 Febbr. 98
Chiarissimo Professore,
12
SIMPLICIUS, Commentaria in quatuor libros De Coelo Aristotelis. Nouiter fere de integro
interpretatat, ac cum fidissimis codicibus Graecis recens collata, Venetiis, apud
Hieronymum Scotium, 1544. Ipparco viene citato da Simplicio nel Commentarius 86 e non
85 come indicato da Schiaparelli. Cfr. ed. cit. a p. 57. Vailati darà rilievo alle riflessioni di
Ipparco sulla caduta dei gravi nella memoria Le speculazioni di Giovanni Benedetti sul
moto dei gravi, ricordando in nota che l’importanza di questi passi di Ipparco riportati da
Simplicio gli fu segnalata da Schiaparelli: Vedi G. VAILATI, Scritti, cit., pp. 175 e 176.
13
Segue intera riga cancellata e non comprensibile.
14
Seguono due parole incomprensibili.
15
La parte conclusiva del periodo non è comprensibile.
16
Lettera autografa su 5 facciate conservata in ASOB- Fondo Corrispondenza Scientifica,
Cart. 171.
112
IL CARTEGGIO VAILATI - SCHIAPPARELLI 113
17
G. BENEDETTI, Diversarum speculationum mathematicarum et physicarum liber, Apud
Haeredem Nicolai Bevilaquae, Taurini 1585. Le parentesi quadre sono nel testo.
18
La parola continuam è sottolineata due volte.
19
Questa la citazione corretta del passo tratto da p. 195 – non 95 come erroneamente
indicato nella lettera – dell'opera di Benedetti: motus rectus dictus naturalis suam semper
velocitatem adauget ob continuam impressionem quam recipit a causa perpetuo conjucta
cum ipso corpore…
20
La memoria su Le speculazioni di Giovanni Benedetti sul moto dei gravi sarà letta
durante l'adunanza del 27 marzo 1898 dell'Accademia delle Scienze di Torino e pubblicata
nel vol. XXXIII degli atti accademici e quindi in G. VAILATI, Scritti, cit. , pp. 161-178.
21
La rivista «Atene e Roma», diretta dal latinista Girolamo Vitelli, aveva appena iniziato
ad essere pubblicata a Firenze per conto dell'Associazione Italiana di Cultura Classica. Il
nome di Vailati risulta nell’elenco dei “soci ordinari” pubblicato nel secondo fascicolo del
1898, a p. 110
113
114 MAURO DE ZAN
_______
IV
G. Vailati a V. G. Schiaparelli.
4. 8. 189922
Chiarissimo professore,
ho tardato a ringraziarla del cortese invio della sua recensione
del libro del dott. Cerulli,23 poiché speravo di avere occasione di farlo a viva
voce passando da Milano nel mio ritorno da Pinerolo24 a Crema. Non
essendomi stato possibile devo rimettere ad altra volta l’ambito piacere di
un breve colloquio con Lei.
Quest’anno i miei studi sulla storia della meccanica hanno subito qualche
ristagno a causa delle molte ore occupate nell’insegnamento onde non ho
prodotto altro,// su questo soggetto, che quell’opuscoletto sulle “Questioni
22
Lettera autografa su 4 facciate, conservata in ASOB - Corrispondenza Scientifica, cart.
174.
23
Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo, fondò l'Osservatorio privato di Collurania, a
Teramo, dove condusse osservazioni su Marte ed elaborò la teoria ottica dei cnali di Marte.
Della recensione di Schiaparelli – pubblicata nel periodico tedesco «Vierteljahrsschift der
Astronomischen Gesellschaft» 34. Jahrgang (1899) – a V. CERULLI, Marte nel 1896-97.
Pubblicazioni dell'Osservatorio privato di Collurania. N. I. Collurania 1898, è conservato
un estratto con dedica autografa dell'autore a Vailati nell'Archivio Giovanni Vailati.
24
Vailati insegnò matematica nel liceo di Pinerolo durante l'anno scolastico 1898-99
sostituendo l'amico Alessandro Padoa.
114
IL CARTEGGIO VAILATI - SCHIAPPARELLI 115
di parole nella storia delle scienze e della cultura” che le spedii lo scorso
febbraio.
In questi mesi di vacanza conterei occuparmi a studiare le teorie idrostatiche
e pneumatiche di Erone approfittando del fatto25 che ultimamente, come
Ella sa, è uscito il primo volume d’una edizione critica delle sue opere,
comprendente appunto gli studi su quell’argomento.26
Attendo anche ad un breve lavoro, che// probabilmente uscirà in Dicembre
sotto forma di “prolusione”, sulla classificazione delle scienze e sui vantaggi
e gli inconvenienti della divisione del lavoro nel campo degli studi.27 E’ un
soggetto che mi sembra interessante ed opportuno (anche in vista dei recenti
studi nella Bibliografia internaz[ionale])28 e che mi darà anche occasione di
svolgere alcune considerazioni, d’indole logica, sulle classificazioni in
genere e la loro funzione nella ricerca e nella conservazione e trasmissione
delle conoscenze. Ho letto recentemente una bellissima monografia del
Durand ( de Gros): Aper-// çus de taxinomie générale (Alcon, ‘99).29 Più
che farne una storia delle classificazioni ideali delle scienze30, escogitate
dai filosofi (da Platone nel Sophista e nel Politicus fino a Comte e Spencer)
vorrei occuparmi delle classificazioni reali che trovarono concreta
attuazione nella distribuzione effettiva, professionale o didattica, delle
conoscenze e delle ricerche dai Greci a noi.
Mi premerebbe consultare il noto lavoro dell’Ampère,31 che spero di
rintracciare in qualche biblioteca di Milano. Qualunque sua indicazione,
anche solo bibliografica, riguardante i suddetti argomenti mi sarebbe
preziosa.
25
Segue cancellatura.
26
Vailati si riferisce al primo volume dell'edizione critica delle opere di Erone uscito
quell'anno a cura di Wilhelm Schmidt: HERO ALEXANDRINUS, Pneumatica et automata :
accedunt Heronis Fragmentum De horoscopiis aquariis, Philonis De ingeniis spiritualibus,
Vitruvii Capita quaedam ad pneumatica pertinentia, Druck und Verlag von B. G. Teubner,
Leipzig 1899.
27
Si riferisce allo scritto Des difficultés qui s'opposent à une Classification Rationelle des
Sciences che fu la relazione letta da Vailati al congresso internazionale di filosfia svoltosi
nell'estate del 1900 a Parigie pubblicata nella Bibliothèque du Congrés international de
philosophie, vol. III, «Logique et histoire des scieces», Colin, Paris 1901 e quindi in G.
VAILATI, Scritti, Barth-Seeber, Leipzig-Firenze 1911, pp. 324-335. Il riferimento a questo
scritto come ad una prolusione è interessante e conferma l'ipotesi avanzata da Mario
Quaranta che Vailati aveva intenzione di proseguire anche nell'anno accademico 1899-1900
l'esperienza del corso di storia della meccanica all'Università di Torino. Cfr. M. QUARANTA,
Introduzione a G. VAILATI, Gli strumenti della ragione, a cura di M. Quaranta, Il Poligrafo,
Padova 2003, p. 33.
28
La frase tra parentesi è inserita in interlinea tra le parole opportuno e e che.
29
J.P. DURAND, Aperçus de taxinomie générale, Alcan, Paris 1899. Nel testo Vailati scrive:
Aperçu de taxinomie generale. Vailati recensì quest’opera nel fascicolo di gennaio-febbraio
1900 della «Rivista di Scienze Biologiche», quindi in G. VAILATI, Scritti,cit., pp. 287-291.
30
l’espressione delle scienze è inserita in interlinea tra le parole contigue.
31
A.M. AMPERE, Essai sur la philosophie des sciences, ou Exposition analytique d'une
classification naturelle de toutes les connaissances humaines, Bachelier, Paris, 1834.
115
116 MAURO DE ZAN
________________
V
V. G. Schiaparelli a G. Vailati.
11.8.189932
32
Minuta di lettera su un unico foglio, conservata in ASOB - Corrispondenza Scientifica,
cart. 174.
33
Seguono diverse parole cancellate e non comprensibili.
34
Si riferisce a AMEDEO AVOGADRO, Fisica de' corpi ponderabili, ossia Trattato della
costituzione generale de' corpi, Stamperia Reale, Torino, 1837-1841, in 4 voll.
35
C. TRIVERO, Classificazione delle scienze, Hoepli, Milano 1899. Vailati terrà conto del
suggerimento di Schiaparelli: si procurerà il volume di cui si conserva copia, con dedica
autografa dell’autore a Vailati, nella biblioteca dell' Archivio Giovanni Vailati e lo
recensirà nella «Rivista Italiana di Sociologia», III, luglio 1899, quindi in G. VAILATI,
Scritti, cit., pp. 149-150.
116
IL CARTEGGIO VAILATI - SCHIAPPARELLI 117
devotissimo
VI
G. Vailati a V. G. Schiaparelli
15.3.190036
36
Cartolina postale illustrata con fotografia del porto di Siracusa indirizzata a “Chiar.mo
Professor Giovanni V. Schiaparelli dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Milano” ;
originale conservato in ASOB, Corrispondenza Scientifica, cart. 175.
37
Con ogni probabilità si riferisce alla memoria Osservazioni astronomiche e fisiche sulla
topografia e costituzione del pianeta Marte fatte nella Specola Reale di Brera in Milano
coll'equatoriale di Merz-Repsold (18 pollici) durante l'opposizione del 1888, pubblicata in
«Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della Reale Accademia
dei Lincei», 1899, vol. III, pp.
pp*******
187-298.
38
Scritto in sostituzione di ottobre, cancellato.
39
Works of Archimedes, edited in modern notation, with introductory chapters, by T.L.
Heath, Cambridge, University Press, 1897. Una copia di quest’opera è conservata nalla
biblioteca dell’Archivio Vailati in Biblioteca del Dipartimento di Filosofia dell’Università
degli Studi di Milano.
117
118
RECENSIONI
119
120
120
121
121
122
122
123
123
124
124
125
probabilistica nel diritto delle prove. Usi e limiti del bayesanesimo” (a cura
di P. Tillers e E.D. Green, 2003) e “Il concetto di prova alla luce
dell’intelligenza artificiale” (a cura di J. Sallantin e J.-J. Szczeciniarz, 2005).
Se il percorso si rivelasse praticabile, l’opera di Giovanni Vailati avrebbe
offerto l’ennesimo contributo al progressivo ricongiungimento delle due
culture umanistica e scientifica, in un campo, come quello del diritto,
tradizionalmente considerato più vicino alla prima che alla seconda.
125
126
126
127
(Patrizia de Capua)
127
128
128
129
129
130
(Ivan Pozzoni)
130
131
che, permetteciò,
Nonostante al lettore
questodicarteggio
cogliere èappunto
preziosonella per loro
diversipiena vivacità
motivi. culturale
Innanzitutto
questi nessi interessanti
ci fornisce profondi conelementi la realtà pereuropea. Ferrari infine
comprendere comenon si limita
furono a que-
accolti in
Francia,
sto attraverso
complesso l’opera dilavoro
e affascinante divulgazione condottadi da
di ricostruzione Couturat,
dibattiti la logica
e ricerche, ma
algoritmica
si impegna anche sviluppata
in unadacomplessa
Peano e dai suoi allievi
indagine sul modo e il progetto enciclopedico
in cui questi personag-
deleFormulario
gi momenti della di Matematica.
cultura italiana Dallesonolettere
stati di Couturat dedicate
diversamente studiatialla nellogica
corso
di Peano
del emergono
Novecento. alcuni limiti
In particolare e perplessità
il secondo capitolo iniziali
dedicatonellaaglicomprensione
esiti storiogra- del
senso delle ricerche logiche condotte dalla scuola torinese
fici del positivismo italiano è un saggio di storia della storiografia filosofica di e degli scopi che
Peano e valore
indubbio i suoi eallievi
utilità.si erano prefissati. Couturat, interessato allo status
filosofico
Vailati dellaunlogica
occupa posto matematica,
di rilievo in questotorna più volte alla
volume: a chiedere
figura del nelle prime
pensatore
lettere a Peano se questa nuova logica formale debba
cremasco sono dedicati due dei dieci capitoli, il quinto e il sesto. La posizione intendersi come una
specie di tachigrafia o se invece sia un algoritmo
centrale riservata a Vailati ha una giustificazione di natura “cronologica”: la di matrice algebrica e solo
nel 1899 comprende chiaramente che l’obiettivo del Formulario è l’analisi
sua produzione filosofica si colloca proprio nella parte centrale del periodo
rigorosa e la verifica delle dimostrazioni matematiche attraverso lo
indagato,
strumentotra delil linguaggio
1896 e il 1909. Ma siMa
formale. spiega
sonoanche con la sua
soprattutto posizione
le lettere “idea-
scambiate
le” all’interno dello svolgimento del pensiero filosofico
dopo la pubblicazione dell’aspro e radicale attacco di Poincaré alla logica italiano di quei decen-
ni. Nella prima
formale che ciparte del volume
permettono di infatti Ferrari indaga
comprendere uomini e situazione
la particolare idee del tardo di
positivismo e della corrente neokantiana e quindi,
resistenza alla “logistica” diffusa in Francia. Il celebre matematico prima di narrare delle vicen-
pubblicò
de
tra della
il 1905«Rivista
e il 1906di Filosofia»
una serieedidiarticoli
personaggi estranei
col titolo Lesall’idealismo
Mathématiques imperan-
et la
te negli anni tra le due guerre, come De Sarlo e Martinetti,
Logique nei quali criticava con durezza le tesi logiche divulgate da Couturat pone al centro della
sua
e diindagine
conseguenzale figure di Vailati ed Enriques,
il simbolismo di Peano,che ben rappresentarono
l’assiomatica di Hilbertil e, tenta-
sia
tivo
purediinaprire
modo anchemeno in Italia un serio
diretto, diversie proficuo
aspetti dialogodella logicatra le scienze
di Russell.e la filo-
In
sofia.
particolare Poincaré sottolinea come l’uso del simbolismo non preserva
dall’errore,
Dei due capitolicome è dimostrato
dedicati a Vailati,dalla
il primo scoperta di paradossi
tratta delle comeinquello
sue riflessioni meri-
segnalato da Burali-Forti, e come non si possa
to alle discussioni epistemologiche che si andarono diffondendo in Europa nei accettare la pretesa che la
logica formale
primissimi anni del permetta
XX secolo, di prescindere
il secondo della totalmente
lettura che dail qualsiasi
filosofo diricorso
Crema
all’intuizione sia nelle definizioni che nelle dimostrazioni.
fece, nel corso degli anni, dell’opera di Leibniz, anche in relazione al vasto Couturat, oltre a
rispondere direttamente a Poincaré, si sforzò di
movimento di “riscoperta” che si ebbe in quegli anni del pensiero del filosofo stimolare anche gli altri
logici a reagire
tedesco. e cercò di coordinare
Pur sottolineando che l’attenzione tali risposte
di Vailaticome dimostrano
per Leibniz rimase le molte
per lo
epiùinteressanti lettere a Peano di quel periodo e le
limitata alla logica e non coinvolse altri campi fondamentali dell’indagine lettere a Cesare Burali-
Forte, qui pubblicate;
leibniziana, oltre ovviamente
come la metafisica, Ferrari al già noto
ritiene, in ciò carteggio
riprendendotra Russell
una tesi e
Couturat. Sia Russell che Peano intervennero nel dibattito con
svolta da Gabriele Lolli, che la pubblicazione della Logique de Leibniz di
puntualizzazioni importanti in merito alla “teoria dei tipi”, ai rapporti tra
Couturat ebbe una notevole influenza sullo sviluppo del pensiero di Vailati,
intuizione e logistica, alla natura dei paradossi, alla valenza cognitiva della
che
logicafino ad allora si era
formale. Come espresso con un’“intonazione
è giustamente positivistica,
sottolineato dalleseppure fil-
curatrici
trata e affinata sul piano
nell’Introduzione, il duro metodico dalle appassionate
e autorevole attacco di Poincaré letture di “haMill e di se
avuto Mach”
non
(p.
altro il merito aver attirato l’attenzione dei matematici e dei filosofilogi-
177). Anche se in modo complesso e indiretto le riflessioni sugli scritti su
ci di Leibniz in relazione agli sviluppi della “nuova
problemi di grande rilevanza e interesse che hanno contribuito ad isolare logica” – insieme alla let-
tura
alcuni deinodi
Nouveaux
essenziali Essaisdel–dibattito
finiranno col favorire l’incontro
fondazionale” (p. LVII) di Vailati col prag-
matismo:
In molte ildellefilosofo di Hannover,
lettere di questo insieme a Locke,
carteggio si indicherà
sviluppa infattiun tema “la strada
oggi
[...]
scarsamente seguito, ma che negli anni a cavallo dei due secoli suscitò dei
di una critica di ogni uso ipostatizzato del linguaggio e in particolare un
concetti
diffuso astratti,
interessei quali
tra gli devono
uomini piuttosto essere etradotti
di scienza nei loro corrisponden-
in particolare tra i logici,
tiaffascinati da un antico
termini concreti” (p. 202).“progetto” leibniziano: la possibilità di realizzare
una lingua
Come si diceva, scientifica internazionale
Ferrari talvolta apporta delle chemodifiche
permettesse ai “dotti”
di rilievo negli studi di
comunicare
qui presentatisuperando
rispetto alle la precedenti
frammentazione edizioni.delle lingue sui
Il capitolo nazionali.
rapporti Sia tra
131
132
Vailati e l’epistemologia
Couturat europea – chemolto
che Peano si impegnarono riprende l’intervento
attivamente in presentato
tal senso, alma con-
le
vegno Iseguite
strade Mondi furono
di cartasempre
di Giovanni Vailati, svoltosi
più divergenti al puntoa Crema nel 1999
che, proprio a –causa
evi-
delle
denziasempre più contrastanti
come l’Autore opinioni
abbia ritenuto su quale
opportuno dovesse
precisare essere
il suo puntoladilingua
vista,
internazionale e quale itinerario
apportando interessanti integrazionisi dovesse intraprendere
e aprendosi per raggiungere
anche a nuove un
possibili lettu-
tale obiettivo, giunsero a interrrompere il loro carteggio.
re del rapporto di Vailati con i maggiori epistemologi del suo tempo. La tesi Peano scelse di
sviluppare una forma
di fondo sostenuta semplificata
da Ferrari di latino,
è piuttosto il Latino
articolata: sine
Vailati flexione,
fu un che di
protagonista,
fatto utilizzò in un’edizione del Formulario e in numerosi
non un semplice spettatore, di quel vasto moto intellettuale europeo che ebbe articoli scientifici.
Couturat si sforzò la
il fine di sollevare di scienza
imporre ad allauna
comunità
concezionedeglipiù
scienziati
elevata interessati
e filosoficaallo
(p.
sviluppo della lingua internazionale l’idioma Ido,
144), ma nel suo confrontarsi con le opere e il pensiero di Mach, Duhem eche nasceva da una
fusione
Poincaré,trapur l’Esperanto
mostrandoe l’Idiom Neutral.e Senza
una sensibilità addentrarci
un’acutezza nelle convulse
di giudizio davvero
vicende che si svilupparono in seno alle diverse associazioni
notevoli, spesso volutamente sorvola su alcuni aspetti essenziali delle loro pro-lingua
internazionale, sono da segnalare come in sé rilevanti alcune delle critiche
riflessioni, per poter fornire così un’interpretazione del loro pensiero maggior-
che Couturat mosse al latino sine flexione: innanzitutto questo idioma
mente consona
derivando alle proprie
dal latino non può concezioni pragmatiste.
correttamente definirsiInlingua
altre parole il limite die
internazionale
inoltre la sua grammatica eccessivamente semplificata costringe ile lettore
Vailati è quello di un’interpretazione oggettivamente non corretta parzialea
del pensiero
ricavare dei principali
il significato di unepistemologi
termine daleuropei.
contesto generale della frase. Ma
Mach certamente rivestì un
soprattutto ciò che preoccupa Couturat ruolo di grande importanza
è che, nella formazione
se il latino sine flexione di
Vailati siaavere
dovesse come storico
successo della scienza
nella che come
comunità deiindagatore
matematici,dei complessi
ciò di fattorap-
porti tra fisico e psichico e dei meccanismi della facoltà mentali.
ostacolerebbe la diffusione dell’Esperanto o di analoghe lingue artificiali. Il Inoltre Vailati
condivisesiglichiude
volume attacchi condi ilMach agli pseudo
necrologio problemi morto
di Couturat, della filosofia tradizio-
in un incidente
nale e lanel
stradale critica
1914,al mito
scrittomeccanicista. Pur tuttaviain non
da Peano, ovviamente si sine
latino impegnò in un “ten-
flexione.
tativo di ricostruzione organico dell’epistemologia machiana” ed evitò di
affrontare quegli aspetti “dell’opera di Mach che hanno potentemente (Mauro Decontri-Zan)
buito alla sua incidenza nelle vicende della filosofia scientifica” di quel perio-
do come la celebre critica dello spazio e del tempo assoluti o la polemica sul-
l’atomismo (p. 148). Su quest’ultimo punto, le lettere di Pikler a Vailati, pub-
blicate in questo numero dell’Annuario, portano un nuovo elemento di rifles-
sione giacchè, attraverso quanto scrive Pikler, pare che Vailati fosse assai inte-
ressato alle dispute sull’atomismo condividendo le critiche machiane all’ato-
mismo; tuttavia è vero che questo interesse non si manifesta nelle sue pubbli-
cazioni. Ma è nella recensione a Erkenntnis und Irrtum che Vailati tende a leg-
gere Mach con le lenti della sua concezione pragmatista della scienza. Egli
infatti afferma che in quest’opera Mach abbandona la tesi evoluzionistica,
secondo cui la ricerca scientifica è un processo di adattamento tra le rappre-
sentazioni mentali e tra le rappresentazioni mentali e i fatti, per approdare ad
una concezione pragmatista della legge naturale come limitazione delle nostre
aspettative e delle nostre previsioni. Mach supera la posizione positivista
della scienza come registrazione dei fatti osservati e condivide, con James,
una concezione della scienza come prodotto di costruzioni ideali, di ipotesi e
deduzioni apparentemente lontane dai dati empirici. In tal modo diverrà pos-
sibile a Vailati presentare la concezione economica della scienza di Mach
come espressione di una concezione strumentalista della scienza. In realtà,
nota Ferrari, Mach è ben lungi dall’abbandonare le sue tesi biologico-evolu-
132
133
133
134
(Mauro De Zan)
134
135
Libri ricevuti
135
136
136