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di Alessandria
Storia di un paradiso perduto
10
Monica Berti e Virgilio Costa
La Biblioteca di Alessandria
storia di un paradiso perduto
ISBN 978-88-88617-34-3
© Copyright 2010
Edizioni TORED s.r.l.
vicolo Prassede, 29
00019 Tivoli (Roma)
www.edizionitored.com
email: tored@libero.it
Presentazione
1
V. Costa, Filocoro di Atene, 1: Testimonianze e frammenti dell’Atthis
(“I frammenti degli storici greci”, 3), Tivoli (Roma) 2007.
2
M. Berti, Istro il Callimacheo, 1: Testimonianze e frammenti su Atene
e sull’Attica (“I frammenti degli storici greci”, 5), Tivoli (Roma) 2009.
vi la biblioteca di alessandria
Bagnall, Alexandria
R. Bagnall, Alexandria: Library of Dreams, in «Pro-
ceedings of the American Philosophical Society» 146.4,
2002, pp. 348-362.
Blum, Kallimachos
R. Blum, Kallimachos. The Alexandrian Library and the
Origins of Bibliography, Madison (WI) - London 1991
[ed. orig. Kallimachos und die Literaturverzeichnung bei
den Griechen. Untersuchungen zur Geschichte der Biobi-
bliographie, Frankfurt a.M. 1977].
Calderini, Dizionario
A. Calderini, Dizionario dei nomi geografici e topografici
dell’Egitto greco-romano, I: Α - ΑΛΙΚΑΡΝΑΣΣΕΥΣ, Cairo 1935.
Canfora, Aristea
L. Canfora, Il viaggio di Aristea, Roma - Bari 1996.
LGGA
Lessico dei Grammatici Greci Antichi, progetto elettronico
diretto da F. Montanari - V. Lapini - F. Montana - L. Paga-
ni, Genova 2002- (http://www.aristarchus.unige.it/lgga/).
Müller-Graupa, Museion
E. Müller-Graupa, s.v. Museion 1), in RE XVI, 1, Stutt-
gart 1933, coll. 797-799.
Pfeiffer, SFC
R. Pfeiffer, Storia della filologia classica dalle origini alla
fine dell’età ellenistica, Napoli 1973 [ed. orig. History of
Classical Scholarship from the Beginnings to the End of the
Hellenistic Age, Oxford 1968].
1. La visita di Strabone
1
Strabo II 3, 5 e 5, 12. La prefettura di Elio Gallo in Egitto si può
datare tra il 27 e il 25 a.C.: vd. S. Jameson, Chronology of the Campaigns
of Aelius Gallus and C. Petronius, in «JRS» 58, 1968, pp. 78-79.
2
La descrizione di Strabone copre i paragrafi 6-10 del primo
capitolo del libro XVII: nei primi due paragrafi (6-7) l’autore si
sofferma sulla geografia del luogo e sulle sue condizioni climatiche
particolarmente salubri, mentre nei paragrafi 8-10 (tradotti nelle
pagine seguenti) descrive i monumenti di Alessandria.
2 la biblioteca di alessandria
3
La clamide veniva fermata con una fibbia sul petto o su una
spalla lasciando scoperto il braccio destro. Il confronto con la cla-
mide compare anche in Diodoro (XVII 52, 3), Plinio (NH V 62) e
Plutarco (Alexander 26, 8): cfr. C. Préaux, Alexandrie et la Chla-
myde, in «CE» 43, 1968, pp. 176-187.
4
Una ricostruzione della topografia di Alessandria è riportata alla
tavola 1.
5
Lo stadio (= 600 piedi) poteva variare dai 162 ai 210 metri, a
seconda della lunghezza del piede. Altre fonti danno misure diverse,
che riflettono probabilmente fasi differenti della città: vd. Calderi-
ni, Dizionario, p. 77; Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 27. Il lago
a cui si riferisce Strabone è il Lago Mareotide.
6
Il pletro (= 100 piedi) corrispondeva a circa 27-35 metri.
capitolo 1 3
7
La citazione è tratta dall’Odissea (XVII 266) e il verso si riferisce
al palazzo di Ulisse.
8
Strabo XVII 1, 8.
9
I codici del testo di Strabone recano il termine soma (σῶμα: “il cor-
po”), che viene generalmente emendato in sema (σῆμα: “la tomba”) sul-
la base della testimonianza di Zenobio (Epitome collectionum Lucilli Tar-
rhaei et Didymi III 94; cfr. Historia Alexandri Magni III 34, 6 Kroll, dove
soma è corretto dall’editore in sema): vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria,
II, p. 32 s.; Adriani, La tomba di Alessandro, p. 11. Entrambe le espressio-
ni si possono comunque accettare, considerando soma una forma locale
e colloquiale per alludere alla tomba del Macedone: vd. A. Erskine, Life
after Death: Alexandria and the Body of Alexander, in «G&R» 49, 2002,
4 la biblioteca di alessandria
p. 166 s.; N.J. Saunders, Alexander’s Tomb. The Two Thousand Year Ob-
session to Find the Lost Conqueror, New York 2006, p. 67 s.
10
Dubbia è l’identificazione del Tolemeo menzionato (probabil-
mente Tolemeo X o Tolemeo XI): vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria,
II, p. 111 n. 280; Biffi, L’Africa di Strabone, p. 269. Lo stemma della
dinastia tolemaica è riportato a tavola 2.
11
Strabo XVII 1, 8.
capitolo 1 5
12
Sul mistero della tomba di Alessandro vd. Saunders, Alexan-
der’s Tomb, cit.; V.M. Manfredi, La tomba di Alessandro. L’enigma,
Milano 2009. Per gli aspetti architettonici e archeologici della tomba
vd. Adriani, La tomba di Alessandro.
13
Diod. XVIII 2, 4.
14
Filippo III Arrideo era figlio di Filippo II e fratellastro di Ales-
sandro Magno.
6 la biblioteca di alessandria
15
Paus. I 6, 3.
16
La sconfitta e la morte di Perdicca in Egitto sono narrati nel
dettaglio da Diodoro (XVIII 33-36). Sulla vicenda vd. anche Arriano
(FGrHist 156 F9, par. 28) e Cornelio Nepote (Eum. 5, 1).
17
Diod. XVIII 26-27. Questo Arrideo non va confuso con Filippo
III Arrideo.
18
Diod. XVIII 3, 5 e 28, 2-4.
capitolo 1 7
19
Arr., FGrHist 156 F9, par. 25: vd. A. Simonetti Agostinetti,
Flavio Arriano. Gli eventi dopo Alessandro, Roma 1993, p. 63.
20
Per questa tradizione vd. Curt., Hist. Alex. Magn. X 5, 4; Just.,
Epit. XII 15, 7.
21
Curiosa è la testimonianza di Eliano (VH XII 64), secondo la
quale Tolemeo avrebbe ingannato Perdicca facendo preparare un fan-
toccio del cadavere di Alessandro e rivestendolo con gli abiti regali e gli
ornamenti, mentre nel frattempo trafugò il vero corpo per vie segrete.
8 la biblioteca di alessandria
22
Paus. I 7, 1.
23
Curt., Hist. Alex. Magn. X 10, 20; Hist. Alex. Magn. III 34, 4-6 Kroll.
Preziosa è la testimonianza del Marmor Parium (FGrHist 239 B 11), che
in corrispondenza dell’anno 321/0 a.C. riporta la notizia della sepoltura
di Alessandro a Menfi e della morte di Perdicca in Egitto.
24
Adriani (La tomba di Alessandro, p. 7 s.) attribuisce a Tolemeo I il
trasferimento della salma da Menfi ad Alessandria.
capitolo 1 9
25
Lucano nel Bellum Civile (X 19) descrive la discesa di Cesare nel
sepolcro di Alessandro. Per quanto riguarda invece la visita di Augusto
si rimanda a Svetonio (Augustus 18) e a Dione Cassio (LI 16, 5). In
seguito la tomba venne visitata anche da Caligola (Suet., Calig. 52), da
Settimio Severo (Dio Cass. LXXVI 13) e da Caracalla (Hdn. IV 8, 9).
26
Per una ricostruzione della posizione in cui doveva trovarsi la
tomba di Alessandro vd. Adriani, La tomba di Alessandro.
27
Sul sarcofago d’oro di Alessandro preparato a Babilonia vd. Diod.
XVIII 26, 3 (cfr. Curt., Hist. Alex. Magn. X 10, 13 per l’imbalsamazione
del corpo), mentre per il sarcofago di vetro (o di alabastro: cfr. Fraser,
Ptolemaic Alexandria, I, p. 15) allestito dopo il furto di quello d’oro vd.
Eust., Comm. in Dion. per. 254. Per quanto fugace, la testimonianza di
Strabone conserva comunque alcuni particolari molto interessanti per
la conoscenza della tomba di Alessandro, e cioè il fatto che faceva parte
dei palazzi reali di Alessandria, che il complesso all’interno del quale si
trovava era un peribolo, e che ancora nel I secolo a.C. era là dove l’aveva
posta Tolemeo I: vd. Adriani, La tomba di Alessandro, pp. 8-9.
10 la biblioteca di alessandria
3. Il Porto Grande
28
Caes., B. civ. III 112; [Caes.], B. Alex. 17-19; Strabo XVII 1, 6. Plu-
tarco (Alex. 26, 6) ricorda che ai tempi di Alessandro l’isola di Faro era
capitolo 1 11
30
Nel paragrafo 8, infatti, Strabone scrive che i palazzi erano col-
legati tra di loro e con il porto (vd. supra § 1). Vd. Fraser, Ptolemaic
Alexandria, I, p. 23.
31
Strabo XVII 1, 8: vd. § 1.
capitolo 1 13
32
Vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 63 n. 147; Biffi, L’Africa
di Strabone, p. 270.
33
Il teatro è ricordato anche da Cesare (B. civ. III 112, 8). Vd. Fra-
ser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 23.
34
Vd. Frinico (Monotropos, fr. 19 PCG), Aristofane (Av. 1549; Lys.
805-815) e Platone Comico (fr. 237 PCG). Sul personaggio vd. anche
la testimonianza di Plutarco (Ant. 70), Pausania (I 30, 4) e Neante di
Cizico (FGrHist 84 F35). Vd. A.M. Armstrong, Timon of Athens. A
Legendary Figure?, in «G&R» 34, 1987, pp. 7-11.
14 la biblioteca di alessandria
35
Sulla sconfitta di Antonio per mano di Ottaviano ad Azio dinanzi
al Golfo di Ambracia si rimanda a Plutarco (Ant. 65-69), il quale ricor-
da la scelta di Antonio di ritirarsi nel Timonion, e a Dione Cassio (L
31-35). Per una disamina delle fonti sul Timonion e sul ritiro di Antonio
vd. M.R. Falivene, Una effimera forma di vita. Antonio nel Timonèo, in
C. Braidotti - E. Dettori - E. Lanzillotta (curr.), Οὐ πᾶν ἐφήμερον.
Scritti in memoria di Roberto Pretagostini, I, Roma 2009, pp. 177-189.
36
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 24 s.
capitolo 1 15
37
McKenzie, The Architecture of Alexandria, p. 177.
16 la biblioteca di alessandria
38
In questo passo il testo di Strabone presenta delle difficoltà e si
è adottata l’integrazione del termine halài (ἁλαί: “saline”), pur essendo
stati proposti anche i vocaboli katoikìai (κατοικίαι: “insediamenti”), ka-
liài (καλιαί: “baracche”, “granai”) e hodòi (ὁδοί: “strade”): vd. Fraser,
Ptolemaic Alexandria, II, p. 95 n. 213; Biffi, L’Africa di Strabone, p. 272 s.
39
Strabo XVII 1, 10.
capitolo 1 17
40
Per un confronto tra il Porto Grande e il Porto di Eunostos vd.
Strabo XVII 1, 6. Cfr. inoltre la descrizione del Porto Grande conser-
vata da Giuseppe Flavio nel De bello Judaico (IV 612-615), dove però
non vi è alcuna menzione del Porto di Eunostos.
41
Questa divinità è ricordata dai lessicografi: vd. Hesych., Lex. [Ε
7024] ed Etym. Magn. s.v. Εὔνοστος. Per la spiegazione vd. Fraser,
Ptolemaic Alexandria, II, p. 77 n. 181; Biffi, L’Africa di Strabone, p. 261.
42
Vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 78 n. 182; Biffi, L’Africa
di Strabone, p. 261.
43
Per questi monumenti ormai tutti scomparsi o irriconoscibili vd.
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 26-29.
18 la biblioteca di alessandria
44
Su questo complesso vd. McKenzie, The Architecture of
Alexandria, pp. 53-55 (fase tolemaica) e 195-203 (fase romana); Fra-
ser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 27. Per le fonti che parlano del Sera-
peo vd. Calderini, Dizionario, pp. 140-146.
45
Epiph., De mens. et pond. 324-327 Moutsoulas.
capitolo 1 19
46
Vd. supra § 3. La presa di Alessandria da parte di Ottaviano e
la tragica morte di Antonio e Cleopatra sono narrate con dovizia
di particolari da Plutarco (Ant. 74-86) e Dione Cassio (LI 9-14).
La fondazione di Nicopoli è ricordata anche da Svetonio (Aug. 18).
Sull’entrata di Ottaviano ad Alessandria e sulla presa dell’Egitto vd.
inoltre Hölbl, A History of the Ptolemaic Empire, pp. 246-251.
47
Per la testimonianza di alcuni viaggiatori moderni che hanno vi-
sitato Alessandria vd. J.-Y. Empereur, Alexandrie. Hier et demain, Paris
2001, pp. 134-139.
48
Tra le poesie di Kavafis (1863-1933) che celebrano Alessandria,
si ricordano Il dio abbandona Antonio (Ἀπολείπειν ὁ θεὸς Ἀντώνιον),
20 la biblioteca di alessandria
51
Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 25 n. 48; Saunders,
Alexander’s Tomb, cit., p. 68 s.
52
Achille Tazio usa il termine pedìon (πεδίον) per indicare questa
parte di Alessandria. L’autore del Romanzo di Alessandro (Hist. Alex.
22 la biblioteca di alessandria
Magn. I 32, 5 Kroll) usa la forma mèson pedìon (μέσον πεδίον) per in-
dicare il luogo da cui iniziò la costruzione della città. Sui problemi
di identificazione di questa zona vd. Calderini, Dizionario, p. 137;
McKenzie, The Architecture of Alexandria, p. 188.
53
Ach. Tat. V 1.
capitolo 1 23
6. La festa di Serapide
54
Calderini, Dizionario, pp. 113 s. e 147; McKenzie, The Architec-
ture of Alexandria, pp. 188-190. Sulla centralità non soltanto topografi-
ca, ma soprattutto sociale e politica della Via Canopica di Alessandria,
vd. Haas, Alexandria in Late Antiquity, pp. 81-90.
55
Vd. Adriani, La tomba di Alessandro, p. 10 s.; Manfredi, La
tomba di Alessandro, cit., p. 103.
56
Cfr. Hist. Alex. Magn. I 32, 5 Kroll.
24 la biblioteca di alessandria
57
Doveva probabilmente trattarsi di rappresentazioni di Serapide:
vd. Ciccolella, Achille Tazio, cit., p. 219.
58
Ach. Tat. V 2.
59
Vd. le testimonianze di Tacito (Hist. IV 83-84), di Plutarco (De
Iside et Osiride 362 a) e di Clemente Alessandrino (Protrepticus IV
48): vd. Ellis, Ptolemy of Egypt, pp. 29-31; S. Pfeiffer, The God Sera-
pis, his Cult and the Beginnings of the Ruler Cult in Ptolemaic Egypt, in
McKechnie - Guillaume, Ptolemy II Philadelphus, pp. 387-408.
capitolo 1 25
7. La fondazione di Alessandria
60
Per un’approfondita disamina del culto in epoca tolemaica vd. Fra-
ser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 246-259; Pfeiffer, The God Serapis, cit.
61
Haas, Alexandria in Late Antiquity, pp. 159-169; Watts, City and
School, p. 190 s. con raccolta e discussione delle fonti. Vd. inoltre Z.
Kiss, Alexandria in the Fourth to Seventh Centuries, in R.S. Bagnall
(ed.), Egypt in the Byzantine World, 300-700, Cambridge 2007, p. 193.
Sulla fine del Serapeo vd. cap. 4 § 4.
62
Per una presentazione del clima culturale e religioso dell’Ales-
sandria del IV secolo d.C. vd. Watts, City and School, pp. 169-203.
26 la biblioteca di alessandria
63
Amm. Marc. XXII 16, 7.
64
Per una descrizione di questi eventi vd. il racconto di Plutarco
nella Vita di Alessandro (20-27) e quello di Arriano nell’Anabasi di
Alessandro (II 6-27).
capitolo 1 27
65
Plutarco (Alex. 26, 10-11) e Arriano (Anab. III 3, 1) pongono la
fondazione di Alessandria prima della visita di Alessandro a Siwah,
mentre Diodoro (XVII 51), Curzio Rufo (Hist. Alex. Magn. IV 8, 1),
Giustino (Epit. XI 11, 13) e l’autore del Romanzo di Alessandro (Hist.
Alex. Magn. I 30 Kroll) la pongono dopo la visita a Siwah.
66
Hist. Alex. Magn. I 30, 5-6 Kroll.
67
Sulla progettazione della città cfr. Biffi, L’Africa di Strabone, p. 263.
28 la biblioteca di alessandria
8. L’isola di Faro
68
Diod. XVII 52; Strabo XVII 1, 6; Vitruv. II praef. 1-4; Plut.,
Alex. 26, 7-10; Arr., Anab. III 1, 5 - 2, 2; Curt., Hist. Alex. Magn. IV
8, 6; Val. Max. I 4, ext. 1; Hist. Alex. Magn. I 31, 2-32 Kroll. Sulla fon-
dazione di Alessandria e sull’aneddoto della farina vd. F. Sisti (cur.),
Arriano. Anabasi di Alessandro, I, Milano 2001, pp. 464-466. Vd. inoltre
P. Green, Alexander’s Alexandria, in From Ikaria to the Stars. Classical
Mythification, Ancient and Modern, Austin 2004, pp. 172-196.
capitolo 1 29
69
Per Mare Partenio si intende la parte orientale del Mar Mediter-
raneo, tra l’Egitto e Cipro.
70
Amm. Marc. XXII 16, 8-11.
30 la biblioteca di alessandria
71
Strabo XVII 1, 7. Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 5 n. 14.
72
Hom., Od. IV 351-586. In Erodoto (II 112-119) Proteo è re di
Menfi, mentre nell’Elena di Euripide (4-5) egli è re di Faro. In en-
trambe le versioni Proteo tenne presso di sé Elena durante la guerra
di Troia. L’autore del Romanzo di Alessandro (Hist. Alex. Magn. I 32,
1-3 Kroll) scrive che Alessandro avrebbe fatto restaurare il sacrario
di Proteo sull’isola. Sulle fonti riguardanti la leggenda e il nome di
Faro vd. Calderini, Dizionario, pp. 156 s. e 163 s.
73
Strabo XVII 1, 6; Plin., NH V 62; Paus. V 21, 9; Steph. Byz.
s.v. Ῥακῶτις. Vd. Calderini, Dizionario, p. 139; Fraser, Ptolemaic
Alexandria, I, p. 5.
74
Curt., Hist. Alex. Magn. IV 8, 1.
capitolo 1 31
77
Strabo XVII 1, 6.
78
Plin., NH XXXVI 83. Luciano (Quom. hist. conscr. 69) riporta
un curioso aneddoto secondo il quale Sostrato, dopo aver scritto il
proprio nome sulla torre, lo avrebbe ricoperto di gesso e vi avrebbe
fatto scrivere sopra il nome del re, sapendo che in breve tempo queste
lettere sarebbero cadute e che soltanto il suo nome sarebbe rimasto
leggibile a futura memoria. Sul ruolo di Sostrato di Cnido nella costru-
zione del Faro e sulla dedica del monumento vd. Fraser, Ptolemaic
Alexandria, I, p. 18 s.; A. Bernand, Les veilleurs du Phare, in «ZPE»
113, 1996, pp. 85-90; Biffi, L’Africa di Strabone, p. 260.
79
Eusebio (Chron. II 118 Schoene) pone la costruzione nell’anno
283, mentre il lessico bizantino Suda ([Φ 114] s.v. Φάρος) scrive che la
torre fu costruita quando Pirro prese il potere in Epiro: vd. Fraser,
Ptolemaic Alexandria, I, p. 20.
capitolo 1 33
80
Biffi, L’Africa di Strabone, p. 260.
81
Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 44 n. 97. Per una rassegna
delle fonti antiche sul Faro vd. Calderini, Dizionario, pp. 156-164.
82
Per tutte queste testimonianze vd. McKenzie, The Architecture
of Alexandria, pp. 42-45.
83
Ibid. Vd. inoltre F. Castagnoli, s.v. Faro, in Enciclopedia dell’Arte
Antica, Classica e Orientale, III, Roma 1960, p. 596. Sull’importanza inge-
gneristica del faro di Alessandria, in particolare per quanto concerneva
la famosa lanterna, vd. Russo, La rivoluzione dimenticata, pp. 141-143.
84
Per questi scavi si rimanda a J.-Y. Empereur, Alexandrie ré-
decouverte, Paris 1998; F. Goddio - A. Bernand - E. Bernand - I.
34 la biblioteca di alessandria
9. Il Serapeo e Canopo
87
Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 57 n. 131.
36 la biblioteca di alessandria
88
Amm. Marc. XXII 16, 12-14.
89
Epiph., De mens. et pond. 324-327 Moutsoulas: vd. supra § 4.
90
Seneca nel De tranquillitate animi (9, 5) afferma che ad Alessan-
dria bruciarono 40.000 libri, ma non contestualizza l’evento. Lucano
nel Bellum civile (10, 486-503) descrive l’incendio delle navi appiccato
capitolo 1 37
92
Tac., Ann. II 60; Aristid., Or. XLVIII 359 (= Hecat. Mil.,
FGrHist 1 F308); Ael., NA XV 13; Phot., Bibl. 186 (= Conon,
FGrHist 26 F1, par. 8).
93
Plut., De Is. et Os. 359 e.
capitolo 1 39
94
In base a quanto riferisce il lessico bizantino Suda ([Τ 895] s.v.
Τράγκυλλος), le critiche di Didimo si sarebbero rivolte al De re publica
di Cicerone e contro di esse avrebbe replicato Svetonio.
40 la biblioteca di alessandria
95
Nella Vita di Pitagora (28, 135) Giamblico narra che il filosofo
avrebbe fatto vedere la sua coscia d’oro al sacerdote Abaris per di-
mostrare di essere Apollo.
96
La tradizione ricorda che, a metà del V secolo a.C., i Romani
avrebbero inviato ad Atene dei cittadini per studiare le leggi di So-
lone e apprendere quegli elementi della costituzione ateniese che
sarebbero serviti per la redazione del codice delle XII Tavole: vd.
Cic., De leg. II 59-64; Liv. III 31, 8; 32, 6; 33, 5; Dion. Hal., AR X
51, 5 e 57, 5; Dig. X 1, 13; XLVII 22, 4. Sul discusso apporto della legi-
slazione greca a quella romana vd. S. Sanseverinati, Ermodoro e i
decemviri: una questione aperta, in «RSA» 25, 1995, pp. 55-70.
97
Amm. Marc. XXII 16, 15-22.
capitolo 1 41
98
Vd. Calderini, Dizionario, p. 105 s.; Fraser, Ptolemaic Alex-
andria, I, p. 15. Purtroppo questa è una delle zone di Alessandria che
hanno maggiormente subìto i danni provocati dalle trasformazioni del
territorio e dell’edilizia moderna. Il termine si trova solo nelle fonti
tarde di età romana e incerta rimane la sua origine: a parte Ammiano
Marcellino, si vedano Eusebio di Cesarea (Historia ecclesiastica VII 32,
7) ed Epifanio di Salamina (De mensuris et ponderibus 325 Moutsoulas),
che colloca la “prima biblioteca” di Alessandria nel Bruchion, distin-
guendola dalla “biblioteca figlia” del Serapeo (su questa testimonianza
vd. cap. 2 § 6). Per una proposta di derivazione del termine Bruchion
(Βροῦχιον) dalla forma purouchèion (πυρουχεῖον), che alluderebbe a
un magazzino del grano, vd. A. Ausfeldt, Neapolis und Brucheion in
Alexandria, in «Philologus» 63, 1904, pp. 494-497.
99
Cfr. Epiph., De mens. et pond. 259 Moutsoulas; Eus., Hist. eccl. VII
32, 7-12. Vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 10; Haas, Alexandria
in Late Antiquity, p. 340. Su questo evento vd. più ampiamente 4 § 3.
100
Pfeiffer, SFC, pp. 329-360; F. Montanari, L’erudizione, la fi-
lologia e la grammatica, in G. Cambiano - L. Canfora - D. Lanza
42 la biblioteca di alessandria
103
Ath., Deipn. IV 139 c; Suda [Δ 872] s.v. Δίδυμος. Pfeiffer,
SFC, pp. 415-421; P. Harding (ed.), Didymos: on Demosthenes, Oxford
2006, pp. 1-4. Su Didimo vd. anche cap. 3 § 9 e cap. 4 § 1.
104
Per un’ampia e dettagliata introduzione alla scienza greca
di età ellenistica vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 336-446;
Russo, La rivoluzione dimenticata. Cfr. inoltre D.C. Lindberg, The
Beginnings of Western Science. The European Scientific Tradition in
Philosophical, Religious, and Institutional Context, Prehistory to A.D.
1450, Chicago - London 20072, pp. 82-110.
105
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 387-396; Russo, La rivo-
luzione dimenticata, p. 50 ss.; Lindberg, The Beginnings of Western
Science, cit., p. 84 s.
44 la biblioteca di alessandria
106
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 399-415; Russo, La ri-
voluzione dimenticata, pp. 95-102. Accanto ad Archimede, si devo-
no anche ricordare gli studi di pneumatica condotti da Ctesibio di
Alessandria e da Stratone di Lampsaco, i quali sono noti attraverso
gli scritti di Filone di Bisanzio e di Erone: vd. ibid., pp. 102-105.
107
Per uno studio della Collezione di Pappo si veda S. Cuomo,
Pappus of Alexandria and the Mathematics of Late Antiquity, Cam-
bridge 2000. Teone è famoso perché fu padre di Ipazia, la celebre
filosofa neoplatonica di Alessandria uccisa da un gruppo di fanatici
cristiani (Socrates Scholast., Historia ecclesiastica VII 15), la qua-
le si dedicò anch’essa allo studio e al commento di importanti opere
di matematica: vd. M. Dzielska, Hypatia of Alexandria, Cambridge
(Ma) - London 1995, pp. 66-79; Watts, City and School, pp. 187-203.
capitolo 1 45
108
Parsons, The Alexandrian Library, pp. 145-147; Pfeiffer, SFC,
pp. 249-274; Russo, La rivoluzione dimenticata, pp. 92-95, 292-298. Su-
gli scritti alessandrini di geografia e in particolare sull’opera di Erato-
stene vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 520-553.
46 la biblioteca di alessandria
109
Russo, La rivoluzione dimenticata, pp. 105-120; Lindberg, The
Beginnings of Western Science, cit., pp. 98-105.
110
Un’ampia introduzione alla medicina ellenistica è in Fraser,
Ptolemaic Alexandria, I, pp. 338-376.
111
Russo, La rivoluzione dimenticata, pp. 161-178; Lindberg, The
Beginnings of Western Science, cit., pp. 119-131.
capitolo 1 47
112
Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 339.
Capitolo 2
Il progetto di fondazione:
radunare tutti i libri del mondo
1. La biblioteca di Aristotele
1
Queste sono le parole che Strabone usa a proposito della colle-
zione di Aristotele e dell’insegnamento che ne trassero i re d’Egitto:
πρῶτος ὧν ἴσμεν συναγαγὼν βιβλία καὶ διδάξας τοὺς ἐν Αἰγύπτῳ βασιλέας
βιβλιοθήκης σύνταξιν.
50 la biblioteca di alessandria
2
Apelliconte (o Apellicone) fu un famoso bibliofilo che nacque
a Teo in Asia Minore e visse ad Atene, dove ottenne la cittadinanza.
Nell’88 a.C. fu incaricato dal tiranno ateniese Atenione di compiere una
spedizione a Delo, che però fallì. La tradizione ricorda le abbondanti
ricchezze che permisero ad Apelliconte di acquistare molti altri libri
oltre alla biblioteca di Aristotele, e di impossessarsi persino delle copie
originali dei decreti conservati negli archivi del Metroon di Atene (Ath.,
Deipn. V 214 d - 215 b). Cfr. M. Corradi, Apellicon, in LGGA (2007);
Canfora, La biblioteca scomparsa, pp. 59-63.
capitolo 2 51
3
Tirannione di Amiso (Ponto Eusino) fu un grammatico greco
del I secolo a.C., il cui vero nome era Teofrasto. Lavorò a Roma, dove
ebbe rapporti con Cesare, Cicerone e Attico: vd. Suda [Τ 1184-1185] s.v.
Τυραννίων; Dickey, Ancient Greek Scholarship, cit., p. 85; L. Pagani,
Tyrannion Maior, in LGGA (2009). Sul ruolo di Tirannione nell’orga-
nizzazione della biblioteca di Cicerone vd. inoltre P. Fedeli, Biblioteche
private e pubbliche a Roma e nel mondo romano, in G. Cavallo, Le biblio-
teche nel mondo antico e medievale, Roma - Bari 1988, p. 36. Nella Vita di
Silla (26, 1-3) Plutarco ricorda il bottino del generale romano e il ruolo
di Tirannione, il quale avrebbe a sua volta passato i libri di Aristotele e
di Teofrasto al peripatetico Andronico di Rodi, che si occupò di met-
terli in circolazione e compilare i cataloghi degli scritti dei due filosofi:
sull’importanza di Andronico per l’edizione degli scritti aristotelici
vd. M. Regali, Andronicus, in LGGA (2008). Sul bottino di Silla vd.
anche la testimonianza di Luciano (Adversus indoctum et libros multos
ementem 4). Per le razzie di guerra che portarono alla formazione di
molte biblioteche private romane cfr. invece Fedeli, Biblioteche private
e pubbliche, cit., pp. 31-33; Blanck, Il libro nel mondo antico, pp. 207-217.
4
Strabo XIII 1, 54.
52 la biblioteca di alessandria
6
Diog. Laert. V 52.
7
Corisco, il padre di Neleo originario della città di Scepsi in
Troade, fu uno dei discepoli di Platone (Diog. Laert. III 46 e 61)
e il suo nome compare spesso negli scritti aristotelici. Corisco ebbe
inoltre rapporti con Ermia, il tiranno di Atarneo e Asso (ca. 350
a.C.) che aveva frequentato l’Accademia di Platone ad Atene ed era
in stretto contatto con Aristotele (vd. Theopomp., FGrHist 115 F250;
Strabo XIII 1, 57 e Diog. Laert. V 3). Corisco ed Erasto ricevettero
da Ermia un terreno presso Asso per fondarvi una scuola filosofica:
vd. Didimo (In Demosth. V 53-54; cfr. Harding, Didymos, cit., pp.
140-142) e la testimonianza della sesta lettera del corpus platonico.
Vd. Canfora, La biblioteca scomparsa, p. 34 s.
54 la biblioteca di alessandria
13
Su Pergamo e la rivalità con Alessandria vd. Canfora, La biblio-
teca scomparsa, pp. 53-58; Canfora, Le biblioteche ellenistiche, p. 25 n. 8;
Blanck, Il libro nel mondo antico, pp. 200-203. Vd. inoltre L. Casson,
Libraries in the Ancient World, New Haven - London 2001, pp. 48-53.
14
Galen., In Hippocr. de nat. hominis 15, 105 Kühn: πρὶν γὰρ τοὺς
ἐν Ἀλεξανδρείᾳ τε καὶ Περγάμῳ γενέσθαι βασιλεῖς ἐπὶ κτήσει παλαιῶν
βιβλίων φιλοτιμηθέντας, οὐδέπω ψευδῶς ἐπεγέγραπτο σύγγραμμα. Sul
significato della testimonianza di Galeno e sui falsi di età ellenistica
vd. Canfora, Le biblioteche ellenistiche, p. 18 s.
capitolo 2 57
15
Mieza era una città della Macedonia tra Berea ed Edessa.
16
Nicomaco, il padre di Aristotele, era stato medico e aveva scritto
libri di medicina: vd. Suda [Ν 399] s.v. Νικόμαχος.
58 la biblioteca di alessandria
17
Plut., Alex. 7-8. Che Aristotele avesse curato un’edizione
dell’Iliade di Omero è un tema particolarmente dibattuto dalla filo-
logia moderna. Plutarco parla di una diòrthosis (διόρθωσις), e cioè di
un testo emendato, mentre una tarda vita di Aristotele (Vita Aristotelis
Marciana 4) ricorda una èkdosis (ἔκδοσις) dell’Iliade, e cioè un’edi-
zione. Per un’analisi approfondita di questi termini e del loro uso in
filologia, vd. cap. 3 § 2. Strabone (XIII 1, 27) afferma invece che sarebbe
stato Alessandro stesso ad annotare il testo di Omero con l’aiuto di
Callistene e Anassarco. Per tutta la questione vd. Pfeiffer, SFC, p. 137
s. Plutarco (Alex. 26, 1-2) scrive anche che Alessandro avrebbe posto
l’Iliade in una preziosa cassetta (kibotòs, κιβωτός) appartenuta a Dario.
Onesicrito di Astipalea, autore di una vita di Alessandro, partecipò
alla spedizione del Macedone e divenne primo timoniere della flotta
guidata da Nearco: vd. FGrHist 134 F38.
capitolo 2 59
21
Diog. Laert. V 75 e 80-81. Per una raccolta e una disamina delle
testimonianze sulla vita e l’opera di Demetrio Falereo, vd. gli studi
pubblicati in W.W. Fortenbaugh - E. Schütrumpf (eds.), Demetrius
of Phalerum. Text, Translation and Discussion, New Brunswick 2000.
22
Un elenco delle opere di Demetrio si trova in Diogene Laerzio
(V 80-81): Sulla legislazione ateniese, Sulle costituzioni ateniesi, Sulla
demagogia, Sulla politica, Sulle leggi, Sulla retorica, Sulla strategia,
Sull’Iliade, Sull’Odissea, Tolemeo, Sull’amore, Fedonda, Medone, Cleo-
ne, Socrate, Artaserse, Su Omero, Aristide, Aristomaco, Protrettico, Sulla
costituzione, Sul decennio, Sugli Ioni, Sull’ambasceria, Sull’argomenta-
zione, Sulla gratitudine, Sulla fortuna, Sulla magnanimità, Sulle nozze,
Sull’opinione, Sulla pace, Sulle leggi, Sulle occupazioni, Sul momento
opportuno, Dionisio, Su Calcide, Invettiva contro gli Ateniesi, Su Anti-
fane, Proemio storico, Lettere, L’assemblea giurata, Sulla vecchiaia, Sul
diritto, Favole esopiche, Massime.
23
Letteralmente “luminoso” e “dalle palpebre belle come quelle
delle Cariti”, e dunque dallo sguardo grazioso. Ateneo (Deipn. XIII
capitolo 2 61
29
Ath., Deipn. XII 542 f.
30
Diod. XVIII 74, 3; Ath., Deipn. XII 542 f; Diog. Laert. V 75. Se
altre fonti hanno riconosciuto i meriti del Falereo (Cic., Rep. II 1, 2;
Strabo IX 1, 20), alcuni autori contemporanei ne hanno invece denun-
ciato i vizi e l’asservimento alla Macedonia (Diyllus, FGrHist 73 F4;
Democh., FGrHist 75 F4; Duris, FGrHist 76 F10). Per una discussione
dettagliata di questi avvenimenti, vd. R.M. Errington, A History of
the Hellenistic World 323-30 BC, Malden (MA) 2008, pp. 13-28. Sull’atti-
vità legislativa di Demetrio ad Atene vd. M. Gagarin, The Legislation
of Demetrius of Phalerum and the Transformation of Athenian Law, in
Fortenbaugh - Schütrumpf, Demetrius of Phalerum, cit., pp. 347-365.
31
Diod. XX 45-46; Plut., Demetr. 8-10; Diog. Laert. V 78. Sul go-
verno ateniese di Demetrio vd. L. O’Sullivan, The Regime of Demetrius
of Phalerum in Athens, 317-307 BCE, Leiden - Boston 2009. Sulla fuga in
Egitto vd. Canfora, La biblioteca scomparsa, pp. 24-27.
capitolo 2 63
32
Diod. XX 37, 2; Plut., Demetr. 8; Diog. Laert. V 37 e 58.
33
Plut., Reg. et imp. apophthegmata 189 d. Si veda anche la testimo-
nianza di Eliano (VH III 17) sull’attività legislativa di Demetrio in Egitto.
34
Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 114. Sul ruolo di Deme-
trio alla corte tolemaica vd. anche C. Mossé, Démétrios de Phalère:
64 la biblioteca di alessandria
38
FGrHist 264 F23.
39
Arist. ep. 29-32.
capitolo 2 67
40
Probabilmente l’autore della lettera è un ebreo della diaspora ales-
sandrina: vd. Calabi, Lettera di Aristea, p. 5; Canfora, Aristea, p. vii.
41
Sulla diversa datazione dell’impresa nelle fonti vd. la testimonianza
di Clemente Alessandrino negli Stromata (I 22, 148); cfr. inoltre Iren.,
Adv. haer. III 31; Eus., Hist. eccl. V 8, 11-15; VII 32, 16; Prep. evang. XIII 12, 2.
68 la biblioteca di alessandria
42
Calabi, Lettera di Aristea, p. 5 n. 2; Canfora, Le biblioteche
ellenistiche, p. 8.
43
Vd. Collins, The Library in Alexandria, p. 4; Honigman, The
Septuagint, cit., p. 97; McKechnie - Guillaume, Ptolemy II Philadel-
phus, pp. 228-232.
44
Vd. Collins, The Library in Alexandria, pp. 58-81.
capitolo 2 69
45
Per un breve resoconto del regno di Tolemeo II vd. Hölbl, A History
of the Ptolemaic Empire, pp. 35-46. Per una trattazione più dettagliata vd. in-
vece McKechnie - Guillaume, Ptolemy II Philadelphus, con particolare
riferimento al saggio di O. Murray, Ptolemaic Royal Patronage, pp. 9-24.
70 la biblioteca di alessandria
46
Sulla raccolta di “tutti i libri della terra” vd. anche le testimonianze
del filologo bizantino Giovanni Tzetzes (Proll. de com., pr. 2) e di Epifa-
nio (De mens. et pond. 261-266 Moutsoulas), citate nei §§ 4 e 6.
47
Cfr. Parsons, The Alexandrian Library, p. 136 e vd. ora Col-
lins, The Library in Alexandria, pp. 82-114. Per la figura di Zenodoto
e la “lista” dei direttori della biblioteca di Alessandria, si rimanda al
capitolo 3 (§§ 4 e 6).
48
Sulla raccolta di libri in tutte le lingue e sul reclutamento di
dotti per l’allestimento di traduzioni in greco per la biblioteca di
Alessandria vd. Tzetz., Proll. de com., pr. 2. Un esempio particolar-
mente famoso, oltre alla traduzione dei Settanta, è anche quello della
traduzione dei testi attribuiti a Zoroastro (Plin., NH XXX 2, 4),
capitolo 2 71
51
Al fine di garantire i buoni rapporti con Gerusalemme, Aristea
propone al sovrano di liberare gli schiavi ebrei che erano stati deportati in
Egitto da Tolemeo I. Tolemeo II accoglie la proposta e Aristea trascrive il
documento con il quale il sovrano avrebbe acconsentito al loro riscatto:
Arist. ep. 4, 12-27. Vd. Calabi, Lettera di Aristea, p. 10 n. 9 e pp. 12-15.
52
Ad Alessandria il sovrano interroga i sapienti ponendo loro set-
tantadue domande su varie questioni di argomento etico e politico, per
una durata di sette giorni e durante sette banchetti: Calabi, Lettera di
Aristea, pp. 18-23; Canfora, La biblioteca scomparsa, pp. 38-44.
capitolo 2 73
53
Arist. ep. 301-311.
74 la biblioteca di alessandria
54
Satyr., FGrHist 631 F1; Arr., Anab. I 1; Ind. 18, 5; Plut., De cohib.
ira 458 b; Suda [Λ 25] s.v. Λᾶγος. Cfr. Theoc., Id. XVII 26-27, su cui
vd. R. Hunter (ed.), Theocritus. Encomium of Ptolemy Philadelphus,
Berkeley - Los Angeles - London 2003, p. 120 s.
55
Lo pseudo Luciano (Macrobii 12) informa che Tolemeo aveva 84
anni quando morì nel 283/2. Sulla base di Arriano (Anab. III 6, 5) e di
Plutarco (Alex. 10) alcuni pensano invece che Tolemeo avesse la stessa
età di Alessandro: cfr. Sisti, Arriano, cit., p. 302.
56
Paus. I 6, 2; Curt., Hist. Alex. Magn. IX 8, 22; Suda [Λ 25] s.v. Λᾶγος.
Su questa tradizione vd. Ellis, Ptolemy of Egypt, pp. 2-4.
57
Arr., Anab. ΙΙI 27, 4; VI 28, 4.
58
Arr., Anab. III 29, 7-30, 3; IV 29, 1; Ath., Deipn. IV 171 c. Per tutti
questi eventi vd. Ellis, Ptolemy of Egypt, pp. 8-13.
capitolo 2 75
59
Arr., Hist. succ. Alex. 1, 2-8; Curt., Hist. Alex. Magn. X 6, 15. Vd.
Ellis, Ptolemy of Egypt, pp. 22-25.
60
Sulla spedizione di Perdicca in Egitto cfr. il cap. 1 (§ 2).
61
Diod. XVIII 39; Arr., Hist. succ. Alex. 1, 30-38.
62
Diod. XIX 80-84; XX 113, 1-2; Plut., Demetr. 28-29.
63
Paus. I 8, 6. Per una disamina di questi avvenimenti vd. Ellis,
Ptolemy of Egypt, pp. 31-32, 35-47; Hölbl, A History of the Ptolemaic
Empire, pp. 14-29.
76 la biblioteca di alessandria
66
Arr., Anab. I 1, 1-2.
67
Ptolem., FGrHist 138.
68
Sull’opera di Tolemeo vd., tra gli altri, K. Meister, La storiografia
greca. Dalle origini alla fine dell’Ellenismo, Roma - Bari 1992 [ed. or. Die
griechische Geschichtsschreibung: von den Anfängen bis zum Ende des
Hellenismus, Stuttgart - Berlin - Köln 1990], pp. 132-136; Ellis, Ptolemy
of Egypt, pp. 15-19; Sisti, Arriano, cit., pp. xxvi-xxviii, 301-304.
78 la biblioteca di alessandria
69
Arist. ep. 9-10: vd. supra § 2.
70
Anche Ammiano Marcellino ricorda la desolazione del Bruchion,
che era quel quartiere di Alessandria dove si trovavano i palazzi reali
con il Museo e la biblioteca: vd. cap. 1 § 10.
capitolo 2 79
71
Epiph., De mens. et pond. 256-280 Moutsoulas: ὁ γὰρ μετὰ τὸν
πρῶτον Πτολεμαῖον δεύτερος βασιλεύσας Ἀλεξανδρείας Πτολεμαῖος, ὁ
ἐπικληθεὶς Φιλάδελφος, ὡς προείρηται, φιλόκαλός τις ἀνὴρ καὶ φιλόλογος
γεγένηται, ὅστις βιβλιοθήκην κατασκευάσας ἐπὶ τῆς αὐτῆς Ἀλεξάνδρου
πόλεως ἐν τῷ Βρουχίῳ καλουμένῳ (κλῖμα δὲ ἔστι τοῦτο τῆς αὐτῆς πόλεως
ἔρημον τανῦν ὑπάρχον) ἐνεχείρισε Δημητρίῳ τινὶ τῷ Φαλαρηνῷ τὴν
αὐτὴν βιβλιοθήκην, προστάξας συναγαγεῖν τὰς πανταχοῦ γῆς βίβλους,
γράψας ἐπιστολὰς καὶ προσλιπαρήσας ἕκαστον τῶν ἐπὶ γῆς βασιλέων τε
καὶ ἀρχόντων τοὺς ὑπὸ τὴν αὐτοῦ βασιλείαν τε καὶ ἀρχὴν μὴ κατοκνῆσαι
ἀποστεῖλαι ποιητῶν τε λέγω καὶ λογογράφων, ῥητόρων τε καὶ σοφιστῶν
καὶ ἰατρῶν καὶ ἰατροσοφιστῶν καὶ ἱστοριογράφων καὶ λοιπῶν βίβλους.
τοῦ δὲ ἔργου προκόπτοντος καὶ τῶν βιβλίων πανταχόθεν συναγομένων,
ἠρώτησεν ὁ βασιλεὺς τὸν τὴν βιβλιοθήκην πεπιστευμένον ἐν μιᾷ τῶν
ἡμερῶν, ὅτι πόσαι δ’ ἂν εἶεν βίβλοι αἱ ἤδη ἐν τῇ βιβλιοθήκῃ συναχθεῖσαι.
ὁ δὲ ἀπεκρίθη τῷ βασιλεῖ λέγων ὅτι ἤδη μέν εἰσι μυριάδες πέντε βιβλίων
καὶ τετρακισχίλιαι ὀκτακόσιαι πλεῖον ἢ ἔλασσον. ἀκούομεν δὲ ἔτι πολὺ
πλῆθος ἐν τῷ κόσμῳ ὑπάρχειν, παρά τε Αἰθίοψι καὶ Ἰνδοῖς, Πέρσαις τε καὶ
Ἐλαμίταις καὶ Βαβυλωνίοις, Ἀσσυρίοις τε καὶ Χαλδαίοις, παρὰ Ῥωμαίοις
τε καὶ Φοίνιξι, Σύροις τε καὶ τοῖς ἐν τῇ Ἑλλάδι Ῥωμαίοις οὔπω Ῥωμαίοις
καλουμένοις ἀκμὴν ἀλλὰ Λατίνοις. ἀλλὰ καὶ παρὰ τοῖς ἐν Ἱεροσολύμοις τε
καὶ ἐν τῇ Ἰουδαίᾳ ὑπάρχουσι βίβλοι θεϊκαὶ τῶν προφητῶν, διηγούμεναι περὶ
80 la biblioteca di alessandria
Θεοῦ καὶ τῆς κοσμοποιίας, καὶ τῆς ἄλλης πάσης κοινωφελοῦς διδασκαλίας.
εἰ οὖν δοκεῖ τῷ κράτει σου, βασιλεῦ, καὶ αὐτὰς μεταστείλασθαι, γράψον
τοῖς ἐν Ἱεροσολύμοις διδασκάλοις καὶ ἀποστελοῦσί σοι, ὅπως καὶ τὰς αὐτὰς
βίβλους καταθῶ ἐν τῇ αὐτῇ τῆς σῆς εὐσεβείας βιβλιοθήκῃ.
72
Vd. supra § 2.
capitolo 2 81
5. Il Museo
73
Galen., In Hippocr. librum iii epidemiarum 17a, 606-607 Kühn: (...)
φιλότιμον δὲ περὶ βιβλία τὸν ‹τό›τε βασιλέα τῆς Αἰγύπτου Πτολεμαῖον
οὕτω γενέσθαι φασίν, ὡς καὶ τῶν καταπλεόντων ἁπάντων τὰ βιβλία κελεῦσαι
πρὸς αὑτὸν κομίζεσθαι καὶ ταῦτ’ εἰς καινοὺς χάρτας γράψαντα διδόναι μὲν
τὰ γραφέντα τοῖς δεσπόταις, ὧν καταπλευσάτων ἐκομίσθησαν αἱ βίβλοι
πρὸς αὐτόν, εἰς δὲ τὰς βιβλιοθήκας ἀποτίθεσθαι τὰ κομισθέντα, καὶ εἶναι τὴν
ἐπιγραφὴν αὐτοῖς Τῶν ἐκ πλοίων (...) ἐσπούδαζε περὶ τὴν ‹ἁπάντων› τῶν
παλαιῶν βιβλίων κτῆσιν ὁ Πτολεμαῖος ἐκεῖνος, οὐ μικρὸν εἶναι μαρτύριόν
φασιν ὃ πρὸς Ἀθηναίους ἔπραξεν. δοὺς γὰρ αὐτοῖς ἐνέχυρα πεντεκαίδεκα
τάλαντ’ ἀργυρίου καὶ λαβὼν τὰ Σοφοκλέους καὶ Εὐριπίδου καὶ Αἰσχύλου
βιβλία χάριν τοῦ γράψαι μόνον ἐξ αὐτῶν, εἶτ’ εὐθέως ἀποδοῦναι σῶα,
κατασκευάσας πολυτελῶς ἐν χάρταις καλλίστοις, ἃ μὲν ἔλαβε παρ’ Ἀθηναίων
κατέσχεν, ἃ δ’ αὐτὸς κατεσκεύασεν ἔπεμψεν αὐτοῖς παρακαλῶν ‹κατα›σχεῖν τε
τὰ πεντεκαίδεκα τάλαντα καὶ λαβεῖν ἀνθ’ ὧν ἔδοσαν βιβλίων παλαιῶν τὰ καινά.
74
Strabo XVII 1, 8: vd. cap. 1 (§ 2).
82 la biblioteca di alessandria
75
Müller-Graupa, Museion, coll. 797-799.
76
Per una rassegna delle zone della Grecia in cui è attestato il culto
delle Muse, vd. M. Mayer, s.v. Musai, in RE XVI, 1, Stuttgart 1933, coll.
692-709.
capitolo 2 83
77
Paus. I 19, 5; 25, 8. Il Periegeta fa derivare il nome del Mouseion
dal poeta mitico Museo, che proprio in quel luogo avrebbe cantato e
sarebbe stato sepolto. Diogene Laerzio (I 1, 3) pone invece la tomba
di Museo al Falero, e generalmente si preferisce collegare il Mouseion
direttamente con il culto delle Muse.
78
Iambl., VP 45; cfr. 50 e 261. Le fonti attestano inoltre che Meta-
ponto avrebbe onorato la memoria di Pitagora denominando mousèion
un vicolo nei pressi della casa in cui egli sarebbe morto: Diog. Laert.
VIII 15; Porph., VP 4 (dove per errore è menzionata Crotone al posto di
Metaponto); Iambl., VP 170; cfr. G. Vallet, Le «stenopos» des Muses à
Métaponte, in Mélanges de philosophie, de littérature et d’histoire ancienne
offerts à Pierre Boyancé, Rome 1974, pp. 749-759. Sull’importanza delle
84 la biblioteca di alessandria
Muse nel pensiero pitagorico vd. P. Boyancé, Le culte des Muses chez
les philosophes grecs, Paris 1936.
79
Philoch., FGrHist 328 F224; Cic., Fin. V 1; Paus. I 30, 2; Diog.
Laert. IV 1; 19; Ael., VH III 19. Sull’Accademia in generale vd. M.-F.
Billot, Académie (topographie et archéologie), in R. Goulet (éd.),
Dictionnaire des Philosophes Antiques, I, Paris 1989, pp. 693-789 (sulla
scuola platonica in part. pp. 780 ss.).
80
Lynch, Aristotle’s School, pp. 54-63, 108-129; M. Baltes, Plato’s
School, the Academy, in «Hermathena» 155, 1993, pp. 5-26; L. Canfora,
La Biblioteca e il Museo, pp. 11-12.
capitolo 2 85
81
Cfr. Plato, Phdr. 259 d (coloro che si dedicano alla filosofia
apprezzano anche la musica, che è propria delle Muse); Phd. 61 a (la
filosofia è una grandissima musica); Resp. 548 b8-c1 (la vera Musa
è quella che si associa ai discorsi e alla filosofia); Cra. 406 a 3-5 (le
Muse e l’arte della musica derivano il loro nome dal verbo mòsthai,
μῶσθαι, che significa “ricercare”, e dall’indagine e dalla filosofia). Vd.
Boyancé, Le culte des Muses, cit., pp. 233-247.
82
Notizie sulla struttura e l’organizzazione di questo complesso
si trovano nelle disposizioni testamentarie dei primi tre responsabili
della scuola che succedettero ad Aristotele, e cioè Teofrasto, Stratone
e Licone. Il loro testo è stato trascritto da Diogene Laerzio (V 51-54;
62; 70): vd. Gottschalk, Notes on the Will of the Peripatetic Scholars,
cit. Sull’ubicazione del Liceo, che Strabone (IX 1, 19) colloca a est delle
mura di Atene, oltre la porta di Diocare (grosso modo corrispondente
all’area di Piazza Syntagma), vd. J. Travlos, Pictorial Dictionary of An-
cient Athens, New York 1971, p. 345; Lynch, Aristotle’s School, pp. 16-31;
C.E. Ritchie, The Lyceum, the Garden of Theophrastos, and the Garden of
86 la biblioteca di alessandria
84
Ath., Deipn. I 22 d = (= Timon, fr. 12 Di Marco = 60 Wachsmuth):
ὅτι τὸ Μουσεῖον ὁ Φιλιάσιος Τίμων ὁ σιλλογράφος τάλαρόν πού φησιν
ἐπισκώπτων τοὺς ἐν αὐτῷ τρεφομένους φιλοσόφους, ὅτι ὥσπερ ἐν
πανάγρῳ τινὶ σιτοῦνται καθάπερ οἱ πολυτιμότατοι ὄρνιθες· πολλοὶ
μὲν βόσκονται ἐν Αἰγύπτῳ πολυφύλῳ / βιβλιακοὶ χαρακῖται ἀπείριτα
δηριόωντες / Μουσέων ἐν ταλάρῳ. Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria,
I, p. 317 s.; Canfora, La biblioteca scomparsa, pp. 45-52. Per la resa
dell’aggettivo χαρακῖται con “scarabocchiatori di papiri” (e dunque de-
rivante dal verbo χαράσσειν) vd. ancora Fraser, Ptolemaic Alexandria,
II, p. 471 n. 88; Pfeiffer, SFC, p. 172 n. 69.
85
Herod., Mim. 1, l. 31. Vd. Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p.
876 n. 30; Canfora, La biblioteca scomparsa, pp. 21-23. Callixenus,
FGrHist 627 F1 (= Ath., Deipn. V 203 e): cfr. F. Caspari, Studien
zu dem Kallixeinosfragment Athenaios 5, 197c-203b, in «Hermes» 68
(1933), pp. 400-414.
88 la biblioteca di alessandria
86
Suda [K 227] s.v. Καλλίμαχος; Alcidamas fr. 5-7 Avezzù. Cfr.
Parsons, The Alexandrian Library, p. 91, il quale non esclude che si
trattasse di un sottotitolo dei Pinakes di Callimaco (sui quali vd. cap. 3
§ 5); Fraser, Ptolemaic Alexandria, II, p. 470 n. 74; G. Avezzù (cur.),
Alcidamante. Orazioni e frammenti, Roma 1982, p. 86; J.V. Muir (ed.),
Alcidamas. The Works and Fragments, London 2001, pp. xix-xx.
87
Plut., Non posse suav. vivi sec. Epicurum 1095 d; Ath., Deipn. V
203 e. Cfr. Vitruv., De arch. VII pr. 4.
88
Sulla questione vd. Müller-Graupa, Museion, coll. 802-804;
Parsons, The Alexandrian Library, pp. 88 n. 2 e 103-105; Fraser, Ptol-
emaic Alexandria, II, p. 469 n. 69.
capitolo 2 89
89
Vd. Müller-Graupa, Museion, coll. 804-806; Fraser, Ptolemaic
Alexandria, I, p. 15. L’unico altro cenno topografico sull’argomento è
conservato da Libanio (Progymnasmata XII 25, 8), il quale sembrerebbe
collocare il Museo nei pressi del tempio della Fortuna (Tychaion): vd.
Calderini, Dizionario, pp. 129 e 155; C.A. Gibson, Alexander in the
Tychaion: Ps.-Libanius on the Statues, in «GRBS» 47, 2007, p. 431 s. Sul
rinvenimento ad Alessandria di un blocco di granito identificabile, grazie
all’iscrizione, con un contenitore di papiri vd. Delia, From Romance
to Rhetoric, p. 1454: questo reperto, insieme a quello di una statua del
retore Elio Demetrio sulla cui base si accenna alla sua partecipazione
ai sissizi, permise nel 1847 di proporre l’identificazione del luogo in cui
si trovava il Museo nei pressi dell’allora consolato generale di Prussia.
90
Sull’esedra, che nei monumenti antichi era un ambiente semicir-
colare aperto su un lato e munito di sedili per il ritrovo degli studiosi,
cfr. Vitruv., De arch. V 11, 2; Suda [Ε 159] s.v. ἐξέδρα: Müller-Graupa,
Museion, coll. 806-807.
91
Sulla base di quanto sappiamo da Svetonio (Claud. 42), l’impe-
ratore Claudio avrebbe aggiunto all’antico Museo di Alessandria uno
nuovo intitolato a suo nome (sul significato della notizia vd. cap. 4 § 1):
sul Museo di età romana vd. Calderini, Dizionario, p. 129; Fraser,
Ptolemaic Alexandria, I, p. 315; S.A. Takács, Alexandria in Rome, in
«HSPh» 97, 1995, pp. 263-276.
90 la biblioteca di alessandria
92
Plut., Non posse suav. 1095 d; Ath., Deipn. V 203 e.
capitolo 2 91
93
Cfr. Arist., Met. 981 b 24; Isoc., Bus. 21-23. Vd. Müller-Graupa,
Museion, coll. 807-811; Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 314-317;
Lynch, Aristotle’s School, pp. 121-123; Pfeiffer, SFC, pp. 170-173; Can-
fora, La Biblioteca e il Museo, p. 16.
94
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 313. In questo contesto venne
anche riorganizzata la festa dei Mouseia: vd. D. Knoepfler, La réorga-
nisation du concours des Mouseia à l’époque hellénistique: esquisse d’une
solution nouvelle, in A. Hurst - A. Schachter (édd.), La Montagne
des Muses, Genève 1996, pp. 141-167; C. Calame, Montagne des Muses
et Mouséia: la consécration des Travaux et l’héroïsation d’Hésiode, ibid.,
pp. 43-56. Vd. inoltre P.W. Wallace, Hesiod and the Valley of the Muses,
in «GRBS» 15, 1974, pp. 5-24; S. Barbantani, Competizioni poetiche
tespiesi e mecenatismo tolemaico: un gemellaggio tra l’antica e la nuova
sede delle Muse nella seconda metà del III secolo a.C.: ipotesi su SH 959,
in «Lexis» 18, 2000, pp. 127-174. Per l’ipotesi della fondazione di un
Museo a Cos sotto il patronato dei Tolemei, vd. A. Hardie, Philitas
and the Plane Tree, in «ZPE» 119, 1997, pp. 21-36.
92 la biblioteca di alessandria
95
Cfr. P. Young Lee, The Musaeum of Alexandria and the For-
mation of the Muséum in Eighteenth-Century France, in «The Art
Bulletin» 79, 1997, pp. 385-412.
96
Vd. cap. 1 § 10.
97
Molto scarse sono le notizie sulla vita dei dotti all’interno del
Museo. In sostanza si sa solo che erano mantenuti dalla corte e che
probabilmente non pagavano le tasse, anche se le notizie che abbiamo
si riferiscono all’epoca romana e non sappiamo quali fossero le condi-
zioni in età tolemaica: vd. OGIS 714; Philostr., VS I 22, 3 e 22, 5; Dio
Cass. LXXVII 7, 3. Per le discussioni moderne vd. Fraser, Ptolemaic
Alexandria, I, p. 316 s. e infra cap. 3 § 1 e 4 § 1.
98
Cfr. Canfora, La Biblioteca e il Museo, p. 15.
capitolo 2 93
99
Vd. supra § 4.
100
Epiph., De mens. et pond. 324-327 Moutsoulas: καὶ οὕτως αἱ βίβλοι
εἰς ἑλληνίδα μετενεχθεῖσαι ἀπετέθησαν ἐν τῇ πρώτῃ βιβλιοθήκῃ τῇ ἐν τῷ
Βρουχίῳ οἰκοδομηθείσῃ, ὡς ἤδη ἔφην. ἐγένετο δὲ αὐτῇ τῇ βιβλιοθήκῃ
ἑτέρα, ἡ θυγάτηρ αὐτῆς ὀνομασθεῖσα ἄνω ἐν τῷ Σεραπείῳ. Nello stesso
periodo Ammiano Marcellino (XXII 16, 13) afferma che «il Serapeo
ospitò biblioteche di valore inestimabile» (vd. cap. 1 § 9).
94 la biblioteca di alessandria
101
Tzetz., Proll. de com., pr. 2: ὁ γὰρ ῥηθεὶς βασιλεὺς Πτολεμαῖος
ἐκεῖνος (...) ἐπεὶ διὰ Δημητρίου τοῦ Φαληρέως καὶ γερουσίων ἑτέρων
ἀνδρῶν δαπάναις βασιλικαῖς ἁπανταχόθεν τὰς βίβλους εἰς Ἀλεξάνδρειαν
ἤθροισε, δυσὶ βιβλιοθήκαις ταύτας ἀπέθετο, ὧν τῆς ἐκτὸς μὲν ἦν ἀριθμὸς
τετρακισμύριαι δισχίλιαι ὀκτακόσιαι, τῆς δ’ ἔσω τῶν ἀνακτόρων καὶ
βασιλείου βίβλων μὲν συμμιγῶν ἀριθμὸς τεσσαράκοντα μυριάδες ἁπλῶν
δὲ καὶ ἀμιγῶν βίβλων μυριάδες ἐννέα (...). Il passo di Tzetzes presenta
delle grosse difficoltà in merito all’interpretazione dei termini con i quali
l’autore definisce i volumi raccolti nella biblioteca interna al palazzo
reale. Egli infatti parla di 400.000 libri symmigèis (συμμιγεῖς βίβλοι) e di
90.000 libri haplài e amigèis (ἁπλαῖ καὶ ἀμιγεῖς βίβλοι). Le interpretazioni
prevalenti sono due: 1) symmigèis indica i “rotoli alla rinfusa”, mentre
amigèis significa “rotoli scelti”; 2) symmigèis è da intendersi nel senso di
“rotoli miscellanei”, mentre amigèis indica i “rotoli contenenti una sola
opera”. Sul problema vd. Canfora, Le biblioteche ellenistiche, pp. 11-13, il
quale ritiene che con “libri symmigèis” si devono intendere i rotoli che,
insieme ad altri, formavano un’unica opera, mentre i “libri amigèis” sono
i rotoli contenenti una sola opera. Vd. anche Delia, From Romance to
Rhetoric, p. 1458 («400,000 rolls containing multiple works» e «90,000
single-opus rolls»); Blum, Kallimachos, p. 105 («400,000 mixed and
90,000 unmixed and single books»).
102
Altri autori cristiani ricordano il Serapeo come luogo in cui si
sarebbero trovate le collezioni librarie (bibliothecae) dei Tolemei e dove
capitolo 2 95
105
Sulla repressione di Tolemeo VIII e sul progressivo decadere del
Museo vd. cap. 3 § 10.2 e cap. 4 § 1. Sulla distruzione del Bruchion du-
rante l’assedio di Aureliano nel 273 d.C. vd. cap. 1 § 10 e cap. 4 § 3. Non
vi sono resti archeologici che consentano di individuare la biblioteca
del Serapeo, ma si possono solo formulare delle ipotesi: vd. McKenzie
- Gibson - Reyes, Reconstructing the Serapeum in Alexandria, cit., pp. 99-
100. Si è anche ipotizzato che la biblioteca del Serapeo contenesse i libri
scartati dal Museo e che fosse destinata ai profani e non agli studiosi che
vivevano ed erano mantenuti all’interno del Museo: vd. Canfora, Le
biblioteche ellenistiche, pp. 13-14; Blanck, Il libro nel mondo antico, p. 197.
106
Amm. Marc. XXII 16, 12-13: vd. cap. 1 § 9.
capitolo 2 97
107
Hist. adv. paganos VI 15, 31-32. La cifra 700.000 è riportata anche
da Ammiano Marcellino (XXII 16, 13).
108
Sull’incendio di Cesare si rimanda al cap. 4 § 2.
109
Arist. ep. 10. Vd. supra § 2. La cifra è conservata anche da Giuseppe
Flavio nelle Antichità giudaiche (XII 13).
110
De mens. et pond. 269-270. A proposito del dialogo tra Tolemeo
Filadelfo e Demetrio, nel IX secolo Giorgio Sincello (Chron. 329
Mosshammer) riporta la cifra di 100.000.
98 la biblioteca di alessandria
111
Proll. de com., pr. 2; cfr. supra, § 6.
112
Ath., Deipn. V 203 e.
113
Il problema degli errori riguarda anche la tradizione concernente
la collezione tolemaica. Infatti i manoscritti delle fonti che abbiamo
citato contengono in più di un caso cifre diverse tra di loro: vd. Canfo-
ra, Aristea, pp. 68-69. Sulla questione vd. più ampiamente cap. 4 § 2.1.
capitolo 2 99
114
Bagnall, Alexandria, pp. 352-356.
115
Cfr. cap. 4 § 2.1.
116
Cfr. Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 324; Delia, From Romance
to Rhetoric, p. 1451.
100 la biblioteca di alessandria
117
Vd. Blanck, Il libro nel mondo antico, pp. 252-256: lo studioso illustra
anche un confronto con Pergamo, dove sono stati individuati degli ambien-
ti nel santuario di Atena Polias che dovevano essere adibiti a biblioteca.
118
Ath., Deipn. V 203 e. Anche a proposito di Pergamo Strabone
(XII 4, 2) parla di “biblioteche”, al plurale.
Capitolo 3
Scienza e filologia
nella Biblioteca di Alessandria
1. Gli inizi
2
Suda [Φ 441] s.v. Φιλόχορος (= Philoch., FGrHist 328 T1): (...)
κατὰ δὲ τοὺς χρόνους γέγονεν ὁ Φιλόχορος Ἐρατοσθένους, ὡς ἐπιβαλεῖν
πρεσβύτῃ νέον ὄντα Ἐρατοσθένει. («Filocoro visse nella medesima età
di Eratostene, essendo giovane mentre Eratostene era anziano»).
capitolo 3 103
3
Su Alessandro Etolo l’edizione corrente è quella di E. Magnel-
li, Alexandri Aetoli testimonia et fragmenta (“Università degli Studi di
Firenze - Dipartimento di Scienze dell’Antichità «Giorgio Pasqua-
li» - Studi e testi”, 15), Firenze 1999. Cfr. inoltre G. Knaack, s.v. Ale-
xandros 84), in RE I, Stuttgart 1894, coll. 1447-1448; Pfeiffer, SFC,
pp. 200-201; E. Magnelli, Alessandro Etolo poeta «di provincia» (o i
limiti del callimachismo), in R. Pretagostini, La letteratura ellenisti-
ca. Problemi e prospettive di ricerca. Atti del Colloquio Internazionale
(Università di Roma “Tor Vergata”, 29-30 aprile 1997) [“Seminari ro-
mani di cultura greca. Quaderni”, 1], Roma 2000, pp. 113-126.
104 la biblioteca di alessandria
2. La diòrthosis
4
Su Licofrone l’edizione d’uso è quella di A. Hurst, Lyco-
phron. Alexandra (“Collection des Universités de France, Série
grecque”), Paris 2008. Cfr. inoltre, nell’abbondante bibliografia
sull’Alessandra e sul suo autore, K. Ziegler s.v. Lykophron 8), in
RE XIII.2, Stuttgart 1927, coll. 2316-2381; S. Josifović, s.v. Lyko-
phron 8), in RE Suppl. 11, Stuttgart 1968, coll. 888-930; Pfeiffer,
SFC, pp. 201-202; P.A.M. Leone, Scholia vetera et paraphrases in
Lycophronis Alexandram, Galatina 2002.
106 la biblioteca di alessandria
3. Le glosse di Filita
7
Schol. vetera in Hom. Il. X 397, 9a.
8
Sui resti dell’opera grammaticale di Filita cfr. ora la nuova edizione
di E. Dettori [Filita grammatico. Testimonianze e frammenti (“Seminari
Romani di Cultura Greca. Quaderni”, 2), Roma 2000], che ha sostituito
quella ormai molto datata di W. Kuchenmüller (Philetae Coi reliquiae,
Bonnae 1928). Cfr. inoltre Pfeiffer, SFC, pp. 159-165; E. Dettori,
La «filologia» di Filita di Cos (con qualche osservazione sulla filologia
del III sec. a. C.), in Pretagostini, La letteratura ellenistica. Problemi
e prospettive di ricerca, cit., pp. 183-198. Anche i frammenti poetici sono
ora disponibili in una nuova edizione critica: L. Sbardella, Filita. Te-
stimonianze e frammenti poetici (“Seminari Romani di Cultura Greca.
Quaderni”, 3), Roma 2000. L’insieme dei frammenti di Filita – gram-
maticali e poetici – è inoltre stato edito da K. Spanoudakis, Philitas of
Cos (“Mnemosyne. Supplements”, 229), Leiden - Boston - Köln 2002.
capitolo 3 109
9
Strabo XIV 2, 19; cfr. anche Suda [Φ 332] s.v. Φιλήτας, ove è detto
γραμματικὸς κριτικός.
10
Hermesian., fr. 7, 75-78 Powell (= Philitas, T3 Dettori).
Una statua di Filita – forse quella stessa di Cos, più probabilmente
un’altra dedicatagli ad Alessandria, è menzionata in un epigramma
di Posidippo di Pella (nr. 63 Austin - Bastianini).
110 la biblioteca di alessandria
11
Marm. Par., FGrHist 239 B 19.
12
Suda [Φ 332] s.v. Φιλήτας· (...) ἐγένετο δὲ καὶ διδάσκαλος τοῦ
δευτέρου Πτολεμαίου (...).
13
Suda [Ζ 74] s.v. Ζηνόδοτος.
14
Callim., Aet. I 9-10: ἀλλὰ καθέλ[κει / ····πο]λὺ τὴν μακρὴν ὄμπνια
Θεσμοφόρο[ς. Che la menzione della “feconda Thesmophoros”, nascon-
da un’allusione alla Demetra di Filita è messo in luce dagli scoli fioren-
tini al passo (PSI XI 1219): [παρα]τίθεταί τε ἐν σ(υγ)κρίσει τὰ ὀλίγων
στί[χ(ων) ὄν]τ(α) ποιήματα Μιμνέρμου τοῦ Κο[λοφω]νίου καὶ Φιλίτα
τοῦ Κῴου βελτίονα [τ(ῶν) πολ]υστίχων αὐτ(ῶν) φάσκων εἶναι [····].
15
In cui un personaggio di nome Simichida, che nell’isola di Cos si
sta recando alla festa delle Talisie, si vanta di essere anch’egli un porta-
voce delle Muse, malgrado non si senta ancora all’altezza di Sicelida di
Samo e neppure di Filita (Idyllia VII 37-41).
capitolo 3 111
16
Bibliografia essenzialissima: H. Duentzer, De Zenodoti studiis
Homericis, Gottingae 1848; K. Nickau, Zenodotos 3), in RE X.A1, Stutt-
gart 1972, coll. 23-45; Pfeiffer, SFC, pp. 181-200; ancora K. Nickau,
Untersuchungen zur textkritischen Methode des Zenodotos von Ephesos,
Berlin 1977; J. Lallot, Zénodote ou l’art d’accommoder Homère, in
Jacob - de Poulignac, Alexandrie IIIe siècle av. J.-C., pp. 93-99; Fr.
Montanari, Zenodotus, Aristarchus and the Ekdosis of Homer, in G.W.
Most (ed.), Editing Texts / Texte edieren (“Aporemata”, 2), Göttingen
1998, pp. 1-21; West, Studies in the Text and Transmission, cit., p. 33-45.
17
Suda [Ζ 74] s.v. Ζηνόδοτος, Ἐφέσιος, ἐποποιὸς καὶ γραμματικός,
μαθητὴς Φιλητᾶ, ἐπὶ Πτολεμαίου γεγονὼς τοῦ πρώτου, ὃς καὶ πρῶτος
τῶν Ὁμήρου διορθωτὴς ἐγένετο καὶ τῶν ἐν Ἀλεξανδρείᾳ βιβλιοθηκῶν
προὔστη καὶ τοὺς παῖδας Πτολεμαίου ἐπαίδευσεν.
112 la biblioteca di alessandria
18
In cui si legge che “il vecchio scrittore che inventò lo Zeus Pan-
cheo” – cioè Evemero di Messene (330-250 a.C. circa), noto per aver
capitolo 3 113
21
Il primo a dotarsi di una copia di Omero per uso personale sarebbe
stato Antimaco di Colofone (V-IV secolo a.C.): Pfeiffer, SFC, p. 167.
116 la biblioteca di alessandria
27
L’espressione greca utilizzata dalla Suda, γράμματα ἐδίδασκεν, fa
infatti pensare a un insegnamento di tipo elementare.
28
Ep. 32: οἶδ᾽ ὅτι μευ πλούτου κενεαὶ χέρες (...).
29
Sergius, Expl. in Donatum I (Grammatici Latini, IV, p. 530). Di
Ermocrate di Iaso, oltre al legame con Callimaco, non si sa altro; per
qualche ipotesi sulla sua attività cfr. Funaioli, s.v. Hermokrates 11), in
RE VIII.1, 1912, coll. 887-888. La riscoperta dell’antica Iaso, presso l’at-
tuale golfo di Güllük in Turchia, si deve tra l’altro alla Scuola Archeo-
logica Italiana di Atene.
30
Ep. 35: Βαττιάδεω παρὰ σῆμα φέρεις πόδας εὖ μὲν ἀοιδήν / εἰδότος,
εὖ δ᾽ οἴνῳ καίρια συγγελάσαι.
31
Carica che rivestì dal 276 al 250.
capitolo 3 119
32
Tzetzes, Proll. de com., pr. 1: (...) Ἀλέξανδρος ὤρθου τὰ τραγικά,
Λυκόφρων τὰ κωμικά· νεανίαι ἦσαν Καλλίμαχος καὶ Ἐρατοσθένης.
33
La nascita di Eratostene è datata dalla Suda ([Ε 2898] s.v.
Ἐρατοσθένης) alla 126a Olimpiade (276-273 a.C.). Strabone però
afferma che avrebbe avuto per maestro Zenone (I 2, 2), morto nel
120 la biblioteca di alessandria
que dare per certo che il poeta continuò a lavorare alla corte
dei Tolemei, circondato da numerosi e illustri allievi 34, sino
alla morte, sopravvenuta in data sconosciuta 35.
La seconda parte della voce della Suda contiene un elen-
co selettivo – ma non per questo meno impressionante –
degli scritti callimachei:
36
Appena ventiquattro, nell’edizione callimachea di Rudolf Pfeif-
fer (frr. 429-452), più uno dubbio (fr. 453 = Suda [Ο 251] s.v. Ὅμηρος).
A nostra conoscenza, non ne esiste alcuna traduzione moderna in ita-
liano; per una versione inglese cfr. Fr.J. Witty, The Pinakes of Callima-
chus, in «Library Quarterly» 28:174, 1958, pp. 132-136.
122 la biblioteca di alessandria
37
Così ad esempio Canfora, La biblioteca scomparsa, p. 47.
capitolo 3 123
38
Ath., Deipn. XIII 585 b (= fr. 433 Pf.).
39
Nei frammenti sono esplicitamente citati solo tre di questi Pina-
kes parziali: quello delle leggi (Ath., Deipn. XIII 585 b = fr. 433 Pf.);
quello dell’oratoria (Ath., Deipn. XV 669 d-e = fr. 430 Pf.); e quello
delle opere di vario genere (τῶν παντοδαπῶν συγγραμμάτων Πίναξ:
Ath., Deipn. VI 244 a = fr. 434 Pf.; XIV 643 e = fr. 435 Pf.). Alcuni
generi letterari si ricavano in modo indiretto (e cioè storia, filosofia,
poesia corale, commedia), altri sono non attestati ma certi (poesia tra-
gica, epica etc.), altri ancora sono possibili (medicina, grammatica).
124 la biblioteca di alessandria
40
Schol. in Aristoph. Aves 692 (= fr. 431 Pf.).
41
Ath., Deipn. II 70 a (= FGrHist 1 T15 = fr. 437 Pf.). In realtà, il
nome Νησιώτου nasce per un antico fraintendimento di εἰ γνήσιον
τοῦ, “se è realmente di”, come ha persuasivamente dimostrato Giu-
capitolo 3 125
45
Dion. Hal., Din. 1 (= fr. 447 Pf.).
46
Phot., Bibl. 265, p. 491b (= fr. 446 Pf.).
capitolo 3 127
47
Sen., Tranq. 9, 5; per il testo cfr. cap. 4 § 2.
128 la biblioteca di alessandria
48
Frr. 453-456 Pf.
49
Anche di quest’opera ci restano poche testimonianze: cfr. frr.
618-630 Rose.
50
Uno scolio al v. 553 delle Nuvole di Aristofane testimonia in-
fatti che secondo Eratostene la critica callimachea alle Didascalie di
Aristotele, per aver collocato il Prostituto di Eupoli tre anni dopo le
Nuvole, era ingiustificata (fr. 454 Pf.).
capitolo 3 129
51
Ath., Deipn. I 22 d (= Timon, fr. 12 Di Marco = 60 Wachsmuth):
πολλοὶ μὲν βόσκονται ἐν Αἰγύπτῳ πολυφύλῳ / βιβλιακοὶ χαρακῖται
ἀπείριτα δηριόωντες / Μουσέων ἐν ταλάρῳ. Su questa testimonianza
vd. cap. 2 § 5.
130 la biblioteca di alessandria
52
POxy X 1241, p. 100.
53
POxy X 1241, col. II: Ἀπολλώ]ν[ι]ος Σιλλ έως Ἀλεξανδρεύς, | ὁ
[κ]αλούμενος Ῥόδιος, Καλ|λ[ι]μάχου γνώριμος· οὗτος | ἐγ³έ³ν³ε³τ³ο³ καὶ
δι δ³ ³ά³σ³ κ³α³ λ³ος το³ῦ³ | π³ρ³ώτου (re vera τρίτου) βασιλέως. τοῦτον | δ[ι]
εδέξατο Ἐρατοσθένης· | μεθ’ ὃν Ἀριστοφάνης Ἀπελ|λοῦ Βυζάντιος
[καὶ Ἀρίσταρ|χος]· εἶτ’ Ἀπολλώνιος ὁ Ἀλεξαν|δρεὺς ὁ <ε>ἰδογράφος
καλούμε|νος· μεθ᾽ ὃν Ἀρίσταρχος Ἀρι|στάρχου Ἀλεξανδρεὺς ἄνω|θεν
δὲ Σαμοθρᾴξ· οὗτος καὶ | διδ[ά]σκαλος [ἐ]γ³ἐ³ν³ε³[το] τῶν | τοῦ ‹Νέου ?›
Φιλοπάτορος τέκνων· | μεθ’ ὃν Κύδας ἐκ τῶν λογχο|φ[ό]ρων· ἐπὶ
δὲ τῷ ἐνάτῳ | [βα]σιλεῖ ἤκμασαν Ἀμμ³ ώ³ |[νι]ο³ς ³ καὶ Ζηνό[δοτος] καὶ
Διο|[κλ]ῆς καὶ Ἀπολλό[δ]ωρος γραμ|[μα]τικοί.
capitolo 3 131
54
Cfr. Blum, Kallimachos, p. 127.
132 la biblioteca di alessandria
55
Suda [Α 3419] s.v. Ἀπολλώνιος.
capitolo 3 133
56
Stando infatti all’enciclopedia bizantina ([Κ 227] s.v.
Καλλίμαχος), l’Ibis, un poemetto di Callimaco, avrebbe avuto per
bersaglio proprio Apollonio: τῶν δὲ αὐτοῦ βιβλίων ἐστὶ καὶ ταῦτα·
(...) Ἴβος, ἔστι δὲ ποίημα ἐπιτετηδευμένον εἰς ἀσάφειαν καὶ λοιδορίαν,
εἴς τινα Ἴβον, γενόμενον ἐχθρὸν τοῦ Καλλιμάχου· ἦν δὲ οὗτος
Ἀπολλώνιος, ὁ γράψας τὰ Ἀργοναυτικά.
57
Fr. 1, ll. 1-12 Pfeiffer.
58
Le sole altre attestazioni sono uno scolio a Pindaro (in Pyth. II
init.) e la voce Εἰδογράφος dell’Etymologicum Magnum, un lessico
enciclopedico del XII secolo.
134 la biblioteca di alessandria
66
Approssimativamente dal 260 al 245 a.C.
67
Sul rapporto fra Eratostene e Archimede cfr. in particolare
Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, pp. 399-415.
capitolo 3 137
68
Caelestia I 7, 49-121 Todd. Dello scritto di Cleomede non esiste,
a nostra conoscenza, una traduzione italiana integrale; una versione
inglese è apparsa di recente: A.C. Bowen - R.B. Todd (eds.), Cleo-
medes’ Lectures on Astronomy. A Translation of The Heavens, Berke-
ley - Los Angeles - London 2004. Sul problema della misurazione
eratostenica cfr. anche R.R. Newton, The sources of Eratosthenes’
Measurement of the Earth, in «Quarterly Journal of the Royal Astro-
nomical Society» 21, 1980, pp. 379-387; B.R. Goldstein, Eratosthe-
nes on the Measurement of the Earth, in «Historia Mathematica» 11,
1984, pp. 411-416; J. Dutka, Eratosthenes’ Measurement of the Earth
Reconsidered, in «Archive for History of Exact Sciences» 46.1, 1993,
pp. 55-66; N. Nicastro, Circumference. Eratosthenes and the Ancient
Quest to Measure the Globe, New York 2008.
138 la biblioteca di alessandria
69
Il metodo (ἔφοδος) seguito da Eratostene per la determinazione del
meridiano terrestre è illustrato da Cleomede insieme a quello “più sem-
plice” (ἁπλουστέρα) utilizzato da Posidonio. Sui limiti della testimonianza
di Cleomede, che fra l’altro vive nel II secolo d.C., quando è probabile che
pochi potessero ancora accedere allo scritto eratostenico, cfr. da ultimo A.
Bowen, Cleomedes and the Measurement of the Earth. A Question of Proce-
dures, in «Centaurus» 45, 2003, pp. 59-68, con ulteriore bibliografia.
70
Così Russo, La rivoluzione dimenticata, p. 293.
71
Caelestia I 7, 49 Todd: καὶ ἡ μὲν τοῦ Ποσειδωνίου ἔφοδος περὶ τοῦ
κατὰ τὴν γῆν μεγέθους τοιαύτη, ἡ δὲ τοῦ Ἐρατοσθένους γεωμετρικῆς
ἐφόδου ἐχομένη, καὶ δοκοῦσά τι ἀσαφέστερον ἔχειν.
capitolo 3 139
72
Si veda ad esempio il libro illustrato di K. Trumble (testo) e R.
MacIntyre Marshall (disegni), The Library of Alexandria, New York
2003, p. 25.
73
Così ancora Russo, La rivoluzione dimenticata, p. 93.
140 la biblioteca di alessandria
74
Aristoph., Nub. 200-214.
capitolo 3 141
75
FGrHist 133; su Nearco cfr. anche E. Badian, Nearchus the Cre-
tan, in «YCIS» 24, 1975, pp. 147-170.
142 la biblioteca di alessandria
76
Per i frammenti cfr. FGrHist 715. Su Megastene vedi inoltre A.B.
Bosworth, The Historical Setting of Megasthenes’ Indica, in «CPh» 91,
1996, pp. 113-127; A. Zambrini, A proposito degli Indika di Megastene, in
«ASNP» 17, 1987, pp. 139-154.
capitolo 3 143
77
Strabo I 4, 1.
78
Con ben 105 citazioni (su un totale di 155), Strabone è di gran
lunga la nostra principale fonte sulla Geografia di Eratostene; i dati
sono ricavati dalla recentissima traduzione inglese commentata,
ma priva di testo critico, di D.W. Roller, Eratosthenes’ Geography,
Princeton (NJ) 2010. Su Strabone quale trasmissore dell’opera geo-
grafica di Eratostene cfr. in particolare S. Bianchetti, L’Eratostene
di Strabone, in «Pallas» 72, 2006, pp. 35-46.
144 la biblioteca di alessandria
79
Strabo I 3, 11.
80
Su cui cfr. A. Möller, Epoch-making Eratosthenes, in «GRBS»
45, 2005, pp. 245-260.
capitolo 3 145
81
Plut., Num. 6 (= Hippias, FGrHist 6 F2).
82
Cfr. F. Jacoby, Das Marmor Parium, Berlin 1904, e FGrHist 239.
146 la biblioteca di alessandria
8. Aristofane di Bisanzio
88
Cfr. in proposito Th.O.H. Achelis, De Aristophanis Byzantii
argumentis fabularum. I, in «Philologus» 72, 1913, pp. 414-441; Id.,
De Arist. Byz. arg. fab. II, in «Philologus» 72, 1913, pp. 518-545; Id.,
De Arist. Byz. arg. fab.. III, in «Philologus» 73, 1914-1916, pp. 122-153.
W.J.W. Koster, De Aristophane Byzantio argumentorum metricorum
auctore, in F. Stiebitz - R. Hosek (curr.), Charisteria Francisco No-
votný Octogenario Oblata, Praha 1962, pp. 43-50.
capitolo 3 149
9. Il grande Aristarco
89
Suda [Α 3936] s.v. Ἀριστώνυμος, κωμικός. (...) καὶ προέστη τῆς τοῦ
βασιλέως βιβλιοθήκης μετὰ Ἀπολλώνιον, ἔτος ἄγων ξβ. διασκευασθεὶς δὲ ὡς
βουλευόμενος πρὸς Εὐμενῆ φυγεῖν, ἐφυλάχθη ἐν εἱρκτῇ χρόνον τινά. «Ari-
stonimo, poeta comico. (...) Fu a capo della biblioteca reale dopo Apollo-
nio, all’età di sessantadue anni. Essendo stato arrestato per aver progettato
di rifugiarsi da Eumene, fu trattenuto in prigione per qualche tempo».
150 la biblioteca di alessandria
90
Cfr. Etym. Magn. s.v. Εἰδογράφος.
91
Bibliografia essenziale: K. Lehrs, De Aristarchi studiis Homericis,
Lipsiae 18823; A. Ludwich, Aristarchs Homerische Textkritik nach den
Fragmenten des Didymos, Leipzig 18852; L. Cohn, s.v. Aristarchos 22, in
RE II.1, Stuttgart 1895, coll. 862-873; Id., s.v. Aristarchos 22, in RE Suppl.
1, Stuttgart 1903, col. 132; Pfeiffer, SFC, pp. 329-360; M.J. Apthorp,
The Manuscript Evidence for Interpolation in Homer (“Bibliothek der
klassischen Altertumswissenschaften” 2. Reihe, 71), Heidelberg 1980,
passim; D. Lührs, Untersuchungen zu den Athetesen Aristarchs in der
Ilias und zu ihrer Behandlung im Corpus der exegetischen Scholien, Hil-
desheim 1992; Montanari, Zenodotus, Aristarchus and the Ekdosis of
Homer, cit. (1998); St. Matthaios, Untersuchungen zur Grammatik
Aristarchs: Texte und Interpretation zur Wortartenlehre (“Hypomne-
mata”, 126), Göttingen 1999; Fr. Schironi, I frammenti di Aristarco
di Samotracia negli etimologici bizantini. Introduzione, edizione critica e
commento (“Hypomnemata”, 152), Göttingen 2004.
capitolo 3 151
92
Il codice (Marcianus Graecus 454 = 822), conservato presso la Bi-
blioteca Marciana di Venezia, è ora consultabile anche online, ad altissi-
ma risoluzione, all’indirizzo http://chs75.chs.harvard.edu/manuscripts/.
93
Cui viene solitamente associato il motto Ὅμηρον ἐξ Ὁμήρου
σαφηνίζειν, “illustrare Omero con Omero”, che però si deve a un
filologo molto più recente, Porfirio di Tiro (III secolo d.C.): cfr.
Porphyr., Quaestiones homericae I 56.
94
Ath., Deipn. I 12 f.
capitolo 3 153
95
Su Aristonico cfr. L. Friedlaender, Aristonici περὶ σημείων
Ἱλιάδος reliquiae emendatiores, Gottingae 1853; O. Carnuth, Aristonici
περὶ σημείων Ὁδυσσείας reliquiae emendatiores, Lipsiae 1869.
96
Editio princeps: B.P. Grenfell - A.S. Hunt, The Amherst Papyri,
II, London 1901, n. 12, pp. 3-4.
97
Su Didimo, oltre ai titoli citati nel cap. 4 alle note 4 e 5, cfr. M.
Schmidt, Didymi Chalcenteri grammatici Alexandrini fragmenta quae
capitolo 3 155
10.1. Premessa
100
Ath., Deipn. IV 184 b-c (= Andron, FGrHist 246 F1); cfr. Deipn.
XII 549 d-e.
101
Strabo XVII 1, 11; Plut., Cor. 11, 2.
102
Alc., fr. 129, 29 Lobel - Page.
158 la biblioteca di alessandria
103
Ath., Deipn. IV 184 b-c (= Andron, FGrHist 246 F1).
104
Così anche Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 333.
105
L’identificazione di Apollodoro con Apollodoro di Atene
e di Ammonio con l’omonimo studioso che secondo la Suda ([Α
1641] s.v. Ἀμμώνιος) sarebbe subentrato ad Aristarco nella guida
della scuola non è impossibile, ma è resa precaria dal fatto che tali
nomi sono molto comuni, e qui peraltro non accompagnati dal pa-
tronimico. Per tale ipotesi cfr. ad es. C.D. De Luca, A proposito di
capitolo 3 159
1. Premessa
La crisi del 145 a.C., di cui abbiamo parlato alla fine del
capitolo precedente, non segnò la fine del Museo, che tra-
scorso qualche tempo ricominciò la sua attività; abbiamo
infatti, come si ricorderà (cfr. cap. 1 § 2), la testimonianza
oculare di Strabone, il quale ne parla come di un’istitu-
zione perfettamente funzionante, con l’unica novità che
il sacerdote capo, un tempo designato dai Tolemei, ora è
scelto da Cesare Augusto 1.
E tuttavia, molto è cambiato. Dopo l’allontanamento di
Aristarco e dei suoi seguaci la direzione centralizzata degli
studi ha lasciato il posto, progressivamente, a una serie di
circoli legati a singoli maestri. Tra le personalità più signifi-
cative dell’epoca post-aristarchea vi è nel I secolo a.C. Didi-
mo di Alessandria, del quale abbiamo già ricordato l’ecce-
zionale produttività scientifica: 3500 libri secondo la Suda 2,
addirittura 4000 per Seneca 3. Sono cifre apparentemente
inverosimili, giacché si è calcolato che in trentacinque anni
1
Strabo XVII 1, 8. Il geografo soggiornò ad Alessandria fra il 24 e
il 20 a.C.: Fraser, Ptolemaic Alexandria, I, p. 7; II, pp. 12-13.
2
Suda [Δ 872] s.v. Δίδυμος.
3
Sen., Ep. 88, 37.
162 la biblioteca di alessandria
4
Uno di questi, un commento a Demostene, ci è parzialmente
pervenuto tramite un papiro (PBerolin 9780): cfr. L. Pearson - S.
Stephens, Didymi in Demosthenem commenta, ed., Stutgardiae 1983.
Tra gli studi su Didimo e sul commentario demostenico cfr. – oltre al
contributo di Paul Foucart citato alla nota successiva – C.A. Gibson,
Interpreting a Classic. Demosthenes and his Ancient Commentators,
Berkeley (CA) 2002, pp. 77-136; Harding, Didymos, cit.
capitolo 4 163
5
Cfr. P. Foucart, Étude sur Didymos d’après un papyrus de Berlin,
Paris 1907, pp. 11-12.
6
Cfr. POxy XXVII 2471, in cui viene menzionato un certo Vale-
rius Fan(n)ianus, custode del grande tempio di Serapide, praefectus
vigilum e appunto membro del Museo [ll. 2-3: τῶν ἐν τῷ Μουσίῳ
(sic) / σιτουμένων ἀτελῶν].
164 la biblioteca di alessandria
7
Una tavola degli undici membri del Museo attestati per via pa-
piracea è fornita in appendice da N. Lewis, The Non-Scholar Mem-
bers of the Alexandrian Museum, in «Mnemosyne» s. 4, 16.3, 1963,
pp. 257-261. Quanto alle fonti letterarie, risulta ad esempio che l’im-
peratore Adriano avrebbe onorato Dionisio di Mileto e Polemone
di Smirne affi liandoli al Museo col diritto al pasto pubblico (Phi-
lostratus, Vitae soph. I 524; 532-533).
8
Così lo storico latino Svetonio (Claudius 42); ma il testo latino
(ueteri Alexandriae Musio additum ex ipsius nomine ‹nouum›) è am-
biguo, e non è possibile determinare con sicurezza se il nuovo Mu-
seo sia stato edificato ad Alessandria o – eventualmente – a Roma.
capitolo 4 165
12
Caes., B. civ. III 111.
13
B. Alex. 1, 3: nam ‹ab› incendio fere tuta est Alexandria, quod sine
contignatione ac materia sunt aedificia et structuris ac fornicibus continen-
tur tectaque sunt rudere aut pavimentis.
capitolo 4 169
tatore. Quel che conta, in ogni caso, è che le fonti più vicine
agli avvenimenti non fanno alcun accenno alla distruzione di
libri o edifici in conseguenza dell’incendio delle navi.
Tra le nostre fonti, il primo ad affermare che il fuoco si
estese agli edifici adiacenti al porto è il poeta Lucano (39-65
d.C.), il quale nel decimo libro del Bellum civile, un poema
dedicato proprio alla guerra tra Pompeo e Cesare, rievoca
con queste parole l’incendio delle navi:
14
Lucan., BC X 491-503: piceo iubet unguine tinctas / lampadas inmitti
iunctis in uela carinis; / nec piger ignis erat per stuppea uincula perque /
manantis cera tabulas, et tempore eodem / transtraque nautarum summique
arsere ceruchi. / iam prope semustae merguntur in aequora classes, / iamque
hostes et tela natant. nec puppibus ignis / incubuit solis; sed quae uicina
fuere / tecta mari longis rapuere uaporibus ignem, / et cladem fouere Noti,
percussaque flamma / turbine non alio motu per tecta cucurrit / quam solet
aetherio lampas decurrere sulco / materiaque carens atque ardens aere solo.
170 la biblioteca di alessandria
15
Sen., Tranq. 9, 5: quadraginta milia librorum Alexandriae arse-
runt; pulcherrimum regiae opulentiae monumentum alius laudauerit, si-
cut T. Liuius, qui elegantiae regum curaeque egregium id opus ait fuisse:
capitolo 4 171
non fuit elegantia illud aut cura, sed studiosa luxuria, immo ne studiosa
quidem, quoniam non in studium sed in spectaculum comparauerant,
sicut plerisque ignaris etiam puerilium litterarum libri non studiorum
instrumenta sed cenationum ornamenta sunt.
16
Ibid., 9, 4: onerat discentem turba, non instruit, multoque satius est
paucis te auctoribus tradere quam errare per multos.
17
Qui e nel resto del volume i vocaboli latini liber, volumen e quelli
greci βίβλος, βιβλίον sono resi in italiano, senza differenza di significato,
con “libro” (naturalmente nell’accezione antica del termine) o “rotolo”,
secondo una convenzione ormai generalizzata (cfr. da ultimo Blanck,
Il libro nel mondo antico, pp. 118-119; cfr. anche E.G. Turner, Papiri greci,
tr. it. a cura di M. Manfredi, Roma 2002, p. 27). Perciò espressioni quali
“40.000 rotoli” o “40.000 libri” sono da considerarsi equivalenti.
18
Così Parsons, The Alexandrian Library, p. 293.
172 la biblioteca di alessandria
19
Le Periochae sono un sommario dell’opera liviana composto fra
III e IV secolo d.C.; cfr. in appendice s.v. Tito Livio.
capitolo 4 173
20
Liv., Per. CXII: Caesar dictator creatus Cleopatram in regnum Ae-
gypti reduxit et inferentem bellum Ptolemaeum isdem auctoribus, quibus
Pompeium interfecerat, cum magno suo discrimine evicit.
21
Florus, Epit. II 13: quam ubi Caesar restitui iussit in regnum,
statim ab isdem percussoribus Pompei obsessus in regia quamvis exigua
manu ingentis exercitus molem mira virtute sustinuit. ac primum proxi-
morum aedificiorum atque navalium incendio infestorum hostium tela
submovit, mox in paeninsulam Pharon subitus evasit.
174 la biblioteca di alessandria
23
Ci riferiamo al Thesaurus Linguae Graecae realizzato presso la
University of California, Irvine, a partire dal 1972. Tale corpus, prece-
dentemente disponibile su cd-rom, è ora consultabile esclusivamente
online (previo abbonamento) all’indirizzo http://www.tlg.uci.edu/.
24
Il rapporto di 40:1 fra opere perdute e superstiti fu persuasiva-
mente stimato, per la sola storiografia greca d’età classica ed ellenisti-
ca, da Hermann Strasburger (Umblick im Trümmerfeld, cit., spec. p.
15); è da credere che suppergiù le stesse proporzioni valgano per gli
altri generi letterari della medesima epoca.
176 la biblioteca di alessandria
25
Plut., Caes. 49, 6: ἐν ᾧ πρῶτον μὲν ἐκινδύνευσεν ὕδατος
ἀποκλεισθείς· αἱ γὰρ διώρυχες ἀπῳκοδομήθησαν ὑπὸ τῶν πολεμίων·
capitolo 4 177
26
NA VII 17, pr.
27
NA VII 17, 1-2.
28
NA VII 17, 3: ingens postea numerus librorum in Aegypto ab Pto-
lemaeis regibus uel conquisitus uel confectus est ad milia ferme uoluminum
septingenta; sed ea omnia bello priore Alexandrino, dum diripitur ea ciuitas,
non sponte neque opera consulta, sed a militibus forte auxiliaris incensa sunt.
capitolo 4 179
29
Deipn. V 203 e: περὶ δὲ βιβλίων πλήθους καὶ βιβλιοθηκῶν
κατασκευῆς καὶ τῆς εἰς τὸ Μουσεῖον συναγωγῆς τί δεῖ καὶ λέγειν, πᾶσι
τούτων ὄντων κατὰ μνήμην;
180 la biblioteca di alessandria
30
Isid., Etym. VI 3, 3; 3, 5: apud Graecos autem bibliothecam pri-
mus instituisse Pisistratus creditur, Atheniensium tyrannus, quam dein-
ceps ab Atheniensibus auctam Xerxes, incensis Athenis, evexit in Persas,
longoque post tempore Seleucus Nicanor rursus in Graeciam rettulit. (...)
[5] dehinc magnus Alexander vel successores eius instruendis omnium
librorum bibliothecis animum intenderunt; maxime Ptolomaeus cogno-
mento Philadelphus omnis litteraturae sagacissimus, cum studio biblio-
thecarum Pisistratum aemularetur, non solum gentium scripturas, sed
etiam et divinas litteras in bibliothecam suam contulit. nam septuaginta
milia librorum huius temporibus Alexandriae inventa sunt.
31
Cfr. e.g. Canfora, La biblioteca scomparsa, p. 140.
32
Dio Cass. XLII 38, 2: κἀκ τούτου πολλαὶ μὲν μάχαι καὶ μεθ᾽ ἡμέραν
καὶ νύκτωρ αὐτοῖς ἐγίγνοντο, πολλὰ δὲ καὶ κατεπίμπρατο, ὥστε ἄλλα
capitolo 4 181
τε καὶ τὸ νεώριον τάς τε ἀποθήκας καὶ τοῦ σίτου καὶ τῶν βίβλων,
πλείστων δὴ καὶ ἀρίστων, ὥς φασι, γενομένων, καυθῆναι.
33
Dio Cass. XLIX 43, 8: ἐπειδή τε οἱ Δελμάται παντελῶς ἐκεχείρωντο,
τάς τε στοὰς ἀπὸ τῶν λαφύρων αὐτῶν καὶ τὰς ἀποθήκας τῶν βιβλίων τὰς
182 la biblioteca di alessandria
35
Cfr. J.E. Sandys, A History of Classical Scholarship, 1: From the
Sixth Century B.C. to the End of the Middle Ages, Cambridge 19213, p.
112 e nota 7.
184 la biblioteca di alessandria
36
Il quale preferisce insistere (Caes. 35) sulla disparità di forze in
campo: [Caesar] bellum sane difficillimum gessit, neque loco neque tem-
pore aequo, sed hieme anni et intra moenia copiosissimi ac sollertissimi
hostis, inops ipse omnium rerum atque inparatus.
capitolo 4 185
37
Bibliografia scelta: P. Schnabel, Die Chronologie Aurelians, in
«Klio» 1926, pp. 363-367; C. Watzinger s.v. Palmyra, in RE XVIII.3,
1949, coll. 262-277; H. Volkmann s.v. Septimius Odaenatus, in RE
Suppl. 11, 1968, coll. 1242-1246; K. Wegenast s.v. Zenobia 2), in RE
186 la biblioteca di alessandria
38
Su Tenaginone Probo cfr. A. Stein, Tenagino Probus (Ein Beitrag
zur Glaubwürdigkeit der Historia Augusta), in «Klio» 1936, pp. 237-242;
Id. s.v. Tenagino Probus, in RE Suppl. 7, 1940, coll. 1293-1294.
39
Sul quale cfr. Stein s.v. Firmus 6), in RE VI.2, 1909, coll. 2382-2383;
Hartmann, Das palmyrenische Teilreich, cit., pp. 403-410.
188 la biblioteca di alessandria
40
SHA, Aurel. 32, 2-3: interim (...) Firmus quidam extitit, qui sibi
Aegyptum sine insignibus imperii, quasi ut esset civitas libera, vindica-
vit, ad quem continuo Aurelianus revertit, nec illic defuit felicitas solita.
[3] nam Aegyptum statim recepit (...).
41
Amm. Marc. XXII 16, 15: sed Alexandria ipsa non sensim, ut aliae
urbes, sed inter initia prima aucta per spatiosos ambitus, internisque sedi-
tionibus diu aspere fatigata, ad ultimum multis post annis Aureliano impe-
rium agente, civilibus iurgiis ad certamina interneciva prolapsis dirutisque
capitolo 4 189
44
Cfr. ad es. Watts, City and School, pp. 155-168.
45
Cod. Theodos. XVI 10, 11.
46
Socrates Schol., Hist. ecc. V 16.
capitolo 4 191
47
Ibid.: ταῦτα οὕτω γενόμενα ὁρῶντες οἱ κατὰ τὴν Ἀλεξάνδρειαν
Ἕλληνες, καὶ μάλιστα οἱ φιλοσοφεῖν ἐπαγγελλόμενοι, τὴν λύπην οὐκ
ἤνεγκαν, ἀλλὰ τοῖς πάλαι δραματουργηθεῖσι προσέθηκαν μείζονα. Sul
Serapeo cfr. cap. 1 § 9; cap. 2 § 6.
48
Socrates Schol., Hist. ecc. V 16.
192 la biblioteca di alessandria
***
In alcune fonti arabe di XIII secolo d.C. si può leggere
un’altra versione sulla fine della biblioteca di Alessandria.
La versione più ampia della storia è narrata dallo storico
egiziano Ibn al-Qiftī (1172-1248) in una raccolta di biogra-
fie di uomini dotti, ma essa divenne nota in Occidente, in
forma leggermente condensata, tramite la traduzione lati-
na – pubblicata a Oxford nel 1663 dal celebre arabista Ed-
ward Pococke – della Storia delle dinastie di Abū al-Faraj
(1226-1289), altrimenti noto come bar Hebraeus 50.
La vicenda riferita da al-Qiftī ha luogo subito dopo la
conquista araba dell’Egitto. Essa s’era completata agli ini-
zi di luglio del 640 d.C., a soli otto anni dalla morte del
profeta Maometto e a sei dall’inizio del califfato di ‘Omar,
quando il generale arabo ‘Amr ibn al-‘Ās aveva messo in
rotta l’esercito bizantino presso Heliopolis; pochi mesi
dopo anche Alessandria capitolava.
A quel tempo, racconta al-Qiftī, viveva ad Alessandria un
uomo eruditissimo, Yahyā, che ‘Amr rispettava e col quale
amava discutere di filosofia:
Un giorno Yahyā gli disse: «Tu hai già posto sotto il tuo
controllo tutti i magazzini di Alessandria ed hai sigillato tut-
to ciò che si trova in essi. Non ho obiezioni riguardo alle
49
Theodoret., Hist. eccl. V 22.
50
Historia compendiosa dynastiarum, authore Gregorio Abul-Pha-
rajio, Malatiensi Medico, Arabice edita, & Latine versa ab Edvardo
Pocockio, Oxoniae MDCLXIII.
194 la biblioteca di alessandria
51
Reso in italiano dalla traduzione inglese di Hussein Monés, in
Parsons, The Alexandrian Library, pp. 391-392.
52
Cfr. ad esempio Delia, From Romance to Rhetoric, pp. 1449-1467;
Q.A. Qassem, The Arab Story of the Destruction of the Ancient Library
of Alexandria, in M. El-Abbadi - O. Fathallah (eds.), What Hap-
pened to the Ancient Library of Alexandria?, Leiden - Boston 2008, pp.
207-211; B. Lewis, The Arab Destruction of the Library of Alexandria:
Anatomy and Myth, in El-Abbadi - Fathallah, What Happened to
the Ancient Library of Alexandria?, cit., pp. 213-217.
53
Dal confronto si chiariscono anzi alcuni punti oscuri del testo di
al-Qiftī, come la menzione – fra i paesi nei quali c’è ancora da cercar
libri – del “territorio di Rūm”, che nel De mensuris di Epifanio (l. 273)
corrisponde a τοῖς ἐν τῇ Ἑλλάδι Ῥωμαίοις, “i Romani che si trovano in
Grecia” (cioè Bisanzio).
196 la biblioteca di alessandria
54
Epiph., De mensuris et ponderibus 269-270 Moutsoulas. Per il te-
sto cfr. il cap. 2 § 4.
55
Cfr. ad es. Lewis, The Arab Destruction, cit., p. 213: «Despite the
overwhelming evidence to the contrary, some writers are still dis-
posed to believe and even repeat» – il corsivo è nostro «the story of
how the Great Library of Alexandria was destroyed by the Arabs after
their conquest of the city in 642 A.D., by order of the Caliph ‘Umar».
56
Delia, From Romance to Rhetoric, p. 1465.
Capitolo 5
Ritorno ad Alessandria
1
I. Asimov, Cronache della galassia, trad. it a cura di C. Scaglia, Milano
1974 [I ed. Oscar Mondadori; ed. or. Foundation, New York 1951], p. 28.
capitolo 5 199
9
La bibliografia e le risorse elettroniche sull’argomento sono
sterminate, dato che questi temi sono ormai discussi da molti anni.
Per una sintesi che riguarda il mondo degli studi umanistici si ri-
manda a T. Numerico - D. Fiormonte - F. Tomasi, L’umanista
digitale, Bologna 2010. In lingua inglese è fondamentale la raccolta
di studi pubblicata in S. Schreibman - R. Siemens - J. Unsworth
(eds.), A Companion to Digital Humanities, Malden (MA) 2004. Per
quanto riguarda le ricerche sull’antichità classica, si segnala il recen-
tissimo volume di G. Bodard - S. Mahony (eds.), Digital Research
in the Study of Classical Antiquity, Farnham 2010.
10
D. Tapscott - A.D. Williams, Wikinomics. How Mass Collabo-
ration Changes Everything, New York 2006. Il libro è stato tradotto in
italiano ed è ora disponibile nella seconda edizione: Wikinomics 2.0. La
collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, Firenze 2008.
capitolo 5 205
11
Tapscott-Williams, Wikinomics 2.0, cit., p. 171.
12
Il progetto che i due autori citano a modello di questo tipo
di ricerca collaborativa è il Progetto Genoma Umano, il quale, grazie
alla collaborazione tra aziende farmaceutiche e centri di ricerca, ha
permesso di ottenere in una decina d’anni molti risultati nel campo
delle conoscenze genetiche, dando vita a un enorme database pub-
blico di dati genetici: http://genomics.energy.gov/.
13
Oltre a questi due esempi che richiamano la biblioteca di Ales-
sandria, se ne potrebbero naturalmente citare molti altri. Qui si se-
208 la biblioteca di alessandria
gnala un articolo apparso nel marzo 2010 su The New Republic, dal
titolo Toward a New Alexandria: http://www.tnr.com/print/article/
books-and-arts/toward-new-alexandria.
capitolo 5 209
14
Oltre al confronto con la biblioteca di Alessandria, Tapscott e
Williams hanno anche coniato il termine ideagorà, con il quale indi-
cano spazi web dove le persone, i ricercatori e i professionisti posso-
no incontrarsi per scambiare idee e avviare collaborazioni, proprio
come nelle piazze dell’antico mondo greco (le agorài, appunto): vd.
Wikinomics 2.0, cit., p. 107 ss.
210 la biblioteca di alessandria
15
Su queste tematiche vd. E. Pierazzo, La codifica dei testi. Un’in-
troduzione, Roma 2005; F. Tomasi, Metodologie informatiche e disci-
pline umanistiche, Roma 2008; Numerico - Fiormonte - Tomasi,
L’umanista digitale, cit., p. 119 ss.
capitolo 5 211
16
Cfr. F. Ciotti, La codifica del testo, XML e la Text Encoding Ini-
tiative, in L. Bournard - C.M. Sperberg-McQueen, Il manuale
TEI Lite. Introduzione alla codifica elettronica dei testi letterari, Milano
2005, pp. 9- 42. Sul contributo che i più antichi modelli del pensiero
classico possono dare alla moderna codifica dei dati vd. M. Parodi -
A. Ferrara, XML, semantic web, e rappresentazione della conoscenza,
in «Mondo Digitale» 3, 2002, pp. 42-51.
17
Per quanto riguarda le fonti dell’antichità classica, un esempio
concreto del lavoro che lo studioso moderno deve affrontare nella
gestione delle nuove biblioteche digitali è dimostrato dal Perseus
Project (http://www.perseus.tufts.edu): vd. G. Crane - D. Bamman -
A. Jones, ePhilology: When the Books Talk to Their Readers, in R.
Siemens - S. Schreibman (eds.), A Companion to Digital Literary
Studies, Malden (MA) 2008, pp. 29-64.
212 la biblioteca di alessandria
18
Sullo sviluppo della filologia digitale (o filologia computaziona-
le) nell’ambito dell’informatica umanistica vd. A. Celentano - A.
Cortesi - P. Mastandrea, Informatica umanistica: una disciplina di
confine, in «Mondo Digitale» , 2004, pp. 44-55.
capitolo 5 213
19
R. Mordenti, Informatica e critica dei testi, Roma 2001, p. 132.
20
U. Eco, Il nome della rosa, Milano 1980.
Appendice
i. Achille Tazio
L’età in cui fiorì è ignota ma certo non posteriore al II
secolo d.C., perché a quest’epoca risale un papiro, pubblicato
nel 1989 [POxy 3836], con alcune linee di testo del romanzo
erotico in otto libri Leucippe e Clitofonte.
Secondo la Suda [(Α 4695) s.v. Ἀχιλλεὺς Στάτιος] avrebbe
anche composto un trattato Sulle sfere, delle Etimologie e una mi-
scellanea storica, di cui però non resta nulla. Da ultimo si sarebbe
convertito al Cristianesimo ascendendo al soglio episcopale, ma
la notizia è dubbia, perché più o meno le stesse cose si dicevano
sul conto di un altro romanziere, Eliodoro, che sarebbe stato
vescovo di Tricca in Tessaglia [Chronicon breve 110, 716].
La storia della bella Leucippe e del suo amato Clitofonte
– i quali, fuggiti dalla nativa Tiro per timore di uno scandalo,
vanno incontro a un’incredibile serie di peripezie, ma infine
riescono a congiungersi in matrimonio – presenta tutti i topoi
del genere: ambientazione in luoghi esotici (la vicenda si
svolge per buona parte in Egitto), rapimenti, morti apparenti,
grande abbondanza di lacrime, e soprattutto un lieto fine.
iii. Arriano
Nato tra l’85 e il 90 d.C. a Nicomedia, in Bitinia, Lucio Fla-
vio Arriano conobbe in gioventù il grande filosofo Epitteto, di
cui qualche anno dopo pubblicò i Discorsi (Διατριβαί). Entrato
sui vent’anni nell’esercito, divenne subito uno dei più stretti
collaboratori di Gaio Avidio Nigrino, console nel 110 e, più
tardi, sfortunato candidato alla successione di Traiano. Con-
temporaneamente strinse un’intensa amicizia con Adriano, il
quale, dopo l’ascesa al soglio imperiale (117), ne favorì in tutti
i modi la carriera; fu così dapprima proconsole della Spagna
Betica, poi console (nel 129 o 130), infine governatore della
Cappadocia (131-137). In quest’ultima veste fu chiamato a im-
pedire che gli Alani, una tribù barbarica nomade, dilagassero
appendice 217
v. Aulo Gellio
Nato a Roma verso il 130 d.C., poco dopo i vent’anni si recò
in Grecia per perfezionarsi negli studi filosofici; qui entrò in
amicizia con Calvisio Tauro ed Erode Attico, il ricchissimo
filosofo che spendeva il suo patrimonio adornando di splen-
didi monumenti le principali località della Grecia.
Tornato a Roma, Gellio divenne giudice extra ordinem
(cioè onorario) e pubblicò le Noctes Atticae, una miscellanea
in venti libri – oggi il libro VIII è perduto – di notizie erudite
appendice 219
x. Galeno
Nacque in Asia Minore, a Pergamo, nel 129 d.C.; il padre,
un ricco architetto, gli impartì la tradizionale educazione
filosofica, ma sulla soglia della maggiore età il ragazzo si
appassionò agli studi di medicina, che portò a termine con
numerosi maestri, dapprima a Pergamo, poi a Smirne e a
Corinto e infine ad Alessandria. Tornato a Pergamo nel
157, divenne medico dei gladiatori, acquistandosi rapida
fama; dopo pochi anni si trasferì a Roma, dove esercitò sia
la professione di medico sia quella di filosofo. Scoppiata nel
166 un’epidemia di peste, se ne tornò per qualche tempo a
Pergamo. Nel 169 rientrò a Roma e vi rimase al servizio della
casa imperiale sino alla morte, avvenuta in età assai avanzata:
verso il 210 [cfr. Suda (Γ 32) s.v. Γαληνός] o addirittura oltre.
pletare gli studi; dopo aver fatto le prime prove letterarie con
dei dialoghi filosofici [Sen., Ep. 100, 9] si rivolse completamen-
te al genere storiografico, attendendo per circa quarant’anni
alla composizione di una storia di Roma in centoquarantadue
libri, dalla fondazione alla morte di Druso (9 d.C.). L’epopea
nazionale che l’impero finalmente pacificato attendeva rese
il suo autore famosissimo: Plinio il Giovane racconta infatti
[Ep. II 3, 8] che un cittadino di Gades, spinto dal nome e dalla
gloria di Livio, Titi Liui nomine gloriaque commotum, si mise
in viaggio dalla lontana Andalusia al solo scopo di vederlo; e
dopo averlo visto se ne ripartì immediatamente.
Della storia liviana ci restano solo trentacinque libri, e cioè
i libri 1-10 (dalla fondazione al 293 a.C.) e i libri 21-45 (218-167
a.C.). Il resto è perito, ed è forse la sciagura più grave mai
capitata non solo alla letteratura latina, ma all’intera scienza
dell’antichità, sia per il valore intrinseco dell’opera, sia per la
massa di informazioni d’ogni genere che non abbiamo più;
ed anche per l’onestà e la franchezza con cui Livio giudicava
persino i padri della patria: di Cesare, ad esempio, sembra
abbia detto che era incerto se la sua nascita avesse più giovato
o nuociuto alla repubblica [Sen., Q. nat. V 18, 4]. Il contenuto
dei libri scomparsi (salvo i ll. 136-137) può essere in parte
ricostruito grazie alle Periochae, dei brevi sunti composti da
anonimi compilatori fra III e IV secolo.
xiv. Lucano
Marco Anneo Lucano nacque a Cordova il 3 novembre
del 39 d.C. La sua gens era ragguardevole e facoltosa: il padre,
figlio minore di Seneca il Vecchio, era stato procuratore del
fisco imperiale; lo zio, Seneca il Giovane, anni dopo sarebbe
appendice 227
xvii. Orosio
Paolo Orosio nacque probabilmente fra il 375 e il 380 d.C. a
Bracara, l’odierna Braga, in Galizia. In quegli stessi anni in Tra-
cia si verificava un avvenimento epocale per le sorti di Roma,
la vittoria dei Goti ad Adrianopoli contro l’imperatore Valente,
che morì in combattimento (378). Cominciava l’epoca delle
invasioni barbariche, che sarebbe culminata, pochi decenni
più tardi, nel sacco di Roma da parte dei Visigoti (410). Nel
409 i barbari occuparono anche la patria di Orosio, diventato
nel frattempo presbitero. Pur riconoscendo la disponibilità
dei nuovi venuti all’assimilazione pacifica [Hist. adv. pag. VII
41, 7], egli abbandonò presto la penisola spagnola per l’Africa,
rifugiandosi da Agostino d’Ippona (413 o 414).
Appena arrivato, scrisse per Agostino un’Istruzione sull’er-
rore dei seguaci di Priscilliano e di Origene (Commonitorium de
errore Priscillianistarum et Origenistarum); nel 415 il vescovo
di Ippona lo inviò da Girolamo a Betlemme, latore di un’im-
appendice 231
xviii. Pausania
Della sua formazione culturale sappiamo molto poco:
era probabilmente nativo dell’Asia Minore – di Pergamo o
forse della Lidia, luoghi che mostra di conoscere bene – e
certo non doveva essere povero, essendosi potuto permettere
viaggi estensivi per tutto il mondo greco.
La sua Periegesi della Grecia (Ἑλλάδος Περιήγησις), una
sorta di “guida turistica” destinata al viaggiatore colto, si
colloca in un arco di tempo molto ampio, dal regno di
Adriano a quello di Marco Aurelio (117-180 d.C.), ed è
articolata in dieci libri: 1: Attica e Megaride; 2: Corinto e
Argolide; 3: Laconia; 4: Messenia; 5-6: Elide; 7: Acaia; 8:
Arcadia; 9: Beozia; 10: Focide e Locride Ozolia. È tuttora
materia di discussione se il decimo libro, che si chiude
bruscamente, sia completo o meno: ma indipendente-
mente dal credito che si vuol accordare alla menzione di
un undicesimo libro da parte di Stefano di Bisanzio [s.v.
232 la biblioteca di alessandria
xx. Plutarco
Nacque verso il 45 d.C. a Cheronea, in Beozia, da una
famiglia molto facoltosa che gli consentì di visitare sin da
giovane i grandi centri culturali del tempo – Roma, Ales-
sandria, Atene, Corinto, Sardi – e di studiare con rinomati
maestri, come il peripatetico Ammonio.
L’immenso prestigio ben presto conseguito, nonché l’ami-
cizia con alcune importanti personalità politiche della capita-
le imperiale, gli consentirono di rappresentare efficacemente
gli interessi della propria patria. Prese anche la cittadinanza
romana (col nome di L. Mestrio Plutarco, in onore dell’amico
L. Mestrio Floro, console sotto Vespasiano), ma a Roma non
234 la biblioteca di alessandria
faceva delle notizie che traeva dalle fonti e l’uso a fini di docu-
mentazione storiografica che facciamo noi delle sue estrapo-
lazioni. Infatti e per es., pezzi di Sikeliká e di Italiká scritti nel
vivo della storia da protagonisti e comprimari degli splendori
e delle miserie della grande isola e di Siracusa (Filisto, Timeo
e altri), affiorano dalla biblioteca di un uomo che scriveva
quando da troppe generazioni, a causa di Roma, la storia locale
greca di tradizione secolare non aveva più senso come storia
scritta secondo una ridotta ma libera dimensione cittadina e
regionale, bensì soltanto come scritta secondo una rassegnata
prospettiva antiquaria e apolitica» [così D. Ambaglio, Storia
della storiografia greca, Bologna 2007, p. 109].
L’altra grande collezione di scritti plutarchei reca il nome
di Moralia (“scritti morali”, in greco Ἠθικά). Si tratta di un’ot-
tantina di saggi – non tutti autentici – sugli argomenti più
diversi (etica, filosofia, pedagogia, religione, politica, lette-
ratura, antiquaria, scienze), per lo più in forma di dialoghi o
di diatribe, cioè di saggi d’intonazione sofistica.
xxi. Posidippo
Nato a Pella, in Macedonia [cfr. ep. 118, v. 17], in un anno
imprecisabile di fine IV secolo a.C., visse e lavorò prevalente-
mente ad Alessandria, nell’età aurea dei primi due Tolemei;
la sua esistenza è attestata anche da un’iscrizione delfica che
lo onora, insieme ad altri, con la concessione della prossenia
[Fouilles de Delphes, III, 192] e da un’analoga lista di prosseni
rinvenuta a Thermos in Etolia [IG IX 1.1, 17A].
Secondo un papiro fiorentino [PSI XI 1219] sarebbe stato,
assieme ad Asclepiade di Samo, fra i Telchini che Callimaco
bollava come “ignoranti, non nati amici della Musa, (...)
236 la biblioteca di alessandria
xxiii. Strabone
Nacque da una famiglia benestante di Amasea Pontica,
in Asia Minore, al tempo in cui Pompeo riorganizzava la
regione dopo aver sconfitto Mitridate VI Eupatore (66-63
a.C. circa); la propria condizione sociale gli consentì di
viaggiare molto e di studiare con illustri maestri, quali
Aristodemo di Nysa, Xenarco di Seleucia e Tirannione
di Amiso. A Roma, in occasione di uno dei suoi frequenti
soggiorni, conobbe il grande filosofo, geografo e storico
Posidonio di Apamea, autore delle Storie dopo Polibio
in cinquantadue libri, dal 144 all’86 a.C.; sul suo esem-
pio, scrisse anch’egli dei Commentari storici (Ἱστορικὰ
Ὑπομνήματα; cfr. FGrHist 91) in quarantasette libri, oggi
perduti, che si riallacciavano analogamente a Polibio ma
per giungere sino alla fine delle guerre civili.
Ci sono invece giunti quasi per intero i diciassette libri
della Geografia, un inventario delle conoscenze geografiche
del tempo in parte basato su una diretta conoscenza dei
luoghi, ma scritto in modo stilisticamente piatto. I primi
due libri fungono da introduzione generale e contengono
una storia della scienza geografica da Omero ai tempi
di Strabone; i libri 3-10 trattano dell’Europa, i libri 11-16
dell’Asia e il libro 17 dell’Africa.
La data di composizione della Geografia è incerta; in essa
tuttavia sono registrate la fine del regno di Giuba II di Mau-
retania e l’inizio di quello di suo figlio Tolemeo (23 d.C.); a
238 la biblioteca di alessandria
xxiv. La Suda
È uno sterminato dizionario enciclopedico – trentamila
lemmi circa – redatto a Bisanzio nel X secolo d.C.
La disputa sul significato del titolo è antica. Un tempo
era comune la locuzione “lessico di Suidas”, intendendo
con Suidas il nome dell’autore. Oggi la dottrina è concorde
nel ritenere che Σοῦδα sia un titolo, di cui sono state pro-
poste varie interpretazioni: secondo alcuni significherebbe
“fortificazione”, “recinto” (un “recinto” della cultura); per
altri sarebbe l’acronimo di Συναγωγὴ Ὀνομαστικῆς Ὕλης
Δι’ Ἀλφαβήτου, cioè “Raccolta di una selva di nomi in
ordine alfabetico”; eccetera.
I lemmi sono ordinati secondo il criterio dell’antistoichìa,
cioè alfabeticamente ma raggruppando i grafemi che nel
greco bizantino corrispondevano a un’identica pronuncia.
Il valore delle notizie riportate è diseguale e va verificato
caso per caso. Tra le fonti più utilizzate dai compilatori della
Suda vi sono: a) i grandi repertori lessicali d’età imperiale
o bizantina, come il Lessico dei dieci oratori attici di Valerio
Arpocrazione (II secolo d.C.), la cosiddetta Collezione
di vocaboli utili (Συναγωγὴ λήξεων χρησίμων) e il Lessico
del patriarca Fozio (X secolo d.C.); b) gli scoli a Omero,
Sofocle, Aristofane, Erodoto, Tucidide, Luciano, Gregorio
Nazianzeno; c) i testi della tradizione storiografica greca
e bizantina, come Erodoto, Tucidide, Senofonte, Polibio,
Nicola Damasceno, Flavio Giuseppe, Arriano, Appiano,
Dione Cassio, Giovanni Antiocheno, Giorgio Monaco, gli
appendice 239
xxv. Svetonio
Gaio Svetonio Tranquillo era figlio di un tribuno di
rango equestre della Legio XIII Gemina; studiò diritto
a Roma ai tempi di Domiziano ed ebbe la protezione di
Plinio il Giovane, il quale in una lettera a Traiano [Ep. I 24,
1] lo chiama contubernalis meus, “mio compagno di tenda”,
e scholasticus dominus, “uomo di cultura”. Con Adriano
raggiunse l’apice della carriera nell’alta burocrazia statale,
divenendo segretario alla corrispondenza dell’imperatore,
ma nel 121 o 122 fu coinvolto nella caduta in disgrazia del
prefetto del pretorio Septicio Claro; costretto a ritirarsi a
vita privata, spese gli ultimi anni negli studi letterari.
Il suo capolavoro, che ci è giunto quasi integro, è una
Vita dei Cesari in otto libri: una collezione di biografie dei
primi dodici imperatori sino a Domiziano (includendo
Giulio Cesare) il cui valore sta soprattutto nel fatto che lo
storico, avendo facoltà di accedere agli archivi imperiali,
riferisce spesso notizie originali e segrete, pur non mostran-
do grandi doti di introspezione psicologica. Sopravvissuto
parzialmente è invece il De viris illustribus, un vasto trattato
di storia letteraria diviso per generi letterari di cui possedia-
mo solo venticinque schede dalla sezione sui grammatici
e i retori, tre da quella sui poeti, una da quella sugli oratori
e un’altra – purtroppo incompleta – da quella sugli storici.
Quasi interamente perduto è infine il Pratum, una miscel-
lanea enciclopedica di cui ci restano pochi frammenti.
Bibliografia essenziale
Porto Grande
Palazzo reale
Palazzo
Hep
reale
Antirrhodos Lochias
Porto di
tasta
Timonion Porto
Eunostos reale
dion
Poseidion
Teatro QUARTIERE
REALE
tavola 1
Museo Ippodromo
Kibotos Emporio
Tomba di
Alessandro
Via Canopica Porta
Canopica
Ginnasio BRUCHION
CITTÀ RHAKOTIS
DEI MORTI
Porto
del Lago
Stadio
Serapeo
0 0,5 1 1,5 2 km
Lago Mareotide
247
248
Tolemeo I Soter
Euridice Berenice I
305-283
Tolemeo II Filadelfo
Argaios Philotera Arsinoe II Arsinoe I
285-246
Tolemeo IV Filopatore
Magas Berenice Alessandro Arsinoe III
221-204
Tav. 2.1
Tolemeo V Epifane
Cleopatra I
305-81 a.C.
204-180
Tolemeo XI
Cleopatra Berenice III Alessandro II Berenice III
80
Tolemeo XII
Tolemeo di Cipro Cleopatra VI Tryphaina Nuovo Dioniso ("Aulete")
80-58, 55-51
Cleopatra Berenice IV
Tav. 2.2
81-30 a.C.
tavola 2
Tolemeo XV Filopatore
Filometore Cesare Alessandro Helios Cleopatra Selene II Tolemeo Filadelfo
44-30
Tolemeo di Mauretania
249
Indice delle fonti
i. fonti letterarie
Athenaeus Callixenus
Deipnosophistae i 3a: 52 • i 12f: FGrHist 627 F1: 87
152 • i 20d-e: 86 • i 22d: 87, 129 •
ii 70a: 124 • ii 71b: 134 • iv 139c: Chronicon breve 110, 716: 215
43 • iv 171c: 74 • iv 184b-c: 157 •
iv 184b-c: 158 • v 203e: 87-88, 90, Iohannes Chrysostomus
98, 100, 179 • v 211a: 218 • v 214d - Adversus Iudaeos, PG 48, col
215b: 50 • vi 244a: 123 • vii 329c: 851: 95
218 • xii 537f: 218 • xii 542f: 62 •
xii 549d-e: 157 • xiii 585b: 123 •
M. Tullius Cicero
xiii 593f: 60 • xiv 643e: 123 • xv
669d-e: 123 De finibus bonorum et
malorum v 1: 84
C. Iulius Caesar De legibus ii 59-64: 40
De bello civili iii 106-107: 166 • iii De Republica ii 1, 2: 62
108: 165 • iii 109: 167 • iii 111: 168 Pro Rabirio Postumo 23: 64
• iii 112: 10, 31 • iii 112, 8: 13
Clemens Alexandrinus
[C. Iulius Caesar] Protrepticus iv 48: 24
De bello Alexandrino 1, 3: 168 • Stromata i 22, 148: 67
14-22: 31 • 17-19: 10
Cleomedes
Callimachus Caelestia i 7, 49-121 Todd: 137
test. 11-12 Pfeiffer: 120 • test. 15
Pf.: 120 • test. 17 Pf.: 120 • test. Codex Theodosianus xvi 10, 11:
19 Pf.: 120 • fr. 1 Pfeiffer: 133, 236
190
• fr. 21 Pf.: 117 • fr. 32 Pf.: 118 • fr.
35 Pf.: 118 • fr. 110 Pf.: 120 • fr. 191,
9-11 Pf.: 113 • frr. 429-452 Pf.: 121 Conon
• fr. 430 Pf.: 123 • fr. 431 Pf.: 124 • FGrHist 26 F1: 38
fr. 433 Pf.: 123 • fr. 434 Pf.: 123 • fr.
435 Pf.: 123 • fr. 437 Pf.: 124 • fr. Demochares
443 Pf.: 125 • fr. 445 Pf.: 125 • fr. FGrHist 75 F4: 62
446 Pf.: 126 • fr. 447 Pf.: 126 • fr.
448 Pf.: 125 • fr. 453 Pf.: 121 • frr. Digestum x 1, 13: 40 • xlvii 22,
453-456 Pf.: 128 • fr. 454 Pf.: 128 4: 40
indice delle fonti 253
Istrus Megasthenes
FGrHist 342 T1 (= T1 Berti): FGrHist 715: 142
120 • T6 (= T6 B.): 120
Neanthes Cyzicenus
Iustinus FGrHist 84 F35: 13
Epitome xi 11, 13: 27 • xii 15, 7: 7
Nearchus Cretensis
FGrHist 133: 141
Libanius
Progymnasmata xii 25, 8: 89 Cornelius Nepos
Eumenes 5, 1: 6
Titus Livius
Ab Urbe condita iii 31, 8: 40 • iii Onesicritus
32, 6: 40 • iii 33, 5: 40 • Periochae FGrHist 134 F38: 58
cxii: 173
Paulus Orosius
M. Annaeus Lucanus Historiae adversus paganos vi 15,
Bellum civile x 19: 9 • x 486-503: 31-32: 37, 97, 182 • vii 41, 7: 230
36 • x 491-503: 169
Pausanias
Lucianus Graeciae Descriptio i 6, 2: 74 • i 6,
Adversus indoctum et libros 3: 6 • i 7, 1: 8 • i 8, 6: 75 • i 19, 5: 83
• i 25, 8: 83 • i 30, 2: 84 • i 30, 4:
multos ementem 4: 51
13 • v 21, 9: 30
Apologia 12: 228
Bis accusatus 27: 228 Philitas
Quomodo historia conscribitur T3 Dettori: 109
69: 32
Vera historia i 4: 230 Philo Alexandrinus
Legatio ad Gaium 151: 15
[Lucianus]
Demosthenis encomium 31: 61 Philochorus
Macrobii 12: 74 FGrHist 328 T1: 102 • F224: 84
256 la biblioteca di alessandria
Plutarchus Satyrus
Alexander 10: 74 • 20-27: 26 • FGrHist 631 F1: 74
26, 1-2: 58 • 26, 6: 10 • 26, 7-10:
28 • 26, 8: 2 • 26, 10-11: 27 • 7: Scholia in Aristophanem
76 • 7-8: 58 Aves 692: 124 • Nubes 553: 128
indice delle fonti 257
Siria: 4, 6-7, 75, 165, 215, 218; S. Strasburger, Hermann: 156, 175
Commagene: 228
Stratone di Lampsaco: 44,
Siriani: 79 63, 85
Sirmio (città della Panno- Strepsiade: 140
nia): 187
Suda: 32, 39, 60, 102, 111-113,
Siwah, oasi di: 6-7, 27 117-120, 127, 131-134, 147,
Smirne: 222-223 149-151, 154, 161, 189, 215, 238
Socrate di Atene: 129, 140, 206 Susa: 141
Socrate di Costantinopoli: Svetonio Tranquillo, Gaio: 9,
190-192 19, 39, 89, 164-165, 228, 239
Sofocle di Atene: 55, 80, 109, Tacito: 24, 225, 227
147, 154, 238
Talisie (festa siracusana): 110
Solone di Atene: 40
Tapscott, Don: 204-205, 209
Sostrato di Dexifane: 31-32
Tebe (città beotica): 62
Spagna Betica: 216
Telchini: 133, 235
Sparta: 140, 145-146
Telefo di Cos (padre di
Speusippo di Atene: 84 Filita): 112
Stabia: 232 Tenaginone Probo: 186-187
Stagira: 59 Teo (città dell’Asia Minore): 50
Stanford: 207 Teocrito di Siracusa: 87, 110
Stefano di Bisanzio: 231 Teodoreto di Ciro: 192
Stoicismo: 229 Teodosio I: 25, 190, 219
Strabone di Amasea: 1-5,
Teodoto (retore alessandri-
8-19, 29, 31-32, 37, 49,
no): 165
53-54, 56, 58-59, 81, 85,
88-90, 99-100, 109, 119, 135, Teofilo (patriarca di Ales-
143-144, 161, 237-238 sandria): 190-192
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