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Zage

L’odore della
poggia

Una storia interattiva


TE CONTRO TE
matteozaggia@gmail.com

Copyright su testi e illustrazioni © Matteo Zaggia 2020


Tutti i diritti riservati.
Istruzioni
Per leggere e giocare questo racconto avrai bisogno di segnare
le parole in codice che ti verranno comunicate durante la lettura.
Ti sarà sufficiente quindi una matita e un foglio, oppure la
funzionalità note di un cellulare o del lettore eBook, se ne stai
usando uno. Se hai una carriera come agente segreto potrebbe
bastarti la memoria, ma ti conviene lasciar perdere se non ne sei
così sicuro.
Se stai leggendo su un supporto cartaceo o hai la possibilità di
stampare, puoi utilizzare l’elenco che trovi nel Fascicolo Riservato
nella prossima pagina, segnando le parole con delle crocette.
Non ti resta che metterti comodo e partire dal paragrafo 1.
Ah, non così comodo: in questa missione c’è da correre.
RISERVATO

Algeri Mosca
Atene Oslo
Avana Panama
Bangkok Parigi
Berlino Pechino
Bogotˆ Roma
Bucarest Santo Domingo
Kuala Lumpur Seul
Il Cairo Siviglia
Londra Stoccolma
Manchester Toronto
Madrid Valencia
1
Nick
Angelo’s Café

Il boccone di brioche ti va di traverso. Afferri la tazzina per


scolarlo giù, ma non appena ti rendi conto che il caffè è così bollente
che renderebbe il tuo palato un inferno, la ritrai bruscamente. Il
moto ondoso fa finire il liquido nero sul polso. Tenti un urlo ma
ti esce un colpo di tosse ed è così che il bolo di brioche si sblocca
e va ad incagliarsi come un’ancora sul fondale del tuo stomaco. Il
cameriere ti fissa disgustato. La mattina è iniziata da schifo.
«Nick, forse non hai capito, avevi ragione: lei è qui! Non perdere
tempo e corri a prenderla!» La vocina che ti parla all’orecchio è
disturbata dalle scariche elettriche di un auricolare da quattro
soldi.
Avevi capito benissimo anche prima, quando la notizia aveva
rischiato di farti soffocare. La donna alloggia all’hotel di fronte,
quinto piano. Una serie di soffiate ti ha fatto supporre che la donna
sia ancora in città e che a momenti prenderà un aereo. Sei stato
l’unico a credere in questa pista, così sei rimasto il solo agente nei
paraggi. Meglio così, questa sfida è diventata ormai una questione
tra te e lei. Ti è sfuggita già un paio di volte. Troppe. È una tipa
tosta quella. Peccato non averla conosciuta in altri contesti.
Lasci sul piatto il conto e la mancia minima a far compagnia
all’altra metà di brioche, che tanto era secca e sapeva d’intonaco.
Scivoli fuori dal locale, aggredito da una pioggerellina tagliente.
Attraversi in diagonale la strada, correndo tra le pozzanghere e le
ondate sollevate dalle automobili che corrono come pazze.
L’hotel è di vecchio stampo. Un piccoletto tarchiato, stretto
alle spalle da due grattacieli dinoccolati che gli pendono addosso.
Mattoni a vista. A vista sono anche le tubature, i fili elettrici
dell’insegna che ronza e la tappezzeria consunta delle camere al
primo piano. Superi a fatica una piccola folla di astanti fradici
che cercano di decifrare un cartello alle porte dell’albergo:
“Pinkerton Hotel. Oggi conferenza sul paranormale, esoterismo e
divinazione. Otto in punto, piano secondo.”
Signori leggetemi il futuro, pensi. Oggi il destino mio e di
quella donna si incroceranno. Non può finire diversamente. È
tutto scritto.
La hall è spaziosa e riverbera d’oro, finto come il tuo terzo
molare. Una scalinata sontuosa porta al piano superiore. Alla sua
sinistra c’è un ascensore, i numeri luminosi che lo sovrastano si
stanno accendendo in un conto alla rovescia. Sulla destra una porta
a vetri dà sulle scale di servizio deserte. Solo ora rifletti sul fatto di
conoscere il piano dove alloggia la donna, ma non la stanza.
Percorri a grandi falcate il tappeto rosso che conduce a
un’isola centrale. Lì un indaffarato damerino dà il benvenuto,
attorcigliando in maniera buffa il naso adunco ogni volta che un
nuovo ospite gli recapita l’odore acre della pioggia.
Una volta salito al quinto piano, non potrai permetterti errori
e perdite di tempo. Devi trovare il modo di conoscere la stanza
della donna e solo il concierge può aiutarti.

Sei bravo con le parole e puoi provare ad abbindolarlo (vai


al 21). Oppure puoi aspettare un momento di disattenzione per
sfogliare il librone che riporta i nomi degli ospiti (vai al 58).
2
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Con un movimento imprudente, parte dell’olio si riversa a terra


e un’altra parte finisce sulla tua mano malconcia, quella che hai
già pensato di bruciarti stamattina.
«Nick, hai urlato?» dice l’auricolare. «Era la tua voce? Nick,
aggiornami!»
Barty se la sta ridendo a crepapelle mentre lanci a terra la
padella e sventoli la mano per raffreddarla. Ti accorgi che la donna
sta approfittando di questo momento e del rumore incessante
dell’allarme antincendio per sgattaiolare fuori dalla ghiacciaia. Sta
sfilando lungo il muro, in direzione della porta che dà sulla zona
di scarico all’esterno dell’albergo.

Segna la parola in codice manchester . Rifletti bene o potrebbe


essere la tua ultima mossa. Fai un ultimo sforzo lanciandoti
sull’energumeno per atterrarlo (vai al 15) o sposti la tua attenzione
sulla donna (vai al 79)?

3
Nick
Ascensore del Pinkerton Hotel

Pigiati come sardine, tu e gli altri occupanti dell’ascensore


venite lentamente portati in basso. Un tizio alto, con un cappello a
punta, tutto dondolante, ti fissa con un sorrisetto stupido. Vorresti
avvisarlo che funzionerebbe da ottima trappola per fulmini fuori
di qui, ma preferisci lasciarglielo scoprire da solo. Due omuncoli
trafficano con una serie di foto di un ragnetto appoggiato sul vetro
di una finestra. È ripreso così da vicino che la macchina fotografica
non è riuscita a metterlo a fuoco, con la conseguenza che pare una
macchia tentacolare nel cielo. A loro dire si tratta della prova di
un attacco alieno, ma lo bisbigliano, per paura di essere ascoltati.
Come se non bastasse, la pancia sudaticcia di Palla di Natale ti sta
premendo sulla schiena.
Potrebbe andare peggio, pensi. È allora che scatta l’allarme
antincendio e l’ascensore si blocca prima di raggiungere il piano.
I Gemelli Paranoici si mettono a urlare mentre simultaneamente
si affrettano ad indossare cappelli di carta di alluminio. Parafulmine
ridacchia fissandoti complice. Palla inizia a sbattere le braccia
flaccide sulle pareti emettendo un basso pianto gutturale.
«Che cazzo sta succedendo lì dentro?» dice l’auricolare. «Nick!
Porca miseria! Non starai mica mandando tutto in fumo?»
In questo caos sei l’unico che cerca di salvare il mondo. Dividi
con difficoltà le porte chiuse e quando riesci ad aprirle ti rendi
conto che l’ascensore si è fermato un metro prima del piano delle
conferenze. Dove ti aspetta una scena apocalittica.

Segna la parola in codice santo domingo, scendi dall’ascensore


e vai al 53.

4
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Questo luogo orribile vorresti non averlo mai visto. Il pensiero


che la tua cena di ieri sia stata cucinata in mezzo a questa tana
di scarafaggi ti fa venire il voltastomaco. Mentre cammini i
tacchi iniziano a cigolare mentre si incollano alle chiazze di unto
rinsecchito che ricoprono il pavimento.
Vedi una porta. È l’uscita che dà all’esterno, sul retro dell’albergo.
Qualcuno però sta entrando proprio in quel momento e ti lanci
istantaneamente dietro uno dei mobili della cucina. Compare un
omone gigante, ricoperto di tatuaggi e di pelo quanto un gorilla,
che senza dubbio ti ha visto.
«Ucci ucci, sento odor di topuccio» dice, rigirandosi una pesante
mannaia tra le mani. «Lo sapevo che qualche lurido ratto avrebbe
approfittato di questo casino per entrare nella mia cucina!»
«Non fa rima» dici mestamente.
«Che cazzo stai dicendo?»
«Ucci. Topuccio. Non fa rima.»

Non puoi far altro che affrontare questo rozzo energumeno,


Anna. Vai al 70.

5
Nick
Hall del Pinkerton Hotel

Il concierge si allontana per accompagnare una vecchina


appesantita dalla gobba e dalla propria sfera di cristallo. È il
momento giusto. Ti pieghi sul bancone e volti il registro verso
di te. Scorri i nomi col dito più volte, ma il nome che cerchi non
c’è. Il concierge sta tornando e tu stai perdendo le speranze. Poi
ti colpisce come un fulmine. Eccola lì. A. Morgan. Sta usando un
nuovo nome, ma non è altro che l’anagramma di quello che ha
usato in precedenza. Sei felice che quella donna abbia fatto un
errore, ma sei sicuro che non ne farà altri. La stanza è la 513.
Il concierge si schiarisce la gola. È tornato alla sua postazione e
ti sta fissando con gli occhi gelidi.
«Hai una bella scrittura, amico» gli dici. «Non c’è che dire.» E
sgattaioli via tra la folla.

Ora non ti resta che salire. Decidi se prendere l’ascensore (vai al


49) o le scale di servizio (vai all’85). Fallo in fretta, ma prima segna
la parola in codice avana .

6
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

Ti muovi sinuosa tra una fattucchiera e uno stregone, allunghi il


braccio con nonchalance e sollevi una piccola crostatina bagnata
di crema pasticcera.
«Non indovinerai mai chi ho incontrato al cesso...»
È un tizio dal viso rosso, rosso come il cocktail che ti sta offrendo.
«Oh, mi scusi» si affretta a dire. «Ero convinto fosse Gertrude.»
Il suo naso potrebbe essere benissimo quello di un maialone
pacioso, ma sei abbastanza sicura che non si tratti di un maialone
pacioso, per via degli occhiali dalla montatura spessa che porta. I
maialoni paciosi non portano occhiali.
«E comunque» aggiunge baldanzoso, mentre briciole di frolla
gli rotolano lungo il petto come slavine «quelle con la crema di
pistacchio sono più deliziose.»
Annuisci con le guance gonfie del tortino che hai già messo
tutto in bocca e raccogli anche una crostatina al pistacchio, che
infili in una tasca. Hai visto, Anna? Non hai perso molto tempo.
Ora decidi il da farsi.

Segna la parola in codice mosca e vai al 67.

7
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Tiri le coperte e sposti il comodino. Lanci i vestiti appallottolati


dietro le spalle, ma del biglietto neppure l’ombra. Pensa, Anna.
Pensa bene: dove l’hai messo l’ultima volta? Ce l’avevi in mano
quando sei tornata in stanza, hai lanciato i tacchi in un angolo e il
cappottino sulla poltroncina, ti sei fiondata in bagno per darti una
rinfrescata. Poi sei andata alla finestra e… Aspetta un attimo. Prima
di andare in bagno dovevi avere il biglietto in mano. Dove l’hai
appoggiato? Cazzo Anna, perché proprio oggi devi ragionare così
lentamente. È questo mal di testa maledetto a intontirti.
Sopra la valigia! Hai lasciato il biglietto sopra la valigia. Ma lì
non c’è. Perché la valigia è aperta e quindi… quindi è scivolato
sotto il letto quando l’hai aperta!
Ti lanci a terra ed eccolo lì, il rettangolo bianco già conquistato
dalla polvere. Ti rialzi in piedi col biglietto in mano, ma il tempo
ora stringe.
Socchiudi la porta e getti uno sguardo al corridoio. Sulla destra
c’è l’ascensore, un gruppetto di persone parlotta in attesa che arrivi
la cabina. Più lontano c’è la porta che dà sulle scale di servizio.

Segna la parola in codice bucarest e vai al 17.

8
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

L’uomo muove un piede e quello è il suo errore. L’olio che hai


versato a terra è davvero scivoloso e l’uomo inizia un balletto
sgraziato per tentare di mantenere l’equilibrio. Tu, che gli sei
ancora aggrappata, ti dai delle spinte per accelerare l’inevitabile:
una gamba dell’uomo cede sotto tutto il suo peso. Sfrutti lo slancio
per metterti da parte mentre il suo corpo rovina a terra come una
casa in demolizione. L’uomo emette solo un breve suono ottuso.
Poi si rialza, ha la mascella fuori posto e il sangue negli occhi.

Controlla se hai le parole in codice madrid e siviglia . Se non


ne hai nessuna, vai al 42. Se ne hai una o entrambe, vai al 9.
9
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Quei due non ti hanno sentito entrare e ti sei avvicinato senza


che se ne accorgessero. Hai seguito a distanza alcune scene finali
di quello che sembrava un gran spettacolo.
Bartholomew de la Rosa. Detto Barty, se lo vuoi far incazzare.
Stupratore seriale di donne. Il tuo lavoro purtroppo ti porta a
conoscere anche certa feccia. A quanto pare quell’avvocato più
viscido di lui è riuscito a farlo scagionare.
Hai raccolto una padella malconcia e l’hai soppesata in mano.
Anche se quella donna è il tuo più grande avversario, non puoi
fare a meno di provare compassione per lei. Non puoi permettere
che finisca tra le mani di quel bisonte.
Il cranio di Barty emette un brutto suono quando gli assesti un
colpo netto. L’uomo si gira ringhiando verso di te e gli si gonfiano
le vene appena ti vede.
«Come va, vecchio Barty?» lo saluti.
La donna non si lascia scappare l’occasione, la vedi scivolare
lungo il muro e allontanarsi verso la porta che dà sulla zona di
scarico esterna.
«Hey, ti ho appena salvata» le urli. «Dovresti almeno
ringraziarmi!»
«Ti devo un favore!» dice, ma è già fuori.
Qualcosa nel cervello del grosso cuoco sembra smettere di
funzionare perché, dopo avere sbattuto gli occhi in maniera non
sincronizzata, inizia lentamente ad inclinarsi e sbavare.

Segna la parola in codice seul. Se possiedi bucarest,


depennala e vai al 52. Altrimenti vai al 74.

10
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

L’uomo si lancia su di te e aspetti il momento giusto per


abbassare la porta del forno. Purtroppo l’uomo è così grosso che
calpesta l’anta e ci sale sopra. È proprio alto, Anna. Inizi a vedertela
brutta.

Segna la parola in codice siviglia . Puoi provare un’ultima


mossa, aggrappandoti al suo grembiule per farlo crollare a terra
(vai al 33) oppure puoi chiamare aiuto a gran voce (vai al 57).
Pensaci bene, Anna, potrebbe essere l’ultima scelta che fai.
11
Nick
Aeroporto

Infili la mano in tasca ed estrai lentamente un rettangolo di


carta. Hai il suo biglietto aereo, questo significa che lei non ce l’ha
ma la conosci: farà di tutto per imbarcarsi ugualmente. Ti avvicini
allo sportello d’imbarco e ti acquatti dietro una colonna. Attendi
senza respirare. Passerà di qui a breve e non dovrai far altro che
allungare una mano.

Se hai la parola in codice berlino, vai all’83. Altrimenti vai al


98.

12
Anna
Aeroporto

«Aspetta un secondo» dici. «Ho una cosa per te.» Ti infili una
mano in tasca. Quando la tiri fuori, la crostatina al pistacchio che
avevi preso al buffet si è completamente sbriciolata.
Il ragazzino ti guarda con aria incredula. Mentre cerchi qualcosa
dove pulirti la mano, la sua espressione si trasforma in quella di
chi sta subendo un grande affronto.
«Sono mortificata...»
«Ti stai prendendo gioco di me?» Il ragazzino fa un passo verso
di te.

Controlla le tue parole in codice. Conta quante ne hai da quattro


lettere e aggiungi uno al totale. Ora conta quante capitali composte
da due parole possiedi (il cairo è una di esse, ad esempio). Se le
prime sono in numero maggiore o uguale alle seconde, vai al 16.
Altrimenti vai al 27.

13
Anna
Aeroporto

«Era qui dietro di me, sono sicura che stia arrivando» dici mentre
allunghi il collo per guardare oltre la gente. Continui a indicare
vagamente nella direzione da cui sei venuta ma il gendarme non
segue il dito, guarda te.
«Agente, le assicuro… mi stava inseguendo...»
Il cane non smette di abbaiare.
«Deve prendere un aereo, signorina?» ti chiede.
«Certo. Anzi partirà a momenti.»
«Dov’è la sua valigia?»
Esiti, mentre capisci che la situazione sta prendendo una brutta
piega.
«Mi faccia vedere i suoi documenti» continua quello.
«Cielo, devo aver lasciato valigia e tutto il resto alla toilette!»
esclami e nello stesso istante ti tuffi in mezzo a una mandria di
turisti tedeschi che sta passando in quel momento.
Senti il cane abbaiare in lontananza. Quando ti giri per
controllare ti vengono i sudori freddi. La guardia non si vede ma il
tuo inseguitore è proprio dietro di te, ormai non hai più scampo.

Segna la parola in codice stoccolma e vai al 19.


14
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

L’uomo getta la mannaia, perché tanto ormai ti ha in pugno.


Ti stringe le braccia e ti conduce contro il muro. Il suo alito sa di
pesce e mercatini fluviali thailandesi. Un rigurgito ti sale in gola e
hai un conato di vomito. Questo sembra placare la sua eccitazione
e lo fa indietreggiare. Purtroppo la tua non è una finta e senti
davvero le budella torcersi. Ti accasci in un angolo per qualche
secondo prima di rimetterti in sesto.

Controlla se hai le parole in codice madrid e siviglia . Se


non ne hai nessuna, vai al 42. Se ne hai una, vai al 9. Se le hai
entrambe, vai al 30.

15
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Con uno slancio che sorprende il tuo avversario, ti avvinghi


al suo grembiule. Lo tiri verso di te, incrociando la tua gamba
dietro la sua, col tentativo di sfruttare tutto il suo peso e fargli lo
sgambetto. Bella mossa, se riesci a mantenere la posizione…

Controlla se hai la parola chiave manchester . In caso


affermativo vai al 77. Altrimenti vai al 63.
16
Nick
Aeroporto

Quest’aeroporto è troppo affollato e sarà facile perdere la donna


se non tieni bene gli occhi aperti. Senti un urlo a pochi metri da
te che ti fa rizzare le antenne. Un ragazzino, sudicio e mal vestito,
sta trattenendo una donna per il polso. Ma non è lei ad aver urlato:
il suo tacco è ben piantato sul piede di lui e questo le permette di
divincolarsi dalla presa. La donna si guarda in giro e vede te. E tu
vedi lei.
Le sei addosso ormai, è spacciata.

Segna la parola in codice stoccolma e vai al 19.

17
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Quando ci metti piede, comprendi che il corridoio al quinto


piano è probabilmente identico a quello di qualsiasi altro piano di
questo hotel. La moquette, un tempo rossa, è annerita e consunta
dal passaggio di migliaia di piedi. Non ti fai troppe domande sulle
grosse chiazze giallastre che la tappezzano qua e là. Una fila di
lampade vecchio stile sono infisse alla parete, tutte storte come
i quadri di pittori squattrinati che vorrebbero abbellire questo
budello polveroso e senza luce. Ci vuole ben altro per deprimerti.
Un capannello di uomini con buffi cappelli a punta attendono di
fronte all’ascensore. Un loro collega obeso vestito con un vistoso
mantello blu stellato (una palla di Natale, praticamente) si trascina
dal fondo del corridoio, urlando di aspettarlo con voce sgraziata.
Dalla parte opposta c’è un carrello carico di scope e stracci.
Parcheggiata lì accanto, una donna delle pulizie fruga le tasche
del suo camice sudicio.

Controlla le parole in codice che hai segnato. Se possiedi più


parole che iniziano per a che per b, allora vai all’82. Se nei hai
meno o in numero uguale, vai al 24.

18
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Il telefono continua a squillare, mentre con una mano cerchi di


tirare la lampo della gonna che non ne vuole sapere e con l’altra
cerchi di infilare gli interminabili bottoni nelle strette asole della
camicetta. Mai più camicette, Anna. Mai più, se devi continuare a
fuggire quando meno te lo aspetti. Col piede apri la valigia e inizi
a lanciar dentro vestiti alla rinfusa. Non ce la farai mai di questo
passo. Non c’è tempo. E poi la valigia sarebbe solo d’intralcio.
No, Anna. Questa volta se vuoi salvarti devi abbandonare tutto.
Fissi per un attimo la busta gialla coi documenti e la infili con
risolutezza in una tasca, poi apri il cassetto dove c’è il biglietto
aereo. E invece il biglietto non c’è.
Il telefono smette di squillare. L’eco del trillo continua ad
aleggiare nella stanza e nel tuo cervello.
Cazzo, cazzo, cazzo, pensi.

Puoi cercare il biglietto, che non può essere che qui da qualche
parte (vai al 7), oppure puoi lasciar perdere sperando che ti venga
in mente qualcosa di furbo quando dovrai imbarcarti (vai al 31).

19
Anna
Aeroporto

Inizi ad avere il fiato corto, Anna. E inizi ad averne abbastanza


di questa fuga.
Il corridoio termina in un grande salone circolare con un tetto
a cupola fatto di vetri sui quali la pioggia tamburella come le dita
di mille streghe venute a contare i secondi che mancano alla tua
fine. Il cielo è più nero della notte. I gate sono disposti in maniera
disordinata in sale attigue che si diramano da questa centrale in
maniera un po’ labirintica. Sai dove devi andare e potresti fare
perdere le tue tracce, ma se il tuo inseguitore ti è alle calcagna non
avrai scampo.
Attraverso la folla e una foresta di sedie e tavolini serviti da un
bar lì di fronte, scorgi un bambino che avrà sette o otto anni e
che si guarda in giro spaesato. Non c’è nessuno nei paraggi che
possa assomigliare a un genitore e nessuno che abbia a cuore le
sorti del bambino. Oh, non farti strane idee. Non avresti tempo
di dedicarti a lui, ma potresti usarlo a tuo vantaggio se le cose si
mettono male.

Decidi bene, Anna. Raggiungi il tuo gate (vai al 41) o ti avvicini


al bambino (vai al 99)?
20
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

La pioggia picchietta sulla finestra su cui è appoggiata la tua


tempia. Il freddo del vetro sulla pelle allevia solo superficialmente
il mal di testa che ti ha svegliata questa mattina. Che ore erano? Le
cinque? O le sei? La luce fuori non è mai cambiata. Era tutto grigio
prima, quanto lo è adesso e tu non hai dormito abbastanza.
Il tuo pensiero ritorna a quel biglietto d’aereo che qualcuno
ha recapitato alla reception. Per te è stato un sollievo: è la prova
che si sono fidati di te, Anna. Finalmente potrai liberarti di
quella maledetta busta gialla e delle foto scottanti che contiene.
Hanno accettato l’incontro e non dovrai far altro che prendere
quell’aereo. Qualcuno ti attenderà in cabina, potrà essere un
passeggero, una hostess o addirittura lo stesso capitano. Hanno
delle risorse infinite, quelli. Consegnerai la busta e ti daranno la
protezione che chiedi. Sarai finalmente in salvo e non dovrai più
preoccuparti degli agenti che ti sono stati messi alle calcagna.
Lo sbadiglio ti si blocca a metà, quando istintivamente getti lo
sguardo in strada, cinque piani più sotto.
Scansa le auto con passo sicuro, fregandosene di inzuppare
le scarpe ben lucidate. Ha un cappotto nero come tanti altri. È
assolutamente anonimo e non c’è nulla in lui che tradirebbe la sua
identità. Eppure il tuo istinto difficilmente ti inganna. Quell’uomo
è qui per te. Di nuovo.
Devi fuggire immediatamente e a proposito... che ore
sono, Anna? Il volo è fra un’ora e tu sei ancora in albergo: hai
completamente perso la cognizione del tempo! Devi correre
all’aeroporto e non puoi farti acchiappare da quell’uomo. Sarà già
dentro la hall, forse starà già salendo al tuo piano. Non perdere
le speranze: gli sei sfuggita più di una volta, perché non dovresti
farcela di nuovo?
Un suono ti trapana il cervello. Non è il mal di testa, è il telefono
che squilla. Non pensarci nemmeno, Anna. Non hai il tempo di
rispondere. Ma chi è che ti può cercare?

Se vuoi, puoi rispondere (vai al 65). Altrimenti datti da fare e


raccogli le tue cose (vai al 18).

21
Nick
Hall del Pinkerton Hotel

Ti avvicini al bancone con fare frettoloso mentre il tuo cervello


inizia a improvvisare una storia.
«Amico, sono nei guai» dici a raffica, per non lasciar pensare il
tuo interlocutore. «Ho dimenticato l’anniversario della mia donna
e ora non vuole più vedermi. Voglio farle una sorpresa. È il modo
migliore per farsi perdonare, no?»
Il concierge scocca un’occhiata ai rivoli che scendono dai lembi
del tuo impermeabile, innaffiando il pavimento. Il suo pavimento.
«Signore, ha bisogno di un ombrello?» ti chiede dall’alto del suo
naso, ma sembra più un’affermazione.
«Non uso ombrelli, la pioggia mi rinfranca» rispondi. «Ma hai
sentito quello che ho detto, amico? Naturalmente la mancia sarà
adeguata all’aiuto. Ha i capelli corvini ed è alta circa quanto me,
non è una bellezza che passa inosservata.» Abbozzi un sorriso che
viene ricambiato da sopracciglia immobili.
«Avviserò la signorina Morgan del suo arrivo.»
Oh, è così che si fa chiamare ora, pensi.
L’uomo fa per afferrare il telefono ma gli agguanti la mano,
dimenticandoti che la tua è dolorante e promette una bella vescica
da ustione.
«Abbiamo detto che è una sorpresa, no?» La tua voce dolce
stride con l’amarezza della tua stretta. «Avanti, amico. So che sta al
quinto piano, mi serve solo il numero della camera. Più il tempo
passa e più quella si arrabbia...»
«...e più il mio tappeto diventa una spugna per piatti» conclude
pensieroso il concierge. Poi capisce che l’unico modo per
sbarazzarsi di te è accontentarti.
«Stanza 513» dice e sta già guardando altrove.

Non hai tempo da perdere. Decidi se prendere l’ascensore (vai


al 49) o le scale di servizio (vai all’85). Fallo in fretta, ma prima
segna la parola in codice toronto.

22
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

Ti fai piccola piccola per riuscire a spremerti tra le persone


ammucchiate nel piano. Maledici i tuoi propositi, quando l’odore
di sudore ti raggiunge le narici. Arranchi tra un mago e l’altro, senza
badare alle tuniche che stai calpestando e ai gomiti ingioiellati che
fai tintinnare. Con un colpo di fianchi a una strega, le fai perdere
la presa su un mazzo di Tarocchi che va a sparpagliarsi a terra.
Altra gente accorre per poter leggere strani pronostici che le carte
stanno rivelando. Sottolineano le loro interpretazioni con degli
“Uh!” e “Ah!”, qualcuno ti guarda come se fossi spacciata, qualcuno
ti guarda con incoraggiamento.
Infine raggiungi il pulsante e sei pronta a premerlo. Lo pigi. E
non succede nulla. Lo pigi ancora. E ancora nulla. Lo premi con
insistenza, una due tre volte.
«Figlio di puttana!» urli al pulsante e gli molli un colpo con tutto
il pugno.

Segna la parola in codice roma e vai al 96.

23
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Sorpassi la donna delle pulizie, ancora indaffarata col suo


camicione tarlato, e segui la curva del corridoio. Voltato l’angolo
ti attende una visione. La donna dai capelli corvini è immobile,
illuminata da una lampadina nel cielo, come una statua in
un’alcova. Attende dentro a un piccolo ascensore di servizio e il suo
indice affusolato (lo vedi dal riflesso sullo specchio alle sue spalle)
ha già premuto il pulsante del secondo piano, perché a quanto
pare la cabina non scende oltre quel piano. Le porte si chiudono
inesorabili di fronte al suo bel faccino e tu non faresti in tempo a
raggiungerla. I vostri sguardi rimangono annodati fino all’ultimo.
Entrambi dimostrate determinazione e sfida, ma tradite anche
una certa sorpresa. È la prima volta che riesci a vederla in viso, ed
è uno schianto. Ma questo l’avevi intuito.
«Nick, che succede lì su? Mi dai un aggiornamento? Non sto
nella pelle di sapere che l’hai presa!» Il minuscolo auricolare inizia
a starti stretto.
Giri i tacchi e ti affretti lungo il corridoio. Le porte dell’ascensore
sono aperte e dentro vedi quei tizi che paiono ragazzini in gita da
quanto baccano fanno.

Ora, preferisci prendere l’ascensore (vai al 3) o le scale di


servizio (vai al 76)?

24
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

E poi il cervello riavvolge la pellicola di pochi secondi. Ha


registrato un dettaglio. Un attore che stonava con la scenografia
decadente. Lì in fondo, dove il corridoio fa una svolta, un’ombra
scivola via. Il passo veloce, una chioma nera raccolta in una coda
di cavallo, movenze nobili. Ha voltato l’angolo e forse ha pure
lanciato un’occhiata verso di te. Era lei.
Basta pensare, corri.
«Nick, ce l’abbiamo?» gracchia l’auricolare. «È nostra? Comunico
già che la missione è conclusa?»

Se possiedi le parole in codice toronto o avana , vai al 28, ma


solo se non hai mai segnato la parola bucarest. In tutti gli altri
casi vai al 23.
25
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Quel concierge non ti è mai piaciuto. Appendi il ricevitore


senza perdere tempo a ringraziare e inizi a vestirti. Infili i tacchi
e, mentre allacci la fila di bottoni della camicetta che sembra non
finire mai, guardi con nostalgia i braccialetti che stai abbandonando
sul comodino. Mai più gioielli, Anna. Mai più, se devi continuare a
fuggire quando meno te lo aspetti.
La valigia è vuota e non c’è tempo per raccogliere altre cose.
Devi filare via e devi farlo ora. Fissi per un attimo la busta gialla
coi documenti e la infili con risolutezza in una tasca, poi apri il
cassetto dove hai messo il biglietto aereo. E invece il biglietto non
c’è.
Cazzo, cazzo, cazzo, pensi.

Puoi cercare il biglietto, che è sicuramente qui da qualche parte


(vai al 7), oppure puoi lasciar perdere sperando che ti venga in
mente qualcosa di furbo quando dovrai imbarcarti (vai al 31).

26
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

Gli occhi saltano da una Una donna nella toilette si è


donna all’altra ma sono troppe lasciata convincere a barattare
e in continuo movimento. il suo cappottino rosso, così
Ti passa davanti una hostess, grazioso. Hai anche avuto il
impettita e imbellettata e tempo di farti una treccia ai
poi una nanetta alta quanto capelli.
il suo trolley. Una donna col Mentre vai al gate, noti
cappottino rosso e poco più in subito che l’uomo ti cerca, ma
là un’altra che sembra un uomo. il tuo travestimento ti rende
Sei così nervoso che stringi invisibile ai suoi occhi. Il suo
a pugno la mano ustionata sguardo ti passa attraverso
senza sentire dolore. Dove si è come se fossi una viaggiatrice
cacciata? qualsiasi.
«Nick?» gracchia l’auricolare, Ok, Anna. Ora puoi
più fastidioso che mai. ricominciare a respirare.
È ora che tu ammetta di averla Raggiungi il gate e riesci
persa, la donna non è più qui. a farti imbarcare. Ti specchi
Ma c’è qualcos’altro a turbarti. sull’oblò e pensi che la treccia
Non è tanto il fallimento a ti doni, forse d’ora in poi la
colpirti allo stomaco, quanto la terrai. L’aereo rulla sulla pista
strana sensazione che la donna e un lieve senso di malinconia
inizi a mancarti. ti assale. Chissà se rivedrai mai
Scacci quel pensiero e quell’uomo.
mormori all’auricolare: Missione compiuta, Anna.
«Missione fallita.» Sei salva.

27
Anna
Aeroporto

Il ragazzino ti prende per un polso. «Quindi non hai nulla per


me?» Ti guarda incattivito.
La tua reazione è istantanea e gli schiacci un piede col tacco. Il
ragazzino lancia un urlo di dolore e molla la presa. Nessuna delle
persone che stanno passando accanto a voi sembra interessata al
vostro diverbio. Intravedi il tuo inseguitore in fondo al corridoio
ma è ancora troppo lontano. Corri, Anna!

Vai al 19.

28
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Voli sulla moquette, incurante della nuvola di polvere che stai


alzando dietro di te. Oltrepassi la stanza 513. La porta è aperta.
E di nuovo il cervello registra qualcosa. C’era un rettangolo
bianco a terra sotto il letto. L’hai visto nitidamente dal corridoio.
Era un biglietto, un biglietto d’aereo. Che la donna stia andando
all’aeroporto lo sai bene, ma conoscere il volo che cercherà di
prendere ti darà di sicuro un bel vantaggio.

Ti fermi a raccogliere il biglietto (vai al 94) oppure lasci perdere,


convinto di averla già in pugno (vai al 23)?

29
Se hai la parola in codice bucarest o panama , vai all’84.
Altrimenti vai al 68.

30
Anna Nick
Cucina del Pinkerton Hotel Cucina del Pinkerton Hotel

Un rumore vi fa voltare Spalanchi la porta delle


entrambi, qualcuno è entrato cucine e piombi trafelato nella
nella cucina. Il tuo inseguitore stanza. La donna è qui! C’è un
ti ha raggiunto! L’energumeno uomo vestito da cuoco con
che hai davanti sembra lei… un uomo che ti sembra di
riconoscerlo. conoscere.
«Barty!» dici.
«Nick!» gli dice.
L’uomo si avvicina valutando È uno stupratore seriale,
attentamente la situazione. fuori di prigione per un cavillo.
«Barty. Quella donna è mia.
Metti via i tuoi modi incolti e
lascia che faccia il mio lavoro.»
«Nick, sei nella mia cucina.
Fino a prova contraria qui
comando io.»
«Fatti da parte o questa volta
in prigione ci marcisci.»
Il cuoco sembra vacillare alle Per fortuna Barty si fa da
parole dell’altro e si fa da parte. parte o sarebbe stato un duro
L’uomo si avvicina a te e ti scontro.
solleva con delicatezza. Ti avvicini alla donna e la tiri
Nonostante tutto quello che a te.
gli hai fatto passare, ti dice delle «Andiamo, piccola. Ti porto
parole dolci. via da questo postaccio.»
Missione fallita, Anna. Ci «Missione compiuta» dici,
riproverai in un’altra vita. rivolto all’auricolare.

31
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Maledici il biglietto, maledici la pioggia, questo albergo, questa


città e questo mal di testa che non si schioda. Te ne andrai e
consegnerai i documenti. Nessuno potrà fermarti. Ci hanno già
provato in passato e ce la farai anche questa volta.
Socchiudi la porta e getti uno sguardo al corridoio. L’odore
della moquette che sa di sigarette ti assale il naso. A sinistra c’è un
carrellino, quello della signora delle pulizie, più avanti il corridoio
fa una svolta. Sulla destra invece c’è l’ascensore. Un gruppetto di
persone parlotta in attesa che arrivi la cabina. Più in là c’è la porta
che dà sulle scale di servizio.

Vai al 17.
32
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

La donna non ti sente Non pensavi che l’uomo fosse


neppure arrivare. In un attimo così vicino e quando arriva hai
sei al suo fianco e la stringi a un attimo di smarrimento. La
te. Il suo corpo è ancora più sua mano è forte e ti dà più
sinuoso di quello che ti eri un senso di sicurezza che di
immaginato. violenza.
Non fa nulla per divincolarsi, Hai corso per molto tempo,
è come se accettasse questo per molti anni e forse hai corso
momento. Ti piace questa abbastanza. Quest’uomo non
donna, ha combattuto per tutto è cattivo, sta solo facendo il
il tempo e ora che ha perso lo suo lavoro e ha vinto, devi
accetta. ammetterlo.
«Avrei dovuto incontrarti in
un’altra vita» le dici.
«Forse avrei continuato a
scappare.»
«Forse ti avrei cercata lo
stesso.»
Rimanete in silenzio per Lo guardi negli occhi,
qualche secondo di troppo. più intensamente di quanto
«Missione compiuta» dici vorresti.
all’auricolare. Missione fallita, Anna.
33
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Non se l’aspetta! Agganci le mani ai lembi del grembiule


dell’omone e ti appendi con tutto il tuo peso.
«Vediamo che rumore fa una zucca vuota quando cade da
quell’altezza!» urli.
Anna, devo dirtelo. Credo che l’uomo non si sia mosso di un
centimetro. Se solo il pavimento fosse più scivoloso...

Se hai la parola chiave valencia , vai all’8, altrimenti inizia a


pregare e vai al 14.

34
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

«Signorina Morgan?»
«Sì, mi dica» dici in ritardo. «Stavo… stavo dormendo.»
«Riconosco le voci impastate, signorina Morgan. Questa è la sua
sveglia delle otto.»
Merda, te ne eri dimenticata. È la sveglia che ti avvisava di
partire per l’aeroporto, perdi altro tempo e arriverai in ritardo.
«È appena arrivato un uomo?» chiedi.
«Ne stanno arrivando molti, signorina. Di tutte le fogge.» Senti
una traccia di disgusto nella sua voce.
Appendi il ricevitore e inizi a vestirti. Mentre con una mano
raccogli i capelli, con l’altra tenti di sollevare la lampo della gonna.
Mai più gonne strette, Anna. Mai più, se devi continuare a fuggire
quando meno te lo aspetti.
La valigia è vuota a terra e non c’è tempo per raccogliere le tue
cose. Devi levare le tende e devi farlo ora. Fissi per un attimo la
busta gialla coi documenti e la infili con risolutezza in una tasca,
poi apri il cassetto dove c’è il biglietto aereo. E invece il biglietto
non c’è.
Cazzo, cazzo, cazzo, pensi.

Segna la parola in codice bangkok . Puoi cercare il biglietto, che


è sicuramente qui da qualche parte (vai al 7), oppure puoi lasciar
perdere sperando che ti venga in mente qualcosa di furbo quando
dovrai imbarcarti (vai al 31).

35
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

«Guarda chi si vede. Barty! C’è una donna abbracciata ai tuoi


stinchi di maiale lì dentro. Questa non puoi perdertela.» Forse
parlargli di donne potrebbe distrarlo.
«Nick! Sono un uomo adulto, ormai.» Il suo largo sorriso rivela
più denti marci di quanti ne vorresti vedere. «La galera mi ha
dato il tempo di sgombrare la mente e fare chiarezza.» Il sorriso
scompare. «Sembra piuttosto che vuoi tenerti quella pollastra
tutta per te.»
«Avanti Barty, lasciami lavorare.»
«Lo sai quanto odio quel nomignolo e tu non fai altro che
ripeterlo e questo mi fa nascere il desiderio di vedere la tua faccia
friggere sulle piastre degli hamburger.»
Il solito vecchio Barty, così felice di rivederti.
Cerchi di farlo ragionare: «Rifletti: se mi succede qualcosa qui,
penseranno subito a te. Se trovano una donna rinchiusa come
carne da macello, avranno la certezza che sei stato tu.»
L’omone rivolge gli occhi al cielo, qualche vecchio ingranaggio
in quel cervello sembra essersi messo in moto e i pensieri lo
stanno tenendo occupato.

È il momento di attaccare. Puoi avvicinarti e aprirgli la porta di


un forno sugli stinchi (vai al 75) oppure raccogliere una padella da
usare come mazza (vai al 48).

36
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

«Mi scusi, signore! Sì, parlo proprio con lei!» Ti avvicini al


grassone, facendo dei gran gesti già da lontano.
L’omone segue lentamente il tuo dito fino a incontrare il cartello
“non fumare” alle sue spalle. Le due folte sopracciglia nere si
sollevano ad arco al ralenti, come due vermi pelosi in una danza
d’accoppiamento. Sbotta in un accesso di tosse.
«Mi scusi, mi scusi, mi scusi!» si affretta a dire e fa per intingere
il sigaro in un Martini abbandonato sul tavolo.
Ma tu, Anna, sei una gazzella e ti lanci nel gesto disperato di
interrompere l’azione. Quel sigaro ti serve acceso! La tua mano
graziosa si avvinghia su quel ramo bitorzoluto che è il suo polso.
«No, guardi...» gli dici, mentre gli sfili delicatamente il sigaro
dalle dita «lo porto via io. Lei non deve preoccuparsi.»
«Bel tatuaggio» commenta lui.
I vostri occhi sono sulla tua mano ancora stretta al suo braccio.
C’è una piccola semiluna nera disegnata sulla pelle bianca tra
pollice e indice. Ti ritrai velocemente.
«Una cosa che ha molti anni» ti giustifichi.
«È un simbolo importante. Ma il presagio è funesto» aggiunge,
mostrandoti una schiera di denti gialli. Avevi dimenticato di
trovarti tra mentecatti. Sfili via tra la calca e procedi col piano.
Spingi una sedia vicino al tavolo, sali in alto e ti metti in punta di
piedi tenendo il sigaro più vicino che puoi al rilevatore di fumo.
Qualcuno inizia ad additarti ma nessuno ha ancora capito le tue
intenzioni.
Dai, dai, dai, cazzo. Perché non suoni?
Se il sistema antincendio non funzionasse, questo posto si
sarebbe ridotto in cenere molti anni fa. Se c’è una cosa su cui
il concierge ha insistito col direttore è che non sarebbe morto
sepolto in questo lurido albergo per una paga così misera. E così
la manutenzione viene eseguita ogni volta che è dovuta, sotto i
suoi occhi premurosi.

Segna la parola in codice parigi e vai al 96.

37
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Fai solo qualche passo, ma l’occhio ti cade su un oggetto che


fa capolino dalla tasca dell’uomo. Chi l’avrebbe mai detto, Anna:
ecco che fine ha fatto il tuo biglietto aereo.
«Oh, grazie!» dici con falsa cortesia. «L’hai trovato!»
Ti chini a raccoglierlo e soffi un bacio con la mano verso l’uomo,
il quale ti risponde con un sorrisetto infastidito.
Ti allontani in fretta, affrontando la pioggia all’esterno che nel
frattempo ha iniziato a cadere molto più copiosa.

Segna la parola chiave panama e vai al 74.

38
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Usi tutte le cautele per voltare l’angolo del corridoio ma non


hai nulla di cui temere. Il passaggio termina in un cul de sac e
lì in fondo c’è un ascensore di servizio. Un cazzo di ascensore
di servizio che sta rumoreggiando come se qualcuno lo avesse
appena attivato. Corri fino alle porte scorrevoli e tenti di aprirle.
Riesci a farlo quel poco per comprendere che la cabina si sta
inabissando, come le tue speranze, legate ad un masso e lanciate
in mare.
Non c’è più tempo da perdere e corri come un matto da dove
sei arrivato. La donna delle pulizie biascica qualcosa sul fatto
di non trovare la sua chiave. Quella con cui attiva l’ascensore di
servizio. Come spiegarle che è stata probabilmente borseggiata da
una delle donne più astute dell’universo?
Le porte dell’ascensore principale sono aperte, trattenute da
quel gruppo di santoni che sta facendo il tifo per il tuo record nei
cento metri piani. Nonostante Palla di Natale sia nella cabina, c’è
spazio anche per te.

Salti sull’ascensore (vai al 3) o preferisci le scale di servizio (vai


al 90)?

39
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

«Kevin!» urla una mamma Un urlo ti distrae. Succede


alle spalle della donna. tutto molto in fretta.
Ti lanci su di lei gettandoti L’uomo ti è sopra e molli la
sopra al tavolino. presa sul bambino.
Cadete a terra uno sopra Volate indietro e vi ritrovate
all’altro e senti uno schiocco a terra. La sedia ti si rompe
provenire dalla sua schiena. dietro alla schiena.
«Tutto bene?» le chiedi.
«Che carino, sei preoccupato
per me.»
«Perché volevi mi togliessi
l’auricolare?» «Non puoi riavvolgere il
tempo, la tua scelta l’hai fatta.»

«Come preferisci. Ora,


purtroppo per te, è finita.» «Sembri ancora preoccupato,
forse allora non mi odi così
tanto.»
L’uomo balbetta qualcosa
Ho solo fatto il mio lavoro, e rimane pensieroso. Lo fissi
vorresti dirle. Ma quello che nei suoi occhi scuri. È la prima
pensi veramente è che no, non volta che siete così vicini e
la odi per niente. È come se si riesci a vedere una luce dentro
fosse creato un legame tra voi di lui. Non è un uomo crudele.
dopo tutto questo tempo di C’è qualcosa di buono in lui,
inseguimenti. È qualcosa che nonostante abbia fatto di tutto
razionalmente non riesci a per fermarti.
spiegare. Missione fallita, Anna. Ci
«Missione compiuta» riproverai in un’altra vita.
mormori all’auricolare.

40
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Raggiungi la stanza 513 ma qualcosa non quadra. La porta è


aperta e intravedi una valigia vuota e vestiti sparsi per tutta la
camera. La donna non è qui. Era qui, ma non lo è più. Ha lasciato
la camera in fretta, abbandonando pure i gioielli sul comodino.
Significa che ha paura. Sa che tu sei qui. Quando la volpe sa di
essere cacciata, il lupo deve correre più veloce. Non sei certo che
la metafora regga, ma non puoi rimanere qui a rifletterci a lungo.
Agisci.

Prima però controlla se possiedi la parola in codice bucarest,


nel qual caso vai all’80. Altrimenti prosegui al 66.

41
Anna
Aeroporto

Il numero del tuo gate viene chiamato dalla voce agli altoparlanti.
L’imbarco sta venendo chiuso. Ce l’hai fatta, Anna. Sei arrivata in
tempo. Ma hai fatto bene i conti? Hai tutto quello che ti serve?

Se hai la parola in codice stoccolma , vai subito al 32. Altrimenti


puoi fiondarti al gate (vai al 29) o riprendere fiato e rimettere in
ordine le idee nella toilette per donne (vai al 55).

42
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Spalanchi la porta delle cucine e piombi trafelato nella stanza.


La donna è qui! Ma c’è un uomo con lei… un uomo che sei sicuro di
conoscere. Bartholomew de la Rosa. Stupratore seriale di donne.
Il tuo lavoro purtroppo ti porta a conoscere anche certa feccia.
A quanto pare quell’avvocato più viscido di lui è riuscito a farlo
scagionare.
«Nick!» dice lui.
«Barty!» rispondi.
«Chiamami ancora Barty e ti faccio sputare i denti» dice furente,
poi sfoggia un sorriso soddisfatto. «Guarda che bella pollastrella
ho qui.»
Ma la donna è scivolata lungo il muro ed è già arrivata alla porta
che dà sulla zona di scarico all’esterno dell’albergo.
«Levati di mezzo, Barty. Me la stai facendo scappare.»
«Oh, il vecchio Nick rincorre dietro alle ragazze ora.»
«Sto lavorando, idiota. Dopo aver preso lei, torno a prendere
te.»
«Figurati, Nick. Non voglio mica intralciarti, vai pure dietro a
quella sventola.» E si fa da parte.
Parti alla rincorsa ma l’uomo ti fa uno sgambetto appena gli
passi davanti. Finisci a terra, disteso sulla pozza d’acqua che gli
spruzzini antincendio continuano ad alimentare.
«Questo è perché mi hai chiamato Barty» ti sussurra in un
orecchio col suo alito fetido. Lo senti allontanarsi ridacchiando
mentre ti alzi e ti rassetti il vestito.
Sai dove sta andando la donna, devi solo arrivarci in tempo
anche tu.

Vai al 74.

43
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Sei a tanto così da quella donna, eppure ancora una volta sei
costretto a rimandare la sua cattura. Ti giri verso l’omone. Ha la
fronte così bassa che ti chiedi se gli sia caduto un camion in testa.
Non sono i tatuaggi da carcerato ad impressionarti, quel tipo di
esibizionismo non ti colpisce. Sono i grossi muscoli che i tatuaggi
ricoprono a farti vacillare appena. Ad ogni modo Bartholomew de
la Rosa, detto Barty, è uno stupratore seriale di donne che conosci
molto bene. Il tuo lavoro purtroppo ti porta a conoscere anche
certa feccia. Alla fine quell’avvocato più viscido di lui è riuscito a
farlo scagionare.

Rotei gli occhi al pensiero delle uniche due possibilità che hai:
ragionare con questo troglodita (vai al 35) o affrontarlo con la
forza (vai al 48).
44
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

«Un tipo alto, ma non così alto direi. Io sono più alto, per dire.
Un lungo cappotto nero, come se ne vendono molti in questo
periodo. Di mezza età. Non un tipo adatto a lei, signorina, se me
lo permette. E poi umido, molto umido.»
Umido? Ma che sta dicendo? Il tuo mal di testa peggiora di
minuto in minuto e il concierge non sta facendo altro che farti
perdere tempo con una descrizione senza capo né coda. Lanci il
ricevitore con stizza, maledicendolo.
Indossi i primi vestiti che trovi. Leghi i capelli in una coda,
dovrai muoverti con molta agilità se vuoi sperare di fuggire. Mai
più capelli lunghi, Anna. Mai più, se devi continuare a fuggire
quando meno te lo aspetti. Pensa se fossi appena uscita da una
doccia, quanto tempo avresti impiegato ad asciugarli?
Guardi la valigia vuota a terra e le dai un calcio. Non c’è tempo
per raccogliere le tue cose. Devi schiodarti da qui e devi farlo ora.
Fissi per un attimo la busta gialla coi documenti e la infili con
risolutezza in una tasca, poi apri il cassetto dove c’è il biglietto
aereo. E invece il biglietto non c’è.
Cazzo, cazzo, cazzo, pensi.

Segna la parola in codice bogotà . Puoi cercare il biglietto, che


è sicuramente qui da qualche parte (vai al 7), oppure puoi lasciar
perdere sperando che ti venga in mente qualcosa di furbo quando
dovrai imbarcarti (vai al 31).

45
Nick Anna
Cucina del Pinkerton Hotel Cucina del Pinkerton Hotel

La donna ha già un piede Sei a un passo dalla salvezza


fuori dalla porta, ma prima ma ti giri a guardare il tuo
di fuggire si volta a guardarti. inseguitore. Il gigante alle sue
Tiene gli occhi spalancati come spalle sta sollevando una grossa
se avesse paura di qualcosa, ma marmitta e sta per lanciargliela
non di te. contro.
«Attento!» urli.
Ti volti appena in tempo La grossa pentola lo sfiora
per scansare un bolide che ti e per un attimo hai pensato il
avrebbe fracassato il cranio. peggio.
«Dovrò trovare il modo di
ringraziarti» le dici.
«Sono certa lo troverai.»
«Fila via ora, che qui ho
ancora molto da fare.»
«Lo so che ti mancherò»
rispondi con un sorrisetto.
«Farò di tutto perché tu non
mi dimentichi.»
Ti lanci a raccogliere un Lo vedi tornare alla carica
coltellaccio abbandonato su un contro il cuoco mentre ti
ripiano e affronti l’omaccione allontani con uno strano senso
ancora in piedi. di malinconia.
Ti scagli su di lui mentre urli Raggiungi l’aeroporto
al tuo auricolare: «Missione dove fai perdere le tue tracce.
fallita!» Missione compiuta, Anna.

46
Nick
Aeroporto

Vi raggiunge una cameriera che rumina una cicca con la bocca


aperta e disegna qualche ghirigoro senza senso sul suo taccuino.
Non dice nulla in attesa che ordiniate qualcosa.
«Signorina,» dici «non stia lì in piedi ad innervosirmi. Mi porti
un caffè, non vede che non ho ancora fatto colazione?»
La cameriera si allontana, sbuffa e biascica qualcosa a riguardo
del tuo nervosismo e la caffeina, ma non puoi staccare gli occhi
dalla donna seduta di fronte a te che tiene una mano sul bambino
e con l’altra tamburella sul tavolino.
«Allora siamo in due a non aver fatto colazione» dice lei.
«Lo prendo come un appuntamento.»
«Non farlo.»
«Però ci stiamo già dando del tu e non ci scolliamo gli occhi di
dosso da qualche minuto. Io dico che c’è del tenero.»
«Sai insistere.»
«E tu sai quando lasciar andare?»
«Ho sete» ripete il bambino, ma nessuno di voi due lo ascolta.
È in quel momento che noti qualcosa di strano nel tamburellare
della donna. È discontinuo. Fa delle pause e poi riprende. È
qualcosa che riconosci. È codice Morse. La donna ti sta chiedendo
di spegnere l’auricolare.

Ti avventi sulla donna (vai al 39) o fai come dice (vai al 100)?

47
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Mentre assistitevi a tutta la scena da lontano, ti sei resa conto


che segretamente tifavi per il tuo inseguitore. È una sensazione
strana. Quell’uomo ti dà la caccia da anni ormai e forse, sotto sotto,
hai iniziato a provare un certo rispetto per lui. Certo vi siete più
volti messi i bastoni fra le ruote utilizzando tutti gli stratagemmi
possibili, ma non c’è mai stata una vera disonestà fra voi due.
Quando l’energumeno allunga la mano su di lui, lo strattona
per il colletto e lo scaraventa contro il muro, hai una reazione
spontanea. Raccogli una pesante marmitta e la lanci con tutte le
forze sulla testa del cuoco. Quello crolla a terra come un fuscello,
schiacciando il pover’uomo sotto di lui che ti chiede con voce
rotta: «Non è che mi aiuteresti a togliermi questo elefante di
dosso?»
«Sono sicura che ce la farai da solo» gli dici. «Ce la fai sempre.»
Te ne vai, facendogli l’occhiolino.

Vai al 74. Se però hai la parola in codice kuala lumpur , devi


andare al 37.

48
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Ti lanci su una padella piena di olio sfrigolante che qualche


cuoco deve aver dimenticato sul fuoco, dopo esser fuggito a
gambe levate per l’allarme antincendio. La tua azione ravviva
l’attenzione del grosso Barty, come se fosse stato suonato un gong
di inizio round. L’omone avanza a grandi passi verso di te e non
sei molto sicuro che qualcuno scommetterebbe sulla tua vincita.
O anche solo sulla tua sopravvivenza.
«Ora vengo a prenderti» dice con tono secco.
«Fai attenzione, Barty» lo stuzzichi. «La maggior parte degli
incidenti domestici avvengono in cucina.»
Molleggi sui piedi come un pugile, mentre l’olio bollente nella
padella ondeggia pericolosamente vicino ai bordi.

Segna la parola in codice londra . Vuoi lanciargli la padella (vai


al 97) o lo attendi in posizione di difesa (vai al 2)?

49
Nick
Ascensore del Pinkerton Hotel

Una coppia di anziani è appena scesa con l’ascensore, così non


devi neppure attendere l’arrivo della cabina che è già ferma al
piano. Ti intrufoli e premi il pulsante, ma nel tempo in cui le porte
rimangono aperte ti si congela il respiro. La folla di psicopatici
che è qui per la conferenza sul paranormale si sta avvicinando in
massa verso di te. Pigi con furia il pulsante per la chiusura delle
porte, ma come sempre quello non funziona. Se entrano qui, sei
fottuto. Devi correre al quinto piano. Quella donna ha provato più
volte di saper fiutare la tua vicinanza. Il drappello è quasi arrivato,
ma all’ultimo momento cambia direzione per proseguire lungo
la larga scalinata centrale della hall. Mentre le porte si chiudono,
noti il concierge al suo bancone che ti sta fissando, come avanzasse
una mancia.
La cabina inizia a salire tra scricchiolii e gemiti. Sali dolcezza,
portami in paradiso, pensi. Quella donna non può più scapparmi.

Vai al 20.
50
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Tiri un gran cassetto a te. Dentro ci sono miriadi di utensili


da cucina ammassati confusamente. Pelapatate, levatorsoli,
schiaccianoci. Da come era tenuta la cucina al suo esterno non
potevi aspettarti altro al suo interno. Ti tuffi nel cassetto scartando
mestoli e fruste sbattiuova ancora lordi per cercare qualcosa di
accuminato o tagliente. La cosa che più assomiglia a un coltello
che trovi è uno spalmaburro o una grattugia e li rigetti con stizza
dentro quella discarica. Stai perdendo un sacco di tempo, Anna!
Quell’uomo sarà qui a momenti!
«Dove cazzo sono i coltelli in questa merda di cucina?» dici ad
alta voce.
Una voce profonda giunge da un angolo: «Lo sapevo che
qualcuno avrebbe approfittato di questo casino per entrare nella
mia cucina!»
Ti abbassi istintivamente cercando di identificarne l’origine.
«Dove sei, lurido ratto?» continua quella. «Se ti pesco, finisci
nello spezzatino.»
La voce sta cambiando posizione, mentre l’uomo passeggia per
la stanza e tu scivoli tra una corsia e l’altra tenendo la testa bassa.
Vedi una porta. È l’uscita che dà sulla zona di scarico all’esterno,
sul retro dell’albergo. Davanti ad essa un gorilla, alto due volte te e
ricoperto di tatuaggi, si sta guardando in tutte le direzioni mentre
rigira una pesante mannaia tra le mani.

Segna la parola in codice oslo e ora considera due opzioni. Puoi


affrontarlo, tentando di tutto per metterlo fuori gioco e riuscire
scappare per quella porta (vai al 70), oppure puoi nasconderti qui
da qualche parte e lasciare che sia il tuo inseguitore a doverci fare
i conti, sembra che l’omone sia un vero pezzo duro e gli darebbe
del gran filo da torcere (vai all’88).

51
Anna
Aeroporto

Ti spettini i capelli e corri incontro al gendarme gesticolando


da distante. Il cane inizia ad abbaiare verso di te e il suo padrone
deve fare uno sforzo per trattenerlo.
Più ti avvicini e più ti chiedi se sia stata una buona idea.
«Agente! Fortuna che l’ho trovata!»
Il viso dell’uomo è impassibile e ti guarda un po’ sopra gli
occhi, come se volesse dimostrare una qualche superiorità. Il cane
intanto ringhia e sbava a pochi centimetri dal tuo ginocchio.
«C’è un uomo dietro di me… mi insegue da quando sono scesa
dal taxi… ho avuto paura…» Non sei mai stata brava a piangere a
comando, ma hai ancora il viso rigato dalla pioggia e forse può
bastare.
L’uomo però sembra imperturbabile e ora sta guardando dietro
le tue spalle.
«Dov’è?» chiede secco.
Ti volti anche tu e sondi la fiumana di gente che vi passa accanto.
Se il tuo inseguitore non compare potresti avere un problema.
Deglutisci e per una volta speri che l’uomo sia vicino.
Controlla le tue parole in codice. Conta quante ne hai da quattro
lettere. Ora conta quante capitali composte da due parole possiedi
(il cairo è una di esse, ad esempio). Se le prime sono in numero
maggiore rispetto alle seconde, vai al 91. Altrimenti vai al 13.

52
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Trovi un biglietto aereo per terra, la donna deve averlo perso


durante la colluttazione. Ora la destinazione della donna la
conosci, cosa aspetti?

Segna la parola in codice pechino e vai al 74.

53
Nick
Secondo piano del Pinkerton Hotel

La folla di gente stramba che è affluita qui per la conferenza sul


paranormale di oggi si sta riversando sull’antisalone al secondo
piano del Pinkerton Hotel. Nonostante tra loro si nascondano le
veggenti più acclamate dello Stato, vedi molte facce sorprese: tutto
questo evidentemente non l’avevano predetto. Alcuni corrono in
completo panico, prima avanti e poi indietro, come se fosse il loro
culo ad andare a fuoco. Altri ridacchiano e si godono la doccia
degli spruzzini di sicurezza agganciati al soffitto. I camerieri
tentano in qualche modo di proteggere il già triste buffet, mentre
qualcuno continua ad abbuffarsi imperterrito. Il pavimento è
una pozzanghera di fango sudicio e mosche morte che sgorga in
una cascatella d’acqua che si è formata sulla larga scalinata che
scende verso la hall dell’albergo. La sirena antincendio squassa
le orecchie a tutti tranne che a te che finalmente hai una tregua
dall’insistenza del tuo interlocutore all’auricolare. Del fumo di un
incendio neppure l’ombra.
Un omone addita qualcosa e il tuo sguardo si posa su una donna
che spicca per la sua normalità in mezzo a tutto questo. Il corpo
è sinuoso e agile, si porta appresso una bellezza che nasconde a
fatica. Corre veloce e si infila in un posto nel quale difficilmente
potrai entrare tu per inseguirla. È la donna che cerchi e ti sta
sfuggendo!

Vai al 93.

54
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Muovi la padella contro di lui come se dovessi colpire una palla


da tennis invisibile. Ma l’olio così denso cade a terra in una lenta
parabola tra te e lui. Per un istante entrambi osservate l’indecorosa
pozzanghera che macchia il pavimento già sudicio oltremisura.
«La mia cucina!» urla lui con gli occhi rossi.
«La tua merda di cucina» puntualizzi.

Segna la parola in codice valencia . Ora puoi attendere il


momento in cui si avventerà su di te, per spalancare la porta di
un forno che sta tra te e lui, così da farlo sbattere addosso (vai al
10), oppure puoi agire d’attacco provando ad aggrapparti al suo
grembiule per farlo crollare a terra (vai al 33).

55
Nick
Aeroporto

Sei certo che sia qui da qualche parte. Ti volti lentamente in


tutte le direzioni cercando un indizio, un dettaglio che sfuggirebbe
agli occhi dei distratti. È qui e si sta nascondendo da te. Una sola
mossa falsa e sarà tutto finito. Per te o per lei. L’odore della paura
si confonde con quello della pioggia. Ha una sorta di retrogusto
elettrico, che ti lascia la gola secca e il fiato sospeso. Ormai non
senti più il vociare della folla e il loro scalpicciare per la hall. Le tue
orecchie hanno filtrato tutto, ora senti solo un profondo silenzio,
la pioggia lontana e il tuo respiro affannoso dopo la corsa. È qui.
Lei è qui ma non sai dove. Te lo dice il tuo fiuto, te lo dicono le
ossa. Ma dove? Dove?

Se hai le parole in codice kuala lumpur o pechino, allora


puoi andare all’11. Altrimenti tieni gli occhi aperti e vai al 78.

56
Controlla le tue parole in codice. Conta quante ne hai da quattro
lettere. Ora conta quante capitali composte da due parole possiedi
(il cairo è una di esse, ad esempio). Se le prime sono in numero
maggiore o uguale alle seconde, vai al 16. Altrimenti vai al 27.

57
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Urli con tutto il fiato in corpo e fai indietreggiare per un attimo


l’omone. Ma la sua insicurezza dura poco e il pensiero di poterti
mettere le mani addosso gli annebbia la mente. Si lecca le labbra
in maniera viscida, getta la mannaia, perché ormai ti ha in pugno.
Mi spiace, Anna. Era meglio se rimanevi a letto stamattina.

Vai al 9.
58
Nick
Hall del Pinkerton Hotel

Rallenti il passo e lasci passare un tizio ossuto con dei piccoli


occhiali che si dirige verso la reception. Lo segui a ruota, nella
speranza che non appena chiederà una stanza riuscirai a dare
un’occhiata anche tu al registro delle presenze. Ma quando l’uomo
è a pochi metri, il concierge sembra riconoscerlo e lo saluta per
nome consegnandogli un plico di lettere per lui.
Stai per escogitare qualcos’altro quando capisci di aver perso
il tuo momento. Vieni travolto da una frotta di persone. Sono
quei matti che avevi superato all’entrata. Si accalcano attorno al
tavolo, facendo tintinnare le loro collanine e simboli divinatori,
parlocchiando di visioni e fantasmi, sfoggiando i loro vestiti
eccentrici e così pacchiani da far male agli occhi. Chiedono
direzioni, chi per la conferenza, chi per il cesso, chi per l’amico
che ha dormito qui e qualcuno per il buffet.
«Cazzo Nick, sei dentro? Sei salito? Nick, dove cazzo sei?» La
vocina all’auricolare non ti lascia pensare e nel tuo cervello risuona
solo un ansioso tic tac.

Segna la parola in codice atene. Pensi che, nonostante il tempo


perso, sia meglio continuare ad aspettare il momento opportuno
(vai al 5), oppure decidi di salire senza conoscere la stanza? In
questo caso prendi l’ascensore (vai al 49) o le scale di servizio (vai
all’85).

59
Anna
Aeroporto

Ti avvicini al ragazzino e vai subito al dunque: «Ho bisogno


d’aiuto.»
«Che sventola!» dice quello, alzandosi in piedi con agilità e
spolverandosi con le mani i pantaloni rattoppati.
«Buongiorno a te» dici, e provi a ricominciare con calma. «Senti,
c’è un uomo che mi sta seguendo da quando sono scesa dal taxi.
Non credo abbia buone intenzioni. Me lo faresti un favore?»
«Da quale pianeta arrivi?» Il ragazzino sta sondando tutte le tue
curve con sguardo insistente. Se il suo viso lentigginoso all’inizio
ti aveva suscitato simpatia, ora inizia a darti sui nervi.
«Dalla luna» dici a te stessa. «Terra mi sentite?»
Il moccioso però ci sente bene e incrocia le braccia risentito.
Dopo un bel sospiro, fai un largo sorriso e lasci che una ciocca di
capelli ti scenda sulla guancia.
«Ho bisogno che tu trattenga quell’uomo, lo capisci questo?»
«Cosa c’è da capire? Ora mi stai dando dello stupido?»
«Non è quello che intendevo...» sbuffi.
«Oh, ti sto anche annoiando ora!»
«Mi sento in pericolo e ho bisogno che tu...»
Ti interrompe il brontolio che proviene dal suo stomaco e che
viene sottolineato da un vero tuono. Le vetrate dell’aeroporto
vibrano e il tuo sguardo va agli orologi appesi alle pareti. Sei in
ritardo.
Anna, corrompi il ragazzino e vattene o smettila di perdere
altro tempo!

Se hai la parola in codice mosca , allora hai qualcosa nella tasca


destra del tuo cappottino. Puoi infilarci la mano e andare al 12. Se
hai la parola in codice parigi, allora c’è qualcosa di infilato nella
tasca interna. Se la vuoi prendere, vai all’81. Se non hai queste
parole in codice, non ti resta che allontanarti e andare al 56.

60
Anna Nick
Aeroporto Aeroporto

Spii l’uomo da lontano. I Scruti le persone con


suoi occhi sono due fari che attenzione ma sono troppe e in
scandagliano ogni angolo. continuo movimento.
Una donna nella toilette si è È già passato molto tempo e
lasciata convincere a barattare della donna neppure l’ombra. Il
il suo cappottino rosso, così pensiero di averla persa anche
grazioso. Hai anche avuto il questa volta si insinua come un
tempo di fare due treccine ai tarlo e diventa difficile tenere a
capelli. bada il nervosismo.
Mentre ti dirigi al gate, Vedi una hostess, impettita e
passi necessariamente vicino imbellettata. Una nanetta alta
all’uomo. Il tuo travestimento ti quanto il suo trolley. Una donna
rende mimetica al suo sguardo. col cappottino rosso e poco più
Ok, Anna. Ora puoi in là un’altra che sembra un
ricominciare a respirare. uomo. Poi il cervello torna su
Passato questo ostacolo è tutta un dettaglio che ha registrato
in discesa. in ritardo.
«Le trecce ti donano» le dici.
Ti immobilizzi sul posto. «Le
odio.»
«E questo cappotto ti sta da
schifo.»
«Ora ragioniamo.»
«Il tuo tatuaggio sulla mano
però è unico.»
«È stato un errore di molti
anni fa.»
«Vorrei continuare coi
complimenti ma credo sia ora
che tu venga con me.»
«Come facevi a sapere del
tatuaggio?»
«Diciamo che non l’hai
tenuto nascosto.»
È ora di gettare la spugna, La donna si rilassa e
Anna. Dentro di ti senti potresti giurare di averle visto
sollevata che sia quest’uomo accennare un sorriso. Mai
ad averti preso. Ha avuto nessuna è riuscita a metterti
costanza ed è stato bravo, devi così in difficoltà. È stata brava,
ammetterlo. devi ammetterlo.
Missione fallita, Anna. Ci «Missione compiuta» dici
riproverai in un’altra vita. all’auricolare.

61
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

L’uomo intuisce il pericolo alle sue spalle e si scansa non appena


il grosso cuoco tenta di affibbiargli un diretto. Poi gli stringe il
braccio e lo fa piroettare contro il muro.
Anna, cosa stai facendo ancora qui? Inizia a correre! Non ci
pensi due volte e sei già fuori sotto la pioggia torrenziale.

Segna la parola in codice seul e vai al 74.

62
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Ti lanci sulla prima padella che vedi e ti accorgi solo ora che
è piena d’olio ed era rimasta su un fuoco lasciato acceso. Molto
bene, ora ti ritrovi con dell’olio sfrigolante fra le mani.
«Oh, vuoi giocare, dolcezza?» dice l’uomo. «Non potevi dirlo
subito?»
«Ho intenzione di cancellarti un tatuaggio o due, se non ti levi
di torno» gli dici con fermezza.
Ma l’uomo reagisce con una sonora risata.

Vuoi lanciargli l’olio addosso (vai al 54) o attenderlo in posizione


di difesa (vai al 69)?

63
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

L’uomo muove un piede e quello è il suo errore. Abbozza


un balletto sgraziato per tentare di mantenere l’equilibrio. Tu,
che gli sei ancora aggrappato, gli dai una spinta per accelerare
l’inevitabile: una gamba dell’uomo cede sotto tutto il suo peso.
Sfrutti lo slancio per metterti da parte e il suo corpo rovina a terra
come una casa in demolizione. L’uomo emette solo un breve
suono ottuso.
La donna è trotterellata silenziosa fino all’angolo della cucina e
ha la mano sulla maniglia della porta che dà all’esterno.
«Non andrai da nessuna parte» le intimi.
«Credevo di essere di troppo» ti dice.
«Questo gorilla non mi ama, considerami single.»
Fa un sorrisino. E lo fai anche tu.
«Sei bravo» ti dice. «Ma c’è una cosa che dovresti imparare da
me.»
La guardi confuso.
«Beh,» continua «io mi guardo sempre alle spalle.»

Se hai la parola in codice londra , vai al 47. Altrimenti vai al 61.

64
Nick
Aeroporto

La donna sembra assente. Non eri mai riuscita vederla bene in


viso. In tutti questi anni, non avevi mai ricevuto una foto a fuoco
del suo volto. Le avevi sempre visto le spalle. Oppure i capelli
corvini che le scendono sul collo pallido, in quei rari momenti
in cui sei riuscito ad esserle più vicino. Gli occhi di ghiaccio però
li ricordi bene, quei due fari li hai incrociati più volte a grandi
distanze e anche in quei frangenti riuscivano a congelarti. Ha
una nuvola di malinconia intorno. È una nuvola che riconosci
bene, circonda anche te. La sua vita passata a scappare, la tua a
rincorrere.
Il tuo sguardo scende sulla mano che tiene al collo del bambino.
È una mano delicata, sarebbe in grado di stringere? Non puoi
permetterti che faccia del male a quell’innocente. Noti una piccola
semiluna nera tatuata sopra al pollice.
Una cameriera si avvicina con in mano una matita e un blocco
di carta, sotto al quale attacca la cicca che sta masticando e chiede:
«Cosa prendete?»
«Kevin?» urla una donna in lontananza.
«Mamma!» dice il bambino.
È in quel momento che la donna si alza e corre, corre come non
l’hai mai vista correre. Tu voli sopra il tavolino ma c’è il bambino
di mezzo e la giovane cameriera che inizia a gesticolare e urlare
come un’oca. Ti getti nella folla.

Segna le parole in codice parigi e berlino. Ora vai al 55.

65
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Anna, sarà la tua curiosità un giorno ad ucciderti. Ti tuffi sul letto


per raggiungere velocemente il telefono sul comodino. Sollevi la
cornetta e rimani in ascolto. Il silenzio è rotto solo da un ronzio
di energia statica. Dopo qualche interminabile secondo, la voce
strascicata del concierge si fa sentire.

Se hai le parole in codice toronto o avana , vai al 95. Altrimenti


vai al 34.
66
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

C’è un foglietto bianco a terra sotto il letto. Dalla tua posizione


in corridoio lo vedi nitidamente. Ed è evidente che chi l’ha
abbandonato non potesse vederlo mentre era in stanza. È un
biglietto d’aereo. Non hai dubbi che la donna si stia dirigendo
all’aeroporto, ma conoscere il volo che cercherà di prendere ti
darà di sicuro un bel vantaggio.
Ad ogni modo la donna non è qui e l’unica via di fuga
sembrerebbe essere quel braccio di corridoio che piega a destra.
Se è andata di là, la donna delle pulizie deve averla vista passare.
Tic toc, tic toc.

Ti fermi a raccogliere il biglietto (vai al 94), oppure corri verso


l’angolo (vai al 38)? O infine pensi che la donna delle pulizie possa
aiutarti in qualche modo (vai all’87)?

67
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

Ti guardi intorno con mente calcolatrice. Come mettere i


bastoni tra le ruote al tuo inseguitore? Potresti creare un po’
di trambusto, facendo cadere quel vassoio di cocktail che sta
portando lo svogliato cameriere. Oppure potresti urlare “Un
fantasma!”. Ma qualcosa ti dice che riceveresti solo sguardi gelidi
e qualche: “Io ne ho visti due”. No, Anna, devi creare molta più
confusione di così.
L’idea te la dà quel grassone che sta fumando un sigaro proprio
davanti al cartello “non fumare”. Lo sguardo va al soffitto dove
identifichi un rilevatore di fumo. Se solo quel sigaro gli fosse più
vicino… Un modo più semplice per attivare l’allarme antincendio,
e la conseguente pioggia e fiumana in panico, sarebbe quella di
premere quel pulsante che si trova un po’ troppo lontano da te.
Sarebbe più semplice, ma ci metteresti di più e, te lo ricordo, tu
hai i secondi contati.

Vai, Anna, è ora di agire. Ti avvicini al signore col sigaro (vai al


36) o affronti la folla per raggiungere il pulsante (vai al 22)?

68
Anna
Aeroporto

Infili una mano nel cappottino e realizzi solo ora che non hai
con te il biglietto aereo. Questo renderà le cose difficili, Anna.
Molto più difficili. E non stare lì ferma come una stupida, muoviti!

Vai al 55.

69
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Sembri una tennista in attesa del servizio dell’avversario, mentre


tieni la padella lontana dal corpo, in attesa del momento giusto.
«Mi piace come ondeggi le anche, dolcezza» dice il tipo.
«Fatti avanti, cavernicolo.»
L’uomo sogghigna ma non sei sicura che l’abbia presa come
un’offesa.
«Ora arriva la palla» dice. Raccoglie una pesante marmitta con
la facilità con cui raccoglierebbe una piuma e te la scaglia addosso.
Sei costretta ad abbandonare la padella, Anna, e farti piccola per
non essere travolta dal bolide che va a squassarsi alle tue spalle.
Ok, siete di nuovo pari, ma l’uomo non ha più intenzione di
scherzare e avanza a grandi passi contro di te. Dai, Anna, pensa a
qualcosa!

Puoi attendere il momento in cui si avventerà su di te, per


spalancare la porta di un forno che sta tra te e lui, così da farlo
sbattere addosso (vai al 10), oppure puoi agire d’attacco provando
ad aggrapparti al suo grembiule per farlo crollare a terra (vai al
33).
70
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Esci dal tuo nascondiglio e ti piazzi a gambe larghe davanti


all’omone. Ha la fronte più bassa di un uomo di Neanderthal e il
cranio così storto che dubiti ci sia lo spazio per un normale cervello
umano. I tatuaggi che ricoprono i grossi muscoli descrivono la
lunga storia delle sue peregrinazioni all’interno delle prigioni
di Stato. La sicurezza in te stessa inizia a vacillare. Ragionare
con quest’uomo o affrontarlo con la forza sembrerebbero due
possibilità da suicidio. Eppure, Anna, sembra che tu non abbia
alternative.

Cerchi di parlargli (vai al 73) o raccogli una padella come arma


(vai al 62)?

71
Anna
Aeroporto

Sei già in fondo al corridoio quando senti una colluttazione e


del vociare dietro di te. Il ragazzino deve aver trovato il modo di
essersi guadagnato quel sigaro puzzolente.
«Hey!» senti chiamare alle tue spalle.
Oh, no. Quell’uomo è inarrestabile, Anna. Però sei riuscita a
guadagnare del tempo, vattene!

Vai al 19.
72
Se hai la parola in codice toronto vai all’89, altrimenti vai al
44.

73
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

«Senti, cercavo un cesso...» inizi a spiegare.


«Tutto questo albergo è un cesso, dolcezza.» Il primitivo fa un
passo verso di te mentre i piccoli occhi tentano di fare una stima
delle tue misure.
«Su questo siamo d’accordo, ma mi chiedevo se non ci fosse un
posto riservato alle donne...»
«Sei nel posto giusto. Alle donne qui riserviamo un ottimo
servizio.» Fa un altro passo e accarezza la mannaia.
«Ne sono certa, però che ne dici ora se usciamo di qui? Con tutta
quest’acqua ci stiamo facendo una doccia!»
«Non hai visto il diluvio qui fuori? Se hai freddo, posso tenerti
al caldo io.» Fa un altro passo verso di te, riducendo a un metro la
distanza fra voi. Agisci in fretta, Anna!

Segna la parola chiave madrid. Raccogli una padella (vai al 62)


oppure attendi il momento in cui tenterà di avventarsi su di te
per spalancare la porta di un forno che sta tra te e lui, così da farlo
sbattere addosso (vai al 10)?

74
Anna
Taxi

L’incessante acquazzone crea una cortina fumosa che rende


tutto grigio, senza distinzione tra ciò che sta in cielo e ciò che è a
terra. Lunghe fila d’auto immobili sono col motore e i fari accesi
in una città illuminata da sporadici lampi silenziosi. Il tuo taxi
scorre dritto in una corsia preferenziale, alzando grandi ondate
d’acqua al suo passaggio. I visi grigi e spenti che vedi sfilare nei
finestrini delle auto sono come una sequenza di fotogrammi
di un film che andrà a finire male. Non perdere le speranze,
Anna. Quell’uomo è a pochi minuti da te e qualsiasi errore ti
sarà fatale. Se sapeva dell’albergo, in tutta probabilità saprà che
ti stai dirigendo all’aeroporto, ma non hai scelta. Devi prendere
quell’aereo e consegnare la busta gialla. È la tua ultima occasione,
non ne puoi più di scappare.
L’aeroporto cittadino è particolarmente affollato. L’odore della
pioggia è frammisto a quello del metallo e del fritto dei fast food.
Sei fradicia, ma chi non lo è qui. Passi i controlli senza problemi,
d’altronde hai davvero poco con te, neppure una valigia. Devi
mettere in atto un altro diversivo, qualcosa che rallenti il tuo
inseguitore che sarà qui a momenti.
Lo stanzone si divide in due grandi corridoi zeppi di gente che
si affretta badando ai propri affari. I due passaggi si allontanano
curvandosi, costellati di piccoli negozi, tabacchi e caffè, e si
ricongiungono più avanti, in prossimità dei gate di imbarco. Nel
corridoio di destra un ragazzino seduto a terra tende la mano
nella speranza che qualcuno gli porga un centesimo. In quello di
sinistra avanza un poliziotto che tiene al guinzaglio un pastore
tedesco. Con un po’ di creatività, entrambi potrebbero esserti
d’aiuto. Dovresti solo trovare il modo di convincerli.

Parli al mendicante (vai al 59) o intercetti il poliziotto (vai al 51)?


75
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Anche se la tua testa arriverà sì e no ai suoi pettorali, ti fai grosso


e avanzi con decisione. Forse è l’unico modo per comunicare con
questo primate.
L’omone reagisce come atteso, accetta la sfida e avanza a testa
bassa. Quando siete a circa un metro di distanza, a sorpresa
spalanchi con forza la porta di un forno che sta tra te e lui.
L’uomo va a sbattere con violenza sugli stinchi mollando un urlo
disumano. Sta perdendo l’equilibrio!

È il momento di lanciarti su di lui e atterrarlo (vai al 15) oppure


credi che sia il momento di dedicarti alla donna (vai al 79)?

76
Nick
Scale del Pinkerton Hotel

Ti infili come una palla di cannone nella tromba delle scale


rimbalzando da un pianerottolo all’altro, col rischio di lussarti la
spalla ad ogni svolta. Non puoi perdere così l’occasione di essere
ad un passo da quella donna.
Sai che l’ascensore che ha preso fermerà al piano delle
conferenze, così quando lo raggiungi rallenti giusto quel secondo
per riprendere fiato. È allora che scatta l’allarme antincendio.
Guardi attraverso la porta a vetri e vedi una scena apocalittica.

Apri la porta e vai al 53.


77
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Succede in un attimo. Il tuo piede destro sguscia sul pavimento


ricoperto da una miscela di acqua scesa dagli spruzzini e l’olio che
hai versato. Ti ritrovi a terra, un po’ frastornato dalla caduta. La
tua mano gonfia prova quasi un sollievo a contatto con l’acqua.

Se hai la parola in codice londra , vai al 45. Altrimenti vai al 47.

78
Se hai la parola in codice parigi, vai al 60. Altrimenti vai al 26.

79
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

La donna è scivolata silenziosa fino all’angolo della cucina e ha


la mano sulla maniglia della porta che dà all’esterno.
«Non andrai da nessuna parte» le intimi.
«È che qui dentro fa un po’ troppo caldo» ti dice.
«Nessun problema, ho intenzione di portarti al fresco.»
Fa un sorrisino. Lo fai anche tu.
«Sei bravo» ti dice. «Una cosa però dovresti impararla da me.»
La guardi confuso.
«Beh,» continua «io mi guardo sempre alle spalle.»

Vai al 47.
80
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Lanci un’occhiata su e giù lungo il corridoio. L’unica via di


fuga sembrerebbe essere quel braccio di corridoio che piega a
destra. La donna delle pulizie sta ancora lottando con le tasche
del camicione, se la tua preda è andata da quella parte non può
non averla vista passare. Tic toc, tic toc. Lo senti nelle vene che
questa è la tua ultima occasione per prenderla, se ti sfugge puoi
dire addio al tuo lavoro. Agisci e pensa in fretta.

Corri verso l’angolo (vai al 38) o preferisci interrogare la donna


delle pulizie (vai all’87)?

81
Anna
Aeroporto

«Aspetta un secondo» dici. «Ho una cosa per te.» Infili una mano
nel taschino. L’avevi quasi dimenticato, ma hai ancora con te il
sigaro che hai preso a quel grassone al buffet.
«È un sigaro?»
«È un sigaro» confermi. «Speravo di avere del cibo ma...»
«Non posso crederci, mi stai dando un sigaro… Dimmi: qual
è l’uomo di cui parli?» Il ragazzino ti guarda con uno sguardo
risoluto e improvvisamente capisci di avere un alleato.

Controlla le tue parole in codice. Conta quante ne hai da quattro


lettere. Ora conta quante capitali composte da due parole possiedi
(il cairo è una di esse, ad esempio). Se le prime sono in numero
maggiore rispetto alle seconde, vai al 71. Altrimenti vai all’86.

82
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Ti guardi intorno con circospezione e cammini leggero


nonostante il vociare di quei maghetti possa coprire qualsiasi altro
rumore. La stanza della donna è qui da qualche parte. Potresti
giurare di sentire il suo profumo, nascosto tra quello di sudore,
cicche e alcool che trasuda la carta da parati.
«Nick? L’hai presa?» La voce all’auricolare è sempre più
fastidiosa. Il primo lavandino che trovi, ce la anneghi dentro, è
una promessa.

Se hai le parole in codice toronto o avana , vai al 40. Altrimenti


vai al 92.

83
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

Il rumore della pioggia batte Ecco il gate, l’aereo che non


sulle vetrate falciate dal vento. puoi perdere è parcheggiato
Quell’odore ti raggiunge anche lì fuori sull’asfalto bagnato e
qui all’ombra della colonna in l’uomo che ti inseguiva è qui ad
cui ti rintani pronto a scattare attenderti, lo identifichi subito
come un felino. da un dettaglio.
L’adrenalina ti percorre le La sua mano gonfia e rossa è
vene e non senti neanche più la appoggiata a quella colonna.
mano dolorante. Anna, non potrai passare di
«Nick?» chiama l’auricolare. lì.
Ma tu stai in silenzio e Le hostess iniziano a
attendi anche mentre le hostess rimuovere l’accoglienza e
tolgono il cartello di imbraco. chiudere a chiave le porte che
Ci metti un po’ ad ammetterlo danno all’esterno.
ma quella donna non passerà Ti allontani di fretta dalla sala
da qui. Forse ti ha fregato di e imbocchi i corridoi per uscire
nuovo o forse questa volta sei dall’aeroporto. Il tuo aereo è
riuscito a rovinarle i piani. partito. I tuoi piani sono andati
Fatto sta che non sei riuscito a in fumo ma almeno sei riuscita
catturarla. a non farti prendere.
«Missione fallita» mormori Missione fallita, Anna. Ci
all’auricolare. riproverai in un’altra vita.

84
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

Ti aggiri come un idiota Sfili un rettangolo di carta


al centro della sala da cui si dal cappottino. È il tuo biglietto
diramano i corridoi che danno aereo, il tuo lasciapassare
ai gate. Gli occhi saltano da una per la libertà. Ti dirigi al gate
donna all’altra ma non riesci con sicurezza, sapendo che
a scorgerla. Non sai che aereo quell’uomo ormai deve aver
prenderà e ormai il pensiero perso le tue tracce e non ha
che sia troppo tardi inizia a modo di sapere su quale aereo
roderti dentro come un tarlo. salirai.
«Nick?» gracchia l’auricolare. Chissà cosa sarebbe successo
È ora che tu getti la spugna se avessi fatto anche una sola
e ammetta di aver perso. scelta diversa durante la tua
Senti una stretta allo stomaco fuga. Forse ora ti ritroveresti
e ti sembra che non riguardi tra le braccia di quell’uomo.
la convinzione di non aver Questo pensiero ti dà un
fatto abbastanza. Sembra brivido, quasi piacevole. Ma lo
piuttosto c’entrare con la scacci via immediatamente. Ti
strana sensazione che quella imbarchi e ti accomodi sulla
donna inizi già a mancarti. Ma poltroncina di fronte all’oblò
ti sembra un’idiozia, scacci in attesa che si faccia avanti
velocemente quell’idea e torni qualcuno a reclamare la busta
coi piedi per terra. gialla.
«Missione fallita» dici Missione compiuta, Anna.
amaramente all’auricolare. Sei salva.

85
Nick
Scale del Pinkerton Hotel

Sali gli scalini, neri di polvere mai spazzata, a due a due.


Cinque piani non sono tanti ma il tuo fiato inizia a reclamare già
dal terzo. L’ascensore poteva essere affollato e farti perdere più
tempo, cerchi di giustificarti. Arrivare con l’ascensore poi è come
suonare il campanello. E mentre continui con questi pensieri di
logica ineccepibile, mormori maledizioni alla forza di gravità, al
tuo fiato rotto da anni di sigarette e al fossile di brioche che saltella
nello stomaco ad ogni passo.
«Nick, stai salendo, vero?» dice la voce all’orecchio. «La
prendiamo questa volta, vero?»

Segna la parola in codice algeri e vai al 20.

86
Nick
Aeroporto

«Nick, l’hai persa» dice con voce inespressiva l’auricolare.


Non l’ho persa, pensi. È ancora qui da qualche parte. Se solo
quel ragazzino non si fosse messo di mezzo.
Il mendicante ti ha avvicinato. Gli hai fatto cenno che non
avevi nulla da offrirgli. Quello ha insistito, facendosi bello col suo
sigaro. Dove l’ha trovato un sigaro, un tipo così? A un certo punto
hai dovuto parlargli con la tua voce più profonda, quella che fa
correr via qualsiasi scarafaggio. Ma il ragazzino ha fatto il testardo
e ti si è piazzato davanti. Ci mancava anche questa. Già la donna
ti aveva fatto mangiare la polvere all’hotel e ora il tuo ritardo sta
peggiorando.
Quel sigaro gliel’hai fatto ingoiare. È stato più forte di te.
Nessuno si è lamentato. Le persone che vi passavano accanto non
erano altro che fantasmi grigi che correvano a prendere il proprio
aereo o un taxi per l’albergo. A chi interessa un povero straccione
che tossisce con forza in un angolo.
No, non sei fiero di te ma se non trovi la ragazza ora, potrai
presto mettere la parola fine alla tua carriera.

Vai al 55.
87
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

«Signora, mi permetta una domanda.» Indossi il tuo miglior


sorriso e ti avvicini coi palmi delle mani bene in mostra, come
prova che sei innocuo.
Il viso della donna è distorto in una smorfia di disgusto per il
mondo. Ogni ruga segna il numero di volte che questa donna ha
pulito i cessi di questo orrendo hotel. I quattro capelli argentei che
le pendono dal capo sono l’unico dettaglio prezioso che l’adorna e
cerchi di tenere lo sguardo fisso su di essi, per non lasciar trapelare
il tuo, di disgusto.
«Che c’è, non vedi che ho da fare?» Non te l’aspettavi ma la sua
voce è circa un’ottava più bassa della tua.
«Cerco una donna. Sono certo che sia passata di qui pochi
secondi fa e...»
«Quella brutta sgualdrinella...» scandisce lentamente la megera.
Ma ti accorgi che non lo sta dicendo a te, ma a se stessa. È
come se stesse ripercorrendo con la mente gli avvenimenti del
passato. Abbozza pure una specie di sgraziato balletto in mezzo
al corridoio, mentre dice «Io ero qua… e quella è uscita di là… poi
mi viene addosso e chiede scusa… e io le dico di stare più attenta
e quella neanche mi guarda e poi cerco il mazzo di chiavi. Ma nel
carrello non ci sono, nelle tasche neppure...» Alza gli occhi verso
di te ed emette un urlo roco che potrebbe richiamare i rapaci nei
dintorni: «È STATA QUELLA!» Fai appena in tempo a tapparti le
orecchie.
«Di che chiavi parla?» le chiedi.
«LE MIE!»
«Sì, d’accordo. Le sue chiavi… cosa aprono le sue chiavi? Le
stanze di questo piano?»
«Le mie chiavi aprono tutto, giovanotto. Cosa credi, che io sia
una serva? Ti sbagli di grosso! Io ho le chiavi con la C maiuscola!
Posso aprire tutto! Tutte le stanze del palazzo!» Tiene alto il mento
peloso, fiera come una regina. «E gli ascensori, naturalmente»
aggiunge.
«Ascensori? Più di uno? Non esiste un solo ascensore?» chiedi
perplesso.
«Oltre a quello principale, esiste quello di servizio, giovanotto.
Proprio dietro l’angolo. Lo uso solo io. È il mio ascensore
personale.»
«Merda!» dici ad alta voce. «Starà scendendo alla hall!»
«Impossibile» dice, senza ammettere discussioni.
«Quell’ascensore non va più giù del secondo piano.»
Corri indietro, sfrecciando per il corridoio. Non hai altro tempo
da perdere e devi scendere il più in fretta possibile.
«Se vedi la tua amichetta, riportami le chiavi!» urla la racchia
alle tue spalle. «Tagliale una mano, se necessario!»
Le porte dell’ascensore principale si stanno chiudendo, ma se
fai uno scatto puoi fermarle.

Segna la parola in codice il cairo. Sali sull’ascensore (vai al 3)


o preferisci usare le scale di servizio (vai al 76)?
88
Anna
Cucina del Pinkerton Hotel

Sgattaioli tra le corsie finché non adocchi la porta della


ghiacciaia. Se ti nascondi lì potresti osservare come evolve la
situazione attraverso l’oblò della porta. Ti stai intrufolando dentro
quando vieni fermata da una voce: «Congelati sul posto, piccola.»
Non è quella dell’energumeno, bensì dell’uomo che ti sta
inseguendo e che è appena apparso sulla porta della cucina. Alle
sue spalle però compare il cuoco, che sembra molto felice di
avere due topi nella sua gabbia. Ti chiudi lentamente dentro la
ghiacciaia lasciando che se la vedano tra loro, per ora.

Vai al 43.

89
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

«Un tipo anonimo, ben piazzato. Umido.»


«Umido?» chiedi. Ma forse hai capito male, maledetto mal di
testa.
«Per via della pioggia. Un cafone, se la signorina mi permette.»
Non stai capendo nulla e il concierge non fa altro che farti
perdere tempo. L’uomo sarà qui a momenti. Stai per riattaccare
quando la voce alla cornetta aggiunge: «Dovrebbe farsi dare una
controllata a quella mano. Era più grossa dell’altra, oltre ad essere
paonazza.»
Mentre prendi nota mentalmente di questo dettaglio, appendi il
ricevitore e inizi a vestirti. Ti infili i tacchi ondeggiando attraverso
la stanza. Mai più tacchi, Anna. Mai più, se devi continuare a
fuggire quando meno te lo aspetti.
Non c’è tempo per preparare una valigia. Devi schiodarti da qui
e devi farlo ora. Fissi per un attimo la busta gialla coi documenti e
la infili con risolutezza in una tasca, poi apri il cassetto dove c’è il
biglietto aereo. E invece il biglietto non c’è.
Cazzo, cazzo, cazzo, pensi.

Segna la parola in codice berlino. Puoi cercare il biglietto, che


è sicuramente qui da qualche parte (vai al 7), oppure puoi lasciar
perdere sperando che ti venga in mente qualcosa di furbo quando
dovrai imbarcarti (vai al 31).

90
Nick
Scale del Pinkerton Hotel

Ti infili come un fulmine nella tromba delle scale e ti getti a


capofitto saltando da un pianerottolo all’altro. Il rischio di slogarti
una caviglia è molto alto ma non hai alternative. Non puoi perdere
così l’occasione di essere ad un passo da quella donna. Quando
sbuchi al piano terra, ti guardi in tutte le direzioni. Dove diavolo è
l’apertura dell’ascensore di servizio?
È allora che scatta l’allarme antincendio e tutti gli erogatori
d’acqua iniziano a spruzzare dal cielo. Il concierge accorre verso
la grande scalinata che porta al secondo piano e ti basta un attimo
per vedere tutto più chiaramente. L’ascensore di servizio ferma a
quel piano, lo vedi con le porte aperte. Tutto intorno c’è una scena
apocalittica. La donna deve essere là.

Segna la parola in codice santo domingo, sali la scalinata e vai


al 53.

91
Nick
Aeroporto

«Nick, non puoi perderla anche questa volta!» La voce


all’auricolare inizia a essere ripetitiva. Basti già tu a maledirti per
tutte le volte che te la sei lasciata scappare, ma questa volta sarà
diverso. Quando l’hai vista attraversare i controlli all’aeroporto
le eri alle spalle e così hai visto bene dove stava andando. Stai
per afferrarle il polso quando la senti chiamare una guardia. La
ragazza è furba. La solita vecchia storia, un uomo che importuna
una donna. Ci metterebbe davvero poco la guardia a crederle. O
perlomeno, il primo a essere interrogato saresti tu e se non fossi
in grado di fornire giustificazioni sufficienti, passeresti qualche
ora in guardina a rinfrescarti le idee.
Cambi immediatamente direzione. C’è un giornalaio nei
paraggi, raccogli una rivista e controlli la situazione da una certa
distanza.
La donna sta conversando col gendarme. Si voltano e scrutano
la folla, ma tu non sei dove ti stanno cercando. Il cane comunque
è più furbo di quella guardia e continua ad abbaiare alla donna.
«Ha intenzione di comprarla quella?» dice il giornalaio.
Lo guardi male. «Le sembro un tipo da gossip?»
Quando ti volti di nuovo, il gendarme ha proseguito per il
corridoio e la donna si sta già dileguando. Cazzo.

Vai al 19.

92
Nick
Corridoio al quinto piano del Pinkerton Hotel

Le porte delle stanze sono tutte uguali. Soldati gemelli disposti


su due file, in mezzo ai quali passi tu come un generale che
cerca un dettaglio fuori posto, come un’uniforme sgualcita o
del fango sugli stivali. Ogni pomello d’ottone ha le sue personali
scheggiature ed è sicuramente carico di impronte digitali oltre che
di batteri. Da una porta arriva il gemito di un letto, da quell’altra
uno sciacquone, ma non c’è modo per te di dedurre quale apra
nella tana della tua preda.
Poi arrivi davanti a una porta aperta. Una valigia vuota e vestiti
di una donna che ha del gusto sono sparpagliati a terra. È questa
la stanza. È il profumo nell’aria che te lo dice. E tu sei arrivato in
ritardo.
Inizi a sudare e guardi lungo il corridoio. Se è fuggita lasciando
qui la valigia, significa che le eri molto vicino. Di certo non è
venuta da dove sei giunto te o l’avresti incrociata. L’unica via di
fuga potrebbe essere oltre la curva che fa il corridoio e quella
donna delle pulizie deve averla vista passare.

Corri verso l’angolo (vai al 38) oppure ti fermi a parlare con la


donna delle pulizie (vai all’87)?
93
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

L’angusto ascensore in cui ti trovi è molto più pulito di quello


principale. Un lieve profumo di limone traspare da una carta da
parati ben tenuta nonostante l’età. Ci sono addirittura dei quadretti
che ritraggono fiori e una mensola su cui sono allineate fialette
di acqua di colonia. È come se qualcuno vivesse qui e ci tenesse
moltissimo a questo posto. Uno specchio lindo alle tue spalle ti
permette di darti quella sistemata che non sei riuscita a darti in
camera. Non puoi fare altro nel tempo in cui la cabina arriverà
al piano. È il momento giusto per riprendere fiato e iniziare a
pensare lucidamente. Ma il mal di testa si ripresenta bussando alle
tempie, insistente come un venditore di aspirapolveri che ha visto
la luce sotto la porta e non intende andarsene. Prego, si accomodi.
Aspiri pure tutto quello che trova. Non dimentichi anche il mio
cervello, se questo può farlo smettere di pulsare.
Quando le porte si aprono ti ritrovi in mezzo a un circo. Uomini
e donne di tutte le forme, agghindati come lampade sgargianti,
si accalcano lungo i tavoli del buffet di benvenuto di quella
conferenza che sapevi si sarebbe tenuta oggi. Potresti fiondarti
fuori dall’albergo scendendo la grande scalinata che porta alla
hall, ma se c’è un posto dove il tuo inseguitore potrebbe attenderti
è proprio lì. No, Anna, devi trovare una via di fuga secondaria e
soprattutto devi trovare un diversivo, qualcosa che rallenti quel
segugio.
I pensieri sono interrotti da un brontolio lontano, che non
appartiene al temporale lì fuori. È il tuo stomaco. I pasticcini di
quel vassoio non sembrano di grande pasticceria, è vero, ma al
tempo stesso non è il momento di fare i preziosi.
Anna, non hai tempo da perdere, fila via di qua.
Però, onestamente, quanto tempo può farti perdere agguantare
un pasticcino al volo?

Puoi prendere il pasticcino (vai al 6), oppure no (vai al 67).

94
Nick
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

Ti getti a terra fregandotene se il tuo vestito diventerà la nuova


dimora per le pulci e gli acari che infestano il pavimento. Ti copri
il naso con la coppa di un reggiseno abbandonato nella speranza
di non prenderti qualche brutta malattia polmonare, che di
sicuro serpeggia sul pavimento. Allunghi la mano sotto il letto,
ignorando le ragnatele che ti si avvinghiano come un guanto, e
riesci a catturare il biglietto in maniera precaria tra indice e medio.
«Mio!» esulti, ma ti tocca respirare e la tosse che ti assale è
istantanea. Sfili il braccio di fretta e la manica si impiglia in
una molla storta e appuntita che pende dal materasso. Cerchi
di liberarti con cura, per non strappare il vestito e abbandoni il
biglietto. Una volta in salvo, riesci a raccogliere nuovamente il
foglietto di carta. Vorresti lavarti mani e viso, anzi vorresti farti
una completa doccia di decontaminazione radioattiva, ma hai già
perso parecchio tempo.

Segna la parola in codice kuala lumpur . E ora decidi in fretta:


prosegui lungo la curva del corridoio (vai al 38) o parli con la
donna delle pulizie (vai all’87)?

95
Anna
Stanza 513 del Pinkerton Hotel

«Signorina Morgan?»
«Sono io» dici con un po’ di ritardo. «Stavo… stavo dormendo.»
«Oh, sono desolato signorina Morgan. Ma trovo possa essere di
suo interesse sapere che un uomo sta salendo in camera da lei.»
Cazzo. Pensi.
«Signorina Morgan? È ancora lì? L’uomo non mi ha dato il suo
nome, ma se vuole posso descriverglielo.»
Cazzo, cazzo, cazzo. Pensi.

Segna la parola in codice bangkok . Chiedi al concierge di


continuare (vai al 72) oppure decidi che hai perso già abbastanza
tempo e appendi il telefono (vai al 25)?

96
Anna
Secondo piano del Pinkerton Hotel

Scende una pioggia dal cielo, metallica e salina al tempo stesso.


Chiudi gli occhi e respiri l’odore che risale dalla pelle, un profumo
dolciastro che ti riempie di calma. L’acqua è fresca e questo dà
ristoro alla tua testa che è in fiamme dal troppo pensare. La sirena
antincendio risuona per tutto il palazzo, sovrastando le urla di
quelli che ti circondano. Loro sentono le trombe della morte, tu
quelle degli angeli che annunciano la tua vittoria.
Poi apri gli occhi e lo vedi lì, in fondo, l’unico che non sembra
coinvolto dalla baraonda. Si guarda in giro e cerca te. Valuti la via
di fuga più prossima e la trovi dietro quel cameriere che si copre
la testa col vassoio. È il montacarichi della cucina e tu ti ci stai già
infilando dentro. Mentre scendi i vostri occhi si incrociano per un
attimo.
L’atmosfera in cucina è sospesa. Tutti i cuochi hanno lasciato
le loro postazioni immerse in un’aria nebbiosa che sa di fritto.
L’unico rumore è quello delle docce antincendio che zampillano
sulle padelle e pentoloni accatastati alla rinfusa sopra i lunghi e
unti banconi d’acciaio.

Potrebbe essere l’occasione giusta per aprire un cassettone


e cercare un’arma, come un coltello (vai al 50). Oppure puoi
procedere e cercare subito la via d’uscita (vai al 4).

97
Nick
Cucina del Pinkerton Hotel

Barty è troppo ingombrante per riuscire a scansare la padella


e l’olio si riversa sul suo avambraccio. Entrambi guardate le
bolle che si formano e deformano i tatuaggi che lo ricoprono.
Quest’uomo ne ha passate tante e sembra indistruttibile, ma lo
vedi cedere per un attimo. Forse si è reso conto che lo scontro con
te non gli risulterà facile.

È il momento giusto per avvicinarti e aprirgli la porta di un


forno sugli stinchi (vai al 75) oppure tentare di atterrarlo (vai al 15).

98
Anna Nick
Aeroporto Aeroporto

Il rumore della pioggia batte L’odore della pioggia arriva


sulle vetrate falciate dal vento. dalla porta aperta del gate.
Arrivi correndo al gate che Ecco la donna. Arriva
sta per chiudere. Ci sono ancora di fretta e con un gesto da
tre persone in fila allo sportello prestidigitatore sfila il biglietto
ma l’ultima, una signora bassa, dalla tasca posteriore dei
ti fa passare mentre si cerca le pantaloni di un donnone. È
tasche. proprio brava.
Quando arriva il tuo turno Esci dal tuo nascondiglio, ti
mostri il biglietto ma una mano affianchi a lei e prima che sia
ti blocca il polso. troppo tardi la blocchi.
«Mia moglie dev’essersi
persa» dici alla hostess al banco.
«A dire il vero io...»
«Cara, non è questo il nostro
volo. Seguimi.»
Vorresti divincolarti, urlare, Ti saresti aspettato una
fare una scena, ma la voce reazione più violenta, da
calma dell’uomo ti convince: cavallo imbizzarrito. Eppure la
arriva un momento in cui è sua reazione arriva inaspettata.
necessario fermarsi, Anna. Com’è successo in tutte le
Dopo anni di fughe, ti senti altre occasioni, questa donna
sfinita e non hai più le forze per trova il modo di sorprenderti:
opporti. Noti che il mal di testa emette solo un lungo sospiro di
ti sta passando. sollievo.
«Devo essermi confusa.»
«Lo sai che non ti perdo mai
di vista.»
«Fortuna che ci sei tu.»
«Che ne dici se andiamo a
berci un caffè?»
E così vi allontanate a La donna si aggrappa al tuo
braccetto come foste una braccio come se davvero ora si
giovane coppia di innamorati. sentisse al sicuro.
Missione fallita, Anna. Ci «Missione compiuta»
riproverai in un’altra vita. sussurri all’auricolare.

99
Anna
Aeroporto

Ti avvicini dolcemente al bambino e gli sussurri che ora


troverete sua madre.
Il tuo inseguitore compare di corsa sfilando tra la fitta fiumana
di gente. Ti scorge subito e vede la mano che tieni sul collo del
bambino. Non saresti capace di fargli del male, Anna. Ma l’uomo
questo non lo sa e nel dubbio rallenta e avanza con circospezione.
Siete a un metro di distanza, i vostri sguardi fissi l’uno sull’altro.
Non dite una parola, entrambi dovete ancora riprendervi dalla
corsa.
«Ho sete» dice il bambino con una vocina fastidiosa.
Vi fate un cenno con la testa ed entrambi siglate una tregua di
qualche minuto, andandovi a sedere ad un tavolino del bar. Non
molli la presa dal bambino e tenete il tavolo in mezzo tra di voi.
D’accordo, Anna. Riprendi fiato e dagli l’opportunità di farlo anche
lui. D’altronde probabilmente sarebbe finita male comunque e
questo può darti il tempo di escogitare qualcosa di nuovo.
«Ho avuto una giornataccia» dici. «Troppo mal di testa.»
«La mia giornata è iniziata male dalla colazione» commenta
l’uomo massaggiandosi una mano, stranamente gonfia e arrossata.
«E io ho sete» insiste il bambino.

Ora Anna è arrivato il momento di una scelta decisiva. Puoi


attendere il momento opportuno per fuggire, come fai sempre
(vai al 64). Oppure puoi cambiare il corso degli eventi e decidere
di rivelare i tuoi segreti all’uomo (vai al 46).

100
Nick Anna
Aeroporto Aeroporto

Porti la mano all’auricolare. Quando ormai hai perso


«Nick? Nick, cosa sta..» dice la le speranze l’uomo fa come
vocina all’orecchio, ma prima gli stai chiedendo. Cosa lo ha
che finisca la fai annegare portato a fidarsi di te? Questo
dentro una birra abbandonata significa che anche tu proverai
sul tavolino. a fidarti di lui?
«Lo sai perché mi vogliono?»
Fai cenno di no con la testa. Capisci che l’uomo ha
Non li hai mai saputi i motivi. sempre e solo eseguito degli
La donna ti racconta tutto. ordini.
Rivelazioni così inaspettate Chiudi le orecchie al
che fai quasi fatica a crederci. bambino e sospiri tutto d’un
Ma poi ti mostra prove fiato tutti i segreti di cui sei a
inconfutabili che ti lasciano a conoscenza. Sfili la busta gialla
bocca aperta. e gli mostri il contenuto.
«Così è per questo che
vogliono metterti a tacere.»
«Se mi prendono, non mi
lasceranno in vita.»
La morte non è certo ciò che L’uomo sta riflettendo. Forse
ti auguri per lei. ora capirà.
«Se sapessero che ora anch’io
so...»
«È per questo che ti ho fatto
togliere l’auricolare.»
«Ti aiuterò» decidi in un
attimo.
«Ti metterai nei guai…»
Perché improvvisamente
provi preoccupazione per
quest’uomo?
«Sei astuta, fingerò che
mi sei fuggita, come le altre
volte... Devi andartene, non
perdere altro tempo. Sali su
quell’aereo.»
Hai l’impulso di darle un Vorresti baciarlo, o forse
bacio d’addio, dopotutto sono no. Ti senti confusa. Provi dei
diversi anni che la insegui ed è piccoli brividi alla pancia che
sempre stata nei tuoi pensieri. non ti sai spiegare.
«Noi due ci prendiamo un Ti dirigi al gate, senza
gelato» dici al bambino. mai voltarti indietro. Non
«Missione fallita» dici l’avresti mai detto, ma speri
all’auricolare rotto e ti prepari di incontrare di nuovo
a mentire su cosa sia successo. quell’uomo, magari in una
Senti di aver fatto la cosa giusta. storia diversa. Ti accomodi al
Missione compiuta, tuo posto e attendi la persona a
mormori a te stesso mentre cui consegnerai la busta gialla.
osservi l’aereo partire. Missione compiuta, Anna.

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