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Guida agli impianti di illuminazione esterna (prima parte)

Guida agli impianti di illuminazione esterna


- prima parte -

Pubblicato il: 30/01/2006 di Gianluigi Saveri


Aggiornato al: 30/01/2006

Gli impianti di illuminazione esterna comprendono tutti gli impianti installati all’aperto,
completamente o in parte, come ad esempio quelli per l’illuminazione di strade, parchi, campi
sportivi, gallerie, sottopassaggi, illuminazione di monumenti, ecc..
La progettazione di questo tipo di impianti è piuttosto complessa ed implica conoscenze
interdisciplinari.

1. Generalità

Gli impianti di illuminazione esterna comprendono tutti gli impianti installati all’aperto, completamente o in
parte, come ad esempio quelli per l’illuminazione di strade, parchi, campi sportivi, gallerie, sottopassaggi,
illuminazione di monumenti, ecc.. (fig. 1).

La progettazione di questo tipo di impianti è


piuttosto complessa ed implica
conoscenze interdisciplinari che si
possono mettere in campo nella maggior
parte dei casi solo con un lavoro di gruppo
prestato da professionisti con competenze
rispettivamente nel campo elettrico,
illuminotecnico ed edile. La presente guida
prende in esame soprattutto gli aspetti
inerenti la sicurezza, trattati dalla Norma
CEI 64-8, con specifico riferimento alla
sezione 714 “Impianti di illuminazione
situati all’esterno”. Fig.1: Esempi di impianti di illuminazione esterna

Per quanto concerne le caratteristiche meccaniche dei pali, materiali, dimensioni, protezione dalla
corrosione, verifica della stabilità si rimanda invece alla Norma CEI 11-4, quando i sostegni sorreggono
anche linee aeree, e alla serie di Norme UNI EN 40.

Saranno inoltre presi in considerazione i soli impianti in derivazione a bassa tensione (anche se alcuni
componenti dell’impianto possono presentare alcune parti ad alta tensione) ritenendo ormai completamente
abbandonati i cosiddetti “impianti in serie a corrente costante” alimentati in alta tensione a qualche migliaio di
volt. La scelta e la posa in opera delle condutture deve invece rispondere alla Norma CEI 11-4 per le linee
aeree esterne e alla Norma CEI 11-17 per le linee in cavo interrato o posato in aria.

Un impianto di illuminazione esterno è essenzialmente costituito da:

• apparecchi di illuminazione;
• sostegni (pali, bracci, mensole, ecc..);
• linee di alimentazione costituite generalmente da cavi aerei o interrati;
• apparecchi di comando e protezione (interruttori magnetotermici, interruttori differenziali, teleruttori
comandati da interruttori crepuscolari, ecc..).

L’impianto è accessibile al pubblico ed è sottoposto a sollecitazioni ambientali gravose che impongono


l’adozione di provvedimenti di protezione aggiuntivi.

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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a
socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.
Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono
possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Guida agli impianti di illuminazione esterna (prima parte)

2. Protezione contro i contatti diretti e indiretti

Negli impianti di illuminazione esterna la protezione contro i contatti diretti viene attuata principalmente
proteggendo le parti attive mediante isolamento, barriere, o involucri con adeguato grado di protezione
mentre la protezione dai contatti
indiretti può essere ottenuta
secondo una delle seguenti
modalità (fig. 2):

• messa a terra e
interruzione automatica
dell’alimentazione;
• componenti di classe II;
• separazione elettrica.

Protezione contro i contatti


diretti

L’apertura degli involucri che


danno accesso a parti attive deve
essere possibile solo mediante
l’impiego di specifico attrezzo e,
se posti a meno di 2,5 metri da
terra, rispetto le parti attive deve
essere garantito almeno un grado
di protezione IPXXB
(inaccessibilità al dito di prova)
oppure deve essere previsto un Fig.2: Modi di protezione contro i contatti indiretti
ulteriore schermo con lo stesso
grado di protezione. Se lo sportello di apertura dell’involucro è posto in locale accessibile solo a persone
autorizzate queste precauzioni possono essere evitate.

Con l’eccezione degli apparecchi installati ad un’altezza superiore


a 2,8 m, le lampade degli apparecchi di illuminazione devono
essere accessibili solo dopo aver rimosso mediante attrezzo una
barriera o un involucro di protezione. In pratica per la sola
protezione contro i contatti diretti si potrebbero adottare come
grado di protezione minimo quelli in dicati in figura 3.

L’uso di interruttori differenziali con corrente differenziale


nominale inferiore a 30 mA si ritiene fornisca una protezione
addizionale contro i contatti diretti.

Protezione contro i contatti indiretti

Impiego di componenti di classe II ( isolamento doppio o


rinforzato)

Gli apparecchi di classe II non richiedono la messa a terra anzi,


per motivi di sicurezza, è addirittura vietata. Non è quindi
necessario mettere a terra i sostegni metallici e nemmeno
preoccuparsi del corretto coordinamento dell’impianto di terra con
i dispositivi di interruzione. Si può tra l’altro evitare l’uso
Fig.3: Esempio di gradi di protezione
minimi da adottare negli impianti di dell’interruttore differenziale e i possibili disservizi legati
illuminazione esterna per la protezione
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all’intervento indesiderato di tali dispositivi come ad esempio accade durante i temporali.

Naturalmente tutti i componenti elettrici devono


essere di classe II e devono essere assemblati con
cura onde evitare che a causa di una cattiva
installazione si comprometta l’originario isolamento
doppio o rinforzato.

Particolare attenzione va posta alle operazioni di


posa del cavo soprattutto all’ingresso nel palo dove
potrebbero verificarsi danneggiamenti all’isolante
difficilmente individuabili durante le operazioni di
posa.

Per poter essere considerati di classe II i cavi


devono essere del tipo con guaina con tensione
nominale U0/U di un gradino superiore rispetto a
quella di alimentazione dell’impianto. Se la
tensione di alimentazione è 400/230 V potranno
essere scelti da 0,6/1 kV. I cavi devono essere
attestati in cassette di derivazione e morsettiere di
classe II (fig. 4) e gli apparecchi di illuminazione
sempre di classe II devono permettere un pratico e
sicuro collegamento del cavo in modo che sia
sempre garantita la classe II (fig. 5). Fig.4: Protezione con componenti di classe II. Particolare
della morsettiera. L’insieme morsettiera cassetta di
derivazione deve fornire un isolamento di classe II

Separazione elettrica

L’impiego della separazione elettrica può


dimostrarsi conveniente per piccoli impianti e per
singoli apparecchi installati in zone isolate.
L’alimentazione deve essere fornita da un
trasformatore con isolamento doppio o rinforzato
oppure con schermo metallico fra primario e
secondario collegato a terra (Norme CEI 96-3 CEI
96-2 e CEI 96-8) e si può così evitare la messa a
terra e l’uso dell’interruttore differenziale (la messa
a terra non può ovviamente essere completamente
evitata se il trasformatore presenta uno schermo
metallico).

Il circuito isolato da terra deve essere poco


esteso e comunque il prodotto della lunghezza del
circuito per la tensione in volt non deve essere
superiore a 100000 Vm. La protezione si realizza
isolando il circuito rispetto la terra ed impedendo in
tal modo alla corrente di guasto di richiudersi verso
terra, mancando qualsiasi collegamento a terra di
un punto del circuito separato ed essendo
trascurabili le capacità verso terra del circuito di
piccola estensione (fig. 6).

Fig.5: Protezione con componenti di classe II.


La condizione ideale consiste nell’alimentare
ogni apparecchio con un trasformatore di
isolamento. Se un trasformatore alimenta più apparecchi occorre evitare la situazione descritta in figura 7.
Un primo guasto su una fase di un apparecchio può stabilirsi per un tempo imprecisato senza pericolo per la
persona. Un successivo guasto su di un’altra fase di un secondo apparecchio potrebbe costituire un grave
pericolo per la persona a contatto con i due apparecchi.
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Il collegamento equipotenziale fra le masse trasforma il doppio guasto in un corto circuito che come tale può
essere interrotto nei tempi stabiliti (0,4 s se U0/U=230/400 V) dai dispositivi di massima corrente
opportunamente coordinati posti a protezione dei singoli utilizzatori (fig. 8).

Fig. 7 – Protezione per separazione elettrica. Il


Fig. 6 – Protezione per separazione elettrica. Il trasformatore di isolamento tramite un circuito di piccola
trasformatore di isolamento alimenta un circuito di estensione alimenta più apparecchi utilizzatori. In caso di
piccola estensione con un solo apparecchio utilizzatore. doppio guasto la persona a contatto con i due apparecchi
In caso di guasto la persona non è sottoposta a pericoli può essere sottoposta ad una tensione di contatto
perché attraversata da una corrente capacitiva di piccola pericolosa.
entità.

Fig. 8 – Protezione per separazione elettrica. Il


trasformatore di isolamento tramite un circuito di
piccola estensione alimenta più apparecchi utilizzatori.
Il collegamento equipotenziale fra le masse collegate
fra loro ma non a terra evita per la persona il pericolo
di contatto pericoloso

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3. Interruzione automatica dell’alimentazione e messa a terra

Sistemi TT

Il sistema TT prevede una protezione


da realizzarsi secondo le prescrizioni
generali fornite dalla norma CEI 64-8
che prevedono una protezione di tipo
differenziale coordinata con opportuno
impianto di messa a terra. Tutte le
masse dell’impianto di illuminazione
dovranno essere connesse allo stesso
impianto di terra mediante un conduttore
di protezione.

Non è ammesso collegare


singolarmente a terra i pali protetti da
uno stesso interruttore differenziale
(da notare che la vecchia norma
prevedeva la possibilità di collegare a
Fig. 9 - Non è ammesso collegare a terra separatamente ogni palo
terra ogni palo con un dispersore a protetto dallo stesso interruttore differenziale perché un doppio guasto in
picchetto indipendente) e il dispositivo di successione, prima sul neutro del primo palo e poi sulla fase del secondo
interruzione automatica (quasi sempre palo, potrebbe non essere rilevato dal dispositivo differenziale: un guasto
un interruttore differenziale) dovrà sul neutro del primo palo non determina generalmente l’intervento
dell’interruttore differenziale e consecutivamente un guasto sulla fase del
soddisfare la nota relazione RA • Idn ≤ 50 secondo palo può dar luogo a tensioni pericolose sulle masse perché il
V(fig. 9) . dispositivo differenziale rileva una corrente I2-I1 che potrebbe non essere
sufficiente a farlo intervenire
Se i cavi di alimentazione, come
spesso accade, sono a posa
interrata i pali possono essere
agevolmente collegati fra loro
mediante una semplice corda di
rame nuda di sezione uguale o
maggiore a 35 mm2 oppure
mediante un piatto di acciaio
zincato di sezione pari a 50 mm2
(fig. 10).

Per migliorare le
caratteristiche complessive
del dispersore è possibile
sfruttare quale dispersore di fatto
la parte interrata del palo
collegandolo alla corda nuda
interrata (fig. 11).

Naturalmente è sempre
possibile, anche se poco pratico,
collegare a terra ogni palo con
singoli picchetti purché
interconnessi fra di loro a
costituire un unico impianto di
terra (fig. 12).
Fig.10: Impianto di terra unico ottenuto collegando ogni centro luminoso ad una
corda nuda di rame interrata

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Sistemi TN

L’impianto di illuminazione può


essere alimentato da propria
cabina con sistema di tipo TN.

L’impianto di terra è unico sia per


il centro stella del trasformatore
sia per le masse dell’impianto e
della cabina e l’impedenza
dell’anello di guasto deve
soddisfare la condizione Ia < U0/
Zs. Non sono più indispensabili
gli interruttori differenziali e la
corrente Ia è la corrente che
provoca l’intervento del
dispositivo di protezione
(generalmente un interruttore
magnetotermico o un fusibile) in
0,4 s (in alcuni casi come nei
circuiti di distribuzione la norma
dilata i tempi a 5 s).

Ovviamente se si utilizzano
interruttori differenziali la Ia
coincide con la Idn. U0 è la
tensione nominale verso terra
dell’impianto e Zs è l’impedenza
Fig.11:Impianto di terra unico ottenuto collegando la base di ogni palo a una
corda nuda di rame interrata.La base del palo annegata nel cemento è
dell’anello di guasto determinata
considerata dispersore di fatto(contatto col terreno) al centro luminoso più lontano.

Devono essere inoltre rispettate le


prescrizioni indicate dalla Norma CEI
11-1 per un guasto a terra sul lato
alta tensione. Se i centri luminosi si
trovano fuori della zona
equipotenziale, ovvero se gli stessi si
trovano in una zona del terreno che
presenta un potenziale quasi nullo, un
guasto sulla media potrebbe introdurre
sui pali una tensione di contatto a
vuoto tendente alla tensione totale di
terra. Si rende necessaria in tal caso
la misura delle tensioni di contatto (UT)
per verificare che non sia superata la
tensione di contatto ammissibile (UTP)
relativamente ai tempi di interruzione
indicati dal distributore.

Fig.12: Impianto di terra unico ottenuto collegando ogni palo con singoli
picchetti interconnessi fra loro mediante conduttore di terra isolato

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Fig.13:Alimentazione di impianto di
illuminazione esterna tramite sistema TN

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4. Impianto di terra – Dimensioni minime dei componenti

La sezione minima dei vari elementi costituenti l’impianto di terra si determina seguendo le prescrizioni
generali previste nella Norma CEI 64-8.

Fig.14: Dimensioni minime dei dispersori intenzionali

Spesso le derivazioni fra i vari pali viene eseguita nella morsettiera inserita in ciascun palo. In questo
caso il conduttore di protezione (PE) deve avere sezione compatibile con quella della dorsale. Il conduttore
di terra che collega il palo al dispersore, se come spesso accade non è protetto ne contro la corrosione ne
meccanicamente, deve avere sezione pari a 25 mm2 se in rame e 50 mm2 se in ferro.

In considerazione delle caratteristiche ambientali particolarmente gravose e della presenza di pubblico


è comunque consigliabile non scendere al di sotto dei 16 mm2 per le parti accessibili. In ogni caso dispersori,
conduttori di protezione e di terra devono presentare le dimensioni minime indicate nelle figure.

Il collegamento all’impianto di terra di estese strutture metalliche (ad esempio recinzioni e guard-rail)
deve in genere essere evitato. Si ritiene infatti che anziché limitare il pericolo di contatto fra parti
simultaneamente accessibili come si desidererebbe ci sia invece maggiore rischio che tensioni pericolose
possano essere trasferite in un punto più lontano difficilmente controllabile (fig. 17).

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Fig.15:Sezioni minime dei conduttori di terra

Negli impianti di illuminazione pubblica non è praticamente possibile tenere sotto controllo la situazione
(controllare che le varie parti della recinzione siano elettricamente connesse e che il pericolo non sia
introdotto in nessun punto per tutta la lunghezza della recinzione spesso notevolmente estesa).

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5.

Fig.16:Sezioni minime dei conduttori di protezione

Fig. 17: Deve essere evitato il collegamento all’impianto di terra di estese strutture metalliche. Il collegamento equipotenziale fra le
masse dell’impianto di illuminazione e la recinzione metallica impedisce lo stabilirsi di tensioni pericolose fra i due elementi ma
introduce il pericolo che tensioni pericolose possano essere trasferite in punti lontani difficilmente controllabili. La persona a
contatto contemporaneamente con la recinzione metallica e con una conduttura idrica a potenziale praticamente nullo è sottoposta
ad un grave pericolo.

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5. Dimensionamento elettrico
La schermatura di un campo La corrente di impiego IB in ciascun tronco fra un centro luminoso e l’altro è
data, posto uguale a uno il fattore di contemporaneità, dalla somma della corrente assorbita da ciascuna
lampada derivata a valle. La corrente di impiego è quindi massima all’inizio della dorsale, decresce
spostandosi a valle, fino a corrispondere al valore di corrente assorbito dall’ultima lampada nel tratto
terminale in fondo alla linea.

Nota la potenza e la tensione di alimentazione la corrente di impiego IB può essere calcolata nel seguente
modo:

P (W)
Circuito fase-neutro o fase-fase
IB= U (V) · cos
φ

P (W)
Circuito trifase
IB= 1,73 · U (V) · cos
φ

Dove:

U è la tensione fase-neutro o fase-fase nel primo caso e la tensione concatenata per i circuiti trifase.;

cosfi è il fattore di potenza variabile a seconda che il carico sia resistivo (lampade ad incandescenza
cosfi=1) oppure induttivo (lampade fluorescenti rifasate cosfi=0,9)

Calcolata la IB si può scegliere il cavo in funzione della portata (IZ>IB) che dipende, oltre che dalla sezione,
dal tipo di conduttore, dall’isolante e dalle condizioni di posa. Negli impianti di illuminazione esterna la
portata però passa spesso in secondo piano rispetto alla caduta di tensione, risultando predominante il
vincolo di quest’ultima.

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6. Sezionamento e protezione contro le sovracorrenti

All’inizio dell’impianto si deve installare un adeguato dispositivo di sezionamento onnipolare individuabile


generalmente nello stesso interruttore automatico di protezione della linea dorsale dalle sovracorrenti. Gli
apparecchi di illuminazione per costruzione non possono dal luogo a sovraccarichi pertanto la Norma CEI
64-7, escludendo una tale eventualità, non ne richiede la protezione.

E’ richiesta invece la protezione contro il corto circuito secondo i criteri generali riportati nella Norma CEI
64-8.

Il potere di cortocircuito Icn (interruttori per uso domestico - CEI 23-3) o il potere di interruzione estremo Icu
(interruttori per uso industriale - CEI 17-5) non deve essere inferiore alla corrente presunta di cortocircuito
nel punto di installazione e l’energia specifica I2t lasciata passare dal dispositivo di protezione durante il
cortocircuito non deve essere superiore a quella ammissibile dal cavo K2S2.

Seppur non richiesta la protezione dei circuiti contro il sovraccarico è comunque sempre consigliata. Si
migliora la sicurezza e si evita la verifica di corretto intervento dei dispositivi di protezione quando il corto
circuito si manifesta in fondo a linee lunghe. La protezione da sovraccarico è assicurata quando la corrente
nominale In del dispositivo di protezione (interruttore automatico o fusibile) è minore o al limite uguale alla
portata IZ del cavo e la corrente If, corrente che assicura l’effettivo funzionamento entro il tempo
convenzionale ed in condizioni definite del dispositivo di protezione, è al massimo uguale a 1,45 volte la
portata IZ del cavo.

Inoltre la In del dispositivo di protezione deve e essere maggiore della corrente di impiego IB del circuito e
di valore sufficiente a sopportare eventuali spunti di corrente che si possono presentare all’accensione di
lampade a scarica o a vapori di sodio. Riassumendo deve essere:

IB ≤ IN ≤ IZ

If ≤ 1,45 IZ

dove:

IB - corrente d’impiego del circuito;

IN - corrente nominale del dispositivo di protezione;

IZ - portata in regime permanente della conduttura;

If - corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale
ed in condizioni definite.

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