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2010

UN ANNO DI BLOG

L’ANGOLO DI FOX
www.angolodifox.blogspot.com
1
E’ INIZIATO TUTTO PER GIOCO.

Per gioco e con la voglia di dire la mia sulle cose


che leggo e che mi appassionano da una vita.
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A Mattia
Il suo arrivo ha acceso una luce nel significato del
mero esistere.

A Francesca
che ancora sopporta i miei squilibri mentali e i miei
fumetti.

©2010 Fox.
Tutti i marchi, le immagini e i loghi rappresentati in questo blog appartengono ai rispettivi proprietari e
usati solo con lo scopo di esprimere le mie personali impressioni su tutto quello che mi passa per la
testa. 2
Venerdì 5 marzo 2010
Il mio nome è Max Eisenhardt

Collezione 100% Marvel


X-Men - Magneto: Testamento
Novembre 2009
Testi: Greg Pak
Disegni: Carmine Di Giandomenico
Editore: Panini Comics

"Il mio nome è Max Eisenhardt. Sono stato un Sonderkommando ad Auschwitz


per quasi due anni. Ho visto migliaia di uomini, donne e bambini camminare
incontro alla morte. Ho portato fuori i loro corpi dalle camere a gas. Ho estratto
loro i denti, cosicchè i tedeschi potessero prendere l'oro. Li ho portati ai forni,
dove ho imparato a disporre insieme i corpi di un bambino e di un vecchio perchè
bruciassero meglio..."

La vita di Max Eisenhardt, alias Magneto, dal 1935 al 1945.


Questo volume racconta dei suoi sforzi per proteggere la famiglia e Magda, una
ragazza rom, dagli orrori delle leggi razziali e dalle atrocità del secondo conflitto
mondiale.
Magneto è forse il villain più caratterizzato da anni e anni di storie prodotte
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/il-mio-nome-e-max-eisenhardt.html

nell'Universo Marvel, ma con Testamento abbiamo finalmente modo di osservare


la sua giovinezza, ebreo tedesco nella Germania ariana che vide crescere e
spopolare lo strapotere nazista.
Tutto è narrato con cose semplici e familiari, poi piano piano tutto si infrange con
la crescita del seme della supremazia ariana che sfocia, come ben sappiamo,
nelle deportazioni di massa e stragi di milioni di ebrei.
Narrato con freddezza storica e graficamente superlativo questa mini inchioda il
lettore con la preoccupazione che il mondo del protagonista prima e poi si
sgretolerà sotto i suoi piedi e puntualmente accade.
LINK DEL POST:

Non c'è spazio per gli eroi, qui esiste solo l'istinto di sopravvivenza e
l'attaccamento di Max verso Magda è il suo unico appiglio per tirare avanti e non
impazzire all'interno di un campo di concentramento.
Lo scrittore, Greg Pak, è spietato nella sua ricostruzione storica e riesce
benissimo ad incastrare la finzione (la storia di Max) con la crudele realtà (ad
esempio citando la Notte dei cristalli), bravo infine a narrare l'umanità dei
personaggi sempre più travolti dagli eventi.
Impossibile non citare l'eccezionale rappresentazione grafica dell'italianissimo
Carmine Di Giandomenico, il quale rappresenta un eccezionale valore aggiunto
con i suoi dettagli e la ricerca storica che ha permesso di far interagire i
personaggi in un palcoscenico fin troppo reale e crudele.
Il risultato è una graphic novel tra le più belle lette negli ultimi mesi.

GIUDIZIO IN SINTESI:
Storia: 8
Disegni: 8.5
Redazionali: 7
Edizione italiana: 7.5

3
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Martedì 9 marzo 2010
Ragazze in fuga

Limited Deluxe Edition


X-Men – Ragazze in fuga
Testi: Chris Claremont
Disegni: Milo Manara
Novembre 2009
Panini Comics

In certe occasioni si creano aspettative importanti.


Queste derivano da notizie riguardanti due dei più grandi maestri del fumetto
contemporaneo che stanno lavorando ad un progetto comune.
E l’attesa mista alla curiosità, di conseguenza, cresce.
Poi finalmente, il volume prende forma, lo acquisti, lo leggi con molta attenzione e
ti accorgi che dietro ad un’ottima edizione in grande formato si cela il nulla e la
delusione.
Le mie personali aspettative per Ragazze in fuga erano elevate per tanti motivi. Il
primo porta il nome di Chris Claremont, scrittore e padre degli X-Men moderni
portati al successo con trame superlative per oltre venti anni, il secondo è Milo
Manara, famoso per le sue donnine che hanno influenzato generazioni di
disegnatori superstar anche d’oltreoceano (ad esempio Marc Silvestri). Ebbene,
Ragazze in fuga si riduce ad una storiella vuota, piena di azione, fatta su misura
per le doti artistiche di Manara, il quale non riesce nemmeno a dare il meglio di
sé.
Il più grande difetto del volume resta la difficoltà di riconoscere i personaggi della
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/ragazze-in-fuga.html

storia, quelle X-girl che Claremont ha scolpito nella carta di tante storie passate
qui faticano veramente ad emergere. Manara, dal canto suo, tende a disegnare le
figure femminili come al solito sinuose, sexy e sensuali ma sempre fin troppo
simili tra loro (fatta eccezione per Tempesta e Psylocke).
Purtroppo la trama scorre via leggera, senza troppi sussulti e dal finale troppo
scontato (ma non poteva essere altrimenti). Se al posto di Rogue, Tempesta,
LINK DEL POST:

Psylocke, Kitty e Rachel provassimo ad inserire personaggi del tutto anonimi o


inventati per l’occasione il risultato sarebbe identico.
In conclusione questo volume, sia per l’attesa dell’evento sia per le alte
aspettative riposte, è purtroppo un’occasione mancata.
Peccato.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 4
Disegni: 5
Redazionali: 7.5
Edizione italiana: 7.5

4
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Giovedì 11 marzo 2010
Un Uomo Straordinario

All Star Superman


Testi: Grant Morrison
Disegni: Frank Quitely
Giugno 2009
Planeta De Agostini

Premetto che il personaggio di Superman non mi ha mai convinto più di tanto e


difficilmente sono stato attratto dalle sue storie. Questo perché l’ho sempre
ritenuto un personaggio troppo perfetto, troppo potente, troppo “americano” e
troppo senza macchia.
In una parola … troppo!
Ma con All Star Superman c’è qualcosa di diverso, inizialmente la mia attenzione
è stata attratta dalla presenza di Morrison e Quitely, non certo due autori
qualunque, ma una volta aperto il volume è scoppiata subito la magia.
Le caratteristiche di base del personaggio sono sempre quelle classiche, stesse
origini extra-terrestri, stessi genitori adottivi contadini di provincia dai buoni valori
umani , lo stesso alter-ego e stesso innamoramento per Lois Lane. Quello che
cambia è il tipo di narrazione, un superman anni ’60 ma scritto e rappresentato
con una sensibilità tutta moderna.
E' un Kal-El abituato a situazioni straordinarie, che per lui sono la quotidiana
normalità. Tutte cose che noi umani guardiamo con occhi innocenti pieni di
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/un-uomo-straordinario.html

stupore, ma che per lui, l'Uomo del Domani, sono semplici e banali. Il fantastico
come normalità, come quotidiano. Qui ci sono esseri straordinari e dunque
succederà l'impensabile. Tutto è raccontato come una sorta di magia, di sogno.
Colpisce la sua straordinaria semplicità di uomo che ha la forza di spostare le
montagne, ma che riesce al tempo stesso, ad essere più umano di noi pur
sapendo che è afflitto da una malattia che prima o poi lo porterà alla morte.
Nonostante che Superman abbia più di mezzo secolo di vita editoriale, Morrison
LINK DEL POST:

riesce a cogliere quella che è ancora la vera essenza di Kal-El, cioè magia, senso
di meraviglia e tutto l’amore che può avere un superuomo che ama il suo pianeta
adottivo e che sente che la sua dipartita finale è ormai prossima.
Frank Quitely, con il suo tratto, riesce a mettere su tavola attraverso dei piccoli
ma significativi dettagli tutta l’umanità dell’alieno di Krypton. Lo straordinario
lavoro del disegnatore inglese lo si apprezza appieno solo dopo una seconda
lettura. Straordinaria la sua voglia di raccontare la storia tramite i giochi di
sguardi, gli ammiccamenti o le scene di battaglia piene di particolari che ad una
prima lettura possono sfuggire ad un occhio distratto.
Mi piace pensare che attraverso le matite di Quitely non abbiamo più un “Uomo
d’Acciaio” ma solo un “Uomo Straordinario”.
Fidatevi, di fronte ad una storia così non si può rimanere indifferenti.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 9.5
Redazionali: 7
Edizione italiana: 8

5
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Lunedì 15 marzo 2010
Se questo è Miller…

All Star Batman


Testi: Frank Miller
Disegni: Jim Lee
Giugno 2009
Planeta De Agostini

Veramente perplesso.
Questo ho pensato quanto ho terminato la lettura di questo volume. Dopo All Star
Superman, libro superlativo, mi aspettavo una riscrittura del personaggio di
Batman, non dico ai quei livelli, ma molto vicina. Le premesse c’erano tutte,
Frank Miller ai testi e Jim Lee ai disegni, una nuova interpretazione dei
personaggi in virtù del fatto tutto si svolge in una realtà alternativa al consueto
Universo DC. Puntualizzando che il progetto iniziale di questa Collana All Star
prevede 18 uscite e nel volume in questione sono stampate le prime 9, quello che
lascia con l’amaro in bocca è sicuramente la trama e la psicologia spesso
assente o deviata dei personaggi coinvolti.
Eppure come dicevo, ai testi abbiamo Frank Miller.
Com’è possibile che dopo il meraviglioso ciclo storico di Daredevil, dopo Batman:
Year one, dopo Dark knight Returns e dopo Sin City (solo per citarne alcuni)
Miller possa aver scritto una cosa così?
Siamo di fronte all’apoteosi dell’esagerazione, dell’assurdo e delle situazioni al
limite del ridicolo e del grottesco. Come la sua testata gemella All Star Superman,
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/se-questo-e-miller.html

il tutto è influenzato dagli anni ’60, e più precisamente dal batman di Adam West
della mitica serie televisiva, ma in questo caso se ne perde tutta la meraviglia e il
senso di stupore.
Solo per fare un terribile esempio qui abbiamo un batman schizofrenico che non
esita a rinchiudere la sua spalla Robin nella sua caverna, e costringere il ragazzo
a procurarsi il cibo arrangiandosi da solo e quindi a far fuori qualche topo o
pipistrello. Abbiamo un Batman che per tutto il volume non fa altro che saltare per
LINK DEL POST:

tetti e dire quanto è cattivo o “cool”. Dobbiamo assistere a situazioni paradossali


(ad esempio Black Canary vestita in corsetto di pelle e calze a rete che lavora in
una bettola di terz’ordine e stranamente la molestano) e episodi che rasentano la
comicità involontaria (dove il dinamico duo incontra Green Lantern in una stanza
gialla, sorseggiando una bibita gialla, verniciati anche loro di giallo!!!).
L’unica nota positiva del volume rimane la caratterizzazione del Joker, sempre
folle, ma che risulta decisamente meno assurdo rispetto ad altri personaggi che
dovrebbero essere i buoni.
Per la parte grafica Jim Lee fa sempre la sua parte con ottime tavole dinamiche
e, come al solito, riesce a rappresentare con molta efficacia sia le pupe vestite in
maniera discinta, sia le varie scene d’azione.
Il disegnatore coreano comunque anche questa volta non eccelle con l’anatomia
umana e pecca esagerando nelle pose assurde e impossibili dei personaggi.
Aspettando la seconda parte (non meno di tre-quattro anni vista la lentezza delle
uscite americane che ha contraddistinto i primi nove albi), direi che si può solo
migliorare o altrimenti avremo una delle storie di Batman più disastrose di tutti i
tempi nonostante che hai testi ci sia un mostro sacro come Frank Miller.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 3
Disegni: 7
Redazionali: 7
Edizione italiana: 8
6
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Mercoledì 17 marzo 2010
Lontano dalla luce, fin dentro il buio

Dylan Dog n°280 “Mater Morbi”


Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Massimo Carnevale
Gennaio 2010
Sergio Bonelli Editore

Finalmente era ora.


Ho sempre letto Dylan Dog, ormai se non sbaglio sono 23 anni che ogni mese
esce un suo nuovo numero (senza contare tutti gli speciali) e troppi sono i mesi
dove ho dovuto constatare una stanchezza narrativa che trascina la serie ormai
da tanti anni. Qui non è mia intenzione analizzare il perché di questa stanchezza
di idee sul nostro Dylan o sul perché ci sia stato questo calo qualitativo, ma voglio
parlare di un fulmine nel buio, di uno squarcio sulla monotonia mensile che si
chiama Mater Morbi.
Ho sempre apprezzato Roberto Recchioni e quel poco che ho letto di suo mi ha
fatto credere che sia uno scrittore nostrano che ha finalmente qualcosa da dire.
La gestazione di questo albo, la situazione personale dello scrittore e il
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/lontano-dalla-luce-fin-dentro-il-buio.html

conseguente interessamento anche dell’opinione pubblica ha portato finalmente a


produrre un fumetto che fa parlare di sé al di fuori del suo contesto e che fa al
tempo stesso riflettere, come riuscivano spesso a fare le storie di Dylan nei bei
tempi che furono.
Mater Morbi è una sorta di diario personale, è un racconto liberamente ispirato
alla vita dello stesso Recchioni, affetto da una malattia congenita che l’ha portato
più volte ad un passo dalla morte.
Ovviamente il finale prevede che il protagonista si salvi e che tutto torni alla
normalità quotidiana, quello che importa è ciò che accade durante la trama e che
il lettore sia trascinato con forza a riflettere sulla situazione di malato terminale
LINK DEL POST:

del protagonista.
La narrazione è essenziale, diretta e senza eccedere mai nel retorico, i disegni di
Carnevale sono oscuri e pieni di sofferenza nonostante siano imbrigliati e
soffocati nella rigida griglia degli albi Bonelli.
L’albo trasuda tutta la sofferenza e la solitudine che provano i pazienti all’interno
degli ospedali e non si può restare indifferenti alla storia di Vincent, bambino
malato allo stadio terminale che ha avuto la forza di accettare la sua malattia e di
convivere con essa.
Tutti hanno una propria opinione sull’argomento, non esprimerò il mio giudizio in
questa sede, quello che conta è che se ne parli e che la nostra percezione non
sia influenzata da una comunicazione di massa piena zeppa di false tesi
puramente ideologiche o strumentali.
Quello che conta è il coraggio di Recchioni e Carnevale di usare un medium
popolare come il fumetto per obbligare il lettore a riflettere su di una problematica
tristemente attuale.
Che si parli di fumetto al di fuori dei soliti quotidiani contesti è sempre una cosa
buona per le nostre amate tavole disegnate.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 7
Redazionali: 5.5
Edizione italiana: 6

P.S. Nel mio piccolo, mi permetto di dedicare questo post a Eluana e suo padre.
7
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Venerdì 19 marzo 2010
Il mito di Atlantide

Marvel Graphic Novel


Sub-Mariner – “Abissi”
Testi: Peter Milligan
Disegni: Esad Ribic
Giugno 2009
Panini comics

Questa è la storia del Principe Namor di Atlantide, o meglio, questa è la leggenda


del Principe Namor di Atlantide.
Siamo nel 1950 e il dottor Randolph Stein viene ingaggiato per effettuare una
spedizione in sottomarino nelle profondità della Fossa delle Marianne, alla ricerca
di un altro sottomarino scomparso negli abissi a sua volta alla ricerca di Atlantide.
Il dott. Stein è uno studioso-avventuriero, famoso per il suo scetticismo e il cui
credo sono solo la scienza e la ragione.
Questa è la premessa per assistere ad un buon horror claustrofobico, ambientato
in massima parte all’interno di un sottomarino, dove assistiamo a situazioni
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/marvel-graphic-novel-sub-mariner-abissi.html

inspiegabili viste con gli occhi del dott. Stein.


Il Principe Namor in questa graphic novel è solo mito, leggenda, è il terribile
Signore degli abissi, un ombra che è sempre presente e che solo il nome provoca
il terrore tra i superstiziosi marinai.
Milligan è autore di una buona storia, magari non originale, ma siamo di fronte
alla stesura di un classico horror dalle caratterizzazioni dei personaggi molto
standard, spesso solo abbozzate, e dalle ambientazioni molto cupe.
Quello che conta è il terrore, la paura verso Namor che, nonostante compaia in
poche tavole, aleggia in ogni situazione. L’idea del cattivo è abbastanza per
suscitare terrore, non servono scene splatter o mostri marini. E’ il mito ad
LINK DEL POST:

abbattere i paurosi, le leggende create nei secoli portano i marinai ad avere il


terrore che prima o poi il Signore di Atlantide si manifesti e che li trascini con se
negli abissi profondi.
E il dott. Stein? L’essere umano che non crede? Bhè… lui dovrà per forza vedere
con i suoi occhi!
Se la storia non eccelle in originalità, la graphic novel funziona alla grande grazie
al suo disegnatore, Esad Ribic che in questa occasione raggiunge la sua maturità
artistica e dona alla storia una caratterizzazione e un’ambientazione veramente
eccellente.
Il disegnatore croato trasmette perfettamente la sensazione di cosa intende per
claustrofobia illustrando l’interno del sottomarino in maniera cupa e oppressiva, la
stessa figura di Namor è rappresentata come mai si è visto in tanti anni di storie.
Nel complesso Abissi è dunque una buona graphic novel, godibile, e nonostante
qualche situazione e qualche personaggio non risulti indimenticabile, funziona a
meraviglia e ci regala una lettura horror di un discreto livello.
Certo, se vi aspettate un capolavoro magari dovete rivolgervi altrove.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6.5
Disegni: 7
Redazionali: 7
Edizione italiana: 7.5

8
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Martedì 23 marzo 2010
Io sono leggenda

Io sono Leggenda
Adattamento: Steve Niles
Illustrazioni: Elman Brown
Dicembre 2007
Magic Press

In genere non sono particolarmente attratto dagli adattamenti.


Che questi siano fumettistici o cinematografici poco importa, tante sono state le
mie delusioni in passato. Se una storia funziona a parole scritte non è detta che
la stessa abbia l’identico risultato anche su pellicola o all’interno di tavole
disegnate. Semplicemente perché ogni mezzo di comunicazione ha le sue
caratteristiche e le sue regole che per forza di cose si differenziano da tutti gli
altri.
Magic Press, sulla scia del film omonimo del 2007 con protagonista Will Smith,
pubblica questa graphic novel di Steve Niles e Elman Brown. L’adattamento al
romanzo di Richard Matheson è fedelissimo e racconta di Robert Neville,
apparentemente l’ultimo sopravvissuto in un mondo devastato da un virus che ha
trasformato la razza umana in vampiri assetati di sangue. Robert sarà costretto a
lottare per cercare di rimanere vivo, dovrà combattere la solitudine che lo
consuma giorno dopo giorno. Le notti del protagonista sono da incubo, Robert è
solo una preda che si deve barricare nella sua casa piena di aglio e specchi per
sfuggire ai propri predatori e dove ogni sorgere del sole rimane una piccola
conquista.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/io-sono-leggenda.html

Ma quanto tempo può resistere un uomo completamente solo supportato dal


conforto dell’alcool e della musica e ormai ridotto solo a singola preda? Vale la
pena lottare per la sopravvivenza sapendo che ti rimane solo la tua infinita
solitudine?
La graphic novel Io sono leggenda risulta essere una lettura impegnativa. Nelle
illustrazioni di Brown troviamo una gran quantità di testo scritto dove lo scrittore
LINK DEL POST:

Steve Niles ci descrive in maniera minuziosa tutti i pensieri e i timori del nostro
protagonista. A mio giudizio, il libro va inteso non come un classico fumetto ma
semplicemente come un’edizione illustrata del romanzo di Matheson.
I disegni sono ostici e spesso confusi. Le tavole sono tratteggiate in un rigoroso
bianco e nero, gli sfondi risultano assenti e spesso le figure umane sono
raffigurate in maniera essenziale.
A conti fatti, le tavole di Brown risultano minimaliste, tutto si basa sulla particolare
gestione dei testi delle didascalie.
Io sono leggenda nel complesso è stata una piacevole sorpresa, una lettura che
consiglio agli amanti della letteratura horror ma anche a chi ha visto l’omonimo
film con Will Smith.
Confrontando i due prodotti capirete perché sono contrario agli adattamenti.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 5.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6.5

9
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Venerdì 26 marzo 2010
Sfogliando il passato – Morte di un eroe

Play Special n°1


La morte di Capitan Marvel
Testi e disegni: Jim Starlin
Febbraio 1990
Edizioni Play Press

“Tutti devono morire un giorno. O pensavi di essere unico? […]. Non avevo
immaginato che potesse accadere a me […]. E’ duro accettare che il mondo
possa andare avanti anche senza di me…”

Eravamo nei primi anni Novanta quando le Edizioni Play press pubblicarono in
Italia la prima Graphic novel della Marvel.
La morte di Capitan Marvel non è una storia qualsiasi, non è il solito racconto di
scontri tra il nostro eroe, paladino della giustizia, e i suoi malvagi nemici. No.
E’ la storia di un eroe che è destinato a perdere la sua battaglia contro la propria
malattia. Contro quel nemico invincibile che si chiama cancro. Questo è il
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/sfogliando-il-passato-morte-di-un-eroe.html

racconto finale di Capitan Marvel, è la cronologia dei suoi ultimi giorni di vita e
della lenta ed inesorabile fine di un eroe alieno innamorato del nostro mondo.
Come detto, non ci sono battaglie memorabili, non esiste un nemico da abbattere
sul campo di battaglia, c’è solo un uomo con il suo male che deve accettare
l’inevitabilità del fato. Ci sono battaglie che nemmeno un grande guerriero, alieno
o terrestre che sia, può vincere.
I testi ed i disegni sono di Jim Starlin, grande autore di saghe cosmiche
marveliane (da leggere e rileggere il suo Warlock), il quale ha dichiarato che La
morte di Capitan Marvel è in realtà la rappresentazione fumettistica della morte
del padre avvenuta sempre per colpa del cancro. Nonostante che negli Stati Uniti
LINK DEL POST:

questa graphic novel sia stata pubblicata nel 1982, e dunque quasi trent’anni fà,
mantiene intatta tutta la sua freschezza narrativa.
La morte di Capitan Marvel è un piccolo capolavoro che consiglio caldamente di
recuperare.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 7
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

10
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Lunedì 29 marzo 2010
Venerdì 12

Special events
Venerdì 12 Omnibus
Testi e disegni: Leo Ortolani
Marzo 2008
Panini Comics

Per quelli che “mi ama ancora, ma non lo sa”. Per quelli che “tanto senza di me
non ci sa stare”. Per quelli che “vedrai che poi torna”. Per quelli che “l’amore vero
esiste”.
Leo Ortolani è un vero genio dalla comicità fulminante.
Venerdì 12 è in fondo (ma molto in fondo) una storia d’amore. Si racconta di Aldo,
che lasciato dalla sua ragazza Bedelia, viene trasformato per magia in una
creatura mostruosa e tornerà umano solo quando avrà versato il sangue di una
vergine (e qui cominciano i problemi, vai a trovarne di vergini di questi tempi!)
oppure quando un’altra donna si innamorerà di lui.
Ma innamorarsi di un mostro non è facile, soprattutto quando questi è
ossessionato dalla sua ex e quest’ultima passa da un giamaicano ad altri grossi
calibri.
Un grande personaggio di Venerdì 12 è sicuramente il servo di Aldo, Giuda (un
nome, una garanzia!). Una vera disgrazia per il nostro protagonista. Giuda è
impiccione, infimo, bugiardo, è tutto quello che non dovrebbe essere un vero
amico, ma purtroppo anche l’unica persona che ancora sopporta la compagnia di
Aldo.
Infine, come non citare il personaggio di Ciurga, donna tubero che si confonde tra
http://angolodifox.blogspot.com/2010/03/venerdi-12.html

i water e che come mezzo pubblico usa i camion della nettezza urbana.
Tra una gag fulminante e situazioni che parlano dell’amore materialista o
platonico, assistiamo alla tragica ricerca della felicità del nostro Aldo e anche,
purtroppo, della continua sottomissione dell’uomo verso la donna. Non c’è niente
da fare, noi uomini possiamo cercare di sembrare forti, far la voce grossa, ma alla
LINK DEL POST:

fine sono sempre le donne a dettar legge. Pur di non perderle accettiamo anche
di diventiare il loro portascopettino del bagno!!!
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, con questo volume Ortolani si afferma
come il più grande autore umoristico italiano. Non lasciatevi sfuggire ogni due
mesi il suo Ratman, è sempre un piacevole spasso.
Dimenticavo... vi consiglio di recuperare anche la compilation “La polca della
Gigia e altri successi”. Eccezionale!

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8.5
Disegni: 7
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

11
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Venerdì 2 aprile 2010
Batlin’ Jack

100% Marvel
Devil: Battlin’ Jack Murdock
Testi: Carmine di Giandomenico e Zeb Wells
Disegni: Carmine Di Giandomenico
Novembre 2008
Panini Comics

“Un uomo non si misura da come cade al tappeto, ma da come si rialza!”


Battlin’ Jack Murdock

Questa è una storia del riscatto di un uomo.


E’ la storia di Battlin’ jack Murdock, pugile di buon livello e padre di Matt, futuro
avvocato cieco e futuro eroe nelle vesti di Devil.
E’ la storia di un pugile alla dipendenze di un boss locale, è la storia di un
esattore del pizzo che trova la sua ragion d’essere solo sul ring.
Ma Jack ha anche un figlio, Matt, fragile e cieco, e fa di tutto per proteggerlo e
tenerlo lontano dalla strada per poter farlo studiare e portarlo lontano da quella
mediocre esistenza.
Il volume è diviso in quattro parti, ognuna delle quali è scandita da un round di un
incontro di pugilato, dove Jack alla fine della quarta ripresa deve andare al
tappeto. Si, perché l’incontro è truccato e il boss locale con la sua sconfitta ci farà
un sacco di soldi.
Il sublime tratto del nostro Di Giandomenico ci porta in tanti flashback della vita di
Jack. In poche pagine conosciamo il carattere combattivo di Murdock che viene
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/battlin-jack.html

represso dal desiderio di difendere il suo Matt. “Uno sguardo commosso e


partecipe alla vita di un padre che ha sacrificato tutto per il bene di suo figlio”
(tratto dalla quarta di copertina).
Il volume Battlin’ Jack Murdock non racconta episodi lontani dalla continuity di
Devil, in fondo chi segue le avventure di questo personaggio non scopre cose
LINK DEL POST:

nuove del suo passato.


Il volume và letto con attenzione per il modo in cui tutto questo viene raccontato e
la straordinaria arte di Di Giandomenico.
Una storia di sentimento e riscatto, che ci lascia splendidamente meravigliati.
Ad essere cattivi, l’unico difetto di questa bellissima storia è la velocità di lettura. I
quattro episodi scritti con un buon ritmo scivolano sotto i nostri occhi troppo
velocemente.
Ma forse diluire la storia con altri inutili capitoli avrebbe forse appesantito il tutto
senza motivo.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 8.5
Redazionali: 7
Edizione italiana: 7

12
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Mercoledì 7 aprile 2010
L’albero della vita

The Fountain – L’albero della vita


Testi: Darren Aronofsky
Disegni: Kent Williams
Anno 2009
Planeta De Agostini

Aronofsky è un regista cinematografico.


Questo volume è frutto del desiderio del suo autore di realizzare questa storia
visti i continui problemi che ha avuto per realizzarne il film.
Con notevoli problemi di budget e quindi anche gli obbligati licenziamenti del suo
staff, Aronofsky ha combattuto per far si che si potesse quanto meno leggere la
storia sotto forma di graphic novel. Alla fine il regista ha vinto la sua battaglia ed è
riuscito ad autoprodursi la pellicola in Canada con un budget ridottissimo e
parallelamente è riuscito anche a mandare alle stampe la graphic novel sotto il
marchio Vertigo della DC Comics.
The Fountain è una storia d’amore ma è anche una lettura abbastanza ostica.
Tocca molteplici temi. Si passa dal rapporto tra uomo e donna, tra le malattie
terminali, tra la nostra umanità e la natura che ci circonda. E’ la storia del dott.
Creo, scienziato che dopo la morte della moglie dovuta al cancro, rivolge tutte le
sue energie verso la possibile cura di questa malattia. In un incastro di scene tra
realtà e finzione, il protagonista si trova a combattere nel romanzo incompiuto
della moglie ambientato ai tempi dei conquistadores e la triste realtà nuda e
cruda della sua impotenza contro la terribile malattia.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/lalbero-della-vita.html

Al centro di tutta la trama della graphic novel abbiamo l’Albero della vita, l’oggetto
della ricerca del romanzo della moglie, lo stesso albero citato nella Bibbia ed
oggetto di culto dalla civiltà Maya. Come già detto The Fountain è una lettura
ostica sia per i continui cambi temporali che spesso spiazzano il lettore, sia per le
scelte grafiche di Kent Williams.
Eccellente pittore, Williams, tra queste pagine compie scelte grafiche particolari
LINK DEL POST:

che mutano a seconda dei momenti in cui ci troviamo. Il disegnatore ha scelto di


non rappresentare figure umane lineari e spesso l’anatomia non è perfetta.
Questo tipo di rappresentazione può essere riconducibile al desiderio di angoscia
e instabilità che prova il nostro protagonista. The Fountain è una lettura
complicata ma sicuramente consigliata, sia per gli argomenti trattati sia perché ai
pennelli troviamo Kent Williams, autore non molto prolifico che va sicuramente
ammirato.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6.5
Disegni: 7
Redazionali: 7.5
Edizione italiana: 8

13
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Venerdì 9 aprile 2010
Midnight Nation

100% Cult Comics


Midnight Nation – vol°1 e 2
Testi: J. Michael Straczynski
Disegni: Gary Frank
Anno 2009
Panini Comics

Sicuramente presto ci faranno un film.


L’idea di base di Midnight Nation è troppo dirompente, troppo originale per
passare inosservata.
Straczynski ha fatto decisamente centro. Midnight Nation è stata una delle sue
prime prove per il mondo dei comics ma è stata una prova eccezionale.
Dopo una vita passata a sceneggiare serial televisivi e film (segnalo che la
sceneggiatura di Changeling di Clint Eastwood porta la sua firma) il nostro Stracz
ha fatto il suo ingresso trionfale nei comics con due miniserie per la Top Cow,
Rising Stars e Midnight Nation.
Quest’ultima, pubblicata sotto forma di miniserie di dodici numeri, racconta di
David Gray e della sua odissea personale.
Poliziotto di Los Angeles, David rimane quasi ucciso da dei misteriosi uomini detti
“Camminatori”. Al suo risveglio in ospedale scopre di essere passato in una sorta
di territorio che rimane tra la vita e la morte. Completamente invisibile alle
persone comuni ma perfettamente visibile dalle persone finite come lui in questa
sorta di limbo.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/midnight-nation.html

Nella sua strada David troverà Laurel, una sorta di personale Virgilio dantesco,
che lo accompagnerà fino a New York nella speranza di ritrovare la sua anima.
Senza di essa David si trasformerà a sua volta in un camminatore.
Midnight Nation è una storia on the road. Il nostro protagonista si ritroverà a
compiere un lungo percorso personale che lo farà maturare e capire certi aspetti
della società che lui stesso non credeva potessero esistere. Con una
LINK DEL POST:

sceneggiatura semplice e lineare, pagina dopo pagina, ci vengono svelati tutti i


segreti nascosti lungo il cammino di David. Chi realmente sono i camminatori, chi
è Laurel e perché deve accompagnare il protagonista fino alla sua meta.
Alla fine sapremo tutto e non potremo non essere soddisfatti della bellezza della
nostra lettura.
La trama impeccabile di Straczynski è accompagnata dai funzionali disegni di un
Gary Frank in buona forma. Lineare e preciso, mette al servizio della
sceneggiatura la sua buona tecnica senza mai concedersi troppi eccessi e
lasciando alla trama il ruolo di protagonista.
E’ inevitabile, prima o poi su Midnight Nation ci faranno un film.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8
Disegni: 7
Redazionali: 6.5
Edizione italiana: 7

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Lunedì 12 aprile 2010
Sfogliando il passato – Futuro imperfetto

Hulk – Futuro imperfetto


Testi: Peter David
Disegni: Gorge Perez
Anno 1997
Panini Comics

Conoscerete il Maestro.
Siamo novant’anni nel futuro, a Dystopia, regno incontrastato del Maestro. Il
tiranno che governa con pugno di ferro non è altro che l'evoluzione futura di Hulk.
Il Maestro è l’unico sopravvissuto dell’Era degli Eroi in seguito ad un disastro
radioattivo e domina incontrastato circondato di belle donne e avvolto da un
manto di terrore.
In questo scenario arriva Hulk che sarà spinto ad opporsi a quello che diventerà
lui stesso nel futuro prossimo.
Il Maestro è un lato nascosto di Hulk, quello che il dott. Banner ha sempre
cercato di nascondere e non accettare, la sua metà oscura.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/sfogliando-il-passato-futuro-imperfetto.html

Futuro imperfetto è il prodotto di una, forse la migliore, delle molteplici


sfaccettature della psiche di Hulk che Peter David, lo scrittore di questa storia, ha
saputo far evolvere nei suoi anni di gestione del personaggio.
Indubbiamente il migliore scrittore della serie Incredible Hulk di sempre, David ha
saputo tirare le fila del personaggio e dei suoi comprimari in modo mirabile e mai
banale, portando la testata del nostro Golia Verde a livelli di storie stratosferici.
Avvalendosi della collaborazione di artisti della matita a dir poco superlativi (Gary
Frank e Dale Keown su tutti), David ha saputo fornire più versioni del Gigante di
giada giocando e costruendo la sua psicologia come nessuno aveva mai fatto
prima di lui.
LINK DEL POST:

L’idea iniziale del personaggio, semplice e lineare, basata sulla doppia


personalità del dott.Jekyll e di Mr. Hyde trova la sua giusta evoluzione nelle trame
dello scrittore del Maryland.
Abbiamo così un Hulk grigio (come agli esordi), verde, cinico, altruista,
intelligente, stupido. Leggiamo un mix di storie di pura avventura in pieno stile
Marvel e di trame di triste attualità (come non citare le incursioni sul dramma
dell’AIDS).
Futuro imperfetto non tocca temi scottanti, ma rappresenta l’immutabilità del
nostro fato. Possiamo batterci e lottare per cercare di cambiarlo ma alla fine il
nostro destino è sempre lì che ci aspetta.
Alla fine, tutto finirà dove tutto ha avuto inizio.
Mirabile.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 7
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

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Mercoledì 14 aprile 2010
X-Men Deluxe 178

X-Men Deluxe 178


Testi: AA.VV.
Disegni: AA.VV.
Febbraio 2010
Panini Comics

Lo ammetto, sono in ritardo con le mie letture di un paio di mesi.


Ho letto solo da poco X-Men Deluxe 178 e mi ha lasciato piacevolmente
soddisfatto.
Scendendo nel dettaglio delle quattro storie che sono pubblicate in questo
numero, le più interessanti sono senza dubbio quelle di X-Force e X-Factor.
Le due storie dedicate agli X-Men tratte dalla miniserie X-Infernus zoppicano
tragicamente per colpa di una trama senza capo né coda dove la protagonista,
Illyana Rasputin, si trova nella disperata ricerca della sua anima perduta. L’unica
nota positiva sono sicuramente i disegni dell’italianissimo Giuseppe Camuncoli,
autore di una discreta prova ma che però non raggiunge livelli qualitativi che gli
ho visto toccare in altre sue produzioni.
Tralasciando Infernus, le altre due storie invece sono una buona lettura.
X-Force presenta una storia controversa ma intrigante negli sviluppi finali che
lascia quanto meno l’amaro in bocca. Graig Kyle e Chris Yost, gli scrittori regolari
di questa serie, premono come sempre decisamente sull’acceleratore dell’azione
ma alla fine lasciano il lettore dubbioso sulle scelte fatte dai personaggi coinvolti,
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/x-men-deluxe-178.html

su tutti Ciclope.
Il nostro Summers mai è stato così determinato e deciso come in questi ultimi
tempi e le sue scelte di sacrificare pedine minori per una visone più ampia della
guerra lasciano quanto meno interdetti.
Non posso non menzionare i bei disegni di Clayton Crain sempre più a suo agio
con i toni molto cupi delle trame. Se all’inizio il suo tratto pesantemente elaborato
al computer mi lasciava indifferente, ora sta raffinando la sua tecnica e lo trovo
LINK DEL POST:

pulito e molto più deciso nel rifinire le sue tavole. Attendo fiducioso Messiah War.
Ottima anche la storia di X-Factor, ma questa non è una novità.
Se le tavole di Valentine De Landro sono molto più classiche e decisamente dalla
costruzione più semplice di quelle di Crain, non si può dire lo stesso delle trame
di Peter David.
Tra la commedia e l’avventura classica, le storie di David si leggono che è un
piacere. Ricche di colpi di scena (su tutte la sottotrama del figlio di Madrox),
mese dopo mese i personaggi hanno ormai raggiunto una loro dimensione
psicologica attraverso dialoghi sempre brillanti e mai inutili. Sfruttando la sua
grande esperienza, David ha seminato in questi mesi svariate sottotrame che in
questi numeri sta facendo evolvere con la sua consueta maestria.
Se Layla Miller “sa molte cose” il lettore brancola piacevolmente nel buio e si
lascia trasportare volentieri tra i problemi personali di Madrox e dei suoi
compagni.
Consigliato.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storie: 7
Disegni: 7
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6

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Venerdì 16 aprile 2010
Sfogliando il passato – Johnny Freak

Dylan Dog n°81


Testi: Mauro Marcheselli, Tiziano Sclavi
Disegni: Andra Venturi
Giugno 1993
Sergio Bonelli Editore

Johnny Freak è un pugno nello stomaco.


Non perché nella storia troviamo scene particolarmente cruente o sanguinarie,
ma perché purtroppo questa storia può benissimo accadere ogni giorno.
Ispirata dalla cronaca reale, si racconta di Johnny, ragazzo sordomuto che
sembra essere affetto da una malattia congenita che lo divora pezzo dopo pezzo.
Almeno così siamo portati a pensare fino alla scoperta dei medici dell’ospedale
nel quale è ricoverato il ragazzo che le gambe amputate, un rene e un polmone
gli sono stati asportati perfettamente sani.
Qui comincia un viaggio nel terrore quotidiano, nella tragica umanità di un
diverso, nella tenerezza, nella compassione.
Il nostro Dylan Dog trova Johnny per puro caso grazie ad un cane randagio e il
ragazzo si dimostra subito allegro e bisognoso d’affetto nonostante la sua
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/sfogliando-il-passato-johnny-freak.html

situazione fisica. Viene ospitato da Dylan nel suo appartamento e grazie ai media
scopriamo che Johnny ha una famiglia, la quale pretenderà l’affidamento del
ragazzo ad ogni costo.
Il ritorno a casa del ragazzo sarà l’inizio del suo ritorno all’inferno.
La famiglia Arkham tratterà johnny come un animale, rinchiuso sempre in cantina,
sarà costretto a mangiare tra la sporcizia, ma questo non è nulla in confronto alla
tragica verità.
Johnny ha un fratello, Dougal, il prediletto della famiglia che soffre di una malattia
congenita e il nostro protagonista è considerato solo come una sua riserva di
LINK DEL POST:

organi.
Attorno a questa trama agghiacciante, come se non bastasse, si intrecciano altre
trame parallele. Una banda di teppisti che si divertono a maltrattare i cani randagi
e chi porta loro del cibo, l’immancabile storia d’amore di Dylan con l’infermiera
che assiste Johnny all’ospedale e i tentativi di omicidio del ragazzo sordomuto.
Nella storia non manca il colpo di scena finale, di una bellezza assoluta che
lascia veramente spiazzati. Chi è il più umano? I cani randagi o i teppisti che li
bastonano? Johnny con il suo handicap o i genitori che lo sacrificano senza
nessun timore per il figlio prediletto?
E il nostro Dylan? In questa storia è solo un tragico spettatore anche della scelta
finale di Johnny che nonostante tutto, in punto di morte, decide di donare il
proprio cuore al fratello morente.
Questo episodio di Dylan dog è pieno di spunti di riflessione come nessun altro.
La violenza domestica in una apparente normale famiglia borghese, il tema del
diverso, la violenza spesso gratuita verso gli animali, la capacità di affrontare le
avversità e soprattutto il perdono.
Johnny amava i suoi genitori e il fratello. Per lui era la quotidianità vivere come un
animale e rinchiuso al buio di uno sgabuzzino. Sfogava la sua frustrazione
quotidiana nei suoi disegni fantasy, quella era la sua vita, brutta o bella che sia.
Donare il suo cuore era l’unico gesto che gli era rimasto per dimostrare il suo
amore.
Questo albo non è adatto a chi si commuove facilmente.
Struggente.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 9
Disegni: 7.5
17
Redazionali: 5.5 www.angolodifox.blogspot.com
Edizione italiana: 6
Lunedì 19 aprile 2010
Marvel Noir – X-Men

Marvel Noir – X-Men


Testi: Fred Van Lente
Disegni: Dennis Calero
Gennaio 2010
Panini Comics

Ero curioso e lo sono ancora. Nonostante questo passo falso.


L’idea di base di questa linea Marvel Noir è molto semplice e intrigante allo
stesso tempo: ambientare le storie dei principali eroi della Marvel nell’America
degli anni ’30 rivedendo e aggiustando il tiro sulle caratteristiche dei personaggi e
basandosi sulla rivisitazione dell’epoca del proibizionismo.
Marvel Noir – X-Men è il secondo volume di questa particolare linea e
decisamente meno incisivo.
Se Spider-Man Noir si lascia leggere con piacere, anche grazie ai bei disegni di
Di Giandomenico, X-Men Noir è decisamente un passo falso.
La trama di Van Lente è confusa e si fa fatica ad appassionarsi ad una storia
partita con una buona premessa. Le prime pagine sono dedicate al ritrovamento
in un fiume del corpo di Jean Grey che sembra sia stato martoriato da degli artigli
e che ha su di una spalla una X tatuata. Ma purtroppo le buone idee finisco qui.
Se qualche personaggio può essere stato rivisto in maniera interessante, nello
svolgimento della trama non troviamo alcuna traccia della psicologia dei
personaggi che spesso risultano purtroppo fine a se stessi.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/marvel-noir-x-men.html

A mio giudizio, Van Lente infila nella lettura troppi comprimari che inevitabilmente
risultano soltanto macchiette insignificanti che fanno una brutta fine (vedi Iceman
e Bestia).
La trama ha comunque dei colpi di scena che tentano di risvegliare l’attenzione
del lettore ma anche la conclusione non aiuta il lettore a capirci qualcosa.
Purtroppo quello che ho letto di Van Lente non mi ha mai impressionato e
considero questo autore nulla più di un mestierante che deve ancora farsi
LINK DEL POST:

parecchio le ossa.
L’aspetto grafico del volume è interessante e abbiamo un Dennis Calero che ben
si adatta alle atmosfere richieste dalla linea Noir. Come dicevo, se la linea Noir
ha dei presupposti interessanti, X-Men Noir è decisamente un passo falso e
voglio sperare che le prossime uscite siano di tutt’altro spessore.
Da amante del Noir in genere, rimango ancora fiducioso di vedere come questa
idea si svilupperà e come adatteranno altri personaggi al clima di quegli anni.
La mia speranza è che gli autori riescano a realizzare trame solide perché
altrimenti, superata l’iniziale curiosità, i lettori faranno in fretta a far cadere la linea
Marvel Noir nel dimenticatoio.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 4.5
Disegni: 6
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

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Giovedì 22 aprile 2010
The Punisher – Gli Schiavisti

100% Marvel Max


The Punisher – Gli Schiavisti
Testi: Garth Ennis
Disegni: Leandro Fernandez
Maggio 2007
Panini Comics

Mi piace Garth Ennis.


Anche quando non affonda i colpi come mi ha abituato a fare, mi piace il suo
modo di raccontare, il suo modo di riempire la sceneggiatura di dialoghi al limite
della censura ma ovviamente lo prediligo quando decide che è ora di fare sul
serio.
Inutile aggiungere che ho scoperto Ennis leggendo il suo Preacher e questa serie
mi ha davvero appassionato. Terminata l’esperienza del Predicatore Custer,
Ennis ha trovato la sua naturale ambientazione sulla serie The Punisher della
linea Max della Marvel.
Dopo un inizio di ordinaria amministrazione la serie del Punitore dedicata a lettori
maturi è partita a razzo verso picchi qualitativi che non si vedevano da anni.
Ennis è nato per scrivere il Punitore. Né ha colto l’essenza ed è riuscito ha
portare il nostro Frank Castle dove nessun autore è riuscito prima.
Su Gli Schiavisti non troverete nessun superuomo in calzamaglia, nessun
supercattivo che minaccia di distruggere il mondo, ma solo le strade sudice di
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/punisher-gli-schiavisti.html

New York, solo la tragica realtà della tratta delle donne dell’Est schiave dei loro
aguzzini e la loro triste storia.
Attraverso i cupi ma efficaci disegni di Fernandez, assistiamo alla tratta delle
donne, spesso bambine, dall’Est europeo dove vengono strappate ai loro cari per
essere seviziate e vendute al mercato degli schiavi del sesso a pagamento, in
nome di un business fin troppo redditizio.
A tratti la storia di questo volume è spesso troppo cruda anche per il nostro
LINK DEL POST:

Castle nonostante la sua innata freddezza. Frank in genere risulta essere un


personaggio abbastanza inespressivo, glaciale e non trasuda mai alcun tipo di
emozione. In questo caso Fernandez dipinge le sue espressioni facciali in modo
veramente azzeccato. Gli sguardi del Punitore lasciano trasparire tutta la sua
rabbia e la sua voglia di porre rimedio a questa vicenda cruda e violenta.
Una lettura eccezionale questo volume, che mi ha inchiodato fino alla sua
conclusione cercando una sorta di soddisfazione per Viorica, la schiava che il
Punitore riesce a salvare all’inizio della storia.
Un bravo anche al disegnatore Fernandez che, anche se spesso risulta
discontinuo nel suo tratto, riesce a trasmettere tutte le sensazioni di rabbia e
frustrazione dei nostri protagonisti.
Anche se il suo Preacher rimane un prodotto di qualità superiore, Ennis mi ha
sorpreso ancora.
Gli Schiavisti è un colpo nel basso ventre, crudo e difficile da incassare per la
cattiveria che l’uomo riesce ad infliggere ai suoi simili solo per rincorrere i propri
interessi economici.
Se leggerete questo volume non tornerete più indietro. Garth Ennis piacerà
anche a voi.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7
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Lunedì 26 aprile 2010
The Invisibles

The Invisibles n°1


Rivoluzione invisibile
Testi: Grant Morrison
Disegni: AA. VV.
Anno 2009
Planeta De Agostini

Non credo che esista un termine unico per definire la serie The Invisibles.
Pubblicata sotto il marchio Vertigo della Dc Comics, è una serie troppo atipica e
fin troppo personale.
Il suo autore, Grant Morrison ha totale carta bianca su testi e tematiche e scrive
trame al limite del punk, della psicadelia e del puro delirio.
Senza ombra di dubbio The Invisibles è la somma totale del pensiero
anticonformista di Morrison. Abile scrittore scozzese, Grant in queste pagine è
libero di dare sfogo alla sua eccentrica creatività e denuncia complotti e controlli
totali della dittatura mediatica silenziosa che ci circonda. Un controllo che passa
dai messaggi subliminali, raggiri mentali e sessuali che solo chi è completamente
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/invisibles-n1-rivoluzione-invisibile.html

fuori dal sistema, i folli o gli “invisibili”, posso cogliere e combattere.


Leggere The Invisibles risulta tremendamente difficile. Se questo primo volume è
ancora leggibile ed è composto da una trama quasi lineare, gli altri che
compongono l’intera serie (edita anni fa da Magic Press) partono per la tangente
dell’irrazionalità e del delirio indotto da trip.
Gli stessi personaggi che compongono gli invisibili sono dei veri deliri. Abbiamo il
leader King Mob che rappresenta lo stesso Morrison, Ragged Robin decisamente
pazza, Lady Franny transessuale, Boy che a dispetto del nome è una ragazza, e
Dane McGowan che riesce a percepire lo spirito di John Lennon, qui visto come
una specie di divinità.
LINK DEL POST:

Una volta che abbiamo conosciuto il cast crediamo di avere un’idea di cosa ci
aspetta sulla pagine di The Invisibles. Ma non è così.
Le trame di Morrison hanno collegamenti alle teorie di cospirazione di David Icke,
sono influenzate da William Burroughs, alle visioni di Terence McKenna, allo
sciamanesimo, alle leggende sul Sacro Graal, alla teoria del complotto, alle logge
massoniche, all’esoterismo. Non poteva mancare un tocco di satanismo con tanto
di demone impegnato in orge assieme ai ministri del governo britannico. Nello
svolgimento della trama incontriamo i poeti Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, e
il marchese De Sade, componenti di una cellula degli invisibili dei tempi che
furono.
Oltre ad avere tutte queste sfaccettate componenti The Invisibles si snoda in un
complicatissimo viaggio temporale razionalizzato solo attraverso la follia dei
personaggi coinvolti.
Se Morrison si è lasciato prendere decisamente la mano e finisce in un vero e
proprio delirio di onnipotenza, i disegni realizzati a più mani non aiutano il lettore
a districarsi nei dialoghi e nelle idee dello scrittore scozzese.
The Invisibles è un’esplosione. Un’esplosione indotta dal deliro e dalla mole di
idee troppo compresse che alla fine non può che generare caos.
The Invisibles è una lettura consigliata ma che produce un gran mal di testa.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6.5
20
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Giovedì 29 aprile 2010
La neve se ne frega

La neve se ne frega
Testi: Matteo Casali
Disegni: Giuseppe Camuncoli
Miniserie di tre numeri marzo, aprile, maggio 2008
Panini Comics
Tratto dall’omonimo romanzo di Ligabue edito da Feltrinelli nel 2004

Come già accennato in un altro post non amo particolarmente gli adattamenti.
Magari se avrò voglia dedicherò all’argomento un post apposito giustificando la
mia contrarietà alla cosa, però qui vorrei soffermarmi sulla miniserie che ha
adattato a graphic novel il romanzo di Ligabue.
Devo essere sincero, ho acquistato e letto il romanzo del rocker emiliano con
molti dubbi e un po’ prevenuto, ma sbagliavo. Il romanzo scorre via che è un
piacere e possiede una trama solida e buone idee di base. Praticamente una
buonissima sorpresa.
La versione a fumetti di La neve se ne frega è ugualmente un buon prodotto che
vede all’opera due autori italiani che si stanno facendo largo anche nel panorama
internazionale.
L’adattamento risulta essere molto fedele al romanzo d’origine e racconta cosa
sarebbe la nostra esistenza se, invece di nascere piccoli e invecchiare il
processo fosse inverso (vi ricorda qualche film uscito nel 2009? Peccato che il
romanzo sia del 2004). Cosa saremo se nel pieno della nostra maturazione
http://angolodifox.blogspot.com/2010/04/la-neve-se-ne-frega.html

interiore anche il nostro corpo fosse all’apice della sua forza?


I protagonisti sono DiFo e Natura una coppia predestinata che ringiovanisce col
passare del tempo come tutti i loro simili. DiFo e Natura si muovo in un contesto
futuristico e distopico, dove tutto è già deciso e tutto è sotto rigido controllo dal
Piano Vidor. In questo ambiente non esiste il libero arbitrio, tutto deve essere
vissuto come stabilito e dove persino gli adulteri sono scritti e decisi. Il Piano
Vidor, modello di convivenza civile, prevede diritti e doveri che sono categorici e
LINK DEL POST:

regola un mondo apparentemente perfetto.


Nonostante le sue regole il Piano Vidor non riesce a prevedere il sentimento più
umano di tutti. L’amore.
Infatti al centro di tutto c’è l’Amore, quello con la “A” maiuscola, quello vero, il
legame che supera e abbatte ogni barriera e che porta a compiere miracoli.
Casali e Camuncoli ce la mettono davvero tutta a mettere su tavola quello che è
lo spirito della storia. A tratti ci riescono, ma a conti fatti il romanzo rimane ancora
un gradino sopra sia come psicologia dei personaggi sia come descrizione delle
ambientazioni.
Camuncoli è in buona forma e con il suo tratto semplice ma deciso tratteggia la
trama con la dovuta precisione. Una menzione particolare va data ai colori dello
Studio Kmzero. Salvo rare eccezioni, si è scelto di evitare le tonalità calde,
trasmettendo in questo modo con grande efficacia tutta la freddezza e il distacco
della Società rappresentata nel romanzo completamente priva di calore umano.
Un buon adattamento questa graphic novel, che forse verrà apprezzata molto di
più da chi non ha letto il romanzo da cui è tratta.
Ligabue ha dichiarato che l’adattamento cinematografico del libro è praticamente
impossibile e ha dunque espresso la sua contrarietà a tale progetto.
Mi piace pensarla allo stesso modo.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 7.5
Redazionali: 7
21
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Martedì 4 maggio 2010
Devil - Redenzione

100% Marvel
Devil - Redenzione
Testi: David Hine
Disegni: Michael Gaydos
Anno 2006
Panini Comics

Un piccolo gioiello.
Finito in una piccola cittadina dell’Alabama, Matt Murdock si ritrova in
un’ambientazione fuori dal solito contesto urbano che contraddistingue in genere
il nostro Devil.
Contattato come avvocato dalla madre di Joel, accusato di essere membro di una
setta satanica e dell’omicidio di un bambino, Matt si ritrova a dover districarsi in
una situazione in una realtà fuori dal tempo dove regnano la meschinità, il
razzismo e una montagna di bugie.
Nella cittadina di Redemption Valley il tempo sembra non essere mai passato
veramente. La mentalità degli abitanti sembra non essersi mai aggiornata agli
anni duemila rimanendo invischiata nei preconcetti e nei comportamenti spesso
razzisti e intolleranti che si sono verificati nel sud degli Stati Uniti negli anni
sessanta.
L’obbiettivo di questa miniserie divisa in sei atti, è la denuncia sociale. Infatti
David Hine, lo scrittore, riesce ha raccontarci della meschinità delle cosiddette
persone “normali” contro il diverso e verso chi non vuole appiattirsi e integrarsi in
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/devil-redenzione.html

un “sistema” dove la menzogna regna sovrana.


Non contento Hine, riesce anche parlare della pena di morte. L’odio delle persone
verso Joel e i suoi amici porterà alla costruzione di false accuse che
trascineranno il ragazzo inesorabilmente fino nelle mani del boia.
E Devil non potrà farci nulla.
Matt è consapevole dell’innocenza del suo assistito ma assiste impotente al
LINK DEL POST:

susseguirsi della vicenda senza che riesca veramente a cambiare il corso degli
eventi.
Al termine della storia il vero colpevole varrà preso, ma alla fine non avremo una
giustizia completa.
David Hine ha il merito di raccontare scrivendo una sceneggiatura fredda,
distaccata, senza mai scendere nella facile retorica. Racconta semplicemente
fatti. Sta poi al lettore decidere.
Gaydos, con il suo tratto oscuro si adatta perfettamente allo stile della
sceneggiatura molto atipica per Devil. Avrebbe avuto certamente molte più
difficoltà alle prese con una storia strettamente supereroistica decisamente non
adatta al suo stile disegnativo.
Credo che ai tempi della sua pubblicazione italiana Devil – Redenzione non abbia
riscontrato nel pubblico il successo che secondo chi scrive meriterebbe.
Storia di denuncia, ambientazione atipica e un finale che lascia un senso di
vuoto.
Questo volume è stato una piacevole sorpresa.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

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Venerdì 7 maggio 2010
Gotham Central

Gotham Central
Servire e proteggere
Testi: Ed Brubaker, Greg Rucka
Disegni: Michael Lark & Stefano Gaudiano
Anno 2008
Planeta De Agostini

Com’è la tua vita se sei un normale poliziotto e vivi a Gotham, la città di Batman?
Questo bel libro cerca di dare una risposta a questa domanda attraverso
un’ottima storia noir.
Il volume raccoglie i primi tre cicli narrativi della omonima serie originale e ci
lascia conoscere tutti i poliziotti che lavorano presso la Major Crimes Unit, la
sezione della polizia di Gotham City che si occupa dei crimini dei superumani.
Questa sezione è appena rimasta orfana di Jim Gordon, storico ispettore di
polizia che collabora con Batman, che è appena andato in pensione. I vari
comprimari della serie si dovranno confrontare con i terribili villains del Cavaliere
Oscuro e dovranno affrontare nel frattempo anche i non pochi problemi personali
di tutti giorni.
Giudicata come serie rivelazione, Gotham Central ha davvero fatto centro con
l’ambientazione e la psicologia di personaggi a tutto tondo come ad esempio
Renè Montoya, poliziotta dura e integerrima che deve fare però i conti con la
propria omosessualità.
Raccontato in chiave noir il volume ha il suo punto di forza nei dialoghi dove
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/gotham-central.html

Rucka e Brubaker riescono con maestria a far interagire personaggi molto diversi
tra loro e all’apparenza incompatibili. Come può un poliziotto comune vedersela
con la pazzia del Joker e di Due Facce? Come può con armi convenzionali
riuscire ad arrestare Mr. Freeze? Come reagiscono i nostri protagonisti quando,
dopo giorni e giorni di attenta preparazione, un Uomo Pipistrello si intromette e
involontariamente fa saltare tutta l’operazione?
LINK DEL POST:

Un ottima prova alla sceneggiature da parte di Rucka e Brubaker che non sono
certo io a scoprire. Entrambi gli autori hanno già dimostrato che con queste
ambientazioni ci sanno veramente fare.
Una menzione particolare va anche ai disegni del bravo Lark, dal tratto incerto e
non definito, dà il meglio di sé in coppia con l’inchiostratore italiano Stefano
Gaudiano. Le tavole non sono certo spettacolari ma svolgono perfettamente il
loro dovere.
Se volete sapere il punto di vista della gente comune che vive sulla propria pelle
le minacce superumane, se volete leggere un appassionante affresco noir allora
Gotham Central fa decisamente al caso vostro.
Una pecca dell’edizione italiana è sicuramente la pochezza dei redazionali e la
scelta di pubblicare questa ottima storia in un semplice volume brussurato.
La mia libreria avrebbe decisamente apprezzato di più un bel volume cartonato.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 7
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6

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Martedì 11 maggio 2010
Sfogliando il passato –
Nick Fury contro Shield

Nick Fury contro Shield


Testi: Bob Harras
Disegni: Paul Neary
Novembre 1989
Edizioni Play Press

E’ stata tutta colpa di questa miniserie.


E’ stata tutta colpa di Nick Fury contro Shield se oggi mi ritrovo la casa invasa di
albi e volumi a fumetti.
E pensare che ero brillantemente uscito da questo tunnel fatto di carta, storie e
immagini disegnate. E’ bastato un solo semplice albo, un semplice acquisto
spinto dalla curiosità, per farmi ricadere nella dipendenza cronica da tavola
disegnata.
Magari a rileggerla oggi questa miniserie, pubblicata negli Stati Uniti nel 1988,
potrà sembrare forse un po’ datata, ma per chi vi scrive conserva tutto il fascino
della prima lettura.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/sfogliando-il-passato-nick-fury-contro.html

Con una trama solida, Bob Harras tesse una spy-story veramente godibile e
trascina Nick Fury a combattere contro tutto quello per cui ha lottato, vissuto e
aiutato a costruire negli anni come direttore dell’agenzia governativa chiamata
Shield. Il nostro Nick si troverà a dover imparare a sue spese che nulla è
veramente come sembra è che tutto ciò che conosce e ha vissuto negli ultimi
anni è solo una menzogna.
Mi piace ricordare Bob Harras solo come sceneggiatore, infatti porta la sua firma
uno dei più bei cicli dei Vendicatori, e non come uno dei peggiori Editor in Chief
della Marvel Comics (ricordo solo che è stato capace di far allontanare Chris
Claremont dalle storie degli X-Men).
LINK DEL POST:

Forse a sfogliare oggi le tavole di questa miniserie quello che fa più sorridere
sono i disegni di Paul Neary. Onesto disegnatore, nella sua carriera ha
sicuramente però dato il meglio di sè come inchiostratore dell’amico Alan Davis.
In Nick Fury contro Shield le tavole di Neary risentono decisamente il peso del
tempo e peccano come dinamica nelle tante scene d’azione.
Un grazie sincero a Nick Fury, Bob Harras, Paul Neary e alla Marvel per avermi
fatto ricadere nel tunnel della dipendenza da tavola disegnata. Senza di loro mi
sarei perso non solo opere di straordinaria bellezza ma anche semplici albi che
non hanno lasciato il segno.
Spero solo che mia moglie abbia pazienza e mi sopporti ancora nonostante che
ho invaso la nostra casa di albi e volumi a fumetti.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 5.5
Redazionali: 5
Edizione italiana: 6
Valore affettivo: 10

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Martedì 11 maggio 2010
Ciao Frank

Ci ha lasciati all'età di 82 anni uno degli artisti fantasy più noti del ventesimo
secolo. Frank Frazetta è morto a causa di un infarto.

Da oggi l'arte fantasy sarà un pò più povera.


http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/ciao-frank.html
LINK DEL POST:

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Venerdì 14 maggio 2010
Devil & Hulk 158

Devil & Hulk 158


Testi: AA. VV.
Disegni: AA. VV.
Febbraio 2010
Panini comics

La fine di un grande ciclo.


Sotto una bellissima copertina commemorativa di Marko Djurdjevic, in questo
albo viene pubblicato lo storico n°500 della serie di Daredevil dove è ospitata la
conclusione del bellissimo ciclo dello scrittore Ed Brubaker. Dopo tre anni di
ottime storie assistiamo alla conclusione di un grandissimo ciclo su Matt
Murdock, dove vengono portate a termine tutte le sottotrame che si sono
sviluppate in questi anni grazie alla grande abilità di uno dei miei scrittori di
comics preferiti.
In quaranta tavole illustrate egregiamente da più mani, ma dove fanno ottima
mostra di sé quelle disegnate dagli artisti regolari Lark e Gaudiano, Brubaker
risolve il rapporto decennale tra Murdock e il suo socio Foggy Nelson, con sua ex
moglie Milla Donovan, ma soprattutto risolve in maniera inaspettata la sua eterna
lotta con una delle sue nemesi di sempre, Kingpin e la setta della Mano.
Come spesso accade nelle serie di Devil gli scontri con Kingpin sono portatori di
grossi cambiamenti e anche in questo caso assistiamo ad un finale che lascia
intravedere una svolta narrativa alla serie che inevitabilmente porterà a grossi
cambi narrativi e di comprimari.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/devil-hulk-158.html

Non seguendo il mercato originale non so dire se il nuovo scrittore, Andy Diggle,
sarà all’altezza di Brubaker nello scrivere il personaggio. Quello che so è che
negli ultimi anni la serie di Devil è stata di altissimi livelli e mi ha deliziato con
ottimi colpi di scena e disegni sopraffini.
Dopo l’ottimo ciclo di Bendis, dopo quello di tre anni e altrettanto superlativo di
Brubaker, per Diggle non sarà facile mantenersi sullo stesso piano del livello
LINK DEL POST:

qualitativo delle idee e dei colpi di scena. Ma visto il finale di questo numero il
nuovo scrittore ha avuto una grossa spinta iniziale.
Il resto dell’albo non merita nessun commento particolare. Le altre trenta pagine
sono dedicate al mondo di Hulk ma sono più che altro riempitivi senza infamia e
senza lode per dare respiro alla serie regolare del Golia verde (o dovrei dire
rosso?) di Jeph Loeb & Ed McGuinnes.
In tutta onestà, non saprei dire se è peggio leggere il ciclo di storie di Loeb o le
storielle riempitive di questo numero.
Ma questo sarà oggetto di un altro post.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5 (solo la storia di Devil)
Disegni: 7.5 (solo la storia di Devil)
Redazionali: 6.5
Edizione italiana: 7

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Martedì 18 maggio 2010
Scalped – Il sasso nelle viscere

Scalped n°4
Il sasso nelle viscere
Testi: Jason Aaron
Disegni: R. M- Guera; Davide Furnò
Novembre 2009
Planeta De Agostini

Scalped è a mio giudizio forse la miglior serie attualmente in corso di


pubblicazione.
Scalped è stata una sorpresa assoluta fin dal primo volume e ogni volta che ho la
possibilità di leggerne un nuovo libro è una lettura eccezionale.
Scalped è sporco, sudicio, senza alcuna speranza.
Scalped è la non-vita nella riserva indiana di Prairie Rose.
Scalped è azione violenta e violenza per la sopravvivenza.
Scalped è denuncia sociale.
Scalped è droga, alcool, analfabetismo, criminalità e prostituzione.
Scalped è un lucido racconto sulla decadenza di popolo glorioso.
Scalped è un racconto hard-boiled e un racconto pulp.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/scalped-il-sasso-nelle-viscere.html

Scalped è tutto questo, ma tanto altro ancora.


La storia è ambientata in una riserva indiana e parla di Dashiel Bad Horse,
tornato come agente dell’FBI in incognito nella riserva natia da cui era scappato.
Invischiato in una vicenda di capi tribali coinvolti in spaccio di droga, gioco
d’azzardo e prostituzione, Dashiel, deve incastrare Capo Red Crow, futuro
politico, capo della riserva ed ex attivista per i diritti civili dei pellerossa. Ma Red
Crow è anche stato l’amante della madre di Dashiel, Gina, che è stata uccisa e
“scalpata”. In tutto questo abbiamo poliziotti dell’FBI corrotti, altri fuori testa solo
per giustificare il proprio ruolo sotto copertura, ma soprattutto abbiamo una
LINK DEL POST:

immensa disperazione.
Lo scrittore Jason Aaron è una autentica rivelazione. Una sceneggiatura secca,
incisiva senza tanti tentennamenti. Siamo scaraventati all’interno della
disperazione di un popolo depresso, disilluso, aggrappato solo alle droghe e a
fiumi di alcool. Inseguimenti, sangue, complotti e disperazione, tanta e troppa
disperazione.
Perchè nella riserva di Prairie Rose il domani non ha futuro.
Anche la parte grafica è torbida e non lascia trasparire alcuna speranza. Non
trovo eccezionale il tratto di Guera ma è sicuramente adattissimo alla storia di
Dashiel e ai suoi tormenti. A mio giudizio trovo artisticamente più dotato il nostro
Davide Furnò che ha realizzato le prime due storie di questo volume.
Ho iniziato a leggere Scalped quasi per caso, lasciandomi condizionare nel mio
giudizio dalla grafica non superlativa della pubblicazione italiana e dai disegni non
certo spettacolari. Inutile dire che ho subito cambiato idea e sono pronto a
leggermi il quinto volume (già disponibile) perché, né sono sicuro, Jason Aaron
saprà ancora deliziarmi come ha fatto nei primi quattro.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6

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Venerdì 21 maggio 2010
The Boys

100% Cult Comics


The Boys nn°1-5
Testi: Garth Ennis
Disegni: Darick Robertson
Anni 2008-2010
Panini Comics

I ragazzi sono tornati in città.


Ci sono tutte le premesse per leggere una buona serie. La prima, e sicuramente
la più importante, è che la serie The Boys è scritta da uno dei miei autori preferiti,
quel Garth Ennis che ha saputo deliziarmi con The Preacher, The Punisher e
tante altre storie al limite della censura. La seconda premessa è il fatto che lo
scrittore scozzese ha totale carta bianca sulle tematiche da affrontare. La terza
premessa è che Garth odia da sempre i supereroi.
Aggiungete a tutto questo che la serie è pubblicata oltreoceano dalla Dynamite,
piccola casa editrice indipendente, dopo essere stata rigettata dalla DC Comics
come serie eccessivamente dissacrante e perversa verso la figura dei supereroi.
In The Boys i superumani sono in costante aumento e, dietro una facciata
appositamente costruita dalle multinazionali che li sponsorizzano, sono
letteralmente fusi di testa. Con poteri quasi invincibili, successo e fama
internazionale i superumani non difendono il prossimo e non ci pensano
nemmeno lontanamente ad immolarsi per la libertà. Su queste pagine il
superpotere logora e queste persone si ergono a entità superiori che non hanno
più nulla in comune con gli esseri inferiori della razza umana.
Dietro la facciata del perbenismo i supereroi non hanno timore di massacrare
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/boys.html

innocenti e organizzare mega orge, non hanno paura di nulla. Si ritengono


invincibili. Ma come ho scritto, i ragazzi sono tornati in città. I Boys infatti, sono la
soluzione della CIA al problema superumano. Attraverso l’uso di droghe che ne
potenziano in fisico, i Boys non hanno remore ad utilizzare ricatti, minacce e
LINK DEL POST:

omicidi per cercare di fermare e mettere un freno ai superumani. Attraverso i loro


occhi siamo trascinati all’interno di un universo narrativo veramente crudele e fin
troppo allucinato.
Quello che spicca nella narrazione di The Boys è sicuramente la trama e le
situazioni dissacranti al limite del grottesco. Ennis si diverte a tratteggiare una
realtà estremamente cinica e brutale in cui si muovono i nostri personaggi.
Passiamo da situazioni toccanti e rivoltati allo stesso tempo, a storie dissacranti e
splatter, capaci di finire in scene di crudo realismo. Tutto questo senza mai finire
oltre le linea immaginaria del cattivo gusto.
L’aspetto grafico è in mano a Darick Robertson, che si ricorda per il suo
Transmetropolitan di qualche anno fa. Darick ci mette molto del suo nelle scene
cariche di humor nero e trovo che sia adattissimo alla trama, ma personalmente
non mi ha mai convinto più di tanto il suo tratto sporco e con pose spesso troppo
caricaturali. The Boys ha avuto della sua ottime premesse, che purtroppo non
sono state fino ad ora mantenute. Chi scrive aspetta dalla serie il salto di qualità
che fino ad ora è un pò mancato. Intendiamoci, The Boys è una lettura più che
piacevole, ma che scorre via piatta senza tanti sussulti. La trama ha ottime
trovate e spesso a tratti è originale, ma a mio giudizio, manca ancora qualcosa
per dire tranquillamente che The Boys è un’ottima lettura.
Ho fiducia in Ennis e nella sua sistematica distruzione del mito del supereroe.
Sono sicuro che nei prossimi volumi la serie partirà a razzo.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6.5
Disegni: 6
28
Redazionali: 6.5 www.angolodifox.blogspot.com
Edizione italiana: 7
Venerdì 21 maggio 2010
Il Bollettino dei Moai - Maledizioni

Il sito Il Rifugio dei Moai ha una bellissima particolarità.


Attraverso i suoi utenti raccoglie articoli, recensioni e racconti inediti in un
Bollettino aperiodico scaricabile on-line.
Ho avuto l'onore di partecipare al nuovo numero con quattro interventi:

Midnight Nation
L'albero della vita
Batlin'Jack
La neve se ne frega

Scarica Il Bolletino dei Moai n°3 (20 Mb) e siediti intorno al fuoco della fantasia.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/il-bollettino-dei-moai-maledizioni.html
LINK DEL POST:

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Lunedì 24 maggio 2010
Gli Inumani

Cavalieri Marvel nn°1-12


Gli Inumani
Testi: Paul Jenkins
Disegni: Jae Lee
Dal gennaio 1999
Panini Comics

Aspettavo da diverso tempo una ristampa di questa maxi serie degli Inumani.
Per la prima volta pubblicata a puntate sull’ottima Cavalieri Marvel di un decennio
fa, non mi sono mai spiegato perché la Panini non si decidesse a raccogliere in
volume questo ottimo prodotto e il 24 maggio nella collana di grande formato da
edicola Supereroi – Le grandi saghe esce finalmente la raccolta completa. La
serie degli Inumani è stata uno dei migliori prodotti della linea Marvel Knights
pensata dalla Marvel per trattare tematiche più adulte.
Gli Inumani presenta ai disegni un Jae Lee in stato di grazia, che tratteggia tavole
delicate, realistiche ed è capace di rendere molto più che umani i nostri
protagonisti.
In queste pagine si racconta di uno scontro tra civiltà. Quella umana, i cosiddetti
normali e superiori, e quella inumana dove la normalità non esiste in nessun
modo ma dove anche qui è presente la discriminazione. Assistiamo ai preparativi
e all’evolversi delle situazioni che porteranno inevitabilmente alla guerra, in un
crescendo di pathos e lirismo scortati da un’ottima prosa di Jenkins. Qui forse alle
prese con la sua opera più riuscita.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/gli-inumani.html

I dodici numeri della serie consentono al nostro scrittore di indagare a fondo nella
psiche umana e di farci rendere conto che, nonostante tutte le diversità fisiche, gli
Inumani non sono poi cosi tanto diversi dalla razza umana. Hanno pregi, difetti e
sono pieni di meschinità esattamente come i nostri simili.
Un consiglio dunque è di non lasciarsi sfuggire questa pubblicazione per nessuna
ragione. E’ un ottima occasione per conoscere gli Inumani di Re Freccia Nera e
LINK DEL POST:

la lotta per la sopravvivenza del loro popolo.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8
Disegni: 8.5
Redazionali: 7
Edizione italiana: 7

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Venerdì 28 maggio 2010
Onslaught – La Rinascita

Onslaught – La rinascita
Testi: Jeph Loeb
Disegni: Rob Liefeld
Anno 2009
Panini Comics

La trama? Completamente assente.


I disegni? Al limite del pietoso.
Alzi la mano chi si ricorda di Onslaught. In un crossover della Marvel degli anni
’90 che unì gli X-Men con quasi tutti gli eroi classici della Casa delle idee, fece la
sua apparizione Onslaught, personaggio malvagio veramente interessante che
nacque letteralmente dalla mente del prof. Xavier.
Con tutti i limiti del caso la saga di Onslaught, magari non sarà stata una pietra
miliare ma fu interessante e scritta dignitosamente. Direi nel complesso
un’esperienza positiva.
Tornando ad oggi, quella che poteva essere un’interessante conseguenza di
House of M, la rinascita di Onslaught viene vanificata da una trama ai limiti della
decenza e completamente assente di un Loeb che si limita a far picchiare i
personaggi senza un minimo di coerenza e utilizzando dialoghi al limite
dell’insulso.
Cosa dire invece del disegnatore Rob Liefeld se non che è, come sempre del
http://angolodifox.blogspot.com/2010/05/onslaught-la-rinascita.html

resto, imbarazzante alle prese con una parvenza di anatomia umana. Faccio
veramente fatica a capire come negli anni passati questo signore possa essere
stato uno degli autori di punta del fumetto americano.
In tutta sincerità, 4.90 euro per Onslaught – La rinascita sono decisamente
eccessivi. Questo albo è un prodotto che si può tranquillamente classificare come
uno dei peggiori dell’anno passato.
Buttare Onslaught – La rinascita nel vostro cesso vi posso assicurare che non
LINK DEL POST:

serve.
So che potrebbe arrecare un gran sollievo ma lo sconsiglio, ve lo intaserebbe.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 2
Disegni: 2
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6.5

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Giovedì 3 giugno 2010
Pinkerton S.A.

Pinkerton S.A. n°1


Testi: Andrea Aromatico
Disegni: Giuseppe De Luca
Maggio 2010
Edizioni Star Comics

Ho avuto il piacere di vedere pubblicato la mia recensione su Pinkerton S.a. sul


sito http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/?p=5171

P.S. Non so se Aromatico leggerà mai questo post, ma avrei piacere che Andrea
la smettesse di praticare quello pseudo sport che chiamano caccia.
Sicuramente le bestiole delle mie zone apprezzerebbero.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/pinkerton-sa.html
LINK DEL POST:

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Giovedì 3 giugno 2010
Pinkerton S.A.
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Andrea Aromatico (testi), Giuseppe De Luca (disegni)


Casa Editrice: Star Comics
Provenienza: Italia
Prezzo: €2,70
A cura di Federico Foglietta
Non capita tutti i giorni di parlare di un fumetto scritto da un mio concittadino.
Andrea Aromatico è nato, vive e lavora nella mia amata Urbino, la mai troppo
bella città marchigiana del Montefeltro patria del Duca Federico e città natale di
Raffaello. Urbino conta poche anime e con Andrea, come spesso accade,
abbiamo amici comuni e personalmente abbiamo avuto pochissime volte
l’occasione di confrontarci e scambiare due chiacchiere.
Conosco Aromatico soprattutto come autore di saggi sull’esoterismo e come
conduttore di una trasmissione su di una emittente locale. Seguo i suoi passi nel
mondo del fumetto ovviamente spinto dalla curiosità e ho avuto modo anche di
leggere Nemrod, la sua prima prova come ideatore e sceneggiatore mandata alle
stampe da Star Comics.
Se devo essere sincero Nemrod non mi aveva fatto una buona impressione
anche se ai disegni trovavo spesso Fabio Celoni che trovo veramente bravo.
Conclusa l’esperienza di Nemrod con un buon riscontro di vendite, Aromatico
torna nelle edicole con un nuovo progetto, sempre per la Star Comics.
Pinkerton S.A. è una miniserie di sei volumetti bimestrali e si prefigura come
un’incursione nel mondo del sopranaturale tanto caro al nostro sceneggiatore
urbinate.
Impossibile giudicare il prodotto solo dopo questa prima uscita, ma devo dire che
http://www.mangaforever.net/?p=5171

la trama presenta delle valide sotto tracce che nei numeri successivi verranno
sicuramente approfondite lasciando così, con la fine di questo albo, un po’ di
LINK DEL POST:

curiosità su quello che potrà accadere.


Nonostante che la miniserie sia ingabbiata nel rigoroso formato delle serie
Bonelli, trovo apprezzabile il fatto che la storia non sia solo un’avventura che
inizia e termina in un singolo albo, ma che la trama sia concepita come una cosa
sola dal primo all’ultimo albo di cui è composta la miniserie.
Ovviamente l’albo non è privo di difetti, qualche personaggio poteva avere una
migliore caratterizzazione, qualche scena rimanda al già visto e certi passaggi
non verranno ricordati per la spiccata originalità.
Trovo interessante comunque l’uso di un linguaggio “sporco” abbastanza distante
dai dialoghi degli albi Bonelli, ma anche in questo caso Aromatico potrebbe osare
di più.
Per la parte grafica alla matite e alle chine troviamo in questo primo numero
Giuseppe De luca, che è lontano dal talento di Fabio Celoni di Nemrod, ma che in
certi passaggi e nelle mimiche facciali esegue un onesto lavoro.
Magari mi sbaglierò ma potrei affermare che le fattezze di Dirk Pinkerton, il nostro
protagonista, siano liberamente ispirate dai lineamenti del viso del suo
sceneggiatore.
Comunque la si metta Pinkerton s.a. è un buon passatempo e leggerlo diverte.
Credo che delle tre nuove proposte della Star Comics (le altre due sono Factor-V
e Vater Buio) sia quello che spicchi più di originalità.
Voto: 6
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Martedì 8 giugno 2010
Devil & Hulk 159

Devil & Hulk 159


Testi: AA. VV.
Disegni: AA. VV.
Marzo 2010
Panini Comics

L’insostenibile leggerezza di Loeb.


Sono sempre stato dell’idea che per giudicare un ciclo di un autore inserito in una
serie regolare della Marvel o della Dc bisogna averne letto un buon numero di
albi. Questa mia convinzione deriva dal fatto che, a differenza dei fumetti italiani
spesso numeri unici, gli autori di comics sono messi sotto contratto per scrivere o
disegnare un intero ciclo più o meno lungo di una serie che magari esce ormai da
trent’anni. Ovviamente spesso (ma non sempre) i numeri iniziali sono di rodaggio
e servono allo scrittore di turno per “aggiustare il tiro” e far immaginare al lettore
quali tematiche o situazioni lo attendono nel corso della sua gestione.
Come dicevo, non si può esprimere un giudizio definitivo su di un intero ciclo di
storie soffermandoci solo al primo numero. Per giudicare il nuovo ciclo di Hulk,
scritto Jeph Loeb e disegnato da Ed Mcguinnes, ho atteso la pubblicazione del
dodicesimo numero che coincide tra l’altro con il traguardo del 600° numero della
serie “The Incredible Hulk”.
Purtroppo Loeb si sta ancora una volta dimostrando un autore sopravvalutato.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/devil-hulk-159.html

Attorno la mistero dell’identità di Rulk, il nuovo e cattivissimo Hulk rosso, Loeb


non fa altro che costruire una trama piena di botte e situazioni paradossali
inserite in una sceneggiatura dai toni leggeri e spesso elementari. Una svolta
della serie verso quella narrativa dell’eccesso che rimane parecchio indigesta a
chi scrive. Leggendo la gestione di Loeb mi sembra di essere tornato ai comics
caratteristici degli anni 90, dove a farla da padrone erano le splash page delle
superstar della tavola disegnata e dove le storie e i dialoghi passavano
LINK DEL POST:

decisamente in secondo piano.


Quello che trovo spesso fastidioso nel ciclo di Loeb è lo stravolgimento della
psicologia del cast dei comprimari. Trovo ad esempio un personaggio come Doc
Samson completamente stravolto nella sua essenza. Nel mai troppo lodato ciclo
di Peter David, Samson era diventato un personaggio essenziale per cercare di
capire e trovare una cura al problema della doppia personalità di Hulk. Attraverso
di lui il lettore veniva trascinato in storie marcate da una forte impronta
psicologica. Oggi, con Loeb, Doc Samson risulta non avere un minimo di
spessore e non aspetta altro che cercare pretesti fare a botte.
In questo numero Loeb cerca di dare alle storie un taglio di mistero che magari
nel tempo porterà a buoni risvolti, ma per adesso la nuova gestione di Hulk lascia
parecchio perplessi.
Dopo aver apprezzato l’ottimo e lungo ciclo di Peter David, dopo il discreto e
misterioso ciclo di Bruce Jones e dopo il poco più che passabile ma godibile
Planet Hulk di Grag Pak, leggere e accettare le storielle di Loeb risulta
francamente difficile.
E’ altrettanto difficile capire come Loeb, dopo aver oggettivamente scritto
bellissime opere come ad esempio Il lungo Halloween per Batman, possa aver
messo la firma su tante altre cose che lasciano il tempo che trovano.
Sto purtroppo cominciando a credere che Jeph Loeb sia un autore fin troppo
sopravvalutato.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 4
Disegni: 6.5
Redazionali: 6.5
34
Edizione italiana: 7 www.angolodifox.blogspot.com
Giovedì 10 giugno 2010
Batman - Cacofonia

Batman - Cacofonia
Testi: Kevin Smith
Disegni: Walter Flanagan
Giugno 2010
Planeta De Agostini

Ecco una mia piccola recensione su Batman - Cacofonia pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/?p=5705
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/batman-cacofonia.html
LINK DEL POST:

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Giovedì 10 giugno 2010
Batman – Cacofonia
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Kevin Smith (testi) Walter Flanagan (disegni)


Casa editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: 14.95 euro
A cura di Federico Foglietta
Intendiamoci, ogni volume o singola storia scritta da Kevin Smith è meritevole di
essere letta e acquistata. Magari poi qualcuna rimarrà impressa più di altre
nell’immaginario dei lettori o magari qualcuna finirà inevitabilmente nel
dimenticatoio.
Forse una di queste ultime è Batman – Cacofonia.
L’ottimo regista di Clerks e In cerca di Amy in questo volume si diverte a tracciare
una trama leggera che coinvolge Batman, il Joker e un misterioso killer
mascherato.
Con l’uso dei suoi soliti dialoghi pungenti e ironici, Smith ci racconta una storia al
limite del paradossale e piena di situazioni spassose. In Cacofonia, tutto sembra
essere una specie di gioco e il Joker di Smith mostra perfino tratti di
omosessualità nemmeno troppo velati.
Se i primi due capitoli del volume si lasciano leggere senza troppi meriti, nel terzo
e conclusivo assistiamo ad un intenso confronto verbale tra Batman e la sua
storica nemesi dai capelli verdi. Senza dubbio questo dialogo è il pezzo forte di
tutto il volume e, anche da questo, si capisce che Kevin Smith è un autore che sa
dosare abilmente i suoi dialoghi.
Le note dolenti di Batman – Cacofonia sono sicuramente i disegni. Walter
Flanagan in queste pagine utilizza un tratto molto semplice e dalle anatomie
essenziali, evocando troppo spesso lo stile cartoon. Dato il tono leggero della
trama e le situazioni orchestrate da Smith, il tratto di Flanagan all’apparenza
http://www.mangaforever.net/?p=5705

potrà sembrare adeguato, ma dopo aver apprezzato negli anni tanti stili
disegnativi diversi per il Cavaliere Oscuro, quello di Flanagan non si lascia
LINK DEL POST:

apprezzare appieno.
Un’altra nota stonata è sicuramente il prezzo del volume dell’edizione italiana.
L’albo è graficamente fatto bene e grazie alla sua edizione cartonata farà bella
presenza nella mia libreria, ma spendere €14.95 per leggere solo novanta pagine
di fumetto mi sembra davvero eccessivo.
Kevin Smith, nell’introduzione del volume, scrive che Batman: Cacofonia è solo
“una prova per la migliore storia di Batman che potessi scrivere. [.] E’ una storia
di riscaldamento”. Infatti i due autori si sono riuniti per mandare alle stampe
Batman: The Widening Gyre.
Speriamo che almeno questa nuova miniserie riesca a rimanere impressa
nell’immaginario dei lettori un po’ più a lungo di Batman – Cacofonia.
VOTO 5,5

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Lunedì 14 giugno 2010
Kick-Ass - Spacca

Kick-Ass - Spacca
Testi: Mark Millar
Disegni: John Romita Jr.
Marzo 2010
Panini Comics

Mark Millar, comunque la pensiate, ha buone idee.


Nella sua carriera ha scritto fumetti che hanno lasciato il segno per via del suo
approccio “cattivo” e realistico, riuscendo a portare i miei amati supereroi a
scontrarsi in uno scenario dalle solide basi fin troppo reali.
A chi non ha mai letto nulla di questo autore consiglio di recuperare la sua run su
The Autorithy, su The Ultimates ma soprattutto di leggersi Civil War, a mio
personale giudizio il più bel cross-over che sia mai stato scritto fino ad ora.
Con Kick-Ass, Millar porta alle estreme conseguenze cosa succederebbe se un
ragazzo nel mondo reale decide di diventare il primo supereroe.
Allora ecco che il giovane Dave Lizewski decide di infilarsi una muta da sub e
iniziare a fare il vigilante nella sua città. Tutto ciò non a causa dell’omicidio dei
genitori o per un incidente radioattivo ma solo per solitudine e disperazione, solo
per scappare via dall’anonimato che è la sua vita da liceale.
Però Dave è solo un ragazzo e questa scelta gli porterà solo ossa rotte e mesi
d’ospedale per la riabilitazione.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/kick-ass-spacca.html

Con una sceneggiatura influenzata inevitabilmente dalla cultura pop giovanile e


contemporanea, Millar racconta con ottimi dialoghi quelle che saranno le estreme
conseguenze della scelta del nostro protagonista.
Questo primo volume di Kick-Ass raccoglie le prime quattro parti della omonima
miniserie americana e, mentre i primi due capitoli sono veramente di un certo
impatto, gli altri perdono di mordente e lo scrittore rischia a mio avviso di alterare
lo spirito iniziale introducendo personaggi che poco si adattano all’ambientazione
LINK DEL POST:

dal taglio realistico impresso nella trama.


Il secondo e ultimo volume è stato appena pubblicato e spero che Millar non si
perda per strada e continui sulla falsa riga dell’ottimo inizio.
Alle matite abbiamo quel mostro sacro di John Romita Jr. che nel corso della sua
decennale carriera ha prestato i suoi disegni a tutti i più grandi eroi della Marvel.
So di essere una voce decisamente fuori dal coro quando affermo che negli ultimi
tempi il suo tratto non mi entusiasma. Romita ha uno stile tutto personale che è
un marchio di qualità e che lo rende riconoscibilissimo, ma per i miei standard,
troppo stilizzato e le sue anatomie forse troppo simili tra i personaggi. Con le
tematiche di Kick-Ass avrei visto meglio un disegnatore dal tratto più realistico e
decisamente più oscuro, più abituato di Romita a rappresentare la realtà di un
accoltellamento e di un omicidio efferato.
Kick-Ass, nonostante i suoi difetti, rimane sicuramente una lettura consigliata per
chi ama i supereroi e non mancherò l’acquisto del secondo volume, sperando che
Millar non perda la rotta tracciata nei primi due capitoli.
Dimenticavo… su Kick-Ass il regista Matthew Vaughn ha appena realizzato un
film con Nicolas Cage tra i protagonisti.
Visto il trailer eviterò accuratamente di pagare il biglietto.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6.5
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7
37
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Venerdì 18 giugno 2010
Garrett – Ucciderò ancora Billy the Kid

Garrett – Ucciderò ancora Billy the Kid nn°1-4


Testi: AA. VV.
Disegni: AA. VV.
Anni 2006-2007
Edizioni BD

Non c’è molto da dire sulla miniserie Garrett. Solo che è una lettura dal sapore
decisamente diverso.
Dietro le ottime copertine di Massimo Carnevale, Garrett racconta di una saga
western – horror ideata da Roberto Recchioni, con protagonista Pat Garrett e il
redivivo “pelleossa” ribelle Billy the Kid.
Con un’ottima ambientazione spaghetti western in tinte horror, questa miniserie si
segnala come una buona iniziativa per gli amanti del genere stanchi delle solite
spacconate ripetitive di Tex e dei suoi pards.
In Garrett non esistono protagonisti senza macchia e non riusciamo ad
immedesimarci con nessuno dei personaggi. L’atmosfera è intrisa di un
nichilismo assoluto.
Il rimescolamento delle ambientazioni in chiave decisamente horror funziona in
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/garrett-uccidero-ancora-billy-kid.html

modo ammirevole grazie alla bravura e all’originalità del suo creatore, che si è
avvalso in queste pagine, anche di altri giovani talenti nostrani.
Assieme a Recchioni si alterna ai testi Roberto Casali, già autore
dell’adattamento di La neve se ne frega, e vede ai disegni giovani talenti come
Werther Dell’Edera, Davide Gianfelice, Riccardo Burchielli e Cristiano Cucina che
in alcuni casi si stanno facendo strada anche nel mercato dei comics statunitensi.
Nell’insieme Garrett è un buon passatempo non privo di difetti, ma che si lascia
leggere in tutta onestà senza che si gridi per forza al capolavoro.
Lo consiglio a chi non ne può più di leggere da cinquant’anni il buon Tex della
Bonelli e a chi vuole iniziare a conoscere le nuove leve del fumetto italiano.
LINK DEL POST:

Magari in questa miniserie non hanno dato il meglio di sé ma, possiamo stare
tranquilli, il futuro è in mano a Recchioni, Casali, Dell’Edera e Burchielli.
Il nuovo fumetto italiano sa di poter contare già su delle solide certezze.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7

38
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Martedì 22 giugno 2010
Scalped – Solo e sballato

Scalped n°5
Solo e sballato
Testi: Jason Aaron
Disegni: R. M- Guera, Davide Furnò, Francesco Francavilla
Marzo 2010
Planeta De Agostini

Un altro grande capitolo di Scalped.


Ormai questa serie è diventata per il sottoscritto una lettura immancabile e, già
come gli altri volumi, la qualità della trama non delude.
Continua il viaggio allucinato all’interno della riserva indiana di Prairie Rose e
della disperazione dei nostri protagonisti.
Continuano le vicende di Dashiel Bad Horse, agente dell’FBI in incognito, con il
compito di incastrare Capo Red Crow.
La traccia narrativa di questo volume si basa sulla vicenda di un truffatore di
mezza tacca che arriva nel casinò di Red Crow e, riconoscendo Dashiel,
minaccia di rivelare la sua vera identità al capo della riserva. Come farà Dashiel a
non compromettere la sua operazione? Come riuscirà a eliminare questo
seccante contrattempo?
Oltre a questa traccia narrativa il volume si segnala per la rivelazione che il
lettore attende fin dalla prima uscita. In queste pagine infatti viene finalmente
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/scalped-solo-e-sballato.html

rivelato chi ha ucciso la madre di Dashiel, Gina Bad Horse ed ex amante di Capo
Red Crow.
Con una sceneggiatura secca e dai dialoghi e monologhi taglienti e pulp, lo
sceneggiatore Jason Aaron, spiazza il lettore con la rivelazione inaspettata del
chi sia stato il colpevole dell’omicidio della donna.
Aaron non contento di questa rivelazione si concede il lusso di dedicare capitoli
introspettivi ai comprimari della serie.
LINK DEL POST:

Finalmente sappiamo le motivazioni del perché dell’odio verso Red Crow


dell’agente Nitz, capo di Dashiel. Entriamo nella testa marcia di Diesel,
psicopatico agente dell’FBI sotto copertura, un bianco che pretende di essere un
indiano ma che potrebbe diventare un vero e proprio asso nella manica dello
stesso Nitz.
Jason Aaron è bravissimo a tratteggiare la psicologia dei personaggi solo con
poche didascalie in prima persona e secchi dialoghi. Attraverso un buonissimo
uso dei flashback che si intrecciano alla trama principale, lo scrittore riesce a
rendere la sua trama a tratti gustosamente imprevedibile.
Il volume pecca come le altre uscite, sotto l’aspetto della grafica non superlativa
dell’edizione italiana e per la qualità dei disegni. Come ho già scritto in un altro
post, non trovo eccezionale il tratto di Guera, ma resta sicuramente adattissimo
alla storia di Dashiel. I due artisti italiani che danno il cambio a Guera in due
capitoli del libro sono decisamente distati tra loro. Trovo artisticamente molto
dotato e adatto al clima della storia Davide Furnò, mentre non mi dice più di tanto
il tratto di Francesco Francavilla.
Anche con questa quinta uscita Scalped si conferma la miglior serie in corso di
pubblicazione che sto leggendo.
Jason Aaron è sicuramente uno scrittore che lascerà il segno.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7.5
Disegni: 6.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 6
39
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Venerdì 25 giugno 2010
X-Men Forever n°1

X-Men Forever n°1


Testi: Chris Claremont
Disegni: Tom Grummet
Giugno 2010
Panini Comics

Ecco una mia piccola recensione su X-Men Forever pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/?p=6942
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/x-men-forever-n1.html
LINK DEL POST:

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Venerdì 25 giugno 2010
X-Men Forever n°1
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Chris Claremont (testi) Tom Grummet (disegni)


Casa editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: 5.30 euro
A cura di Federico Foglietta
Leggere un nuovo albo degli X-Men scritto da Chris Claremont è suggestivo.
Sapere poi che il suddetto albo riprende le trame dal punto esatto del suo primo
abbandono come scrittore della serie, rende il tutto ancora più suggestivo e molto
più intrigante.
Molti dei lettori odierni non credo che si rendano conto di cosa è stato Claremont
per la serie “Uncanny X-men”.
Nel 1991 Chris Claremont ha abbandonato la Marvel, allora guidata dall’Editor in
Chief Bob Harras, con una avventura magistrale con protagonista Magneto e
quindi interrotto la pressoché totale gestione dei serial mutanti che durava fin dal
1975.
Claremont era stato il principale artefice del successo decennale di vendite dei
mutanti Marvel, ormai entrati nell’immaginario popolare americano. In tanti anni di
storie i personaggi sotto la sua guida avevano sviluppato una personalità
tridimensionale e sempre credibile.
Leggere gli X-Men di quegli anni era particolarmente godibile.
Anche se la serie inevitabilmente ha vissuto di alti e bassi qualitativi, Claremont
aveva dalla sua il suo particolare stile di racconto. Stile, che era caratterizzato da
anni di trame e sottotrame irrisolte che, una volta portate sotto i riflettori,
portavano ad altri misteri e altre storie da raccontare.
http://www.mangaforever.net/?p=6942

La bocciatura da parte delle alte sfere della Marvel di tanti progetti innovativi e
troppo radicali per l’epoca, costrinse il nostro sceneggiatore ad abbandonare tutte
le serie che curava per la Casa delle Idee.
LINK DEL POST:

Questi progetti vengono oggi rivelati grazie alla serie X-Men Forever.
La Panini ha appena pubblicato uno speciale che raccoglie i primi cinque numeri
della serie americana e leggerlo per i lettori nostalgici come il sottoscritto è un
vero piacere.
Scoprire, pagina dopo pagina, quello che Claremont aveva in progetto per i miei
amati mutanti lascia decisamente con l’amaro in bocca su come potevano essere
le storie dopo la tragica avventura di Magneto pubblicata in Italia nel n°50 de “Gli
incredibili X-Men” del 1994.
Purtroppo devo dire che il tempo è decisamente passato e un paio di situazioni
sanno di già visto. Nella sua narrazione, Claremont eccede con le didascalie
verbose e appesantisce la lettura con troppi appunti inutili.
Mi lascia perplesso anche il succedere degli eventi a ritmo serrato e sincopato e,
almeno in questo volume, la psicologia dei personaggi è lasciata in secondo
piano rispetto all’azione.
Claremont nel passato era abituato a sviluppare saghe ad ampio respiro
intervallate da splendidi episodi introspettivi. Almeno in questa prima raccolta
tutto questo è assente e certi personaggi femminili né risentono particolarmente.
La parte grafica è affidata a Tom Grummet, onesto disegnatore che risulta
decisamente imparagonabile all’ottimo Jim Lee dell’ultima storia di Claremont del
1991.
X-Men Forever è, alla fine, un volume sicuramente dedicato ai lettori nostalgici
come il sottoscritto, i quali avrebbero voluto che Chris Claremont non avesse mai
abbandonato i suoi amati mutanti.
41
Voto 6
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Martedì 29 giugno 2010
Joker

Joker
Testi: Brian Azzarello
Disegni: Lee Bermejo
Anno 2009
Planeta De Agostini

Ecco una mia piccola recensione sulla Graphic Novel Joker pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/?p=7112
http://angolodifox.blogspot.com/2010/06/joker.html
LINK DEL POST:

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Martedì 29 giugno 2010
Joker
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Brian Azzarello (testi), Lee Bermejo(disegni)


Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: ? 13,95
A cura di Federico Foglietta
Grandissima cover.
Se devo giudicare questo libro limitandomi alla copertina direi che è la graphic
novel perfetta. Lee Bermejo è un illustratore eccezionale e come copertinista ha
veramente pochissimi rivali, il suo Joker che ci deride dalla copertina di questo
albo ne è un esempio esplicativo. Le tavole all’interno sono eccezionali e, anche
grazie ad una perfetta colorazione, risultano essere perfette per la folle storia del
nostro Joker.
Questa Graphic novel è stata realizzata pressoché in contemporanea alle riprese
del film Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e, inevitabilmente la
rappresentazione del Joker è molto simile all’attore Heath Ledger che ne ha
prestato le sembianze nella pellicola.
Protagonista assoluto di queste pagine, la nemesi di Batman risulta essere più
violento e deviato che mai e non desidera altro che portare distruzione e terrore
nelle strade di Gotham City. La sua lucida follia si riversa con tutta la propria
cattiveria contro i suoi compagni criminali di un tempo che si sono permessi di
spartirsi il territorio mentre lui era rinchiuso in manicomio.
La principale vittima dei questo albo è sicuramente Jack Frost, criminale di poche
pretese, che accetta di andare a prendere il Joker appena rilasciato dal
manicomio di Arkham. Il nostro clown schizofrenico accoglie Jack come suo
http://www.mangaforever.net/?p=7112

discepolo il quale è pronto ad accompagnarlo nella sua vendetta personale di


caos e morte.
LINK DEL POST:

Frost si troverà suo malgrado immerso fino al collo nella follia, in una situazione
dove non sarà capace di trovare alcuna via di uscita. Ma di questo se ne
accorgerà solo quando sarà troppo tardi.
Lo scrittore Brian Azzarello è abile a tratteggiare la psiche folle del Joker
attraverso i sui dialoghi taglienti. Brian riesce a rendere interessante e più vivo
che mai un personaggio come il Joker che, piaccia o meno, fa parte del nostro
immaginario collettivo ormai da più di mezzo secolo.
Subito dopo Batman: The Killing Joke, scritto dall’immenso Alan Moore, il Joker
di Azzarello e Bermejo è sicuramente la migliore graphic novel di sempre sul
personaggio.
Cos’è il Joker? “Una malattia. Che esiste da prima di Gotham, la città che ha
infettato. probabilmente è la malattia che ha costruito la prima città. Ci sarà
sempre un Joker. Perché non esiste cura. Nessuna cura. Solo un Batman.”
Voto: 7.5

43
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Venerdì 2 luglio 2010
Morte e rinascita di un simbolo

Marvel Omnibus La morte del sogno


Testi: Ed Brubaker
Disegni: AA.VV.
Anno 2009
Panini comics
Originariamente pubblicata su Thor nn°78-104

E’ vero.
Come sempre accade nell’universo Marvel, nessun personaggio muore davvero.
Tutti (o quasi) i personaggi della Casa delle Idee che sono passati sotto la falce
della Sinistra Mietitrice, prima o poi sono risorti grazie ai magici poteri del
marketing, ma anche grazie alla voglia di qualche autore di raccontarne le gesta
avventurose.
Una di queste morti eccellenti è toccata qualche anno fa a Capitan America.
Non è stata una morte come tante altre, ma è stata la morte di un’icona, il
simbolo di un intero paese avvenuta come epilogo di Civil War, il più bel cross-
over Marvel di tutti i tempi.
Bisogna essere decisamente degli ottimi scrittori per riuscire a cogliere lo spirito
http://angolodifox.blogspot.com/2010/07/morte-e-rinascita-di-un-simbolo.html

di un personaggio che porta addosso i colori della bandiera americana. Bisogna


avere grandi doti di narrazione per rendere vivo, tridimensionale e credibile un
personaggio che trasuda propaganda con la sola presenza del suo scudo.
Fortunatamente Ed Brubaker è un ottimo autore.
Quando Steve Rogers muore siamo all’epilogo dello scontro della guerra civile tra
supereroi dove Cap è il leader della resistenza contro il Governo. Il quale, agli
occhi di Rogers, ha tradito lo spirito di una intera nazione con l’emanazione di
una discussa legge. Cap sarà il martire, l’esempio, il campione sacrificato per
diventare leggenda. Ucciso in mezzo alla folla con un colpo di pistola.
LINK DEL POST:

Come spesso accade la storia di questa avventura prende spunto dal contesto
sociale che si viveva in America in quegli anni. Nel mondo reale gli Stati Uniti
stavano conoscendo gli orrori della guerra in Iraq e gli scandali delle torture ai
prigionieri, gli americani stavano assistendo alla declino di un Presidente, George
Bush, sempre più in mano alle multinazionali del petrolio e portatore di quella crisi
finanziaria che lo stesso governo aveva aiutato a creare.
Caos dunque, ma anche guerra, povertà e morte. Tutto questo viene riflesso
anche sull’universo Marvel dove l’icona americana per eccellenza deve morire
per mano di una persona amica, dove questo evento porterà al caos,
all’Invasione e infine al Regno Oscuro. Si sapeva che prima o poi la Marvel
avrebbe riportato in scena il Capitano, non importa come ritornerà dalla morte,
quello che importa è come impatterà sulla realtà Marvel alla prese con il rigido
controllo di Norman Osborn (personaggio dal passato criminale e nebuloso) che
ha in mano la sicurezza della nazione e tutti i media governativi.
E’ sufficiente un misero colpo di pistola per uccidere una leggenda vivente e la
sua incarnazione di ideali di una intera nazione? Può un Dark Reign oscurare la
rinascita di un sogno? Lo spunto dalla realtà dell’attuale universo Marvel lo trovo
veramente azzeccato. Magari certe situazioni saranno involontarie, anche se lo
dubito fortemente visto che viviamo sempre di più in una realtà fortemente
globalizzata. Norman Osborn, passato misterioso tutto da chiarire, maniacale
nella cura dell’immagine, impeccabile nel suo rapporto con i media, spietato con
gli avversari e fedele alleato con chi si unisce alla sua causa. Vi ricorda
qualcuno? Nell’universo Marvel la Rinascita è iniziata.
Da noi la stiamo ancora aspettando.

GIUDIZIO IN SINTESI
IStoria: 8.5
44
Disegni: 7.5 www.angolodifox.blogspot.com
Redazionali: 7
Edizione italiana: 8
Giovedì 8 luglio 2010
Wolverine: origini

Wolverine: Origini
Edizione Deluxe
Testi: Paul Jenkins
Disegni: Andy Kubert
Maggio 2009
Panini comics

Wolverine. Origini.
Bastano solo queste due parole per scatenare la fantasia dei lettori. Fantasia che
è senz’altro stuzzicata verso questa miniserie dalla probabile rivelazione delle
origini del più famoso mutante con gli artigli.
Dalla metà degli anni settanta, dove Logan ha fatto la sua prima apparizione
come avversario di Hulk, il nostro Wolverine né ha fatta di strada. Dopo quello
scontro il personaggio non sembrava avere una vita editoriale molto lunga fino a
quando però Logan non finì tra le fila degli X-Men e quindi sotto la cura e la
maestria di quel fine narratore e scultore di personaggi tridimensionali che è stato
Chris Claremont. Più il tempo passava e più gli sceneggiatori hanno aggiunto
tasselli più o meno importati al passato del nostro Logan.
Wolverine ha una enorme vita editoriale sulle spalle nella quale, a più riprese, è
stata narrata la sua vita passata ma mai le sue origini, le quali sono sempre state
http://angolodifox.blogspot.com/2010/07/wolverine-origini.html

considerate il punto centrale del suo fascino.


Per più di vent’anni dunque, i lettori non hanno mai saputo il suo vero nome e
quando è nato il mutante con gli artigli. Con un abile mossa di marketing, l’attuale
Editor in Chief della Marvel Joe Quesada, ha deciso di svelare finalmente il
mistero con una miniserie che è entrata nella storia editoriale della Casa delle
Idee.
La miniserie Wolverine: origini risulta essere una lettura perfettamente godibile
LINK DEL POST:

anche a chi è ha digiuno delle storie passate di Wolverine. Lo sceneggiatore Paul


Jenkins, riesce abilmente a narrare una storia piena di riferimenti alla vicende
passate di Logan e, nello stesso tempo, a narrare le travagliate origini del piccolo
Wolverine all’interno di in una narrazione che ha un inizio e una fine.
Tutta la miniserie è racconta come una vicenda di stampo non supereroistico, e
basata sui racconti inglesi di fine Ottocento. Proprio in questo senso la narrazione
di Jenkins è spesso ricca di particolari e si sofferma più volte nella descrizione
delle personalità dei personaggi coinvolti.
Impossibile non menzionare lo splendido lavoro ai disegni di Andy Kubert. In
collaborazione con il colorista Richard Isanove, tratteggia in modo magistrale le
espressioni e i paesaggi del Canada di fine Ottocento.
Nelle tavole di Kubert l’integrazione dei disegni e delle didascalie raggiunge livelli
altissimi e denotano una particolare cura nella realizzazione.
Come sempre accade in questi casi, Wolverine: origini chiarisce alcuni punti
irrisolti ma inevitabilmente nè pone di altri. La miniserie, come già scritto, è
perfettamente godibile ma non può e non vuole risolvere la questione del passato
di Logan.
Certo, ora ne sappiamo di più, sappiamo finalmente il nome, sappiamo dov’è nato
e chi sono i suoi genitori, ma le rigide regole del marketing non permettono di
svelare ogni particolare del nostro artigliato canadese.
Wolverine è ancora una macchina da soldi fenomenale, non si può rivelarne
troppo il passato, altrimenti Logan perderebbe troppo del suo fascino di
personaggio misterioso.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 8
Disegni: 8
45
Redazionali: 7.5 www.angolodifox.blogspot.com
Edizione italiana: 9
Lunedì 26 luglio 2010
Metauro

Metauro
Testi & disegni: Michele Petrucci
Settembre 2008
Tunuè

Lettura dal gusto particolare questo Metauro.


Raccontato con una sobria bicromia, questo volume edito da Tunuè, racconta di
una epica battaglia tra romani e cartaginesi che si è svolta nei pressi delle
sponde del fiume Metauro che ha le sue foci vicino alla città di Fano.
Protagonista della storia è Sileno, un anziano signore che racconta allo stesso
Petrucci la sua vita a fianco di Asdrubale e la sconfitta dell’esercito cartaginese in
prossimità della città marchigiana.
Metauro rimane sul filo della realtà storica e della fantasia. Il passato è legato a
filo doppio con il presente e Petrucci è abile a mescolare la documentazione
storica con la storia in prima persona del maestro e cronista di Asdrubale.
Leggere Metauro lascia nel sottoscritto una curiosità particolare perché i luoghi
citati dall’autore rimangono a pochi chilometri da dove abito.
Complice la mia pressochè totale ignoranza sulla battaglia che si è svolta tra
romani e cartaginesi sulle sponde del fiume, la mia attenzione è stata subito
catturata.
Petrucci è ammirevole nella ricostruzione della vicenda storica ma è anche
abilissimo a tratteggiare gli stati d’animo dei protagonisti.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/07/metauro.html

Lo stile semplice e diretto del tratto di Petrucci blocca le immagini in pose statiche
lasciando immaginare al lettore tutto lo scorrere del tempo.
I testi semplici e didascalici non lasciano mai nessun dubbio sulla verità storica
della vicenda ma dove le persone diventano decisamente più importati della
Storia.
LINK DEL POST:

Perfetta per la vita di Sileno è la citazione di Eschilo che sta alla base narrativa di
tutto Metauro.“La saggezza si conquista attraverso la sofferenza”.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 7
Disegni: 6.5
Redazionali: 7
Edizione italiana: 7

46
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Giovedì 29 luglio 2010
The Punisher dopo Ennis

100% Marvel Max 100% Marvel Max


The Punisher The Punisher
Ragazze in abito bianco Sei ore per uccidere
Testi: Gregg Hurwitz Testi: Duane Swierczynski
Disegni: Laurence Campbell Disegni: Michel Lacombe
Gennaio 2010 Maggio 2010
Panini Comics Panini Comics

Purtroppo c’era da aspettarselo.


Sulle pagine di The Punisher il dopo Garth Ennis è coinciso con un calo della
qualità della trama davvero preoccupante.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/07/100-marvel-max-punisher-ragazze-in.html

Per scrivere un personaggio abbastanza banale come il Punitore e far in modo


che renda al pieno delle sue potenzialità, la Marvel aveva trovato in Garth Ennis
lo scrittore perfetto.
Nella sua run per la linea Max della Marvel, lunga ben sessanta numeri, Ennis è
riuscito a dare nuova vita ad un personaggio fragile dal punto di vista dei
comprimari, banale dal punto di vista dei contenuti e privo di quell’appeal sul
pubblico avendo sulle spalle già più di trent’anni di storie più o meno infelici.
Con Ennis, il Punitore è tornato credibile ed è stato lanciato in avventure dal
sapore realistico e brutale. Impossibile non citare storie come Gli Schiavisti o
L’uomo di Pietra, l’invenzione di personaggi come Barracuda o il bellissimo
LINK DEL POST:

volume finale Valley Forge, Valley Forge.


Ennis, nello scrivere le storie di Frank Castel, ha fatto un lavoro sontuoso che
difficilmente potrà essere replicato da qualche altro autore. Purtroppo Hurwitz e
Swierczynski non sono due autori perfetti come Ennis.
Intendiamoci, i due volumi oggetto di questo post si leggono bene e sono un buon
divertimento ma, per chi ha letto e ammirato il lavoro di Ennis, sono decisamente
sotto tono e imparagonabili con la vecchia gestione.
Le trame di Hurwitz e Swierczynski sono cattive, crudeli e cercano di trattare
argomenti scabrosi come già tracciato dalla gestione Ennis, ma non hanno lo
stesso mordente e lo stesso pathos. Le storie non hanno anima.
Credo che la differenza sia che Hurwitz e Swierczynski sono solo degli onesti
scrittori che fanno il loro mestiere ma che non possono reggere il confronto con
una superstar come Garth Ennis.
La Marvel ha da poco rilanciato la serie The Punisher affidandola ad un bravo
scrittore come Jason Aaron, il quale sta facendo parlare di sé per le trame della
serie realistica e violenta Scalped edita dalla Vertigo.
Magari Jason Aaron potrà essere lo scrittore perfetto per narrare le avventure
tormentate del nostro Punisher.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 5
Disegni: 6.5
Redazionali: 6.5
Edizione italiana: 7

47
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Martedì 17 agosto 2010
La Dottrina

La Dottrina
Testi: Alessandro Bilotta
Disegni: Carmine Di Giandomenico
Ottobre 2002 – Marzo 2010
Magic Press – Gruppo Saldatori

Tante idee. Forse troppe.


La miniserie La Dottrina è una lettura decisamente diversa dal solito fumetto
italiano in stile Bonelli e si segnala per la sua spiccata originalità, ma soprattutto
per i magnifici disegni di Carmine Di Giandomenico.
Ormai artista affermatissimo, Carmine si distingue in questa miniserie con
inquadrature anomale, diversi stili di rappresentazione ed una importate abilità di
raccontare attraverso le immagini.
Leggere una storia disegnata da Di Giandomenico è sempre un vero piacere per
gli occhi e lascia sempre soddisfatti per le ottime scelte stilistiche che il nostro
autore riesce ad utilizzare con estrema facilità. Infatti, in La Dottrina passiamo da
uno stile pittorico ad un uso della computer graphic che stupisce il lettore per le
scelte non convenzionali usate per raccontarne l’intricata storia.
Ma, purtroppo, La Dottrina ha anche tanti difetti.
Il primo e sicuramente il più evidente è sicuramente la periodicità delle uscite.
La miniserie, composta da quattro volumi, è stata pubblicata nell’arco di otto
lunghi anni. Veramente troppi per un’opera ambiziosa che, nel suo contesto
http://angolodifox.blogspot.com/2010/08/la-dottrina.html

narrativo, prevede capitoli strettamente interconnessi tra loro. Naturalmente


questa pubblicazione a singhiozzo non aiuta la comprensione della trama dalla
molte sfaccettature orchestrata da Bilotta.
La storia del cittadino Zeccaria, del terrorista anarchico Smorfia, del Nocchiere e
del futuro distopico dove è ambienta la vicenda, risultano essere troppo
LINK DEL POST:

complicate e troppo diluite nel tempo per aiutare il lettore in una facile
comprensione della trama.
A mio parere le tante, troppe idee di Bilotta vengono mortificate con una
periodicità troppo dilatata, le molteplici linee di lettura non risultano essere
comprensibili se il lettore non ha bene in mente le trame dei volumi precedenti.
Non sono a conoscenza del perché la miniserie abbia subito un così forte ritardo,
ma credo che l’opera di Bilotta e Di Giandomenico meritasse un trattamento
decisamente migliore.

GIUDIZIO IN SINTESI
Storia: 6
Disegni: 7.5
Redazionali: 6
Edizione italiana: 7.5

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Martedì 24 agosto 2010
La seduzione degli innocenti

Navigando in rete alla ricerca di qualche buona news lontano da quella


pattumiera che chiamano Tg1 e dal suo Direttore (?) Minzolini, mi sono imbattuto
su questo articolo a firma di Emanuela Di Pasqua pubblicato dal sito
http://www.corriere.it/.
Sulle prime sono rimasto interdetto e mi sono chiesto come è possibile che un
sito autorevole come quello del Corriere della Sera pubblichi un articolo così
superficiale e pieno di grossolane inesattezze.
Dopo un’analisi più attenta, e dopo aver visionato la ricerca della dott.sa Sharon
Lamb, ispiratrice dell’articolo in questione, si intuisce che la Di Pasqua si è
limitata a riportare le discutibili tesi della Lamb senza aver fatto un minimo di
ricerca sull’argomento.
Lo studio della Lamb ha purtroppo come impostazione le stesse che produssero il
discutibile volume Seduction of the innocent dello psicologo Fredric Wertham del
1954.
In sintesi, la tesi principale del libro era che la lettura di fumetti (di per sé già
diseducativa in quanto esterni alla tradizione letteraria delle istituzioni formative)
che, al loro interno rappresentano una esibizione di modelli comportamentali non
conformi alla società, dovesse necessariamente corrispondere l’insorgere di
atteggiamenti psicopatologici.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/08/la-seduzione-degli-innocenti.html

Naturalmente, lo studio della Lamb non avrà lo stesso devastante impatto del
libro di Wertham ma è un segnale preoccupante di come è facile scaricare le
colpe su di un medium piccolo e fragile come il fumetto, evitando di vedere
seriamente quali siano le colpe dei mass-media di fruizione decisamente più
immediata nell’imbarbarimento della nostra società moderna.
Siamo davvero sicuri che il rischio sia solo quello che i nostri ragazzini si ritrovino
a leggere fumetti di eroi non più senza macchia? Non è forse peggio sapere che
quei ragazzini non leggono più nemmeno i fumetti? E’ più diseducativo leggere
LINK DEL POST:

delle storie degli X-men e la loro lotta contro il razzismo o vedere programmi Tv
pseudo-reali di discutibile qualità che penetrano ogni giorno nelle nostre case e
che impongono modelli comportamentali decisamente diseducativi per un
adolescente?
Quello che la scrittrice dell’articolo forse ignora è che l’industria del fumetto ha
subito e sta subendo in questi anni un grosso ridimensionamento delle vendite.
Questo ovviamente è dovuto in larga parte allo sviluppo dell’era digitale e
all’ormai uso quotidiano delle consolle videoludiche.
Nella ricerca predomina purtroppo la superficialità d’analisi e speravo che la Di
Pasqua scrivesse almeno una riga di critica senza prendere tutto per oro colato.
Ma possibile che la nostra giornalista commetta lo stesso errore di Wertham e
non immagina che le storie a fumetti sono influenzate dalla realtà e non il
contrario? Nonostante ci siano strani omini in calzamaglia che spiccano il volo, le
storie sono quasi sempre ispirate a fatti reali. Esattamente come accade negli
altri massmedia.
Se, come scrive la dott.sa Lamb, il pericolo è che i nostri bambini crescano con
valori sbagliati forse dovremmo evitare di farli rincoglionire davanti al Grande
Fratello e fargli leggere una buona storia a fumetti o un buon libro.
Fidatevi, non c’è niente di meglio per far stimolare la loro fantasia.

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Mercoledì 1 settembre 2010
Ci sono storie

Ci sono storie che meritano di essere diffuse e fatte conoscere.


Esattamente come accade per tutti gli altri strumenti della comunicazione, anche
nel mondo della letteratura disegnata esistono storie, tavole disegnate e autori
che quando vengono letti lasciano una traccia, un solco, nella mente dei loro
successori e dei loro lettori che è impossibile che non vengano seguiti.
Queste storie o autori non possono essere ignorati o appena accennati in singoli
e semplici post come ho fatto fino ad ora su questo blog.
Mi riferisco a storie come Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, a V for
Vendetta sempre di Moore e David Lloyd, a Dark Knight returns di Miller, a
Kingdom come di Mark Waid e Alex Ross, a Marvels di Busiek e Ross oppure a
serie regolari delicate e poetiche come Sandman di Neil Gaiman o all’estremo e
violento Preacher di Garth Ennis ma l’elenco potrebbe benissimo continuare.
In questi giorni sto riflettendo sul modo e i termini di come trattare le serie sopra
citate senza svilirne i contenuti e comunicare attraverso le mie parole tutta la loro
potenzialità e tutte le straordinarie sensazioni che mi hanno fatto provare quando
ho avuto la fortuna di leggere le loro pagine.
E’ certo che titoli come Watchmen e V for Vendetta non possono essere scritti e
documentati in un solo singolo post di analisi. Del resto, solo Watchmen
richiederebbe almeno un post per capitolo vista la mole di sputi e di idee che solo
un genio come Alan Moore poteva permettersi di creare.
Come riuscire a descrivere e includere tutto in un solo post tutta la splendida
http://angolodifox.blogspot.com/2010/09/ci-sono-storie.html

storia di V for vendetta e rendere onore a quel grande personaggio che anima le
sue pagine?
Ho sempre evitato sul mio blog di scrivere temi lunghissimi partoriti dalla mia
mente e alla fine utili solo a se stessa.
Questo blog infatti, è nato solo dalla necessità di far conoscere le mie impressioni
sui comics anche a tutte quelle persone che mi leggono anche solo
LINK DEL POST:

saltuariamente ma che non si rendono conto esattamente di cosa sto parlando.


Se anche solo una di loro si avvicina ad una storia a fumetti anche grazie a quello
che scrivo, per me sarebbe un grande onore presentargli al meglio uno dei tanti
volumi che decorano la mia libreria.
Sperando che il tempo porti consiglio e mi suggerisca come trattare con cura e
non a male parole certi capolavori dell’arte disegnata, non posso fare altro che far
un brindisi agli amici assenti invece che a questi comici.

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Giovedì 9 settembre 2010
Unknown Soldier – La casa infestata

Unknown Soldier n°1


La casa infestata
Testi: Joshua Dysart
Disegni: Alberto Ponticelli
Luglio 2010
Planeta De Agostini

Ecco una mia piccola recensione sul primo volume di Unknown Soldier
pubblicata dal sito http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/10300/recensione-unknown-soldier-planeta-
deagostini
http://angolodifox.blogspot.com/2010/09/unknown-soldier-la-casa-infestata.html
LINK DEL POST:

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Giovedì 9 settembre 2010
Unknown Soldier – La casa infestata
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Joshua Dysart (testi), Alberto Ponticelli (disegni)


Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 12,95 16,8 x 25,7, pp. 152
Difficile capire dove siano il bene e il male.
Difficile immedesimarsi in uno dei personaggi che animano questo ottimo lavoro
di Dysart e Ponticelli.
La differenza tra giusto e sbagliato può essere molto complicata nell’Uganda del
2002, in piena guerra tra l’esercito di Resistenza del Signore e l’esercito regolare.
Ma le guerre in Africa come si sa non sono mai semplici e scontate, abbiamo
sempre intromissioni occidentali, della Cia e delle multinazionali, che tramano
nell’ombra per impossessarsi dei giacimenti di una delle zone più ricche di risorse
ambientali del nostro pianeta.
Questo volume, come ha scritto dallo stesso Dysart nella sua post-fazione, si
concentra sul brutto e cerca di porre sotto i riflettori i vari conflitti etnici, le
influenze delle potenze occidentali, la cattiva gestione delle ONG e lo
http://www.mangaforever.net/10300/recensione-unknown-soldier-planeta-deagostini

sfruttamento dei bambini soldato.


Quello dei bambini soldato è sicuramente l’argomento principale di questo primo
volume di Unknown soldier.
“La casa infestata” non è adatto per chi si impressiona facilmente, si racconta
infatti della ferocia della guerra africana senza tanti tentennamenti e mostra tutta
la violenza e la disperazione che noi occidentali abbiamo appena intravisto nei
nostri telegiornali.
Nella storia del dott. Moses Lwanga, il principale protagonista della vicenda, la
violenza chiama violenza e questa non risparmia i bambini e le loro mogli-
ostaggio che devono essere violentate per far nascere altri soldati. Violenza che
LINK DEL POST:

è sinonimo anche di una lama di machete, usato per tagliare gli arti di chi osa
ribellarsi o non vuole sottomettersi.
Lo scrittore Dysart è lucido nel raccontare la cruda realtà di una regione
martoriata e, attraverso situazioni pulp, accompagna il lettore in una solida trama
che non cade nella facile retorica occidentale.
Oltre ad avere solide basi e una trama avvincente, questo volume si segnala
anche per l’ottimo lavoro alle matite di Alberto Ponticelli.
Stilisticamente lontano da altri suoi lavori (vedi ad esempio Blatta), in questo
volume Ponticelli sfoggia un ottimo tratto realistico, un ottimo storytelling e una
rappresentazione della violenza minimale, come se fossimo abituati da tempo a
vedere rappresentate certe situazioni.
Ottima anche la sua rappresentazione del personaggio di Unknown soldier,
spettrale e psicotico, disegnato in chiaro scuri di buon impatto visivo.
La serie Unknown soldier, pubblicata in America dalla sempre valida Vertigo, ha
dunque avuto un buon esordio con questo volume e spingerà a proseguirne la
lettura visto la presenza delle tante sottotrame che verranno sicuramente
sviluppate nei prossimi numeri.
Voto: 8

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Lunedì 13 settembre 2010
Il Bollettino dei Moai - Memorie

Il sito Il Rifugio dei Moai ha pubblicato il quarto numero della rivista aperiodica Il
bollettino dei Moai.
Attraverso i suoi utenti raccoglie articoli, recensioni e racconti inediti in questo
bollettino scaricabile on-line direttamente dal sito.

Ho avuto il privilegio di partecipare anche a questo numero con quattro interventi:

Elektra: assassin
Scalped - Il sasso nelle viscere
The Boys
Hulk di Jeph Loeb

Scarica Il Bollettino dei Moai n°4 - Memorie (44 Mb).

P.S. Un grazie a Federico Penza per il bellissimo lavoro e la grande passione.


http://angolodifox.blogspot.com/2010/09/il-rifugio-dei-moai-memorie.html
LINK DEL POST:

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Giovedì 16 settembre 2010
Vendicatori – Per sempre

Marvel Omnibus
Vendicatori – Per sempre
Testi: Kurt Busiek
Disegni: Carlos Pacheco
Luglio 2010
Panini Comics

Ecco una mia recensione sul volume Vendicatori - Per sempre pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/13799/recensione-vendicatori-sempre-omnibus-
panini-comics
http://angolodifox.blogspot.com/2010/09/vendicatori-per-sempre.html
LINK DEL POST:

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Giovedì 16 settembre 2010
Vendicatori – Per sempre
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Kurt Busiek (testi), Carlos Pacheco (disegni)


Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 25.00 18×28, C., 304 pp., col., con sovraccoperta
La più grande storia dei Vendicatori mai raccontata.
Così recita la frase introduttiva di questa maxi serie di dodici numeri raccolta da
Panini comics in questo ottimo volume Omnibus.
Uscita negli Stati Uniti nel 1999 grazie alla mente e alla cura amorevole per la
continuity vendicativa di Kurt Busiek, Avegers Forever è un viaggio nel tempo che
riesce a toccare e collegare i più importanti episodi della serie vendicativa in
trent’anni di avventure.
Busiek riesce a trovare un filo conduttore nelle trame più diverse della vita
editoriale dei Vendicatori che all’apparenza sembravano completamente slegate
tra loro. Nelle pagine di questa serie passiamo dalle grandi battaglie cosmiche ai
momenti più classici della storia del gruppo. Partendo dal vecchio West,
http://www.mangaforever.net/13799/recensione-vendicatori-sempre-omnibus-panini-comics

tocchiamo i Vendicatori degli anni cinquanta e arriviamo al Killraven di un pianeta


Terra del futuro, passando per un rigoroso rimescolamento della cosmologia di
tutto l’Universo Marvel.
In mezzo a tutto questo, Busiek si diverte anche a ridefinire due malvagi importati
nella storia dei Vendicatori come Kang il Conquistatore e Immortus.
In Avegers Forever i nostri eroi si troveranno ad affrontare un nemico invincibile
come il Futuro. Sicuramente il più grande nemico di sempre e sicuramente anche
più inaspettato.
Sette Vendicatori presi a caso nel flusso del tempo provenienti dal passato, dal
presente e dal futuro, uniranno le loro forze per difendere ad ogni costo Rick
Jones dalla morte per mano di Immortus.
LINK DEL POST:

Stringendo alleanze pericolose e talvolta inaspettate, una su tutte quella con


Kang, i nostri eroi saranno trascinati in avventure piene di riferimenti alla
continuity vendicativa e non solo.
Tra i sette Vendicatori, una menzione particolare spetta al Capitan America
proveniente direttamente dal termine dell’ottima saga dell’Impero Segreto
pubblicata negli anni settanta ad opera di Steve Englehart, Mike Friedrich e Sal
Buscema.
Il nostro Cap risulta essere scosso e molto insicuro di sé dato che in quelle storie
ha appena assistito al suicidio di Numero Uno dell’Impero Segreto, fidato
funzionario pubblico infiltrato alla Casa Bianca che ha fatto fortemente vacillare
ogni convinzione patriottica di Steve Rogers e quindi la sua intera esistenza.
Busiek, con una solida trama dallo sviluppo tutto supereroistico, riempie le tavole
di riferimenti passati che solo un lettore attento e informato può cogliere
pienamente.
Le ottime note finali presenti nel volume, danno il giusto apporto al lettore e
aiutano a capire anche la grande mole di ricerca che ha svolto lo scrittore nella
stesura della complicata trama che si dipana su vari piani temporali.
Da aggiungere che nella sua narrazione Busiek esagera con le didascalie troppo
verbose e con dialoghi che risultano spesso inutili, con il risultato di appesantire
la lettura e le belle tavole dello spagnolo Pacheco.
Con ottime tavole dalla griglia dinamica e spesso intrigante, Pacheco si diverte un
mondo a tratteggiare i tantissimi personaggi che animano questa maxi serie e le
tavole finali nè sono la dimostrazione.
Avegers Forever è una lettura tutta supereroistica che si lascia apprezzare ma
che può risultare ostica a chi è completamente a digiuno delle avventure passate,
presenti e future dei Vendicatori.
Voto 7
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Lunedì 27 settembre 2010
Watchmen - Prefazione

Watchmen - Prefazione
Absolute Edition
Watchmen
Testi: Alan Moore
Disegni: Dave Gibbons
Anno 2007
Planeta De Agostini

Ci sono capolavori in ambito fumettistico che quando vengono concepiti tracciano


una via che difficilmente verrà ignorata.
Uno di questi capolavori è senza ombra di dubbio Watchmen, opera
monumentale edita dalla DC Comics in dodici capitoli usciti tra il 1986 e il 1987.
Scritto da Alan Moore e illustrato da Dave Gibbons, Watchmen a tutt’oggi rimane
l’unico romanzo grafico ad essere citato nella lista di Time Magazine dei “100
migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi”.
Per chi scrive, parlare e cercare di analizzare un’opera talmente piena di rimandi,
di citazioni, di riferimenti all’iconografia, alla storia e all’arte, è veramente
complicato. Cercare di spiegare tutto il mosaico ad orologeria che è la trama e la
struttura di Watchmen è a dir poco ostico. Inevitabilmente, nell’analisi divisa in 14
post che spero leggerete, dimenticherò e lascerò per strada tanti particolari che
http://angolodifox.blogspot.com/2010/09/watchmen-prefazione.html

sicuramente mi saranno sfuggiti alla lettura.


Watchmen possiede una solida trama emozionante dal primo al dodicesimo
capitolo ma la sua forza maggiore risiede nella caratterizzazione dei personaggi e
nella loro umanità. Watchmen è uno strumento in mano ad Alan Moore che lo
utilizza per abbattere definitivamente la figura del mito del superuomo.
Con una narrazione che tocca la perfezione e un disegno perfettamente
sincronizzato al clima e al pathos della trama, Watchmen è la destrutturazione
LINK DEL POST:

dell’supereroe e la completa distruzione dell’eroe senza macchia che si immola


per la libertà.
Fin dalla sua prima uscita, questa miniserie ha ricevuto diversi premi e
riconoscimenti anche fuori da ambiti fumettistici e recentemente è uscito anche
un adattamento su pellicola nel quale Moore ha rifiutato di venire citato nei
credits.
Immergendomi in una dettagliata e sicuramente non completa analisi di
Watchmen dovrò necessariamente parlare della sua trama e della sua
conclusione e quindi segnalo, a chi volesse intraprenderne la lettura, di fermarsi
qui e riprendere a leggere le mie personali analisi solo dopo aver terminato il
libro.
Lo scrittore e sciamano Alan Moore, personaggio decisamente particolare, è
considerato il miglior sceneggiatore di comics vivente e ha posto la sua firma in
calce ad altri indussi capolavori come V for Vendetta e From Hell. Però Moore è
uno scrittore atipico e non si è limitato solo a sceneggiare fumetti ma ha
sperimentato molteplici campi artistici. Per avere un’idea e cercare di capire,
almeno in parte, il suo punto di vista direttamente da You Tube si può reperire il
documentario The Mindscape of Alan Moore del 2003.
Alan Moore è lo scrittore di comics supremo, Watchmen è e rimarrà, il suo più
grande capolavoro indiscusso.

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Venerdì 1 ottobre 2010
Watchmen – A mezzanotte, tutti gli agenti

Capitolo I
Watchmen ha inizio come il più classico dei racconti gialli. Tutto comincia con un omicidio.
Alan Moore sviluppa la trama attraverso gli occhi di Rorschach, uno dei personaggi più
riusciti dell’intera graphic novel. Con l’unico vigilante ancora in attività, iniziamo a
conoscere il mondo e l’ambientazione di Watchmen e ci vengono introdotti, pagina dopo
pagina, tutti i protagonisti dell’intera opera.
Attraverso didascalie piene di espressioni forti e in prima persona, Rorschach analizza la
scena del crimine, la stessa dove è stato appena assassinato il Comico, Edward Blake,
eroe e uomo scomodo al servizio del governo e spietato stupratore con atteggiamenti
volutamente nazisti.
Rorschach è sicuro, la morte di Blake sarà la prima di una lunga strage di eroi.
Il nostro vigilante dalla maschera a macchie mutevoli come la sua psiche, inizia a
contattare gli altri possibili bersagli del killer e così facendo ci vengono presentati uno ad
uno tutto i personaggi della vicenda. Alan Moore, con pochissime tavole riesce ad
indicarci subito con che tipo di personaggi avremo a che fare. Gli eroi senza macchia non
fanno parte del mondo di Watchmen, qui abbiamo solo eroi disillusi, imprigionati nei loro
ricordi, non più in contatto con la nostra realtà ma soprattutto messi fuori legge dal
Decreto Keene.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/watchmen-mezzanotte-tutti-gli-agenti.html

Citazione capitolo I
“A mezzanotte, tutti gli agenti e la combriccola dei superumani escono e arrestano
chiunque ne sappia più di loro”. Bob Dylan, Desolation Row, Highway 61 Revisted, 1965.

Struttura dell’opera
Watchmen è composto da un insieme di dodici capitoli, pubblicati in albi mensili le cui
copertine sono parte integrante della trama stessa e costituiscono la prima vignetta di
ciascun capitolo.
Il titolo di ogni albo viene dato da una citazione di tipo letterario classico o derivato dalla
cultura pop. La stessa citazione viene poi fedelmente riportata in forma completa alla fine
LINK DEL POST:

di ogni capitolo.
Da segnalare che alla fine di ogni albo, fatta eccezione dell’ultimo, sono presenti sempre
dei documenti fittizi presi direttamente dal mondo di Watchmen che arricchiscono la
lettura e contribuiscono alla comprensione degli eventi passati e futuri di tutta la vicenda
delle maschere e della loro situazione ambientale.

Ambientazione
Il luogo principale dove si svolge la vicenda è la città di New York, però con delle sottili
differenze. La città è più oscura e malata ma è impreziosita da elementi tecnologici più
avanzati rispetto alla nostra realtà.
Il periodo di riferimento dei fatti narrati in Watchmen è la metà degli anni Ottanta dove è
ancora pesante nel clima politico statunitense la contrapposizione con l’Unione Sovietica
e quindi ci troviamo in piena guerra fredda. Questa situazione politica sarà pienamente
sfruttata da Moore per conferire alla trama un’atmosfera pesante ed opprimente.
Se da un lato legare la vicenda a fatti che ormai sono accaduti più di trent’anni fa può
sembrare un errore, dall’altro l’ambientazione realistica, nonostante si parli di
superuomini, è perfetta sotto ogni punto di vista e determina un realismo della storia
narrata tanto crudo quanto shockante quando leggeremo la fine del dodicesimo capitolo.
Da segnalare che il mondo di Watchmen differisce dal nostro non solo per la presenza dei
superumani ma anche da piccole differenze che nel corso degli anni hanno avuto sempre
più importanza. Gli episodi più significativi in tal senso sono senza dubbio la vittoria
statunitense della guerra del Vietnam e la conferma a più mandati presidenziali del
Presidente Nixon.

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Giovedì 7 ottobre 2010
Watchmen – Amici assenti

Capitolo II
Capitolo dedicato interamente al personaggio del Comico e ai suoi funerali. Attraverso
una complicata e affascinante trama composta da tanti flashback che ci proiettano tra
passato e presente, tutti i protagonisti di Watchmen rivivono gli episodi vissuti in
compagnia del Comico. Un personaggio odiato da quasi tutti e con troppi segreti nascosti.
In questo capitolo iniziamo ad avere squarci di quello che sarà l’atmosfera di tutta la
vicenda. Alan Moore getta le basi anche per gli sviluppi futuri utilizzando i ricordi dei
protagonisti, uno su tutti il Dottor Manhattan, azzurro personaggio troppo vicino ad essere
un Dio e uno degli attori principali di tutta la vicenda.
Il Comico sapeva dell’esistenza di un progetto, forse per questo motivo è stato
brutalmente ucciso. Un progetto orchestrato da qualcuno che nel corso degli anni sta
pianificando qualcosa che non prevede la presenza degli eroi in maschera anche se
risultano essere fuori legge dal discusso Decreto Keene.

Citazione capitolo II
“E sono sveglio mentre l’alba si avvicina, anche se il cuore mi fa male. Dovrei fare un
brindisi agli amici assenti invece che a questi comici”. Elvis Costello, The Comedians,
Goodbye Cruel World, 1984.

Memoria
Il titolo Watchmen prende spunto dalla frase “quis custodiet ipsos custodes” di Giovenale
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/watchmen-amici-assenti.html

(VI Satira, “Contro le donne””, 60-127 d.C, circa) che in inglese è molto simile a “Who
watches the watchmen?” frase che appare come graffito nelle strade di New York dopo
l’approvazione del discusso Decreto Keene che sancì la fine degli eroi mascherati.
Esattamente come Giovenale, che nella civiltà romana attraverso i suoi versetti mostrava i
vizi della società in cui viveva, così Alan Moore con Watchmen analizza ed estremizza i
vizi e le contraddizioni degli eroi in maschera, mettendone sotto i riflettori i tanti problemi
personali e i traballanti rapporti con la società moderna.
La memoria è uno dei passi fondamentali di tutto Watchmen. Questa è utilizzata da Moore
LINK DEL POST:

sia per idealizzare il passato ma anche per brutalizzare la figura del supereroe di turno. In
questo capitolo infatti, attraverso l’uso continuo dei flashback, conosciamo come il Comico
abbia cercato di violentare la prima Spettro di seta sua compagna di squadra nei
Minutemen, e non abbia per nulla esitato ad uccidere una donna incinta dopo un diverbio
in una bettola vietnamita.

Il Comico
Edward Blake, il Comico, è un personaggio chiave di tutto Watchmen. Anche se viene
ucciso all’inizio del primo capitolo, nel corso della trama viene riproposto alla nostra
attenzione attraverso l’uso dei tanti flashback. Blake è l’eroe più conosciuto di tutto il
mondo di Watchmen, creato da Moore con la chiara ispirazione a Capitan America, il
Comico è tutto quello che non rappresenta il personaggio con lo scudo che indossa i
colori della bandiera americana.
Eroe di guerra del secondo conflitto mondiale, il Comico diventa con il passare del tempo
agente governativo e partecipa alla guerra del Vietnam.
Indossando anche lui i colori della bandiera statunitense, il Comico rappresenta l’America
più corrotta e meschina, è l’agente perfetto per svolgere il lavoro sporco per il governo
degli Stati Uniti.
La forza di Watchmen è la caratterizzazione dei propri personaggi. Alan Moore, attraverso
un’analisi psicologica minuziosa, riesce a conferire a tutti i protagonisti una profondità
stupefacente, riuscendo a rendere ogni figura credibile e fin troppo realistica. I nostri
protagonisti non sono più eroi, sono solo persone tragicamente umane. Dimenticatevi gli
eroi perfetti e spensierati degli anni sessanta. Qui ci sono solo manie, ossessioni,
persecuzioni personali, disincanto e tanti, troppi, scheletri nell’armadio.
Del resto, siamo negli anni ottanta in clima di Guerra Fredda. E’ arrivata l’ora di crescere.

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Martedì 12 ottobre 2010
Watchmen – Il giudice di tutta la Terra

Capitolo III
Le cose iniziano a precipitare.
Protagonista indiscusso del terzo capitolo è il Dottor Manhattan. Un serie di eventi
mettono in discussione il rapporto di coppia tra il nostro azzurro eroe e Laurie Juspeczyk,
la seconda Spettro di Seta.
Tutto sembra ricondursi dall’evoluzione del dottore ormai incapace di gestire la sua
umanità e i suoi poteri illimitati dal carattere onnipotente. Chi è il Dottor Manhattan? Un
semplice uomo dai grandi poteri o a tutti gli effetti è ormai diventato una divinità?
La situazione si aggrava dopo che un giornalista svela in diretta tv che il Dottor Manhattan
è la causa di diversi tumori che hanno colpito persone che nel tempo hanno vissuto a
stretto contatto con lo stesso dottore. Tra questi c’è anche la sua prima compagna, Janey
Slater. Lo stress, i riflettori dei media e le accuse infamanti convincono il Dottor Manhattan
ad auto-esiliarsi su Marte lontano da tutto e tutti. Alla fine il secondo eroe è stato tolto
dalla scena. Una scena che si fa quanto mai pericolosa dato che il Dottor Manhattan era
l’arma suprema degli Stati Uniti per tenere sotto scacco l’Unione Sovietica.

Citazione capitolo III


“Forse il giudice di tutta la Terra non praticherà la giustizia?” Genesi 18, 25
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/watchmen-il-giudice-di-tutta-la-terra.html

Dottor Manhattan
Ma chi è il Dottor Manhattan? Alan Moore attraverso l’utilizzo di questo magistrale
personaggio analizza come si può trasformare un uomo che detiene poteri divini.
Il Dottor Manhattan vive in mezzo agli uomini ma non li percepisce più come tali, ha perso
la cognizione del tempo e dello spazio. Per lui non esistono più le regole della natura, è
ormai oltre a tutto questo, è una divinità dai poteri illimitati. La sua psiche tutta via,
conserva ancora tracce di umanità, ma questa è sempre più labile e sempre meno
appariscente e deviata.
Nell’economia della trama il Dottor Manhattan è fondamentale. Infatti nel corso degli anni
la sua presenza è stata l’arma principale per gli Stati Uniti per vincere la guerra del
LINK DEL POST:

Vietnam e, soprattutto la sua presenza garantisce la supremazia del Presidente Nixon


contro il blocco sovietico, garantendo una fase di stallo tra le due superpotenze.
Appena il dottore si auto-esilia su Marte la situazione precipita. Gli Stati Uniti perdono
l’arma suprema, l’Unione Sovietica invade l’Afghanistan e la guerra nucleare è alle porte.

Dottor Manhattan e Determinismo


L’utilizzo e lo sviluppo della psiche del Dottor Manhattan avvicina il personaggio verso la
filosofia del Determinismo e all’analogia con l’orologiaio. Uno dei dogmi fondamentali del
cristianesimo sostiene che Dio è onnisciente e onnipotente, e che ogni azione umana è
preordinata da Dio. Il corrispettivo teologico determinista sembra escludere l’esistenza del
libero arbitrio. Infatti, il determinismo esclude qualsiasi forma di casualità nelle cose ed
individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni, riconducendola alla catena
delle relazioni causa-effetto. In Watchmen, per rafforzare questo concetto Alan Moore ci
descrive che Jon Osterman, prima di diventare il Dottor Manhattan e quindi una sorta di
divinità, è cresciuto facendo l’orologiaio. Il Dottor Manhattan non percepisce nulla sopra di
lui, nessuna intelligenza superiore che può superare la sua entità onnisciente.
Il simbolo dell’orologio ritorna ossessivo all’interno delle tavole disegnate in molte scene di
Watchmen. La più visibile e sicuramente la più importante ossessione dell’orologio
compare nella copertina di tutti e dodici albi e scandisce un inesorabile conto alla rovescia
che nell’ultimo capitolo toccherà la mezzanotte.
Il meccanismo è in funzione e i tasselli stanno andando al loro posto. La fine è vicina.

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Venerdì 15 ottobre 2010
Punisher Noir

Punisher Noir
Testi: Frank Tieri
Disegni: Paul Alzaceta
Agosto 2010
Panini Comics

Ecco una mia recensione sul volume Punisher Noir pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/15050/recensione-punisher-noir-panini-comics
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/punisher-noir.html
LINK DEL POST:

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Venerdì 15 ottobre 2010
Punisher Noir
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Frank Tieri (testi), Paul Alzaceta (disegni)


Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: 12.00 euro, 17×26, B., 104 pp., col.
Con la pubblicazione di Punisher Noir siamo ormai giunti al quinto volume di
questa nuova linea della Marvel dai toni e dalle tematiche leggermente più adulte.
Marvel Noir nasce da un esperimento editoriale che proietta i classici personaggi
della casa delle idee nel contesto duro e oppressivo dell’America degli anni
Trenta.
Le atmosfere delle storie che coinvolgono Spider-man e soci sono quelle tipiche
dei racconti noir classici. Le tematiche cupe e opprimenti sono quelle quindi della
Grande Depressione, dove gli Stati Uniti sono piombati in piena crisi economica e
dove non esiste molta speranza per guardare il futuro con ottimismo e speranza.
In questo scenario si svolgono le avventure dei nostri eroi, ovviamente con un
corposo ritocco dei comprimari e un rimescolamento della psicologia dei
protagonisti abbastanza importate ed inevitabile.
http://www.mangaforever.net/15050/recensione-punisher-noir-panini-comics

In una sorta di grande e curatissimo What if? abbiamo visto e letto le avventure
dei principali personaggi Marvel realizzate da tanti ottimi disegnatori che, dietro
alle direttive di bravi editor, sono riusciti a fornire a tutta la Linea Noir uno stile di
rappresentazione unico e riconoscibile, facendo inoltre respirare al lettore tutta
l’oppressione e il disagio delle città americane del periodo.
Ovviamente è obbligo citare l’ottimo lavoro del nostro Carmine Di
Giandomenico che, alle prese con la rivisitazione di Spider-man, offre un’altra
grande prova al tavolo da disegno.
In ogni caso, fino ad ora, tutti i disegnatori che hanno prestato le loro matite per la
LINK DEL POST:

Linea Noir sono da elogiare e ammirare. Purtroppo l’aspetto narrativo molto


spesso mi ha lasciato con l’amaro in bocca o non si è rilevato in certi casi
all’altezza delle aspettative.
Purtroppo si inquadra in tal senso anche Punisher Noir.
Dietro ad un’ottima cover di Denis Calero e tenendo conto che è veramente
difficile fornire una psicologia tridimensionale e credibile ai personaggi in poche
pagine, l’avventura del Punisher scorre via senza tanti sussulti e senza mai
spiccare di evidente originalità.
Esattamente come gli altri volumi degli altri eroi, le storie si basano sulla
ridefinizione dei personaggi di base e dei loro comprimari. Infatti su Punisher Noir
ritroviamo tanti personaggi della gestione di Garth Ennis. Si rivedono infatti con
piacere il detective Soap, il Russo e anche il cattivissimo Barracuda.
La linea Noir mantiene comunque dei presupposti interessanti e spesso
accattivanti ma, dopo queste prime uscite, deve per forza di cose iniziare a
proporre idee e storie nuove altrimenti i lettori faranno in fretta a far cadere la
linea Marvel Noir nel dimenticatoio.
Gli sceneggiatori fin qui ingaggiati infatti, non hanno fornito prova di essere
all’altezza del compito assunto. Fatta eccezione forse di David Hine, alle redini di
Spider-man Noir, gli altri autori rimangono solo degli onesti artigiani di secondo
piano che ancora dovranno farsi parecchio le ossa.
Da amante del Noir in genere, rimango ancora fiducioso di vedere come questa
idea si svilupperà e come adatteranno altri personaggi al clima di quegli anni.
Fino ad ora purtroppo la Linea Noir si è rivelata una piccola scatola ben
confezionata ma con pochissima sostanza.
Voto 6
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Martedì 19 ottobre 2010
Watchmen – L’orologiaio

Capitolo IV
Grande capitolo introspettivo sul Dottor Manhattan ed eccezionale sceneggiatura non a
caso costruita ad orologeria.
In questo importante capitolo veniamo a conoscenza delle origini del Dottor Manhattan.
Con una impeccabile sceneggiatura costruita in più piani temporali il Dr. Manhattan rivive
la sua storia, il suo passato. Ma cosa è veramente il passato per un Dio? Osterman vive il
tempo in modo distaccato, senza segreti. Lui sa cosa succederà, sa che nulla è dato dal
caso e tutto è, e sempre sarà. Vive il presente e il futuro semplicemente perché deve
accadere.
Figlio di un orologiaio e prossimo a diventarlo, fu spinto dal padre a diventare uno
scienziato. Nel mondo della scienza incontra il suo primo amore Janey Slater, una delle
persone che lo accuserà di causare il cancro ha chi gli vive accanto.
Intrappolato all’interno di un laboratorio Jon Osterman diviene vittima di un incidente che
disintegra letteralmente il suo corpo. Con il tempo Jon rinasce, resuscita e si crea un
nuovo corpo. Dalla ceneri dell’uomo che era, il Dr. Manhattan risulta essere qualcosa di
diverso, dai poteri illimitati, un quasi Dio.
I mass media non tardano a battezzarlo come il primo grande eroe americano della nuova
era.

Citazione capitolo IV
“La conquista dell’energia atomica ha cambiato tutto tranne il nostro modo i pensare… La
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soluzione a questo problema risiede nel cuore dell’umanità. Se solo lo avessi saputo,
avrei fatto l’orologiaio” Albert Einstein.

Simbolismo
Tutto Watchmen è costruito attorno a moltissimi riferimenti all’iconografia, alla storia e
all’arte.
A questo punto della lettura è doveroso segnalare i continui riferimenti alle simbologie
dello “Smiley” (la faccina sorridente di colore giallo in questo caso macchiata di sangue) e
LINK DEL POST:

ancora all’orologio.
Lo Smiley è l’icona sicuramente di visualizzazione più immediata dato che è il simbolo
principe di Watchmen. Questa viene sia mostrata esplicitamente, in mezzo alla pozza di
sangue del Comico nel primo capitolo, sia implicitamente in tante scene all’interno di
svariati capitoli chiave di tutta la vicenda. La stessa icona viene anche suggerita in modo
implicito nella cover del undicesimo capitolo.
Come già accennato nel capitolo precedente, l’orologio e il tempo sono parte integrante di
tutta la storia. I riferimenti al tempo e agli ingranaggi sono fondamentali per comprendere
appieno la filosofia del Dr. Manhattan e il suo collegamento al determinismo. E’ per colpa
di un orologio dimenticato che ha origine il Dr. Manhattan. In tante immagini sono presenti
riferimenti ad orologi che segnano le 23:55. Lo stesso Smiley citato in precedenza
presenta una macchia di sangue simile ad una lancetta impostata sul 55° minuto del
quadrante.

Dio
In questo capitolo si trovano vari parallelismi con il Nuovo Testamento. Esiste però una
differenza sostanziale, l’uomo attraverso la sua meschinità e con un’abile manipolazione è
riuscito rendere schiavo il suo Dio, a controllarlo per i suoi scopi di predominio
sull’avversario.
Con il tempo, il Dr. Manhattan si libererà del peso della propria umanità e così facendo
diventerà qualcosa di diverso. Finisce quindi per isolarsi e si rifugia lontano, sul pianeta
Marte, abbandonando l’umanità a se stessa.
Se il Dr. Manhattan non percepisce nulla sopra di lui, può esistere veramente un altro
Dio? “Forse il mondo non viene creato. Forse niente lo è. Semplicemente è, è stato,
sarà… un orologio senza orologiaio” (Watchmen, cap. IV, pag. 28, vignetta 1).

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Venerdì 22 ottobre 2010
Watchmen – Agghiacciante simmetria

Capitolo V
Quinto e fondamentale capitolo di questo affresco sempre più intricato e sempre più
coinvolgente.
Dopo il capitolo introspettivo dedicato al Dr. Manhattan, la situazione si evolve
velocemente e si complica notevolmente per i nostri protagonisti sempre più invischiati in
un progetto ancora sconosciuto.
L’indagine sull’omicidio del Comico porta Rorschach a sospettare di Moloch, un vecchio
criminale che negli anni passati aveva già dato del filo da torcere agli eroi in maschera.
Figura centrale di questo e del prossimo capitolo, Rorschach ci viene descritto come un
uomo che vive nella sua maschera, tanto da confondere il proprio volto con quello del
vigilante che rappresenta. L’indagine che sta seguendo diventa la sua ossessione e lo
porta a cadere in una trappola della polizia allertata da una soffiata.
Rorschach alla fine verrà arrestato e gli verrà tolta la sua maschera, la sua unica identità,
e quindi sconfitto.
Contemporaneamente, viene sventato un attentato alla vita di Adrian Veidt, meglio noto
come Ozymandias, l’uomo più intelligente del mondo che è diventato milionario grazie allo
sfruttamento della sua immagine di eroe.
Il Comico è morto, il Dr. Manhattan si è esiliato su Marte, Rorschach è stato arrestato e
Ozymandias è uscito indenne da un tentativo di omicidio. Ormai è chiaro, le maschere
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devono essere tolte di mezzo. Ma per quale oscuro motivo?

Citazione capitolo V
““Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio ch’ebbe la forza
di formare la tua agghiacciante simmetria?”
William Blake, The Tyger, 1794 ca., trad. it. di Giuseppe Ungaretti.

Simmetrie eccezionali
LINK DEL POST:

Un capitolo dalla struttura e dalla composizione sbalorditive. Parlerò diffusamente nei


prossimi capitoli del lavoro minuzioso e certosino dell’ottimo disegnatore Dave Gibbons, in
questa sede mi limito a segnalare che le tavole di questo capitolo sono impostate in modo
perfettamente speculare dalla prima all’ultima. Infatti, ad esempio, la prima pagina del
capitolo si apre con l’inquadratura di un’insegna luminosa e poi a seguire, di un vicolo
sotto l’appartamento di Moloch e si chiude con il primo piano di una finestra. L’ultima
tavola, pagina 28, è impostata in modo speculare, vale a dire che nella prima vignetta è
riportato il primo piano della finestra, poi troviamo le inquadrature del vicolo e alla fine la
stessa immagine dell’insegna luminosa con la quale si è aperto il capitolo. La simmetria
della costruzione della tavola continua magistralmente anche nelle altre pagine, infatti
pagina 2 è speculare con pagina 27, pagina 3 con la 26 e via dicendo. A tutto questo si
deve aggiungere che risultano speculari le ambientazioni dove si svolgono le varie scene
e perfino i protagonisti vengo fatti comparire nelle tavole simmetriche.
Le simmetrie non si limitano solo alla struttura della tavola e all’ambientazione ma
continuano in modo allusivo con vari elementi disseminati qua e là. Impossibile citarli tutti,
ma uno dei tanti è un poster dei Grateful Dead dell’album “Aoxomoxoa”, parola
palindroma.
C’è chi sostiene che Moore per Agghiacciante simmetria abbia fatto riferimento al libro di
Northrop Frye “Ferful Simmetry” del 1947. Grazie al lavoro di Frye, le opere di William
Blake vennero rivalutate grazie alla rivelazione del sistema nascosto nella loro costruzione
e la presunta pazzia dell’autore inglese venne rivista e corretta.
Come riporta la citazione finale, il V capitolo e la sua costruzione perfettamente
simmetrica è un omaggio all’opera letteraria di William Blake.

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Martedì 26 ottobre 2010
Watchmen – Anche l’abisso guarda

Capitolo VI
Capitolo introspettivo dedicato a Rorschach e sulla sua tormentata psiche.
In quello che è forse il capitolo più emotivamente coinvolgente per il lettore, Alan Moore ci
fornisce ancora una volta una lezione di sceneggiatura e narrazione.
Iniziamo un viaggio allucinato e violento nella psiche di Walter Kovacs, Rorschach,
arrestato ed incastrato da qualcuno che lo vuole fuori gioco.
In carcere Walter si ritrova in cura dal dott. Malcom, psichiatra che cerca di migliorare la
sua fama studiando l’unico eroe ancora in attività nonostante il Decreto Keene. Viene
sottoposto al test di Rorschach e dove noi vediamo una farfalla, Walter vede un cane dalla
testa spaccata a metà.
Figlio di una prostituta da quattro soldi e di un mancato aborto, Kovacs, ha sempre vissuto
un’infanzia di soprusi e violenza. Il mancato amore materno coincide con l’essere sempre
disprezzato e con la consapevolezza di essere sempre da solo contro tutto il mondo.
La vita in carcere per uno come Kovacs è dura. Ma per Rorschach è facile, perché con
l’esperienza della sua carriera da vigilante è rinato libero per riportare moralità in un
mondo moralmente vuoto e corrotto.
Rorschach infatti è nato dalla tragedia. Una bambina ammazzata e data in pasto ai cani
ha scatenato dentro di lui la rabbia e l’inferno da dove nessun colpevole uscirà vivo.
“Guardo il cielo attraverso il fumo gravido di grasso umano e Dio non c’era. Il buio freddo
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/watchmen-anche-labisso-guarda.html

e soffocante si estende per ogni dove e siamo soli. Viviamo le nostre vite perché ci manca
di meglio. Il motivo si fabbrica dopo. Nasciamo dall’oblio; alleviamo dei figli come noi legati
all’inferno, e poi torniamo nell’oblio. Non c’è altro. L’esistenza è casuale. Non ha schema
tranne quella che gli diamo noi dopo averla fissata troppo a lungo…” “…Questo mondo
senza direzione non è stato forgiato da vaghe forze metafisiche. Non è stato Dio ha
uccidere i bambini. Non li ha macellati il fato. Né il destino li ha dati in pasto hai cani.
Siamo noi. Solo noi…” “…il vuoto respira pesante sul mio cuore, trasformando in ghiaccio
le sue illusioni, facendole a pezzi. Rinasco libero di disegnare la moralità su questo
mondo moralmente vuoto. Sono Rorschach.” (Watchmen, capitolo VI, pag. 26).
LINK DEL POST:

Citazione capitolo VI
“Non combattere contro i mostri o diventerai tu stesso un mostro. E se guardi a lungo
nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te” Friedrich Wilhelm Nietzsche.

Struttura delle tavole


Come accennato nel capitolo precedente la parte grafica di Watchmen è affidata a Dave
Gibbons, ottimo disegnatore inglese che ha messo al servizio di Alan Moore tutte le sue
straordinarie doti di storytelling.
Come forse si sarà capito, Watchmen possiede molteplici livelli di lettura, molti dei quali
sono resi visibili grazie alla perizia e alla cura maniacale dei dettagli che Gibbons immette
nei propri disegni.
Tutta l’opera nel suo complesso è impostata con l’uso di una rigida griglia basata sullo
schema di nove vignette per pagina. Spesso questa griglia viene ritoccata, specialmente
nell’ultimo capitolo, ma rimarrà sempre e comunque rettangolare e con le illustrazioni che
non usciranno mai dai margini.
Gibbons ha realizzato ed ideato anche il design dei personaggi basandosi solo su appunti
generici di Alan Moore.
Lo stesso Moore chiarisce che molti dei simboli presenti in Watchmen sono inventati da
Gibbons, compreso lo Smiley macchiato di sangue.
Nella stesura delle tavole l’illustratore inglese si è notevolmente divertito ad infarcire i suoi
disegni con dettagli, con simboli e di altri motivi visivi che fanno riferimento a fatti rilevanti
della storia narrata.

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Mercoledì 27 ottobre 2010
Marvels – L’occhio della fotocamera

100% Marvel
Marvels – L’occhio della fotocamera
Testi: Kurt Busiek
Disegni: Jay Anacleto
Settembre 2010
Panini Comics

Ecco una mia recensione sul volume Marvels - L'occhio della fotocamera
pubblicata dal sito http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui: http://www.mangaforever.net/16176/recensione-


marvels-locchio-telecamera-panini-comics
http://angolodifox.blogspot.com/2010/10/marvels-locchio-della-fotocamera.html
LINK DEL POST:

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Mercoledì 27 ottobre 2010
Marvels – L’occhio della fotocamera
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Kurt Busiek (testi), Jay Anacleto (disegni)


Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: 13.00 euro, 17×26, B., 144 pp., col.
In principio c’è stato Marvels.
Storica miniserie del 1994, la sua pubblicazione è stata un evento epocale nella
storia editoriale della Casa delle idee. Con Busiek ai testi e un sontuoso Alex
Ross ai dipinti, Marvels mostrava attraverso gli occhi delle persone comuni
eventi cardine che accaddero nell’universo Marvel dagli anni Quaranta ai primi
anni Settanta.
Protagonista principale era Phil Sheldon, fotografo freelance, che attraverso le
sue fotografie documentava dubbi e sensazioni che l’avvento dei primi eroi in
costume provocò nei cittadini comuni.
Marvels è uno splendido racconto di nostalgia, un gesto d’amore dei suoi autori
verso le storie del periodo bellico e della Silver Age. Con la sua narrazione
http://www.mangaforever.net/16176/recensione-marvels-locchio-telecamera-panini-comics

Busiek ci trasporta dal periodo più leggero dei supereroi fino alla morte di Gwen
Stacy, prima avvisaglia del cambiamento verso la drammaticità delle atmosfere
delle storie.
Dopo quasi quindici anni Marvels ci viene ora riproposto in una nuova miniserie e
ritorna anche Phil Sheldon, il suo principale protagonista.
La più grossa differenza tra la prima miniserie e L’occhio della fotocamera è il
clima urbano che risulta cambiato in modo radicale. Le gesta degli eroi non sono
più limpide come un tempo, essi sono subdoli, ambigui e dall’aspetto spesso
terrificante. Sheldon dovrà immortalare con le sue foto la nuova percezione dei
vigilantes e allo stesso tempo combattere la sua battaglia personale contro il
cancro che inesorabilmente lo sta uccidendo.
LINK DEL POST:

La mole degli eventi racchiusi in questa miniserie è ampia e articolata, Sheldon


si sforza di comprendere e documentare i fatti attraverso la sua macchina
fotografica ma spesso il mondo attorno a lui sembra andare contro ogni logica.
Come riuscire infatti a spiegare l’avvento dell’Arcano e le conseguenti Guerre
Segrete? Come documentare le sempre più frequenti invasioni aliene? E La
riabilitazione del terrorista mutante Magneto? Fatti ed episodi che spesso per la
gente comune accadono, ma rimangono senza una risposta plausibile.
L’occhio della fotocamera nel suo complesso purtroppo risente del fatto di
essere un sequel. Visto il precedente, le aspettative riposte in questa miniserie
erano alte e alla fine mantenute solo in parte. Dal canto suo Busiek cerca di
spostare l’attenzione maggiormente su Sheldon che diventa a tutti gli effetti
l’assoluto protagonista della seconda miniserie.
Anche l’aspetto grafico a cura di Jay Anacleto, deve fare i conti inevitabilmente
con il suo illustre predecessore.
Se Alex Ross in Marvels utilizzò con eccellenti risultati la tecnica
dell’illustrazione fotorealistica realizzata su stampe fotografiche, Anacleto utilizza
un approccio più iperrealista e più pittorico, realizzando cosi tavole dall’atmosfera
più oscura, esattamente come la storia dai risvolti tenebrosi di Busiek richiede.
Da amante della storia Marvel, un grosso difetto dell’edizione italiana è la quasi
totale assenza delle note. Vista l’importate mole di avvenimenti in continuity con
l’universo Marvel che accadono nella miniserie, avrei gradito di trovare almeno in
fondo al volume una pagina con i riferimenti degli albi dove si svolsero gli episodi
citati da Busiek.
L’occhio della telecamera, nonostante i suoi piccoli difetti, è una buona storia
da leggere e apprezzare nel suo insieme ma non si può parlare di capolavoro.
Questa miniserie è dedicata a chi legge fumetti Marvel da una vita, ma anche a
chi cerca in un fumetto una storia toccante e umana nonostante che tra le sue 66
pagine ci siano tanti personaggi che spiccano il volo.
Voto 7 www.angolodifox.blogspot.com
Martedì 2 novembre 2010
Watchmen – Fratello dei draghi

Capitolo VII
Capitolo introspettivo dedicato a Dan Dreiberg, il secondo Gufo Notturno.
In questo episodio si intravede una sorta di rinascita della speranza dopo tante pagine di
lutti e tragedie. Dan Dreiberg, uomo ricco e facoltoso, non si sente più vivo da quanto il
famigerato Decreto Keene ha messo fuori legge tutti gli eroi in maschera. Personaggio
creato sulla falsa riga di Batman, il Gufo Notturno, vive la propria esistenza pensando solo
al passato e a ciò che era. Dreiberg si limita a sopravvivere giorno dopo giorno e reprime
dentro di sè tutto il pessimismo verso una carriera da eroe nata dal desiderio di volare
imitando gli uccelli rapaci. Ci penserà Laurie Juspeczyk, la seconda Spettro di Seta, ha
risvegliare in Dan la sua passione e la voglia di tornare a solcare i cieli con la sua
navicella. E’ sufficiente un piccolo salvataggio di persone da un edificio in fiamme per far
eliminare ogni dubbio sulla missione del Gufo Notturno. Dan è nato per questa vita, non
sa fare altro. Il mondo ha bisogno degli eroi in maschera e del loro sacrificio. Ma quale
sarà il prezzo da pagare? Per ora, la missione del Gufo e di Spettro di Seta è quella di
liberare Rorschach e scoprire chi è il misterioso killer delle maschere.
Citazione capitolo VII
“Sono divenuto fratello dei draghi e compagno dei gufi. La mia pelle si è annerita, mi si
stacca e le mie ossa bruciano dall’arsura” Giobbe, 30, 29-30.
Watchmen e la metafora
Alan Moore è sempre stato affascinato dalle potenzialità della narrazione e ha cercato in
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/watchmen-fratello-dei-draghi.html

molte circostanze di sperimentare nuove strade senza mai fermarsi dopo nessun possibile
traguardo raggiunto. Come già scritto, Watchmen possiede una moltitudine di chiavi di
lettura, e le sue pagine sono piene di rimandi e inside jokes e risulta veramente
impossibile citarle tutte. Una di queste chiavi è la metafora della storia del fumetto
americano con la quale Moore ha voluto giocare e divertirsi. Le date presenti in
Watchmen hanno collegamenti diretti con la storia editoriale americana. Infatti, nel preciso
background di Watchmen, il primo gruppo di vigilanti ufficiale chiamato Minutemen compie
il suo esordio nel 1939, anno in cui nacquero i primi fumetti di supereroi. Sono di quel
periodo, chiamato Golden Age, gli esordi editoriali dei vari Superman, Batman, Wonder
LINK DEL POST:

Woman e Flash che ancora oggi fanno parte del nostro immaginario collettivo. Da notare,
che oltre alla succitata data corrispondono a quel preciso periodo anche le tematiche
semplici e ingenue che caratterizzano i componenti dei Minutemen. Gli esordi della
seconda squadra di Watchmen, i Crimebusters, risalgono al 1966, in piena Silver Age. In
questo periodo il fumetto supereroistico ebbe la sua seconda e definitiva esplosione
grazie agli eroi della Marvel creati da Stan Lee e Jack Kirby. Gli eroi di Lee e Kirby si
imposero all’attenzione del pubblico grazie al famoso motto “supereroi con
superproblemi”. Infatti, se prima dell’avvento dell’Uomo Ragno gli eroi dei comics erano
invincibili e senza macchia ora questi personaggi sono decisamente più umani. Uno dei
molti pregi degli eroi della Marvel è quello di avere avuto la grande capacità di inserire
nelle loro pagine tematiche vicine alla stretta attualità del periodo, come per esempio la
corsa alla conquista dello spazio e il timore verso le radiazioni. Alan Moore richiama
questa paura verso il nucleare e delle sue possibili conseguenze, creando il personaggio
del Dr. Manhattan e insinuando il dubbio che la sua presenza possa causare il cancro alle
persone che gli stanno accanto. Una ulteriore metafora la si riscontra nell’emanazione del
Decreto Keene vissuto direttamente dai personaggi principali di Watchmen. Anche se le
date non corrispondono, Alan Moore cita l’avvento del Comics Code che decretò la fine
dei fumetti editi dalla EC Comics. La EC Comics nei primi anni ’50 era la vera dominatrice
del mercato grazie all’avvento dei fumetti di fantascienza e horror. L’ascesa di questa
casa editrice fu bloccata dal discutibile volume “Seduction of the innocent” dello psicologo
Fredric Wertham del 1954. In sintesi, la tesi principale del libro era che alla lettura di
fumetti (di per sé già diseducativa in quanto esterni alla tradizione letteraria delle istituzioni
formative) che al loro interno rappresentano una esibizione di modelli comportamentali
non conformi alla società, dovesse necessariamente corrispondere l’insorgere di
atteggiamenti psicopatologici. Un saggio pieno di assurdità e tesi scritte in pieno clima di
caccia alle streghe che ebbe come risultato immediato l’avvento del Comics Code che
edulcorò totalmente i comics a tal punto da far cessare completamente le pubblicazioni
della EC Comics.
In omaggio a questa gloriosa e infausta casa editrice, Moore inserisce all’interno delle
pagine di Watchmen, attraverso un abile espediente narrativo “I racconti del Vascello
Nero”, un fumetto scritto da Joe Orlando edito proprio dalla EC Comics. 67
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Mercoledì 3 novembre 2010
Capitan America - Rinato

Capitan America nn°1-3


Testi: Ed Brubaker
Disegni: Bryan Hitch
Giugno, luglio e agosto 2010
Panini Comics

Ecco una mia recensione sui primi tre numeri della nuova serie di Capitan
America pubblicata dal sito http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/16814/recensione-capitan-america-nn13-panini-
comics
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/capitan-america-rinato.html
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Mercoledì 3 novembre 2010
Capitan America - Rinato
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Ed Brubaker (testi), Bryan Hitch (disegni)


Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: 3.30 euro, 17×26, 80 pp., col.
Lo dico subito, la mia sarà una recensione spietata. Spietata, perché le aspettative verso
la miniserie Rinato erano veramente alte e perché dopo la clamorosa e chiassosa morte
di Steve Rogers in Civil War, mi aspettavo un epilogo dalla conclusione certo scontata
visto il titolo, ma ricca di inventiva come Brubaker in genere mi ha abituato e disegnata
ottimamente da Hitch, che aveva dato ottima prova di sè nei suoi Ultimates o Autority.
Purtroppo tutto questo è stato puntualmente disatteso.
Andiamo con ordine. Ed Brubaker, con la complicità di Steve Epting, prende le redini
della testa di Cap e trascina il personaggio verso picchi qualitativi che non si vedevano dai
tempi di Mark Waid.
Brubaker non stravolge il cast di comprimari della serie ma riesce con la sua
sceneggiatura e le sue idee a dare nuova linfa a personaggi e avventure parecchio
spremuti da decenni di storie precedenti. Come dicevo ritroviamo Bucky, ora Soldato
d’inverno, Sharon Carter, Falcon, Nick Fury ma soprattutto la sua nemesi di sempre, il
http://www.mangaforever.net/16814/recensione-capitan-america-nn13-panini-comics

Teschio Rosso.
Leggere il Cap di Brubaker ogni mese è un vero piacere. Steve Rogers appare un
personaggio profondo e ricco di possibilità narrative e, anche se le storie sanno di già
visto, Brubaker riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore attraverso un buon pathos
e discreti colpi di scena.
Quando Steve Rogers muore siamo all’epilogo dello scontro della guerra civile tra
supereroi dove Cap è il leader della resistenza contro il Governo. Steve muore per mano
di Crossbones e del colpo a distanza ravvicinata sparato dalla sua amante Sharon
Carter.
Dopo la morte di Rogers il nuovo Cap diventa Bucky, la sua spalla di sempre, che dovrà
cercare in ogni modo di non soccombere sotto al peso dello scudo che indossa.
Per ovvie ragioni, questo status-quo non poteva durare molto e prima o poi Steve doveva
LINK DEL POST:

essere riportato in vita.


Come sempre accade nell’universo Marvel, nessun personaggio muore davvero.
Tutti (o quasi) i personaggi della Casa delle Idee che sono passati a miglior vita, prima o
poi sono risorti grazie ai magici poteri del marketing.
La miniserie Rinato non fa eccezione a questa regola.
Pubblicizzata fino alla nausea e presentata come una lettura obbligata per ogni Marvel
fan, Rinato si è rivelata di una pochezza di idee veramente disarmante. Sicuramente la
storia peggiore che abbia mai letto scritta da Brubaker.
Il nostro scrittore cerca di farci digerire nozioni di fantascienza strampalata solo per
giustificare un piano machiavellico del Teschio Rosso che, invece di uccidere Rogers gli
fa sparare con una pistola a tachioni per imprigionarlo nel flusso del tempo.
Ma come? E’ mezzo secolo che il Teschio cerca di uccidere Capitan America e quando
finalmente ci riesce gli fa sparare con una pistola a tachioni?
Se poi si aggiunge che il Teschio Rosso intende ripescare Cap, attraverso l’influenza di
Sharon Carter che funge da catalizzatore, e prenderne il posto direi che la vicenda
assume i contorni della comicità involontaria.
A questa trama che tocca picchi di ridicolo che non leggevo da anni, vanno purtroppo
aggiunte anche le tavole di un Hitch completamente fuori forma e distante anni luce dal
suo ottimo lavoro su Ultimates. Lentissimo disegnatore, Bryan in queste pagine sfoggia
un tratto confusionario e spesso poco curato. Probabilmente in netto ritardo con le
consegne, anche le anatomie sono talvolta approssimative e le tavole della battaglia finale
sono spesso solo abbozzate e parecchio confuse.
Purtroppo questa volta Brubaker e Hitch hanno veramente toppato alla grande. Alla fine
della lettura di Rinato ho voluto rivedermi le storie di Byrne e di De Matteis di tanti anni
fa.
Tralasciando Rinato, Brubaker ha svolto un ottimo lavoro ma alla fine dei conti, la
migliore storia sull’eterna lotta di Cap e il Teschio Rosso rimane a mio giudizio “Das
Ende” di De Matteis e Zeck di quasi trent’anni fa.
Magari Brubaker farebbe bene a leggerla.
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Voto 4
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Giovedì 4 novembre 2010
The Walking dead – I giorni andati

The Walking Dead - I giorni andati è la prima puntata di sei dell'adattamento


televisivo dell'omonimo fumetto creato da Robert Kirkman e illustrato da Terry
Moore e Charlie Adlard.
The Walking Dead è una serie horror a fumetti pubblicata dalla Image Comics a
partire dall'ottobre 2003, e tratta dell'esodo di un gruppo di persone che cercano
di salvarsi da un'invasione di zombie.
Edita in Italia da SaldaPress, la serie è un successo costate oltre oceano grazie
al suo approccio concentrato sopratutto sulle reazioni dei sopravvissuti. Rabbia,
frustrazione, follia e depravazione sono gli ingredienti che lacerano i protagonisti
di questa particolare serie.
L’adattamento televisivo di The Walking Dead è stato prodotto dalla TV via cavo
AMC, con il regista Frank Darabont (Le ali della libertà; Il Miglio verde) in veste di
produttore esecutivo, nonché regista e sceneggiatore di alcuni degli episodi.
La serie dal 1 novembre è approdata anche in Italia, e a vedere le prime
immagini, si prospetta come il miglior adattamento che abbia mai visto di una
storia a fumetti.
Su You Tube si può vedere l'intero primo episodio.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/walking-dead-i-giorni-andati.html

Guardate e giudicate voi stessi.


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Martedì 9 novembre 2010
Watchmen – Vecchi fantasmi

Capitolo VIII
E’ il momento dell’azione.
Gufo notturno e Spettro di seta decidono di andare a liberare Rorschach dalla prigione in
cui è rinchiuso.
Ma come abbiamo già visto, Kovacs non ha bisogno di essere salvato. Infatti grazie alla
sua lucida follia riesce brillantemente a tenere testa ai suoi aguzzini che, grazie ad una
evasione di massa, cercano in tutti i modi di farlo fuori. Rorschach, senza batter ciglio,
mette fuori gioco definitivamente i suoi nemici e si dimostra al contempo un abile stratega
anticipando brillantemente le mosse degli avversari e riuscendo ad evadere di prigione
quasi da solo.
Una volta di più, comprendiamo che l’azione di squadra è importante, ma Rorschach avrà
sempre un’indole solitaria e priva di qualsiasi emozione.
Il capitolo prosegue con episodi fondamentali per la trama nel suo complesso. Il primo è
sicuramente il ritorno del Dr. Manhattan sulla Terra. Il dottore è tornato per prelevare e
portare sul pianeta Marte Laurie, Spettro di seta, che dovrà cercare di convincerlo a
salvare il mondo. Il secondo episodio invece ha tragici risvolti. Hollis Mason, il primo Gufo
Notturno, viene ucciso nella notte di Halloween da dei teppisti che si sono introdotti in
casa e, in preda a droghe e all’isterismo collettivo, lo uccidono con una statuetta. Ironia
della sorte, l’arma del delitto è un premio, un riconoscimento al primo Gufo Notturno come
ringraziamento della sua carriera di eroe in maschera. Un tragico scherzo del destino.
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Citazione capitolo VIII


“Ad Halloween antichi fantasmi si fanno attorno. Ad Alcuni parlano; per altri restan muti.”
Hallowe’en, Eleanor Farjeon.

Racconti del Vascello Nero


Nelle infinite chiavi di lettura presenti in Watchmen ne esiste una che è a prima vista
completamente slegata dalla trama principale.
A partire dal terzo fino ad arrivare all’undicesimo capitolo, Alan Moore inserisce un
LINK DEL POST:

fumetto nel fumetto che viene letto da un ragazzo di colore sempre seduto vicino ad una
edicola, crocevia di tanti personaggi secondari della nostra storia.
Questo fumetto, dal titolo I racconti del Vascello Nero, narra i tentativi di un naufrago di
ritornare a casa per avvisare i suoi concittadini dell’imminente arrivo del Vascello Nero,
una nave pirata fantasma la cui ciurma è un orda sanguinaria.
In sintesi, la traversata del naufrago è costellata di sventure. La costruzione di una zattera
di fortuna con i corpi dei compagni morti, un attacco di squali attirati dalla sua
imbarcazione, il cibarsi di carne cruda e avariata ma, soprattutto, la paranoia
dell’avvicinarsi del Vascello Nero alla sua casa, porterà il nostro naufrago alla pura follia.
Pur di salvare la sua famiglia delle mani dei pirati, uccide brutalmente una coppia di suoi
concittadini che crede essere complici degli assassini e, una volta giunto davanti alla sua
casa, uccide selvaggiamente un vigilante notturno che ne piantona la porta. Solo dopo la
morte del guardiano, il naufrago si rende conto che in realtà quell’uomo altri non è che sua
moglie. E dopo questo terribile omicidio, l’uomo si rende conto che in realtà non c’è mai
stato nessun attacco alla sua città e la paura del vascello ha finito per trasformalo in un
pirata assassino. Così scappa via, arrivando fino alla spiaggia dove trova il Vascello Nero
che lo attende e il naufrago alla fine chiederà di essere preso a bordo.
Sul perché Moore abbia inserito questo racconto in Watchmen, è oggetto di diverse
versioni e pareri spesso contrastanti. Dal canto mio, mi limito a segnalare che fu Gibbons
a suggerire il tema dei pirati e che Moore accettò con grande entusiasmo dato che è
sempre stato un grande estimatore di Brecht. Infatti, I racconti del Vascello Nero si ispira a
“Seeräuberjenny” (Jenny dei pirati) tratta da L’opera da tre soldi dello stesso Brecht.
Questo vero e proprio metafumetto, deve essere inteso come metafora e compendio
dell’intera trama principale di Watchmen. Infatti, solo dopo la lettura del capitolo finale
riusciremo a cogliere appieno la sua funzione descrittiva dei vari personaggi e della
complessa trama. I racconti del Vascello Nero è una metafora che funziona egregiamente
per tutti i protagonisti, da Rorschach al Dr. Manhattan fino ad arrivare ad Ozymandias,
l’uomo più intelligente del mondo.

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Venerdì 12 novembre 2010
Watchmen – L’oscurità del mero esistere

Capitolo IX
Capitolo interamente dedicato al colloquio su Marte tra Spettro di Seta e il Dr. Manhattan.
Un capitolo all’apparenza introspettivo ma che nasconde tra le sue pagine risvolti della
storia inquietanti e inimmaginabili.
Tutta la sceneggiatura si basa sul presupposto che il Dr. Manhattan vede il futuro, anzi
come definisce lui stesso “Il tempo è simultaneo, un gioiello dalla struttura intricata che gli
umani insistono a percepire una faccia alla volta, quando la forma complessiva è visibile
in ogni lato” (Watchmen, cap. IX, pag. 6).
Che senso ha intraprendere un faccia a faccia con Jon se lui è già a conoscenza di come
si svolgerà e di come andrà a finire? Perché Laurie deve cercare di convincerlo di salvare
l’umanità se lui già vede, anche se in modo stranamente disturbato, quello che accadrà
sulla Terra? Solo e semplicemente perché tutto ciò avverrà e deve accadere.
Laurie e Jon dunque si trovano su Marte e devono discutere del destino della Terra. Lo
fanno all’interno di una struttura di vetro ad ingranaggi (ritroviamo ancora la simbologia
dell’orologio) creata dallo stesso Jon durante la sua permanenza sul pianeta rosso. Con
dialoghi magistrali e una sceneggiatura impeccabile, il confronto si sofferma sul tempo e
le sue particolarità che sfuggono a noi umani. Non esiste presente, passato e futuro,
semplicemente accade.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/watchmen-loscurita-del-mero-esistere.html

Per il Dr. Manhattan, l’uomo non può competere con un universo infinito che in ogni caso
vede il nostro destino come un semplice episodio nel normale flusso del tempo.
Solo un miracolo, un evento unico, può attirare l’attenzione di Jon, e questo miracolo si
chiama vita. La vita di Laurie in particolare. Il miracolo esiste nella sua stessa esistenza
perché è stata generata in un rapporto di amore e odio tra sua madre, la prima Silk
Spectre, e il suo vero padre, il Comico. Un rapporto di amore tra queste due persone che
solo una volta è degenerato in violenza. “… Fino a quando tua madre ama un uomo che
ha tutte le ragioni per odiare e da quell’unione fra milioni bambini potenziali in
competizione sei stata tu, e solo tu, ad emergere.” (Watchmen, cap. IX, pag. 27).
Laurie cosi scopre di essere la figlia del Comico e tutte le sue convinzioni si frantumano
esattamente come si frantuma la struttura in vetro costruita dal Dr. Manhattan. Così Jon
LINK DEL POST:

cambia idea, e decide di non far perdere la speranza alla persone che gli stanno vicino.

Citazione capitolo IX
“Da quel che possiamo capire, il solo scopo dell’esistenza umana è accendere una luce di
significato nell’oscurità del mero esistere.” Memorie, Sogni, Riflessioni, C. G. Jung.

Elogio trama
A livello di sceneggiatura, questo capitolo è forse il più riuscito e perfetto di tutta la serie. Il
sesto capitolo (Anche l’abisso guarda) è quello che tocca maggiormente l’emotività del
lettore e il quinto (Agghiacciante simmetria) risulta essere quello dalla struttura più
maniacale. Il nono capitolo è di una semplicità perfetta. In esso, attraverso le parole di due
personaggi, Moore riesce a toccare tutti i temi presenti in Watchmen e a fornire uno
squarcio di futuro prossimo di visione apocalittica.
Anche questo capitolo è una metafora, un puzzle che assembla gli elementi in modo
corretto e frantuma tutte le convinzioni fin qui ottenute e percepite.
Jon vede e percepisce il nostro futuro, vede che tornerà sulla Terra e che le strade sono
piene di cadaveri. Ma in tutto questo percepisce anche una interferenza che oscura la sua
visione e gli impedisce di vederlo con chiarezza. L’impulso di una esplosione nucleare
potrebbe provocare quell’effetto.
In questo capitolo Moore riesce a relegare un inno alla vita di una intensità stupefacente e
lo fa nel modo più semplice possibile. Un dialogo tra due persone che un tempo erano
amanti.
Come già scritto, Moore è sempre stato affascinato dalla potenzialità della scrittura, e in
questo capitolo sfoggia una prosa impeccabile capace di toccare con estrema facilità temi
profondamente esistenziali e filosofici.

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Martedì 16 novembre 2010
Watchmen – Due cavalieri si avvicinano

Capitolo X
In questo capitolo ci viene rivelato finalmente chi ha orchestrato tutto, pianificato gli
omicidi delle maschere e fatto degenerare la situazione al limite della guerra.
Scopriamo tutto grazie a Rorschach e al Gufo Notturno che, unendo le forze come ai
vecchi tempi, riescono a risalire al mandante. Quello che scoprono non li rallegra, perché
dietro a tutto si nasconde Adrian Veidt, Ozymandias, l’uomo più intelligente del mondo.
Uno di loro.
Rorschach e il Gufo comprendono che questa missione può essere la loro ultima
avventura insieme e prima di partire per l’Antartide, dove si trova la fortezza di
Ozymandias, Kovacs consegna il suo diario ad una redazione giornalistica. In quelle
pagine Rorschach ha appuntato tutto quello che è stata la sua indagine su Veidt e gli
omicidi.
Contemporaneamente, Veidt è a conoscenza della visita che riceverà da parte dei suoi
vecchi compagni. Egli supervisiona tutto il mondo e grazie al suo prodigioso intelletto è
preparato per ogni evento, controllato o accidentale che sia.
Oltre a tutto questo il capitolo indugia anche sulla situazione mondiale al limite della
guerra nucleare. Il Dr. Manhattan ha visto un futuro catastrofico, il Presidente Nixon
riunisce i propri collaboratori per prepararsi ad un imminente attacco nucleare sovietico.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/watchmen-due-cavalieri-si-avvicinano.html

Le pedine sono tutte al loro posto. La fine è vicina.

Citazione capitolo X
“Fuori in lontananza un gatto selvatico miagolava, due cavalieri si avvicinavano e il vento
iniziò a ululare.” Bob Dylan

Eredità
Ormai giunti quasi al termine di Watchmen bisogna parlare delle influenze che questa
grande storia ha apportato al mondo del fumetto.
Watchmen, assieme a Dark Knight Returns di Miller, cambiò radicalmente l’approccio di
centinaia di autori e il loro modo di caratterizzare i proprio personaggi. Infatti dopo
LINK DEL POST:

Watchmen abbiamo visto un gran numero di personaggi in costume che diventavano


semplicemente umani e in preda a tutte le loro, spesso patetiche, ossessioni.
Dopo Watchmen gli eroi in maschera vengono brutalmente privati della loro innocenza e
vengono proiettati spesso in situazioni che in passato non si erano mai viste.
Watchmen ha letteralmente cambiato un mondo di carta e fantasia generalmente
immutabile e monotono. La cruda realtà e i problemi psicologici dei personaggi da ora in
poi macchieranno per sempre le sgargianti tutine colorate degli eroi.
I loro colori, dopo Watchmen, saranno sempre più sbiaditi.

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Venerdì 19 novembre 2010
Watchmen – O voi potenti, ammirate la mia opera

Capitolo XI
Capitolo delle rivelazioni e delle spiegazioni.
Rorschach e il Gufo fanno irruzione nella fortezza di Ozymandias e finalmente ci viene
rivelato l’intricato piano dell’uomo più intelligente del mondo.
Dettaglio dopo dettaglio ci viene rivelato tutto il piano. Ed è un capolavoro.
Per porre fine ad una guerra nucleare ed a una situazione in stallo ormai da decenni è
stato necessario mettere a tacere personaggi scomodi come il Comico, esiliare il Dr.
Manhattan e far arrestare Rorschach. Ma l’obbiettivo finale è un altro: distruggere mezza
New York provocando un evento talmente catastrofico da far cessare ogni ostilità per
difendersi da un nemico comune.
Nulla può fermare Ozymandias, i due eroi assistono impotenti alla realizzazione del suo
piano diabolico e alla più grande distruzione che il mondo civile abbia mai conosciuto.
Il capitolo si chiude con gli abitanti di New York e la loro piccola esistenza quotidiana, che
ci è stata narrata fino alla loro tragica conclusione attraverso la magica prosa di Moore. Le
loro vite vengono consumate da una luce bianca accecante. Del resto, le grandi imprese
si ottengono con gradi sacrifici.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/watchmen-o-voi-potenti-ammirate-la-mia.html

Citazione capitolo XI
“Mi chiamo Ozymandias, re dei re: O voi potenti, ammirate la mia opera, e disperate!”
Ozymandias, Percy Bysshe Shelley.

Ozymandias
Adrian Veidt è sempre stato un uomo con una intelligenza sopra la media. La sua
esistenza di uomo ricco è stata sempre influenzata da Alessandro il Macedone, morto a
trentatrè anni dopo aver conquistato gran parte del modo civile e istituito il massimo luogo
d’insegnamento e di conoscenza del mondo antico.
Magistrale personaggio, Veidt si identifica come fiero idealista e portatore della giusta
conoscenza che trae ispirazione dai grandi del passato. Altra grande influenza del suo
ego è il faraone Ramses II. Da questa mitologia Veidt adotta il nome greco di battaglia,
LINK DEL POST:

Ozymandias.
Veidt con il suo piano decennale e una costante preparazione cerca di risolvere il
problema della guerra in modo definitivo. Ha alzato la contrapposizione tra le due
superpotenze mondiali fino al limite della guerra e ha deliberatamente provocato la
distruzione di New York allo solo scopo di far unire la razza umana in uno scopo comune,
contro un’invasione aliena da un’altra dimensione. Ha deliberatamente massacrato milioni
di persone solo per salvarne moltissime altre.
Un problema irrisolvibile si può trattare solo usando una soluzione non convenzionale.
Alessandro il Macedone l’aveva compreso più di duemila anni fa a Gordio.

Il nodo di Gordio
Quella del nodo di Gordio è una citazione ricorrente tra le pagine di Watchmen. Veidt né è
affascinato a tal punto da esporre nelle sue stanze un dipinto che ne ritrae l’episodio
storico. Oltre alla trama principale, la citazione del nodo gordiano la troviamo in altre
sfumature più o meno visibili. Mi limito a segnalare che Moore e Gibbons hanno costellato
la loro storia con questa citazione fin dalle prime pagine della miniserie. Infatti, le serrature
delle porte sono dell’abitazione di Dreiberg e riportano il nome “Gordian Knot Lock” e
spesso vengono scassinate, la banda di teppisti che uccide il primo Gufo Notturno sono
chiamati “I Nodi” e la conversazione tra il Dr. Manhattan e Laurie si svolge con la vista
delle montagne Nodus Gordii del pianeta Marte.

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Mercoledì 24 novembre 2010
Watchmen – Un mondo più forte d’amore

Capitolo XII
Capitolo finale crudo ma estremamente reale nei contenuti.
Già dalla copertina capiamo cosa ci aspetta. Gibbons nelle prime pagine disegna ben sei
splash page per documentare la distruzione di New York.
Vediamo i principali comprimari di Watchmen morti per colpa del teletrasporto nella
Grande Mela della creatura di Ozymandias. Nel massacro si riconoscono lo psichiatra che
aveva in cura Rorschach, il ragazzo che leggeva il fumetto sui pirati, la banda di teppisti
cha ha ucciso il primo Gufo notturno e il proprietario dell’edicola crocevia di tante storie
parallele. E’ visibile, in forma di graffito, anche l’ombra di due amanti che si baciano. Un
esplicito rimando ad Hiroshima.
Capitolo finale pieno di spunti e riflessioni. La cosa più importate è che la soluzione finale,
non è un bene, ma solo un male minore. Come già capitato ad Alessandro il Macedone,
per risolvere una situazione di stallo si deve operare con situazioni non convenzionali.
Adrian Veidt, l’uomo più intelligente del mondo, ha compreso che per scongiurare il
conflitto nucleare bisognava provocare una situazione indotta che valicasse le
contrapposizioni tra le due superpotenze. Attraverso la sua infinita potenzialità e
intelligenza è riuscito a far credere al mondo intero che l’umanità potesse essere
http://angolodifox.blogspot.com/2010/11/watchmen-un-mondo-piu-forte-damore.html

minacciata da creature di un’altra dimensione. Vista la minaccia superiore, la


contrapposizione tra i due blocchi termina di colpo, la minaccia della guerra nucleare è
scongiurata e Veidt, grazie al culto per la Storia, è riuscito a salvare il mondo. Tutto grazie
alla menzogna.
Gli altri eroi, Dr. Manhattan compreso, non possono far altro che accettare questa
incredibile situazione. Ozymandias ha massacrato tre milioni di persone ma alla fine ha
salvato tutto il pianeta dall’olocausto nucleare. E’ riuscito ad ottenere un più forte mondo
d’amore.
Solo Rorschach non accetta che Veidt paghi per le sue colpe. Il Dr. Manhattan è costretto
a fermarlo ed ucciderlo per evitare che riveli al mondo tutta la verità e che il sacrificio di
New York diventi inutile.
LINK DEL POST:

Citazione capitolo XII


“E sarà un mondo più forte, un mondo più forte d’amore, in cui morire” John Cale.

Eroi e scelte
Come già scritto Watchmen è la destrutturazione definitiva del supereroe. Alan Moore
attraverso la sua narrazione disintegra il mito dell’eroe in maschera senza macchia. In
Watchmen non esistono eroi impavidi che si sacrificano per la giustizia, ma ci sono
maschere che sono tremendamente umane, con tutte le loro debolezze e schizofrenie.
Al di là della scelta e delle situazioni fantascientifiche adottate da Moore, Watchmen è da
intendere come una metafora anche in questo caso. Cosa accade veramente quando un
uomo con un potere assoluto deve fare delle scelte? Per Veidt non è facile macchiarsi di
una strage simile. Egli cerca reprimere la sua emotività attraverso l’utilizzo della pura
ragione. Cerca di concepire le sue azioni come le uniche adatte per scongiurare il conflitto
nucleare, e alla fine ha avuto ragione. Tutto il Mondo ora è in pace grazie a lui, e come
Alessandro il Macedone ora potrà creare la sua utopia. Gli altri eroi in maschera hanno
capito che l’unica soluzione per mantenere la pace è mettere tutta la situazione sotto
silenzio. Nascondere a tutti che la pace si è ottenuta attraverso una strage apocalittica.
Alla fine Ozymandias, con l’utilizzo del suo intelletto ha avuto ragione. Il Mito della Storia,
il culto dei grandi del passato ha salvato il mondo e portato una nuova era di utopia.

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Lunedì 29 novembre 2010
Watchmen – Il film

Il Film
In genere non sono particolarmente attratto dagli adattamenti. Che questi siano
fumettistici o cinematografici poco importa, tante sono state le mie delusioni in passato.
Se una storia funziona a parole scritte non è detta che la stessa abbia l’identico risultato
anche su pellicola o all’interno di tavole disegnate. Semplicemente perché ogni mezzo di
comunicazione ha le sue caratteristiche che per forza di cose si differenziano da tutti gli
altri. A sostegno del mio pensiero personale ci sono anche le parole di Alan Moore, il
quale si è sempre detto contrario a qualsiasi adattamento cinematografico delle sue
storie. Lo scrittore e sciamano inglese infatti, ha sempre rifiutato di comparire nei credits di
questi film e, già come capitato per From Hell e V for Vendetta, anche in Watchmen il suo
nome non compare tra gli autori. Il regista Zack Snyder è riuscito, dopo anni di progetti
rimandati, ha portare su pellicola Watchmen e tutta la sua potenzialità narrativa
intraducibile al cinema. Nonostante le quasi tre ore di durata, il film ha perso tanto in
termini di storia, spessore dei personaggi e livelli di lettura. In ogni caso Snyder dirige
egregiamente il film cercando di rimanere il più fedele possibile al materiale originale e
riuscendo in maniera accettabile a rendere la complessità della trama.
Al contrario di tanti blockbuster hollywoodiani del genere, Watchmen fa passare in
secondo piano le scene d’azione e focalizza la propria attenzione sui personaggi, sulle
loro vicende umane e sulle loro nevrosi quotidiane. Snyder cerca il più possibile di
avvicinarsi alla filosofia della miniserie, a tratti riuscendoci, ma stravolgendo il finale in
maniera non soddisfacente. Da estimatore della miniserie di Moore e Gibbons, il film mi
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ha fornito sensazioni contrastanti. Durante la sua visione si avvertono la mancanza di


passaggi fondamentali per la costruzione della psicologia e la caratterizzazione dei
personaggi. Nella miniserie esistono infatti passaggi narrativi di fondamentale importanza
come ad esempio le origini del Dr. Manhattan (L’orologiaio) dove il tempo della narrazione
è scandito da Jon stesso. Nel film le scene sono identiche ma quello che cambia invece è
il modo di narrare e tutta la situazione risulta lenta e soporifera. Lo stesso ragionamento
vale per il discorso tra il Dr. Manhattan e Laurie sul pianeta Marte (L’oscurità del mero
esistere). Quello che nel fumetto è uno splendido inno alla vita in un dialogo tra due
LINK DEL POST:

persone un tempo amanti, nel film non ha lo stesso pathos e la stessa energia
dirompente. Ma l’episodio più disturbante sono forse le origini di Rorschach (Anche
l’abisso guarda) dove nel film vengono riviste e corrette in maniera troppo veloce e a tratti
superficialmente. Sicuramente uno dei punti di forza del film è la colonna sonora. Come
abbiamo visto Alan Moore ha inserito moltissimi riferimenti musicali nella sua storia, e nel
film questi riferimenti vengono inseriti ottimamente in punti cardine della trama. Una
segnalazione in tal senso merita l’eccellente episodio del funerale del Comico
accompagnato da “The sound of Silence” di Simon & Garfakel. Merita un elogio
grandissimo anche l’inizio del film con il montaggio sul passato delle maschere
accompagnata dalla bellissima “Times they are a-changin” di Bob Dylan.
Gli attori scritturati per recitare i ruoli principali, salvo rare eccezioni, fornisco un’ottima
interpretazione dei personaggi. Senza dubbio il più dirompente di tutti è Rorschach
(Jackie Earle Haley) che buca lo schermo con la sua personalità e l’ottimo personaggio
che incarna.Purtroppo non ho trovato adeguato Matthew Goode nel ruolo di Ozymandias.
Credo che il personaggio cardine di tutto Watchmen avrebbe richiesto la presenza di un
attore più carismatico del pur bravo Matthew. Ozymandias è il sapere storico incarnato, è
l’uomo che si erge sopra tutto e tutti grazie alla sua intelligenza. Goode riesce a farsi
odiare solo grazie alla sua supponenza e alla sua faccia da schiaffi.
Il film di Watchmen è un’opera indubbiamente coraggiosa. Produrre e dirigere un lavoro
che inevitabilmente verrà paragonato al più bel fumetto finora scritto non è semplice e non
certo una sfida che tutti vogliono accettare. Snyder, da vero appassionato della storia di
Moore e Gibbons, ha cercato di emulare e di rendere il suo film il più fedele possibile alla
storia disegnata. Alan Moore per scrivere Watchmen, ha attinto a piene mani da quello
che è il linguaggio dei comics, ha utilizzato le specifiche tecniche di comunicazione che
sono intraducibili con un altro medium. E’ essenzialmente questa la differenza tra i due
prodotti. Anche se Snyder ha letteralmente ripreso le inquadrature utilizzate da Gibbons, il
risultato che ha ottenuto non è uguale. Il pathos che si respira tra le pagine della miniserie
non riesce a trasparire sulla pellicola. Il film, nonostante tutto, non è certo brutto e si lascia
vedere abbastanza bene ma alla fine non convince fino in fondo. Sicuramente verrà
apprezzato molto di più da chi non ha letto la miniserie da cui è tratto.
La forza della narrazione di Alan Moore e la maestria di rappresentazione di Gibbons 76
sono più efficaci di qualunque altro linguaggio.
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Giovedì 2 dicembre 2010
Autori – Alberto Ponticelli

Blatta
Testi e disegni: Alberto Ponticelli
Leopoldo Bloom Editore

Oggi voglio inaugurare una piccola rubrica diversa dal solito.


Invece di scrivere specificatamente di un volume, vorrei parlare degli autori
attraverso le immagini tratte da video sulle loro opere che si trovano su You tube.

Inauguro dunque la rubrica Autori con Alberto Ponticelli, un eccellente


disegnatore italiano che si sta facendo strada anche nel mercato americano.

In questo video, Ponticelli ci parla di Blatta, un suo lavoro di qualche anno fa


edito da Leopoldo Bloom Editore.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/autori-alberto-ponticelli.html
LINK DEL POST:

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Lunedì 6 dicembre 2010
Reality nero

Vertigo Crime
Reality nero
Testi: Ian Rankin
Disegni: Werther Dell’Edera
Ottobre 2010
Planeta De Agostini

Ecco una mia recensione sul volume Reality Nero pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/17816/recensione-hellblazer-reality-nero-planeta-
deagostini

P.S. Nel sito ci sarà anche la possibilità di votare la recensione che più vi piace.
Se voterete la mia ve ne sarò grato!
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/reality-nero.html
LINK DEL POST:

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Lunedì 6 dicembre 2010
Reality nero
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Ian Rankin (testi), Werther Dell’edera (disegni)


Casa Editrice: Planeta DeAgostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 13.95, 13,5 x 20,3, C, 216 pp, b/n
Lo scrittore di Ian Rankin è un romanziere di un certo successo.
Personalmente non ho mai avuto il piacere di leggermi un suo libro, ma Rankin
ha all’attivo ben tredici gialli con l’ispettore John Rebus, il personaggio più
famoso dei suoi romanzi.
Nato in Scozia, dove tutt’ora vive, nella sua carriera ha vinto numerosi
riconoscimenti e vanta ben un milione di copie vendute nella sola Gran Bretagna.
Rankin è stato anche tradotto in vari paesi europei, Italia compresa, con
un discreto successo. Leggendo qualche intervista che ha rilasciato lo stesso
autore, egli si definisce un vero assetato di realtà, drogato di notizie e di essere
sempre attratto dal lato oscuro della realtà stessa.
Con queste premesse, e anche con una certa aspettativa, mi sono avvicinato a
http://www.mangaforever.net/17816/recensione-hellblazer-reality-nero-planeta-deagostini

Reality nero sperando di leggermi una buona storia noir dal gusto
particolarmente intrigante. Ma questo purtroppo non si è avverato.
Reality nero è il primo numero pubblicato in Italia della nuova collana Vertigo
Crime. Questa serie ha la caratteristica di avere un formato tascabile, di ospitare
storie dalla lunghezza atipica per un fumetto americano e di presentarsi in un
rigoroso bianco e nero.
Il primo numero di Vertigo crime è dedicato con grande rispetto a John
Costantine, che ormai dal 1985 imperversa con il suo trench nella serie
Hellblazer fatta di bastardate, magia, demoni dell’inferno e umanità disumana.
Rankin ha il merito di costruire una storia semplice e rispettosa del personaggio
LINK DEL POST:

e richiama le atmosfere dei primi numeri di Hellblazer scritti da Delano.


Reality nero tratta dei peggiori incubi che si nascondo dietro ad uno schermo
televisivo che manda in onda, con grande successo, la quotidianità di perfetti
sconosciuti privi di qualità particolari ma desiderosi di apparire come delle star.
La trama non ha molti pregi e si trascina via abbastanza stancamente per più di
duecento pagine senza mai eccellere in veri e propri colpi di scena.
Durante la sua lettura ho avuto anche la sensazione di aver già letto una storia
che a grandi linee trattava gli stessi argomenti. Certo, ci sono significative
differenze narrative, ma lo spunto e qualche situazione raccontata mi hanno fatto
tornare alla mente lo speciale Dylan Dog del 2007 “Reality show” di Medda e
Piccato. La mia è solo una sensazione, ma la storia di Rankin mi fornisce quella
tremenda sensazione di già visto.
A differenza della trama, i disegni di Dell’Edera si lasciano vedere con buoni
risultati. Già come accaduto in altre occasioni, Werther eccelle con il suo tratto
minimale e impreziosisce le sue tavole con chiaro scuri contrastati di buon
impatto visivo nonostante che siano bloccate in un formato atipico per un comic-
book.
Reality nero si presenta come una lettura trascurabile che non convince mai
appieno nonostante la fama del suo scrittore.
Ian Rankin è certamente da rivedere come scrittore di comics e forse non è
riuscito a cogliere appieno il linguaggio fumettistico che è sicuramente differente
da quello di un romanzo.
Il piacere di leggere qualche giallo con protagonista l’ispettore Rebus per ora lo
rimanderò a data da destinarsi.
Voto: 5.5 79
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Venerdì 10 dicembre 2010
Fuochi fatui

Fuochi fatui
Testi: Giustina Porcelli
Disegni: Alberto Ponticelli
Ottobre 2010
Edizioni BD

Ecco una mia recensione sul volume Fuochi fatui pubblicata dal sito
http://www.mangaforever.net/

Il link dell'articolo lo trovate qui:


http://www.mangaforever.net/18940/recensione-fuochi-fatui-edizioni-bd.html
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/fuochi-fatui.html
LINK DEL POST:

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Venerdì 10 dicembre 2010
Fuochi fatui
(tratto da www.mangaforever.net)

Autori: Giustina Porcelli (testi), Alberto Ponticelli (disegni)


Casa Editrice: Edizioni BD
Provenienza: Italia
Prezzo: 14.00 euro, 17×24, cart., b/n
Fuochi fatui è un viaggio ironico nella follia dei superpoteri.
Questa recensione sarà inevitabilmente di parte perché considero Alberto
Ponticelli uno dei migliori talenti nostrani della tavola disegnata.
Ho scoperto Ponticelli su Unknown Soldier della Vertigo e subito mi ha colpito
il suo modo di raccontare e il suo bel tratto realistico che conferisce al Soldato
fantasma il giusto tono psicotico e spettrale.
In tutta confidenza, ho trovato la mia ignoranza su Ponticelli una vera mancanza
personale e subito mi sono affrettato a reperire e leggere Blatta, il suo lavoro più
personale e stilisticamente abbastanza lontano dalle tavole realizzate per la
Vertigo.
Anche Fuochi fatui si può classificare tra i lavori stilisticamente molto personali
di Ponticelli. Tra le sue pagine infatti, si muovono personaggi assurdi e ironici
http://www.mangaforever.net/18940/recensione-fuochi-fatui-edizioni-bd.html

rappresentati con un vistoso tratto caricaturale.


Se Unknown Soldier lo si apprezza per la cruda realtà della storia, Fuochi fatui
è geniale nella caricatura piena d’ironia dei supereroi rappresentati tra le sue
pagine.
In breve, Fuochi fatui è un super gerontocomio di massima sicurezza dove
vengono rinchiusi i supereroi alla fine delle loro fulgide carriere. Il solo posto dove
far riposare gli eroi di un tempo con i superpoteri in terribile avaria.
All’interno di Fuochi fatui troviamo i personaggi più strani, compresi gli stessi
dottori chiamati Le cinque I. Tra tutti i personaggi particolari che animano il
LINK DEL POST:

volume, meritano una menzione speciale il Guardiano delle vergine suicide,


terrore dei maniaci che si è auto-denunciato alle autorità per abuso sessuale di
quasi un intero convento di suore, e Inceneritor il divoratore insaziabile della
spazzatura delle metropoli ma che a fine carriera deve fare i conti con la tazza del
WC.
Ovviamente, visti questi personaggi, lo stile grafico non poteva essere quello
realistico del Soldato Fantasma e dunque Ponticelli, da libero sfogo alla sua
fantasia rappresentando i personaggi con taglio decisamente cartoon e dalle
anatomie improbabili.
La scelta del bianco e nero con l’ampio utilizzo dei chiaro scuri è di sicuro impatto
visivo e rappresenta il fiore all’occhiello di tutto il volume.
Onore al merito anche alle Edizioni BD che, grazie al suo Editor in Chief Tito
Faraci, ha creduto a questo progetto e sta proponendo anche altri ottimi volumi di
produzione italiana come per esempio Senza Sangue dello stesso Faraci e
Ripoli.
Per una lettura dl sapore diverso ed ironico, per un autore come Ponticelli che
merita tutta l’attenzione possibile verso la sua arte e per “interrompere una
ingiusta carriera supereroistica e trasformarla nella lenta ironia che meritano i
mediocri”, si consiglia la lettura di questo volume senza ricorrere all’utilizzo di
alcun tipo di Dopamen.
Un brindisi agli amici assenti.
Voto 7

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Venerdì 17 dicembre 2010
Mattia

Mattia
un capolavoro di Federico & Francesca

Lo so che non c'entra con le tematiche di questo Blog, ma volevo segnalare un


capolavoro di nome Mattia.

E' nato lunedì 13 dicembre alle ore 12.52.

Come si legge spesso, con l'avvento di Mattia il mio Universo non sarà più lo
stesso.
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/mattia.html
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Venerdì 17 dicembre 2010
Watchmen – Postfazione

Bob Dylan, Elvis Costello, Giovenale, memoria, Genesi, Determinismo, simbologia,


metafora, Albert Einstein, iconografia, storia, arte, Nuovo testamento, Dio, William Blake,
letteratura inglese, Friedrich Wilhelm Nietzsche, censura, Eleanor Farjeon, Bertolt Brecht,
C. G. Jung, filosofia, Percy Bysshe Shelley, mitologia, Alessandro il Macedone, nodo
gordiano, John Cale.
Queste sono dunque le citazioni e le dotte fonti di ispirazione che hanno portato Alan
Moore a scrivere il più bel fumetto di sempre.
Nonostante questo elenco, la storia di Watchmen scorre via fluida e avvincente non
risultando mai pesante o di difficile comprensione.
Moore è stato capace di narrare una vicenda composta da mille facce di lettura. Come già
detto in precedenza, Watchmen si presta a tanti risvolti di comprensione impossibili da
cogliere nella sua totale interezza.
L’impatto di Watchmen sul mondo del fumetto è stato devastante, come devastante è
stata la demolizione dell’eroe tra le sue pagine.
Le maschere alla fine sono solo delle persone. Persone che spesso si identificano solo ed
esclusivamente con una maschera. Persone che hanno problemi esattamente come noi
comuni mortali. Watchmen ha demolito per sempre il mito dell’eroe, ha destabilizzato un
idea e cancellato ogni fantasia positiva. Un vero e proprio crepuscolo dell’eroe.
Watchmen ci affascina perché i suoi personaggi ci fanno ricordare quando da piccoli
sognavamo di essere degli eroi ma ci illustra spietatamente quello che realmente saremo
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/watchmen-postfazione.html

diventati se il sogno si sarebbe avverato.


Il mondo reale è diventato troppo ambiguo e complesso per i vecchi ideali del supereroe
classico. Non può più esistere il classico eroe che si eleva sopra la massa e difende i
deboli e gli oppressi. Anche gli eroi fanno parte della società moderna e quindi vengono
anche loro infettati dal suo marcio.
Capolavori dello stesso livello di Watchmen probabilmente se ne leggono veramente
pochi nell’arco di una vita, ma questi rimangono inevitabilmente impressi nella Storia.
Opere come Watchmen, nate dal cuore ed elaborate dalla mente con lucida critica,
devono essere presenti in ogni libreria di ogni appassionato di letteratura.
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Un brindisi agli amici assenti.

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Lunedì 20 dicembre 2010
Controcorrente – Jeph Loeb

Controcorrente sarà un appuntamento aperiodico di Mangaforever, uno spazio


nel quale verranno focalizzate in tono critico situazioni e paradossi su tutto quello
che ruota attorno al mondo del fumetto. L’intenzione di questo spazio sarà quello
di aprire discussioni, si spera costruttive, su quanto verrà raccontato con la
speranza che anche voi lettori scriviate la vostra opinione!

Si comincia con due righe su Jeph Loeb.


ecco il link: http://www.mangaforever.net/19215/controcorrente-n1-jeph-loeb.html
http://angolodifox.blogspot.com/2010/12/controcorrente-jeph-loeb.html
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Lunedì 20 dicembre 2010
Controcorrente – Jeph Loeb
(tratto da www.mangaforever.net)

Inauguriamo Controcorrente, una nuova rubrica di Mangaforever, parlando di


un autore molto noto nel comicdom statunitense, Jeph Loeb.
A scanso di equivoci scrivo subito che a mio giudizio Jeph Loeb è considerato
un autore fin troppo sopravvalutato.
Sono arrivato a questa conclusione dopo aver letto molti albi scritti da Loeb e
purtroppo quasi tutti si sono rivelati una vera delusione.
Dopo aver apprezzato le due ottime miniserie di Batman The long Halloween e
Dark victory, mi aspettavo da Loeb grosse cose con il suo ritorno in pianta
stabile alla Marvel. Ma più che altro ho letto purtroppo solo storielle.
Un esempio in tal senso è sicuramente l’albo Onslaught – La rinascita
pubblicata nel 2009 da Panini comics.
Quello che è stato un buon crossover degli anni ’90, nelle mani di Loeb si è
trasformato in una trama elementare dove i personaggi si limitano a picchiarsi
dall’inizio alla fine e protagonisti di una trama ai limiti della decenza.
Altro esempio in tal senso purtroppo è la sua gestione degli Ultimates. Arrivato
dopo gli ottimi due cicli di Mark Millar, Loeb è riuscito in poche vignette a
stravolgere la psicologia dei personaggi principali trascinando stancamente la
http://www.mangaforever.net/19215/controcorrente-n1-jeph-loeb.html

serie con morti assurde e dialoghi ridotti all’osso. In tal senso si muove anche
Ultimatum, l’evento che ha ridefinito tutto l’Universo Ultimate. Una miniserie
descritta come epocale ma che alla fine si è ridotta a rappresentare scene di eroi
e criminali che vengono falcidiati senza un minimo di pathos e senza alcuna
genialità narrativa.
Purtroppo il grosso tasto dolente di Loeb è senza dubbio la sua gestione di Hulk.
Attorno all’identità di Rulk, l’Hulk rosso, Loeb non fa altro che costruirci attorno
una trama superficiale, piena di situazioni paradossali dai toni leggeri e spesso
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elementari.
La cosa che non mi convince di questa nuova gestione di Hulk è il ritorno alla
narrativa dell’eccesso tipica degli anni ’90, dove a farla da padrone erano le
superstar del tavolo da disegno e le storie avevano la funzione di abbellimento
delle monotone splash-page.
Sono decenni che leggo la serie del gigante di giada, e dopo l’ottimo ciclo di
Peter David, dopo il misterioso periodo di Bruce Jones e dopo il più che
passabile ma godibile Planet Hulk di Grag Pak, leggere e apprezzare le storielle
di Loeb mi risulta francamente difficile.
Alla fine, dopo questi piccoli esempi e tralasciando volutamente i lavori di Loeb
per le serie televisive tipo l’insulso Heroes, credo di aver giustificato ampiamente
il mio personale giudizio iniziale. Dalla sua, Loeb ha avuto la fortuna di essere
stato affiancato quasi sempre da ottimi disegnatori. Mi riferisco a Tim Sale, Jim
Lee, Joe Madureira, Ed McGuinnes e David Finch, che solo grazie alla loro
arte hanno giustificato l’acquisto delle storie targate Jeph Loeb.

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