Data e Ora: 21/04/07 00.

10 - Pag: 38 - Pubb: 21/04/2007 - Composite

38 SABATO 21 APRILE 2007 LIBRI Giornale di Brescia

UN LIBRO SFIZIOSO DI PENSIERI FULMINANTI SCRITTO DA ALBERTO ALBERTINI E PUBBLICATO DA «L’OBLIQUO»

Centoventisette lampi e tre intervalli, quando il mondo quotidiano si rivela

Centoventisette lampi e tre in-
tervalli. Altrettante riflessioni sul-
la vita e sul mondo che ci circon-
da. Alcune rapide e fulminee co-
me aforismi. Altre più articolate,
quasi racconti brevi. Tutte capaci
di illuminare un vezzo o un vizio,
una piega della quotidianità che
solitamente passa inosservata,
quell’attimo che d’un soffio cam-
bia l’umore di un intero giorno.
La domanda che ti pone tuo
figlio davanti all’ultima notizia del
telegiornale, l’incontro con una
ragazza che un tempo ti aveva
suscitato qualcosa di più di una
simpatia, la reazione stizzita al
distributore di benzina che ti dice
d’aver esaurito i bollini del concor-
so a premi... Un sottile filo condut-
tore unisce l’intero zibaldone. «In
parole povere» lo ha intitolato
l’autore, per dare alla connotazio-
ne una duplice valenza: la dimen-
sione quotidiana della riflessione
e l’importanza che la parola ha,
tanto nel nascondere quanto nello
svelare. Forza della parola, in un
tempo - si spiega fin dalle prime
battute - «dove le parole non sono
più povere, ma specialistiche, ri-
cercate, difficili. Per ingannare,
nascondere, provocare un senso
di inferiorità». Il gioco che in pas-
sato era affidato alla retorica e
che oggi viene svolto dalla tecni-
ca.
Ma se la parola è la chiave di
lettura di questo coinvolgente li-
bretto, i temi affrontati offrono un
orizzonte ampio quanto la vita.
Senza mai cadere nello scontato e
nel banale. Dall’informazione al-
l’arte, dallo sport alle dinamiche
d’ufficio, dalla famiglia alla stra-
da, passa lo sguardo un poco in-
cantato di chi non si è ancora
spogliato dell’ultima illusione, l’ar-
guzia di chi collega rapidamente
azione e reazione nel cortocircui-
to che provoca l’intelligenza in un
mondo un po’ svaccato.
Al centro, ciascuno di noi. Non
è un caso che l’ultimo versetto sia
dedicato all’ossessiva concentra-
zione su se stessi che raggiunge il
massimo della manifestazione
quando siamo in automobile; il
luogo, al contempo, più «privato»
per chi sta dentro e più «pubbli-
co» per chi sbircia dai finestrini.
Con questo libretto, essenziale
e sfizioso, Alberto Albertini - che
alla sua attività imprenditoriale
unisce una robusta vena da
copywriter freelance e la collabo-
razione a questa stessa pagina del
Giornale di Brescia - cerca l’unio-
ne tra le sue diverse vocazioni
letterarie. All’attivo, infatti, ha
due raccolte di poesie, un saggio
sulla scrittura e un monologo tea-
trale. «In parole povere» riecheg-
gia il ritmo della poesia, l’imme-
diatezza della narrazione teatrale
e l’acume del saggio. In un insie-
me che offre spunti di riflessione e
sollecita adesioni di simpatia.
Claudio Baroni
IN PAROLE POVERE
AUTORE Alberto Albertini
EDITORE Edizioni L’Obliquo
PAGINE 64
EURO 11,00

Lo straordinario racconto autobiografico di Vincenzo Rabito fra miserie, speranze e delusioni I TASCABILI di Alberto Ottaviano

Una terra matta di dolore e fatica S

Le vicende del Novecento italiano nelle parole di un siciliano analfabeta
Enrico Mirani
Una terra matta dove ricchi e
prepotenti comandano, mentre po-
veri e ignoranti ubbidiscono cer-
cando di campare alla meglio. Do-
ve furbizia ed inganno sono valori
incontrastati e la vita è una conti-
nua lotta contro gli altri, perfino
parenti e familiari. Una terra mat-
ta dove la regola è sopravvivere, si
sale e si precipita in un’altalena di
fortune e disgrazie, dove si inghiot-
te amaro con la speranza di eman-
cipare i figli grazie all’istruzione,
premessa indispensabile per acqui-
sire una posizione sociale. È la
terra matta di Vincenzo Rabito, la
sua Sicilia innanzitutto, ma anche
il mondo che ha praticato nella
sua esistenza, dal 1899 al 1981.
«Terra matta» è un libro difficile
e straordinario. È la biografia di un
povero uomo analfabeta (nato a
Chiaramonte Gulfi, in provincia di
Ragusa) e allo stesso tempo il
racconto della storia italiana dal-
l’inizio del Novecento alla fine de-
gli anni Sessanta, passando attra-
verso la Grande guerra, il fasci-
smo, il sogno imperiale di Mussoli-
ni, la Seconda guerra mondiale, la
ricostruzione, il boom economico.
Tutti passaggi che Vincenzo Rabi-
to ha vissuto da protagonista nella
quota parte che spettava ad ogni
Nicholas Shrady racconta la storia del monumento simbolo di Pisa dalla prima pietra nel 1173 al consolidamento nel 2001
italiano figlio del popolo. Lui, però,
dal 1968 al 1975, ha scelto di scrive-
re quel che gli era accaduto, proba-
bilmente per lasciarlo ai figli. L’ha
fatto, di nascosto, fin quando la
salute lo ha sostenuto. Sono rima-
ste 1027 pagine dattiloscritte ad
interlinea zero, senza margini, con
il punto e virgola dopo ogni parola:
la narrazione di una vita «maletra-
ta e molto travagliata e molto
desprezata». Un racconto intenso,
crudo, materiale, che trasuda odo-
ri, sangue, dolori, gioie, disgrazie,
passioni; senza filtri letterari, attra-
versato da un velo di fatalistica
ironia.
Il linguaggio è faticoso, ma stra-
ordinariamente vivo. Un impasto
di italiano raffazzonato, siciliano
maldestramente adattato, di dia-
letto che regala una espressività
ed una partecipazione uniche. Ri-
corda la lingua con cui Giovanni
Paneroni, l’astronomo ambulante
bresciano del primo Novecento,
scrisse i suoi ricordi: l’ironia, l’im-
mediatezza, la ricchezza di vocabo-
li ed immagini sono gli stessi, esem-
pi efficaci di cultura popolare.
Il dattiloscritto di Rabito, invia-
to da un figlio nel 1999 all’Archivio
diaristico nazionale di Pieve Santo
Stefano, nel 2000 ha vinto il «Pre-
mio Pieve - Banca Toscana» per
diari, memorie, epistolari inediti. È
stato pubblicato solo ora anche
per l’oggettiva difficoltà dell’impre-
sa: rendere leggibile il «capolavoro
impossibile», come fu definito dai
giurati. I curatori, Evelina Santan-
gelo e Luca Ricci, ci sono riusciti
egregiamente, scegliendo le pagi-
ne (coprendo comunque tutta la
biografia dell’autore) e apponendo
la punteggiatura, lasciando per il
resto l’originale di Rabito.
Le memorie cominciano da
quando, a 7 anni, per aiutare la
madre a mantenere la famiglia (il
padre era morto) dovette fare il
bracciante (il «garzonello») lonta-
no da casa. La sua vita interseca i
grandi avvenimenti, a cominciare
dalla Prima guerra mondiale dove
viene spedito, ragazzo del ’99, a
difendere il Piave. Resterà in divisa
sette anni. «Terra matta» è il rac-
conto di un’esistenza trascorsa a
lottare contro la fame con il sudore
delle mani, ma anche con l’intelli-
genza e l’arte dell’arrabattarsi, di
adeguarsi a circostanze e momen-
ti. Per cui Vincenzo Rabito, «di
natura socialista», diventa fasci-
sta, democristiano, missino secon-
do le convenienze. Negli anni Tren-
ta tenta l’avventura in Etiopia e in
Libia come manovale (gustose le
pagine dedicate ai carpentieri bre-
sciani, gran lavoratori, «ma avevi-
no uno difetto: che, mentre che
Un vicolo di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, il paese di Vincenzo Rabito
c’era il vino, lavoravino, ma, quan-
to si feneva il vino, non erino capa-
ce di piantare un chiodo»), in Ger-
mania come minatore, poi canto-
niere in Sicilia. Sempre con il cruc-
cio di sistemarsi e poter dare ai
figli l’istruzione che lui non aveva
avuto.
Italia passionale di Stendhal
faccendato e annoiato conso-
le francese negli Stati Pontifi-
ci, con sede a Civitavecchia, Hen-
ri Beyle (alias Stendhal) trascor-
re il suo tempo in visite a Roma,
tra corteggiamenti di donne
(sposate) di cui è sempre inna-
morato e ricerche letterarie. Sia-
mo nei primi anni Trenta dell'Ot-
tocento. E' in questo periodo
che lo scrittore francese si imbat-
te, negli archivi del palazzo degli
amici Caetani, in una raccolta di
cronache italiane relative ai seco-
li XVI e XVII: sono i secoli del
Rinascimento maturo e poi mo-
rente, fatto di grandezze artisti-
che ma anche di aspre lotte di
potere, di congiure e di tragiche
storie d'amore. Stendhal fa rico-
piare questi testi, poi li traduce
e li pubblica in Francia su una
rivista, inizialmente senza modi-
fiche rilevanti. Ma presto lo spiri-
to dello scrittore prende il so-
pravvento e Stendhal rielabora
le storie. Nascono così le Crona-
che italiane, un libro che avrà
diverse edizioni e che raccoglie
la riscrittura dei testi trovati a
Roma assieme ad altri racconti
elaborati in tempi diversi. La
raccolta è ora pubblicata nei
Grandi Libri Garzanti con un
Un libro forte, di quelli che resta- ampio profilo storico-critico di
no nel cuore.
TERRA MATTA
AUTORE Vincenzo Rabito
EDITORE Einaudi PUNTOGIALLO
PAGINE 411
EURO 18,50
Connelly,Guicciardi, HigginsClark
A lla fine de «Il ritorno del
Poeta», Harry Bosch torna-
va, su invito di uno dei suoi
Lanfranco Binni; le traduzioni
sono dello stesso Binni, di Simo-
na Martini Vigezzi e di Leonella
Prato Caruso. Il tascabile (costa
9,50 euro) comprende Vanina
Vanini, San Francesco a Ripa,
Vittoria Accoramboni, I Cenci,
La duchessa di Palliano, La ba-
dessa di Castro, Troppo favore
uccide, Suora Scolastica.
Quest'opera di Stendhal si col-
loca cronologicamente tra i suoi
due grandi romanzi storici, Il
rosso e il nero e La certosa di
Parma. Va ricordato che
quest'ultimo romanzo trova ispi-
razione proprio in uno dei mano-
scritti italiani (Origine delle
grandezze della famiglia Farne-
se, qui pubblicato in appendi-
ce). Il tema unificante delle Cro-
nache è la «passione italiana»:
quelle narrate sono «storie di
passioni sfrenate fino al delitto,
di gelosie, di crudeltà senza limi-
ti, raccontate naturalmente, sen-
za riserve morali», come scrive
Binni. Ciò che affascina Sten-
dhal è quell'energia dei senti-
menti vissuta con eccesso
nell'Italia del Cinquecento e del
Seicento e ancora viva nell'Euro-
pa della Restaurazione e della
Francia borghese del ritorno
all'ordine che lo scrittore si trova
di fronte.
di Marco Bertoldi
polizia... Un ottimo thriller dal
plot che avvince e bel colpo di
scena finale, ma che vale anche

Da un errore architettonico ex-capi, nella polizia di Los An-

geles dalla quale se ne era anda-
to (in pensione) per disaccordi
con un superiore maneggione
e soprattutto per il quadro socia-
le che offre e per l’umanità del
protagonista.
È giunta alla settima indagine

la Torre più famosa del mondo cui era particolarmente inviso

più stabilmente al terreno. I più
pensarono che il progetto della 17˚
commissione - tante ne erano sta-
te istituite a partire dal 1298 per
risolvere l'annoso problema della
pendenza - sarebbe stato fatale. E
invece sei anni dopo la Torre era
tornata a nuova vita.
La sua costruzione era iniziata
nel 1173 grazie ai 60 denari lasciati
in eredità da una ricca vedova
pisana per affiancare un campani-
le al duomo che ne era ancora
Lo splendido scenario del Campo dei Miracoli. La Torre fu completata nel 1370 privo. L'ignoto architetto che lo
progettò non lasciò nulla al caso,
Giovanni Vigo mente interrotti, di accesi dibatti- ma non tenne conto della possibili-
ti, di critiche, la Torre di Pisa tà che il terreno acquitrinoso ce-
Il 16 giugno 2001 una folla festan- veniva restituita al mondo più soli- desse sotto il peso delle 14.700
te invase il Campo dei Miracoli di da che mai. Molti dei presenti tonnellate di marmo concentrate
Pisa. Non si trattava soltanto della ricordavano ancora il panico che li in un piccolo spazio.
tradizionale celebrazione della fe- aveva colti in una notte d'estate Nel 1178, giunti all'altezza del
sta di San Ranieri, il patrono della del 1995, quando il campanile ave- terzo piano, i lavori furono improv-
città. C'era di mezzo un evento va rischiato di crollare nel bel mez- visamente interrotti. Non se ne
ben più memorabile: dopo undici zo dei lavori per la sistemazione conosce la ragione: l'unico indizio
anni di progetti, di lavori frettolosa- dei cavi che dovevano ancorarlo è costituito da un disegno, vergato
in margine ad una pagina degli
Statuti redatti fra il 1190 el 1200,
che raffigura una torre inclinata.
Probabilmente la ragione sta tutta
lì.
I lavori ripresero nel 1272, ma sei
anni dopo, quando la Torre aveva
raggiunto ormai la settima corni-
ce, si interruppero di nuovo. Nel
1298 venne nominata la prima com-
missione per esaminare la penden-
za del campanile e per studiare gli
eventuali rimedi. Nel 1370 la co-
struzione era completata e i calcoli
dell'epoca parlano di una inclina-
zione di 1,6 gradi.
Da allora in poi la «pendenza» si
è continuamente aggravata fino a
superare i quattro metri rispetto
alla perpendicolare. Oggi la Torre
non sembra più correre alcun ri-
Pagina a cura di:
MAURIZIO BERNARDELLI CURUZ e ENRICO MIRANI
schio. Possiamo quindi ripercorre-
re senza patemi d'animo i pericoli
ai quali è sfuggita nel corso dei
secoli. Pericoli provocati da bom-
bardamenti e invasioni, ma più
spesso dalla imperizia degli uomi-
ni.
Il vero miracolo non è la sua
bellezza che ne ha fatto un'icona
universale, ma il fatto che sia so-
pravvissuta ad una storia che Ni-
cholas Shrady ha raccontato in
maniera davvero avvincente.
LA TORRE DI PISA. STORIA
DI UN ERRORE ARCHITETTONICO
AUTORE Nicholas Shrady
EDITORE Oscar Mondadori
PAGINE 122
EURO 9,40
poco meno di tre anni prima
durante i quali aveva lavorato
come investigatore privato. Il
nuovo thriller di Michael Connel-
ly La ragazza di polvere
(Piemme, pagine 401, euro
19,90) lo vede ora assegnato ai
«casi freddi», ossia agli omicidi
di cui non è mai stato individua-
to il colpevole, incarico che sod-
disfa in modo particolare la sua
«ansia» di scoprire la verità e di
far luce nelle tenebre. Qui Bosch
è alla prese con l’omicidio di una
15enne avvenuto 17 anni prima,
ragazzina che all’insaputa degli
stessi familiari aveva appena
abortito. Il ritrovamento di una
prova allora impossibile da usa-
re e legata al Dna fa convergere i
sospetti sull’appartenente ad
un gruppo di estrema destra,
ma Bosch con la sua pertinacia
e il suo intuito arriva a pensare
che il caso non sia stato gestito
male dai poliziotti incaricati e
che l’affossamento sia stato frut-
to di malsane connivenze nella
la saga creata da Luigi Guicciar-
di con protagonista il commissa-
rio Cataldo, catanese trasferito
a Modena. Che in Dipinto nel
sangue (Hobby & Work, pagine
329, euro 18) è alle prese con
una serie di efferati omicidi che
parte con quello di un pittore,
gran donnaiolo e anfitrione di
festini porno. Un thriller a tratti
scabroso che mostra la crescita
qualitativa del suo autore e la
maturazione del personaggio.
Non deluderà i suoi lettori,
soprattutto lettrici, anche se tra
i temi trattati c’è quello del
fenomeno della telepatia tra ge-
melli monozigoti il nuovo thril-
ler di Mary Higgins Clark Due
bambini in blu (Sperling &
Kupfer, pagine 401, euro 18).
Due gemelle di tre anni sono
rapite a scopo ricatto, ma una
sola è restituita agli affranti geni-
tori mentre l’altra è data per
morta dai sequestratori: ma allo-
ra perché la liberata sembra es-
sere in contatto con l’altra? Tipi-
co dell’autrice: teso e intrigan-
te, ma anche «tranquillizzante».

EDITA DA SCHEIWILLER

LE NOVITÀ DELLA SETTIMANA

L’antologia dei dialetti lombardi
S’intitola «Antologia della poe-
sia nelle lingue e nei dialetti
lombardi dal Medioevo al XX
Secolo». Il libro, che passa in
rassegna alcuni tra i più signifi-
cativi autori dialettali lombardi
(per quanto riguarda Brescia, si
va da una "Passio Christi" di fine
Trecento a Giovanni Scaramel-
la, Aldo Cibaldi e Renzo Brescia-
ni, passando per Galeazzo dagli
Orzi, Angelo Maria Canossi e
molti altri), viene presentato og-
gi, sabato 21 aprile, alle 15 al
Sancarlino in Corso Matteotti in
città.
Edita da Libri Scheiwiller,
questa Antologia, che completa
un trittico voluto dalla Regione
Lombardia e dal Centro delle
culture Lombarde di Busto Arsi-
zio (nel 2003 era uscito "Parlate
e dialetti della Lombardia. Lessi-
co comparato", nel 2005 "Gram-
matica dei dialetti della Lombar-
dia") ha visto la collaborazione
di molti autori, ciascuno dei qua-
li s’è occupato di una provincia:
Pierluigi Crola, Clelia Letterini,
Bruno Pezzini, Andrea Rognoni,
Il poeta Angelo Canossi
Gianfranco Scotti, Umberto Za-
netti e la nostra concittadina
Elena Bonometti, che ha fatto il
bis, occupandosi sia della provin-
cia di Mantova sia di quella di
Brescia. «Questo studio sugli au-
tori bresciani che hanno prodot-
to in dialetto dal 1400 fino al
Novecento - spiega Elena Bono-
metti - intende sopperire al vuo-
to quasi totale lasciato dal passa-
to, quando era sottovalutata la
portata culturale di un fenome-
no che appariva, erroneamente,
legato al disimpegno, privo di
valore artistico, comunque non
degno d’essere raccolto, catalo-
gato e approfondito. Questa
mancanza di attribuzione di va-
lore discendeva da una cattiva
interpretazione del fenomeno
dialettale; l’opportuno cambio
di prospettiva in atto ci ha indot-
to a lavorare per rimediare a
tale incuria». Ecco allora questa
bella Antologia, anche grazie al-
la quale si ha la consapevolezza
che, almeno fino all’Ottocento,
il nostro dialetto fosse parlato
da tutti, ma scritto da pochi
fortunati alfabetizzati, che, gene-
ralmente appartenenti alla no-
biltà, al clero e ai notabili, non
disdegnavano di scrivere utiliz-
zando la lingua del popolo. (gaf)
ANTOLOGIA DELLA POESIA
NELLE LINGUE E NEI DIALETTI
LOMBARDI
AUTORE Aa. Vv.
EDITORE Libri Scheiwiller
PAGINE 373
EURO 20
THRILLER
La frontiera proibita
Se in una affamata repubblica
balcanica un genio offuscato dal
più selvaggio nazionalismo mette
a punto un ordigno capace di sov-
vertire l’ordine mondiale, non c’è
da stare tanto allegri. Tanto più
che l’Ixania è una democrazia da
burla, dominata da un principe e
dalla sorella. Come se non bastas-
se il Paese è sull’orlo della rivoluzio-
ne e alla macchina infernale inven-
tata dal malefico prof. Kassen si
interessa anche una delle più po-
tenti industrie di armamenti. Toc-
cherà al candido e goffo professor
Barstow e ad un giornalista distri-
care un diabolico intrigo dove ogni
forza in campo (dal partito dei
giovani contadini alla Società del
guanto rosso) rappresenta
un’oscura minaccia.
Romanzo d’esordio di Ambler, il
libro è una irresistibile spy-story.
LA FRONTIERA PROIBITA
AUTORE Eric Ambler
EDITORE Adelphi
PAGINE 276
EURO 11
NOIR
Oltre ogni sospetto
Tutto comincia con l’omicidio
della 17enne Melissa Stephens, bel-
la e di buona famiglia. Negli ultimi
dodici anni erano già state uccise
in circostanze analoghe cinque pro-
stitute. La ragazza è la sesta vitti-
ma di un assassino imprendibile?
Oppure si tratta di un delitto che
hon ha nulla a che vedere con gli
altri? Per l’ispettore capo Langton
quell’assassino in libertà è una
vera ossessione. Per incastrarlo ci
vorrebbe fortuna.
È anche per questo che l’ispetto-
re decide di inserire nella squadra
il sergente Anna Travis, figlia di un
suo collega, che sarà la mascotte
del gruppo. Ma lei è brava ed
ambiziosa...
Lynda La Plante è autrice di vari
romanzi. Con Garzanti ha pubbli-
cato anche «Dalia Rossa», con pro-
tagonista ancora Anna Travis.
OLTRE OGNI SOSPETTO
AUTORE Lynda La Plante
EDITORE Garzanti
PAGINE 475
EURO 9,50
ROMANZO
Storie di Sicilia
«Il sarto della stradalunga» uscì
da Einaudi nel 1954. Così, nel risvol-
to, ne scrisse Vittorini: «C’è una
grazia settecentesca in questa sto-
ria d’un sarto e della sua famiglia
che ci viene da un paese dei monti
Erei, interno della Sicilia orientale,
provincia di Catania. Di un Sette-
cento popolare, (...) del tipo primi-
tivo e arcadico, cioè ingenuo e a
colori grezzi, in cui hanno forma le
statue in legno o ceramica di molti
santi delle chiese siciliane. Il valore
poetico del romanzo è però in
qualcosa di più profondo: nel sen-
so delicatamente cosmico col qua-
le l’autore rappresenta il piccolo
mondo paesano su cui ci intrattie-
ne, trovando anche nelle erbe e
negli animali, nei sassi, nella polve-
re, nella luce (...) un momento o un
grido di partecipazione alle povere
peripezie del sarto e dei suoi».
IL SARTO DELLA STRADALUNGA
AUTORE Giuseppe Bonaviri
EDITORE Sellerio
PAGINE 173
EURO 10
SALENTO
La terra del rimorso
La terra del rimorso. Mezzo seco-
lo fa un’inchiesta antropologica
svelò l’esistenza di un mondo magi-
co (uno dei tanti per la verità)
nell’Italia profonda: il tarantoli-
smo. Donne morse dalla tarantola
che una volta l’anno, nella festa
patronale dei Santi Pietro e Paolo,
si liberavano in una danza freneti-
ca di giorni, finché la voce del
santo non sussurrava al loro orec-
chio la grazia ricevuta. Era un rito
collettivo, che una comunità attua-
va per superare il rimorso.
Seguendo le orme della vecchia
spedizione antropologica, questo
romanzo è un ritorno nella terra
del rimorso, il Salento, e nel paese
delle tarante, Galatina. Un viaggio
che aiuta a capire. Non c’è più il
tarantolismo, ma uno sguardo del
tutto nuovo e diverso aiuta a com-
prenderlo, anche a riviverlo.
ROSSO TARANTA
AUTORE Angelo Morino
EDITORE Sellerio
PAGINE 173
EURO 10