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I FONDAMENTI DI UNA PRATICA ANTIOPPRESSIVA E INTERSIZIONALE

NEI SERVIZI DI ACCOGLIENZA DELLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA


materiali dai corsi on-line di Ontario Associationi of Interval and Transitional
House
Per fondare il nostro lavoro come operatrici contro la violenza di genere abbiamo bisogno di
inquadrare le nostre conoscenze sulla violenza contro le donne in un contesto sociale e politico più
ampio. In questi materiali utilizzeremo i principi del femminismo intersezionale per analizzare le
inequità che portano all'esperienza della violenza e contemporaneamente danno forma a questa.
Viviamo in un modo di inequità, dove alcune persone hanno più potere, più soldi, più facile accesso
ai servizi e alle istituzioni, e dove le esperienze e le pratiche di alcune persone sono considerate più
“normali” di quelle di altre. Il femminismo intersezionale ci fornisce un inquadramento per capire
sia le cause, sia l'impatto di queste inequità.
Vogliamo capire le cause perchè il movimento anti-violenza femminista è basato sulla necessità di
contrastare queste cause con l'obbiettivo di mettere fine alla violenza contro le donne e a tutte le
forme di violenza, di discriminazione e di ingiustizia. Vogliamo capire l'impatto dei queste inequità
perchè incidono su come noi lavoriamo con le singole donne. Utilizzando uno sguardo
intersezionale per parlare alle donne in riferimento alla loro esperienza siamo meglio equipaggiate
per riconoscere l'unicità di ogni esperienza vissuta dalle donne e più pronte a rispondere ai bisogni
specifici di ognuna.

L'analisi femminista intersezionale si basa sull'idea che ognuna di noi fa esperienza del mondo in
modo differente in base a chi siamo e a come siamo percepite dagli altri. Come siamo trattate dagli
altri, le cose a cui abbiamo accesso, i pregiudizi su di noi e l'idea che noi abbiamo di noi stesse sono
tutti dati influenzati da fattori come classe, genere, competenze, religione, status occupazionale,
condizione di cittadinanza, colore della pelle, comunità di riferimento, livello di istruzione e da
molti altri fattori.
La chiave per capire l'approccio intersezionale è riconoscere che nessuno di questi aspetti si può
separare dagli altri. C'è un'interazione continua tra questi elementi e come questi iteragiscono e
quale significato hanno cambiano a seconda del contesto in cui ci si trova in un preciso momento.
Kimberlé Crenshaw, una giurista accademica, si è accreditata per aver proposto per prima
l'itersezionalità come strumento analitico in un articolo scritto nel 1989. La Crenshaw ha esplorato
la marginalizzazione dell'esperienza della violenza sulle donne nere quando razza, classe e genere
vengono guardati separatamente e non come fattori integrati. Le donne afroamericane restano
marginalizzate ed invisibili perchè non sono mai solo nere, o solo donne, o solo povere (la ricerca
della Crenshaw partiva dal licenziamento di massa di donne afroamericane a seguito di una
ristrutturazione della General Motors e dall'impossibilità di queste di far causa all'azienda per
discriminazione: non erano discriminate come donne – infatti le donne bianche non avevano perso il
lavoro - , non erano discriminate in quanto nere – molti uomini neri avevano mantenuto il posto di
lavoro - , erano discriminate in quanto donne afroamericane, ma questo non era previsto in nessuna
legge antidiscriminatoria). Queste osservazioni hanno portato la Crenshaw ad esplorare come
differenti forme di oppressione si intersecano come chiave per capire e dar voce a queste
esperienze. Questo significa avere un quadro per capire meglio e per vedere ogni elemento del
posizionamento sociale di una persona al fine di portare alla luce tutti gli elementi oppressivi che
vive.

Il posizionamento sociale si riferisce al punto in cui i differenti gruppi sociali si inseriscono nella
struttura più ampia, a differenti livelli di potere.
Ci sono molti modi in cui possiamo definire noi stesse o gli altri. Possiamo riferirci a caratteristiche
personali - come essere artistiche, atletiche, simpatiche, generose - , oppure in base alla religione o
al colore della pelle. Ognuna di queste caratteristiche è una parte importante della nostra identità
come individui. In un certo senso queste caratteristiche personali danno forma alla nostra esperienza
e sono una parte di quello che ci fa propriamente uniche.
Però, in un'analisi intersezionale, gli elementi della nostra identità che ci interessano sono quelli che
ci connettono alla struttura sociale più ampia della società e che differenzia le persone ed il loro
accesso al potere. Queste sono le categorie come razza, classe, genere, cittadinanza, orientamento
sessuale, abilità ed età.
Questi sono quelli che definiamo “costrutti sociali”, queste sono categorie che sono definite
esternamente a noi dalla società e non naturali divisori. Non riflettono la realtà di come le persone si
raggruppano tra loro, ma piuttosto definiscono come un gruppo è visto e trattato in relazione agli
altri gruppi nella struttura sociale e politica più ampia. Le categorie che usiamo, così come il
significato che diamo a queste e il loro posizionamento nella scala del potere, cambiano nel tempo
attraverso le differenti strutture sociali con il cambiare delle influenze e dei contesti.

L'oppressione si riferisce alla dominazione di un gruppo su un altro restringendo così le possibilità


del secondo in riferimento a quello che può fare e a quello a cui ha accesso. I gruppi oppressi
possono essere sfruttati da quelli dominanti. L'oppressione può essere aperta e formale, come nel
sistema schiavistico dove un gruppo “possiede” un altro e lo sfrutta direttamente ed impunemente.
L'oppressione può essere anche più subdola ed indiretta e questo riflette di più la situazione della
nostra società oggi.
Dal punto di vista legale ed istituzionale, nella nostra società proibisce la dominazione e lo
sfruttamento di un gruppo su un altro basandosi su razza, età, abilità, genere o su altri costrutti
sociali, ma in realtà l'oppressione basata su queste categorie esiste nella nostra società.
L'oppressione si manifesta a diversi livelli.
A livello individuale e personale, le persone vengono generalmente trattate in base a presupposti
legati alla loro collocazione sociale. Questo si manifesta sotto forma di atteggiamenti, convinzioni e
comportamenti che influenzano come le persone sono trattate dagli altri.
A livello istituzionali la discriminazione basata su fattori storici o ideologici è presente nelle
politiche formali dei governi, nelle leggi, nelle pratiche e nelle procedure. Queste istituzioni sono
costruite dal gruppo dominante e con le idee del gruppo dominante che decide quanto e come queste
itituzioni possono essere accessibili agli altri gruppi.
A livello socio-culturale, i valori, i comportamenti e le realtà promossi dal gruppo dominante
appaiono “normali” e desiderabili, mentre quelli dei gruppi non dominanti sono invisibili, ritratti
negativamente o ridicolizzati. L'effetto è che la realtà vissuta dalle persone nei gruppi oppressi sono
sottovalutate, marginalizzate e rese invisibili.
Tutte noi abbiamo una collocazione sociale che conferisce un certo ruolo sociale e le regole con cui
interagiamo con il mondo, la società ed i differenti gruppi sociali. Quando parliamo di analisi
intersezionale, stiamo dicendo che le categorie a cui apparteniamo si intersecano una con l'altra per
formare una collocazione unica. Non si tratta di fare la lista delle categorie a cui apparteniamo, ma
di comprendere come queste lavorano insieme e che impatto hanno rispetto al nostro ruolo sociale e
relazionale.
E' importate capire che però non è semplice definire ogni posizionamento sociale individuale come
un continuo, una gerarchia. L'identità è una combinazione di elementi che tendono ad avere sia
elementi di potere e privilegio, sia elementi di oppressione e marginalizzazione. Le nozioni di
potere ed oppressione sono concetti relativi e cambiano in base alla specifica relazione e
interazione. Per esempio una donna può essere nella fascia povera della società e non avere
disabilità. Un'altra può essere una donna anziana della media borghesia. Questi elementi
dell'identità possono essere contemporaneamente privilegi e oppressioni.
Per concludere vogliamo essere sicure di non fare mai una gerarchia delle oppressioni. Tutte le
forme di oppressione sono ugualmente problematiche, indipendentemente da come si manifestano o
da quale sia l'origine.
Il femminismo intesezionale fornisce un approccio al nostro che ci permette di incrementare le
nostre competenze cpome operatrici per il contrasto della violenza di genere attraverso leseguenti
pratiche:
– riconoscere che l'esperienza della violenza e la negoziazione politica e sociale (per esempio
l'accoglienza da parte della polizia, la possibilità di trovare una casa o un lavoro) sono
connessi a barriere ed opportunità connesse al posizionamento sociale di ognuna e ci aiuta
ad identificare i modi possibili per essere di aiuto e supportive nei confronti dei bisogni di
ognuna
– questo dovrebbe incoraggiare ogni operatrice ad essere auto-riflessiva nel proprio lavoro.
Ognuna di noi, nella sua collocazione sociale vive elementi elementi di privilegio ed
oppressione. Dobbiamo essere consapevoli di questo e di come questo influenza la nostra
prospettiva e la nostra capacità di comprendere la violenza contro le donne. Riguarda chi
siamo e con chi lavoriamo, dobbiamo ricordare che noi ricopriamo una posizione di potere
rispetto alla donne con cui lavoriamo
– usere i riferimenti del quadro femminista intersezionale ci aiuta ad evitare di rinforzare e
perpetuare forme di oppressione nel nostro lavoro. Questa è una ragione importante per
ridare alle donne lo spezio per riavere la propria voce ascoltata e per permettere che sia la
loro esperienza di violenza a dare le basi al nostro lavoro, rendendo così il nostro servizio
più accessibile e rilevante per la loro esperienza
– quando ci dimentichiamo di tenere conto le diverse realtà in cui vivono le donne i servizi e
le pratiche tendono a rispondere ai bisogni delle donne privilegiate, o a riflettere quelli delle
donne che hanno creato il servizio

Seguendo le intuizioni proposte dal quadro intersezionale provate a definire la vostra identità
pluridimensionale (genere, classe, ecc), inserendo quante più appartenenze potete. Provate a dare un
posizionamento di voi nella società sulla base della singola categoria e poi un posizionamento
globale. Provate a farlo graficamente come meglio vi suggerisce l'immaginazione operativa. Provate
ora a disegnare il posizionamento di una donna che avete accolto, una donna reale e non una
immaginata.

Provate a chiedervi: che sentimenti mi provoca vedere questi grafici? Nella relazione con questa
donna ho messo in gioco i miei privilegi o no? In che modo? Se no, come ho fatto a lasciarli fuori?
É' stato utile lasciarli fuori?

Se desiderate scambiare le vostre riflessioni con le colleghe potete inviarle via e-mail con la
funzione rispondi a tutte, se preferite condividerle solo con me utilizzate la funzione rispondi, ma
non è obbligatorio, potete anche decidere di tenerle solo per voi.

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