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Straniero in classe
Il testo si apre e si conclude con il concetto che l’insegnante deve avere uno sguardo “estraneo” nei
confronti di se stesso e della scuola e che deve imparare a sentirsi straniero in classe.
I capitoli seguono le varie fasi dell’integrazione scolastica (e non) dello straniero nella scuola, ma
anche se Zoletto parla anche di scuole per ragazzi (dalle medie in su), lo sguardo prevalente è quello
che deriva dalla sua esperienza di professore di Italiano per Stranieri – L2 agli adulti.
Epilogo
Molti fanno fatica ad accettare l’altro che non sia vistosamente altro. Lo stereotipo è che ci è più
simile si integrerà meglio, ma non è così. Lo dimostra la storia di Fernando, che, venuto
dall’Argentina (discendente di emigranti italiani), sembrava integrato (conosceva bene la lingua,
lavorava, i figli andavano a scuola) e aveva ottenuto persino la cittadinanza in nome dei suoi
antenati italiani, ma poi è tornato al suo paese perché “non riusciva a integrarsi”.
Zoletto ripercorre poi le tappe del libro e i suoi capitoli per tornare all’idea di fondo e cioè che
l’insegnante deve imparare a sentirsi “straniero” in classe, senza dare per scontato nulla.