Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
SCOPO: privilegiare il benessere complessivo della persona nel suo contesto socio-ecologico.
Le aree più studiate: assessment, stress, coping, valutazione degli aspetti psicologici in medicina
generale e in cardiologia, in relazione al ciclo di vita e ai comportamenti a rischio.
Ancora scarsi sono i contributi sui modelli di prevenzione e promozione della salute, e la qualità dei
servizi.
LA CORRENTE PSICOSOMATICA
Alexander e scuola di Chicago lo sviluppo di alcune malattie (respiratorie, digestive, cardiovascolari,
tumorali) è associato ad alcuni fattori psicologici: conflitto psichico e profilo di personalità particolare,
funzionamento psichico con pensiero operatorio.
APPROCCIO EPIDEMIOLOGICO
Ricerca tutto ciò che distingue i gruppi di soggetti malati da quelli sani in base a fattori ambientali,
psicologici, sociali. Agli studi retrospettivi (ricostruire il passato) si sono susseguiti quelli prospettivi
con lo scopo di ricercare i fattori iniziali che differenziavano i soggetti ammalati da quelli sani. Le
ricerche dimostrano l’esistenza ad esempio comportamenti a rischio
APPROCCIO DEL PROCESSO DI AZIONE RILEVANTE SULLA SALUTE-HEALT ACTION PROCESS APROACH-
SCHWATZER 1992
Vuole determinare lo statuto causale delle credenze sull’efficacia personale rispetto alle altre variabili
relative alla salute e la relazione tra intenzioni comportamentali e azioni effettive. L’adozione,
l’apparizione e il mantenimento dei comportamenti salutari sono concettualizzati in un processo di 2
fasi:
-fase di motivazione (intenzione)3 valutazioni cognitive: percezione dei rischi, aspettative del
risultato, efficacia personale
-fase volontaria (azione)si svolge su a 3 livelli: cognitivo (elaborazione di piani d’azione e controllo),
comportamentale (azione) e situazionale (ostacoli e risorse esterni).
Il concetto di autoefficacia è fondamentale non solo perché influenza la decisione, ma perché
rappresenta l'inizio e la continuità dell'azione. Il processo da compiere è identico: prevede il passaggio
da una fase precontemplativa ad una motivazionale, e infine ad una di azione e mantenimento.
MODELLI INTEGRATI
IL MODELLO DI NORMAN E CONNER-1995
La loro proposta è quella di definire le componenti di base di un modello integrato. Distinguono il
processo in 5 fasi:
1. fase precontemplativa: l’individuo non considera di modificare il proprio comportamento,
tuttavia alcuni stimoli induttivi possono portare il soggetto ad iniziare a pensarci
2. fase di motivazione o decisione: il soggetto inizia a pensare di modificare davvero il suo
atteggiamento. L’intenzione è determinata da: aspettativa di risultati e anticipazione di reazioni
affettive, influenze normative e percezione del sostegno sociale, autoefficacia. Influenza
indiretta può essere data da valori morali ed esperienza passata del soggetto.
3. fase di pianificazione: riguarda il passaggio dall’intenzione all’azione, quindi si mettono in atto
“piani d’azione” o “intenzioni di passare all’ azione”.
4. fase di azione: il soggetto si impegna a controllare il suo comportamento. Giocano un ruolo
importante la self efficacy, l’identità personale e l’impegno
5. fase di mantenimento: i processi di autoefficacia, identità e impegno intervengono anche in
questa fase.
MODELLI INTEGRATIVI
MODELLO INTEGRATIVO E MULTIFATTORIALE- BRUCHON, SCHWEITZER, DANTZER, 1994
Modello che analizza separatamente fattori ambientali, individuali e processuali(transazionali). I
fattori ambientali e individuali sono antecedenti o predittori, le variabili transazionali sono mediatori, e
la salute valutata alla fine, è l’esito o il criterio da prevedere (che può essere biomedico o psicologico).
Modello molto flessibile per adattarsi alla predizione di conseguenze molto diverse.
Implica una successione di sequenze temporali (antecedenti, mediatori, risultati), fattori di rischio
(predicono il principio di una patologia) e fattori di prognosi (fattori ulteriori di una malattia
preesistente).
1. FATTORI AMBIENTALI:
–EVENTI DI VITA: il ruolo degli eventi sembra quello di aggravare una malattia e non scatenare una
patologia ex novo. Ancor di più degli eventi oggettivi, ciò che conta è come vengono percepiti dal
soggetto.
–RETE SOCIALE: è l’insieme delle persone con le quali l’individuo è in relazione. Se è importante, può
proteggere. Se manca (=individuo isolato) può portare il rischio di mortalità.
La rete sociale ha maggiori effetti indiretti che diretti.
2. FATTORI PERSONALI
Stili di vita a rischio:
-TIPO A: Impazienza, ostilità, vigore di gesti, voce si assocerebbero a maggior rischio di cardiopatia.
Questi soggetti percepiscono l’ambiente come noncurante, perseguono obiettivi elevati, si circondano
di un clima conflittuale.
–TIPO C: difficoltà di identificazione e manifestazione di emozioni negative, cognizioni negative latenti.
Non è una caratteristica disposizionale, ma uno stile transazionale adattato da alcuni individui di fronte
a particolari eventi. È la tipica personalità dei soggetti colpiti da tumore.
Tratti patogeni:
- OSTILITA’: è basata su convinzioni negative che riguardano il mondo e gli altri, che vengono percepiti
come ostacolo, fonte di frustrazione, capaci di nuocere. All’interno possono esserci componenti
cognitive (ostilità cinica), componenti affettive, o comportamentali; esiste una relazione positiva tra
collera repressa e mortalità coronarica.
– NEVROSI: fattore bipolare di personalità ad un livello generale (1 dei 5 fattori), comprende vari
affetti negativi e implica labilità del sistema nervoso autonomo. La sua associazione con alcuni sintomi
somatici è costante quindi è un tipo di personalità predisposta allo sconforto.
– DEPRESSIONE: insieme eterogeneo di disturbi dell’umore che dipendono da fattori psicologici e
biochimici. E’ un aspetto associato a malattie croniche, (10-30%pazienti somatici sono depressi).
Caratteristiche salutogene = caratteristiche protettrici della personalità. Sono credenze e stili cognitivi:
-OTTIMISMO: fattore disposizionale, caratteristica stabile della personalità, buona salute fisica ed
emozionale. Modera l’impatto soggettivo degli eventi, il suo effetto è mediato da strategie di
fronteggiamento attive e stili di vita sani.
– LOCUS OF CONTROL: l’internità specifica o relazionale è associata a benessere emozionale e fisico,
attenua l’impatto degli eventi stressanti, porta stili di vita sani.
– AUTOEFFICACIA: credenza nelle proprie capacità di mobilitare le risorse necessarie per controllare
una situazione, effetti salutogeni, buona adesione terapeutica.
Nozioni composite:
-CAPACITA’ DI RESISTENZA: Kobasa, comprende l’impegno o coinvolgimento nelle proprie attività, il
controllo cioè il credere di poter influenzare gli eventi e la sfida, considerare i cambiamenti come
occasioni per migliorare
–SENSO DI COERENZA: Antonovsky- studio sui sopravvissuti nei campi di concentramento. Un
individuo coerente percepisce gli eventi esterni e la propria vita come comprensibili, controllabili, e
dotati di significato per attenuare l’impatto degli eventi stressanti sulla salute.
– RESILIENZA: insieme delle caratteristiche psicosociali considerate protettrici. Rappresenta la capacità
di elaborare valide strategie, vivere esperienze gratificanti sostenute da un legame affettivo stabile e
da un sistema stabile di valori.
Fattori di personalità:
-AFFETTIVITA’ POSITIVA E NEGATIVA: l’AN raggruppa alcune emozioni spiacevoli come tristezza,
sconforto, nervosismo, collera, inquietudine, l’AP raggruppa entusiasmo piacere, curiosità, energia,
attenzione, determinazione. Questa è associata alla qualità di vita, (strategie funzionali, rivalutazione
positiva, strategie di coping) ma non alla salute fisica.
–FIVE FACTOR MODEL: i 5 fattori (estroversione, amicalità, coscenziosità, stabilità emotiva, apertura
mentale) rendono conto del 29% della varianza comune tra personalità e comportamenti sani.
PREMESSE
primato del legame con la pratica;
primato della relazione e della domanda, fenomeno intersoggettivo alla base;
attività mediatore tra soggetto e società;
linguaggio e simbolizzazione alla base;
analisi del ruolo del ricercatore nella costruzione della ricerca e dei suoi risultati.
POSTULATI FONDAMENTALI IN UN METODO CLINICO IN PSICOLOGIA DELLA SALUTE:
1^ la norma non è necessariamente l’ideale: lo studio sulle teorie soggettive rileva che la salute
non si riferisce solo alla definizione medica. Infatti, molte persone non si ritengono in buona
salute anche se lo sono fisiologicamente o viceversa.
2^ ruolo dell’intersoggettività nell’affermazione di salute o malattia: lo stato di malattia affligge
il soggetto, che ne ricerca una spiegazione, una causa. Esprime il suo bisogno di comunicare,
bisogno distinguere l’essere malato dal bisogno di scambio intersoggettivo che ne risulta.
3^ partecipazione alla co-costruzione di un sistema di cure: il percorso di cura entra nella vita del
malato, trasformando il suo rapporto col mondo, perciò ogni metodologia non può ignorare gli
effetti dell’interdipendenza sociale e culturale.
4^ attività creatrice di significati e ricostruzione dell’essere nel mondo del soggetto malato:
l’autonomia espressa nella malattia cronica deve rispondere a modi di ristrutturazione
corporeo-psicosociale.
STRESS E MALATTIA
Lo stress è sempre esistito e a seconda delle epoche, i nostri antenati hanno sempre e comunque
avuto a che fare con eventi stressanti. Al giorno d'oggi lo stress è legato alla complessità del nostro
modo di vivere.
Lo stress sarebbe all'origine delle malattie coronariche e cardio-vascolari, delle ulcere allo stomaco,
depressione nervosa ed altre patologie. Non esiste una definizione chiara ed univoca di stress; è
comunque un fenomeno molto complesso. Il suo ruolo nella genesi ed evoluzione di molte malattie è
ancora in discussione.
Lavoro e stress
In alcuni paesi lo stress può essere addirittura mortale: in Giappone la sindrome da esaurimento
nervoso è definita Karoshi. È una malattia temibile, provocata da esaurimento fisico e nervoso. Il
prezzo pagato a causa dello stress e molto alto: per le cure mediche, l'assenteismo sul lavoro e per il
calo della produttività.
Le figure professionali più stancanti e stressanti sono quelle inserite in un ambiente rumoroso
(meccanica, acciaieria), ripetitivo ed anche quei mestieri ad elevato coinvolgimento emotivo
(infermieri, insegnanti, controllori, ecc.).
Gli aspetti generali dello stress: legame fra stress ed emozione
Prime teorie definiscono lo stress come un fenomeno emozionale
Le ricerche sullo stress si sono sviluppate a partire dal XX secolo con Walter Cannon e Hans Selye
(osservazione delle reazioni di attacco fuga di gatti minacciati da un cane e delle conseguenti
manifestazioni fisiologiche).
La concezione di SelyeLo stress è una reazione di adattamento normale di fronte ad una minaccia,
ma se questa perdura troppo a lungo, lo stress diventa negativo e può portare a disfunzionamenti.
Selye (1936) definì separatamente lo stress, l'agente stressante e la reazione allo stress (in seguito
definita come una sindrome generale di adattamento SGA).
Reazioni della risposta allo stress:
- Reazione di allarme: viene avvertito un cambiamento di equilibro e si attivano sistema simpatico e
midollo-surrenale (liberazione di adrenalina e noradrenalina) ed il sistema ipotalamo-ipofisi-surrene
(glucocorticoidi).
- Reazione di resistenza e di adattamento: insieme di reazioni non specifiche per la prolungata
esposizione dell'organismo agli stimoli nocivi ai quali si è adattato. Attraverso la mobilitazione delle
risorse personali, vengono messe in atto strategie di coping
- Fase di esaurimento (patologica): insieme di reazioni non specifiche date dal fatto che l'organismo
non può più adattarsi allo stimolo. Può manifestarsi come ritorno all’equilibrio precedente o creazione
di un nuovo equilibrio
Jean Delay (psichiatra francese, 1959) introduce la nozione di stress in psicologia.
Propone un approccio comportamentista: l'individuo può adattarsi ad uno stress e costruire modalità
adattive a delle costrizioni specifiche.
Le concezioni attuali
Le maggiori critiche riguardano il concetto di stress.
Omeostasi: ogni organismo, per il buon funzionamento del suo stato biologico e fisiologico, deve
mantenere un equilibrio tra i marcatori fisico-chimici.
Di fronte ad un ambiente minaccioso dovrà rispondere innalzando i livelli di questo equilibrio (reazione
di allarme), con una modificazione biologica e fisiologica che genera un livello energetico più elevato.
Viene introdotto il concetto di:
Stress positivo → reazione normale e naturale allo stress; al momento in cui l'ambiente minaccioso
scompare, l'organismo ritrova il suo livello normale di omeostasi.
Se lo stimolo stressante perdura, il nuovo livello di equilibrio omeostatico deve rimanere inalterato
finché esso è presente, generando un notevole dispendio energetico.
L'organismo può raggiungere un livello di stress patologico se la fonte della minaccia (agente s.) è allo
stesso tempo inevitabile, indesiderabile, ripetitiva (cronica).
Lazarus vede lo stress come una reazione aspecifica.
Una valutazione primaria dello stress consiste nel valutare le caratteristiche dello stressor e tiene conto di
componenti affettive, cognitive, comportamentali, viscerali ed endocrine ed interagiscono tra loro (è una
posizione condivisa che lo stress indebolisce il sistema immunitario). Lo stressor può essere: indifferente,
gradevole, minaccioso. Se minaccioso si passa alla valutazione secondaria che consiste nel verificare di
avere a disposizione sufficienti risorse per fronteggiarlo e si attuano le strategie di coping
Esperienza di stress
Fattori ambientaliGli eventi di vita (sia grandi cambiamenti che piccoli cambiamenti, sia positivi che
negativi) possono assumere un ruolo di stressor. L'influenza dell'ambiente si manifesta già dalla gravidanza
(piccoli di ratte stressate durante la gestazione, sono predisposti allo stress nello stesso momento in cui ne
hanno bisogno; ad es. sono più sensibili ed assuefatti alla nicotina).
Vengono misurati attraverso i test: Schedule Of Recent Experiences, Hassles Scale, LifeI event Schedule (in
seguito, test più complesso e basato su interviste) (i risultati di questi test sono però soggetti a molte
critiche).
Fattori personalisono fattori percettivo-cognitivi. Viene introdotto il processo di APPRaisal=processo di
negoziazione tra le richieste ambientali e le valutazioni del soggetto. Recentemente l’appraisal è stato
definito come un processo collettivo mediante il quale più individui interagiscono nella valutazione degli
stressor. Vengono distinti 4 tipi di valutazione:
1. individuale- solitaria
2. individuale- parallela
3. relazionale- indiretta
4. relazionale- condivisa
Adattamento allo stress
Coping= GLI SFORZI EFFETTUATI DAL SOGGETTO PER FAR FRONTE ALLE RICHIESTE ESTERNE ED INTERNE
FATTE DALLA RELAZIONE UOMO-AMBIENTE E RITENUTE COME ECCEDENTI RISPETTO A QUELLE
POSSEDUTE
Le modalità di coping attuate dipendono da abilità e risorse personali e variano nella misura in cui un
agente esterno viene percepito come stressor. Il processo di coping è un’attività cognitiva atta a valutare:
1. Il significato dell’evento e l’effetto sul benessere
2. Verificare gli effetti sulla Base di cambiamenti esterni o interni
Teorie
• il valore della salute- Lau e coll., 1986. Più che un modello si tratta di un concetto generale
che descrive il valore che gli individui riconoscono alla salute in relazione ad altre variabili come
la ricchezza e/o la felicità. Coloro che concepiscono la salute come valore essenziale sono in
grado di prevedere il comportamento di salute che adotteranno.
• modello di credenza in materia di salute-healt belief model –Rosenstock e poi Becker e
Maiman, 1984Tale modello risulta bene esplicativo nell’ambito della prevenzione. L’assunto
di base è che la disposizione degli individui a mettere in atto un comportamento di salute
specifico (indossare cintura di sicurezza) dipende dalla loro percezione del rischio in questione
(incidenti stradali), dei benefici (non mi tolgono punti della patente) e dei costi (sto più
scomodo). La percezione del rischio si basa su ciò che soggettivamente si crede, essere la
gravità del problema di salute che ne deriva e la propria vulnerabilità.
• teoria della pianificazione del comportamento, Haisen e poi rivisitata da Fishbein e Arzeni,
1991 Questa teoria nasceva, inizialmente, con lo scopo di spiegare i legami tra credenze e
comportamento. Le prime non sono in grado di predire il comportamento in modo diretto, ma
passando per un’intenzione comportamentale.
Le intenzioni comportamentali sono determinate da tre variabili chiave di credenza e di
atteggiamento:
-l’atteggiamento verso il comportamento (“fare ginnastica è una cosa buona”) ossia il grado di
sfavore/favore verso il comportamento in questione;
-la norma soggettiva (“le persone a me care pensano che dovrei fare attività fisica”) quindi le
pressioni che ci arrivano dall’ambiente sociale;
- la percezione del controllo comportamentale ossia il grado di controllo che il soggetto crede
di avere sul comportamento di salute.
• credenze relative all' autoefficacia, Bandura, 1994Le credenze concernenti l’autoefficacia si
riferiscono all’aspettativa dell’individuo sulla propria capacità di effettuare un’azione specifica
(“fare regolarmente attività fisica”). Tali pensieri riescono in modo notevole a modificare il
comportamento di salute poiché, come prodotto esperienziale, sono ben radicati
• credenze relative al locus of control, Normann e Bennet, 1996 Tali credenze fanno capo alla
valutazione individuale dei fattori (sé stesso, l’altro, il caso) che il soggetto crede di controllare,
o che egli crede possano influenzare le questioni della salute.
Coloro che manifestano un locus of control interno hanno un livello di manipolazione dei
comportamenti di salute più elevato.
• credenze di attribuzione Per credenze di attribuzione intendiamo l’insieme di quelle
convinzioni che il soggetto adotta per spiegare la causa degli eventi accaduti. È stato
dimostrato che, in conseguenza a un infarto del miocardio, chi attribuiva la colpa al loro stile di
vita (fattore interno instabile/modificabile) rispetto a quelli che accusavano la genetica (fattore
interno stabile) erano più predisposti a modificare il loro comportamento di salute.
• modello di adozione di precauzione, Weinstein, 1988 I modelli fino ad ora descritti
riguardano comportamenti di salute “deliberati”, ossia legati a delle credenze che influenzano
le scelte che un individuo compie rispetto alla sua salute; questo, invece, si basa sull’idea che
gli individui modificano il loro agire passando attraverso degli stadi precisi e in rapporto di
consequenzialità. Prima di pianificare qualsiasi intervento sarebbe opportuno valutare come si
posiziona il soggetto rispetto alle fasi proposte.
Ecco le fasi previste da questo modello:
-consapevolezza del rischio;
-credenza di vulnerabilità;
-decidere di agire;
-agire;
-attenersi alla modificazione del comportamento.
• modelli cognitivi della malattia e del trattamento I pazienti si sforzano attivamente di
comprendere i loro sintomi e la loro malattia generando vere e proprie rappresentazioni
cognitive. Tali costruzioni guidano il paziente a gestire la sintomatologia, aderire al trattamento
e fronteggiare i rischi del caso.
I pazienti raggruppano le loro idee sulla malattia attorno a cinque temi o elementi coerenti
detti “percezioni della malattia”:
- l’identità che consiste nel nominare ed etichettare malattie e sintomi;
- la causa che include idee personali, convinzioni, fattori semplici o multipli; - la durata della
malattia (acuta, cronica o episodica);
- le conseguenze ossia i risultati attesi dalla malattia;
- la guarigione/controllo ovvero fino a che punto, per il paziente, è possibile guarire o controllare
la patologia. La convinzione di una possibile guarigione è associata a quadri sintomatologici
lievi/acuti.
- la risposta cognitiva e quelle emozionali associate sono trasformate mediante processi paralleli
divisi in tre stadi: la rappresentazione, i processi di gestione e le valutazioni.
MODULO 2
• MODELLO DI AUTOREGOLAZIONE, riadattato da Leventhal e coll., 1992
Leventhal, Meyer e Nerenz (1980-rappresentazione cognitiva della malattia)le percezioni di una
malattia guidano in modo critico gli sforzi del paziente a gestire i sintomi, la malattia e i rischi connessi.
L’autoregolazione (self-system) è un processo che si basa sulle credenze e schemi di malattia che il
soggetto matura per esperienza diretta o indiretta.
Si basa su 4 processi:
1. rappresentazione cognitiva della malattia
2. risposta emozionale alla malattia e al trattamento
3. gestione della malattia che deriva dalla rappresentazione cognitiva e dalla risposta
emozionale
4. risultato della gestione
Le rappresentazioni cognitive e le risposte emozionali vengono trasformate in processi paralleli
suddivisi in 3 stadi ciascuno:
-rappresentazione
-processi di gestione
-rappresentazioni
Considerati nel loro insieme, questi 3 processi rappresentano un sistema di autoregolazione in 2
dimensioni: oggettiva ed emozionale. Entrambi implicano processi cognitivi quali l’attribuzione e la
memoria. Esempio di applicazione è in caso di pazienti sottoposti a chemioterapia: Lo sconforto era
più forte nei pazienti con linfonodi piccoli e a remissione più rapida, paradossalmente perché convinti
che i linfonodi più gonfi e palpabili fossero meglio controllabili.
Il contesto socioculturale (istituzioni, gruppi, ruoli) ha influenza sul SELF-SYSTEM cioè sulla
rappresentazione cognitiva del rischio e sulla risposta emozionale. In base a ciò vengono attuate
strategie di coping e vengono valutati gli sforzi di coping (in entrambe le dimensioni).
IL CAMPIONAMENTO
Un campione è una porzione della popolazione target. Esistono due tipi di tecniche di campionamento,
a seconda che il campione sia casuale o meno:
-il “campionamento a valanga”, in cui il ricercatore chiede ad un gruppo iniziale, con delle cure
mediche specifiche, di reclutarne altri che conoscono e se trovano nella loro stessa situazione; è poco
probabile che questo campione sia rappresentativo, ma è molto utile quando gli argomenti di ricerca
sono delicati e rari
-il “campionamento per quote”, in cui il ricercatore identifica dei sottogruppi con delle caratteristiche
particolari che, considerate nel loro insieme, sarebbero rappresentative della popolazione, quindi
seleziona in ogni sottogruppo un certo numero di persone (una quota) con le caratteristiche
importanti per lo studio.
L'ampiezza del campione è molto importante e bisogna tener conto della concezione dello studio
(trasversale o longitudinale), del livello di significatività e del tipo di ipotesi (a una o due code).
Tutti gli approcci qualitativi si interessano al discorso e al modo in cui il soggetto esprime il suo mondo
in parole, ma l'analisi del discorso in senso stretto si riallaccia allo studio dei legami tra l'espressione
sociale del linguaggio ed il potere, inteso come capacità di persuasione dell'altro che si manifesta nelle
relazioni sociali.
Interazionismo simbolico: etnometodi, polisemia del linguaggio e forma (e) culturale (i). Gli
etnometodi si focalizzano sui saperi pratici legati all'azione utilizzati quotidianamente dagli autori
sociali, tramite l'osservazione partecipante e l'analisi delle interazioni
LIMITI DEI MODELLI QUALITATIVI
1. Mancanza di riproducibilità della maggioranza dei lavori, dovuta alla focalizzazione sull'esperienza
concreta dei soggetti
2. debolezza della generalizzazione delle ipotesi qualitative, dovuta alla grande contestualizzazione
delle ricerche
3. limitazione alla descrizione comprensiva, che evita qualunque ricerca esplicativa che produca
conoscenze generali.
LIMITI DEL CRITERIO DI CREDIBILITÀ:
1. l'impegno prolungato nella ricerca, che permette di giustificare una conoscenza approfondita del
campo e del materiale raccolto
2. la triangolazione, che presuppone che le informazioni siano ottenute da diverse fonti e addirittura
con diversi metodi
3. controllo dei pari, che permette un'analisi delle pratiche e un'analisi incrociata del materiale
4.l'analisi dei casi negativi, ovvero prendere in esame anche i fatti che contraddicono le ipotesi di
lavoro
5.il confronto con i soggetti della ricerca (meno frequente), che richiede una restituzione dei risultati
ai soggetti che hanno preso parte allo studio.
All'interno degli approcci qualitativi, la questione della validità della ricerca non è risolta, ma ci sono
ancora diverse modalità di controllo in via di formalizzazione
Il Health Belief Model (Rosenstock 1974) sottolinea l’importanza delle valutazioni che fanno i pazienti
delle prescrizioni e del trattamento medico, nella misura in cui si sviluppano, nel quadro e nel rispetto
alla compliance, delle credenze relative alla pertinenza dell’intervento terapeutico e alla minaccia
rappresentata dalla malattia stessa.
Nonostante numerose ricerche abbiano mostrato la pertinenza di questo modello, pochi lo hanno
utilizzato nella costruzione di dispostivi che tendono a migliorare la compliance
Il modello di autoregolazione della salute (Levhenthal 1980) sostiene che i comportamenti dei
pazienti vengono intesi come il risultato dell’interpretazione e della valutazione che questi ultimi fanno
a proposito della loro malattia. In quest’ottica comportamenti di compliance vs non compliance sono
messi in atto non per far fronte alla malattia, ma alla rappresentazione di malattia. Questo modello
nasce dai lavori sull’impatto delle comunicazioni allarmanti sui comportamenti di salute, solo quando
queste comunicazioni sono stati accompagnati da istruzioni chiare su alcuni piani d’azione hanno
realizzato nuovi comportamenti di salute
STILI DI COPING
Endler e Parker, 1990 sostengono l’idea degli “Stili di Coping”: le persone non affrontano le situazioni
stressanti in modo neutro, ma preferiscono mettere in piedi stili di coping relativamente invarianti nel
tempo e attraverso una moltitudine di situazioni. Lazarus e Folkman sostengono che il Coping deve
essere pensato come un processo dinamico, che cambia natura nel corso della transazione stressante,
la persona deve essere libera e flessibile per adattare le sue risposte in funzione delle situazioni
mutevoli.
In Psicologia della salute si distinguono 2 tipi di approcci: inter-individuale, intra-individuale.
La misura del coping
Dagli anni ’80 sono state messe a punto varie tecniche e vari test per misurare il coping.
Lazarus e Folkman la Ways of Coping Checklist (WCC 1984, WCC-R 1985) e la Ways of Coping
Questionnaire (WCQ 1988).
Endler e ParkerCISS (1990), Coping Inventory for Stressfull Situation,
Inoltre, propongono una scala specifica ai problemi di salute CHIP (1998), Coping with Healt Injuries
and Problems, che valuta 4 tipi di strategie di COPING:
-incentrato sul problema
-incentrato sulla distrazione
-incentrato su sé stesso
-incentrato su preoccupazioni angoscianti
CarverBrief COPE (1997), in cui propone un inventario breve di valutazione delle strategie di
coping. Ne elenca 14: il coping attivo, la pianificazione, la ricerca di sostegno sociale, l’espressione dei
sentimenti, il disimpegno comportamentale, la distrazione, il biasimo, la reinterpretazione positiva,
l’umorismo, il diniego, l’accettazione, la religione, il consumo di sostanze
Oggi ci si orienta ad affrontare la valutazione del coping in funzione della specificità delle patologie
(misure specifiche per ogni tipo di malattia), del momento della vita (la malattia nelle diverse età) e più
recentemente anche della cultura (gli studi sull’adattamento a una malattia grave in paesi con culture
non occidentali sono rari).
LA MORTE E IL LUTTO
Un buono numero di pazienti ci mostra che la limitatezza di tempo intensifica i legami affettivi, i
rapporti con gli altri; al contrario, per la larga maggioranza, la mancanza di tempo è percepita come un
intralcio all’elevazione di sé. Le delusioni ed i rimpianti sono immensi e l’ansia sembra persistere
quando una grande quantità di progetti rimane incompiuta. Molti pazienti quindi soffrono di un’ansia
persistente, provocata dai morsi del non detto, che porta ad un morire nostalgico. La psicologia clinica
cerca di trasformare quest’ansia in pacificazione, malgrado il tempo ridotto, grazie ad un incontro
segnato dalla compassione e dalla bontà. L’accompagnamento di questi malati gravi nella sofferenza
globale agirà come fonte inestimabile di conforto di fronte all’inevitabile. La minaccia della morte
riattiverebbe l’angoscia delle separazioni vissute e cumulate nella vita. Barraclough (1999) ha
identificato una personalità di “tipo C” per descrivere la tendenza dei pazienti cancerosi a negare o
reprimere le emozioni negative per paura che la loro espressione sia giudicata socialmente
inaccettabile. Queste persone esternano una grande gentilezza e amano far piacere agli altri, ma
quando la malattia esplode, una parte importante di loro crolla, e si congelano psichicamente.
Un problema ulteriore è quello di colui o colei che si prende in carico il malato e decide di assisterlo nel
periodo in cui questo deve essere curato a casa. Nel processo stesso della fase terminale, il morente
adotta inevitabilmente una posizione di distacco. Al contrario, i parenti scoprono da parte loro
l’intensità del loro attaccamento definitivo e l’insostenibile timore di esserne privati a breve. Capita
che dei pazienti rifiutino di affrontare l’argomento “Morte”, perché non possono descriversi come
soggetti morenti. Il diniego-speranza riemerge nei momenti peggiori, ma può essere considerato un
meccanismo di difesa non patologico.
Spesso, il diniego della morte si trasforma anche in un diniego della perdita, come strategia difensiva
per contrastare l’impatto della scomparsa dell’essere amato. Fenomeni recenti che banalizzano i riti
funebri, figli della modernità, sembrano complicare ulteriormente l’elaborazione del lutto. La
sofferenza si accentua con l’isolamento, l’attaccamento eccessivo al defunto, un sentimento
esasperato di colpevolezza, propositi autodistruttivi e pensieri suicidi, persistenza di disturbi del sonno
e dell’appetito.
Il ruolo della famiglia e dei pari nello sviluppo dei problemi di alcol: verso una concezione integrata
di fattori in causa
L'influenza della famiglia
Prima di tutto, i ricercatori hanno distinto più livelli di influenza per studiare l'impatto familiare sui
comportamenti di alcolismo. Per quanto riguarda l'influenza individuale: i modelli parentali di
alcolizzazione non forniscono una spiegazione esaustiva delle condotte adolescenziali nei confronti
dell'alcol. Sull'influenza delle interazioni genitori/figli, secondo Jacob e Leonard sono due le dimensioni
maggiori dell'azione genitoriale che strutturano i modi di interazione in causa: da una parte
l'educazione (nurturance) e dall'altra il controllo (control). Disfunzioni gravi nell'uno o nell'altro
causano gravi danni e duraturi a livello dello sviluppo emozionale e cognitivo nel bambino.
L'influenza dei pari
Numerosi studi hanno confermato una relazione statisticamente significativa tra le difficoltà precoci di
relazione con i pari e la natura antisociale e delinquenziale del comportamento futuro
dell'adolescente. Inoltre, il coinvolgimento in un gruppo deviante è stato spesso associato all'abuso di
alcol. I fenomeni di influenza non sono unilaterali, quindi è possibile che un soggetto sia influenzato
dal proprio gruppo ma che questa influenza non dipenda necessariamente dalle aspettative che
questo soggetto ha nei confronti del gruppo.
Il modello di socializzazione alla marijuana di Becker rimane il paradigma funzionalista che meglio
valorizza l'impatto del gruppo sui gusti e gli atteggiamenti del consumatore individuale.
Di fronte ad un certo messaggio che contiene informazioni pro o contro un dato oggetto, ogni soggetto
fa riferimento ai propri atteggiamenti e comportamenti (associazione selettiva). Da questo punto di
vista, l'uso eccessivo di alcol o sostanze praticato all'interno del gruppo discenderebbe più da un
processo di selezione individuale che da uno di socializzazione; gli adolescenti che condividono dei
punti di vista anteriori tendono ad affiliarsi fra loro e ad influenzarsi reciprocamente.
MODULO 5
Un modello teorico delle influenze eziologiche dovute ai genitori e ai pari
MES (modello teorico delle influenze eziologiche dovute ai genitori e ai pari), Newcomb, 1994
E’ un modello ad equazioni strutturali (MES) che tiene conto dei costrutti caratteristici del campo
biopsicosociale. L'effetto di influenza di queste variabili latenti potrà essere poi testato sulle variabili
risultati, sia a livello di fattore comune che a livello di parti specifiche giocate da ognuna delle
componenti del costrutto. Il costrutto latente è definito come "disfunzione familiare"(=diversi aspetti
comuni a vari indicatori di problemi familiari esempio conflitto genitoriale, deficit di comunicazione
nella famiglia, etc). Ogni tipo di problema familiare può essere utilizzato come predittore.
Specifiche del settore -Modello credenze relative alla salute -Modello del processo prudenza
della salute -Teoria della motivazione a adattamento
proteggersi -Modello di riduzione del rischio
-Modello informazione, motivazione di AIDS
e comportamento
LE TEORIE DI PREDIZIONE
Generali
Le teorie dell’azione ragionata (Fishbein e Ajzen, 1975): secondo questi autori l’adozione di un
comportamento controllato dalla volontà dipende solo dalla motivazione, la quale, a sua volta,
canalizza tutti gli atteggiamenti e le regole che un individuo segue nei suoi confronti in un
contesto ben definito. Gli atteggiamenti raggruppano, da una parte, le risposte cognitive ed
emozionali che sorgono spontaneamente al pensiero di adottare un comportamento e,
dall’altra, la valutazione soggettiva delle conseguenze dell’agire sulla vita. Le norme soggettive
informano sull’importanza che l’individuo attribuisce all’opinione delle persone che lo
circondano, riguardo al suo comportamento.
Limiti: include solo comportamenti sorretti dalla volontà
Teoria del comportamento pianificato (Ajzen): è nata per ovviare alla lacuna lasciata dalla
precedente teoria. Il comportamento pianificato riflette la capacità di un individuo di adottare
un comportamento o in un contesto generale o al momento di superare alcune eventuali
difficoltà. Come gli atteggiamenti e le norme soggettive, la percezione del controllo
comportamentale può influenzare l’intenzione e, inoltre, può agire direttamente sul
comportamento. Tuttavia, il valore predittivo o la forza di associazione fra le variabili di queste
teorie saranno dipendenti dai 4 elementi seguenti: l’azione, l’oggetto, il contesto e il tempo.
Teoria sociale cognitiva di Bandura (1986): Secondo questa teoria, le differenze individuali nel
modo di compiere un’azione o di adottare un comportamento significativo si spiegano in larga
parte con 2 credenze: la credenza nell’efficacia del comportamento e quella dell’autoefficacia.
Secondo questa teoria, un individuo adotta un comportamento di salute se considera che
quest’ultimo contribuisce al raggiungimento dei risultati previsti ma, prima di tutto, se ha
sufficientemente fiducia nella sua capacità di realizzarlo al momento di eseguirlo.
La teoria dei comportamenti interpersonali (Triandis, 1980): considera che il comportamento
risulta da 3 fattori: la forza dell’abitudine, l’intenzione di adottare il comportamento e la
presenza di condizioni che ne facilitano l’adozione. La forza dell’intenzione è determinante per
l’adozione di un nuovo comportamento, mentre quella dell’abitudine aumenta con il grado di
automatismo che può risultare dalla realizzazione ripetuta di questo comportamento. Le
condizioni che facilitano (CF) l’adozione del comportamento includono contesti e situazioni
varie che possono favorire l’adozione del comportamento. L’intenzione o la motivazione
associata all’adozione del comportamento si definisce attraverso 4 costrutti:
1 componente cognitiva dell’atteggiamento
2 dimensione affettiva dell’atteggiamento
3 determinanti sociali
4 convenzioni personali
Definizione di INTENZIONE
L’intenzione è descritta dal MODELLO INTEGRATIVO di Godin (1996) come definita da 8 variabili
raggruppate in 3 categorie a cui si aggiungono variabili esterne (sesso, età, livello di educazione, tratti
di personalità):
1-atteggiamento delle persone nei confronti del comportamento da adottare. E’ dato da componente
cognitiva+dimensione affettiva
2-Norme percepite che esercitano un’influenza sulla motivazione ad agire. Possono essere: sociali,
comportamentali, morali
3-capacità di adottare il comportamento. Questa capacità è formata dalle barriere percepite (Ajzen,
1991; Triandis, 1980) e dall’efficacia personale (Bandura, 1994).
IL BURNOUT
Questo termine fu proposto negli anni ’70 da Freudenberg. È la risposta ad una situazione avvertita
come intollerabile: l’operatore percepisce una discrepanza tra richieste degli utenti e risorse
disponibili, ne deriva un senso di impotenza acquisita, dovuto alla convinzione di non poter fare nulla
per modificare la situazione.
Manifestazioni tipiche: sintomi fisici, sintomi psicologici, reazioni comportamentali, cambiamenti di
atteggiamento.
Per Maslach e Jackson il burnout è caratterizzato da tre dimensioni interdipendenti:
• Esaurimento emotivo (svuotamento delle risorse personali e sensazione di inaridimento)
• Depersonalizzazione (espressa in atteggiamenti di distacco, cinismo)
• Ridotta realizzazione personale (percezione della propria inadeguatezza).
Questa definizione è stata operazionalizzata mediante la costruzione di uno specifico strumento: il
Maslach Burnout Inventory (MBI).
Alcune ricerche hanno cercato di verificare l’esistenza di una sequenza temporale in cui uno degli
elementi costitutivi del burnout tenda ad emergere per primo, promuovendo lo sviluppo degli altri.
I fattori predittivi del burn-out: principali approcci teorici
I fattori di insorgenza del burnout sono stati oggetto di numerosi studi secondo tre orientamenti
principali:
• Orientamento individualistico: sottolinea il ruolo dei processi intrapersonali.
• Orientamento interpersonale: considera le relazioni di squilibrio tra operatore e utente e le
dinamiche delle relazioni sociali nel contesto lavorativo (rapporto con i colleghi ecc.); in questa
prospettiva il burnout viene visto come il risultato del processo di confronto sociale.
• Orientamento organizzativo: enfatizza la rilevanza del contesto organizzativo; anche la qualità
dell’ambiente di lavoro può incidere.
Per quanto riguarda le condizioni lavorative si possono evidenziare tre aree:
1. la configurazione dei ruoli lavorativi, con riferimento alle situazioni tipiche delle tensioni di ruolo
(sovraccarico di richieste, incompatibilità tra ruoli)
2. le caratteristiche del compito lavorativo (impossibilità di svolgere un lavoro interessante e vario,
eccessiva frammentazione, carenti occasioni di sviluppo e apprendimento)
3. la struttura di potere, cioè il modo in cui si svolgono i processi decisionali e di controllo lavorativo (le
forme di decisione centralizzate e fondate sulla scala gerarchica sono ritenute portatrici di maggiore
stress).
Esistono delle connessioni tra burnout e variabili socio demografiche: sesso femminile, età media e
maggiore anzianità sono fattori che coincidono con il manifestarsi del fenomeno.
Ci sono anche fattori di tipo culturale e storico sociale; il passaggio da un momento storico in cui
appariva possibile realizzare dei progetti ad un altro in cui prevalgono delusione e rinuncia può
scatenare il fenomeno
Le strategie di gestione e di prevenzione del burn-out
Sono state elaborate tecniche ad orientamento cognitivo-comportamentale a livello individuale volte a
modificare le aspettative irrealistiche o le false speranze. Molto successo hanno riscosso le tecniche di
rilassamento, di gestione del tempo, dello stress. Sono utili le modalità di coping centrate sulle
tecniche di distanziamento (interessamento distaccato) in modo da trovare un equilibrio tra il
coinvolgimento eccessivo e l’essere distaccato.
Nello specifico caso del burn-out lavorativo valgono le seguenti indicazioni operative:
• Sviluppo professionale dello staff (incoraggiare gli operatori ad adottare obiettivi più realistici)
• Cambiamenti nella struttura di lavoro e di ruolo (distribuire tra i membri i compiti difficili)
• Sviluppo del management (predisporre di programmi di formazione per il personale amministrativo)
• Incremento delle modalità di problem solving organizzativo e di presa di decisioni (creare
meccanismi formali per l’organizzazione lavorativa, fornire le abilità per gestire i conflitti)
• Definizione degli obiettivi del programma e di modelli di gestione (incrementare la consapevolezza di
avere scopi comuni)
MODULO 6
LA SALUTE E L’INTERVENTO CENTRATO SULLA CULTURA
Le variabili culturali sono parte integrante dei processi biologici riguardanti la salute e la malattia. La
ricerca interculturale può aiutare a chiarire la natura delle interazioni fra fattori biologici, psicologici e
culturali. Gli studi interculturali permettono invece di identificare dei fattori di rischio che si possono
applicare alla cultura in generale e identificano anche fattori di rischio significativi che sono amplificati,
o in alcuni casi attenuati per mezzo della cultura e fattori che aumentano la vulnerabilità alla malattia
(fattori psicologici e sociali che indeboliscono le difese immunitarie). L’effetto della cultura può
determinare anche errori diagnostici attraverso le differenze nelle percezioni, nell’attribuzione e
nell’espressione di segni e sintomi della malattia.
CONTESTO SOCIALE E SALUTE
Il sociale influenza salute e malattia: esiste una disparità a livello di salute sia per quel che riguarda lo
status socio-economico sia per lo stato di occupazione-disoccupazione (in questo senso si hanno
effetti nocivi in caso di disoccupazione o di forte attività professionale).
Nel campo specifico della psicologia della salute il sociale interessa per quegli aspetti che agiscono per
costruire e dare senso all’esperienza di malattia.
MODELLO DEI MEDIATORI MODELLO TRANSAZIONALE MODELLO SOCIOCONTESTUALE
DELLA SALUTE (Bruchon, Schweitzer, 2000) DELL'AUTOREGOLAZIONE DELLE
(Rutter e coll., 1993) Contesto sociale considerato CONDOTTE DI SALUTE
sociale agisce come input a su due livelli: (Ewart, 1991)
due vie: da una parte crea gli -come Insieme di Variabili Psicologia della salute pubblica
eventi di vita e il sostegno Antecedenti (livello Contesto sociale come determinante per
sociale correlato (mediatori socioeconomico, eventi l’autoregolazione della vita individuale e
socio-emozionali), dall’altra stressanti, appartenenza e delle sue possibilità di cambiamento. Nel
conoscenze e informazioni reti sociali) suo modello le influenze socio contestuali
(mediatori cognitivi); questi -come una Possibilità inquadrano e determinano i processi di
mediatori determinano le percepita (valutazione) o una cambiamento autoregolati che
strategie di coping. richiesta di sostegno intervengono su stati d’azione, solidificati
relazionale (COPING in abitudini di attori socialmente
interdipendenti
SALUTE E LAVORO
I modelli della salute sul lavoro: modello dell’adattamento persona-ambiente, modello domanda
controllo, modello sforzi ricompense
MODULO 7
LOCUS OF CONTROL
L’origine del costrutto è da ricondursi alla teoria dell’apprendimento sociale di Rotter, il quale distinse
gli orientamenti al controllo interno ed esterno: gli interni credono che gli eventi siano una
conseguenza delle proprie azioni, mentre gli esterni credono che le cause degli eventi riguardino
fattori al di fuori del controllo. La dimensione di internalità/esternalità del locus of control è stata in
seguito estrapolata dal resto del modello è ha cominciato ad essere trattata come variabile di
personalità e misurata attraverso una specifica scala.
Varie teorie hanno identificato 4 tipi di controllo:
1. controllo come variabile di contestoÈ un processo PERCETTIVO-COGNITIVO transitorio
elaborato in situazioni particolari (può essere manipolato acquisendo abilità di
fronteggiamento)
2. controllo come caratteristica di personalitàÈ una modalità d’essere dell’individuo ed è una
caratteristica stabile (teoria dell’Hardiness di Kobasa)
3. controllo come stile cognitivoModalità cognitiva modificabile nel tempo e nelle situazioni
4. controllo come interazionecome modalità di interazione tra soggetto e ambiente (processo
psicosociale) e si identifica con il POTERE
Le ricerche che hanno esaminato la relazione tra comportamenti protettivi e locus hanno prodotto
risultati contraddittori e le conclusioni indicano che il concetto non è in grado di prevedere i
comportamenti. Le critiche investono tutte le prospettive che concepiscono il controllo come attributo
di personalità stabile.
Una di queste è la teoria dell’hardiness di Kobasa, che fa del controllo percepito una delle dimensioni
essenziali di un tipo di personalità definito endurante o hardy.
E’ uno stile di comportamento composito dove dominano tre fattori:
Impegno (i soggetti sono molto impegnati nella vita e nel lavoro)
Sfida (percepiscono i cambiamenti come una sfida)
Controllo (pensano di padroneggiare gli eventi)
L’hardiness sembra avere un effetto di protezione contro lo stress.
Locus of control vs attribuzione causale
Un processo spesso confuso con il locus of control è l’attribuzione causale. Mentre il locus è una
credenza generale elaborata a priori e non legata ad una situazione specifica, le attribuzioni causali
sono stimolate in particolare dai risultati negativi, inaspettati, e per questo motivo sono
particolarmente rilevanti per le cognizioni sulla salute e la malattia
Locus of control e teoria dell’impotenza appresa- Seligman 1975
L’idea alla base di questa teoria è che le persone possono apprendere di non aver controllo su ciò che
accade loro in alcuna situazione. Il sentimento di impotenza appresa produce conseguenze a livello
cognitivo, motivazionale e emozionale e può minare l’autostima. Ci sono due aree rilevanti per lo
studio di questo fenomeno:
La prima riguarda la relazione di questa tendenza cronica ad attribuire esiti positivi a fonti esterne e
esiti negativi a sé e la depressione. La seconda esamina il comportamento dei pazienti ospedalizzati,
attribuendo specifici comportamenti e reazioni alla percezione di scarso controllo che hanno sulla
propria vita.
Self-efficacy
Concetto centrale della teoria socio cognitiva di Bandura, secondo cui il senso di efficacia personale
esercita effetti importanti nella salute su almeno due aspetti: nel fronteggiare gli eventi stressanti e
nella modificazione dei comportamenti nocivi. Le reazioni allo stress sono interpretate come
percezione di scarso controllo sulle minacce e le condizioni ambientali nocive. Le credenze
nell’efficacia sono importanti in tutte le fasi del processo di autoregolazione del comportamento.
Numerose ricerche hanno dimostrato che l’autoefficacia influenza notevolmente le intenzioni e il
comportamento. Più le persone sono convinte di poter agire efficacemente, più elevati saranno gli
scopi che si proporranno, e maggiore sarà l’impegno e la perseveranza che metteranno nell’esecuzione
delle azioni, anche di fronte alle difficoltà e ai fallimenti
MODULO 8
PROMOZIONE ALLATTAMENTO AL SENO- programma d’azione per l’Europa
E’ un progetto che mira ad aiutare le donne ad avere un atteggiamento positivo nei confronti
dell’allattamento e ad aumentare il numero di quelle che scelgono di alimentare in questo modo i loro
figli. La promozione dell’allattamento al seno è una priorità̀ di salute pubblica perché: è il modo
naturale di alimentare i bambini ed è l’inizio ideale per la vita, è il miglior modo di assicurare una
crescita ed uno sviluppo salutare nei primi sei mesi di vita, accompagnato da altri alimenti, fornisce
vantaggi nutrizionali a lungo termine, Ha un impatto positivo sulla salute di donne e bambini, con una
ridotta spesa sanitaria e meno diseguaglianze.
IL PROGRAMMA D’AZIONE
È uno strumento pratico per gli amministratori locali, costruito su una storia significativa di iniziative
mondiali ed Europee a favore dell’allattamento al seno. Il Programma d’Azione fa notare come sia
importante che tutte le madri ricevano un’informazione di alta qualità ed indipendente da interessi
commerciali sull’alimentazione dei propri figli. Il Programma riconosce che le madri che decidono di
non allattare devono essere rispettate ed aiutate ad alimentare artificialmente i figli nel miglior modo
possibile.
Breve storia della promozione dell’allattamento al seno
La Strategia Globale per l’Alimentazione del Neonato e del Bambino è stata approvata da tutti i paesi
membri dell’OMS nel Maggio del 2002. La Strategia si basa sul Codice Internazionale per la
Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno (1981) che si propone di proteggere le madri ed i
bambini da pratiche pubblicitarie inappropriate.
Fattori che influenzano la decisione di una madre di allattare al seno
-Sistema madre-bambinoetà, salute, stili di vita, allattamento precedente, istruzione, occupazione,
classe sociale, paese di provenienza, atteggiamento verso l’allattamento, stato civile, dimensione della
famiglia, sostegno in famiglia, modelli da seguire, durata della gravidanza, peso alla nascita, salute del
bambino, tipo di parto
-Sistema sanitariocure prenatali, assistenza al parto e nei primi giorni, assistenza dopo il parto,
sostegno professionale, sostegno tra pari
-Politiche di salute pubblicapriorità per l’allattamento, politiche e piani, sorveglianza, formazione
degli operatori, fondi per progetti di volontariato, informazione, educazione, comunicazione.
-Cultura e politiche sociali
FASE 1 VALUTAZIONE SOCIALE E ANALISI SITUAZIONALE: si concentra sul primo tipo di informazioni,
l’obiettivo è identificare e valutare i problemi che influenzano la qualità della vita di una popolazione
target attraverso il coinvolgimento delle persone a cui è rivolto
FASE 2 VALUTAZIONE EPIDEMIOLOGICA: determinare per una popolazione target quali sono i problemi
di salute che costituiscono la principale minaccia alla salute. L’esito finale delle prime due fasi è la
definizione degli obiettivi del programma
FASE 3 VALUTAZIONE COMPORTALE E AMBIENTALE: modi di fare che provocano i problemi di salute
nella popolazione target. La valutazione ambientale è l’analisi parallela che potrebbe essere legata in
modo causale al comportamento a rischio o direttamente agli esiti che interessano
FASE 4 VALUTAZIONE EDUCATIVA ED ECOLOGICA: Il modello PRECEDE incorpora una teoria delle
determinanti del comportamento. I fattori che potrebbero influenzare un comportamento sono
molteplici, così gli autori li dividono in tre categorie:
Fattori predisponenti: facilitano o ostacolano il comportamento e la motivazione a modificarlo
(processi psicologici, dimensioni cognitive, fattori sociodemografici, predisposizioni genetiche).
Fattori facilitanti: facilitano l’esecuzione di una azione da parte del singolo o delle organizzazioni,
includono tutto ciò che rende possibile un cambiamento nel comportamento o nell’ambiente (abilità,
risorse, accessibilità di servizi sanitari).
Fattori rinforzanti: conseguenze delle azioni che determinano l’eventualità che il soggetto riceva
feedback positivo o negativo e di conseguenza sostegno sociale nell’esecuzione e nel mantenimento
del comportamento (sostegno sociale, influenze dei pari, consigli del medico, benefici sociali, benefici
immaginati).
FASE 5 VALUTAZIONE AMMINISTRATIVA E POLITICA: La valutazione amministrativa si focalizza
sull’analisi delle risorse necessarie per l’implementazione dei metodi e delle strategie educative
proposte (tempi per la realizzazione degli obiettivi, tipo e numero di persone necessarie per
l’esecuzione del programma, costi economici). La valutazione delle politiche consiste nel verificare se il
programma educativo è coerente con le finalità e la cultura generale dell’organizzazione
FASE 6 IMPLEMENTAZIONE: Fase della conversione degli obiettivi in azioni concrete
FASE 7- 8- 9 VALUTAZIONE DI PROCESSO E DI RISULTATO: La funzione della valutazione è di verificare
le ipotesi elaborate nelle prime fasi, circa le relazioni fra l’intervento e i risultati.
Vengono distinti tre livelli di valutazione:
• Valutazione di processo: individuazione di problemi nella fase di implementazione del programma
consente di effettuare aggiustamenti prima la situazione sfugga al controllo, è questo il momento di
sperimentare nuovi metodi:
• Valutazione dell’impatto: misura gli effetti immediati del programma.
• Valutazione di risultato: l’oggetto di interesse sono lo stato di salute e gli indicatori della qualità della
vita individuati nelle prime fasi del processo, questa fase misura il cambiamento negli obiettivi
complessivi e nei benefici a livello di salute o la qualità della vita.
BIOENERGETICA
La bioenergetica è un modo di comprendere la personalità in termini di processi energetici
dell’individuo. La bioenergetica è anche una forma di terapia che associa il lavoro sul corpo con quello
sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi emotivi e realizzare in misura più
ampia il proprio potenziale di provare piacere e gioia di vivere. II lavoro della bioenergetica sul corpo
comprende trattamenti con le mani e particolari esercizi. Gli esercizi intendono aiutare chi li pratica a
entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite movimenti appropriati
LA CLASSE DI ESERCIZI BIOENERGETICI COME INTERVENTO DI PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICO-
FISICO
La classe d’esercizi è uno degli strumenti di prevenzione e promozione della salute. Permette di curare
la salute e vitalità del corpo in senso globale – sia fisico che emotivo – e, senza essere uno strumento
di psicoterapia, permette di raggiungere un benessere psicofisico.
Il lavoro della bioenergetica è finalizzato al pieno conseguimento della nostra totalità di esseri umani.
Tale strumento mira ad aiutare a sbloccare l’energia intrappolata o confinata all’interno del corpo e
accrescere la mobilità ai livelli muscolare ed emozionale.
Le cinque categorie
1.Condotte che agiscono sulla comunicazione professionale
2.Condotte che agiscono sulla comunicazione interpersonale.
3.Condotte che agiscono sulla reputazione (perdita dell'altrui considerazione).
4.Condotte che agiscono sulla posizione occupazionale (perdita della sicurezza di sé).
5.Condotte che agiscono sulla salute fisica o psichica.
AZIONE DEL MEDICO COMPETENTE
Gli interventi avvengono in 2 fasi: preventiva e riabilitativa
Azioni preventive:
Ruolo preventivo
Le azioni preventive hanno la finalità di impedire sia il sorgere di situazioni mobbizzanti sia il loro
perdurare attraverso un’azione diffusa di promozione della conoscenza del mobbing verso tutti gli
attori della prevenzione. Sono:
-la promozione nei luoghi di lavoro della cultura della salute e della sicurezza
-partecipazione a corsi di formazione mirati
-Promuovere presso l’azienda, la definizione di una procedura di “ascolto mobbing” interno
-L’ascolto e la valutazione delle situazioni segnalate da parte dei soggetti istituzionali interni all’azienda
CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI Area di pratica professionale. PSICOLOGIA DELLA
SALUTE
1.DENOMINAZIONE E DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA DI PRATICA PROFESSIONALE
La Psicologia della salute costituisce un ambito disciplinare di ricerca e applicazioni professionali
riguardante: i fattori cognitivi, affettivo - emotivi, psicosociali, comportamentali, sociali e culturali che
sono all’origine dello stato di salute delle persone (salutogenesi) la promozione e il mantenimento
della salute secondo una prospettiva biopsicosociale; la prevenzione e il trattamento delle malattie e
dei loro correlati psicologici; l’analisi e il miglioramento dei sistemi di tutela della salute; il contributo
all’elaborazione delle politiche della salute in favore delle comunità. In particolare, alcune delle
principali linee di indagine riguardano: l’identificazione dei comportamenti rilevanti per la salute (ad
esempio, i comportamenti a rischio e quelli auto protettivi); la percezione del rischio e gli effetti sulle
condotte nelle varie fasi dello sviluppo umano; le credenze, atteggiamenti, intenzioni e reazioni nelle
condizioni di salute e di malattia; le rappresentazione sociali di salute e malattia;le emozioni e la loro
regolazione in rapporto a salute e malattia, con specifico riguardo alle disregolazioni affettive;le
relazioni tra stress, salute e malattia; le strategie e le risorse psicosociali di coping;il benessere
psicologico e sociale e la qualità della vita nelle diverse classi sociali; la promozione della salute e di
stili di vita appropriati e la prevenzione delle malattie nonché le tecniche più efficaci da adottare per
tali finalità; la compliance alle prescrizioni terapeutiche e i fattori facilitanti/ostacolanti i trattamenti;le
relazioni interpersonali nella pratica sanitaria, con specifico riguardo alla relazione paziente/terapeuta;
la competenza comunicativa nella pratica sanitaria (ad esempio, la comunicazione con il paziente e con
il nucleo familiare)
Seppure vi siano quadri di riferimento teorico- pratico abbastanza comuni, la psicologia della salute si
differenzia dalla psicologia clinica dal momento che risulta più direttamente focalizzata:
1) sulle risorse personali e sociali che possono aiutare le persone a costruire e controllare la propria
salute mediante l’adozione di stili di vita salutare;
2) sulle cause e le modalità di prevenzione dei disordini psicofisici che hanno un impatto sui processi
psicologici normali;
3) sui processi di cambiamento degli atteggiamenti e delle condotte delle persone nelle loro decisioni
rispetto ai rischi, nella gestione delle malattie, nelle modalità di reagire allo stress, nella ricerca di uno
stato di benessere, ecc..
Sul piano tassonomico, la letteratura internazionale sostiene l’articolazione della psicologia della
salute in cinque grandi sottoinsiemi conoscitivi e pratici:
-la psicologia clinica della saluteorientata ai cambiamenti della condotta, ai trattamenti
psicoterapeutici o psicoeducativi a livello individuale o di piccolo gruppo
-la psicologia della salute di comunitàsviluppo di interventi e programmi di promozione della salute
fisica e mentale a livello delle collettività
-la psicologia della salute pubblica
-la psicologia critica della salute si focalizza sulle diseguaglianze (sociali, culturali, di genere, di età,
socioeconomiche) nei sistemi sanitari, nell’accesso ai servizi e nelle politiche sanitarie
-la psicologia della salute occupazionale