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Charla con Le Breton

Oggi siamo tutti più simili agli Hikikomori, i giovani reclusi giapponesi.

I nostri contemporanei usano il rumore e la musica per allontanare la paura e l’interiorità che ci incontra
fragili. Rumore come rimedio all’angustia, una forma di prendere il controllo del mondo che oggi ci sembra
ancora più incontrollabile.

Ciò che è interessante è l’uso dello humor sul Corona Virus, i memes, le risate come forma di ripresa del
controllo per lasciare lontano la paura, il pericolo della situazione. Ciò che il virus non può impedirci è
toglierci la possibilità di ridere tra di noi. È una forma di resistenza per creare connessioni sociali e
affrontare la pandemia.

Altro elemento interessante è la Ordalia, chiamato anche il Giudizio degli Dei. L’informazione costante di
morte e malattia è il rito del destino.

La diminuzione della circolazione sta purificando l’aria.

DOMANDE

- È possibile pensare un “prima” e un “dopo” della relazione sociale e politica e del corpo?

Ci sarà in prima istanza un sentimento di allegria, ciò che ci insegna è il valore delle cose che non
hanno prezzo, che è ciò che manca oggi. Incontriamo oggi la nostra libertà di movimento, David
crede che faremo colazione in strada e cammineremo nei boschi con grande felicità. Questa
privazione di “desplazamiento” sarà poi recuperata in un piacere di incontrare persone e luoghi del
mondo. Ora quando vede un film o legge ritorna con la mente a quando lui nella vita “prima” viveva
quelle cose. Quando torneremo a incontrarci avremo molta voglia di toccarli ma terremo ancora la
paura che abbiamo ora. Avremo quindi un momento di ambivalenza, poi dovremmo chiederci per
esempio cosa ne sarà dei Baci. Darsi la mano è un gesto di riconoscimento dell’altro, però i Gesti
saranno in pericolo. In Francia non si sa mai per esempio la quantità di baci da dare perché cambia
in base alla regione. Il bacio essendo un rito più diffuso tra uomini e donne, ci sono molti colleghi
che non sopportano di dargli un bacio. Quindi il bacio ha questo potere di ambivalenza. Si dà la
mano e non un bacio magari si sente un rifiuto, oppure un rispetto.
La nostra società sta vivendo una resistenza umanista, anche a livello istituzionale-statale. Coloro
che lavorano nel settore sanitario stanno pagando un grande tributo a questa società.

- Come stiamo costruendo i corpi, soprattutto nella fase della infanzia che necessitano spazi fisico
per crescere, dei corpi sessuali e della sessualità e dei corpi a cui non siamo riusciti a dire addio?

I bambini hanno difficoltà a intendere l’isolamento, che aumenta il loro malestare non
comprendendo la situazione sociale in cui sono. Ci sono casi di adolescenti che scappano cercando
di recuperare la loro libertà di movimento, stanno soffrendo e non sopportano il confinamento.
Scappano ½ giorni e poi tornano alla loro casa. Questa è una modalità molto adolescente di reagire,
perché gli adolescenti devono scegliere di essere in isolamento, quindi scelgono con questo gesto di
tornare e di restare. Un problema molto pesante è la violenza in casa: abuso sessuale e fisico. La
situazione di maltratto così continua e non c’è possibilità di scappare, non ci sono momenti dove
poter evadere da questo ambiente di violenza. Altro argomento è la violenza contro le donne.
Per quanto riguarda la sessualità, l’erotismo è un luogo di re-incontro tra gli adulti e una forma di
scappare splendida.
Manca la possibilità di poter fare un rito funebre alle persone che amiamo, il fatto di non poter
vedere il corpo della persona che amiamo che è scomparso, non per il contesto sociale-politico ma
simbolicamente si connetta al tema dei desaparecidos argentini e cileni. A livello antropologico
parlare al corpo un’ultima volta e condividere il dolore con le altre persone, altrimenti rimane il
sentimento di mancanza e di non elaborazione. È una grande sofferenza sociale del mondo questa
del non poter salutare e dire addio alle persone.

- L’isolamento potrà ripensare gli spazi come quello dell’ospedale e delle carceri?

In questo momento siamo in una specie di cella e non possiamo immaginare cosa possa succedere
in un carcere. Come i detenuti anche noi oggi sogniamo incontri con i nostri amici. Oggi c’è una
relazione con la malattia per cui se fossimo malati saremmo comunque in casa in isolamento.
Questa situazione di isolamento è una forma di valorare aspetti della vita quotidiana.

- Un’impronta che l’isolamento potrebbe lasciare nel corpo collettivo circa il timore di toccarci e di
incontrarci?

Questa situazione ci andrà a marcare nel profondo, anche nel corpo collettivo come fu con 09/11 e
altri eventi a livello mondiale. Riguardo al dopo c’è difficoltà di immaginare ora cosa potrà
accadere, la sociologia non è futurologia. Ugualmente c’è differenza nel mondo riguardo temi come
la solidarietà: il discorso mediatico insiste molto su questo tema, altrettanto ci sono molte situazioni
di rubo, violenza. Rubano nella casa dei dottori che vanno a lavorare, ci sono poche auto in strada
ma queste auto sembrano andare troppo veloce. Tutto ciò per sottolineare la ambivalenza della
condizione umana. Per questo la fine della pandemia non terminerà con l’immagine di una umanità
allegra. La disuguaglianza sociale e la violenza politica rimarranno tali anche dopo. Ci sarebbe una
preoccupazione tra “comunicazione” (l’intercambio che esiste attraverso i mezzi tecnologici) e
“conversazione” (è un intercambio di corpo a corpo, voce a voce, faccia a faccia, attraverso
un’attenzione all’altro). In cambio la comunicazione è indifferente all’altro, e nel contesto
dell’isolamento la comunicazione esplode. Si teme che dopo l’isolamento il gusto per la
conversazione possa non seguire, che venga distrutta a poco a poco.

- Che opinione ha riguardo la decisione etica sullo scegliere tra la vita di un giovane o di un anziano?

Non so se posso rispondere a questa domanda perché è qualcosa di impensabile. Ci sono persone
molto anziane molto legate alla vita e per altro lato giovani per i quali la vita non rappresenta un
grande interesse. Nessuno però può parlare dell’attaccamento che abbiamo alla vita degli altri. È
quindi una domanda impossibile con una risposta impossibile.

- A partire dalle differenze culturali-geografiche, come influenzerà questa differenza tra paesi
riguardo questo fenomeno di isolamento?

Mi è difficile rispondere a questa domanda, però posso parlare del Brasile per esempio avendo
avuto intercambi con amici in quel paese. Lì si rispetto di meno l’isolamento sociale per esempio,
però altresì se si è in una favela è molto più difficile rispettarla essendo in tanti in una stessa stanza.
In Argentina o in Francia quando si è della classe media è più facile stare in casa ora, avendo i mezzi
per comprare cibo e stare in un appartamento più grande.
- Il tele-lavoro che influenze potrà avere a partire da questo tempo?

È una continuazione di questo mondo senza corpo, faccia o voce. Lo incontriamo ancora una volta
nel nostro universo privato. In altro modo è necessario e dà più significato in questo momento di
vita e permette che il tempo passi più velocemente. Finalmente il tele-lavoro è una forma di
ritualizzare il tempo, di poter controllarlo e non esserne soggiogati. Non sempre quindi è alienante
ma può anche essere una forma piacevole di relazionarsi con gli altri. Nella università per esempio
serve per parlare con gli studenti e continuare gli scambi come se non ci fosse la malattia. Ci
permette scambi intorno al mondo e darci occasione di allegria.

- Riguardo la polizia e il non rispetto per la quarantena da parte di molte persone, che posizione per
il comportamento di confinamento e le condotte a rischio di queste persone?

Ha una opinione divisa: per un lato la polizia dovrebbe rispettare le misure di confinamento, per
l’altro ci sono molte infrazioni delle regole come quando lui esce mezz’ora di casa e incontra gruppi
di adolescenti che giocano tutti insieme, che si dimenticano quanto son pericolosi per la loro rete. La
percezione di rischio è totalmente astratta e invisibile. I giovani sono in perfetta salute e credono sia
solo una favola tutto questo, quindi rifiutano questa idea. Ha un aneddoto riguardo una condotta a
rischio: qualche giorno fa stava facendo la spesa e la cassiera del supermercato gli ha detto “c’è
gente che non ha paura di niente, è arrabbiata. C’è una donna che venne 3 volte solo oggi!” Può
essere quindi questa donna citata una che cercava di connettarsi maggiormente con gli altri,
oppure una donna anziana che giocava con la morte. Quindi le condotte di rischio possono anche
essere modi di esporsi volontariamente alla contaminazione.

- Che opinione meritiamo noi cittadini che rispettiamo tutte le misure di isolamento, è una visione
massima della società del controllo?

Si, è una visione della società del controllo dove non abbiamo potere e siamo controllati tutto il
tempo dalla polizia. D’altra parte la politica stessa non ha la volontà di controllare il popolo invece,
gli stessi politici devono confinarsi come tutti. La popolazione mondiale è controllata sì, ma
controllata dalla malattia.

- Qual è il luogo della scuola nella pandemia, e come sarà dopo la pandemia?

Oggi la scuola è molto presente perché ci sono molti padri e madri che insegnano ai bambini, molte
iniziative per fare videoconferenze e lezioni online, pensa che i bambini torneranno alla scuola con
molta allegria perché potranno incontrarsi coi loro compagni.

- Menzionarono il virus come “un invisibile che entra nel corpo”. Come potremmo descrivere
l’impatto di qualcosa di invisibile che entra nel corpo?

Il virus può prendere la persona e distruggerla completamente. Il fatto che il virus sia invisibile non
riduce la sua potenza distruttiva. Il virus si impossessa totalmente della persona.
- Come stai tu in questo momento?

Intanto grazie a tutti per ascoltarmi, è un esercizio molto difficile quello di ascoltarsi. Mi costa molto
radunare i pensieri quando devo aspettare di essere tradotto, perdo il filo del discorso. Questo
tempo di confinamento è un tempo che sfrutto leggendo molto, guardare film, è un modo di
rallentare perché sono una persona che fa molte cose tutte insieme. Quindi il confine mi obbliga a
fermarmi e riflettere di più. D’altra parte mi costa molto camminare, correre e nuotare che sono
attività fondamentali per lui.

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