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IMAGINI DI CASTELFRANCI
PAGINE WEB ITALIANE
La VOCE IRPINA di Rosario
ha preparato questa
pubblicazione con imagini
di Castelfranci , che siano
state pubblicate in pagine Web
italiane , per tutti gli “ castellesi”
dell Argentina.
In pratica, ogni cittadino comodamente, da casa e da ogni parte del mondo, può non
solo conoscere l'intera vita amministrativa e sociale, ma anche interagire direttamente
con il Comune.
Nel menu alla vostra sinistra sono indicate le sezioni che compongono questo spazio
differenziate secondo la tipologia delle informazioni.
Nel menu alla vostra destra sono indicate, invece, le manifestazioni che si svolgono nel
nostro comune.
Se avete delle proposte da sottoporci per migliorare i nostri servizi, oppure indicarci delle
manifestazioni, inviate un e-mail all'indirizzo castelfranci@inirpinia.it; il nostro staff
vaglierà tutte le proposte.
Assessorato
Innovazione Tecnologica
Maurizio FERRIERO
Storia - La Chiesa di S.Maria del Soccorso.
La Prima Cappella.
Nel Medioevo il territorio del comune di Castelfranci occupava spazi limitati. Il centro abitato
era contenuto in limiti precisi che ne determinavano i confini e le regole di vita. Al suo interno
negli anni si era sviluppata una povertà senza precedenti. La mancanza di manifatture aveva
annullato qualsiasi forma di commercio, sicchè la popolazione, composta per lo più da braccianti
aveva fatto del lavoro dei campi l'unica attività alternando a questa l'esercizio dei pochi usi civici
concessi. Urbanisticamente il paese non si era delineato ancora del tutto. In questo periodo le
costruzioni ricavate per motivi contingenti lungo la roccia ne seguono l'andamento escludendo,
almeno per il momento, soluzioni isolate. Solo più tardi si svilupperanno ed in maniera
occasionale anche lateralmente ad essa. Per questo all'occhio del viandante gli abitacoli anneriti
dal tempo e dalla miseria, sembrano uscire da un itinerario fantastico. In questo sconforto la fede
diviene la condizione naturale dell'uomo ed è la fede e dal devozione per la Vergine del Soccorso
a determinare in tutti la volontà di erigere una cappella nel "piano antico" del paese, conosciuto
poi come l'Ortora.
Per chi sale dal basso o vi discende dal borgo, il piano antico è una distesa di terra in leggero
pendio. Ricco di vegetazione, umido e, malsano per via dell'acqua che naturalmente sgorga dal
terreno, incomincia dal punto in cui si incontra il monte per declinare al fiume che scorre poco
lontano. In questo spazio, dove a volte le nuvole volano così basse da sentirne l'odore, viene
sistemata la prima cappella. È una costruzione modesta e senza alcuna solennità esterna, che dal
punto in cui è posta oggi la balaustra avanza nel piano occupandone uno spazio circoscritto.
Nella parte posteriore il terrapieno che lo sovrasta e, che sembra debba travolgerla da un
momento all'altro interessa il piano "...con una continuazione di terra primitiva ben solida..." che
si estende fino alle mura della chiesa. Poggia senza fondazioni su terra solida e non presenta
soluzioni tecniche particolari. Non viene abbassato il piano su cui poggia e, cosa ancora più
inquietante, non vengono posti in essere tutti quegli accorgimenti necessari ad allontanare l'acqua
che creerà non pochi problemi. Soprattutto all'immagine stessa della cappella ritenuta "...bella
nella costruzione, ma insalubre, poiché umida". Vi si accede da un unico ingresso ricavato nel
muro che si affaccia sul piano, mentre alcune aperture consentono una illuminazione
insufficiente.In questo periodo non viene realizzato neanche il campanile i cui lavori
prenderanno il via solamente verso la fine del VXII secolo, anno della peste. Per questo periodo
le funzioni vengono annunciate dal suono di una campanella posta sul lato destro dell'altare, al di
sotto del quadro della Vergine.
Chiesa S. Maria
del Soccorso
Portone Centrale
Particolare
del portone
Stemma del
Comune nella chiesa
I dipinti.
Al suo interno, secondo la tradizione furono sistemati tre dipinti. Il quadro della Madonna del
Soccorso, detto in seguito dell'Effigie Miracolosa, posta sul muro di prospetto, ad oriente; quello
di S. Rocco in cornu epistole e di S. Sebastiano in cornu evangeli.
Una prima notizia documentata sulla loro esistenza ci viene offerta dalla visita pastorale del
vescovo Alfiero risalente al 1565 "Item continuando officium Visitationes devenit ad ecclesiam
Sante Marie del Soccorso constructam extra menia ditte terre et deveniendo ad altar (em)
maiorem invenit eum decente ornatu (m) cum una cona magna deaurata cum imaginibus beate
Marie in medio. In cornu evangeli S. Sebastiani et in cornu epistole S. Rochi..."
Bisogna precisare che le rappresentazioni artistiche della Madonna del Soccorso non sono poi
così estranee dalle nostre zone. È soltanto nella prima metà del 1300 invece, che si comincia a
rappresentarla così come dipinta nel quadro che si conserva nella nostra chiesa. Questo avviene a
seguito della introduzione in queste zone del culto della Madonna del Soccorso così come
raffigurata, originatosi a Palermo nel 1308.
Nel nostro quadro viene fatto dipingere, probabilmente da un artista francese, un angelo alla
destra della Vergine armato di clava nell'atto di scacciare il demonio. Sul lato destro e su quello
sinistro i quadri di S. Rocco e S. Sebastiano rappresentano i santi che si invocano contro la peste.
Nel 1926, contrariamente a quanto sostenuto, non si festeggiava il centenario della prima
Incoronazione dell'Effige Miracolosa ma il "Quarto Centenario di Maria Santissima del
Soccorso". Era il 2 agosto 1926, i Castellesi nella gioiosa serata di festa gremivano la piazza, la
Chiesa, le strade, l'orchestra suonava, improvvisamente la piazza fu scossa da micidiali e
terrificanti scoppi. L'enorme quantitativo di materiale pirotecnico, custodito in una abitazione
vicinissima alea piazzc, esplose; diciotto Castellesi persero la vita, altri rimasero feriti. Quarto
Centenario che ci riporta agli inizi di quel XVI secolo che vede finalmente costruita la prima
chiesa nello stesso sito della vecchia cappella sancendone una continuità storica e urbanistica.
I lavori di ampliamento.
I lavori di ampliamento della chiesa comportano delle variazioni veramente notevoli rispetto
all'impianto del 1500. innanzitutto perché la nuova costruzione va di fatto ad inserirsi in un
contesto urbanistico e sociale sicuramente diverso dalle epoche precedenti. Siamo agli inizi del
1700. Nuovi problemi interessano una popolazione schiacciata da una crisi economica che non
sembra avere via d'uscita. Il paese da un punto di vista urbanistico è in lenta trasformazione e
l'Ortora, di conseguenza, non è più quel luogo lontano, posto fuori le mura del castello.
I lavori di ampliamento però sono preceduti da alcuni atti: il regio assenso datato 5 luglio 1783 e,
due Atti notarili datati rispettivamente 1776 e 1784.
Nel 1785 i sacerdoti secolari don Carmine Celli, don Giovanni d'Alessandro e don Nicola Delli
Storti, unitamente a Costantino e Gioacchino Moscariello da Montella, ingegneri, si
costituiscono dinanzi al notaio e redigono un atto ritenuto necessario per "...ampliare, ingrandire,
e riformare la chiesa sotto il titolo di Tanta Matia del Soccorso...".
Completati i lavori ritenuti necessari iniziano quelli destinati ad ampliare la chiesa nel suo
insieme la cui unica navata viene ingrandita, ottenendo così una chiesa a tre navate con transetto,
mentre la volta della navata viene interessata da finalizzati a migliorarne sia la struttura che
l'aspetto architettonico. A questo scopo viene fatto dipingere da Matteo Vigilante da Solfora nel
1792 il quadro dell'Assunta.
Le tre incoronazioni.
Il 1826 è un anno fondamentale per la storia della chiesa del Soccorso. Su iniziativa del
decurionato viene presentata al vescovo De Nicolais una domanda per l'Incoronazione della
Effige Miracolosa. Inoltrata la domanda alcuni popolani vengono ascoltati presso la curia
vescovile di Nusco e sotto giuramento depongono alcune "positiones et articoli". Completata
senza ostacoli questa prima fase si entra in quella successiva , più delicata in quanto chiama in
causa direttamente il Capitolo della Basilica Vaticana presso il quale è giunta la richiesta di
Incoronazione trasmessa dai naturali di Castelfranci.
"Al Re.mo Capitolo della Sacrosanta Basilica Vaticana
Il Clero, e Popolo del Comune di Castel de Franci, in Diocesi di Nusco, divotamente espongono,
come da tempo immemorabile, in Tempio magnifico, sotto il titolo di S. Maria del Soccorso, sito
in detta di loro Patria, si venera insigne, ed antichissima Immagine dipinta, di Maria S.ma sotto
lo stesso titolo del Soccorso, chiarissima per molti miracoli, come dall'annesso testimoniale
dell'Ordinario Diocesano.
Ad oggetto di sempre più infiammare la pietà de Fedeli verso la Gran Madre di Dio, adorata in
detta Sagra Imagine, gli Oratori ardentemente desiderano, che la Imagine medesima sia
solennemente coronata nella solenne dilei Festività, che si celebra nella prossima prima
domenica di Agosto, o in altro giorno, che sarà al più presto possibile. Implorano la facoltà
necessarie per tale solenne Coronazione, e tutto riceveranno a Grazia Singolarissima".
Anche il Vescovo De Nicolais dal canto suo e, così come dovuto, fa pervenire una lettera al
Capitolo Vaticano riassumendo nelle poche pagine che la compongono i momenti più
significativi dell'intera vicenda.
Espletate tutte le formalità il 7 Agosto del 1826, anno terzo del pontificato di Leone XII, con
diploma dello stesso viene concesso il permesso per la Incoronazione. La seconda Incoronazione
avviene il 4 Agosto del 1839. La terza nel 1841, prima domenica di Agosto.
Il 23 ottobre del 1839, alla presenza del Clero, del Sindaco e del Decurionato, con decreto del
vescono Francesco Paolo Mastropasqua viene dichiarata "...matrice Parrocchiale".
Il calvario.
Anche il nuovo secolo, come il precedente porta una speranza nuova del cuore della gente. La
storia della chiesa del Soccorso sembra essersi improvvisamente fermata.
Stanca forse di quel frastuono che nel bene e nel male ne aveva caratterizzato il 1800 è incapace
di provocare nuove emozioni. Questo fino al 1906, quando il nostro paese è meta di una visita
missionaria da parte dei padri Redentoristi. Incontro che segna particolarmente la vista dei
borghigiani che a ricordo della visita costruisco, il "calvario".
(Vincenzo Di Lalla, La Storia della Cappella del Soccorso, Montella, 1998)
Particolare
del portone
Stemma del
Portone Centrale Comune nella c hiesa
Chiesa S. Maria
del Soccorso
TRADIZIONE
MUSICA POPOLARE IRPINA
Un canto popolae non rappresenta solo ed esclusivamente un evento musicale;nel suo interno,
infatti, appaiono sempre tratti che appartengono alla sfera affettiva e culturale di una
particolare comunità."
L'Irpinia rappresenta ancora una zona poco esplorata nell'ambito della riceca di musica
popolare.
La ri-scoperta del substrato sonoro, come risorsa storica da rivalutare e fare apprezzare alle
nuove generazioni, contribuisce (insieme ad altri valori) alla costruzione di un'identità umana
meglio calata nel proprio territorio.
Lavorare ad una ricerca di vissuti musicalmente formalizzati richiede l'attivazione di un
insieme di processi, che vanno dall'acquisizione del materiale sul campo, alla selezione in base
a originalità e rilevanza comunicativa, catalogazione e analisi formale-strutturale del
contenuto.
L'acquisizione di canti originali, da parte dei pochi depositari delle tradizioni, serve a
documentare lo studioso e, spesso, gli stessi canti risultano del tutto improponibili in forma
originale alla fruizione da parte delle generazioni piu giovani.
La musica si evolve e si modifica nel tempo velocemente; la musica popolare è influenzata
dalla musica colta che a sua volta la influenza; si sperimentano nuovi ritmi, nuove sonorità,
tutte rispecchiano fedelmente un modo di essere della società contemporanea
PROVERBI POPOLARI IRPINI
Il linguaggio di ogni popolo è coronato di espressioni più o meno concise dette
da persone importanti o umili che assumuno e conservano in sè un profondo significato.
Queste espressioni, che col tempo diventano proverbiali, vengono menzionati per
meglio esprimere un concetto o fare paragoni.
I proverbi, cosi come enunciati, nella propria lingua o nel proprio dialetto,rappresentano
l'anima, la vita di un popolo.
A volerli tradurre in altra lingua perdono di effetto e di validità.
Riportare "detti e proverbi" vuol essere un "fotografare" i momenti
più disparati e colti dei discorsi della gente: di una vita sociale pura,
semplice, attiva di cui si denota una cultura ormai al tramonto, ma che di
tanto in tanto affiora fresca e genuina come al tempo che fù.
Home
Seca mulleca
donne di Gaeta,
donne a cucinà
pur' stu figli' vol' mangià
Musc' muscill'
Filastrocca per bambini.
I grandi per far divertire i piccoli prendevano loro le braccine
e facevano accarezzare ad ambedue il volto ad ogni passo.
A "Frust a la cas'" si acceleravano le carezze quasi a
schiaffetti sul volto dei piccoli che scoppiavano in un'allegra
risata.
Musc' muscill' (0)
Musc', muscill'(1)
Att', attill'(2)
Andò si ggiut'?(3)
A lu m'rcat(4)
Che t'è accattat'?(5)
Na pezz r' cas'(6)
Andò le miss'?(7)
A lu vucch'l' r' cimm(8)
Nun c' staie'!(9)
A lu vucch'l' r' sott'(10)
Nun c' staie!(11)
Frust' a la cas'(12)
Frust' a la cas'.(13)
TRADUZIONE
0)Micio micino
1)...
2)gatto gattino
3)dove sei stato?
4)al mercato,
5)cosa hai comprato?
6)un pezzo di formaggio
7)dove l'hai messo?
8)nel buco di sopra
9)non ci sta,
10)nel buco di sotto
11)non ci sta!
12)vattene via!
13)...
Nel suo territorio tracce di una frequentaziane in età romana sono testimoniate fin dal
secolo scorso da numerosi iscrizioni funerarie, sepolcreti e reperti vascolari rinvenuti nella
località attualmente denominata Baiano. Il toponimo del paese deriva da un castrum francorum,
nel significato di fortezza dei francesi, che evidentemente si arroccarono in epoca alto
medioevale nella zona dove più tardi si formò il primitivo borgo. Secondo altri il nome
deriverebbe da castellum Francorum (lett. Castello dei Franci), dall’eponima famiglia feudataria
Delli Franci.
Le prime notizie storiche del centro si hanno a partire dalla prima metà del XII secolo, quando ne
era signore Landolfo, sub feudatario di Raone de Farneto dal 1138. Dal Catalogo dei Baroni
sappiamo che dal 1152 al 1167 un Guaimarius Saracenus tenet Castellum Franci. Passato
successivamente ad un Guglielmus Saracenus, il feudo fu venduto nel 1254 a Tommaso
d’Aquino e nel 1270 a Giovanni Virgato. Da costui il paese fu acquistato nel 1278 dal barone
Giovanni della Lagonessa, che prese parte alla spedizione angioina per la conquista della Sicilia.
Gli successero Carlo (1295), Enrico (metà del XIV secolo) e Giovanni della Leonessa (fine XIV
secolo). Nel 1452 ottenne Castelfranci, Serino e Volturara il nobile Giacomo Antonio della
Marra, a cui segui il figlio Camillo, il quale ebbe confermate le terre feudali con approvazione
reale di Ferrante I d’Aragona del 20 febbraio 1464. Francesco della Marra tenne poi il feudo dal
1490 al 1530, anno in cui i possessi furono ereditati dal nipote Cesare, che a sua volta li diede al
figlio Giovanni, con riconoscimento regio di Pietro de Toledo, viceré di Napoli, del 1546. Morto
Giovanni senza eredi diretti, Castelfranci passò alla sorella Antonia e nel 1634 a Geronimo della
Marra, che, pagato il solito relevio, vendette nello stesso anno per ventitremila ducati a
Geronimo Naccarelli. Al figlio di costui, Giuseppe, il paese appartenne fino al 1670, quando la
Gran Corte della Vicaria ne inveì feudatario il marchese di Mirabella, Geronimo II Naccarelli.
Alla sua morte, avvenuta il 10 gennaio 1707, ne ereditò tutti i possedimenti la figlia Anna, da cui
passarono nel 1735 al nipote Scipione. Si avvicendarono poi nel dominio Onofrio II (1770) e
Tommaso Naccarelli (1785), ultimo intestatario delle terre di Castelfranci. Ai moti reazionari del
1820 circa duecento cittadini presero parte alla Carboneria con la creazione di una associazione
segreta chiamata “I Difensori della Patria”. Dura la repressione borbonica in paese contro i
cospiratori, con condanne a morte, al carcere a vita ed all’esilio.
La stazione di Castelfranci è ubicata nella periferia del paese, nei pressi del campo sportivo.
E' quindi facilmente accessibile e, fino a poco tempo fa, esisteva anche una navetta che
collegava il centro del paese con la stazione. Proprio per la sua posizione, la stazione ha
sempre avuto un buon traffico viaggiatori e merci. Anche l'avvento degli autobus ha avuto
poca ripercussione sul traffico ferroviario visto che i tempi di percorrenza del treno erano
inferiori a quelli del trasporto su gomma. Purtroppo il numero sempre inferiore di corse
ferroviarie hanno di fatto costretto gli utenti a preferire l'autobus. A seguito del terremoto
del 1980, la stazione venne danneggiata e perciò i fabbricati vennero abbattuti e sostituiti
da un prefabbricato ancora esistente. Il secondo binario e lo scalo merci vennero aboliti,
trasformando di fatto la stazione in semplice fermata. Dal 1987 la stazione è impresenziata.
Alla fine degli anni '90 il numero di treni che effettuavano fermata a Castelfranci si stava
riducendo, ma l'impegno del sindaco Avv. Pacifico ha fatto sì che la situazione cambiasse. Il
comune istituì anche una navetta che collegava il centro con la stazione in coincidenza con
l'arrivo dei treni. Anche per questo, nonostante il suddetto sindaco non sia più in carico,
attualmente effettuano fermata a Castelfranci tutti i treni.