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Anno XLII
24.06.2020
Numero
738
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
Ricariche telefoniche
In ricordo
di un grande amico
di Silvio Forcellini
Non riesco a immaginare Fener senza Mario. E non riesco
a rassegnarmi al fatto che non lo vedrò più. Non si trovano
mai le parole adeguate per descrivere la perdita di un ami-
co così caro, non si trovano mai le parole adeguate per de-
scrivere il vuoto che resta dentro in circostanze come que-
sta…
Un grande amico: questo, soprattutto, era Mario per
noi (del Tornado, della Pro Loco…) che abbiamo avuto la
fortuna di conoscerlo molti anni fa e di cui abbiamo apprez-
zato, fin dalle prime frequentazioni, le indubbie qualità. Un
amico che, senza far pressioni ma con la sola forza
dell’esempio, della simpatia o di un semplice sorriso, ci ha
via via coinvolti in mille “imprese” dettate tutte dal suo pro-
fondo amore per il proprio paese.
Basterebbe ricordare, al riguardo, gli oltre 30 anni
dedicati “anima e corpo” (è proprio il caso di dirlo) alla “sua”
Pro Loco di Fener, di cui 29 da presidente; i 20 al Tornado
da direttore editoriale; quelli in Comune da amministratore
(10 come vicesindaco, 5 come capogruppo di maggioran-
za) e da membro della Commissione Edilizia; senza dimenticare, infine, il suo costante impegno in qualità di
dirigente e accompagnatore della locale squadra calcistica, la gloriosa Polisportiva Tegorzo. Dove occorreva
darsi da fare per la collettività, lui era in prima fila e, cosa non meno importante, mai che lo facesse pesare. E
tutti noi, non sempre per la verità ma…spesso, eravamo lì al suo fianco, fedeli “scudieri” o…”precettati” (co-
me, scherzando, ci definivamo), perché la generosità, la dedizione, l’entusiasmo di Mario erano talmente con-
tagiosi da renderci, come lui, “ostaggi” della Pro Loco, del Tornado…ma senza che la cosa ci disturbasse più
di tanto, anzi con il sorriso sulle labbra e con l’orgoglio di fare qualcosa di utile per il paese. E “ostaggio della
Pro Loco” era - non a caso - una sua scherzosa definizione, che “applicava” in primo luogo a se stesso. La
parola “ferie”, infatti, era bandita dal suo vocabolario o, meglio, le sue “ferie” (si fa per dire) le trascorreva, an-
no dopo anno, nello stesso posto, il…Parco del Piave. E persino la data del suo matrimonio con la Marilena -
raccontava - arrivò a subire una variazione a causa di una manifestazione nella quale era coinvolta
l’associazione da lui presieduta…
Oltre alla sua straordinaria disponibilità al servizio del paese (sotto gli occhi di tutti), non vanno dimen-
ticate, di Mario, l’intelligenza non comune, la modestia, la simpatia, la bonomìa, il disinteresse personale, la
spiccata ironia… Ci conoscevamo ormai da una vita, si può dire, ma non ricordo di aver mai avuto una scre-
zio con lui, nemmeno quando discutevamo di politica (io schierato da una parte, lui da quella opposta), pro-
prio perché era prima di tutto una “bella” persona, di grande intelligenza, cultura, rispetto, equilibrio e buon
senso (merce rara in questi “bassi” tempi).
Questo è quello che voglio ricordare di Mario, che venerdì 23 giugno ci ha lasciati a soli 53 anni (po-
chi, troppo pochi). Avrei voluto scrivere di più, e soprattutto meglio, per rendergli omaggio come meritava: non
credo di esserci riuscito. Quando Mauro, questa mattina, mi ha chiesto di tracciarne un profilo per il Tornado,
mi era appena giunta la notizia della sua morte. Mille situazioni vissute con lui, mille aneddoti, mi si sono ad-
densati improvvisamente nella mente, tutti assieme, in un tale turbinìo che è stato impossibile riportarli ade-
guatamente su un foglio di carta. La commozione, poi, ha fatto il resto… Me ne scuso con chi avrà avuto la
bontà di leggere queste poche righe, ma soprattutto con Mario che, d’altro canto, sono sicuro mi perdonerà.
Ciao Von Durighel, amico carissimo…
2 CENNI STORICI
Campo e Colmirano
Due Comuni una parrocchia dal 1100 alla fine del 1800
Testo di Orazio Piccolotto, tratto dal Volume III a cura di Giancarlo Follador
“Alano, la memoria e l’immagine di una Comunità”
Nel 1100 l'imperatore Enrico IV di Franconia, il grande antagonista di Gre-
gorio VII, scomunicato da quattro papi, umiliato a Canossa, tradito dai figli
da cui sarà destituito, è sceso per la terza volta in Italia.
Tra i guerrieri del suo seguito c'è Gerardo, nobile di sangue germanico. Co-
stui, secondo lo storico Nicolò Mauro, è il capostipite della famiglia Da
Campo che, come i Da Alano e i Da Comirano, trae il suo nome dal luogo
d'origine. Afferma lo storico Nicolò Mauro nelle sue "Genealogie" che tale
famiglia "produsse molti homeni di valore che furono conosciuti buoni et
honorati cittadini, anzi che alcuni di quelli primi antichi suoi per zelo della
patria si fecero scrivere nella militia equestre e perciò furono annoverati fra i
cittadini del primo grado ed ebbero la signoria di quella fortezza".
La signoria di quella fortezza ...
Narra Giovanni Bonifacio nella sua "Storia di Trevigi" che nel 1284 Gherar-
do Da Camino, capitano generale di Treviso, volendo annientare la potente
famiglia dei Da Castelli (che aveva esteso il suo dominio dalle colline aso-
lane alla pedemontana del Piave e alla Pieve di Quero) ne "fece distrugge-
re le fortezze", comprese quelle "delle ville di Campo, di Comirano e di Fenero", Anche Campo, come Colmi-
rano e Fener, aveva dunque il suo castello, dimora dei nobili Da Campo e successivamente, a partire dai
primi decenni del 1200, dei Da Castelli. Già a quel tempo era normale che nell'ambito della fortificazione sor-
gesse una cappella castrense, servita da un "rettore", riservata dapprima ai castellani e destinata a diventare
col tempo la chiesa del villaggio. Questa è la probabile origine della parrocchiale di Campo (da sempre
dedicata a sant'Ulrico o Ulderico o Odorico, vescovo di Augusta dal 923 al 973 dopo Cristo), che potrebbe
quindi risalire al XII secolo. È quanto sostiene lo storico Carlo Bellinati nella sua opera dedicata alle visite
pastorali dei vescovi di Padova. Egli cita a conferma della sua tesi una sentenza arbitrale emessa a Mantova
il 19 ottobre 1193, frutto di un compromesso tra il Patriarcato di Aquileia, la Diocesi di Feltre e Belluno e il
Comune di Treviso: quest'ultimo, avendo invaso i territori degli Episcopati di Ceneda, Feltre e Belluno. viene
costretto a tutta una serie di restituzioni e di risarcimenti, tra cui quello di 1100 "marche d'argento" per i danni
provocati "proposito sancti Ulrici", cioè al prevosto della chiesa di sant'Ulrico o Odorico. Ma si tratta davvero,
come il Bellinati ritiene, della chiesa di Campo? Se così fosse, avremmo la prova che la sua origine è anterio-
re al 1193. Ma la cosa non regge. La chiesa in questione va identificata con quella di sant'Odorico al Taglia-
mento, dove, all'epoca dei fatti, esisteva una collegiata retta da un prevosto: questa aveva effettivamente su-
bito gravi danni ad opera di milizie al soldo di Treviso. Né, altrimenti, si spiegherebbe l'intervento del patriarca
di Aquileia.
Il problema dell'origine della chiesa di sant'Ulderico di Campo resta dunque aperto. È probabile che
essa risalga alla signoria dei Da Campo, ma le prime notizie certe di cui finora disponiamo si riferiscono al
1297, l'anno in cui tutta la Cristianità è chiamata da Bonifacio VIII al versamento della decima papale. Anche
l"'ecclesia sancti Olderici de Campo" figura negli elenchi, accanto a quelle di Alano, di Segusino e di Quero,
alla cui Pieve tutte appartengono. Ne è rettore prè Giovanni che otterrà, come il suo collega di Alano, di esse-
re esonerato dall'imposta. Anche nell'estimo papale del secolo successivo appare "santo Odorico", ma questa
volta niente esenzioni: le cose vanno un pochino meglio, tant'è che l'imponibile per la comunità di Campo sale
a "17 lire di piccoli". A prè Giovanni seguono altri presbiteri, cioè sacerdoti autorizzati a celebrare la messa, a
predicare e ad amministrare i sacramenti, a noi noti perché citati come "rettori di sant'Odorico" in vari atti no-
tarili dell'epoca. Il nome di prè Giovanni appare ripetutamente: oltre che nel 1297, anche nel 1327, nel 1349,
nel 1362. È tuttavia improbabile che si tratti della stessa persona: costui infatti avrebbe retto la chiesa di
sant'Ulderico per oltre sessanta cinque anni, un po' troppo per quei tempi! Il successore, prè Vinciguerra, è
nominato in un legato testamentario nel 1389 e nel 1395. Il secolo si chiude con prè Giacomo di Guido da
Valdobbiadene, rettore di Campo almeno fino al 1410. Nel decennio 1416-1426 è curato prè Antonio di Am-
brogio da Venezia, a cui sarà riservato il privilegio di ricevere, nel 1424, la prima visita pastorale della storia di
Campo. (…omissis…)
La foto di copertina
(M.M.) Il testo completo della nota storica si può leggere nel libro citato nel sottotitolo, sicuramente reperi-
bile nelle biblioteche locali. Uno spaccato interessante della storia dei villaggi, citati spesso in occasione
delle visite pastorali, nelle cui relazioni si trovano descrizioni e dati che raccontano la situazione delle po-
polazioni a quei tempi. Una lettura che consigliamo caldamente, sollecitati dalla vista panoramica scatta-
ta verso Campo dalla zona di Quero. Uno scorcio impreziosito dalla presenza di una bella fioritura di or-
tensie.
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facile ripartire. Ma ''se del futur non v'è certezza'' noi siamo qui
sempre e comunque.
100 anni, un traguardo importante per la nostra famiglia, un arrivo
che merita di essere festeggiato e ricordato perché ha dato molto a
noi, ma anche al nostro territorio. Avevamo in programma molte iniziative per condividere tutto questo con voi,
ma purtroppo dovremo rinunciare a causa della contingente situazione determinata dal coronavirus.
La nostra famiglia al gran completo vi ringrazia per quello che finora avete fatto per noi.
Mirella, Enzo, Giuliana, Michele, Enrica, Gaia, Giada, Andrea, Antonella
4 LETTERE AL TORNADO
luogo di apprendimento culturale, laboratorio di socialità, creatività ed esperienza di vita, in modo da ridare
all'anziano lo statuto di persona. Se 40 anni fa siamo nati come antidoto alla cultura dell'emarginazione sociale
dell'anziano, considerato un problema e un peso, oggi, nella situazione di pandemia Covid 19, emerge la nuova
cultura "dello scarto" nei confronti dell'anzianità: c'è stata "una strage" di vecchi, abbandonati nelle RSA. Tragica
realtà, indegna di un paese civile. Qualcuno ha pure affermato che sarebbe stato "accanimento" la cura dei
vecchi malati, ultra ottantacinquenni. Eppure gli Anziani sono membri di una generazione portatrice di un
contributo culturale e antropologico unico. Hanno attaversato la discontinuità prodotta dalla seconda guerra
mondiale e sono stati protagonisti della successiva fase di ricostruzione. Quindi gente preziosa per aiutare a
capire cosa significa far ripartire un paese messo in ginocchio da una dura prova, facendo leva sui valori solidi
dell'impegno, dell'etica del lavoro, della responsabilità individuale, del bene comune. Valori non comuni oggi,
perciò ancora più utili per le giovani generazioni davanti al nuovo scenario culturale e sociale.
La persona anziana è la prima stella che illumina il percorso della nostra Università.
Una riflessione deve ripartire dalle nostre radici, non tanto per "cercare le radici" ma per "mettere radici". Nel
senso di ripensarle e declinarle di nuovo: non siamo quelli della retorica delle radici, nè della metodologia del
"passatismo", nè della custodia delle "ceneri", ma va riaccesa la nostra eredità storica. L'atteggiamento sano è
piuttosto quello di lasciarsi interrogare dalle sfide del nostro tempo presente e cogliere con la virtù del
discernimento dei valori solidi, fondati e irrinunciabili: la dignità di ogni persona oltre l'età, il concetto di anziano
come risorsa e ricchezza, il diritto allo studio ad ogni età, il valore della cultura antropologica, la responsabilità
verso le nuove generazioni, la conoscenza e l'impegno nel proprio territorio, la salvaguardia del pianeta terra,
l'apertura all'orizzonte mondiale. La vecchiaia non è una malattia. Il nostro progetto ha sviluppato negli anni una
cultura media, aggiornata e necessaria per vivere al passo coi tempi e codificata nel Piano di Studi, concretizzata
nella "scuola per adulti" con un ampio ventaglio di discipline, privilegiando quelle umanistiche per educare al
pensiero critico, profondo e universale. Alla base c'è l'idea che, attraverso la cultura, è possibile rigenerare la
propria esistenza dopo la pensione, per riprogettare la pienezza della persona nell'ambiente di vita e della
società. Perciò abbiamo motivato i nostri corsisti, in modo che non si ritengano solo consumatori, utenti di servizi
e prestazioni tesi ad interessi individuali, bensì ricercatori nelle varie aree (lettere, storia, arte, filosofia, cultura
7 LETTERE AL TORNADO
LETTERE AL TORNADO
Ri-dono i libri
(M.M.) Se avvistate il logo e vedete qualche libro appeso in un sacchetto, non stu-
pitevi. Si tratta di una nuova iniziativa delle biblioteche locali che rimettono in circo-
lo i libri avuti in dono (sanificati e protetti). Il regalo viene ripetuto a beneficio dei
lettori che hanno la ventura di imbattersi in questi insoliti “panni stesi”, come nel
caso fotografato a Quero, in via Toà. Se il titolo piace si può prelevare liberamente
e godere così di una lettura gratuita. Magari senza volerlo ci si può imbattere in un
titolo desiderato da tempo o
scoprire un filone di lettura di-
verso dal solito. Insomma un
regalo che si può rivelare pre-
zioso. Una nuova forma di
scambio di libri che prende le
mosse dallo storico book-
crossing. Un’esperienza pro-
vata anche nei nostri paesi
che ora si veste di una nuova,
fresca divisa.
Segusino, il 1° giugno
ha riaperto il Bar-chét
di Silvio Forcellini
Pur con un mese di ritardo causa coronavirus, lunedì 1° giugno ha riaperto i battenti il Bar-chét, il celeberrimo
chiosco segusinese gestito dalla vulcanica Stefania Franceschin. D’ora in avanti,
dunque, e per tutti i giorni della stagione estiva, il Bar-chét rappresenterà una vera
e propria oasi di pace e di tranquillità, di svago e di allegria in prossimità del Piave,
nel pieno rispetto delle normative vigenti anti Covid-19. Per la sicurezza del perso-
nale e dei clienti si è dovuto rinunciare infatti a qualche posto a sedere, ma il risul-
tato - va detto - è ugualmente soddisfacente, merito an-
che del suo particolare “look” che anno dopo anno viene
rinnovato, dato che in casa Franceschin la creatività non
manca. Quasi tutto ciò che fa parte dell’arredamento non
è nuovo, bensì orgogliosamente ritornato a nuova vita o
riciclato creativamente partendo da diversi materiali di recupero. E poi le proposte
enogastronomiche, che puntano come sempre su prodotti locali («perché ne siamo
fieri!», sottolinea Stefania), biologici, equosolidali, con un occhio di riguardo per le
diverse esigenze alimentari. Conclude Stefania: «Il
Chiosco Bar-chét esiste perché è frutto della sincera
compartecipazione di molte persone, che - ciascuna a suo modo - hanno contribui-
to a far crescere quest’idea. Compresa la persona che pubblicherà questo articolo,
che ci supporta sempre. Quindi un grazie a tutti gli “amici del Bar-chét” e buona
estate a tutti!» Noto anche, per l’appunto, con il nome di “chiosco dell’estate”, il
Bar-chét è situato in un terreno di proprietà di Stefania sito in via Verri 34, sul lato
destro della “provinciale” poco prima della galleria Vas-Segusino. Novità di questo
2020: allo staff degli abituali collaboratori di Stefania (che è coadiuvata nella sua
attività da tutti i suoi familiari, in particolar modo dalla mamma Rosanna e dalla so-
rella Dorotea), si aggiunge quest’anno Alain Deon, il suo compagno originario di Vas, di recente rimpatriato
da New York dopo sei anni di lavoro nella “Grande Mela”. Un’ultima cosa: Il Bar-chét è aperto ogni giorno dal-
le 10 alle 23. Buon lavoro!
Giorgio e Beniamina,
58 anni di matrimonio
di Silvio Forcellini
Giorgio Verri e Beniamina Berra, di Segusino, si sono
sposati il 19 maggio 1962 e lo scorso mese di maggio
hanno pertanto festeggiato 58 anni di matrimonio.
Dalle pagine del Tornado augurano loro un felice anni-
versario e tanti anni ancora assieme, le figlie Rosanna e
Adriana, i nipoti (in rigoroso ordine di nascita) Stefania,
Marco, Melania, Dorotea e Paolo e i pronipoti Emma e
Giorgio (figli di Marco) e Alessandro e Amelia (figli di
Melania).
All’elenco dei familiari che si stringono attorno a Giorgio e Beniamina per l’importante traguardo raggiunto non
poteva certo mancare il nostro collaboratore Pino Verri, che di Giorgio è il fratello e che, in occasione di un al-
tro significativo anniversario (le nozze d’oro), aveva dedicato agli sposi i seguenti versi:
Signore e signori, giovani e vecchi, aprite bene gli orecchi: era il 19 maggio 1962 e nella chiesa di Santa Lu-
cia un bel matrimonio prese il via. El fea le proe a n boto de matina, me fradel, a dir “sì sì sì Beniamina”. Tuti
contenti i era in contrada pì che sia par farse ‘na magnada e su una bela caséta la cicogna ve à portà ‘na tosa
e ‘na toséta. Tu era come un bachét, a forsa de rostesìn e vin tu à més su qualche chilét. Quante bele ma-
gnade a casa vostra in alegria, ma el piato pì bon l era senpre quel de la conpagnia. Tra alti e bassi cin-
quant’anni i é pasà e grande è la gioia di avervi ancora qua. Ahi ahi dir non so quanto è stato bello il convivio
con voi da Mirka e Marcello. No ston qua a piàndér e dison in coro: “Evviva Beniamina e Giorgio e le so noz-
ze d’oro”.
P.S. Caro Giorgetto, guarda in ciel e par na volta dì... “elo poc bravo me fradel”.
Pino Verri
11 CRONACA
Tutto è cominciato nel 2000 quando Giovanni Coppe, assieme alla moglie Maria Elena, decide di aprire a Se-
gusino la propria azienda agricola, che ancor oggi porta il nome della località in cui si trova, Riva dei Coz. Na-
ta all’inizio come allevamento di anatre, polli e oche, col passar degli anni si specializza su queste ultime, por-
tando avanti un’attività non intensiva e sostenibile, seguita dalla macellazione in loco, destinata alla vendita.
Ma è grazie anche all’aiuto dei figli Antonio, Gianluca (con la compagna, l’alanese Andrea Tugnolo) e Tom-
maso Coppe, che nel 2019 il progetto assume una nuova forma, pur mantenendo le caratteristiche iniziali:
così, nel gennaio del 2020, dopo numerosi sacrifici ma anche con tanto coraggio e
tanta ambizione (che meritano davvero un plauso, visti i tempi), viene finalmente
aperta l’attività connessa di agriturismo con camere. Certo è che il periodo in que-
stione, dal punto di vista imprenditoriale, è stato il peggiore che si potesse immagi-
nare, causa la chiusura forzata per la pandemia globale: entusiasmo e voglia di ini-
ziare per coronare un sogno cullato da molto tempo, si sono dovuti scontrare con
uno scenario a dir poco problematico, che ha lasciato tutti impotenti. Dopo un iniziale
e innegabile sconforto, però, tutta la famiglia ha deciso di ottimizzare il tempo in più che aveva a disposizione
per sistemare gli ultimi dettagli, procedere con lavori che non avrebbero altrimenti trovato spazio e riaccende-
re la voglia e la passione per questa nuova avventura. Il 18 maggio 2020, dunque, ecco la riapertura.
“Riva dei Coz”, a Riva Secca sui cof, si trova alle pendici del Monte Cesen ed è affacciato sul “fiume sacro”:
da qui si può ammirare “un panorama super” di Segusino e dintorni (come mi ha relazionato la mia fidata “in-
viata speciale” al di là del Piave, Anna Rita Coppe). L’attività di agriturismo, non a caso, nasce anche con
l’intento di far scoprire agli ospiti il nostro bel territorio, le meraviglie che la natura offre, ma anche le innume-
revoli località circostanti (e le attività correlate): Milies, Stramare, la stessa Segusino con i suoi numerosi per-
corsi naturalistici, ma anche la vicina Valdobbiadene (ora, ricordiamolo, sito Unesco con le sue colline del
prosecco), senza dimenticare le città storiche e d’arte come Asolo e Feltre, Castelfranco e Treviso, e poi la
meravigliosa Venezia e le altrettanto meravigliose Dolomiti…
“Riva dei Coz” dispone di tre diversi ambienti classificati per colore (cosa c’è di più semplice e bello dei colo-
ri?): Arancio, Rosa e Blu, ognuno con caratteristiche
differenti, adatti ad ogni genere di ospite e tutti dotati di
bagno, angolo cottura, frigorifero, aria condizionata,
connessione Wi-Fi gratuita, tv a schermo piatto, oltre
al giardino e alla terrazza solarium. L’appartamento
Arancio, il più spazioso, dotato di due camere e due
bagni, con ingresso indipendente, è stato adibito a
“casa vacanza” per affitti lunghi (ottimale per l’insegnante fuori sede o per il lavoratore con famiglia che ha la
necessità di essere vicino al luogo di produzione). Negli ap-
partamenti Blu e Rosa - come in un tradizionale B&B - viene
invece servita la prima colazione, nella comodità della pro-
pria stanza e all’ora richiesta, preparata con ingredienti di
prima qualità e, quando possibile, a km 0, forniti dalle azien-
de del paese e preparati in casa. “Riva dei Coz”, in definitiva,
vuole contraddistinguersi per la cura dei dettagli, la posizione
incantevole in cui si trova, lo spettacolo mozzafiato dei tramonti ai quali si può assistere dalla propria camera
e la cordialità di tutta la famiglia, che non vede l’ora di accogliervi. Dal Tornado l’augurio di buon lavoro!
Per informazioni:
Facebook - Agriturismo Riva dei Coz # Instagram - Riva_Dei_Coz
# http://www.rivadeicoz.com # tel. 340.5387036
12 ATTUALITÀ
2014: Michael Brown, 18 anni, viene ucciso da un poliziotto che lo ferma perché sospettato di aver commesso
un furto pochi minuti prima. Esito del procedimento: il Gran Giurì decide di non incriminare l’agente.
2016: Philando Castile, 32 anni, viene ucciso mentre guidava con in macchina la figlia di 4 anni e la compagna,
che ha filmato la scena trasmettendola in diretta su Facebook dove sono viste da milioni di persone. Esito del
processo: assoluzione.
2018: Stephon Clark, 23 anni, sospettato di atti di vandalismo nel quartiere, viene ucciso nel giardino della non-
na da due agenti della polizia locale con otto colpi di pistola, sei dei quali alla schiena. Gli agenti sostengono che
Stephon avesse un’arma, ma in realtà in mano aveva solo un cellulare. Esito del procedimento: il Procuratore Di-
strettuale decide di non incriminare gli agenti.
2018: Botham Shem Jean, 26 anni, contabile, mentre mangia un gelato seduto davanti alla televisione viene
ucciso da una poliziotta che - la motivazione ha dell’incredibile - pensava di essere entrata in casa propria e di
aver sorpreso un ladro. Piccolo particolare: la poliziotta aveva sbagliato piano ed era entrata nell’appartamento
sbagliato. Esito del processo: 10 anni di carcere.
e-mail: segreteria@prolocoalano.it
In ricordo di Gianpietro
di Alessandro Bagatella
A questa lettera, scritta dal figlio Omar, letta il giorno delle esequie a Sanzan, celebrate da don Firmino alla
presenza di tanta gente: famigliari, parenti, amici, colleghi di lavoro, mi sembra non
serva aggiungere altro. Piero era una persona socievole con tutti, gli piaceva dialo-
gare e bere qualcosa in amicizia. Al figlio Omar, alla moglie Bahija, alla sorella Al-
ba, al cognato Francesco, alle nipoti ed agli amici tutti le più sentite condoglianze.
Un pensiero
per Rosa Coronet
in Vergerio
Alessandro Bagatella e Roberto Vergerio
La foto, risalente ai primi anni ’50, ritrae Rosa, la prima a sinistra, con
la propria famiglia, alla quale si è ricongiunta, nella corte ove
abitavano, nella frazione di Santa Maria di Quero; ci sono i genitori
Angela Zardin ed Antonio, i fratelli Angelo e Giulio e la sorella Maria.
Rosa è morta lo scorso mese di aprile, all’età di 87 anni, nella casa di
Riposo San Giuseppe di Quero, ove era ospite da circa tre anni. Le
sue ceneri riposano accanto a quelle del marito Livio nel cimitero di
Quero.
I “giovanotti” del paese, suoi coetanei, la descrivevano al figlio Roberto
come una bella persona, educata e riservata. Questo è tra i ricordi che
egli conserverà della madre.
15 ATTUALITÀ
Teresa Gallina
Egregio signor Sindaco, siamo a chiederle di poter proporre a sua Eccellenza il Prefetto di Belluno l'onorificenza
di CAVALIERE al Merito della Repubblica Italiana per la nostra compaesana signora Teresa Gallina, nata a
Ougree (Belgio) il 01.10.1961 e residente in paese in via Roma. Sposata con Wilmer Schievenin, madre di due
figli, Vittorio e Martina, ed ora anche nonna di tre nipoti.
La signora Teresa Gallina nell'attività di volontariato è sempre stata una delle anime attive della Comunità Que-
rese. Da sempre presente nel mondo scolastico come rappresentante di classe dalla scuola materna all'elemen-
tare alla media dei suoi figli Vittorio e Martina (anni 2000); Consigliere comunale dal 1999 al 2009. Artefice di una
delle più belle pagine della rinascita della Pro Loco di Quero: rilanciata in tutti i suoi settori: culturale, sociale,
educativo e ricreativo. Presidente ininterrotta della Pro Loco dal lontano 2000, ha saputo dare all'associazione
una nuova veste, una veste di servizio per la Comunità, con la programmazione e l'organizzazione di tutta una
serie di manifestazioni non solo ricreative, ma anche culturali e sociali. Oggi, grazie alla sua lungimiranza, la Pro
Loco è una delle associazioni di volontariato più attive a livello provinciale, si caratterizza per l'organizzazione di
molte manifestazioni tra cui ricordiamo:
il Carnevale Querese,
la conosciutissima Sagra degli S'cios (manifestazione a livello regionale),
le manifestazioni estive in piazza, la castagnata novembrina,
la festa dell'anziano,
la festa di primavera,
la festa dello studente, ecc.
La Pro Loco inoltre collabora con altre associazioni locali, il mondo industriale-commerciale ed il Comune per la
raccolta di fondi per le borse di studio annuali rivolte agli studenti meritevoli, per l'abbellimento di alcune zone
comunali di pubblica utilità: giardini, parco giochi, aiuole pubbliche. Inoltre nell'ambito culturale, la Pro Loco spon-
sorizza e collabora con la Biblioteca Comunale a tutta una serie di manifestazioni culturali, musicali e teatrali che
si svolgono all'interno del Centro Culturale del paese. Importante anche la collaborazione con la Parrocchia
nell'organizzazione del Grest estivo per i ragazzi.
Di Teresa ricordiamo anche la sua esperienza amministrativa presso il Comune di Quero in qualità di consigliere,
con delega all'associazionismo, negli anni 1999-2009.
E' proprio in questi anni che l'interesse e l'impegno di Teresa ha saputo spingere la Pro Loco, di cui ella ne è di-
ventata indiscusso presidente fin dall'anno 2000, ad occuparsi di molte altre attività rivolte alla cultura (collabo-
razione alla Biblioteca Civica in progetti, mostre, serate, pubblicazioni sulla storia di Quero, iniziative per la corre-
sponsione di benemerenze al gonfalone comunale, ecc), al sociale (festa dell'anziano, collaborazione alle altre
associazioni locali per manifestazioni di pubblica utilità, collaborazione al Comune per l'organizzazione del Cen-
tro estivo rivolto ai giovani, ...).
In tutti questi anni la signora Gallina Teresa si è sempre occupata delle attività culturali, associative e socio-
ricreative del paese, dando una forte spinta al volontariato locale, in particolare alla Pro Loco. Oggi Quero anno-
vera oltre una quindicina di sodalizi di volontariato, tutti attivi in vari campi, dal sociale, al ricreativo, ai ragazzi, al-
lo sport, alla cultura, alla scuola.
La Pro Loco ha superato la soglia dei 150 soci iscritti. Tutto questo importante tessuto sociale rende oggi possibi-
le l'organizzazione di tutta una serie di attività che si dimostrano utili per la crescita della nostra Comunità locale.
Se oggi tutto questo esiste, lo abbiamo anche perché qualcuno un tempo ci ha creduto e continua ancora a so-
stenere questo grande patrimonio collettivo.
Per tali motivi, signor Sindaco, Le proponiamo, cortesemente, di farsi promotore della richiesta al Presidente del-
la Repubblica italiana, affinché la signora Teresa Gallina sia insignita dell'Onorificenza al Merito della Repubblica
Italiana di CAVALIERE (Ordine al Merito della Repubblica Italiana fondato con la L. 3 marzo 1951, n. 178 3 modi-
ficato, nelle insegne, con D.P.R. 30 marzo 2001, n. 173).
Certo di un suo impegno in tal senso, porgiamo fin ora, i nostri più cordiali saluti.
Walter Zanella
Egregio signor Sindaco, siamo a chiederle di poter proporre a sua Eccellenza il Prefetto di Belluno l'onorificenza
di CAVALIERE al Merito della Repubblica Italiana per il nostro compaesano signor Walter Zanella, nato a Vas il
28.07.1949 e residente in Vas, Via Bertoni 9 frazione di Caorera. Sposato con Berton Rita, padre di due figli, Sil-
via e Paolo.
17 ATTUALITÀ
li signor Zanella Walter nell'attività di volontariato è sempre stato una delle anime attive della Comunità Vassese
prima e Querovassese oggi (dopo la fusione dei due comuni di Quero e Vas). Da sempre presente nel mondo del
volontariato, artefice di una delle più belle pagine del rilancio della Pro Loco di Caorera migliorata in tutti i suoi
settori: culturale, sociale, educativo e ricreativo. Presidente nei lontani anni 1974 e fino al 1977 e successivamen-
te ininterrottamente dal 2005, ha saputo dare all'associazione una nuova veste, una veste di servizio per la Co-
munità, con la programmazione e l'organizzazione di tutta una serie di manifestazioni non solo ricreative, ma an-
che culturali e sociali. Oggi, grazie alla sua lungimiranza, la Pro Loco è una delle associazioni di volontariato più
attive a livello provinciale, si caratterizza per l'organizzazione di molte manifestazioni tra cui ricordiamo:
la Sagra della Zucca (manifestazione a livello regionale) giunta quest'anno alla sua 24a edizione, all'inter-
no della sagra viene organizzato il concorso culinario per il miglior piatto a base di zucca ed il grande
mercatino dell'antiquariato e dei lavori di un tempo che si svolge nell'antico borgo della frazione di Caore-
ra,
la semina e la raccolta delle zucche sante in apposite giornate (maggio la semina e settembre la raccolta)
con i bambini e le maestre della scuola materna di Vas,
la collaborazione con le altre associazioni per il sostegno economico delle borse di studio annuale per gli
studenti meritevoli del comune,
la Festa della Madonna del Piave durante la quale quest'anno il gonfalone di Quero Vas è stato insignito
dell'onorificenza austriaca "Croce Nera",
la biciclettate lungo i borghi dei comuni bassofeltrini,
i tornei di calcio e volley al parco di Piave di Caorera,
il concorso spiedo gigante presso il parco del Piave di Caorera,
la promozione dei prodotti tipici locali in particolare del marchio "Zucca Santa Bellunese".
La Pro Loco inoltre collabora con le altre associazioni locali, il mondo industriale- commerciale ed il Comune per
la raccolta di fondi per le borse di studio annuali rivolte agli studenti meritevoli, per l'abbellimento di alcune zone
comunali di pubblica utilità: piazze e giardini delle borgate vassesi e il parco giochi della scuola materna. Inoltre
nell'ambito culturale, la Pro Loco collabora con la Biblioteca Comunale, il Museo della Grande Guerra di Caorera
per tutta una serie di manifestazioni culturali, musicali che si svolgono all'interno del Parco del Piave o il Museo
del Piave di Caorera.
E' proprio in questi anni che l'interesse e l'impegno di Walter ha saputo spingere la Pro Loco di Caorera ad occu-
parsi di molte altre attività rivolte alla cultura (collaborazione alla Biblioteca Civica in progetti, il Museo della
Grande Guerra con mostre, iniziative per la corresponsione di benemerenze al gonfalone comunale, ecc), al so-
ciale (festa con i bambini della scuola materna, collaborazione al Comune per l'organizzazione di altre piccole
manifestazioni nelle frazioni di Scalon, Marziaì e Caorera.
La Pro Loco di Caorera ha superato la soglia dei 100 soci iscritti. Tutto questo importante tessuto sociale rende
oggi possibile l'organizzazione di tutta una serie di attività che si dimostrano utili per la crescita della nostra Co-
munità locale.
Da quest'anno, grazie alla fattiva collaborazione con il Comune di Quero Vas, la zona del Parco del Piave di Cao-
rera è stata sistemata ed abbellita con panchine, barbecue, campetto da volley, ampio parcheggio, spiaggia at-
trezzata sul Piave, percorso vita ed una struttura edilizia, ad uso cucina e segreteria dell'associazione. La gestio-
ne di questo angolo del paese è stata affidata alla Pro Loco che lo tiene in ordine ed organizza in esso una serie
importante di manifestazioni socio ricreative.
Se oggi tutto questo esiste, lo abbiamo anche perché qualcuno un tempo ci ha creduto e continua ancora a so-
stenere questo grande patrimonio collettivo.
Per tali motivi, signor Sindaco, Le proponiamo, cortesemente, di farsi promotore della richiesta al Presidente del-
la Repubblica italiana, affinché il signor Walter Zanella sia insignito dell'Onorificenza al Merito della Repubblica
Italiana di CAVALlERE (Ordine al Merito della Repubblica Italiana fondato con la L. 3 marzo 1951, n. 178 modifi-
cato , nelle ìnsegne, con D.P.R. 30 marzo 2001, n. 173).
Certo di un suo impegno in tal senso, porgiamo fin ora, i nostri più cordiali saluti.
18 POESIA
Al Corona Virus
Al e da Novembre che al e partì
L’ispirazione poetica
di Alessandro Bagatella
da la Cina che lo à smentì Come sapete, da anni mi diletto con le poesie dialettali e
e nesun Stato la à avertì. anche in questo particolare, difficile momento, durante il
Al à dilagà par tut al mondo periodo d’isolamento, ho riflettuto e pensato molto ed ho
e anca in Italia al è rivà scritto quel che leggete qui a fianco. Lascio ai lettori
e al Presidente Zaia al lo à an poc fermà. giudicare se sono stato tragico o nel giusto. La copia di
Tanti mort e infetadi al à portà questa composizione ho voluto donarla alla Protezione
i ospedai i e pieni de maladi Civile di Quero, che si è impegnata, così come i medici,
dotor e infermieri contagiadi gli infermieri, gli alpini ed i tanti volontari, contro il Corona
e nessun de sto virus i era pareciadi. Virus.
La gente la e tuta col teror
e no la va pì gnanca dal dotor.
Le case di riposo le e serade
e in ospedal la e na disperation
i veci e i maladi i li asa morir in ten canton.
I propri cari no se pol gnanca saludar
e an funeral poderghe far.
Dopo na vita a la fameia
asadi senza na preghiera.
Alpini, Protezion Civil e Volontari
i se dà tuti da far
e i se impegna de aiutar
e se qualche d’un se pol salvar.
Al Papa, i Vescovi e i Preti
i dis la mesa lori soi
e i prega par tuti noi.
Se spera de sopraviver da sto virus maledetto
e che i popoli insieme a noi
done pace e serenità
senza guere e cativerie, aiutando la sanità,
che tuti bisogn i à.
01.04.2020
Fulmini
Informazioni generali (tratto da https://www.epicentro.iss.it/fulmini/)
Un fulmine è una scarica elettrica che si verifica nell’atmosfera, ad alta
intensità di corrente. La causa della scarica è una differenza di poten-
ziale elettrico. La stragrande maggioranza dei fulmini si genera nelle
nuvole, e in particolare in quelle temporalesche (cumulonembi). Tutta-
via, anche se raramente, ci possono essere fulmini durante tempeste
di sabbia e bufere di neve, o in nuvole di polvere vulcanica. Le nubi
temporalesche si trovano per lo più ad un’altitudine di 8-10 chilometri,
ma il dato può variare a seconda delle condizioni geografiche e clima-
tiche. I fulmini che si originano nelle nuvole si distinguono a loro volta
in diverse categorie: quelli che si scatenano all’interno di una nuvola,
quelli che si trasmettono da una nuvola all’altra e infine quelli che si
scaricano al suolo. Questi ultimi costituiscono una piccola percentuale
di tutti i fulmini (circa il 10%), ma sono quelli che ovviamente hanno il
maggiore impatto sulla salute e in generale sulle attività umane. In
questo caso, la differenza di potenziale all’origine del fulmine si crea a
causa dello sfregamento all’interno della nuvola fra le particelle di ac-
qua che salgono verso l’alto e quelle di ghiaccio trasportate verso il
basso. A seconda del territorio e della presenza di punte, il fulmine può
essere discendente (cioè che scende dalla nuvola a terra) o ascenden-
te (che sale da terra alla nuvola). Danni alla salute. Un fulmine può
provocare danni alla salute in forma diretta, se il corpo viene colpito di-
rettamente dalla scarica, oppure indiretta, se viene colpito dalla corrente di ritorno nel terreno. I danni più gra-
vi sono quelli derivanti dalla fulminazione diretta, e in certi casi possono provocare la morte. Se, per esempio,
la corrente passa per il cuore può provocare un arresto cardiaco, mentre se attraversa i centri nervosi o respi-
ratori può portare alla morte per arresto respiratorio. Possono causare la morte, o ferite gravi, anche le bru-
ciature conseguenti alla fulminazione. Danni meno gravi possono essere: paralisi, amnesie e perdita di cono-
scenza per periodi compresi fra pochi minuti e varie ore. Il bagliore del fulmine (il lampo) può causare poi
disturbi alla vista, e l’onda d’urto danni all’udito. Altri effetti indiretti dei fulmini possono essere gli incendi e la
caduta di alberi. Prevenzione. Esistono numerose regole di comportamento da seguire in caso di temporale,
per minimizzare il rischio di essere colpiti da un fulmine.
In montagna o all’aperto. Bisogna evitare di ripararsi sotto un albero o in un bosco: gli alberi sono infatti par-
ticolarmente esposti ai fulmini. Se poi l’albero è isolato, il rischio di essere colpiti è ancora maggiore. Oltre che
dagli alberi, è consigliabile stare lontano dai pali (anche quelli delle fermate degli autobus) e dai muri: un ful-
mine li può far crollare, del tutto o in parte. La cosa migliore, se non è possibile mettersi al coperto, è stare in
uno spazio aperto, lontano da oggetti appuntiti o metallici (compresi ombrelli, bastoni e piccozze). La posizio-
ne migliore da assumere è stare accovacciati, mentre è più pericoloso stare sdraiati o in piedi. Non praticare
passatempi che comportano l’uso di oggetti appuntiti, come la pesca o il golf. Meglio evitare di parlare al cel-
lulare, soprattutto se l’apparecchio ha l’antenna.
Al mare o al lago. È pericoloso fare il bagno in mare durante un temporale: l’acqua è un buon conduttore
elettrico. La cosa migliore è abbandonare la spiaggia e mettersi al riparo. Se non è possibile, meglio rimanere
accovacciati all’aperto, senza ombrello e lontani da oggetti appuntiti o metallici.
In casa. La casa è un posto sicuro in caso di temporali, ma occorre stare attenti a determinati comportamenti:
dato che l’acqua è un buon conduttore, è meglio evitare di fare il bagno o la doccia e di lavare i panni. Meglio
anche staccare gli elettrodomestici, che possono bruciarsi se la casa viene colpita da un fulmine. Evitare di
parlare al telefono fisso: la carica potrebbe propagarsi attraverso i fili.
In macchina. Anche la macchina è un posto sicuro: è una gabbia metallica che scarica l’eventuale fulmine
sulle gomme (è l’effetto noto come gabbia di Faraday). Bisogna però evitare di toccare l’autoradio e le parti
metalliche dell’abitacolo.
In barca. Se si è vicini a un porto, è consigliabile cercare di attraccare. Altrimenti può convenire cercare di al-
lontanarsi: spesso i temporali sono circoscritti ad aree relativamente piccole. In generale, l’albero di una barca
è esposto ai fulmini, quindi è meglio tenersene lontani. Per far scaricare in acqua un eventuale fulmine è con-
sigliabile collegare l’albero con il mare, per esempio buttando in mare l’ancora dopo aver attorcigliato il cavo
intorno all’albero.
Altri mezzi di trasporto. L’aereo è un mezzo sicuro: è dotato di dispositivi di sicurezza, e comunque di solito
vola al di sopra delle nuvole temporalesche. In treno non si corrono rischi. Anche la funivia si comporta come
una gabbia di Faraday.
In campeggio. Meglio stare fuori della tenda piuttosto che dentro. Soprattutto evitare di toccare i paletti me-
tallici. Il camper e la roulotte sono invece luoghi sicuri, dove comunque valgono le stesse regole di sicurezza
della casa e dell’automobile.
Foto scattata a Quero da Carolina Bollotto, con lo smartphone, in occasione di un temporale di fine maggio
20 LETTERE AL TORNADO
CRONACA
ATTUALITÀ
Quero Vas
diamo i numeri
Il 1 gennaio 2020 eravamo 3157, il 31 maggio 3134.
Durante i primi mesi dell'anno, purtroppo, 17 cittadini sono morti e 47
sono emigrati. In compenso, 31 persone hanno deciso di trasferirsi a
Quero Vas e sono nati ben 10 bambini!
http://quero-api.municipiumapp.it/news/statistiche-demografiche
21 POESIA
Covid 19 - 2020
Sei arrivato non so se dolcemente
in silenzio o prepotentemente ...
Ti sei aggrappato a noi e pensi
di non mollare per chissà quanto tempo...
Ti intrufoli negli ospedali, nei passanti,
nelle case di riposo, per porre fine
alle nostre esistenze ...
Non guardi ne l'età ne altro ci sei e basta.
Ci hai rinchiusi nelle case come prigionieri senza
scampo...
Tu non fai rumore ma sei peggio
d’una mitragliatrice silenziosa senza pietà.
La famiglia, la casa, dovrebbe essere
un qualcosa che ci separa dalle avversità della
vita,
invece il riposo forzato ci stressa, ci deprime.
Grazie per lo splendido sole che DIO ci manda
ed i fiori che ci fanno compagnia
che ci rallegrano le lunghe giornate
guardandoli dalle finestre, non so se loro sono contenti...
Io non vedo nessun movimento
tutto è immobile come una cartolina
Riceviamo dalla nostra lettrice Maria
non sento più nemmeno gli uccellini del mattino,
qualche macchina che passa per Stimpfl, di cui abbiamo già ospitato in
assistere qualche paziente bisognoso, niente, nulla. varie occasioni componimenti poetici, il
Non so più cosa dire, sono senza parole. contributo qui a lato, assieme
La TV ti sommerge di spot inerenti al VIRUS all’immagine di un ricamo molto colorato,
Tutto bene, ce la faremo, arcobaleni, ma a LUI che, immaginiamo, Maria abbia
non le importa dei nostri commenti c'è e basta ... confezionato nei lunghi giorni della
Non voglio essere pessimista anzi, ma ho l'impressione
chiusura imposta dalla pandemia. Un
che vogliano buttarci come spazzatura,
dopo una vita di lavoro, fatiche, e anche soddisfazioni... buon modo per esorcizzare la paura del
lo prego sempre non certo ora perché c'è il VIRUS Coronavirus e per elaborare il difficile
ma perché il SIGNORE si metta la mano nel cuore ... momento attraversato, grazie
Ringrazio tutti e tutte quelle persone che mettono all’impegno letterario ed artistico.
a repentaglio la loro vita per salvare la nostra ...
Maria (Mariella) Stimpfl
CRONACA
LETTERE AL TORNADO
Nel 1427 egli era legato apostolico dell'Esarcato di Ravenna con sede a Bologna e ordinò questo codice per of-
frirlo, e lo offrì, ad altro notevole prelato della Curia papale. Angelotto de Fuscis o Fosco, (m, 1444) cubiculario
del papa allora regnante Martino 5° (1417-31).
Era vescovo di Cava dei Tirreni, ma prima lo era stato di Anagni e nel 1431 sarà fatto cardinale da Eugenio 4°,
nella prima promozione, quando cioè giunse al papato,
L'opera però è più vecchia; Ruralium commodorum libri duodecim, o «Libro dell'Agricoltura», scritta Da Pietro De
Crescenzi, nato a Bologna nel 1230 e ivi morto tra il 1320 e il 1321: un personaggio interessante, che prima si
laureò in medicina, poi in diritto, e fece per circa 30 anni il giudice al seguito di parecchi podestà bolognesi, che
allora avevano l'abitudine di portarsi dietro un esperto del diritto. Così il Crescenzi fu in parecchie città d'Italia, tra
cui anche Brescia, dove più tardi, certamente un secolo dopo la sua morte, venne trascritto il codice che ci inte-
ressa.
Dopo il 1300, oramai sessagenario, si ritirò in una sua villa nei pressi di Bologna, dedicandosi completamente
all'agricoltura, e questa sua unica opera scritta completò e rese di pubblica ragione tra il 1304 e il 1305: la dedicò
a Carlo II d'Angiò (1249-1309) detto lo Zoppo o anche il Ciotto, allora re di Sicilia.
Il libro ebbe enorme diffusione. Stampato per la 1a volta ad Augusta nel 1471, ebbe più di 15 incunaboli ed alme-
no 50 edizioni latine, italiane, francesi, tedesche. e polacche (v. Dizz Lett. Bonpiani, Opere, IV 384): «Il Crescenzi
occupa, nella letteratura agraria del Medio Evo, un posto di primissimo piano» (O Verona).
Detto questo della pregevole opera, resta a risolvere il dubbio se l'elogio della grappa, che vedremo, faccia parte
dell'opera del De Crescenzi, o sia un appunto aggiunto su foglio rimasto bianco nel codice, da mano terza: il che
è più che probabile, perché nelle edizioni a stampa cui si è accennato non sembra ricompreso.
Il testo delle virtù dell'acquavite, che presentiamo oggi ai volonterosi lettori, si può quindi dire sin ora inedito, e
perciò se ne dà in appendice il testo originale, che si è cercato di leggere e trascrivere nella maniera migliore. Si
è già detto che non è facile la lettura sia per la grafia, che si può definire orrenda, sia per la lingua ripiena di vo-
caboli e di locuzioni, che non si ritrovano facilmente nei diversi dizionari medioevali; sia per i concetti. La presen-
tazione e la trascrizione del testo originale è quindi d'obbligo ad uso dei più sagaci interpreti di quel linguaggio. E
siccome, tutto sommato, le virtù curative della grappa esaltate sono di interesse farmaceutico, non è escluso che
i farmacisti dell'epoca, magari con le dovute precauzioni, ne abbiano fatto uso, quanto meno di consultazione, se
non di prescrizione.
(Dal Vat. Lat. 1530 della Bibl. Ap. Vaticana, 2°)
ISTE SUNT VIRTUTES AQUE VITIS SEU AQUE ARDENTIS:
Nam primo, si abluis cappillos cum ipsa aqua circa radices cappillorum non efficientur albi et multiplicabuntur.
Item consumat fleuman viscosam et grossam.
Item necat omne genus vermium et removet roram de cappillis.
Item si ungis cum ipsa aqua caput sarnosum et sentuosum mundificat ipsam sarnam.
Item si ungis sepe tiniosum ex toto removet tiniam.
Item unge cum ipsa aqua frontem reumaticum et loca ubi sit dolor et tene parum de ipsa aqua in ore et fortiter
dissolvit fleumam.
Item si lavas faciem de ipsa aqua destruit guttam rosaceam et lepram et leprosos iuvat.
Item si pones de ipsa aqua in auribus removet surditatem.
Item si ungis palpebras oculorum removet de oculis remundiciam et lagaiam et minuit lacrimas.
Item si desfeyta et ecarnam est in oculo mitte de ipsa aqua mane et vespere qualibet die et proderit etiam lacri-
maIi oculo.
Item si habes oculum dolorosum ac rubrum habeas succhum rosaticum mixtum cum lacte mulieris et colatum
una cum ipsa aqua cumcendatata et postea mitte in oculo et cessabit dolor et rubedo.
Item habeas pannum lineum et cotonum et madefac in ipsa aqua et pone sepe super dentem dolorosum et qua-
libet vice tene de ipsa aqua in ore clauso et removet ex toto dolorem.
Item si habes cancrum in gengivis vel paladar vel in lingua tene de ipsa aqua in ore sepe et si habes aliquam
aliam infìrmitatem in ore veI in organa forriter sanat.
Item si ungis de ipsa aqua spineam a capite usque ad ancas sanat de paraIicia omnia Ioca corporis si hoc facias
sepe et prodest ab frigore et quod bibe sepe de ipsa aqua et quod ungas sepe de ea loca dolorosa.
Item qui bibit de ipsa aqua cum teriaga destruit omne venenum et facit mutus loqui si stet per duos annos in dieta
et qui mutus porret corrigiam de pilo luppi circa ominem.
Item curat omnis morsus venenosos et curat vulnus et conservat ipsum vulnus de postema et de omni corruptio-
ne.
Item solvit bidendo periplomenstrua et omnem postemam fleumaticum et destruit fleumam de ventrubus et necat
omne genus vermium vemris.
Item si misceas cum ipsa aqua tantam partem aque rosacee et laves faciem habebis pulcram faciem et conser-
vabit tibi iuventutem.
Item qui bibit de ipsa aqua prodest omni egritudini que provenit ex frigiditate: idem si ungis loca ubi sit dolor de
ipsa aqua.
Item si de ipsa aqua lavas nares et paladarium valet contra catarrum et malefìcia adversa et contra debilitatem
nervorum si ungas de ipsa aqua Ioca ubi sit dolor.
27 ASTERISCO
Item si mittas corpus hominis in ipsa aqua per unum diem et noctem ita quod ipsa aqua sit tribus vicibus distillac-
ta et conservat ipsum corpus a corruptione sicut balsamum facit.
Item pone flores per unam diem vel per unam noctem in ipsa aqua et postea reserva et post in yeme pone ipsos
flores in aqua rosacea et erum eiusdem coloris odoris et saporis sicut prius et eiusdem virtutis.
Item si vinum sit turbatum et mittas de ipsa aqua in vegete facit ipsum vinum redire ad primum saporem et colo-
rem.
Item valet bibendo contra omnem febrem ex frigiditate procedentem si bibatur ante cessionem et consumat
omnes umores superfluos et corruptos qui sim ex frigiditate et confìrmat er auget calorem naturalem.
La traduzione
Queste sono le virtù dell'acqua della vite o acqua ardente:
Innanzitutto se ti lavi i capelli vicino alla radice di essi, non diventeranno bianchi e aumenteranno di numero.
Inoltre distrugge i bubboni purulenti e grossi.
Così pure uccide ogni genere di vermi e rimuove la forfora dai capelli. Se poi ti ungi con quell'acqua il capo scab-
bioso e arruffato, fa sparire la scabbia.
Così se ungi spesso chi ha la tigna, la fa sparire del tutto.
Se ungi spesso con quell'acqua la fronte che ha la sinusite e i luoghi dove ti fa male, e ne tieni un poco in bocca,
scioglie energicamente la infezione.
Lo stesso avviene se ti lavi la faccia; distrugge le pustole rosse e la lebbra; giova molto ai lebbrosi.
Se la metti nelle orecchie, guarisce la sordità.
Se poi ti ungi le palpebre, fa sparire dagli occhi il cispo e le rughe, e diminuisce le lacrime.
Anche se la palpebra è disfatta e senza carne, metti di quell'acqua nell'occhio ogni giorno, mattina e sera; giova
molto per le lacrime.
Se l'occhio ti fa male ed è rosso, mescola insieme succo di rose e latte di donna, e cola il tutto con quell'acqua at-
traverso un panno; poi lo metti nell'occhio e cesserà sia il dolore che il rossore.
Se bagni un panno di lino o del cotone in quell'acqua e te lo metti di tanto in tanto sul dente che ti fa male, e ogni
volta tieni un po' di questa acqua nella bocca chiusa, il dolore sparirà del tutto.
Se hai un tumore nelle gengive o nel palato o nella lingua, tieni spesso in bocca di quest'acqua, e se hai qualche
altra malattia in bocca o sulla lingua, in fretta ti risanerà.
Così pure se ti ungi la spina dorsale dalla testa sino alle anche, fa guarire dalla paralisi tutti i luoghi del corpo se
lo fai spesso; e ti difende dal freddo se bevi spesso di quest'acqua e se ti ungi spesso con essa i luoghi che ti
fanno male.
Chi la beve poi con la teriaca1, distrugge qualsiasi veleno, e fa parlare il muto solo che stia a dieta due anni e
porti intorno al ventre una cintura di pelle di lupo.
Cura anche tutti i morsi velenosi e ne guarisce la ferita, evitando che faccia infezione o cancrena.
Bevendone scioglie il flusso mensile ed ogni postema di origine infettiva; distrugge il catarro intestinale e uccide
ogni genere di vermi del ventre.
Se mescoli con quest'acqua altrettanta parte di acqua di rose e ti lavi la faccia avrai un bel viso e ti conserverà la
gioventù.
Così pure chi beve di quest'acqua, previene ogni malattia che deriva dal freddo; così pure se ti ungi di quell'ac-
qua i luoghi dove c'è il dolore.
Se poi con essa ti lavi le narici e il palato, vale contro il catarro e le altre malattie e contro la debolezza di nervi se
ti ungi con quell'acqua dove è il dolore E così anche se immergi, per un giorno o per una notte, il corpo di un uo-
mo in quell'acqua, che sia però tre volte distillata, conserva il corpo dalla decomposizione come fa il balsamo.
Se poi metti dei fiori per un giorno o per una notte in quell'acqua, e poi li metti da parte, e quando è inverno metti
gli stessi fiori in acqua di rose, diventeranno del medesimo colore, odore e sapore come erano prima, e della
medesima virtù.
Se il vino è torbido e metterai di quell'acqua nella botte, farà tornare quel vino al primitivo sapore e colore.
Così pure, bevendone, vale contro ogni febbre che proviene dal freddo, specie se la si beve prima di uscire; e
consuma tutti gli umori superflui e corrotti che derivano dal freddo, e conserva e rinforza il calore naturale.
1) trïaca (meno com. terïaca; ant. otrïaca, utrïaca) s. f. [dal gr. ϑηριακή (ἀντίδοτος) «(rimedio) contro le morsicature di animali ve-
lenosi», der. di ϑηρίον «belva, animale velenoso»; lat. theriăcus agg., theriăca s. f.]. – Farmaco di origine antichissima e di prepara-
zione e composizione molto complesse che presentava come base fondamentale, sia pur nella diversità delle formule attraverso i
secoli, la carne di vipera, e veniva adoperato come antidoto contro ogni veleno; dopo un periodo di particolare fortuna in età medie-
vale e rinascimentale, è sopravvissuto nella farmacia popolare fino ai primi decenni del sec. 19°. Dal Dizionario Treccani
Appunti ritrovati fra mucchi di fogli di una vecchia libreria. Non sappiamo di quale pubblicazione facessero parte
e non siamo riusciti a trovarne traccia nemmeno consultando i motori di ricerca su internet. Lo studio degli autori
ci è sembrato interessante e meritevole di essere proposto sulle nostre pagine, sperando di non violare alcuna
regola o diritto d’autore. Una curiosità storica per un prodotto che conta molti estimatori anche nelle nostre zone.
28 COME ERAVAMO
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