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Galileo, la scienza per tutti

Questo articolo a mo’ di blog è dedicato a chi ancora è curioso del mondo e di ciò che lo
circonda, a chi vorrebbe sapere i piccoli misteri del quotidiano, a chi vorrebbe che la scienza
non fosse per pochi ma alla portata di tutti, a chi è grande ma si sente bambino e a chi ha un
bambino curioso e pieno di domande.

La curiosità porta alla conoscenza


La conoscenza rende l’uomo libero

Alleghiamo anche alcune frasi famose del celeberrimo scienziato Albert Einstein:

 C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la
volontà.
 Il processo di una scoperta scientifica è, in effetti, un continuo conflitto di meraviglie.
 Il piacere è peccato, e talvolta il peccato è un piacere.
 Non ho particolari talenti: sono solo appassionatamente curioso.
 I concetti della fisica sono libere creazioni dello spirito umano, e non sono, nonostante le
apparenze, determinati unicamente dal mondo esterno.
 Facciamo attenzione che la nostra mente non diventi il nostro oggetto di culto; ha,
certamente, un muscolo poderoso, ma non personalità.
 Dio è ingegnoso, ma non disonesto.
 Chi ha da fare non ha tempo per le lacrime.
 Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse
potrà porne uno.
 La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. È il sentimento profondo che si
trova sempre nella culla dell’arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare
né stupore né sorpresa è, per così dire, morto; i suoi occhi sono spenti.
 Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della
prima.
 La cosa più bella che possiamo sperimentale è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di
ogni vera scienza. L’essere che non conosce questa emozione, che è incapace di fermarsi
per lo stupore e restare avvolto dal timore reverenziale, è come un morto.
 La preoccupazione dell’uomo e del suo destino devono sempre costituire l’interesse
principale di tutti gli sforzi tecnici. Non dimenticatelo mai in mezzo a tutti i vostri
diagrammi ed alle vostre equazioni.
 La prima necessità dell’uomo è il superfluo.
 La differenza fra la gloria reale e quella fittizia sta nel sopravvivere nella storia o in una
storia.
 La scienza è zoppa senza la religione; la religione è cieca senza la scienza.
 La scienza intera non è altro che un modo più sofisticato del pensare quotidiano.
 La scienza può essere solo ciò che è, non ciò che potrebbe essere.
 L’arte è l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice.
 L’arte suprema di un maestro è la gioia che si risveglia nell’espressione creativa e nella
conoscenza.
 L’uomo di scienza non è niente altro che un misero filosofo.
 Non c’è moralista più severo del piacere.
 Sono convinto che Dio non giochi a dadi.
 Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua
nonna.
 Non penso mai al futuro: arriva fin troppo presto.
 Scopo di ogni attività dell’intelletto è ridurre il mistero a qualcosa di comprensibile.
 Non v’è nulla, senza dubbio, che calmi lo spirito come un rum e la vera religione.
 Quella del mistero è la migliore esperienza che possiamo avere. È l’emozione
fondamentale che veglia la culla della vera arte e della vera scienza.
 Si potrebbe dire che l’eterno mistero del mondo sia la sua comprensibilità.

I
 Talvolta uno paga di più le cose che ha avuto gratis.
 Torna a eterno merito della scienza l’aver liberato l’uomo dalle insicurezze su se stesso e
sulla natura agendo sulla sua mente.
 Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che
non lo sa e la inventa.
 Vivo in quella solitudine che è penosa in gioventù, ma deliziosa negli anni della maturità.
 Ad ogni sistema autocratico fondato sulla violenza fa sempre seguito la decadenza,
perché la violenza attrae inevitabilmente. Il tempo ha dimostrato che a dei tiranni illustri
succedono sempre dei mascalzoni.
 Anche se le leggi della matematica si riferiscono alla realtà, non possiedono una
veridicità assoluta, e se l’avessero, allora non si riferirebbero alla realtà.
 Chi non è più capace di fermarsi a considerare con meraviglia e venerazione è come
morto: i suoi occhi sono chiusi.
 Cento volte al giorno mi capita di pensare che la mia vita, quella interiore e quella
pubblica, dipende dal lavoro di altre persone, vive e scomparse e mi dico che devo
impegnarmi a restituire come e quanto ho ricevuto e ancora ricevo.
 Ciò che veramente mi interessa è se Dio avrebbe potuto fare il mondo in una maniera
differente, cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà.
 Dobbiamo essere pronti a fare sacrifici eroici in favore della pace più di quanto facciamo
di buon grado in favore della guerra. Non esiste dovere che io consideri più importante o
al quale io tenga di più.
 Dolce è la vendetta, specialmente per le donne.
 È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.
 È meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione.
 È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
 Finché ci saranno uomini, ci saranno guerre.
 Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi.
 I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono
incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. Insieme sono una potenza che supera
l’immaginazione.
 Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore.
 Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma so che la Quarta
sarà combattuta con pietre e bastoni.
 Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un
minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi
ora. Questa è la relatività.
 Questo eroismo a comando, questa violenza insensata, questo maledetto e ampolloso
patriottismo – quanto intensamente li disprezzo!
 Se dovessi rinascere, farei l’idraulico.
 La vita e la morte confluiscono in uno, e non c’è né evoluzione né destino; soltanto
essere.
 Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.
 Se A è uguale a successo, allora la formula è A = X + Y + Z. X è il lavoro. Y è il gioco. Z
è tenere la bocca chiusa.
 Non possiamo disperare nell’umanità, dal momento che noi stessi siamo esseri umani.
 Se i fatti e la teoria non concordano, cambia i fatti.
 Tutto è relativo. Prenda un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di
sapere che ha ancora sette anni di disgrazie...
 Uno stomaco vuoto non è un buon consigliere politico.
 La fantasia è più importante del sapere.
 La differenza fra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti.
 L’amore porta molta felicità, molto più di quanto struggersi per qualcuno porti dolore.
 La conoscenza scientifica non gode di un accesso immediato alla realtà di cui parla, non è
come aprire gli occhi e constatare che si è fatto giorno.
 Mi fa orrore quando una bella intelligenza è abbinata a una personalità ripugnante.
 La saggezza non è il risultato di un’educazione, ma del tentativo di una vita intera di
acquisirla.
 La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.
 La ricerca della verità è più preziosa del suo possesso.

II
 L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi.
 Sono pochi quelli che vedono coi propri occhi e provano sentimenti con i propri cuori.
 Una cosa ho imparato nella mia lunga vita: che tutta la nostra scienza è primitiva e
infantile eppure è la cosa più preziosa che abbiamo.
 La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona ma
nessuno sa il perché. In ogni caso si finisce sempre con il coniugare la teoria con la
pratica: non funziona niente e non si sa il perché.
 L’importante è non smettere di fare domande.
 Se vuoi descrivere ciò che è vero, lascia l’eleganza al sarto.
 Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in
cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
 Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos’altro necessita un uomo per
essere felice?
 La fantasia è più importante del sapere.
 La scienza è una cosa meravigliosa... per chi non deve guadagnarsi da vivere con essa.
 Chiunque consideri la propria e l’altrui vita come priva di significato è non soltanto
infelice ma appena degno di vivere.
 Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.
 La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
 Il segreto della creatività è saper nascondere le proprie fonti.
 Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente è un miracolo. L’altro è
pensare che ogni cosa è un miracolo.
 Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e esteriore sono basate
sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo sforzarmi al massimo per dare
nella stessa misura in cui ho ricevuto.
 È l’arte suprema dell’insegnante, risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza.
 Noi vediamo, sentiamo, parliamo,
ma non sappiamo quale energia ci fa vedere,
sentire, parlare e pensare.
E quel che è peggio, non ce ne importa nulla.
Eppure noi siamo quell’energia.
Questa è l’apoteosi dell’ignoranza umana.
 Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad
abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione.

III
Perché il cielo è azzurro e il sole è giallo?
Queste due domande sono talmente banali che sembrano state fatte da un bambino. Ma
sapreste rispondere?

La soluzione è da ricercare nella natura elettromagnetica della luce del sole.

La luce visibile, infatti, è formata da tante radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d’onda


diversa che nel complesso formano ciò che percepiamo come il colore bianco.
Ogni lunghezza d’onda della luce viene percepita dall’occhio come un diverso colore.
Quando un raggio di sole arriva sulla Terra incontra l’atmosfera, composta da azoto, ossigeno
e, in sospensione come vapore, acqua ed altre particelle.

Se la luce incontra una goccia d’acqua, viene riflessa totalmente in tutte le direzioni (colorando
di bianco nuvole e nebbia), mentre quando incontra l’azoto o l’ossigeno allo stato gassoso si
comporta in modo differente a seconda della lunghezza d’onda di ogni colore: il rosso, che ha
lunghezza d’onda maggiore, continuerà la sua strada, così come il giallo e l’arancio, mentre il
blu, che ha una minore lunghezza d’onda, sarà diffuso in tutte le direzioni e colorerà il cielo.

Il cielo vicino all’orizzonte è più azzurro perché la luce deve attraversare più atmosfera e quindi
viene diffusa maggiormente.

Quando si avvicina il tramonto, il sole si abbassa all’orizzonte e la luce perde ulteriormente la


componente blu e vengono diffuse altre radiazioni come il rosso, che colora il cielo.

Se non ci fosse l’atmosfera, il cielo sarebbe nero (come avviene sulla Luna) ed il Sole ci
apparirebbe bianco.

Il Sole, infatti, è giallo per lo stesso principio: la luce del disco solare, incontrando l’atmosfera,
ha un cammino diverso in base alla lunghezza d’onda e il colore che viene diffuso è appunto il
giallo.

Perché se lascio un cucchiaino nella bottiglia, lo spumante


non si sgasa?
Ecco un’altra domanda curiosa a cui rispondere. In realtà il metodo del cucchiaino non è
infallibile, tuttavia può essere un aiuto per rallentare la perdita di gas dalla bottiglia una volta
aperta. Questo sistema si può utilizzare con tutte le bevande gassate, quindi anche acqua,
coca-cola, birra, ecc.

Il sistema funziona se la bottiglia, aperta, viene riposta in frigorifero con un cucchiaino di


metallo infilato nel collo.

Come mai? Semplice. Il manico del cucchiaino, di metallo appunto, rimane più freddo del
vetro, mantenendo bassa la temperatura dell’aria contenuta nel collo della bottiglia. La
bollicina d’aria, salendo dalla bevanda al collo, incontra quest’aria fredda e, per il principio di
Archimede, tenderà a diminuire di volume e aumentare di densità, cadendo verso il basso.

Con il tempo però, sia per la capacità termica del cucchiaino, sia per il fatto che le bollicine, in
questo sali e scendi, possono scontrarsi e rompersi, la bevanda tenderà comunque a sgasarsi.

IV
Quanti colori possono avere le stelle?
I diversi colori delle stelle sono determinati dalla lunghezza d’onda della radiazione che esse
emettono: maggiore è la lunghezza d’onda, più il colore è rosso.

A sua volta, la lunghezza d’onda della radiazione emessa da una stella dipende dalla
temperatura superficiale della stella. In realtà, le stelle non possiedono una superficie vera e
propria, essendo delle sfere di gas, senza perciò “confini” solidi. Però possiedono una fotosfera,
che è in pratica la parte esterna che noi vediamo.

La fotosfera di una stella ha un colore che dipende dalla sua temperatura: se è molto calda, la
stella apparirà bianca, se è più fredda potrà essere giallo-arancio, se è ancora più fredda sarà
rossa. Qui sotto puoi vedere a quali temperature della fotosfera corrispondono all’incirca i vari
colori.

Temperatura Colore
30.000-50.000 gradi Azzurro
10.000-30.000 gradi Azzurro-bianco
8.000-10.000 gradi Bianco
6.000-8.000 gradi Bianco-giallo
5.000-6.000 gradi Giallo
3.800-5.000 gradi Arancio
2.700-3.800 gradi Rosso

Se guardi il cielo in una notte scura, lontano dalle luci della città, possibilmente con un piccolo
telescopio, anche tu potrai distinguere il colore di alcune fra le stelle più luminose del
firmamento.

Stella (costellazione) Colore


Aldebaran (Toro) Rosso
Antares (Scorpione) Rosso
Capella (Auriga) Giallo
Rigel (Orione) Bianco
Betelgeuse (Orione) Rosso
Sirio (Cane Maggiore) Bianco
Procione (Cane Minore) Bianco-giallo
Bellatrix (Orione) Bianco-azzurro
Arturo (Bootes) Arancio
Vega (Lira) Bianco
Deneb (Cigno) Bianco

V
Il raggio verde del sole o green flash
Se in una serata limpida vi capita di vedere il Sole brillare di verde per un istante, non
allarmatevi né recatevi immediatamente dall’oculista: avete solo avuto la fortuna di osservare
un fenomeno atmosferico, tanto raro quanto meraviglioso, conosciuto sotto il nome di “green
flash”.

Si tratta di un flash luminoso di colore verde intenso che appare per qualche istante quando il
Sole sta per tramontare o per sorgere (in misura minore sono soggetti allo stesso fenomeno
anche la Luna, Venere o stelle luminose come Sirio).

Il “raggio verde” è conosciuto fin dai tempi più antichi. Vi sono numerose rappresentazioni del
fenomeno nei monumenti egiziani. Presso questa civiltà si credeva infatti che il Sole assumesse
un colore verde dopo il tramonto, per poi ritornare alla sua usuale tinta all’alba.

Molte ipotesi sono state fatte sull’origine e sulle cause del green flash. Inizialmente si pensava
che fosse dovuto a limiti intrinseci nella struttura dell’occhio umano o addirittura a suggestioni
dell’osservatore. Ma ben presto si riuscì ad impressionare il “raggio verde” su pellicola e fu
provata la reale esistenza del fenomeno. Si cercarono così altre spiegazioni.

Il green flash era stato osservato da alcuni marinai. Si ipotizzò allora che le onde del mare
filtrassero la sola radiazione verde della luce solare, ma questa teoria fu smentita dal
manifestarsi del fenomeno sulla terraferma, in zone pianeggianti e nei deserti. In realtà lo
spettacoloso evento è determinato dal combinarsi di diversi fattori fisici dovuti all’interazione
della luce solare con l’atmosfera: la rifrazione, la diffusione e l’assorbimento.

La rifrazione atmosferica è la causa principale del fenomeno. Essa agisce come un prisma
scomponendo la luce nei diversi colori dello spettro e deviando maggiormente la radiazione di
lunghezza d’onda minore. Il Sole, a causa di questo effetto, dovrebbe apparire come la somma
di più dischi di colore diverso (quello blu più in alto, quello di colore rosso più in basso).

Anche il fenomeno della fata morgana è dovuto alla rifrazione che, deviando i raggi luminosi,
provoca la proiezione dell’immagine di un oggetto che in realtà si trova sotto l’orizzonte e che
sarebbe quindi impossibile osservare. Questa rifrazione è alla base dei miraggi che si possono
vedere nel deserto quando un’oasi in realtà molto lontana ci appare vicina. La stessa cosa
accade con gli astri: la deviazione della loro luce, se sono posti allo zenit, è nulla, ma in
prossimità dell’orizzonte il Sole o la Luna appaiono innalzati di un intero loro diametro rispetto
alla posizione reale. Alla nostra latitudine, se ci troviamo in una zona pianeggiante, possiamo
osservare l’ultimo lembo di Sole quando questo è già completamente tramontato da tre minuti.

VI
A questo punto entra in gioco la diffusione, che disperde la radiazione blu rendendola invisibile.
Infine l’emissione gialla della luce solare viene bloccata dal pulviscolo atmosferico, dando luogo
al fenomeno dell’assorbimento.

Riassumendo: la rifrazione scompone la luce solare nei diversi colori; la diffusione e


l’assorbimento eliminano la luce blu e quella gialla; la radiazione rossa solare subisce una
minor deviazione, raggiungendo così, per prima, l’occultazione da parte dell’orizzonte. L’ultimo
piccolo spicchio di Sole visibile è quindi di colore verde ed è chiamato green rim.

Il bordo verde in condizioni normali ha una larghezza media di circa 10 secondi d’arco, mentre
l’occhio umano raggiunge una risoluzione di circa 25 secondi d’arco e quindi per osservare il
green rim è necessaria la coincidenza di altri fattori che “allarghino” questo spicchio, dando
origine al fenomeno del green flash.

L’orizzonte basso è indispensabile per l’osservazione del raggio verde: in tale condizione lo
strato di atmosfera attraversata dalla luce solare è maggiore e sarà quindi maggiore anche la
rifrazione e il bordo verde sarà più largo.

Ma ciò non è ancora sufficiente. Anche la temperatura, infatti, può giocare un ruolo
importante: quando la luce attraversa strati d’aria a temperatura e densità differenti, l’aria
agisce come una lente, che devia i raggi luminosi e presenta immagini distorte. Nel nostro caso
è il disco solare ad essere deformato e il green rim appare più largo.

I luoghi migliori per osservare il raggio verde saranno quindi le zone pianeggianti e desertiche,
il mare aperto e in generale i siti con l’orizzonte libero come l’alta montagna dove, a causa
della minor diffusione della luce blu, si potrà assistere all’ancor più raro flash blu.

Località rinomate per l’osservazione del fenomeno sono gli osservatori astronomici di Monte
Wilson, delle Canarie, delle Ande cilene, l’Artide e l’Antartide e in Italia l’isola di Ischia e la
zone del Viterbese.

La durata del green flash solitamente non supera una frazione di secondo, ma dipende dalla
velocità con cui il Sole sorge o tramonta: sarà quindi più facile osservarlo alle alte latitudini.

Nel 1929 durante una spedizione nell’Antartide si osservò un green flash della durata record di
35 minuti.

La caccia al green flash non è certo cosa facile per la molteplicità di fattori che stanno alla base
del suo verificarsi, ma vale la pena cimentarsi nell’impresa non solo per lo spettacolo che
questo fenomeno ci offre ma anche perché, secondo una leggenda scozzese, colui che è tanto
fortunato da vedere il “raggio verde” non potrà più essere ingannato e leggerà chiaro nel
proprio cuore e in quello delle altre persone.

VII
La fisica dentro l’automobile
Ecco un’altra domanda di un collega a cui rispondere sfruttando qualche principio di fisica.

Mi è stato chiesto come mai se lancio un oggetto verso l’alto mentre sfreccio in auto a 100
km/h, questo ricade nella mia mano come se fossi fermo e, per esempio, non cade indietro
verso i sedili posteriori.

La risposta è semplice. Prendiamo questa volta in considerazione il principio d’inerzia di Galileo


o il primo principio di Newton, che ci dice che, rispetto ad un osservatore assoluto, un corpo
mantiene il suo moto rettilineo uniforme o lo stato di quiete se non è soggetto a forze.

Immaginiamo di andare a 100 km/h in autostrada, a velocità costante. Consideriamo solo


l’auto ed i suoi occupanti, trascurando gli attriti con la strada, l’aria, ecc. Andando a velocità
costante, la macchina non sta né accelerando né rallentando.

I passeggeri sono seduti su sedili che sono solidali con l’auto, viaggiano alla stessa velocità e
non sono soggetti ad alcuna accelerazione, quindi, come dice il principio di Galileo, non sono
soggetti a forze (a parte quella di gravità, che però non si considera nel moto orizzontale). Non
essendo soggetti a forze, i passeggeri ed ogni oggetto all’interno dell’auto sono in stato
equivalente a quello di quiete, cioè come se l’auto fosse completamente ferma.

Ciò significa che, se sono seduto sul sedile del passeggero anteriore e lancio in alto una
moneta, questa non sarà soggetta ad alcuna forza se non quella di gravità. La moneta non si
sposterà in senso orizzontale, ma solo in verticale, ritornando nella mia mano.

Se però accelero, le cose cambiano e la moneta mi finirà addosso o anche sul sedile del
passeggero posteriore. Perché?

Perché in questo caso entra in scena l’inerzia, ovvero quella proprietà della materia a
mantenere il suo stato di moto o quiete.

Essendoci una accelerazione, la macchina non mantiene il suo stato di moto, ma è soggetta ad
una forza che la sposta in avanti. Per inerzia, però, il mio corpo tende a rimanere nel suo stato
di relativa quiete rispetto al sedile, che invece si sposta in avanti insieme a tutta l’auto.
Risultato: sono schiacciato sul sedile finché non finisco di accelerare. Apparentemente sono io
che vado indietro verso il sedile. In realtà è il sedile che va in avanti e preme contro la mia
schiena.

Analogamente, se lanciassi in alto la moneta mentre accelero, la sua inerzia tenderà a farla
rimanere nel suo stato di quiete, mentre invece il mio corpo si sposterà in avanti trascinato dal
sedile. La moneta in apparenza si muove indietro, quindi verso di me o verso il sedile
posteriore.

Nella realtà, però, sono io ad andare addosso alla moneta insieme al sedile e a tutto il resto.
L’inerzia è la misura del ritardo con cui la moneta reagisce all’accelerazione.

Se freno succede il contrario, cioè alla macchina si applica una accelerazione contraria (una
decelerazione) che tende ad andare indietro. La moneta per inerzia, però, continuerà il suo
moto e, se provassi a lanciarla verso l’alto, in questo momento finirebbe sul tappetino o sul
parabrezza.

In realtà non è la moneta che si sposta in avanti, ma è il parabrezza che si sposta indietro a
causa della decelerazione. L’inerzia della moneta, in questo caso, sarà in pratica il ritardo con
cui questa reagisce alla decelerazione.

VIII
Se aggiungo lo zucchero, il caffè si raffredda più in fretta?
Un po’ di tempo fa mi hanno fatto questa domanda. Qualcuno sosteneva che aggiungendo lo
zucchero al caffè dei distributori automatici, la bevanda si raffreddasse più in fretta.

Per dare una risposta, tiriamo in ballo il secondo principio della termodinamica e prendiamo in
considerazione il sistema caffè-zucchero.

Il caffè ha una temperatura vicina a quella di ebollizione dell’acqua, suo principale


componente.
Lo zucchero, invece, viene erogato praticamente a temperatura ambiente.
Il sistema tende a raggiungere una temperatura d’equilibrio, per cui il primo componente, il
caffè, tenderà a raffreddarsi, mentre il secondo, lo zucchero, tenderà a scaldarsi.

La differenza di temperatura e di quantità tra i due elementi è talmente marcata, però, che lo
zucchero raggiungerà in fretta la solubilità e si scioglierà in pochi secondi, mentre il caffè si
raffredderà in modo impercettibile.

Il risultato è che il caffè in pratica non si raffredda, se non in maniera trascurabile.

La convinzione che il caffè si raffreddi è data probabilmente dal fatto che, per far sciogliere
bene lo zucchero, bisogna girare più volte il caffè. Questo fa sì che la bevanda rimanga a
contatto per più tempo con la superficie del bicchiere, del cucchiaino ma, soprattutto, dell’aria,
rispetto ad un caffè amaro, che di solito si beve in meno tempo.

Gli uccelli e i cavi ad alta tensione


Vi sarete chiesti come fanno gli uccelli a posarsi sui cavi dell’alta tensione senza rimanere
folgorati. Spesso si vedono stormi interi occupare per tutta la lunghezza questi cavi in totale
tranquillità.

La risposta a questa domanda è piuttosto semplice: per generare corrente elettrica ci vuole
una differenza di potenziale. Come una sfera scivola su un piano inclinato per la differenza di
altezza tra un punto più alto e uno più basso, così la corrente elettrica ha bisogno di questo
“dislivello elettrico” per scorrere.

Gli uccelli posano entrambe le zampe su di un singolo cavo di tensione, che ha un proprio
potenziale elettrico. Non passa quindi corrente nei loro corpi, a meno che non tocchino con una
zampa un altro cavo elettrico con potenziale diverso, oppure il suolo. In questi casi, infatti, si
chiuderebbe il circuito elettrico così formato e questi animali finirebbero arrostiti.

Finché entrambe le zampe si trovano allo stesso potenziale elettrico, gli uccelli possono
utilizzare questo particolare posatoio senza alcun rischio.

IX
In montagna, l’acqua bolle a una temperatura maggiore o
minore che in pianura?
Uno stesso liquido può bollire a temperature diverse, a seconda della pressione a cui è
sottoposto. Se ad esempio prendiamo dell’acqua e la riscaldiamo in laboratorio, essa bollirà
alla temperatura di 100 ºC. Lo stesso accade, probabilmente, nella cucina di casa tua. Ma se
prendiamo lo stesso recipiente pieno d’acqua e lo portiamo in montagna... sorprendentemente
bollirà a temperatura minore, diciamo tra gli 80 e i 90 gradi centigradi. Questo rende spesso
difficile ai montanari preparare un buon caffè! Perché accade questo? Per capirlo dobbiamo
ricordare cosa succede ad un liquido che bolle e considerare che la pressione atmosferica, su
una montagna, è minore.

Nei liquidi come nei gas, all’interno del campo gravitazionale terrestre, la pressione aumenta
con la profondità. Questo dipende dal fatto che gli strati di fluido soprastanti hanno un loro
peso e premono sugli strati sottostanti, schiacciandoli e aumentandone la pressione. Per
questo assistiamo all’aumento della pressione negli oceani con la profondità, che impedisce ai
sub di scendere a una profondità eccessiva e richiede che i sottomarini siano progettati in
modo adeguato per resistere a questa enorme forza di compressione. Per lo stesso motivo, ma
in modo inverso, la pressione dell’aria diminuisce con l’aumentare dell’altitudine, tanto
che in alta montagna la gente ha difficoltà a respirare e salendo su montagne veramente alte,
dove la densità dell’aria è rarefatta, è necessario portare con sé una bombola di ossigeno per
respirare.

Le molecole d’acqua al punto di ebollizione possiedono sufficiente energia per rompere i legami
con le altre molecole nel liquido e passare allo stato gassoso. A pressioni maggiori, le molecole
sono spinte di nuovo insieme e la trasformazione in vapore è più difficile. A pressioni minori
è vero il contrario: le molecole richiedono meno energia per rompere i loro legami e
l’ebollizione avviene a temperatura minore. Più in alto si sale, più bassa è la pressione
atmosferica! Per questo l’acqua bolle a temperatura minore in alta montagna.

Consideriamo un altro fenomeno che riguarda l’acqua salata. Se sciogliamo in acqua del sale,
allora la temperatura di ebollizione dell’acqua diviene più elevata. Ciò avviene quando si
immette del sale nell’acqua quando si cuociono dei cibi. Il sale alza la temperatura di
ebollizione dell’acqua. E’ bene inoltre sapere che l’acqua salata non ghiaccia alla temperatura
ordinaria di zero gradi centigradi (0 °C). Ciò perché il sale, così come aumenta la temperatura
di ebollizione dell’acqua, ne diminuisce la temperatura ordinaria di congelamento. Proprio per
questo motivo, per evitare la formazione di ghiaccio sulle strade innevate, occorre cospargerle
di sale, che abbassa la temperatura di solidificazione dell’acqua.

Perché la schiuma è bianca?


Come si spiega il fatto che, se prendiamo un pezzo di vetro colorato (il fondo di una bottiglia
verde, per esempio) e lo riduciamo in una polvere finissima, essa appare bianca?

Riducendo il vetro in minuti granellini si vengono a formare numerosissime superfici riflettenti,


cioè quelle di ogni pezzettino di vetro, quindi la quantità di luce riflessa sarà ben superiore di
quella che penetra all’interno dei singoli frammenti. E, se la luce viene quasi totalmente
riflessa, risulterà bianca.

Ecco perché anche la schiuma è bianca. La birra, per esempio, ha un bel colore ambra, ma
quando viene versata, sulla superficie si forma la schiuma: le numerosissime bollicine in cui il
liquido in superficie viene ridotto ne moltiplicano a dismisura la superficie, che riflette tutte le
lunghezze d’onda dandoci la sensazione del bianco.

X
Perché il suono aggira e oltrepassa gli ostacoli, mentre la
luce no?
Prima di rispondere a questa domanda, dobbiamo precisare due cose.

Primo, la luce e il suono sono due tipi di onde totalmente diversi, poiché il suono è un’onda
meccanica longitudinale e la luce è un’onda trasversale dovuta a un campo magnetico e a uno
elettrico che oscillano in fase su piani perpendicolari.

Secondo, è scorretto parlare di luce: si dovrebbe parlare di spettro elettromagnetico, di cui la


luce visibile è solo un componente. Il fatto che non passi la luce attraverso i muri, infatti, non
esclude che passino altre radiazioni (che effettivamente passano).

Detto ciò, il suono passa perché a livello macroscopico fa vibrare anche i materiali che incontra
sul suo cammino. Da qui si trasmette all’interno di essi, poi questi a loro volta ritrasmettono la
vibrazione all’aria e quindi all’orecchio dell’uditore.

Alcuni materiali vibrano meglio, altri peggio e, a seconda delle loro proprietà, isolano o meno
dal suono.

La luce – o meglio, la radiazione elettromagnetica – interagisce invece non a livello meccanico


ma a livello elettronico, quindi sono le proprietà degli atomi delle sostanze con i loro elettroni
che determinano quali parti dello spettro passano al di là di determinati ostacoli e quali no.
Alcune radiazioni verranno assorbite e altre, invece, lasciate passare.

Generalmente, ad esempio, passa l’infrarosso, mentre la luce visibile molto spesso non passa,
motivo per cui i corpi appaiono opachi (che cioè non lasciano passare la luce).

Ritornando alle onde sonore, quando un suono incontra un ostacolo, la sua capacità di
aggirarlo dipende dal rapporto tra la dimensione dell’ostacolo e la lunghezza d’onda del suono.
Comunque, a parità di dimensioni dell’ostacolo, suoni più gravi (di maggior lunghezza
d’onda) aggirano più facilmente gli ostacoli. Tale fatto ha una serie di importanti
conseguenze.

Per primo, se riceviamo un suono grave possiamo essere in difficoltà nella localizzazione della
sorgente. Tale suono, però, è in grado di aggirare la nostra testa e di pervenire ad entrambe le
orecchie. Ebbene, valutando i tempi di ritardo tra l’arrivo ad un orecchio e all’altro, il nostro
sistema percettivo è in grado di ricavare informazioni riguardo alla localizzazione della sorgente
sonora.

Inoltre, se ascoltiamo una persona che sta parlando ponendoci alle sue spalle, fatichiamo a
comprendere quello che dice. Il fatto è che solo le onde a bassa frequenza riescono ad aggirare
la testa di chi parla e a pervenire al nostro orecchio. Questo rende impossibile il riconoscimento
delle frequenze formanti i suoni vocalici.

In ogni caso, gli ostacoli della vita di tutti i giorni (un albero, un muretto, una colonna) hanno
dimensioni piccole rispetto a gran parte dei suoni usati nel parlato e nella musica. È per tale
motivo che il suono li aggira facilmente!

Questo non accade di certo con la luce che ha lunghezze d’onda piccolissime rispetto alla
dimensione di un albero: la luce viene arrestata e dietro l’albero si forma quell’ombra nella
quale spesso ci siamo trovati a riposare in una giornata assolata.

XI
Perché le ruote delle auto, superata una certa velocità,
sembra che girino al contrario?
Vi sarà capitato spesso di vedere in televisione, nelle pubblicità o nei programmi di motori che,
in velocità, le ruote delle auto sembrano girare in senso contrario a quello di marcia;
pneumatici di auto da gara ripresi magari in frenata che girano in senso contrario e che poi ad
un certo punto, rallentando, girano nel senso giusto.
Se vi siete chiesti come mai succede questo, ecco la risposta.

Ciò che vedete è solo un effetto ottico.

Premetto innanzitutto che il nostro cervello riconosce un’immagine in movimento quando


vengono messi in sequenza almeno 10 fotogrammi al secondo. I filmati al cinema vengono
registrati unendo 24 fotogrammi al secondo, in TV invece tra i 50 e i 160 fotogrammi al
secondo.

Se la velocità di rotazione di una ruota fosse identica alla velocità con cui la telecamera
registra l’immagine, ad ogni fotogramma la ruota avrebbe compiuto un giro intero e per il
nostro cervello sembrerebbe immobile.

Questo non avviene e la telecamera ad ogni fotogramma registra la rotazione della ruota su se
stessa di un certo numero di gradi.

Quando la velocità dell’auto cresce, anche la velocità di rotazione della ruota aumenta. Noi
vedremo la ruota girare in avanti fino a quando tra un fotogramma e l’altro questa avrà
compiuto uno spostamento intorno al proprio asse minore ai 270° (3/4 di giro).

Per semplificare, prendiamo come riferimento le lancette di un orologio: se nel primo


fotogramma un punto P del pneumatico dell’auto si trova alle ore 12.00 e nel secondo
fotogramma si trova alle ore 12.44 o meno, noi lo vedremo girare in senso orario.

Quando invece tra un fotogramma e l’altro si raggiunge e supera la soglia critica dei 270°, il
cervello calcola lo spostamento più breve, quindi percepisce uno spostamento contrario di
meno di 90°.

Prendendo sempre come esempio l’orologio, quando nel primo fotogramma il punto P del
pneumatico si trova alle 12.00 e nel secondo alle 12.45 o più, il cervello ignorerà lo
spostamento orario di 45 minuti, ma percepirà uno spostamento di 15 minuti in senso
antiorario. Vedremo quindi il pneumatico girare al contrario.

Questo effetto è detto “movimento apparente”.

Per riassumere, noi vedremo girare le ruote di un’auto nel senso corretto fino a quando non
sarà raggiunta una velocità critica, oltre la quale le vedremo invece girare al contrario. Quando
l’auto rallenterà, per esempio per affrontare una curva, vedremo le ruote girare al contrario
sempre più lentamente fino a quando, scese sotto la velocità critica, torneranno a girare nel
corretto senso di marcia.

XII
Integrazione e approfondimento

Per vedere l’effetto non occorre scomodare la Formula 1: basta anche la semplice ruota di una
bicicletta o di una macchina in autostrada, o un ventilatore. Bisogna distinguere tuttavia il
movimento apparente (vediamo la ruota alla televisione, al cinema, al computer o, più in
generale, in un qualsiasi filmato) da quello reale (stiamo guardando la ruota del ventilatore che
abbiamo acceso per rinfrescarci in un’afosa giornata di agosto), dal momento che questo
fenomeno si osserva solo nei filmati, mentre non trova riscontro nella realtà. Ciò è dovuto al
fatto che un filmato viene trasmesso con una velocità di circa 24 fotogrammi al secondo,
mentre i segnali luminosi che giungono ai nostri occhi sono impulsi che colpiscono
continuamente la retina, fornendoci un’immagine nitida e fluida del mondo e dei fenomeni che
ci circondano.
Cominciamo con il movimento apparente. In un filmato può capitare di vedere una ruota che
gira con un senso di rotazione paradossale, in conflitto con la direzione del movimento lineare
della ruota. Si tratta della cosiddetta illusione della ruota (rolling wheel illusion). Il movimento
al cinema, alla televisione o sullo schermo di un computer è reso presentando in successione
delle immagini che rappresentano le diverse fasi discrete del movimento. Il movimento così
ottenuto è noto agli psicologi come “movimento apparente”. La rotazione paradossale della
ruota è dovuta all’artificio di produrre un movimento percepito a partire da immagini discrete
presentate in successione (24 al secondo nel cinema, tra 50 e 160 per la televisione e il
computer. Nei cortometraggi in bianco e nero di una volta, invece, i filmati venivano riprodotti
mettendo in sequenza 36 fotogrammi al secondo. Ecco perché nei vecchi spezzoni in bianco e
nero, che ogni tanto vediamo, tutti sembrano correre come dei pazzi. Si credeva così di
agevolare la percezione del movimento presso un pubblico non ancora abituato alle proiezioni
di un filmato sullo schermo. Successivamente si è poi adottato lo standard dei 24 fotogrammi
al secondo). Per semplicità consideriamo una ruota con un solo raggio, che si muove in senso
orario con una bassa velocità di rotazione. La telecamera che registra il movimento della ruota
produrrà una serie di immagini: la prima con il raggio alle ore 12, la seconda con il raggio alle
12 e 5 e così via per le immagini successive. Se però la velocità di rotazione è abbastanza
elevata da produrre tra due immagini successive uno spostamento di 45 minuti, le cose
cambiano. Gli psicologi che hanno studiato il movimento apparente hanno scoperto che il
movimento percepito è quello che segue il cammino più corto. Nel nostro esempio il cammino
più corto non è quello che va dalle 12 alle 9 con una rotazione oraria di 45 minuti (che
riprodurrebbe quello che succede nella realtà fisica) ma quello che va sempre dalle 12 alle 9,
ma con una rotazione in senso antiorario di soli 15 minuti (in conflitto con quello che succede
nella realtà). Ecco perché ad un certo punto (nel nostro esempio quando l’angolo percorso tra
un’immagine e l’altra supera i 30 minuti) il senso di rotazione si inverte. Con più di un raggio, il
riferimento non è più un giro completo ma il settore circolare compreso tra due raggi. La
sostanza del ragionamento rimane comunque identica.
Veniamo ora al movimento reale. Se si guarda per un po’ di tempo un ventilatore che abbiamo
appena acceso, dopo un po’, quando le pale vanno talmente veloci da diventare indistinguibili,
il movimento rotatorio del ventilatore sembra invertirsi. Il fenomeno è provocato dal cosiddetto
“effetto postumo” o “consecutivo di movimento” (motion after-effect) notissimo come “effetto
della cascata”: se si guarda una cascata e poi si sposta lo sguardo sulle rocce circostanti, esse
sembrano muoversi nella direzione opposta. È come se il nostro sistema visivo compensasse
un’iperstimolazione in una direzione con un’ipersensibilizzazione al movimento nell’altra
direzione. Il fatto curioso del ventilatore è che il fenomeno avviene guardando sempre lo
stesso oggetto che ruota. La visione del fenomeno è favorita da elementi figurali ben rilevabili
come i raggi della ruota o le pale del ventilatore. Si tratta di un fenomeno molto diverso
dall’effetto di inversione della ruota di cui ho parlato sopra.

XIII
Stampate questa immagine e ritagliate il dischetto stroboscopico. Attenzione a ritagliare il foro
bene al centro.

Per chi non sa come si usa: va messo


sul piatto del giradischi e illuminato
con una lampada normale o, meglio,
al neon alimentata dalla rete elettrica.
Le lampade elettroniche (quelle a
risparmio di energia) non vanno bene
perché la loro luce non pulsa a 50
Hertz. Le tacche corrispondenti alla
velocità di rotazione devono apparire
ferme. Se avanzano in senso orario la
velocità è più alta e se indietreggiano
è più bassa. Se le tacche oscillano in
avanti e/o indietro allora la velocità
non è regolare. C’è una versione per
50 e 60 Hertz (USA) ma senza 78 giri.
Se vi serve, c’è anche una dima per
allineare la testina.

Perché sciogliendo del ghiaccio in un bicchiere d’acqua, il


livello dell’acqua non sale?
La legge di Archimede afferma che “un corpo immerso in un fluido riceve da questo una spinta
dal basso verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato dal corpo”.

Ora, il ghiaccio, come è noto, ha una densità minore dell’acqua, quindi la parte di ghiaccio
immerso, sciogliendosi, occupa un volume minore dell’acqua che ha spostato. Però esiste
anche un volume di ghiaccio emerso che, sciogliendosi, si aggiunge all’acqua sciolta del
ghiaccio immerso. In pratica, tutta l’acqua spostata dalla parte immersa del cubetto di ghiaccio
è pari all’acqua ghiacciata nell’acqua, più l’acqua ghiacciata fuori dall’acqua. Sciogliendosi il
ghiaccio, tutta l’acqua sciolta è uguale all’acqua spostata dalla parte di ghiaccio immersa in
acqua, altrimenti la legge di Archimede non funziona e le forze in campo sarebbero falsate.

Conclusione: il livello dell’acqua rimane invariato. L’acqua che sposti è uguale all’acqua
contenuta sia nel ghiaccio immerso che nel ghiaccio emerso. Quindi, se c’è il ghiaccio che si
scioglie, il livello non cresce. L’acqua che si scioglie occupa il volume del ghiaccio che
scompare.

A tal proposito, non è vero che il livello del mare cresce se si sciolgono i ghiacci che sono già
nell’acqua. Nel mare quella quantità d’acqua già c’è e lo scioglimento dell’acqua (del ghiaccio
emerso e immerso) occupa il volume del ghiaccio che si scioglie e si contrae (nuovo volume di
acqua al posto di meno volume di ghiaccio). Se invece a sciogliersi sono i ghiacciai delle
montagne (dalla terra si introduce nuovo ghiaccio in mare), è ovvio che il livello del mare sale
(nel mare si introduce acqua che prima non c’era).

XIV
Come funziona il termometro di Galileo?
Il dispositivo è costituito da un cilindro di vetro contenente un
liquido la cui densità aumenta sensibilmente al decrescere
della temperatura. All’interno del cilindro sono contenute delle
ampolline di vetro contenenti del liquido colorato. Tali
ampolline hanno densità medie differenti fra di loro e ad esse
sono appese delle targhette su cui viene indicata la
temperatura.

Quando il dispositivo ha raggiunto l’equilibrio termico con


l’ambiente esterno, si può leggere la temperatura osservando
il numero riportato sulla più bassa fra le ampolline rimaste a
galla. Se l’ambiente esterno si trova a temperatura molto
bassa, il liquido all’interno del cilindro risulta avere una densità
maggiore di quella di qualsiasi ampollina, e quindi rimarranno
tutte a galla. Al contrario ad alte temperature andranno tutte a
fondo.

A temperature intermedie cadranno


sul fondo solo le ampolline con
densità superiore a quella del
liquido: quella che si trova al livello
più basso fra quelle galleggianti avrà densità appena inferiore a
quella del liquido e quindi ne indicherà approssimativamente la
temperatura.

Ci si può chiedere perché le ampolline non cambino densità, in


quanto la temperatura cambia anche per loro. La risposta è molto
semplice: il vetro di cui è costituito il loro "guscio" si dilata e si
contrae in modo del tutto trascurabile per queste variazioni di
temperatura (il termometro lavora con temperature vicine a quella
ambiente) . Risulta quindi che il volume delle ampolline può essere
considerato sempre costante e quindi anche la loro densità.

La differenza di peso delle sfere è di soli 2 milligrammi, il che assicura una notevole precisione.

Cosa sono le Trecce di Berenice?


Vi è mai capitato di vedere del fumo ai lati degli alettoni posteriori di una vettura di Formula 1?
Ecco: quelle sono le trecce di Berenice.

L’espressione “Trecce di Berenice” viene utilizzata in aeronautica per indicare un fenomeno


causato dalla resistenza indotta. In parole semplici, tra la parte superiore ed inferiore dell’ala,
a causa degli scompensi e delle differenze di pressione, si generano dei flussi di aria che si
avvitano tra di essi, rassomiglianti appunto alle trecce di Berenice. Tale fenomeno è a volte
osservabile anche sui comuni aerei di linea, in atmosfera umida e con bassa temperatura.

Quando un’ala si muove in un fluido (per semplificare prenderemo in esame l’aria), questo
genera una forza aerodinamica di portanza attraverso la creazione di una differenza di
pressione fra dorso (parte superiore) e ventre (parte inferiore) dell’ala stessa. La portanza è
una somma di forze di pressione, e non una singola forza. I fluidi sono costretti a muoversi da
zone di alta pressione a zone di bassa pressione, cosicché l’aria che si trova ad alta pressione
tende a muoversi verso la zona a pressione più bassa. Poiché questo non può farlo passando
davanti alla parte anteriore dell’ala, né dalla parte posteriore dell’ala, a causa della direzione
della velocità dell’aria stessa, essa tenderà a passare attorno alle estremità, muovendosi nella

XV
direzione dell’asse longitudinale dell’ala stessa. Di conseguenza, l’aria si muove in maniera
circolare dal ventre al dorso dell’ala, passando attorno alle sue estremità.

I vortici d’estremità producono una zona di bassa pressione al loro centro. Questo induce
anche un abbassamento della temperatura che condensa l’acqua presente nell’aria (umidità),
rendendo visibili questi vortici.

XVI
Perché si prende la scossa quando si scende dalla propria
automobile e si tocca la carrozzeria?
Tale fenomeno rientra nella categoria dell’elettricità statica, ossia l’accumulo superficiale per
strofinio di cariche elettriche su di un corpo composto da materiale isolante, ad esempio abiti
in tessuto sintetico, soprattutto in ambiente secco, e può raggiungere valori di tensione
estremamente alti, anche decine di migliaia di volt.

Esso è dovuto al fatto che un’automobile, durante la sua marcia, si carica positivamente di
corrente statica per strofinio con l’aria. Noi, essendo dentro l’automobile, siamo rinchiusi in una
gabbia di Faraday, per cui siamo elettricamente neutri (o poco carichi per semplice strofinio
contro i sedili). Quindi, quando scendiamo dall’auto e tocchiamo la portiera per richiuderla, la
corrente statica di carica accumulatasi sull’automobile usa il nostro corpo per scaricarsi a terra.

Questo perché l’automobile è isolata da terra, essendo gli pneumatici di materiale isolante. In
una giornata particolarmente secca e ventosa, l’attrito con l’aria carica l’automobile di corrente
statica. Quando l’autista scende e contemporaneamente tocca la carrozzeria dell’auto, egli
chiude il circuito con il terreno, cioè collega la corrente statica dell’auto con la terra che si
trova ad un potenziale diverso da quello accumulato sulla macchina, per cui l’autista prende la
scossa.

Si può vedere l’intero sistema dall’esterno come un grande condensatore in cui il dielettrico
(materiale isolante tra le lamine del condensatore) è costituito dalle ruote dell’automobile, la
lamina inferiore è collegata direttamente al terreno per mezzo di un cortocircuito e l’armatura
superiore è rappresentata dalla carrozzeria dell’auto. Dopo aver percorso diversi chilometri a
velocità moderata in una giornata particolarmente secca e ventosa, la carrozzeria dell’auto si
carica elettrostaticamente per strofinio con l’aria, ma questa carica non potrà essere scaricata
immediatamente a terra per via delle ruote che isolano la vettura da terra. Allora, quando
scendiamo dall’auto, un attimo prima di toccare la portiera siamo allo stesso potenziale del
XVII
terreno (perché abbiamo scaricato a terra dell’eventuale carica residua rimasta sui nostri
vestiti per strofinio contro i sedili). Toccando successivamente la portiera, il nostro corpo fa da
cortocircuito ideale con la terra offrendo una bassissima resistenza alla carica statica
accumulata sulla carrozzeria dell’auto la quale, “vedendo” la massa, non potrà far altro che
scaricarsi a terra passando per il nostro corpo che chiude così il circuito.

Sono molteplici i casi in cui è possibile riscontrare questo fenomeno nella vita di tutti i giorni,
dagli abiti in tessuto sintetico che si elettrizzano, alla scossa che si avverte scendendo e
toccando la carrozzeria dell’automobile, dai capelli che si rizzano dopo essere stati pettinati,
alle particelle di polvere che rimangono attratte dai tubi a raggi catodici dei televisori. Questi
fenomeni si verificano principalmente in giornate secche perché l’umidità è un ottimo
conduttore che permette alle cariche di disperdersi prima di creare un potenziale elettrico
sensibile, e in giornate ventose perché il veloce movimento dell’aria dà luogo ad effetti d’attrito
simili a quelli riscontrati nell’elettrizzazione per strofinio.

Perché si sente il suono del mare nelle conchiglie?


Il fatto che si interpreti l’effetto acustico prodotto dall’avvicinare una conchiglia a un orecchio
come “sentire il mare” è spiegato dall’istintiva associazione mentale della conchiglia al suo
ambiente di provenienza, non da una reale somiglianza tra il segnale acustico percepito e lo
sciabordare del mare.

L’origine fisica del segnale acustico percepito quando si avvicina un oggetto cavo, di opportune
dimensioni, all’orecchio è l’esaltazione di alcune frequenze sonore prodotta dal formarsi di una
cavità risonante nella zona tra oggetto e canale uditivo.

Una dimostrazione un po’ meno qualitativa di quella che si ottiene con una conchiglia si può
avere usando dei tubi (per esempio del diametro di un paio di centimetri, che possono essere
chiusi o aperti) avvicinandone un’estremità all’orecchio. La frequenza del suono che si
percepisce cala con il crescere della lunghezza del tubo, come si può prevedere per la
frequenza di onde stazionarie in un condotto di lunghezza variabile.

Queste considerazioni forse rendono meno poetica l’esperienza di chi scopre un uso “sonoro” di
una bella conchiglia, ma offrono in cambio una prova della potenza esplicativa della fisica.

Quello che si sente nelle conchiglie in realtà non è il suono del mare, ma un suono
che gli assomiglia molto.

È possibile fare un paragone in merito: avete mai sentito il rimbombo di suoni di passi o di voci
dentro una grotta? Il rimbombo si forma perché i suoni rimbalzano contro le pareti della grotta
come fossero tante palline di gomma lanciate in tutte le direzioni dentro la grotta. Il suono del
rimbombo è molto cupo e scuro perché la grotta è uno spazio molto grande. La conchiglia è
come una piccola grotta che si può mettere vicino all’orecchio e quello che si sente è un piccolo
rimbombo di tutti i suoni che stanno intorno e che entrano nella conchiglia come piccole
palline. La conchiglia è piccola e quello che si sente è un suono chiaro, simile a quello del
mare.

La conchiglia funziona anche come un piccolo strumento musicale. Se uno soffia in un flauto, il
soffio si trasforma in una nota musicale. Nello stesso modo, i suoni che ci circondano entrano
(o “soffiano”) dentro la conchiglia e questa produce un suono, che non è un suono musicale,
ma un suono che evoca quello del mare.

XVIII

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