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VINCENT VAN GOGH

Vincent Willem Van Gogh nacque il 30 marzo 1853, primo(un fratellino era nato
morto l’anno prima) di sei figli, nel villaggio olandese di Groot-Zundert, nella
Brabanzia settentrionale.
Suo padre, Theodorus Van Gogh (1822-1885), era un predicatore protestante, mentre
sua madre, Anna Cornelia (1819-1907) era figlia di un rilegatore dell’Aia.
Tra il 1861 e il 1864 egli frequentò la scuola del paese, a Zundert e, successivamente,
studiò al Collegio privato di Zevenvergen, dove apprese il francese, l’inglese e il
tedesco e si esercitò in disegno.
Tuttavia, abbandonò, nel 1866, questa scuola, per frequentare invece quella del
collegio a Tilburg. Nel 1868, però, lasciò anche questa scuola e ritornò a Groot-
Zundert.
Dopo diverse esperienze di lavoro fallite, studiò teologia all’Università di Amsterdam
a partire dal maggio del 1877, prendendo lezioni di latino, greco e matematica,
traducendo la Bibbia, convincendo i propri genitori della sua vocazione religiosa e
della voglia di dedicare la sua vita all’evangelizzazione dei poveri. Diventò nel giro
di tre mesi predicatore laico nel Borinage, poverissima regione mineraria del Belgio,
posta al confine con la Francia. Lì visse in estrema povertà, in una baracca a
Wasmes, dormendo sulla paglia. Andava a trovare i malati e leggeva la Bibbia ai
minatori. Egli era turbato dalle condizioni in cui erano costretti a vivere questi ultimi,
per i quali si adoperò con tutte le sue energie.
Il suo impegno, però, irritò i suoi superiori che non prolungarono l’incarico, esibendo
come pretesto la mancanza di talento per la retorica. Così, il Comitato Evangelico lo
allontanò ben presto per la sua eccessiva attenzione verso gli indigenti.
Intorno al 1881 Van Gogh, ancora impegnato nel Borinage, cominciò a maturare
l’interesse per l’arte, soprattutto dopo aver conosciuto il pittore Jules Breton, che
divenne, accanto a Jean-François Millet, il suo modello. Autodidatta, imparò a
dipingere, copiando le stampe di Millet.
Nel 1882 si trasferì all’Aia, principale centro della pittura olandese, dove prese
lezioni di pittura da Anton Mauve, suo parente, e si dedicò al disegno.
Dopo essersi innamorato varie volte senza essere ricambiato, conobbe Casina Maria
Hoornik, detta Sien, una lavandaia e prostituta alcolizzata, insieme ai suoi figli, che
posò per lui e divenne ben presto la sua amante. Celebre è lo “Studio per il dolore”
(1882, Rijksmuseum Van Gogh, Amsterdam), che la raffigura nuda, seduta. Van
Gogh si prese cura di Sien, malgrado il dissenso della famiglia e degli amici.
Negli anni successivi alla rottura della relazione con Sien, avvenuta nel 1883, egli si
trasferì a Nuenen, dove vivevano i genitori e dove rimase fino al novembre del 1885.
Durante i due anni, dipinse circa 200 quadri, caratterizzati da tonalità scure e terrose.
Proprio a questo periodo risalgono importanti opere quali “I mangiatori di patate”
(1885, Rijskmuseum Van Gogh, Amsterdam), un interno con contadini intenti al loro
frugale pasto, in cui Van Gogh rivela tutta la sua umana pietà per i lavoratori e
“Bibbia aperta, candela spenta e romanzo” (Rijskmuseum Van Gogh, Amsterdam).
Oltre a Zola leggeva testi di teoria dell’arte di Delacroix e Fromentin, convincendosi
dello stretto legame tra colore e musica (Wagner); prese inoltre lezioni di canto e di
pianoforte.
I genitori desideravano aiutare Vincent; ignoravano i suoi abiti eccentrici e il suo
strano modo di comportarsi.
Nell’agosto del 1884 stabilì una relazione con Margot Begermann, combattuta dai
genitori di entrambi, la quale tentò addirittura il suicidio.
Ma il 26 marzo 1885 il padre di Van Gogh, Theodorus, morì in seguito ad un colpo
apoplettico: Vincent fu profondamente colpito.
Qualche mese dopo, precisamente a settembre, il parroco di Nuenen proibì agli
abitanti del villaggio di posare per Van Gogh, poiché una giovane contadina era
rimasta in cinta subito dopo aver posato per lui.
Così, decise di dedicarsi per un periodo a dipingere nature morte con patate e nidi,
cominciando a dipingere spesso di notte all’aperto, con candele fermate sulla falda
del cappello e sul cavalletto.
Nel 1886 l’artista raggiunse il fratello Theo, con cui aveva uno splendido rapporto,
impiegato presso una galleria d’arte nel Boulevard Montmartre a Parigi: qui ebbe
modo di conoscere le opere di pittori impressionisti quali Claude Monet e Camille
Pissarro e, affascinato dal loro cromatismo, adottò nuovi colori, più brillanti.
Fu particolarmente influenzato dal pittore Geoges Seurat che sperimentò la nuova
tecnica detta “puntinismo”, accostando sulla tela tanti puntini colorati e modellando
le forme con tonalità diverse.
Questa influenza si avverte nel ritratto del mercante d’arte Tanguy (1887-1888,
Musèe Rodin, Parigi) e negli autoritratti di quel periodo, in cui le forme sono
modellate con brevi pennellate di colore luminoso. Anche le stampe giapponesi, con
le loro linee pulite e i colori intensi e piatti, affascinarono notevolmente Van Gogh.
Il suo interesse per uno stile pittorico non definito lo avvicinò ad artisti d’avanguardia
quali Emile Bernard e Paul Gauguin, al quale rimase profondamente legato.
Infatti già nel 1886 Van Gogh aveva fatto amicizia con Paul Gauguin, quando il
rapporto con suo fratello Theo, che soffriva di una malattia di nervi, cominciava a
farsi più teso a causa del brutto carattere di Vincent.
Nel febbraio del 1888 Van Gogh lasciò Parigi, dove in due anni dipinse più di
duecento quadri, per trasferirsi ad Arles, in Provenza.
La luce chiara del Sud e i toni caldi dei colori lo attirano. Ad Arles, infatti, dipinse
con colori intensamente luminosi e uno stile espressionistico quasi duecento quadri,
molti dei quali tra le sue opere più famose, come il “Ritratto del postino Joseph
Roulin” (1888, Museum of Fine Arts, Boston) e quello di sua moglie, oltre ai quadri
con i girasoli, destinati originariamente a decorare la “Casa Gialla”, la casa che aveva
affittato per quindici franchi al mese, posta sulla Place Lamartine.
Volendo creare una comunità di artisti, nell’ottobre del 1888 convinse Gauguin a
lasciare la Bretagna per raggiungerlo ad Arles.
Ma i loro rapporti peggiorarono dopo due mesi di vita in comune. Il temperamento
dei due artisti si mostrò incompatibile e il loro sodalizio finì con una violenta
discussione.
Secondo la versione di Gauguin, Vincent, il 23 dicembre, si scagliò su di lui, armato
di rasoio. Gauguin si precipitò fuori dalla casa e pernottò in una locanda.
Quella notte Vincent venne colpito da una crisi di ottenebramento mentale e si tagliò
la parte inferiore dell’orecchio destro che avvolse in carta di giornale e portò in un
bordello per regalarlo alla prostituta Rachele.Questa fu indubbiamente la prima
evidente manifestazione di squilibrio mentale.
La mattina seguente la polizia lo trovò ferito a letto e lo condusse in ospedale.
Quali probabili cause del male vennero indicate epilessia, alcoolismo e schizofrenia.
Gauguin partì, lasciando Arles per informare Theo dello stato del fratello ma restando
comunque, anche in seguito, in contatto con Van Gogh.
Nel maggio del 1889 l’artista stesso chiese di essere internato nel manicomio di
Saint-Rémy. Tra un periodo di crisi e l’altro realizzò un numero sorprendente di
quadri e disegni, esprimendo il suo tormento con una linea convulsa, espressionistica.
A questo periodo risalgono i famosi “Iris”, uno dei primi quadri realizzati a
Saint-Rémy. Il motivo gli era stato ispirato dalla strada costeggiata da esuberanti iris
cha portava a casa del dottor Paul Gachet, un omeopata e amatore d’arte, di cui
realizzò due famosi ritratti.
Gli “Iris” sono stati venduti nel 1987 ad un’asta da Sotheby’s per la somma record di
oltre cinquanta miliardi di lire, mentre la “Notte Stellata” (1889, Museum of Modern
Art, New York) fu destinata ad influenzare profondamente gli espressionisti tedeschi
ed Edvard Munch in particolar modo.
Inoltre, a Saint-Rémy, dipinse numerosi quadri dove compariva un nuovo tema, i
cipressi, che diventò un motivo centrale per lui.
Van Gogh trascorse gli ultimi mesi della sua vita a Auvers-sur-Oise, vicino Parigi,
presso il dottor Gachet.
Qui, dipinse vedute con la chiesa del villaggio e campi di grano.
L’atmosfera angosciosa, tuttavia, del “Campo di grano con corvi” (1890,
Rijksmuseum Van Gogh, Amsterdam) viene spesso indicata come la più grande
testimonianza di quella solitudine che lo portò allo squilibrio mentale, e sembra avere
un carattere premonitore.
Il pomeriggio del 27 luglio 1890 Van Gogh uscì, fece ritorno solo a tarda sera e si
ritirò in camera sua. La coppia Ravoux, che gestiva un caffè a Auvers, notò che egli
stava molto male.
Van Gogh confessò successivamente di essersi sparato un colpo di rivoltella.
Il dottor Gachet lo fasciò e informò suo fratello Theo.
Il 29 luglio restò tutto il giorno a letto a fumare la pipa.
Vincent Van Gogh morì durante la notte e venne sepolto il giorno seguente al
cimitero di Auvers-sur-Oise.
Straordinaria testimonianza della sua vita sono le lettere, perlopiù scritte a Theo, il
quale morirà il 25 gennaio del 1891 a Ultrech, a causa del peggioramento del suo
male, e sarà sepolto nel 1914 accanto alla tomba di suo fratello Vincent ad Auvers.
La vicenda umana e artistica di Vincent Van Gogh si è imposta presso il grande
pubblico come esemplare del genio tormentato ed incompreso.
La sua vita fu un unico insuccesso. Aveva fallito in tutti i campi che avevano
importanza per la società della sua epoca: era stato incapace di fondare una famiglia,
incapace di provvedere al proprio sostenimento, persino incapace di mantenere dei
contatti umani.
Eppure, come pittore, trovò un modo per contrapporre un ordine, il suo, al caos della
realtà.
La sua arte costituiva l’insieme delle regole in un mondo e contro un mondo del quale
evidentemente non riusciva a venire a capo.
Attraverso l’arte, il mondo a lui ostile doveva diventare suo.
Solo dopo la morte fu riconosciuto il suo valore.

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