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Il Magistero del Papa Giovanni Paolo II, di v. m., è stato decisivo nel tracciare il
quadro teorico entro il quale i beni culturali trovano la loro collocazione nella vita
ordinaria della Chiesa. Anzitutto egli ha ben individuato di tali beni, indicandoli
nei patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell'architettura, del mosaico e
della musica; nei beni librari contenuti nelle biblioteche ecclesiastiche e nei
documenti storici custoditi negli archivi delle comunità ecclesiali; infine nelle
opere letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche e in quelle, più recenti,
prodotte dai mezzi di comunicazione di massa[1]. Ma egli ha pure contribuito ad
una loro definizione, affermando che sono beni culturali ecclesiastici quelli
“posti al servizio della missione della Chiesa”[2].
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secondo le sue esigenze, sia fornendo immagini che esprimessero nella forma
visiva i sacri misteri che l’arte della parola e quella della musica esprimevano
nelle forme dell’eucologia e del canto sacro. Alla funzione propriamente liturgica
dell’arte «sacra» è stata sempre attribuita anche una funzione catechetica di
illustrazione delle sacre scritture o della vita dei santi, che andavano ad
arricchire l’intrinseco valore estetico e quindi cultuale.
Ora occorre che anche oggi l’arte figurativa e musicale continui a svolgere tale
ruolo all’interno della liturgia, sia attingendo al patrimonio antico e venerando
della Chiesa, sia producendo nuovi capolavori o opere più modeste ma sempre
artistiche, perché la vena della fede non si è ancora esaurita. Si esprime anche
in questo ambito l’auspicio del Santo Padre Benedetto XVI di intendere la
riforma liturgica del concilio Vaticano II in continuità con la grande tradizione
ecclesiale[7].
Tuttavia, la missio non riguarda più ormai soltanto i paesi o le culture lontane,
ma i popoli della stessa Europa. A uomini sempre più poveri nell’interiorità e
nella dimensione spirituale è perciò importante ripresentare il grande patrimonio
storico-artistico della Chiesa, attraverso il quale riscoprire le proprie radici
cristiane. È pertanto opportuno partire dal bello per far risplendere il bene e il
vero, data l’odierna cultura delle immagini e la debolezza dei linguaggi
contemporanei e procedere dall’esperienza estetica ordinata al fatto religioso
per muovere i sentimenti di chi è distratto dall’indifferenza e dall’edonismo.
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appartengono alla Chiesa cattolica e talvolta possono nutrire verso di essa
pregiudizi e diffidenza. Coloro che visitano i Musei Vaticani – ma noi possiamo
estendere il discorso a tutti i musei ecclesiastici e a questo museo diocesano –
hanno modo di “immergersi” in un concentrato di “teologia per immagini”,
sostando in questo santuario di arte e di fede»[8]
Talvolta anche gli stessi fedeli mostrano di ignorare le proprie radici cristiane,
non apprezzando adeguatamente il patrimonio artistico e storico religioso. Una
sua corretta valorizzazione può condurre invece le persone all’incontro con un
vissuto ecclesiale che appartiene loro in quanto parte della propria storia. In tal
senso, i manufatti non saranno più solo oggetti materiali, i libri e i documenti
solo carta vecchia, ma beni vivi creati da una comunità cristiana vivente in
determinato tempo e in un proprio spazio.
I musei di arte sacra, come abbiamo detto anche prima, non sono dunque
depositi di reperti inanimati, ma perenni vivai, nei quali si tramandano nel tempo
il genio e la spiritualità della comunità dei credenti. Gli archivi, ecclesiastici non
solo conservano tracce di umane vicende, ma portano anche alla meditazione
sull’azione della divina Provvidenza nella storia, così che i documenti in essi
conservati diventano memoria dell’evangelizzazione operata nel tempo ed
autentico strumento pastorale.
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Soprattutto la formazione è di primaria importanza per la tutela, conservazione,
valorizzazione dei beni. Nell’ambito della Chiesa i responsabili abituali sono i
sacerdoti. Particolare importanza per la valorizzazione è dunque la
preparazione, fin dagli studi del seminario, dei sacerdoti, che devono gestire
quanto loro affidato[10].
Infine, dal momento che la Chiesa continua ad avere necessità di strumenti per
esprimere la sua missione nel nostro tempo, va rivolta particolare attenzione
alla formazione degli artisti, mediante una pastorale specifica loro riservata[11].
[1] Giovanni Paolo II, Allocuzione alla prima assemblea plenaria della Pontificia
Commissione, 12 ottobre 1995, n. 3.
[2] Ivi.
[3] Id., Allocuzione alla terza assemblea plenaria della Pontificia Commissione,
31 marzo 2000, n. 3.
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[6] Id., Allocuzione alla terza assemblea plenaria, cit., n. 3.
[8] Id., Discorso ai dirigenti e dipendenti dei Musei Vaticani, 23 novembre 2006.
[9] Id., Discorso in occasione della visita alla Biblioteca Apostolica Vaticana e
all’Archivio Segreto Vaticano, 25 giugno 2007.
[11] Cfr Giovanni Paolo II, Lettera del Papa agli Artisti, 4 aprile 1999.