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“Se voi volete andare

in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata
la nostra costituzione,
andate nelle montagne
dove caddero i partigiani,
nelle carceri
dove furono imprigionati,
nei campi
dove furono impiccati.
Dovunque è morto
un italiano per riscattare
la libertà e la dignità,
andate lì,
o giovani, col pensiero,
perché lì è nata
la nostra costituzione”.
(Piero Calamandrei)

Contesto storico

La seconda guerra mondiale è il conflitto che tra il 1939 e il 1945 ha visto confrontarsi da un lato le
potenze dell'Asse e dall'altro i paesi alleati. Viene definito «mondiale» in quanto, così come già
accaduto per la Grande Guerra, vi parteciparono nazioni di tutti i continenti e le operazioni belliche
interessarono gran parte del pianeta. Ebbe inizio il 1º settembre 1939 con l'invasione della Polonia
da parte della Germania; terminò, nel teatro europeo, l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e, nel
teatro asiatico, il successivo 2 settembre con la resa dell'Impero giapponese a seguito dei
bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. È considerato il più grande conflitto armato della
storia, e costò all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri per un totale di 55 milioni di
morti. Le popolazioni civili si trovarono infatti direttamente coinvolte nel conflitto a causa
dell'utilizzo di armi sempre più potenti e distruttive, spesso deliberatamente indirizzate contro
obbiettivi non militari. Nel corso della guerra si consumò anche la tragedia dell'Olocausto
perpetrata dai nazisti nei confronti del popolo ebraico. Al termine del conflitto si instaurò un nuovo
ordine mondiale, fondato sulla contrapposizione, nota come "guerra fredda", tra Stati Uniti ed
Unione Sovietica, mentre l'Europa, ridotta ad un cumulo di macerie, perse definitivamente la
propria egemonia sul pianeta.

La resistenza italiana

Per Resistenza italiana (chiamata anche Resistenza partigiana o più semplicemente Resistenza) si
intende l'opposizione, militare o anche soltanto politica, condotta nell'ambito della seconda guerra
mondiale contro l'invasione d'Italia da parte della Germania nazista e nei confronti degli occupanti e
della Repubblica Sociale Italiana da parte di liberi individui, partiti e movimenti organizzati in
formazioni partigiane, nonché delle ricostituite forze armate del Regno del Sud che combatterono a
fianco degli Alleati. Il movimento resistenziale - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno
europeo della resistenza all'occupazione nazista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di
molteplici e talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti,
monarchici, anarchici). I partiti animatori della Resistenza, riuniti nel Comitato di Liberazione
Nazionale, avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra. La Resistenza
costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica
italiana. Infatti, l'Assemblea costituente fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che
avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le rispettive
tradizioni politiche e ispirandola ai princìpi della Democrazia e dell'Antifascismo. Il periodo storico
individuato comunemente come Resistenza italiana inizia, per convenzione storiografica ormai
consolidata, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e termina alla fine del mese di aprile 1945. La
scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fu riferito dal CLNAI con la data
dell'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. La
Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto periodo costituzionale transitorio. In termini
politici questo periodo si concluse con la nomina del primo governo Parri del 21 giugno 1945. La
seconda parte terminerà il 1º gennaio 1948, giorno dell'applicazione della nuova Costituzione
Italiana.
Fondotoce

Il toponimo è esplicito. Qui il fiume Toce conclude il suo corso formando una piana alluvionale tra
lago e montagne. Qui la terra del Verbano si incontra con le direttrici del Cusio e dell’Ossola. Qui,
tutti gli anni, nella ricorrenza del 20 giugno si incontrano le comunità di queste terre con partigiani,
loro famigliari e autorità provenienti da altre regioni e paesi.

20 giugno 1944

Data ed episodio centrale del massiccio rastrellamento della Val Grande. 43 partigiani catturati nei
giorni precedenti vengono fatti sfilare nei centri abitati da Intra a Fondotoce. Esplicitamente
destinati a morte immediata e monito per una popolazione da giorni sottoposta a rigido coprifuoco.
Verranno, tre a tre, fucilati sul pianoro, ai bordi di un canale.

Un cartello

La regia della macabra messa in scena aveva predisposto un cartello a stampa con un quesito che
voleva essere retorico. Banditi! Sono fuorilegge e noi, fautori de Nuovo Ordine, li mettiamo
pubblicamente al bando dalla società e dalla stessa vita. Ma da subito è apparso evidente che il
cartello, involontariamente, conteneva la vera risposta: Sono questi i liberatori d’Italia.

Resistenza

Parola esplicita e profonda. Diversa da guerra, lotta, ribellione e simili. Parola italiana di cui
troviamo traccia già in numerosi scritti del duecento. Prima che un’azione energica di difesa e di
contrasto indica un atteggiamento fermo e risoluto e una attitudine, una “saldezza”, una forza in
primo luogo morale, di fronte ad aggressione e violenza. Prima morale e civile che militare, dunque.
Da resistere, fermare contrapporre, ma probabilmente anche da re-esistere, ribadire, riaffermare la
propria esistenza, la propria individualità e diversità nei confronti di un regime totalitario e
totalizzante.
Memoria

I luoghi da soli non parlano. Le persone talora ricordano ma tali ricordi sono ancorati alle fragilità
individuali e cronologiche. La storia interroga, ricerca e ricostruisce il passato alla luce del presente.
La memoria, patrimonio collettivo di identità, si alimenta del ricordo dei testimoni e della ricerca
storiografica e li restituisce collettivamente. Il Sacrario di Fondotoce, il Parco della Memoria e della
Pace, la casa della Resistenza sono pertanto “Luoghi della Memoria” dove si commemora, dove si
ricerca, raccoglie e ricostruisce criticamente il passato.

I 43:
L’immagine
ritrae un piccolo
corteo: sono 43
persone, sono in
fila indiana, sono
in fila per tre ma
è una fila
irregolare, non
intruppata. Sono
ragazzi, uomini,
una donna. Li
hanno fotografati
sul lungolago di
Intra vicino a
Villa Caramora
da cui sono stati
prelevati per
andare a morire
fucilati. Ci sono due particolari che saltano agli occhi più degli altri. Il primo è un cartello portato
dai due uomini che sono in prima fila e sono più altri degli altri. Sul cartello una scritta su tre righe:
“SONO QUESTI I LIBERATORI D’ITALIA OPPURE SONO I BANDITI?”. Con questa insegna
che viene tenuta un po’ inclinata sulla destra il corteo ha sfilato per i paesi della zona. Il secondo
particolare che colpisce è quella donna, anche lei in prima fila, sta in mezzo ai due uomini con il
cartello. Lei ha la testa bassa, è appena girata dalla parte opposta all’obbiettivo. Guarda per terra. Il
suo nome è Cleonice… Questa fotografia ci è pervenuta grazie alla temeraria intraprendenza di un
fotografo di Intra, Moscardelli, il quale si è visto recapitare un negativo da sviluppare rapidamente.
In assoluta segretezza ha dovuto svolgere il suo lavoro, tanto che, racconta, un soldato tedesco si è
fermato a sorvegliarlo. Quando si è reso conto del contenuto delle immagini, Moscardelli in tutta
fretta è riuscito a farne delle copie che poi, a guerra terminata, ha fatto pervenire al Comitato di
Liberazione Nazionale.

Ecco ciò che


gli esseri umani sono
capaci di fare;
ciò che,
entusiasti e convinti
di essere nel giusto,
possono prestarsi a
fare.
Non dimenticatelo!
(Susan Sonag)
LA MONTAGNA DEI PARTIGIANI

La storia

Una domenica in cui c’era il coprifuoco Berto arrivò in paese con una faccia che faceva spavento:
arrivò con Taccola, il quale aveva un orecchio sanguinante. Uscirono tutti sulla strada e Berto
cominciò a raccontare. Cose grosse. Disse che i fascisti stavano battendo la montagna. Avevano già
incendiato baite e cascinali, fatto fuori il figlio del Gustavo. Avevano circondato l’Ossola.
Dormivamo tranquilli nella baita, disse, quando lui si sveglia di colpo e non riesce più a prendere
sonno. Allora mette la testa fuori dal fieno, incomincia ad ascoltare, e da una crepa del muro vede il
cielo e le stelle. Sente il vento, sente i cani di campiglia, sente i galli, sente il silenzio scendergli
dentro la pelle e gelargli il sangue. Sente la civetta e lui grida: “Bastarda di una civetta!” “Ci
siamo!”. Allora avevano capito tutto: perché quella paura, perché non aveva più dormito nessuno,
perché la civetta: e si erano messi a correre che pareva avessero le ali.
(Gianfranco Lazzaro, Berto, Rebellato editore, Fossalta di Pieve (Ve), 1991, pag. 79)

Nel marzo del 1944, il capitano Mario Muneghina, il vice del “Valdossola”, portò il suo comando a
Curt Mezz. Tornarono a essere battuti sentieri desueti, da ragazzi scarsamente vestiti ed
eternamente affamati. La gente di Velina e dei corti circostanti si trovò a condividere con i
partigiani quel poco che aveva da mangiare; per solidarietà e per compassione verso i deboli e gli
oppressi ma anche perché essi combattevano i neri: e anche perché non esisteva alternativa.
Talvolta il comando partigiano richiedeva carne, patate, castagne; in alcuni casi requisiva tout court
e, in qualche modo, pagava; ma, si sa, in tempi e luoghi come quelli, i soldi non erano il meglio.
Qualcos’altro s’involava per iniziative personali; non tanto però quanto in presenza di qualsiasi
esercito regolare. Tenendo conto che tra i partigiani in Val Grande la spiccata appetenza era perenne
condizione. Infine, aleggiava lugubre il tangibile timore di rappresaglie nemiche: a Ompio i neri, in
febbraio, avevano dato fuoco a molte casere. La coabitazione tra alpigiani e partigiani tirò avanti
senza altri traumi che due attacchi nemici respinti; e ritmata da ritorni festosi da riusciti colpi di
mano, che fruttavano cose preziose: armi e viveri. Fu il mattino dell’11 giugno, una domenica, chee
improvvisamente il capitano Mario consigliò agli abitanti di Velina di riparare a Rovegro, perché di
lì a qualche giorno ci sarebbero state rappresaglie.
(Nino Chiovini, Mal di Valgrande,Milano, Vangelista,1991, pp. 74-75)

“Era giunta l'ora di resistere;


era giunta l'ora di essere uomini:
di morire da uomini per vivere da uomini”
(Piero Calamandrei)

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