ilsa #16

informazione ludica a scatola aperta

Dominant Species
Mammoth Hunters
Primordial Soup
Pr e i s t o r i a

Bios Megafauna
Stone Age
Trias
Urland
EVO
Clans
e molto altro...

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informazione ludica a scatola aperta
ILSA, Informazione Ludica a Scatola Aperta, è una
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REDATTORI
redazione@ilsa0magazine.net Fabrizio “Linx” Aspesi
Fabio “fab!o” Cambiaghi
Andrea “Tanis” Chiarvesio
Alfio Deputato
Mauro “MDM” Di Marco
Andrea “Liga” Ligabue
Paola “Paoletta” Mogliotti
Andrea “Nand” Nini
Franco “Ciaci” Sarcinelli
GRAFICA E IMMAGINI
Jacopo “Jac” Ziliotto
Hanno collaborato: Fausto "Faustoxx" Berutti, Riccardo Busetto, Francesco IMPAGINAZIONE
"Talitrus" Frittelli, David "Deiv" Malagoni, Lorenzo Natalini, Francesco "Prometeo" Mauro "MDM" Di Marco
Pessina, Lucio "Iago" Pierobon. IMMAGINE COPERTINA
Andrea Cugini
Kugio@tiscali.it

ILSA offre nelle sue recensioni informazioni sulla VALUTAZIONE DEI REDATTORI SUGGERIMENTI PER TARGET
valutazione personale data al gioco dal recensore e dai DI UTENZA

redattori che lo hanno provato. Le valutazioni del recensore e GIOCO NON PIACIUTO GIOCO NON ADATTO
degli altri redattori compaiono nel riquadro a fondo articolo.
Sempre nel riquadro, sono riportati consigli per tre target di GIOCO MEDIO GIOCO ADATTO
utenza: famiglie, giocatori occasionali e giocatori assidui. GIOCO CONSIGLIATO
GIOCO PIACIUTO

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2
 Editoriale
di Mauro "MDM" di Marco

Tanto tempo fa...

A
nche per questo numero, un tema dai risvolti molto SOMMARIO
interessanti. Forse per la fantastica egemonia e la
misteriosa estinzione degli esseri viventi tra i più Dialoghi di gioco
affascinanti che abbiano calcato il suolo del globo, forse per la EVO 4
totale assenza di una documentazione scritta, che obbliga ricerca Stone Age 8
ed immaginazione a lavorare in parallelo, è certo che il periodo Giochi a confronto
American Megafauna vs
preistorico sembra l'ambientazione ideale per chi con la fantasia Bios Megafauna 14
è abituato a divertirsi. Sotto la lente
I giochi da tavolo di ambientazione preistorica sono tanti, ma Clans 20
Trias 22
non tantissimi (57 hanno un numero di voti sufficiente da essere Origins 24
Dominant Species 26
inclusi nella classifica di BoardGameGeek, che ne conta Power Grid: the First Sparks 30
comunque 280, comprese le espansioni, nel suo database); come Wildlife 32
Primordial Soup 34
spesso accade, ad una stessa ambientazione corrisponde una Caveman 36
variegata popolazione in termine di durata, difficoltà e Valley of the Mammoths 38
Urland 40
meccaniche. Così non mancano all'appello l'astratto "mascherato" Mammoth Hunters 44
(Clans), il classico gestionale con piazzamento lavoratori (Stone Momenti di Gioco
Age), i giochi di maggioranze (Trias, più "german" e Dominant Carcassonne: Hunters & Gatherers 46
Species, più "american"). Prime impressioni
Santa Cruz 48
Per altri giochi la classificazione diventa un po' più difficile, fino Takenoko 49
a sfuggire quasi del tutto per le opere di Phil Eklund e della sua Rapa Nui 50
Kingdom of Solomon 51
Sierra Madre Games. In questi titoli (American Megafauna, Ori- The City 52
gins, Bios Megafauna) la componente di simulazione prende quasi Giochi da tavoletta
il sopravvento, spostando talvolta l'accento dalla "competizione" Hero Accademy 53
ad una coinvolgente "esperienza", dilatando i tempi e le di- Con colla e forbici
Dinos' Hunters 54
mensioni dei regolamenti. Un illuminante dialogo con l'autore Non solo scatole
permette di capire meglio la sua idea di gioco. "Math trade" Italiana 57
Completano questo numero una carrellata di prime impressioni, Silvia, rimembri ancora... 58
un gioco "Print and Play" di ambientazione preistorica e tutte le Oltre i confini
Intervista a Phil Eklund 60
altre rubriche che sono ormai parte integrante di ILSA. Come L'altro editoriale
molti di voi avranno notato, da questo numero abbiamo un nuovo Gratificazione? Premi qui 64
illustratore di prima copertina. Diamo il benvenuto ad Andrea In fila per uno
Cugini: chi fosse interessato al suo lavoro può contattarlo al se- Giochi Preistorici 65
guente indirizzo email: Kugio@tiscali.it.
Sperando che anche questo numero sia di vostro gradimento,
non resta che augurarvi una buona lettura!

3
dialoghi di gioco
di Fabrizio "Linx" Aspesi & Mauro "MDM" Di Marco

EVO
di Philippe Keyaerts; Eurogames, Descartes / Asmodee,Asterion , 2001/2011
[305 / 205 giocatori; 90 minuti]

EVO contro EVO

[Linx] Tanto tanto tempo fa, su una
piccola sperduta isoletta, i primi
dinosauri emersero dalle acque e
approdarono a soleggiate spiaggette.
Erano tutti uguali: saltellavano sulla
loro unica gamba usando la loro tozza
coda per bilanciarsi e si distinguevano
solo per la posizione dove esibivano il
loro unico ciuffo di pelo. Chi lo teneva a
mo' di criniera sul collo, chi sugli occhi a
mo' di San Bernardo, chi sulla schiena
come una sella o una copertina troppo
stretta. Non avevano corna per
combattere perché lo spazio era tanto e
bastava per tutti. Una sola cosa li
preoccupava: quell’asteroide che si
ingrandiva sempre più quando alzavano
lo sguardo al cielo.
Consci del loro futuro si procurarono
degli ombrellini per evitare di notare
l’asteroide e si impegnarono in massicce
attività di riproduzione (ma forse li sto
umanizzando un po' troppo).
Presto l’isola fu troppo piccola per
contenerli tutti e dovettero cominciare a
mutare e lottare per gli spazi migliori, per
poter continuare a deporre le loro uova a
destra e a manca. Questo accadeva con la
prima edizione di Evo del 2001.
Ora, con la nuova edizione i dinosauri
sono più reali, se la tirano di più... ma
continuano a lottare per la
sopravvivenza come allora. Ora come
allora il gioco gira intorno alla continua
espansione della propria stirpe sul
limitato territorio e alla lotta contro le
sempre variabili condizioni climatiche.
Un meccanismo casuale genera infatti
ogni turno una possibile variazione degli
ambienti ottimali per accogliere la vita
(spiaggia, prateria, collina o montagna)
e i giocatori sono impegnati durante il
gioco a spostare le pedine rappre-
sentanti i loro sauri in zone salubri,
possibilmente conservando dei posti
protetti dove poter depositare le loro
uova. In questo gioco a punti è infatti il
numero stesso di dinosauri sopravvissuti
a fine turno che ce li attribuisce.
Il reale motore del gioco è però una
fase d’asta che permette di acquisire un
nuovo gene a turno per migliorare la
propria stirpe.
Comprare una gamba in più vorrà dire
spostare un dinosauro in più, o
muoverne uno di uno spazio ulteriore;
un uovo permetterà di aumentare le
capacità riproduttive;
pellicce e ombrellini (trasformati in
strati termoregolanti nella nuova
edizione) permetteranno a un numero
maggiore dei vostri rettili di
sopravvivere in ambienti non ottimali;
un corno in più aumenterà le vostre
possibilità di vittoria in caso di conflitto;

4

un coda più lunga, nella vecchia
versione, di muovere prima dei vostri
avversari (coda lunga, cervello fino?).
Esistono poi altri poteri speciali ed
eventi unici che vengono sempre
acquisiti in fase d’asta, talvolta sotto
forma di carte che contribuiscono alla
varietà del gioco.
Nella vecchia versione queste carte
avevano illustrazioni spesso spassosissime
con pterodattili schiantati contro un albero,
mitragliatrici che fuoriuscivano da uova,
dinosauri nel letto sbagliato (”Cielo! Mio
marito!) e gradi di utilità molto differenti.
[MDM] Nel passaggio alla nuova edizione
tutto questo humor si è perso, così come
buona parte delle carte, che si sono
trasformate in “altri” geni (in copia unica),
messi all'asta proprio come i loro cugini
“comuni” e quindi noti prima di iniziare le
puntate. Certo, ora sono diventate abilità
permanenti, ma sono note a priori invece di
essere pescate a caso dopo essersele
aggiudicate. Una volta eliminata una bella
porzione di carte, le altre sono state
“addomesticate”, eliminando quelle che
avevano prevalentemente funzioni di
attacco diretto. In effetti, nell'edizione del
decennale il gioco è cresciuto, diventando
più serio, quasi serioso, e ha perso parte della
gioiosa caoticità che lo caratterizzava. Non
che questo sia necessariamente un male...
[Linx] Non che fosse necessariamente
un bene…
[MDM] Ricordo ancora il mio
incontro/scontro con la prima edizione
dialoghi di gioco
di EVO, avvenuta durante le vacanze
estive del 2005. All'epoca la mia
formazione ludica consisteva
principalmente in giochi di stampo
tedesco: Knizia, Kramer & Co., Dorn e
Friese erano i miei autori di riferimento.
EVO mi si era presentato innanzi con
aria ingannatoria: materiali german
(magari il look era un po' demenziale,
ma lo era anche quello di Drunter &
Druber!), criterio di vincita incentrato
sui punti vittoria (addirittura pubblici),
meccanismo centrale di asta (in punti
vittoria! Doppio bilanciamento
garantito!!), il meccanismo molto carino
dell'evoluzione e, non ultimo, un tema
azzeccato. Sì, certo, c'era il
5
combattimento (ma era teoricamente
controllabile attraverso l'acquisizione
dei corni), i capricci del tempo
(bilanciabili dall'acquisizione di
sufficienti parasole e pelurie varie) e le
incertezze sul momento in cui il gioco si
sarebbe concluso, ma niente che
sembrasse ingestibile.
Almeno finché non giocai quelle
quattro partite che mi convinsero del
contrario. Per carità, il gioco era (molto)
piacevole, suscitava risate e battute ma
chiaramente non c'era alcuna speranza
di affrontarlo in modo anche solo
lontanamente “strategico”. A conti fatti
si trattava di un wargame
multigiocatore (dove non è mai
consigliabile essere i giocatori con più
punti vittoria, a meno di non avere una
manciata di corni in più di qualsiasi
avversario), in cui tutto sembrava
cospirare per consegnare il gioco nelle
mani del caso. Come ha già detto Linx,
le carte nella vecchia edizione hanno i
poteri più disparati e il gioco te ne
regala tre all'inizio della partita,
mettendone poi all'asta altre tre o
quattro (in media). Risulta qundi chiaro
che la mano iniziale rappresenta la
maggior parte delle carte viste durante
la partita, e purtroppo la forza di tale
mano può essere terribilmente variabile
da giocatore a giocatore. Ma altri
dialoghi di gioco
dettagli davano al gioco una pervasiva
sensazione di incontrollabilità: la
distribuzione dei geni, insieme con
l'estrazione casuale, rendevano probabili
alcune situazioni anomale, per cui per
svariati turni un gene non veniva messo
più all'asta e il fortunato possessore
rischiava di dominare la plancia: questo
era assai importante per il gene coda (6
copie su 62 tessere) e il gene corno (8
copie su 62). Infine, la struttura del
turno, in cui l'acquisto dei geni era
l'ultima delle fasi, obbligava ad una
impostazione esclusivamente strategica
nell'acquisto dei geni, in quanto niente
era noto delle prossime condizioni di
gioco.
[Linx] Le tue osservazioni su pescaggi
fortunati o sfortunati sono giuste… ma
bilanciate dall'osservazione sui wargame
multigiocatore dove si tende a picchiare
il primo. Comunque il gioco permette
atteggiamenti atti ad ammorbidire
questi teorici vantaggi tramite gestione
oculata. Il fatto, ad esempio, di non
essere primo di turno porta ad essere
più arrembante verso posizioni contese
per lasciare posizioni protette alle spalle
dove piazzare i propri figli mentre
l’avere meno corni in genere porta ad
una “migrazione” della tua stirpe verso
chi ne ha meno o quanti te (o verso zone
impervie) per lasciare spazio al più forte e
farti attaccare il meno possibile.
Nelle aste è poi importante anche
controllare che i geni che lasciamo ad altri
per non spendere troppo vadano agli
avversari giusti: è il caso di non una per turno (quasi una
concedere gambe a chi ha implementazione della variante ufficiale
già più corni, ad degli N-1 geni);
esempio, o, se corni - la rinnovata struttura del turno
dobbiamo lasciare, permette di affrontare l'asta sapendo
farlo quando a quali saranno le prossime condizioni
prenderli saranno atmosferiche;
stirpi lontane dai - l'obbligo che i geni messi all'asta siano
nostri territori. tutti diversi riduce notevolmente il
Io ho sempre tro- rischio di partite con geni pescati
vato molte possibilità raramente;
di gestire i problemi e - l'eliminazione del gene coda riduce
tendevo a vincere molte purtroppo lo spazio delle scelte, ma
partite anche se nel mio gruppo impedisce alcune spiacevoli situazioni di
ero l’avversario tendenzialmente più “leader in fuga”, senza contare che
attaccato. E ciò vorrà pur dire qualcosa! comunque l'importanza dell'ordine di
Nello specifico che la gestione del gioco è ridotta dal nuovo meccanismo
territorio, combinata con le regole del delle nascite.
clima e dell’attacco, concede al giocatore La modifica del combattimento, che
la possibilità di difendersi in modo spesso ora non penalizza più l'attaccante
abbastanza efficace da avversari fastidiosi sconfitto (eliminando il sauro
senza lasciarci per forza la partita. attaccante), permette di giocare in
Con ciò non voglio certo dire che le modo più aggressivo, mentre
modifiche introdotte nella nuova l'impossibilità durante la fase di asta di
versione siano deleterie. Io mi lamento rilanciare sulla propria ultima offerta
solo del fatto che prima, con quella rende assai più impegnativa la decisione
grafica, era più facilmente proponibile a sulla quantità di punti vittoria da
chiunque. puntare. Riguardo ai punti vittoria, il
[MDM] Vero, la nuova grafica seriosa passaggio da pubblici a segreti non mi
distrugge l'atmosfera scanzonata entusiasma, anche se capisco il
dell'edizione precedente, così come non tentativo di ridurre la paralisi da analisi
mi esalta la nuova ambientazione (lo stesso è successo anche per
“creazionista”. Ma a parte le modifiche Smallworld).
meramente cosmetiche e/o funzionali [Linx] La cosa che ha lasciato me più
(fra cui farei rientrare il ridotto numero stupito delle nuove modifiche introdotte è
di dinosauri a disposizione e l'aumentato invece proprio il limite ai PV spendibili per
numero di spazi disponibili sull'isola), le altre aggiudicarsi un particolare gene. Non ne
modifiche apportate sono così tante da farmi capisco il motivo. Se due persone sono così
meravigliare che il gioco
abbia conservato lo stesso
nome! Vinci e Smallworld
sono molto più simili fra
loro di quanto non lo
siano le due edizioni
di EVO. Tutte le novità
vanno nella direzione
di rendere la
situazione più
“controllabile”:
- niente carte all'inizio
del gioco, mentre ne
viene messa all'asta
6

accanite su un gene da svenarsi avranno la
loro contropartita! A meno che non sia
stato fatto per evitare mosse
spudoratamente tendenti al kingmaking…
Ma se un giocatore vuole gestire la sua
partita in modo sporco solo per rovinarla ad
altri credo ci possa riuscire ugualmente
senza quella variazione.
[MDM] Vero. Tuttavia in un gioco in
cui le partite terminano intorno ai 45-55
punti vittoria, puntare più di un decimo
del punteggio finale mi sembra
veramente una esagerazione, forse (e
sottolineo forse) motivabile solo da alcu-
ni dei nuovi geni unici, che sembrano po-
tentissimi, al limite dello sbilanciamento.
[Linx] Quando non hai un limite alle
puntate e le fai in PV, sempre disponibili, non
ci sono problemi di “geni troppo forti”. Se
sono forti te li devono far pagare di
conseguenza. Altrimenti è un errore del tuo
avversario. Se invece io, magari primo di
turno per caso all’inizio del gioco, posso
pagare 6 e prendermelo… QUELLO trovo sia
un problema.
L’informazione aperta del precedente
Evo mi piaceva tantissimo. Si sapeva chi
era avanti e si poteva cercare di limitarlo...
rischiando dei pezzi. Oppure
semplicemente rosicargli qualche punto
dialoghi di gioco
rendendogli le cose non troppo comode in
fase d’asta.
Ora invece non si sa chi è davanti
veramente (anche se tutti possono
additare altri e convincere i compagni di
gioco della cosa) e le nuove condizioni di
combattimento ti spingono ad attaccare
appena possibile, se avanzano gambe da
utilizzare, anche se non strettamente
necessario, giusto perché tanto non si
perde niente e quindi è gioco farlo.
Siamo davvero sicuri che il nuovo Evo sia FAMIGLIE
più bilanciato?
Io stimo molto l’autore ma, come ho OCCASIONALI
preferito Vinci a Small World, credo
ASSIDUI
preferirò il vecchio Evo al nuovo, pur
consigliando comunque il gioco in qualsiasi LINX
versione siate in grado di acquistare.
[MDM] Io, invece, mi trovo su una MDM
posizione opposta: prima di iniziare a
scrivere questo pezzo ho giocato (con un NAND
gruppo amante di giochi “german”, che
Non ho provato la nuova versione, ma
come te preferisce Vinci a Small World) sia
l’originale è sempre stata divertente da
la vecchia che la nuova versione: il giocare, e discretamente stimolante (il
giudizio risultante, pressoché unanime, è meccanismo dell’asta è perfetto); sul
che EVO 2011 è nettamente preferibile cambio di ambientazione, sono
alla simpatica, carina e tremendamente d’accordo con Faidutti: perché far
sorreggere un gioco su una gamba sola
caotica versione del 2001.
(il meccanismo) e rinunciare all’altra
[Linx] Allora spero di avere l’occasione scegliendo un tema nel quale i
di provarla. giocatori faranno fatica ad
ambientarsi?
LIGA
Pur apprezzando lo stile della vecchia
versione, che faceva di Evo un bel
Family Games adatto anche ai
bambini, non posso che apprezzare la
grafica e le illustrazioni della nuova
edizione e sopratutto le migliorie
apportate che vanno a sistemare tutta
una serie di difetti facendo di Evo
2011 un gioco di tutt'altro spessore.
7
dialoghi di gioco
di Alfio Deputato & Paola "Paoletta" Mogliotti
Stone Age
di Bernd Brunnhofer; Hans im Glück, Rio Grande Games, Stupor Mundi, 2008
[204 giocatori; 60 minuti; gioco online: BrettspielWelt,Yucata, Board Game Arena]
[Paoletta] Dopo averci affascinato con
l’eleganza di St. Petersburg, il "misterioso"
autore Michael Tummelhofer (alias Bernd
Brunnhofer, editore a capo della Hans im
Glück, n.d.r) è tornato alla ribalta dopo
quattro anni con una nuova pubblicazione:
Stone Age.
Come introduce esplicitamente il titolo,
questo gioco è ambientato nella preistoria
ed i contendenti devono cimentarsi nella
gestione di tribù primitive, alle prese con la
predominanza sul territorio ma soprattutto
con l’annoso problema della lotta per la
sopravvivenza.
Pubblicato nel 2008, Stone Age ha
riscosso un notevole successo in questi
anni, aggiudicandosi diversi premi e
nomination in tutto il mondo e nonostante
non sia più una “novità”, è uno di quei titoli
che ancora oggi popola di frequente i tavoli
dei giocatori, complice anche il fatto che di
recente è uscita la sua prima espansione.
A cosa è dovuto questo successo? Per
quale motivo Stone Age è un titolo che
piace e che ben si adatta sia alle basilari
esigenze dei giocatori alle prime armi che al
gusto di quelli più esperti?
In questo dialogo cercheremo di scoprire
quali sono le caratteristiche che più hanno
colpito di questo titolo, che risulta essere
piuttosto originale pur configurandosi ad
un primo sguardo come un “tradizionale”
gioco di piazzamento lavoratori, come tanti
già ne esistono.
Per questa ghiotta occasione esce dal suo
lungo silenzio il frizzante redattore Alfio, il
quale mi accompagnerà in questo
stimolante confronto che già prevedo sarà
tutt’altro che scontato!
Bentornato Alfio…
[Alfio] Grazie Paoletta, per il “frizzante”
bentornato. Cosa si può dire di Stone Age ai
nostri lettori che già non conoscano? Per
quei pochi che fossero rimasti all’età della
pietra, i giocatori in questo gioco
controllano una tribù di cavernicoli:
dovranno sfamarla, farla crescere, realizzare
utensili con cui estrarre materiali con cui
costruire capanne e altri sviluppi della
propria nascente “civiltà”.
8
** Se conoscete già le regole interrompete la
lettura e riprendetela dagli asterischi
successivi **
Come accennavi, il gioco è il più classico
dei giochi di piazzamento lavoratori. Al
proprio turno, ciascuno può assegnare uno
o più dei propri omini (inizialmente cinque)
ad uno dei possibili compiti. Alcuni compiti
sono esclusivi, pertanto il primo giocatore a
piazzarvi il proprio (in un caso i propri)
omini potrà fare quell’azione, mentre gli
altri dovranno rassegnarsi ad attendere un
turno successivo. Altre azioni (tutte quelle
di raccolta materiali) hanno invece un
numero limitato di posti a disposizione per i
lavoratori, ma possono ospitare lavoratori di
più giocatori. Infine l’azione “andare a
caccia” può ospitare un numero qualsiasi di
omini, appartenenti a un qualsiasi numero
di giocatori.
In cosa consistono le azioni? Sono tutte
molto semplici:
- Realizzare attrezzi (1 omino): la tribù
ottiene un attrezzo in più rispetto a quanti
ne possedeva in precedenza;

- Capanna (2 omini): la tribù ottiene un
omino in più a partire dal turno seguente;
- Campi (1 omino): la tribù aumenta il
proprio raccolto di cibo in maniera
permanente di una unità;
- Andare a caccia (X omini): la tribù
lancia un dado per ciascun omino
assegnato all’azione, fa la somma ed
ottiene quel numero di cibo diviso
2;
- Procurarsi legna, argilla, pietre,
oro (fino a 7 omini totali tra uno
o più giocatori): la tribù lancia un dado per
ciascun omino, fa la somma e divide per
tre, quattro, cinque o sei per ottenere
rispettivamente altrettanto legno, argilla,
pietre o oro;
- Carte civilizzazione (quattro spazi, un
omino per ciascuno spazio): il giocatore
spende da 1 a 4 materiali a seconda dello
spazio ed ottiene la carta corrispondente. Le
carte civilizzazione innescano vari effetti,
oltre a valere punti vittoria a fine partita;
- Capanne (tanti spazi quanti i giocatori, un
omino per ciascuno spazio): il giocatore spende
i materiali indicati sulla capanna nello spazio
corrispondente per costruirla. Valgono punti.
Gli attrezzi ottenuti possono essere
utilizzati dal giocatore che ne possiede
per alzare il punteggio di un lancio di
dadi, così da raggiungere un punteggio
totale che dia diritto a materiali in più.
Ad esempio, se ho mandato tre omini ad
estrarre argilla, e lanciando i dadi
ottengo 3,3 e 4 per un totale di 10, che
diviso 4 mi farebbe ottenere 2 sole
argille, posso utilizzare due attrezzi per
portare il mio totale a 12 ed ottenere 3
argille. Ciascun attrezzo può essere
utilizzato una volta per turno.
Prima vengono piazzati tutti gli omini,
dialoghi di gioco
poi ciascuno risolve le azioni a cui sono
stati assegnati i propri omini (il primo
giocatore di turno risolve le azioni di tutti i
suoi omini ma nell’ordine che preferisce, poi
tocca al giocatore successivo, eccetera…).
Risolte tutte le azioni, è il momento di
sfamare i propri omini. Ciascun giocatore deve
restituire alla riserva tanto cibo quanti sono
gli omini della propria tribù meno la propria
produzione fissa (che inizialmente è zero, ma
come abbiamo visto può essere aumentata da
un azione, ma anche talvolta dalle carte
civilizzazione). Per ciascun omino che non
dovesse essere possibile sfamare (finito il cibo,
gli omini mangiano anche legno, argille, pietre
e oro…), il giocatore perde 10 punti vittoria.
Fortunatamente i giocatori iniziano con 12
cibi, quindi almeno per i primi due turni
sfamare la tribù non è un problema.
A questo punto si ricomincia il piazzamento
omini, avendo l’accortezza di scalare verso
sinistra il primo giocatore, a meno che non vi
siano carte civilizzazione sufficienti a riempire
gli spazi sul tabellone oppure a meno che nel
corso del turno precedente una delle pile di
capanne non sia terminata. Qualora una di
queste due condizioni si verifichi, vengono
conteggiati i punti delle carte civilizzazione
ottenute dai giocatori in precedenza e la
partita si conclude.
9
** Chi conosceva già le regole può
ricominciare a leggere da qui **
I pregi di Stone Age sono del tutto
evidenti: una struttura di gioco semplice e
lineare, che lo rende il perfetto gioco
“gateway”; una bella grafica e dei materiali
di pregio, che non guastano mai; una
durata contenuta, che lo rende proponibile
come filler di fine serata e che comunque
non lo rende troppo noioso anche per un
giocatore la cui partita non sia stata
particolarmente brillante o fortunata, la
varietà di situazioni legata alle carte
civilizzazione, ai lanci del dado ed alle
capanne, che lo rende apparentemente
vario e pare suggerire molteplici strategie
per la vittoria.
Per tutte queste ragioni, Stone Age è
un’esperienza entusiasmante per la
maggior parte dei giocatori che tu chiami
“alle prime armi” e, come dicevo, è un
perfetto gioco introduttivo ai giochi di
piazzamento lavoratori e più in generale ai
giochi di generazione e gestione risorse.
Permettimi, Paoletta, una domanda
cattivella: per quali ragioni secondo te
Stone Age si adatta al gusto anche dei
giocatori più esperti (oltre al fatto di poter
disporre di un gioco per introdurre a questo
hobby i propri amici meno appassionati)?
dialoghi di gioco
[Paoletta] Come hai evidenziato
giustamente tu, Alfio, le qualità di Stone
Age lo rendono un gioco che ben si adatta
ad un pubblico di non esperti, tanto più se
ai pregi già citati aggiungiamo anche gli
elementi accattivanti legati alla grafica,
d'eccezionale cura e bellezza, e alla
componentistica (per far entrare i giocatori
ancora più nella parte hanno persino
inserito un bicchierino in pelle grezza per il
lancio dei dadi!). Nonostante queste
premesse, però, non si può certo dire che
Stone Age sia solo apparenza e semplicità.
Possiede anche sostanza e questo emerge
chiaro quando ci si sofferma sull'analisi
dell'elemento strategico.
Trattandosi di un gioco gestionale, il
nocciolo delle partite si svolge intorno
all'approvvigionamento dei quattro diversi
tipi di risorse. Considerando che il posto per
il piazzamento è limitato a soli sette omini
in ogni locazione e che, una volta collocato
il proprio gruppo di omini, non è possibile
mandare i rinforzi con aggiunte successive,
non bisogna trascurare la fase di
pianificazione dei propri piazzamenti (dove,
quanti lavoratori e quando) senza
dimenticare di tenere in considerazione
quelle che potrebbero essere le intenzioni e
le tempistiche degli avversari.
Riuscire ad ottimizzare il lavoro di ogni
omino, poi, è tutt’altro discorso e non è un
aspetto così facilmente controllabile
essendo legato al tiro dei dadi. E’ chiaro che
più lavoratori si investono su ogni risorsa
più le probabilità di raccoglierne un buon
numero di pezzi aumenta, ma resta il fatto
che se il tiro dei dadi non è stato
particolarmente fortunato, si rischia di aver
sprecato inutilmente quella forza lavoro. A
questo proposito il gioco propone un
elemento mitigante dell’effetto alea e cioè
la possibilità di dotarsi degli attrezzi. In
realtà solo procurandosene un buon
numero si riesce davvero a rimediare
significativamente a tiri di dado disastrosi,
ma spesso e volentieri avere a disposizione
almeno un paio di attrezzi aiuta se non
altro ad “arrotondare” i totali, in modo da
riuscire, grazie al +1 o al +2, a portare a
casa per lo meno una risorsa in più.
Altro aspetto determinante nel gioco è
l’impiego di tali risorse. Possono essere
spese principalmente per acquistare le carte
civilizzazione o per costruire capanne,
entrambi modi fondamentali per
conquistare grandi quantità di punti
vittoria. Se investire le proprie risorse per
edificare capanne dà una rendita proficua,
immediata e sicura, dall’altra parte
collezionare le carte civilizzazione richiede
una pianificazione più accurata. Tali carte
hanno una duplice potenzialità: regalano
un beneficio istantaneo e valgono punti
vittoria nel conteggio finale. Possono
rappresentare degli oggetti da collezionare,
10
il cui valore totale cresce quadraticamente,
oppure dei moltiplicatori, che trasformano
in punti vittoria il livello di progresso
raggiunto personalmente nei vari ambiti del
gioco (come per esempio l’agricoltura, gli
attrezzi, la popolazione, ecc…). Se
inizialmente un acquisto può valere l’altro e
si tende a pagare ogni carta il minor
numero possibile di risorse, arrivando
anche a temporeggiare con la scusa che le
carte invendute ad ogni turno si
deprezzano, mano a mano che la partita
prende piede ed ognuno sviluppa la propria
strategia, alcune carte diventano invece
particolarmente vantaggiose per certi
giocatori, che saranno disposti a sacrificare
ben quattro risorse pur di mettere subito al
sicuro un buon moltiplicatore o bonus
finale. D’altra parte trascurare questo
elemento nel gioco, evitando di contendersi
le carte con gli altri giocatori, preclude a
priori la possibilità di vittoria.
Un ulteriore discorso interessante
riguarda il provvedere al nutrimento.
Riuscire a sfamare con il cibo ogni turno
tutti gli omini è fondamentale se non si
vogliono sprecare risorse utili o ancora di
più perdere ben dieci punti vittoria. Questo
aspetto costringe generalmente ad
impostare la partita in modo da non
ampliare con esagerazione e fin da subito la
propria tribù. Inoltre innesca la contesa per
accaparrarsi l’unico spazio disponibile per
piazzare un proprio lavoratore sui campi, in

modo da poter salire sulla scala
dell’agricoltura e garantirsi ogni turno
maggiori scorte sicure di cibo. Sembra che
questa però non sia l’unica strategia
vincente. Ho visto partite vinte e contese
anche da chi non si è mai preoccupato di
procacciare cibo dopo aver esaurito la scorta
della dotazione iniziale. E’ una scelta
azzardata e molto rischiosa, che premia
soprattutto se la partita non si dilunga
troppo, ma è un modo per sovvertire le
strategie scontate di base. Pare che
risparmiare gli omini che abitualmente si
mandano a caccia o nei campi e reinvestirli
in altri piazzamenti più proficui, in primis
raccolta risorse e acquisto di carte, compensi
ampiamente ad ogni turno i punti vittoria
persi per non aver sfamato. Inoltre non pone
limiti all’allargamento della famiglia quindi
permette di avere a disposizione una
maggiore forza lavoro rispetto agli avversari,
che ovviamente porta i suoi frutti.
Per tutti questi motivi quindi una partita
di Stone Age può risultare appassionante
anche per chi di solito preferisce cimentarsi
in giochi ben più impegnativi e corposi. Non
certo per monopolizzare un’intera serata di
gioco ma piuttosto per riempire qualche
momento vuoto in cui difficilmente si
riuscirebbe a portare a termine una partita a
qualche altro gioco altrettanto allettante. Se
non altro per il piacere di sperimentare nuove
strategie o per sfidare con gusto gli avversari,
dal momento che essendo presente una buona
opportunità di interazione, è possibile giocare
in modo più aggressivo, ostacolandosi a
vicenda, per poi verificare chi alla fine riesce a
spuntarla e ad avere la meglio.
dialoghi di gioco
Conoscendo il tuo gusto ed il tuo
spirito critico, però, non mi stupirei
mio caro Alfio se non fossi
pienamente d’accordo con quanto da
me espresso e a dirla tutta il tuo
“apparentemente vario” di poche righe
fa me lo fa sospettare ancora più
fortemente… Mi sto forse
sbagliando?
[Alfio] Non ti sbagli di certo,
Paoletta. Non che non sia
d’accordo, in linea di massima, con
le tue considerazioni, e ribadisco
che come gioco leggero per
introdurre ai giochi di piazzamento
lavoratori i giocatori di Monopoli, Stone
Age è assolutamente perfetto.
Cerchiamo però di vederlo dal punto di
vista di un giocatore più assiduo, che
desidera un gioco dalla durata contenuta
(entro un’ora) per chiudere o aprire la serata
con un gioco non impegnativo ma che
presenti scelte un minimo significative.
Seguendo il tuo excursus, tu per prima
noti come “ottimizzare il lavoro di ogni
omino non sia perfettamente controllabile”,
e addirittura l’elemento introdotto per
calmierare l’alea, gli attrezzi, non funziona se
non “procurandosene un buon numero”.
Va da sé, intanto, che le mosse ed i
lavoratori sprecati per a) procurarsi un
decente numero di attrezzi e/o b) lanciare
quel dado in più, entrambe mosse utili a
mitigare i colpi di sfortuna sono lavoratori e
mosse che non avremo a disposizione per
altro, e quindi scegliere di difendersi dalla
sfortuna equivale a perdere ugualmente la
partita, solo un po’ meno amaramente e con
l’impressione, appunto, di aver avuto
ugualmente una chance.
Resta il fatto che, ipotizzando un invio
in media di due o tre omini a risorsa, la
differenza tra un lancio di dadi fortunato
ed uno sfortunato non è dell’ordine del
11
20% - e già, per dire, è diverso ricevere
cinque legni invece di quattro – ma
sovente di percentuali superiori al 50-
60%, anche con le correzioni dovute ad un
paio di attrezzi. Per capirci e facendo i
conti un po’ sommariamente: se mando
tre lavoratori a raccogliere legno e
posseggo due attrezzi, posso ricevere da
un minimo di 1 legno fino ad un massimo
di 6. Ovvero, rispetto ad una resa “media”
di 4 legni (3,5 media del dado + 2 degli
attrezzi = 12,5 = 4 legni), posso avere una
rendita decurtata fino al 75% oppure
incrementata fino al 33%. Il tutto a parità
di omini ed attrezzi utilizzati. Un po’
troppo, a mio parere, per fare sì che il
risultato finale della partita non sia in
larghissima parte soggetto a lanci di dado
che non ho alcun modo di influenzare e di
correggere (se non molto parzialmente al
costo di procurarmi attrezzi che mi
costano tempo e mosse).
Ma ammettiamo pure che dal momento
che mi sono seduto ad un tavolo dove
vedevo dei dadi, sono disposto a
riconoscere una componente di pura
fortuna nel gioco, ci può stare. Il fatto che
si usino dei dadi in Perudo non lo rende un
gioco poco interessante o che non richieda
anche delle abilità.
Il vero, primo, problema di Stone Age
risiede a mio parere nella parte in cui si
spendono le risorse: capanne e, in
particolare, carte.
Le capanne, infatti, pur talvolta utili per
quella che chiami “una rendita immediata e
sicura” non possono rappresentare una
fonte di punti, nonché di bonus aggiuntivi,
paragonabile a quella fornita dalle carte. Lo
ammetti tu stessa “evitare di contendersi le
carte preclude a priori la possibilità di
vittoria”. Niente di male sin qui (se non
fosse che tra i due modi per spendere
risorse ve ne è uno palesemente più
dialoghi di gioco
efficiente dell’altro), ma se aggiungi che
le carte stesse oltre ad essere estratte
casualmente presentano una serie di
vantaggi collaterali e di punteggi casuali i
primi e sbilanciati i secondi, ottieni un
gioco dove ogni tentativo di pianificazione
risulta frustrato in partenza dalla micidiale
combinazione tra la casualità nell’ottenere
le risorse e la casualità nella comparsa di
carte (dagli esiti sproporzionati) e capanne
(queste in effetti bilanciate meglio) per
spenderle.
In un sistema bilanciato di punti vittoria
additivi (dove cioè un legno a cui è associato
il valore “3” se speso per una capanna che lo
richiede è convertito in 3 punti vittoria,
mentre l’oro a cui è associato il valore “6”
viene convertito in 6 punti vittoria nelle
capanne ecc…) inserire carte con punteggi
moltiplicativi “rompe” il sistema, e ben
presto si realizza che l’unica strada
percorribile per avere una seria opportunità
di vincere è quella di collezionare gli insiemi
di carte che forniscono bonus moltiplicatori
di pv legati a qualcosa (sia esso il livello di
cibo coltivato, attrezzi, capanne, omini,
ecc…) e massimizzare la produzione del
“qualcosa” corrispondente. Per gli strateghi
più abili, farlo cercando di impedire agli altri
di farlo nel contempo.
Ora, un gioco dove le “molteplici strategie
per la vittoria” sono tutte perdenti tranne
una, e dove la differenza la fa
l’ordine (casuale) di uscita delle
carte civilizzazione combinato
con la rotazione dell’ordine di
gioco e con il lancio (casuale)
dei dadi per ottenere le risorse
ed i bonus, vedo perfettamente
come possa entusiasmare
schiere di giocatori occasionali,
anche grazie alla
componentistica lussuosa, ma
per giocatori esperti io non lo
concepisco nemmeno come
innocente passatempo.
Permettimi una parola poi,
circa la coerenza del gioco con
l’ambientazione. Capisco che
non sia questo l’aspetto forte
dei giochi tedeschi. Sono
anche disposto a tollerare il
fatto che uomini dell’età della pietra
costruiscano capanne con l’oro (WTF???), o
che lo stesso attrezzo possa agevolare il
compito dei cacciatori come quello degli
estrattori di pietra, o che lo sviluppo della
propria civiltà consista sostanzialmente
nell’accumulare moltiplicatori o insiemi di
carte.
Ma trovo davvero assurdo e deprecabile il
fatto che sia non solo possibile, ma spesso
vantaggioso, vincere una partita come da te
descritto e cioè facendo morire di fame la
propria tribù e che questo non sia stato
palesemente previsto dagli autori del gioco
salvo poi riconoscere a posteriori tale
tattica (nota come “starvation”) come
12
legittima fingendo che fosse voluta è
un’aggravante non da poco.
Non tanto per l’evidente insulto al
tema del gioco: come può una tribù
conoscere lo sviluppo ed il progresso se i
suoi membri muoiono di fame? Quanto
per il fatto che la semplice esistenza di
tale strategia dimostra che il gioco non è
stato testato a sufficienza da giocatori
sufficientemente abili per permettere di
“disinnescare” una strategia contraria allo
spirito del gioco (come se lo
sbilanciamento delle carte civilizzazione
non deponesse già sufficientemente a
favore dell’ipotesi di scarso playtest).
Per tacere del fatto che tale strategia è
quasi obbligatoria per il quarto giocatore in
una partita a quattro, rendendo la propria
strategia in parte dipendente dalla posizione
al tavolo, problema minore ma pur sempre un
problema.
Il gioco, dal punto di vista di un giocatore
esperto secondo me, riprende quota solo se
considerato come un gioco per 2 giocatori.
Allora sì che diventa ragionevolmente
possibile pianificare la ricerca delle
fondamentali carte civilizzazione, ed il gioco è
troppo rapido per permettere ad uno dei due
giocatori di vincere affamando la propria
tribù. Inoltre la partita dura ancora meno
(anche solo 20 minuti se si è un po’ rapidi) e
per un gioco di durata così contenuta la
casualità è tollerabile.
Sono stato troppo duro? Non credo. Come
ho già detto, i pregi in Stone Age ci sono e
non sono pochi, ed il gioco fa un eccellente

lavoro nel cercare di nascondere i suoi difetti
(sempre dal punto di vista di un
appassionato) dietro un’apparente varietà
di scelte, e grazie al fatto che anche i
giocatori palesemente tagliati fuori da
qualsiasi possibilità di vittoria “hanno
qualcosa da fare” e rimangono impegnati
fino all’ultimo turno. L’innesco dei
moltiplicatori dei punti bonus solo a partita
conclusa fa sì che la cocente realizzazione
“ma allora non ho mai avuto nemmeno
mezza possibilità di vincere” avvenga
quando ormai la partita è conclusa e quindi
non tolga nulla al divertimento provato
durante la partita stessa.
Insomma, un gioco rapido, semplice,
divertente, in grado di intrattenere
giocatori neofiti o casuali piacevolmente,
ma a mio parere anche un gioco dalle
strategie limitate ed eccessivamente in
balia di fattori randomici, specie in 3-4
giocatori. Dovendo scegliere tra due giochi
per certi versi simili dello stesso autore,
per giocatori esperti è a mio parere
preferibile St.Petersburg, mentre con i
neofiti è meglio introdurli a Stone Age.
Quanto all’espansione “Style is the goal”
devo riconoscere che il mio non eccessivo
amore per il gioco in sé me l’ha fatta
dialoghi di gioco
analizzare l’ultima recente creatura di
Tummelhofer, Pantheon, per vedere se e
come è riuscito a “stupirci” ancora.
provare solo un paio di volte. Mi sembra
che il suo principale merito sia da ascrivere
alla possibilità di aggiungere un quinto
giocatore per gli appassionati del gioco
base frustrati dal poter giocare solo in
quattro, mentre per quanto mi riguarda
continuo a ritenerlo un gioco interessante
esclusivamente per due giocatori.
L’aggiunta delle decorazioni in osso rende
un po’ più utilizzato lo spazio della caccia,
e le nuove capanne e carte non
aggiungono nulla di incredibilmente
originale o interessante. La suggerirei
pertanto quasi solo esclusivamente ai
fanatici del gioco base.
Ok, Paoletta, mi sono dilungato davvero
tanto, quindi lascio a te la difesa di
FAMIGLIE
Tummelhofer, o le considerazioni finali, a
tua scelta!
OCCASIONALI
[Paoletta] Apprezzo la tua analisi, Alfio,
che nel suo essere dettagliata e ASSIDUI
approfondita riesce a fornire un punto di
vista decisamente critico e se vogliamo ALFIO
anche un po’ fuori dal coro. Alcuni degli
PAOLETTA
aspetti che hai citato non sono da
sottovalutare, soprattutto nell’ottica del
MDM
giocatore esperto, ma se consideriamo il
riscontro ottenuto tra il pubblico da LINX
questo titolo, dalla sua pubblicazione ad
oggi, viene il sospetto che tu sia stato StoneAgemièsempresembratoungiocoche
perlomeno un tantino troppo severo. potevo giocare con certi automatismi dando
Analizzando le statistiche di BGG, che non priorità precise alle scelte di piazzamento
sono basate sul giudizio e sui gusti di seguendopiùomenoquestascala:agricoltura,
carta, legno o capanna dell’amore, edificio che
giocatori neofiti od occasionali, notiamo
permette di commutare più merci, attrezzi,
che Stone Age non solo è tra i primi 30
pietra,altro(ingenereservonotroppiominiper
giochi più posseduti dagli utenti ma è ottimizzare l’oro che richiederebbe ancora
anche al ventinovesimo posto nella menoselezionedicapannepervenderlo).Tutto
classifica degli Strategy Game, appena cercando di non dividere mai gli omini su 2
dopo titoli come The Princes of Florences, risorse per ottenere una migliore resa dei
Goa, Troyes. Che anche questo titolo sia risultati. Quando ho cominciato a
stato un successo degno di nota quindi, sperimentare altro ho cominciato a vincere di
non si può confutare. Non ci resta pertanto meno. Alla lunga è un gioco pallosetto… e le
suepartiteingenerevannoperlelunghe.
che aspettare di avere occasione di
13
giochi a confronto
di Lucio "Iago" Pierobon

American Megafauna
di Phil Eklund; Sierra Madre Games, 1997
[104 giocatori; 480 minuti]

Bios Megafauna
di Phil Eklund; Sierra Madre Games, 2011
[104 giocatori; 180 minuti]

Premessa Questa sensazione pian piano svanisce e il Per poter giocare questo genere di giochi
Prima di prendere in considerazione i gioco comincia a scorrere in maniera spesso non è sufficiente il regolamento
giochi mi permetto di fare alcune “abbastanza” lineare ma resta sempre il dubbio presente nella scatola ma è necessaria una
considerazioni su Phil Eklund e Sierra Madre (e spesso la certezza) di aver omesso, mal ricerca intensiva di FAQ, errata e “living
Games (che sono, sostanzialmente, la stessa interpretato o dimenticato qualche regola; la rules”, non solo perché una parte del
cosa). scrittura delle regole stesse, poi, non aiuta certo playtesting viene fatta dai primi acquirenti
L’autore è un ingegnere aerospaziale con il il giocatore, che si trova di fronte un testo del gioco ma anche perché, a volte, solo
pallino per i giochi di simulazione e, come spesso un po’ confuso, con qualche errore di l’evidenza assoluta dell’impraticabilità di una
tale, affronta il gioco come simulazione nomenclatura (parole differenti che indicano lo regola spinge l’autore a modificarla per
scientifica della realtà, considerando come stesso concetto o concetti differenti indicati rendere il gioco più giocabile, cosa che,
elemento secondario la giocabilità, la dalla stessa parola) e con un discreto numero di altrimenti, Eklund si guarderebbe
praticità e la durata. Quello che conta è la aree grigie o di regole contrastanti tra loro. assolutamente dal fare, visto che il suo scopo
rappresentazione della realtà (o delle teorie
scientifiche che sposa) nella maniera più
aderente possibile.
In un mercato in cui i giochi di durata
superiore ai 45 minuti sono sempre più rari,
per non parlare di giochi di durata superiore
alle 2 ore, questo approccio risulta degno di
nota, soprattutto per chi, come me, ha
nostalgia di esperienze mistiche come una
partita a Civilization (Avalon Hill) o a
Republic of Rome e può soddisfare le proprie
brame di gioco solo con qualche sporadica
partita a 1830 o simili.
Chi si avvicina ad un gioco di Phil Eklund
entra in un mondo completamente
differente da quello abituale dei German
Games ma non del tutto simile nemmeno
all’American Style attuale, il mondo della
simulazione più approfondita che si possa
trovare nel gioco da tavolo senza dover
entrare nel mondo dei War Games; la
sensazione che si ha, dopo anni di giochi con
tema “posticcio” è quella di giocare una
simulazione per computer (ad es. SimCity o
Sid Meier’s Civ) avendo rinunciato ad
automatizzare un po’ troppe decisioni da
prendere, ci si sente un po’ spiazzati e
oppressi dalla quantità di regole e dalla
quantità di considerazioni che si devono fare
prima, durante e dopo ogni singola mossa.

14

non è la giocabilità ma la verosimiglianza
con la realtà.
Un altro ostacolo alla soddisfazione del
gioco sta nel fatto che, se è vero (come
disse Einstein) che dio non gioca a dadi, è
anche vero che molti eventi legati
all’evoluzione o a temi altrettanto
complessi non sono ancora spiegati, non
sono spiegabili o sono apparentemente
casuali e, rimanendo l’autore saldo nella
sua ricerca della verosimiglianza, possono
essere simulati nel gioco solo con eventi
casuali o altri elementi aleatori che hanno
un peso enorme nel gioco; si è
giochi a confronto
sostanzialmente in balia del gioco stesso
che può “decidere” che la strategia
impeccabile elaborata in realtà è
assolutamente perdente oppure che il gioco
più o meno casuale è la soluzione vincente;
questo, se spesso è fastidioso per un gioco
della durata di quaranta minuti, può
diventare assolutamente intollerabile per
un gioco che potrebbe durare anche 5 o 6
ore, a meno che non si decida che, per una
volta, lo scopo del gioco non sia vincere
(come normalmente è, e se qualcuno vi dice
che non gioca per vincere, mente) ma
partecipare all’esperienza quasi mistica di
15
aver fatto evolvere un bipede senziente da
una lucertola o da un elefante invece che
da una scimmia arboricola o di aver fatto
discendere l’uomo moderno dall’uomo di
Neanderthal (homo Sapiens Neanderta-
lensis) invece che dal nostro effettivo pro-
genitore (Homo Sapiens Sapiens).
Questo è il passo che spinge anche chi,
come me, detesta l’aleatorietà nei German
Game e gioca con poca soddisfazione ai
giochi American Style odierni, a comprare a
scatola chiusa i giochi di Phil Eklund e a
passare ore alla ricerca di chiarimenti sulle
decine di regolette e postille poco chiare
nei suoi regolamenti; se pensate di poter
effettuare questo passo continuate pure a
leggere e siate i benvenuti in questo
mondo, se non pensate di poterlo fare,
potete pure smettere qui, grazie per aver
sopportato 4500 caratteri di deliri, vi
risparmio tutto ciò che segue, e un po’ vi
posso anche capire …
American Megafauna / Bios Megafauna
Evoluzione dell'evoluzione
Entrambi i giochi simulano l’evoluzione
delle specie animali dalla ripresa della vita
dopo la grande estinzione del Permiano
(250 milioni di anni fa) all’ascesa dell’uomo
(200000 anni fa). Ogni singolo turno di
gioco dovrebbe rappresentare all’incirca 10
milioni di anni di evoluzione. Nel gioco
vengono simulate le possibili mutazioni
genetiche oltre alla deriva dei continenti e
alle fluttuazioni del clima tra ere glaciali e
periodi tropicali, conseguenza dei ciclici
mutamenti dell’asse e della forma
dell’orbita terrestre oltre a possibili eventi
catastrofici come eruzioni vulcaniche o
impatti di comete o asteroidi. I giocatori
devono cercare di far sopravvivere e
proliferare le proprie specie, mutarle per
giochi a confronto
potersi adattare ai cambiamenti climatici e
evolvere fino a cominciare a mostrare
tracce di comportamenti quasi umani
(utilizzo di attrezzi, linguaggio ecc).
I giocatori iniziano come una piccola
specie di proto-dinosauri o di proto-
mammiferi non specializzati, distinti
sostanzialmente dalla propria dentatura
(differente da una specie all’altra). Ognuno
comincia il gioco con un certo numero di
geni (valuta) che possono essere utilizzati
per acquistare mutazioni (nuove
caratteristiche per la propria specie) o
genotipi (nuove specie evolute dalla
propria forma originale). Le mutazioni
possono portare nuove capacità alimentari
(mutazioni dietetiche) come la capacità di
mangiare semi o insetti o di raggiungere
le cime degli alberi o nuove capacità di
attacco o di difesa (mutazioni
“roadrunner”) come la velocità,
l’adattamento all’ambiente acquatico o il
volo. Nel corso della partita le varie specie
possono orientarsi verso un'alimentazione
erbivora, carnivora o diventare roditori o
insettivori; ciascun giocatore può avere
contemporaneamente specie con diffe-
renti abitudini alimentari.
La mappa del gioco rappresenta il
subcontinente Nordamericano prima della
separazione dell’Africa e della penisola
Iberica diviso in macroaree di terreno in
grado (potenzialmente) di supportare
erbivori, carnivori e roditori/insettivori; le
aree sono originariamente vuote ma
vengono, all’inizio del gioco, parzialmente
riempite da biomi (aree contenenti una
specifica tipologia di cibo per gli erbivori e
per i roditori) che richiedono certi tipi di
mutazioni per essere abitati; gli erbivori e i
roditori che posseggono le specifiche
mutazioni richieste sono in grado di
sopravvivere e nutrirsi nei biomi e possono
essere utilizzati come cibo per la
sopravvivenza dai carnivori che abbiano le
mutazioni “roadrunner” corrispondenti a
quelle dei suddetti erbivori. Ogni bioma è
in grado di supportare una certa
popolazione, nel caso il numero di animali
presenti sia superiore a quello supportato
si svolge una competizione per stabilire
quali sopravvivranno e quali si
estingueranno nel bioma, in tutte queste
competizioni hanno una parte importante
le differenti dentizioni delle specie
originarie, alcune delle quali danno
vantaggi ad essere erbivori, altre ad essere
carnivori.
Durante il gioco si possono verificare
eventi naturali incontrollabili che
condizionano pesantemente l’evoluzione
della partita fino a poterne causare la fine
prematura per glaciazione definitiva o
eccessivo effetto serra. Alcuni eventi sono
di portata minore, come l’apparizione di
nuovi biomi nella mappa, che possono
aggiungersi a quelli già esistenti o
sostituirne alcuni aumentando così le
possibilità di nutrizione delle specie o
modificando le richieste di mutazioni
necessarie alla nutrizione. Altri eventi sono
più catastrofici e possono comportare
l’apertura dei passaggi verso il sud
America o l’Eurasia con conseguenti
16
possibili invasioni di specie estranee in
competizione con quelle dei giocatori o
l’apertura dell’oceano atlantico (con
conseguente separazione dell’africa e
dell’iberia) e quindi la riduzione dello
spazio di gioco (se non per gli animali
marini). Altri ancora provocano
fluttuazioni nella quantità di CO2 nell’aria
con conseguente raffreddamento o
riscaldamento dell’atmosfera, il che
comporta lo spostamento verso nord o
verso sud di tutti i biomi (con conseguente
estinzione di alcuni biomi e forte riduzione
delle possibilità di nutrizione delle specie
in gioco). Altri infine possono provocare
l’immediata estinzione delle specie troppo
specializzate (cioè con troppe mutazioni)
che non sono più in grado di reagire con
sufficiente rapidità a repentini mutamenti
ambientali.
L’orologio del gioco è rappresentato
dalle carte che vengono divise in diversi
mazzi a rappresentare le diverse ere
geologiche. Più volte, durante il gioco,
vengono attribuiti punti vittoria in
funzione della popolazione presente in
mappa alla fine di uno specifico mazzo;
analogamente altri punti vengono
attribuiti alla fine del gioco, cioè alla fine
dell’ultimo mazzo o nel momento in cui il
gioco si conclude a causa degli eventi
catastrofici sopra descritti.
Fin qui tutto ciò che è sostanzialmente
uguale nei due giochi, ma non mancano
certo le differenze che comportano una
discreta differenziazione tra i due giochi
tanto da non rendere completamente
superflua l’ipotesi di possederli entrambi.

Per praticità, d’ora in poi, American
Megafauna sarà citato come AM mentre
Bios Megafauna sarà citato come BM.
A parte una serie di modifiche estetiche,
tutte le differenze tra i due giochi sono un
sacrificio di verosimiglianza a favore della
giocabilità, operazione, come detto,
tutt’altro che facile per l’autore, che, per
questo, merita un grande plauso; trovo
che in molti casi il sacrificio possa valere
la pena ma in altri mi pare che si sia
rinunciato a troppo nella simulazione per
un ridotto miglioramento della giocabilità.
La prima differenza è evidente ancor
prima di aprire la scatola, AM è poco più
che un gioco in busta, tanto che veniva
spedito con la scatola smontata per
risparmiare sulle spese di spedizione
mentre BM è un gioco moderno con una
bella scatola (solida e gradevole sia alla
vista che all’udito e al tatto) e la
componentistica è perfettamente coerente
con la confezione in entrambi i casi.
In AM tutto il materiale è in cartoncino
molto leggero o carta semplice, le “carte”
sono quadrati di cartoncino che svolgono
il ruolo indifferenziato di biomi, mutazioni,
genomi e disastri, le pedine sono
rettangoli di cartoncino da ripiegare a
formare delle “tende”, la mappa è un
foglio di carta e i tabelloni dei giocatori
sono le ultime pagine del regolamento da
ritagliare o fotocopiare (strettamente in
bianco e nero; in BM la mappa è montata
giochi a confronto
su cartone di buona qualità, le pedine
sono di legno differenziate per colore e per
archetipo (i proto-sauri hanno figure
differenti dai proto-mammiferi), i biomi
sono diventati delle tessere di cartone
quadrato e le carte (che ora contengono
solo genomi e mutazioni, più un evento
aggiuntivo) sono vere carte da gioco di
qualità (quasi) accettabile.
La mappa è sostanzialmente invariata
ma quello che cambia è la suddivisione
della stessa in aree, in AM si tratta di aree
(vagamente) esagonali contenenti spazio
per due biomi ciascuna, con aree comuni
per predatori e roditori in ogni area e con
linee di flusso per indicare le direzioni di
movimento dei biomi in caso di aumento o
diminuzione dell’effetto serra; in BM ogni
area contiene un solo bioma, con un solo
spazio per i predatori al di sopra e un solo
spazio per i roditori al di sotto e il
movimento dei biomi è strettamente
verticale. Nella mappa di BM si trovano
anche le aree per tener traccia del livello
delle mutazioni “roadrunner” e degli
sviluppi culturali.
Nel gioco la prima differenza che
appare è che mentre AM è,
fondamentalmente, un gioco d’aste, visto
che le carte mutazione e genoma vengono
assegnate a chi più offre, BM utilizza un
metodo di acquisizione delle mutazioni e
dei genomi del tutto simile a Vinci (Small
World) ovvero si ha un set di carte a
17
disposizione che possono essere acquistate
pagando un gene in più (la valuta di
entrambi i giochi) per ogni carta che si
trovi alla sinistra di quella acquisita; i geni
aggiuntivi vengono depositati sulle carte
non acquistate costituendo un ulteriore
invito all’acquisto.
Strettamente legata è la differenza di
economia nei due giochi, AM ha
un’economia aperta in cui, determinati
eventi danno, come effetto collaterale,
una crescita della disponibilità di geni per
tutti i giocatori, mentre BM ha
un’economia chiusa per cui l’unico modo
per ottenere nuovi geni è quello di
acquisire carte a costo zero (le più a
sinistra della fila) che abbiano geni lasciati
dagli altri giocatori. Questo, da un punto
di vista simulativo è un passo indietro ma
è un piccolo passo avanti nella giocabilità
e nella dinamicità del gioco; in AM infatti
le iniezioni di geni non modificavano
minimamente gli equilibri tra i giocatori
perché il numero di geni immessi è uguale
per tutti.
In AM il flusso del gioco è regolato da una
carta (due nelle ultime living rules) che viene
rivelata all’inizio di ogni turno e viene messa
all’asta (se si tratta di una mutazione o un
genoma) oppure viene aggiunta alla mappa
o applicata (se si tratta di un nuovo bioma o
di una catastrofe); dopo l’asta tutte le specie
si moltiplicano, possono effettuare una
mutazione se hanno carte corrispondenti a
disposizione e rimuovere mutazioni se
vogliono, possono cambiare taglia e possono
spostarsi su biomi vicini. Si verifica quali
erbivori e roditori sopravvivono, a questo
punto i carnivori hanno la possibilità di
giochi a confronto
modificare ulteriormente la propria taglia
per adeguarsi a quella delle prede (un
carnivoro può mangiare solo animali
grandi come lui o di due taglie maggiori) e
si verifica quali carnivori sono in grado di
sopravvivere, poi il turno ricomincia.
In BM le carte sono sempre disponibili,
divise in due file di cinque carte ciascuna,
con la più a sinistra disponibile
gratuitamente e le altre a un prezzo
crescente, la differenza tra le file sta nel
fatto che le nuove carte che si aggiungono
alla fila superiore non producono alcun
effetto collaterale mentre quelle della fila
inferiore fanno attivare l’evento della
nuova carta che può aggiungere dei nuovi
biomi alla mappa o può portare catastrofi
come l’estinzione immediata delle specie
con troppe mutazioni o un cambiamento
drastico nel clima; ogni giocatore svolge il
proprio intero turno nel quale ha la
possibilità di compiere una (due secondo
una regola opzionale) tra le possibili
azioni; può acquistare una carta da una
delle due file e immediatamente giocarla o
scartarla (non può essere tenuta in mano
per il futuro), può cambiare la taglia di
una propria specie, può acquisire un
avanzamento culturale se ne ha i requisiti
o può espandere la propria specie in un
altro bioma o farne nascere una nuova;
anche qui i carnivori hanno una possibilità
aggiuntiva di modificare la propria taglia
in reazione all’azione di un erbivoro
corrispondente (i carnivori possono
mangiare solo animali da una taglia in
meno a una in più della propria) e poi si
verifica la sopravvivenza di tutte le specie
in mappa.
L’altra grande differenza tra i due giochi
è nella gestione della mappa, in AM ogni
specie si moltiplica automaticamente
all’inizio di ogni turno (se c’è almeno un
esemplare in un bioma se ne aggiunge un
altro fino al limite delle 22 pedine a
disposizione per ogni specie) e ciascuna
area geografica è composta da 2 biomi e
può contenere fino a un massimo di
quattro pedine di erbivori e di roditori e un
carnivoro per ogni erbivoro o roditore
presente; in BM l’aumento del numero di
esemplari della specie è un’azione
volontaria (che preclude altre azioni) e le
pedine a disposizione sono 8 (comprese
quelle che servono per indicare la taglia,
eventuali mutazioni “roadrunner” e i
progressi culturali) per ciascuna specie e
ogni singola area può contenere un solo
erbivoro, un solo roditore e un carnivoro
per ogni erbivoro o roditore presenti.
Ultima differenza macroscopica è nel
conteggio dei punti vittoria; in AM si
somma il numero di esemplari in mappa
alla fine di ciascuna delle due epoche del
gioco (mesozoico e cenozoico); in BM tutti
i biomi che vengono eliminati durante la
partita a seguito dei mutamenti climatici
o le specie immigranti estinte per
mancanza di cibo adatto vengono raccolti
nella “tarpit” (la pozza di catrame) e vanno
a comporre la memoria fossile dell’era
geologica, alla fine di ciascuna delle
quattro ere (triassico, giurassico, cretaceo e
terziario) il materiale fossile nel “tarpit”
viene distribuito ai giocatori dandone metà
a colui che ha più esemplari in mappa, la
metà di quello che resta al secondo e così
via; alla fine del gioco ogni pezzo di
materiale fossile, ogni esemplare ancora in
mappa e ogni avanzamento culturale
valgono un punto mentre ogni genoma
giocato nel corso della partita vale tanti
punti quante mutazioni genetiche
conteneva; il vincitore è, in entrambi i casi,
il giocatore con più punti.
Mi piacerebbe riuscire a dare un giudizio
definitivo e solido su quale dei due giochi sia il
migliore ma devo dire che se alcune
modifiche vanno sicuramente nella direzione
giusta altre sembrano lasciare il tempo che
trovano mentre altre ancora sembrano
controproducenti; per certi versi BM è un
gioco migliore di AM, in cui si vedono
chiaramente i quattordici anni di esperienza
passati tra le due edizioni, molto più semplice
da giocare, più intuitivo da comprendere, con
un regolamento più leggibile e buoni mate-
riali, ma da un altro punto di vista la
sensazione è che AM sia preferibile come si-
mulazione rispetto a BM, e soprattutto che
una buona parte dei sacrifici fatti per rendere
AM un gioco migliore abbiano provocato più
danni alla simulazione di quanti benefici
abbiano portato al gioco.
18
AM è un gioco caotico, con decine di
pedine di cartone in mappa e decine di
carte in tavola, con grandi plance per
identificare le proprie specie e una
notevole confusione generale, che però
permette, per larghe parti della partita,
di giocare quasi in automatico,
rendendo estremamente veloce
l’intervallo tra un evento catastrofico e
l’altro, veri motori del gioco; in tutto
questo le mutazioni risultavano essere
“noie” (se altrui) o “gioie” (se proprie)
passeggere che possono portare
all’estinzione di una specie, ma che ri-
chiedono all’avvantaggiato di spendere
tempo e risorse per espandersi e
prendere il sopravvento, tempo nel
quale le altre specie possono cercare di
sviluppare contromisure; il ritmo del
gioco è molto variabile ma mantiene
una sua forma costante con turni
isterici e turni letargici a susseguirsi
con una certa regolarità; ma AM è anche
una simulazione meravigliosa e profonda,
in cui (quasi tutte) le scelte dell’autore in
termini di meccaniche hanno una
motivazione chiara in termini simulativi,
in cui i turni isterici corrispondono a
momenti di difficoltà che richiedono
azioni repentine (negli ordini di
grandezza del gioco) e i turni letargici
corrispondono a momenti di tranquillità
in cui la vita scorre pacifica senza
drammi all’orizzonte, in cui il gioco guida
le danze e i giocatori devono adeguarsi
a tali condizioni per sopravvivere.

BM è un gioco molto più pulito e
lineare, con poche pedine e gruppi di carte
al posto delle plance, che si può giocare
anche su un tavolo relativamente piccolo
e permette in un attimo di ricapitolare lo
stato di ciascuna delle specie in gioco, ma
è un lento e fa gran fatica a svilupparsi (a
questo proposito ho trovato un discreto
miglioramento nell’opzione che permette
due azioni a turno) perché l’espansione e il
movimento che prima erano azioni
aggiuntive ora sono azioni alternative
all’evoluzione; le mutazioni sono il pane
quotidiano ma non sempre quelle utili
sono disponibili e la ricerca di quest'ultime
può portare ulteriori sconvolgimenti;
inoltre BM è una simulazione meno
completa e verosimile di AM, con
meccaniche che non hanno nulla a che
vedere con l'attinenza alla realtà ma si
sacrificano per la giocabilità; il gioco è un
tiranno che può decidere in qualunque
momento di estinguerti senza che tu pos-
sa fare nulla perché l’evento che causa la
tua estinzione si svolge nel turno di un
altro giocatore, e anche nel caso si
svolgesse nel tuo, non avresti molte
speranze di sopravvivenza perché le azioni
sarebbero comunque limitatissime.
E’ anche vero, però, che alcune delle
modifiche apportate da BM correggono
alcuni limiti anche simulativi di AM, come
la separazione tra biomi e carte che
permette di avere una sequenza dei biomi
presenti in mappa simile al reale sviluppo
cronologico delle specie vegetali e degli
invertebrati o come il sistema di
punteggio che fa sì che non sia la sola
massa delle pedine in tavola in due
momenti specifici a stabilire il vincitore,
ma che in ogni partita si debba capire
quando vale la pena fare uno sforzo per
avere quell’esemplare in più alla fine di
giochi a confronto
un’era e quando lo sforzo varrebbe poco o un po’ crudeli espressi, due giochi molto
niente in termini di vittoria finale; ed è ben fatti (nei limiti delle possibilità date
anche vero che BM è effettivamente un dalla simulazione) che affrontano la stessa
gioco (in termini di meccaniche) migliore e realtà e ne danno due rappresentazioni
più maturo di AM, molto più lineare e differenti ma non troppo, lasciando delle
meno macchinoso, molto meno caotico, sensazioni diverse ma con un fondo di
molto più pulito e fruibile e (può non similitudine; mi sono reso conto che più
interessare, visto il tipo di giochi ma ha il invecchio e più mi ribello al culto del
suo peso) lungo quasi la metà. nuovo per cui, dovendo per forza scegliere,
Tuttavia parte dell’ambientazione è mi trovo a desiderare con maggior forza
andata persa nel passaggio da AM a BM, una nuova partita a AM, anche se non
lasciando dei vuoti non riempibili nella rifiuterei certo una nuova partita a BM…
sensazione di aver preso parte a qualcosa
di epico, come l’impossibilità di reagire
alle catastrofi e la monotonia di turni
sempre uguali tra loro senza momenti
isterici e momenti letargici; ed è
comunque vero che, nonostante tutte le
meccaniche più lineari e più semplici, BM
non è un gioco semplice e lineare e le
occasioni di errore nelle regole non si sono
ridotte tanto da renderlo un gioco “per
tutti” o anche solo “per tutti i giocatori”
ma lo fanno restare nella nicchia delle
FAMIGLIE
simulazioni “per appassionati”.
Queste ultime conclusioni mi fanno OCCASIONALI
sorgere il dubbio che forse non sia valsa la
pena di lavorare così tanto per rendere più ASSIDUI
giocabile una simulazione quando gli
IAGO
sforzi fatti sembrano aver trasformato
questa simulazione, ricca e di difficile gio-
cabilità, in una simulazione più povera ma
non sufficientemente giocabile da poter
essere consderata un "gioco".
Probabilmente, come spesso accade, la
soluzione ideale sta nel mezzo,
bisognerebbe, dopo aver esplorato i due
estremi possibili, mettere mano a
entrambi i giochi e riuscire a cogliere il
meglio da ciascuno (sia in termini di
simulazione che in termini di giocabilità)
senza però cercare la chimera della
simulazione profonda e semplice allo
stesso tempo ma accettando il fatto che FAMIGLIE
una simulazione, se vuole essere tale, deve
necessariamente rinunciare ad essere un OCCASIONALI
gioco semplice, facile e di breve durata.
ASSIDUI
Penso che la giusta via di mezzo si
potrebbe trovare e non è detto che non mi IAGO
metta a pensarci e vedere cosa ne
potrebbe nascere. NAND
Restano comunque, al di là dei giudizi
19
sotto la lente
di Franco "Ciaci" Sarcinelli

Clans
di Leo Colovini; Rio Grande Games,Venice Connection,Winning Moves, 2002
[204 giocatori; 30 minuti]

Non nascondo un certo imbarazzo nel
parlare di Clans in questo numero che
tratta il tema della preistoria perché,
diciamolo subito, questo titolo è un
astratto mascherato.
Se questo aspetto è trascurabile in altri
titoli, come per esempio Stone Age o Evo
recensiti in questo numero, che
propongono delle meccaniche che più o
meno si adattano all’ambientazione, qui
invece è talmente evidente da risultare
quasi “fastidioso”. Non bastano le pedine a
forma di capanna per calarci nel tempo
delle tribù primitive che erravano in cerca
di zone abitabili e si riunivano in nuove
comunità con le altre tribù che
incontravano, con buona pace di quanti
amano “calarsi nella parte” durante una
partita.
Sopravvissuti a questa terribile
rivelazione ci troviamo davanti ad una
plancia con 60 territori di 4 diversi tipi
(foresta, montagna, steppa e pianura)
con fiumi e laghi a suddividere la mappa
in regioni da 12 territori ciascuna su cui
all’inizio del gioco vengono distribuite
con una particolare procedura 60
capanne di 5 diversi colori (i clan) che
rappresentano le tribù in modo che siano
equamente dislocate sulla plancia.
Ad ogni giocatore viene poi assegnato
segretamente un colore e lo scopo del
gioco è di far guadagnare punti al proprio
colore.
Il gioco è per 2-4 giocatori ed una
partita non supera quasi mai i 30
minuti.
L’unica mossa consentita è quella di
spostare tutte le capanne presenti in un
territorio in uno confinante che non sia
vuoto, con la limitazione che i territori
con 7 o più capanne non possono più
essere mossi. Turno dopo turno avremo
territori che si svuotano e territori che
vedranno nascere villaggi sempre più
consistenti. Se un territorio contenente
delle capanne, in seguito ad una mossa,
si ritrova isolato (cioè con tutti i territori
adiacenti vuoti) scatta il conteggio dei
punti.
Tutti i colori presenti in quel villaggio
guadagnano punti in base al totale delle
capanne presenti, senza tener conto del
numero di capanne per ogni colore. Se
sono presenti tutti e 5 i colori allora
scatta una lotta tra clan e, prima di
valutare il villaggio, vengono eliminati i
colori rappresentati da solo 1 capanna.
Inoltre una partita si svolge nell’arco di 5
epoche in cui un territorio è
particolarmente favorevole alla creazione di
villaggi mentre un altro è ostile. Questo
comporta che i villaggi fondati in territori
favorevoli sommino dei bonus (il cui valore
è crescente da 1 a 5 a seconda dell’epoca in
corso), mentre se il territorio è sfavorevole il
villaggio viene distrutto e non vengono
assegnati punti.

20

Il giocatore che con la sua mossa crea un
villaggio riceve anche un gettone che
aggiungerà punti al suo colore alla fine
della partita. Ogni epoca termina dopo la
chiusura di un numero decrescente di
villaggi partendo da 4 e finendo con 1.
Al dodicesimo villaggio fondato
finisce la partita e il giocatore che avrà
più punti, sommando anche i gettoni
bonus, avrà vinto.
Tutto qui. Una sola regola, poche
eccezioni, ma tanta sostanza!
All’inizio non è ben chiaro quel che si
sta facendo e le mosse possono risultare
fatte a caso, ma col tempo si
acquisiscono le sfaccettature tattiche
che sono insite nel gioco e se ne
apprezzano i contenuti.
Partita dopo partita emerge il gran
lavoro fatto da Colovini per rendere il
gioco semplice, ma non banale.
Il colore nascosto, i terreni che a se-
conda dell’epoca fruttano punti o
distruggono i villaggi, l’eliminazione
delle capanne solitarie se tutti i colori
sono presenti in un territorio, sono tutte
piccole trovate che ampliano la pro-
fondità tattica senza appesantire il gio-
co che mantiene tempi di attesa
accettabilissimi e durata contenuta che
lo pone anche tra quei titoli che posso-
no essere considerati degli ottimi
“filler”.
Ogni mossa, per quanto semplice
possa sembrare, deve essere sempre
ben ponderata. L’attenzione dovrà
essere rivolta contemporaneamente a
diversi aspetti. Saremo perennemente
impegnati a cercare di tenere le
proprie capanne il più sparpagliate
possibile, ma facendo attenzione ai
villaggi con tutti i 5 colori. A tenere
sotto controllo i territori favorevoli,
ma stando attenti al cambio di era che
può ribaltare la situazione. A
confondere le acque per non far capire
subito il proprio colore, ma cercando
di chiudere i villaggi prima degli
avversari. Tutti aspetti del gioco che
richiedono un certo acume tattico e
non permettono distrazioni.
Personalmente lo apprezzo molto in 2,
mentre in 4 risulta meno controllabile
perché a volte si rischia di venire
21
sotto la lente
avvantaggiati o svantaggiati ca-
sualmente da una mossa avversaria.
Semplicità delle regole e brevità lo
rendono anche un ottimo titolo intro-
duttivo al mondo dei boardgame,
mentre non lo reputo adatto al gioco in
famiglia a causa della difficoltà dei
giocatori più piccoli nel valutare gli
aspetti tattici.
Indubbiamente dopo averlo giocato
per un po’ di volte non vi renderete
nemmeno conto che l’ambientazione
non esiste e l’apprezzerete soprattutto
per le sue meccaniche semplici, la
profondità tattica e la velocità delle
partite: aspetti che sicuramente valgono
molto di più di un tema accattivante.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
CIACI
NAND
Un classico di Colovini, che assieme a
Cartagena ritengo essere un ottimo
filler “corposo” e gioco sempre
volentieri; tra parentesi, naturalmente
l’ambientazione è “posticcia”, ma
fortunatamente è stata scelta questa
dato che ho letto che in origine il gioco
parlava di colonie di batteri (!)
MDM
Da classico gioco astratto, Clans risulta
estremamente godibile in due, dove il
controllo è massimo (ma la sindrome da
Nim è in agguato). La componente di
bluff è ciò che lo salva nella versione
multigiocatore.
sotto la lente
di Fabio "fab!o" Cambiaghi
Trias (Ciao Dino!)
di Ralf Lehmkuhl; Gecko Games, Rio Grande Games,Tilsit, 2002
[205 giocatori; 45 minuti; gioco online:Yucata]
Case editrici diverse, tendenze diverse. Se
alcune investono su titoli che hanno
letteralmente segnato tappe fondamentali
del mondo del gioco da tavolo diventando
veri e propri classici, altre, la maggior parte
forse, opta generalmente per la freschezza
delle novità sforzandosi di accontentare
quella fascia di giocatori che manifesta,
sempre più impellente, la necessità di
giocare del “nuovo”. Basta osservare il ritmo
delle nuove uscite e delle riedizioni, magari
con nuove grafiche più accattivanti, per
accorgersi che generalmente proporre novità
è la scelta ritenuta vincente, tanto che
persino grandi classici storici come Risiko
imboccano ormai questa strada (basti
pensare alla nuova edizione "Risk:
Legacy" che è al 47° posto nella
classifica dei giochi di guerra e 87° tra i
giochi di strategia, l’avreste mai detto
per un Risiko?)
Ci sono ovviamente delle eccezioni a
questa tendenza: quella di Trias e della
Gecko Games è probabilmente tra queste un
caso del tutto singolare. Dal lontano 2002 il
gioco è presentato ogni anno, sempre
uguale, allo stand 12-80 della fiera del gioco
di Essen grazie alla stoica determinazione
dell’autore/editore Ralf Lehmkuhl. Dieci anni.
Trias. Il nome non significa altro che
Triassico, il periodo preistorico in cui il gioco
è ambientato. Nonostante negli anni della
pubblicazione si affacciassero già sul
mercato decisive innovazioni (Puerto Rico è
di quello stesso anno per esempio), le sue
meccaniche attingono a piene mani dalle
mode più tradizionali della fine degli anni
novanta. È un gioco di maggioranze su
mappa modulare, che muta durante la
partita, simulando la separazione della
Pangea, il super-continente iniziale formato
da tessere esagonali tutte raggruppate, in
continenti più piccoli, inserendo nel gioco
dinamiche tipiche dei giochi di piazzamento
tessere. Meccaniche piuttosto consuete
quindi, fin troppo sfruttate se vogliamo, ma
comunque collegate qui in modo elegante
ed equilibrato, caratteristica questa che ha
fatto di Trias un piccolo successo nonostante
la sua semplicità e la pressoché totale as-
senza di ambientazione, tanto da rasentare
la definizione di gioco astratto.
In due parole il gioco è questo. Trentasei
tessere esagonali sono raggruppate al centro
del tavolo a formare la plancia di gioco,
disegnati sulle tessere tre tipi di terreno de-
finiscono il limite di dinosauri ospitabili su
ciascuna tessera, dinosauri che appartengo-
no ai giocatori e che possono essere messi in
gioco sulle tessere ad ogni turno. Il turno è
semplice, quasi banale: per prima cosa,
obbligatoriamente, una tessera di un conti-
nente nel quale il giocatore abbia almeno un
dinosauro deve essere fatta scivolare in
modo da staccarsi dal continente per poi
essere ricollegata al continente stesso ma in
un punto più lontano dal centro; questa
azione rappresenta la deriva dei continenti
che si allontanano dal polo sud. Se lo
spostamento crea due continenti perché la
rimozione della tessera separa in due
un’unica area di tessere allora avviene una
fase di punteggio relativa al continente, tra i
22
due appena creati, al quale la tessera
spostata viene ricollegata. Il punteggio è
assegnato con un semplice criterio di
maggioranze valutato in funzione dei
dinosauri di ciascun giocatore presenti sul
nuovo continente. Il premio è fisso: 2 punti
per chi ha la maggioranza, 1 punto al
secondo classificato. Dopo la deriva
obbligatoria il giocatore ha a disposizione 4
punti azione per effettuare ulteriori azioni
ciascuna con un costo prestabilito. Una
nuova deriva a costo 3. Spostamenti di
dinosauri a costo 1 per dinosauro per
tessera. Nascite a costo 1 che consentono
di aggiungere nuovi dinosauri su tessere
ove sia già presente un proprio dinosauro e
così via.
Al termine del gioco i continenti sono di
nuovo tutti valutati ma questa volta il
premio è funzione della loro superficie (cioè
il numero di esagoni che lo compongono).
La somma dei punteggi intermedi e di
quello finale determinano il punteggio di
ciascuno e quindi il vincitore.

Nella sua linearità il gioco offre molteplici
sfumature. L’interazione con gli altri giocatori è
molto alta e può portare tanto alla
collaborazione nella formazione e condivisione
di certi continenti quanto a strategie di “bash
the leader” attuate modificando, grazie alle
azioni di deriva, le aree in cui un avversario sta
acquisendo troppo potere, ma parlerò tra un
momento di questo aspetto.
Restando sulle opportunità strategiche
alcune piccole chicche ne fanno un gioco
piuttosto interessante. Il movimento dei dino-
sauri è una di queste. Se lo spostamento su
terra ferma è piuttosto costoso, con una sola
azione è invece possibile recuperare fino a tre
dinosauri finiti in mare e portarli di nuovo
sulla terra ferma in posizioni scelte a piacere
tra i continenti adiacenti. Questa opportunità
rende appetibile l’idea di far scivolar via un
pezzetto di terra ferma al di sotto di propri di-
nosauri (che non si spostano con la tessera
ma restano in acqua) per muoverli in massa e
a poco costo durante lo stesso turno. Durante
gli spostamenti è inoltre vietato superare il li-
mite di dinosauri consentiti sulla tessera
anche per il solo transito quindi certe tessere
possono essere usate per limitare l’invasione
di avversari su un continente.
Ancora, il numero limitato di dinosauri a
disposizione costringe a fare scelte ponderate
sui luoghi di riproduzione anche perché, una
volta in gioco, i dinosauri non vengono più
rimossi a meno che non si crei un
sovrappopolamento o non ne rimangano in
acqua di propri a fine turno. Anche qui piccola
finezza, i dinosauri coinvolti sono sempre
quelli del giocatore di turno, lasciare in acqua
dinosauri avversari non è quindi una mossa
così potente perché il giocatore avrà tutto il
sotto la lente
di sbizzarrirsi inventando di volta in volta citarne uno) e piazzamento (o meglio
mosse davvero brillanti sia per facilitare la vita spostamento) tessere. E’ elegante nella sua
dei propri dinosauri che per complicare quella categoria di gioco, quella cioè dei giochi dal
degli altri, senza contare che i continenti regolamento semplice, di durata contenuta ma
possono sapientemente essere separati per dalla gustosa profondità strategica. Abbiamo
fare punteggio per poi essere riuniti e visto come alcune strategie potrebbero ridurne
separarsi di nuovo. Insomma le possibilità il divertimento certo, ma considerando che è un
sono davvero tante. gioco del 2002 direi che nel suo piccolo si
Il punteggio, si diceva, è diviso in due fasi. difende egregiamente.
La prima, durante il corso della partita, si atti- E’ il caso che ve lo compriate? Forse no a
va con la formazione di nuovi continenti, la meno che manchi proprio un gioco di questo
seconda a fine gioco. La prima tiene conto tipo nella vostra collezione, ma provatelo se ne
solo delle maggioranze, la seconda premia la avete l'occasione.
superficie del continente. Idealmente quindi si
gioca a separare per fare punti mantenendo
però, o facendo il possibile per farlo, maggio-
ranze salde su continenti di grosse dimensioni
perché il punteggio finale è decisivo ed il suo
peso pari a quasi la metà del punteggio totale
in una partita. Questo almeno idealmente.
La verità è che potrebbe risultare semplice
per un giocatore isolare un piccolo continente
facendo in modo di essere l’unico suo ospite e
poi, per tutta la partita, giocare a separarlo e a
FAMIGLIE
riunirlo nuovamente segnando due punti ad
ogni separazione. Giocando con tenacia OCCASIONALI
questa strategia è possibile guadagnare punti,
per quanto arrivino solo due alla volta, ASSIDUI
sufficienti per vanificare l’apporto del
punteggio finale guadagnato dagli altri FAB!O

tempo di farli tornare sulla terra ferma
durante il suo turno, anche raccogliendoli
sopra alla tessera spostata nella fase di deriva
obbligatoria.
Riguardo alle tessere infine c’è la possibilità
giocatori. Per massimizzare questa strategia le
azioni di nascita sono minimizzate e non
serve sprecare punti azione per rinsaldare
situazioni di predominanza sui continenti.
Attuandola quindi si rinuncia di fatto a
giocare la propria partita annullando tutto ciò
che di bello c’è in questo gioco e cioè l’alta
interazione indiretta tra i giocatori. Sta agli
avversari impedire che un giocatore riesca ad
attuare questa strategia in modo tanto
efficace da garantirgli la vittoria.
Per concludere, Trias è un mix di
maggioranze vecchio stile (El Grande tanto per
MDM
Trovo Trias una piacevole rielaborazione
nell'inflazionato filone dei giochi di
maggioranze. Uno dei pochi (insieme a
Carolus Magnus di L. Colovini) ad avere
una evoluzione dinamica della
dimensione delle regioni di valutazione.
NAND
Ho poche partite all'attivo, ma Trias mi
aveva colpito positivamente per la sua
linearità, e per l'aspetto topologico di
movimento degli esagoni.

23
sotto la lente
di Lucio "Iago" Pierobon
Origins:
How We Became Humans
di Phil Eklund; Sierra Madre Games, 2007
[205 giocatori; 180 minuti]
Se non avete ancora letto la prefazione
all’articolo su American Megafauna/Bios
Megafauna, vi invito a leggerla, vi aiuterà
a comprendere di cosa si tratta.
Per spiegare cosa questo gioco vuole
simulare, cito (tradotte) alcune note
dell’autore sulla differenza tra Origins e gli
altri giochi di civilizzazione:
“…è un gioco sull’umanità, non sulla
civilizzazione. …il gioco esplora come
l’umanità sia giunta ad avere un cervello così
evoluto, emozioni, relazioni di coppia e a
sviluppare l’arte, la coscienza e il pensiero”
“…nella prima epoca i giocatori
rappresentano differenti specie, nella seconda
differenti gruppi linguistici, nella terza differenti
religioni,nella quarta differentiideologie”.
“…ho utilizzato un approccio libertario alla
rappresentazione del governo; negli altri giochi i
giocatori rappresentano governi che devono
tenere a bada la popolazione e acculturarla.
Origins ribalta questo paradigma, i giocatori
rappresentano la popolazione che deve tenere a
bada il proprio governo, il cui unico ruolo è
quello di mantenere libera la popolazione … La
libertà (di pensiero, parola, religione etc) è
considerata il valore umano primario”.
Il gioco simula l’evoluzione di cinque
specie di ominidi durante un periodo che
spazia da circa 120.000 anni fa ad oggi,
partendo dallo sviluppo del cervello,
passando per lo sviluppo della socialità, del
pensiero e della tecnologia. Si basa su varie
teorie scientifiche (che l’autore stesso
definisce “non mainstream”) riguardanti
l’evoluzione del cervello e del pensiero
umano nonché l’influenza del clima e della
geografia sullo sviluppo dell’umanità.
Il gioco base finisce con l’inizio dell’era mo-
derna ma esiste un’espansione ufficiale (un
mazzo di carte) che estende il gioco fino ai giorni
nostri; esiste inoltre un’espansione/evoluzione,
non ufficiale ma pubblicamente apprezzata da
Phil Eklund, prodotta da Noah Vale in PDF che
modifica alcune regole e aggiunge elementi sia
alla mappa che allo sviluppo del gioco.
Ogni giocatore prende il ruolo di una specie
di ominide arcaico e inizia il gioco da una
locazione nella mappa che corrisponde al
presunto luogo di sviluppo della specie. Nella
prima era ogni giocatore ha una mappa del
proprio cervello con le differenti aree
associate al linguaggio, alla destrezza, alle doti
sociali, alla conoscenza naturale; alcune di
queste aree sono attive, altre devono essere
“sbloccate” attraverso il gioco delle carte che
permettono inoltre l’acquisizione di nuove
conoscenze e lo svolgimento di altre azioni.
Quando tutte le aree del cervello sono sbloccate,
la specie passa alla seconda era (detta del
bicameralismo) nella quale vengono acquisite
nuove conoscenze e avanzamenti sociali e
tecnologici che portano alla terza (e ultima) era,
l’era della fede. Il gioco finisce quando il primo
24
giocatore, avendo ottenuto i requisiti necessari,
riesce a fare entrare la sua specie nella quarta
era, l’era della ragione (che è quella che si
sviluppa con il mazzo dell’espansione).
Ciascuna era è dotata di un mazzo di
carte separato; le carte sono di tre tipi:
le catastrofi sono eventi (vulcani, meteoriti)
che alterano il clima della terra
(modificando le aree abitabili e inabitabili)
o che causano distruzione in alcune aree;
le carte pubbliche sono eventi, fatti,
oggetti, persone della storia umana che
accrescono le capacità di una popolazione e
costituiscono parte dei punti vittoria, sono
divise in tre differenti categorie
(informazione, cultura e amministrazione)
ciascuna delle quali influenza differenti
aspetti del gioco quali il massimo numero
di carte che si possono tenere in mano o
la capacità di resistere alle tensioni
sociali e non cadere nel caos; una volta
pescate sono messe all’asta;
le carte idea sono invenzioni e idee che hanno
cambiato la storia, ciascuna può avere dei
requisiti (aree del cervello liberate e/o livelli di
avanzamento già ottenuti) e un costo (in
termini di “anziani” da spendere) e può
permettere la liberazione di un’area del cervello,
l’avanzamento sui tracciati di sviluppo, la
possibilità di provare ad addomesticare animali,
coltivare piante, estrarre metalli o l’acquisizione
di nuovi “anziani”.

Gli “anziani” (popolazione specializzata) sono
uno dei nuclei del gioco perché sono la valuta
con cui si effettuano le aste; gli “anziani”
possono essere guadagnati, persi o spesi,
ovvero trasformati da “anziani” produttori (e
quindi utili) in “anziani” consumatori (e quindi
inutili) e viceversa.
L’avanzamento tecnologico è rappresentato
da cinque tracciati di sviluppo (“footprint”,
“metallurgy”, “marittime”, “energy” e suggerimenti e note dell’autore) che fanno capire
“immunization”) che indicano la capacità della
specie di occupare territori, combattere, navigare,
produrre energia e difendersi dalle malattie.
L’espansione geografica è rappresentata
dalla mappa del mondo su griglia esagonale in
cui i punti cruciali sono i vertici degli esagoni
(dove si muovono le popolazioni) e l’interno
degli stessi che riportano le possibili attività per
lo sviluppo della specie (gli animali da
addomesticare, le piante da coltivare ecc) e i
luoghi in cui le popolazioni possono fondare le
proprie città.
L’intero gioco è basato sulla continua ricerca
dell’equilibrio tra i valori di popolazione (quante
azioni la specie può svolgere in ogni turno),
innovazione (quanto una specie potrebbe
svilupparsi) e anziani (quanto una specie può
spendere per ottenere gli sviluppi necessari) visto
che tutte queste caratteristiche sono rappresentate
dagli stessi cubi colorati che possono svolgere
indifferentemente ciascun ruolo, oltre a
rappresentarelapopolazioneelecittàsullamappa.
Per stabilire il vincitore sei categorie
concorrono al punteggio finale, le prime due
valgono per tutti e sono i livelli di popolazione e
innovazione di ciascuna specie mentre le altre, il
valore dei tre tipi di carte pubbliche e il numero
di anziani, valgono solo per alcune delle specie
(ciascuna ne prende in considerazione solo due).
La scatola è inutilmente enorme e ha una
forma e una dimensione non standard, il
sotto la lente
regolamento è complicato e scritto in maniera
abbastanza chiara ma un po’ troppo concisa, i
materiali sono di discreta qualità anche se le carte
avrebbero potuto essere di fattura decisamente
migliore e i tabelloni delle specie avrebbero potuto
essere cartonati; trattandosi del loro primo gioco
di questa qualità (American Megafauna era poco
più che un gioco in busta) direi comunque un
buon lavoro. Impagabili le note (14 pagine tra
quanto sia stato accurata la ricerca effettuata du-
rantelosviluppodelgioco.
E’ necessario scaricare le “living rules” più
recenti ed eventuali FAQ e errata e studiare
il gioco a fondo per poterlo giocare con
soddisfazione.
Quanto detto a proposito di regole e -in4nonutilizzateunotraPechinoeHobbit
giocabilità nella premessa si applica in toto a - in 5 non giocate nemmeno se minacciati di
Origins e l’impatto della casualità può essere morte.
enorme (tutte le azioni che permettono di A parte queste considerazioni, tenendo anche
cominciare a far progredire la propria specie conto di quanto detto nella premessa, il gioco è
sono basate su un lancio di dado). Chi decide di molto bello e permette di passare alcune ore in
giocare questa simulazione deve esserne maniera nuova e anche divertente; ha una serie di
cosciente prima di iniziare e deve accettare la meccanismi estremamente interessanti che rea-
possibilità di vedere un'intera partita da 4-5 ore lizzano in modo non troppo macchinoso i concetti
rovinata da una brutta serie di tiri di dado espressi dall’autore; merita decisamente una
(soprattutto nelle prime fasi di gioco). partita anche se è consigliato ad una parte ridotta
La scalabilità è, nella mia esperienza, il dei giocatori esperti e assolutamente da evitare
punto dolente; la scelta delle specie deve per famiglie o neofiti a meno che non abbiano un
essere comunque fatta in funzione del fortissimo interesse per l’argomento trattato, nel
numero di giocatori, due delle cinque specie qual caso potrebbero apprezzare l’esperienza da
sono fortemente penalizzate dalla posizione unpuntodivistadiverso.
geografica in cui iniziano (Africa sub
sahariana e Borneo) e possono essere
estromesse dal gioco dal giocatore vicino
e/o da qualche tiro di dado sfortunato; il
mio consiglio è:
- in 2 scegliete due specie qualunque tranne le
coppie Cro-magnon/Sapiens o Pechino/Hobbit
- in 3 scegliete Neanderthal e uno per ciascuna
dellecoppieindicatesopra
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
IAGO
MDM
NAND
25
sotto la lente
di Andrea "Nand" Nini
Dominant Species
di Chad Jensen; GMT Games, 2010
[206 giocatori; 180 minuti]
Dominant Species è un gioco dalle molte
sfaccettature: soprattutto valutazione di
maggioranze e worker placement, ma anche
conflitti tra giocatori, abilità speciali e carte
evento, abbiamo quindi un gioco che è un
vero e proprio compendio di buona parte
delle meccaniche classiche degli eurogame.
Ma di solito non è sufficiente aggiungere
regole ad un gioco perché diventi un buon
gioco, così come non basta aggiungere
ingredienti ad una ricetta: bisogna anche
dosarli e miscelarli con accortezza e
intelligenza; il tempo ha dimostrato che DS
ha ottenuto l’apprezzamento del pubblico, è
quindi un buon gioco? Vediamo.
Partendo dalla plancia, troviamo una
griglia esagonata nella quale vanno
posizionate le tessere che rappresentano
sette differenti habitat (montagna, deserto,
foresta, giungla, savana, palude e oceano) più
la tundra, che va gestita in modo particolare.
All’interno di queste tessere vengono piazzate
le proprie pedine, che rappresentano
esemplari di una delle sei specie del gioco
(tecnicamente sarebbero classi, ma immagino
che Dominant Class sarebbe stato poco
rappresentativo come titolo); sui vertici degli
esagoni si vanno a posizionare i sei tipi di
“elementi” (erba, larve, carne, semi, sole e
acqua) che indicano quanto un esagono sia
adatto a supportare l’esistenza di una specie
(sulle schede dei giocatori sono indicate le
affinità iniziali, se ne potranno aggiungere
altre durante la partita).
Quindi in ogni esagono abbiamo un
giocatore che ha la maggioranza, ovvero il
maggior numero di cubetti presenti, e un
dominio, che appartiene al giocatore con il
più alto valore risultante dal prodotto degli
elementi presenti nei vertici dell’esagono che
combaciano con quelli presenti sulla scheda
del giocatore. Chi ha la maggioranza ottiene
punti vittoria durante le fasi di conteggio, chi
ha il dominio può scegliere e attivare una
carta evento; di solito un giocatore cerca di
avere entrambe le condizioni in un esagono,
ma non sono strettamente collegate (per il
dominio è sufficiente un singolo cubetto).
Ma su tutte queste tessere incombe la
glaciazione, ovvero le tessere tundra che durante
la partita si estenderanno sempre più,
minacciando l’esistenza delle specie (se un
elemento si trova al vertice tra tre tessere tundra,
va eliminato); garantendo però una fonte di
punti ad ogni turno al giocatore che avrà la
maggioranza di cubetti in questi esagoni.
Dopo una preparazione che inizialmente è
prefissata, ma successivamente si può
personalizzare con una disposizione casuale,
i giocatori a turno (secondo l’iniziativa)
dovranno posizionare uno dei propri
“lavoratori” su una delle numerose azioni a
disposizione, tutte elencate in modo
estremamente chiaro sul lato destro della
plancia. Il numero dei lavoratori (e anche
quello dei cubetti a disposizione) dipende dal
numero dei giocatori.
Lo scopo del gioco è fare il maggior
numero di punti (e qui siamo nella norma),
che si ottengono in vari modi:
26
- Avendo la maggioranza in un esagono, ed
eseguendo l’azione di punteggio (il dominio);
quindi abbiamo già una prima particolarità,
ovvero quella di non avere un punteggio
automatico in caso di maggioranza. Quindi i
giocatori dovranno dapprima “preparare il
terreno” per un conteggio, e poi usare un
lavoratore per attivarlo. In realtà al termine
della partita c’è comunque un conteggio di
tutti gli esagoni (si va da un terzo a metà dei
punti complessivi).
- Alcune carte attribuiscono dei punti, tra cui
la carta “Era Glaciale”, che oltre a
determinare la fine della partita (nel turno in
cui viene scelta) fa guadagnare punti in base
al numero di esagoni nei quali ogni giocatore
ha il dominio.
- L’azione di “girovagare” (wanderlust) porta
punti in base a dove si piazza la nuova tessera.
- L’azione di “glaciazione” porta punti in
base a dove si piazza la nuova tessera.
- Alla fine del round chi ha il maggior
numero di cubetti nella tundra ottiene punti
in base al numero degli esagoni tundra
occupati; questi punti tendono a crescere
durante la partita (dato che aumentano le
tessere tundra), diventando più di quelli
attribuiti per la glaciazione o il girovagare.

I punteggi sono pubblici, questo significa
che guadagnare la prima posizione
all'inizio della partita è da evitare,
dato che si attireranno da
subito le “attenzioni” degli
altri giocatori (ovvero, è un
gioco con una forte compo-
nente “bash the leader”);
quindi è utile mantenere un
profilo basso, ma rimanendo
sempre a contatto con i primi, ovvero
conservando sempre alcune mosse che
permettano di fare punti quando è necessario.
Ma andiamo a vedere in dettaglio tutte le
azioni, assieme alle loro implicazioni:
1) Iniziativa: c’è una unica posizione, e
permette di far avanzare di uno spazio
l’iniziativa del giocatore corrispondente (il
lavoratore va subito giocato in un altro
spazio). All'inizio del gioco la sequenza vede
primi gli insetti e ultimi i mammiferi. Se non
essere il primo non è generalmente un
problema, essere l’ultimo ne può causare
molti, dato che le azioni utili possono essere
già esaurite quando potrete scegliere. Ovvia-
mente la situazione peggiora con molti gio-
catori. Occorre tenere presente che
l'avanzamento è molto lento: in assenza di
giocatori molto determinati (o avversari
distratti) sarà difficile vedere cambiamenti di
rilievo in questa sequenza.
2) Adattamento: ognuno dei tre lavoratori
piazzati qui potrà scegliere uno tra quattro
elementi casuali (piazzati all’inizio di ogni
turno), per aggiungerlo a quelli iniziali
presenti nella propria scheda. Questa azione
permette quindi di aumentare l’affinità della
propria specie con gli elementi degli habitat
e quindi incrementare la possibilità di
ottenere il dominio; inoltre rende più facile
la sopravvivenza in un numero maggiore di
habitat (ed annullare gli effetti di una
regressione). Tutti gli elementi rimasti in
questo spazio andranno in Regressione nel
prossimo turno.
3) Regressione: tutti gli elementi presenti qui
(che il turno precedente si trovavano in
Adattamento) fanno rimuovere un elemento
uguale dalla scheda dei giocatori (eccetto
quelli prestampati). I due lavoratori piazzati
qui permettono ai rispettivi giocatori di
evitare di perdere l’elemento, il vantaggio del
sotto la lente
della partita; qui c’è una “coda” di quattro
lavoratori, ma solo uno per turno eseguirà
questa azione, in pratica per poterla
eseguire ci si deve prenotare (e
soprattutto, se non si è il primo si
occuperà uno dei propri lavoratori
per più di un turno). Il giocatore
sceglie una locazione adiacente a
esagoni di Tundra già piazzati sulla
plancia, guadagna punti vittoria in base
al loro numero, piazza un nuovo esagono
Tundra togliendo tutti i cubetti oltre il primo
per ogni specie (a differenza della regola
rettile è quello di avere un lavoratore fittizio standard, che fa rimuovere dal gioco tutti i
qui, ovvero la sua specie può mantenere cubetti eliminati, questi cubetti tornano nella
automaticamente un elemento in riserva dei giocatori); e infine vengono rimossi gli
regressione a turno. Piazzare un lavoratore elementi che sono completamente circondati da
qui è necessario se la perdita degli elementi Tundra. Di solito è un’azione che va scelta per
causa un danno significativo alla propria eliminare una fonte di punteggio per un
specie (come perdere l’unico elemento che ci avversario (o per evitare di perderne una propria).
permette di rimanere in un habitat). Tutti gli I punti cominciano ad essere un motivo
elementi che rimangono qui vanno scartati. valido solo quando ci sono tre o più esagoni
4) Abbondanza: ognuno dei due lavoratori di Tundra adiacenti; un terzo motivo
piazzati qui potrà scegliere uno tra quattro potrebbe essere quello di tornare a disporre
elementi casuali (piazzati all’inizio di ogni
turno), per piazzarlo nel vertice vuoto di un
habitat sulla plancia. È utile mettere un
lavoratore qui se ci sono elementi affini ai
propri e ci sono luoghi vantaggiosi sulla
plancia (in seconda battuta, se si vuole
evitare che un avversario si avvantaggi di
una mossa analoga). Tutti gli elementi
rimasti in questo spazio andranno in
Desertificazione nel prossimo turno.
5) Desertificazione: il lavoratore piazzato qui farà
scartare uno degli elementi presenti. Tutti i
rimanenti indicheranno quali elementi devono
essere rimossi dalla plancia, se confinano con
esagoni di Tundra. L’azione è utile se si stanno
avendo dei vantaggi dalla presenza di elementi
che andrebbero scartati (va valutata anche la
possibilità di danneggiare gli avversari). Tutti gli
elementi rimasti in questo spazio andranno in
Esaurimento nel prossimo turno.
6) Esaurimento: il lavoratore piazzato qui
farà scartare dalla plancia uno degli elementi
qui presenti. È un’azione dichiaratamente di
attacco, e permette di danneggiare un
avversario togliendo un elemento vitale dalla
plancia. Tutti gli elementi che rimangono qui
vanno scartati.
7) Glaciazione: è una delle azioni più importanti
27
sotto la lente
di propri cubetti, nel caso fossero in
esaurimento.
8) Speciazione: ognuno dei sei lavoratori può
far piazzare un certo numero di cubetti del
giocatore corrispondente in un habitat
adiacente all’elemento indicato nello spazio
occupato dal lavoratore (sei lavoratori, sei
spazi); il numero di cubetti dipende dalla
tipologia di habitat (uno solo in Tundra,
quattro nell’Oceano e nella Palude). Lo scopo
di questa azione è naturalmente ottenere la
maggioranza in un habitat. L’abilità speciale
degli insetti è quella di poter mettere
automaticamente un cubetto in un
qualunque esagono della plancia.
9) Girovagare: i tre lavoratori fanno piazzare
altrettanti esagoni (prendendoli dalle tre pile)
nella plancia, assieme a uno dei quattro
elementi casuali (piazzati all’inizio di ogni
turno) e guadagnano punti in base al numero
di esagoni adiacenti già presenti. Su un nuovo
esagono i giocatori, a turno e in ordine
seguendo la catena alimentare possono
spostare un numero qualsiasi di cubetti dagli
esagoni adiacenti. Il vantaggio di questa azione
è maggiore se si possono piazzare esagoni di
Oceano o Palude (con un elemento favorevole)
vicino a esagoni dove si è già presenti (o in
posizioni adiacenti a tre o più esagoni), ma in
generale è un’azione vantaggiosa, dato che
spesso permette di ottenere la maggioranza in
un nuovo esagono.
10) Migrazione: i sei lavoratori fanno
effettuare ai giocatori un numero
decrescente di spostamenti (dai sette del
primo ai due dell’ultimo). Tutti gli
spostamenti sono adiacenti, tranne che nel
caso degli uccelli, che possono muoversi di
due esagoni per mossa. L’azione è utile per
entrare in esagoni vantaggiosi (per la
tipologia o per gli elementi) o per andarsene
da esagoni pericolosi (per la vicinanza della
tundra o l’assenza di elementi).
11) Competizione: ognuno dei sette
lavoratori permette di togliere un cubetto
avversario in tre diversi habitat (differenti per
ogni spazio scelto) nei quali sia presente
almeno un proprio cubetto. Gli aracnidi
hanno il vantaggio di poter eliminare un
cubetto in qualsiasi esagono dove sia
presente un aracnide, prima di tutte le altre
eliminazioni. Normalmente serve per
ottenere la maggioranza in un esagono (o
per togliere il dominio di un esagono ad un
avversario, se quest’ultimo è presente con un
solo cubetto). Di solito conviene sceglierla
quando il vantaggio è notevole, dato che
spesso spinge gli avversari a rappresaglie.
12) Dominio: questa è la fase più importante
del gioco, ognuno dei cinque lavoratori
permette di conteggiare i punti in base alle
maggioranze in altrettanti esagoni (non più
di una volta per esagono). In funzione della
tipologia ci sono differenti punteggi (e
numero di giocatori che li ottengono), dal
singolo punto della Tundra ai 9, 5, 3 e 2
punti per i quattro giocatori in un Oceano. In
caso di parità di cubetti, si considera la
catena alimentare (quindi i mammiferi
vincono tutti i pareggi). Dopo l’attribuzione
dei punti, il giocatore che ha il dominio
nell’esagono può attivare una carta Dominio
tra quelle a faccia in su, e quindi rimuoverla
dal gioco. Per la quantità di punti (e gli
effetti delle carte Dominio) conviene sempre
cercare di eseguire almeno una fase a turno
28
(se si ha la maggioranza e/o il dominio su
esagoni di valore).
Le carte rappresentano un aspetto molto
importante di DS: fortunatamente sono
visibili fin dall’inizio del round e si può
pianificare un loro utilizzo o, più
frequentemente, si deve studiare un modo
per evitarne gli effetti; fondamentale è
l’ordine del turno, chi fa la prima mossa ha la
possibilità di scegliere la prima carta, in ogni
caso bisogna cercare di prevederne tutti gli
effetti e prepararsi al peggio, utilizzando
tutti i mezzi a disposizione: posizionamenti
in plancia, lavoratori, elementi, tessere da
piazzare, e anche la diplomazia (convincendo
gli avversari della “pericolosità” degli altri), e
in questo DS può veramente farvi scoprire un
lato “subdolo” che non pensavate di avere.
Le carte dominio sono una parte
importante del gioco, e sono state accusate di
essere la sorgente principale del caos in DS.
L'affermazione contiene una parte di verità,
dato che le ripercussioni di una singola carta
possono essere notevoli, però le carte non
sono molte (ventisei, nulla in confronto a
quelle presenti, ad esempio, in Urban Sprawl)
e un giocatore esperto (ovvero chi ha giocato
alcune partite) ne conosce gli effetti e deve
anticiparli, sia considerando le possibile
conseguenze della comparsa di una
determinata carta tra quelle a disposizione
(sua e degli avversari), sia prevedendo quali
saranno le carte negli ultimi turni (quelli più
determinanti). Le carte sono abbastanza varie,
ma si possono distinguere tra quelle che
portano vantaggi, e quelle che sono invece
svantaggiose.
Nel primo gruppo abbiamo:
- Onnivoro, Parassitismo e Intelligenza
danno un nuovo lavoratore rispettivamente
a chi la gioca, a chi la gioca e a tutti quelli
sotto nella catena alimentare, e a chi la

gioca e a tutti quelli sopra nella catena
alimentare. Sono carte valide ma il
vantaggio va diminuendo con l'avanzare
della partita, e con tanti giocatori è meno
rilevante (dato che in ogni caso le posizioni
più vantaggiose vengono occupate prima di
poter piazzare il lavoratore in più).
- Biodiversità, Ecodiversità e Fertilità danno punti
(soprattutto l’ultima, può garantire un buon
bottino), mentre “Bioma di Nicchia” li fa perdere
a chi ne ha più di voi. Sono facili da valutare, per
l’impatto immediato che danno sul punteggio.
- Habitat, Metamorfosi e Simbiosi fanno
guadagnare elementi, la loro utilità dipende da
quanto un giocatore ha usato le azioni relative
agli elementi, e per contrastare la loro perdita.
- Acquatico, Fecondità e Ibernazione fanno
piazzare cubetti sulla plancia, sono utili per
accelerare il gioco, soprattutto la seconda. La terza
invece risulta utile alla fine, dato che permette di
fartornareingioco5cubettieliminati.
- Istinto permette di piazzare un lavoratore
su uno spazio vuoto, per cui funge da
piazzamento pre-iniziale, è molto utile
soprattutto per chi è indietro nell’iniziativa,
in più può essere utilizzata per mettere un
lavoratore in Glaciazione (scavalcando di
fatto tutta la coda).
- Notturno fa avanzare di uno spazio
nell’iniziativa, anche questo molto utile per
chi è indietro (sommato all’azione permette
di muovere un totale di due spazi).
Le carte che portano svantaggi sono:
- Biomassa, Congelamento, Catastrofe e
Predatore fanno eliminare cubetti dalla
plancia, secondo varie modalità. In generale
possono essere usate come attacchi agli altri
giocatori, per ridurre la loro presenza e
guadagnare maggioranze e domini (e quindi
vanno messe in conto le relative reazioni).
Evoluzione è simile, ma fa sostituire i cubetti
di altri giocatori con i propri.
- Malattia e Siccità fanno rimuovere
elementi (dalle schede dei giocatori e dalla
plancia), soprattutto la seconda può essere
distruttiva, se un giocatore ha i propri
cubetti concentrati su pochi esagoni.
- Esodo di Massa fa muovere tutti i cubetti
via da un esagono, anche questo è
distruttivo se un giocatore si è concentrato
in particolare su un esagono.
- Calotta di Ghiaccio fa giocare una fase
Glaciazione (utile se la coda è lunga).
- Immigranti può essere applicata da ogni
giocatore in una modalità fra tre: perdere un
elemento, un lavoratore (il danno è minimo
alla fine della partita) o rimanere con un solo
cubetto su ogni esagono (il danno è minimo
all’inizio della partita).
Infine, abbiamo i vantaggi individuali delle
sei specie:
- Gli insetti possono piazzare un cubetto extra
a turno (durante la risoluzione delle azioni
Speciazione), per cui il giocatore non
dovrebbe aver problemi a far entrare in gioco
tutti i suoi cubetti (se alla fine della partita ve
ne avanzano, diciamo che non avete sfruttato
al massimo le vostre potenzialità), ma
soprattutto sono primi nell’iniziativa, per cui
almeno all’inizio hanno il vantaggio delle
prime scelte; questo però significa anche che
perdono tutti i pareggi nelle maggioranze,
quindi si deve cercare avere un buon margine.
- Gli aracnidi possono eliminare un cubetto
avversario a turno, e questo è un vantaggio
anche solo in termini di deterrente, ovvero fa
sì che se un avversario deve scegliere tra due
esagoni in cui muovere, uno con aracnidi e
uno con un’altra specie, sceglierà molto
spesso quest’ultimo. Gli aracnidi sono secondi
per iniziativa, per cui hanno un vantaggio
simile agli insetti (e con la possibilità di
diventare primi con una sola azione).
- Gli anfibi hanno tre elementi prestampati
sulla scheda, questo significa che hanno un
vantaggio nell’ottenere il dominio in un
esagono, e potrebbe portare alla possibilità
di scegliere la carta da attivare per un’azione
di Dominio eseguita da qualcun altro.
- Gli uccelli sono molto mobili, e quindi
possono avere il massimo effetto anche con
azioni di Migrazione con pochi movimenti
(quindi con il vantaggio supplementare di
poter muovere dopo gli altri).
- I rettili hanno un’azione extra di
Regressione, quindi vuol dire che gli elementi
che acquisiscono difficilmente verranno
perduti; sono penultimi come iniziativa, ma
hanno il vantaggio di vincere i pareggi per le
maggioranze (a meno che non siano in
parità con i Mammiferi).
- I mammiferi possono far sopravvivere un
cubetto senza elementi, per cui hanno un
vantaggio nell’ottenere la carta “Sopravvivenza”
29
sotto la lente
per i punti negli esagoni di Tundra;
secondariamente vincono tutti i pareggi, per cui
con un po’ di pianificazione possono ottenere un
buon numero di punti con un “minimo” sforzo.
Il gioco è stato anche criticato per
l’aspetto grafico un po’ blando, per questo
nella nuova edizione la grafica è stata
completamente rinnovata. In realtà non mi
dispiaceva lo stile originale, dato che la sua
chiarezza permetteva di concentrarsi senza
troppe distrazioni sugli aspetti tattici. Ma la
nuova grafica è un buon compromesso tra
immediatezza e abbellimenti, e prevedo
un’altra tiratura esaurita in poco tempo (che,
per fortuna dei non-anglofoni, sarà anche in
italiano, grazie alla Asterion Press).
In conclusione, sono convinto che DS sia
riuscito a soddisfare così tanti giocatori per il
motivo che amalgama in modo molto semplice
differenti meccanismi, sia da eurogame, che da
amerigame (no, non userò l’altro termine); per la
semplicità dello svolgimento (piazza tutti i
lavoratori, esegui tutti i lavoratori) potrebbe
essere giocato anche dalle famiglie, ma non lo
consiglio, sia per la durata di una partita (minimo
tre ore) che per l’estrema competitività che si
genera (ed è per questo che non si può parlare di
eurogame); secondariamente, la casualità per
l’elevato impatto delle carte può risultare
ingestibile da un giocatore occasionale, ma basta
un po’ di esperienza per mitigare tale aspetto,
anche per questo è un gioco sull’evoluzione (no,
non l’evoluzione delle specie, l’evoluzione dei
giocatori).
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
NAND
sotto la lente
di Mauro "MDM" Di Marco

Power Grid: the First Sparks

di Friedemann Friese; 2F0Spiele, 999 Games, Rio Grande Games, 2011
[206 giocatori; 45075 minuti]

A 10 anni dall'uscita del primo

Funkenschlag (che in tedesco significa
letteralmente "scintille volanti"), Friese
decide di tornare a spremere il suo titolo
di maggior successo, adattandolo
all'attuale trend dei giochi da tavolo, che
prevede giochi sempre più brevi (con
durata mai superiore ai 90 minuti).
Se con la prima rielaborazione (che ha
condotto al successo planetario di Power
Grid) l'ambientazione del titolo originale
era rimasta inalterata, in Power Grid: The
First Sparks (le prime scintille), sfruttando
un gioco di parole, il tema diviene
preistorico.
Tutto della scatola evidenzia l'oramai
classico stile di Friese: solito contenitore
verde, solito stile delle illustrazioni, e tutto
sommato un rapporto materiali/prezzo più
che ragionevole: grosse tessere composte
da due esagoni (che realizzano la plancia
modulare), una plancia ausiliaria, il solito
mazzo di carte quadrate, segnalini in
legno sia per i giocatori che per la valuta
(rimpiazzando così le solite, orride,
banconote di carta).
Dove sono le aste?
Il gioco si svolge su una plancia modulare,
la cui dimensione dipende dal numero di
giocatori, che viene assemblata nella fase di
preparazione del gioco. Ciascuna tessera
contiene due zone di caccia (con animali
differenti, di valore diverso), ciascuna
circondata da tre spazi abitabili.
Scopo del gioco è di essere i primi ad avere
piazzato e sfamato almeno 13 delle proprie
tribù.
La partita si svolge a turni, la cui struttura
ricorda molto da vicino quella del noto gioco
gestionale sulla distribuzione dell'energia:
1) Acquisto carte tecnologia e decadimento
del cibo accumulato. In questa fase si
acquisiscono le tecnologie (le "centrali" del
progenitore). Ci sono due tipi di carte: gli
attrezzi, che corrispondono effettivamente
alle centrali (sottostando allo stesso limite di
accumulo di tre carte) e le conoscenze, che
forniscono abilità speciali addizionali. L'asta
che caratterizzava questa fase è stata
sostituita da un meccanismo di "scelta e
offerta": in ordine di gioco, il giocatore di
turno passa oppure propone l'acquisto di
una carta tecnologia. I giocatori che lo
seguono, in ordine di turno, possono mani-
festare l'interesse ad acquistare tale carta;
fra tutti gli interessati, il giocatore che è
ultimo nell'ordine di gioco compra la carta.
Ogni giocatore può acquistare al più una
tecnologia per turno. Alla fine di questa fase
ogni giocatore scarta un terzo del valore del
proprio cibo (arrotondato per difetto).
2) Procacciamento del cibo e nutrizione delle
tribù. In ordine inverso di gioco, ogni
giocatore può utilizzare le proprie carte
attrezzo per procurarsi il cibo. I campi
(equivalenti alle fonti energetiche alternative
di PG) funzionano in modo indipendente; gli
altri strumenti richiedono la presenza delle
proprie tribù in prossimità dei corrispondenti
territori di caccia. Dato che la quantità di
cacciagione è costante in ogni turno, chi
caccia per ultimo (ovvero chi è più vicino alla
vittoria) rischia di restare a secco, anche se
ben equipaggiato. Dopo aver raccolto il cibo,
ogni giocatore ne paga una unità per ogni
tribù che ha sul tabellone, ritirando dalla
plancia ogni segnalino per cui non è in grado
di pagare.
3) Espansione delle tribù. In ordine di turno
inverso i giocatori piazzano nuovi segnalini
nelle zone confinanti con quelle che già
occupano. C'è un limite superiore al
numero di tribù che possono essere
piazzate, e il costo di piazzamento dipende

30

in modo triangolare dalle unità piazzate, a
cui si aggiungono ulteriori spese se il
territorio è già occupato dai segnalini di
altri giocatori.
4) Burocrazia. In questa fase viene
aggiornato l'ordine di gioco (chi ha più
clan è primo, chi ne ha meno ultimo, in
caso di parità chi ha la tecnologia più
costosa si piazza prima), si ripristinano
le scorte di cibo disponibile e si
aggiornano le tecnologie disponibili.
Il gioco finisce alla fine della fase 3)
in cui almeno un giocatore ha 13 tribù
sul tabellone: chi ha più tribù piazzate
vince, in caso di parità chi ha più cibo
avanzato.
Ridotto all'osso
Il processo di riduzione e semplificazione
iniziato nel passaggio dalla prima edizione
di Funkenschlag alla seconda edizione
(Power Grid) è stato accentuato
ulteriormente nello sviluppo di PG:tFS.
Molti degli aspetti innovativi introdotti
hanno come unico effetto quello di ridurre
la durata del gioco, piuttosto che il suo
livello di complessità.
L'eliminazione dell'asta per le centrali
rende il turno assai più snello, dimezzando
quasi il tempo di gioco. La nuova
meccanica inserita al suo posto,
d'altronde, favorisce molto i giocatori che
non sono in testa, impedendo a chi sta
avanti di utilizzare il proprio denaro per
appropriarsi di tecnologie vantaggiose;
l'assenza del meccanismo di asta
impedisce di usufruire delle sue
intrinseche capacità di bilanciamento nel
caso in cui siano acquistabili carte
tecnologia particolarmente forti. Il relativo
basso costo delle tecnologie e
l'impossibilità di accumulare cibo (a parte
per i giocatori che ottengono la
conoscenza del fuoco) spesso impongono
l'acquisto di nuove carte anche se
forniscono miglioramenti minimi,
eliminando così tutte quelle valutazioni
sull'opportunità di investire in un
miglioramento delle proprie tecnologie.
Il doppio passaggio "acquisto delle
materie prime dal mercato e alimentazione
delle città" è stato rimpiazzato dall'arguto
sistema di approvvigionamento, che vincola
il posizionamento delle tribù sul tabellone
in funzione degli strumenti che si sono
acquisiti. In ogni caso, a meno di setup
volutamente estremi, tutte le qualità di
cibo sono raggiungibili con sufficiente
facilità, a patto di aver scelto una posizione
iniziale vicina al centro della plancia.
Data la limitatezza delle risorse disponi-
bili, gli ultimi a cacciare un particolare tipo
di cibo (ovvero i primi nell'ordine di gioco)
rischiano di restare "a becco asciutto", a
meno di non essere monopolizzatori di un
particolare strumento o essersi accaparrati i
campi. Vale la pena osservare che la
penalità di restare senza cibo è ben più
grave del minusvalore causato dal mercato
delle risorse del vecchio Power Grid, al
punto che in casi non fortunati (o meglio
non accuratamente ponderati) un giocatore
primo di turno si può trovare intrappolato
in una spirale discendente che può mante-
nerlo bloccato per diversi turni,
impossibilitato a comprare nuove
tecnologie e a piazzare nuove tribù finché
non viene superato da uno o più giocatori.
In effetti, se escludiamo l'effetto delle
carte conoscenza (che portano spesso
sufficiente scompiglio) la "strategia"
vincente sembra proprio quella di essere
sorteggiato ultimo all'inizio del gioco e
difendere quella posizione fino alla
scelta del momento ideale (compito
comunque non ovvio) per premere il
pedale sull'acceleratore e iniziare la
rincorsa verso la vittoria. A tale
proposito, vale la pena osservare che
PG:tFS non ha un apprezzabile arco
narrativo: il ritmo della partita si
mantiene pressoché invariato dall'inizio
alla fine, che arriva così, quasi inattesa.
sotto la lente
Assoluto e relativo
Nella valutazione di PG:tFS risulta diffi-
cile non ricordare il suo predecessore. Se
però cerchiamo di fare una valutazione
assoluta, svincolata dal "marchio" che
tanto aiuta nelle vendite, il gioco risulta
un classico german di nuova generazione,
forse un poco più complesso della media,
più adatto a giocatori occasionali che alle
famiglie; non particolarmente ispirato e
memorabile, risulta piuttosto privo di
mordente. Le partite finiscono spesso allo
spareggio per il cibo (che a volte non è
nemmeno sufficiente a determinare un
unico vincitore) proprio a causa del forte
effetto di compressione della classifica
imposto dal regolamento.
Confrontandolo con Power Grid, il "gua-
dagno" in termini di tempo di gioco non è
paragonabile alle "perdite" in termini di
pathos, equilibrio e profondità strategica.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
MDM

31
sotto la lente
di Francesco "Prometeo" Pessina

Wildlife
di Wolfgang Kramer; Clementoni, Überplay, 2002
[206 giocatori; 75 minuti]

È un mondo pericoloso quello della adattamento, abilità sviluppate, e grossi Infine, cuore strategico del gioco, le carte
preistoria: una lotta per la sopravvivenza tra gruppi di creature. "Abilità" permettono di prendere alcune
specie diverse, che adattandosi il più Ogni giocatore ha una mano di dieci carte, tessere che garantiscono miglioramenti di
rapidamente possibile all'ambiente cercano di ne sceglie tre da giocare, che poi ripesca a vario genere: ad esempio l'abilità più
espandersi per diventare la specie dominante. fine turno. Le carte più diffuse sono le carte gettonata, l'intelligenza, permette di
No, non stiamo parlando di "Dominant "Terreno" che permettono di fare un'azione effettuare un'azione extra a turno. Le
Species", blasonato titolo del 2010 che in quel tipo di terreno, in base al proprio Abilità sono però limitate in numero, ad
affronta questa tematica, ma di un suo adattamento. Se una specie può migrare in esempio esistono solo 4 tessere
lontano predecessore del 2002, "WildLife", quel terreno, significa che il giocatore può intelligenza; se un giocatore sceglie
opera un po' sfortunata di Wolfgang Kramer, muovere una creatura sul tabellone in uno quest'abilità quando le tessere sono finite,
uno dei più prolifici autori nel mondo dei spazio adiacente. Se una specie può la prende dal giocatore con più carte di
giochi da tavolo. Più che di sfortuna si tratta espandersi, il giocatore ne può aggiungere quel tipo e in caso di parità da quello con
probabilmente di qualche disattenzione di una dalla propria riserva in uno spazio vuoto. meno punti vittoria. Questa meccanica crea
troppo, che ha privato WildLife della fama Se infine può attaccare, può sostituire una delle dinamiche interessanti, in quanto i
che probabilmente avrebbe meritato, ma creatura avversaria con una propria purché punti vittoria possono essere cambiati, con
procediamo con ordine... non ci sia più spazio disponibile in quella proporzioni uguali nei due sensi ma in
Ogni giocatore controlla una specie zona, altrimenti può solo espandersi. tempi diversi, in cibo, risorsa fondamentale
animale, scelta tra mammut, serpenti, aquile, Le carte "Adattamento" permettono di in quanto "moneta" delle aste. Aste??? Eh
orsi, coccodrilli e, naturalmente, uomini. migliorare le proprie capacità relative ad un sì! Delle tre carte giocate almeno una deve
Ogni specie, almeno in partenza, prevale in terreno di un livello, passando ad esempio da essere messa all'asta tra gli altri giocatori,
uno dei sei ambienti presenti, riesce "Migrare" ad "Espandersi"; esistono poi una classica asta a rilancio che di fatto
semplicemente a riprodursi in altri, può alcune carte "Evento" con effetti sempre permette di fare un'azione nel turno di un
esclusivamente muoversi in altri ancora ed positivi, o quantomeno non negativi, per chi altro giocatore. Il cibo da pagare in
infine è completamente inadatta alle rima- le gioca, e alcune carte utilizzabili come jolly. quest'asta può essere preso dalla propria
nenti. Ad esempio gli uomini, usando i
termini del gioco per i quattro livelli possibili
di adattamento, "Attaccano" nella savana, si
"Espandono" nelle steppe, "Migrano" sulle
montagne e nelle foreste, mentre non
possono agire nei deserti o nell'acqua.
La mappa di gioco presenta due aree per
ogni tipologia di terreno, una più grande e
una più piccola, diverse per il numero
massimo di creature che possono contenere.
Quando un'area si riempie completamente
per la prima volta viene conteggiata, con un
classico meccanismo di punteggio in base
alla maggioranza. Alla chiusura della 4a , 8a
e 11a area, si effettua una fase di punteggio
più completa, che considera oltre all'area in
questione, il progresso complessivo delle
varie specie, premiando capacità di

32

riserva, o, solo se necessario e in maniera
limitata, da una conversione dei propri
punti vittoria. Il cibo può essere riconvertito
in punti solamente durante il proprio turno
e a propria discrezione. In ogni fase di
punteggio completa, inoltre, vengono
assegnati dei punti a chi possiede maggior
cibo nella propria riserva. Questo aspetto
dell'abilità sottratta al giocatore con più
punti vittoria, genera spesso una corsa alla
retrocessione nei punti, principalmente per
evitare di farsi rubare la carta più contesa,
quella dell'intelligenza. L'intelligenza infatti
è un carta teoricamente obbligatoria da
prendere: garantisce immediatamente
un'azione in più a turno, ripagando di fatto
l'azione spesa per acquisirla. Questo genera
spesso un "furto" a catena di questa carta,
e nessuno ne trae beneficio, in quanto non
si riesce a mantenerla fino al proprio turno
seguente. I giocatori più esperti possono
approfittare di questa futile corsa
all'intelligenza degli altri per prendere altre
abilità meno utili in apparenza, o
addirittura mettono all'asta la carta abilità
per incassare una congrua scorta di cibo, e
quindi punti. Chiaramente lasciare per
diversi turni a un giocatore due tessere
intelligenza (massimo numero di tessere
abilità dello stesso tipo da poter
conservare), equivale spesso a concedergli
un grosso vantaggio, il bilanciamento
quindi è quantomai delicato. Altre strategie
spesso utilizzate, generalmente da chi è già
in vantaggio e non partecipa alla corsa
all'indietro, è quella del "doppio cibo",
ovvero prendere due abilità "surplus di
cibo" che generano automaticamente 2
punti a turno. Non è un'abilità molto forte
in sé, infatti è anche la più comune (cinque
tessere) ma, aprofittando dello scarso
interesse degli altri, se si riesce ad uti-
lizzarne due, è possibile ottenere un buon
incremento di punteggio nei turni. Altra
tattica spesso utilizzata da giocatori
aggressivi è la combinazione delle abilità
"mobilità" e "aggressione": aggressione
consente di attaccare ed eliminare una
pedina avversaria anche se la regione non è
piena, mentre mobilità permette di spostare
una propria pedina ovunque sul tabellone,
eventualmente scambiandola di posto con
una avversaria (ovviamente solo se
consentito dai reciproci adattamenti).
Questo permette arbitrarie aggressioni ad
un qualsiasi giocatore, spostandogli una
pedina magari particolarmente preziosa
come quella che congiunge un grosso
gregge, in una zona dove può essere
eliminata, privandolo di un numero
consistente di punti.
Wildlife riesce a sposare efficacemente
diversi meccanismi: piazzamento, maggio-
ranze, gestione della mano, progressione
asimmetrica dei giocatori e aste... come mai
è passato un po' in sordina nel mondo dei
giochi da tavolo? Sicuramente non gli ha
giovato essere pubblicato nello stesso anno
di titoli estremamente validi, come "Puerto
Rico" o "Age of Steam", ma non può
33
sotto la lente
ovviamente essere solo questo. Nonostante
l'apparente semplicità delle regole, il gioco
presenta un importante elemento nella
valutazione delle strategie avversarie,
forzando un'interazione molto diretta
principalmente nel sottrarre le carte abilità,
interazione spesso poco gradita in un gioco
così "tedesco" per tutto il resto.
Altre sbavature che sicuramente non ne
hanno aiutato la diffusione sono un errore
piuttosto rilevante nella traduzione del
manuale inglese (il limite di due passi indietro
sul punteggio per ogni asta) e soprattutto il
mancato bilanciamento in base al numero di
giocatori. Il manuale dice di prendere la
propria specie a caso, ma in una partita con
meno di 6 giocatori questo crea degli
sbilanciamenti anche notevoli, dovuti al
diverso adattamento iniziale delle specie nei
vari terreni. Tutto facilmente correggibile nel
tempo con f.a.q. o regole aggiunte
successivamente... ma, si sa, come
l'evoluzione, il mercato spesso non perdona!
Oggi, ad un decennio di distanza, resta un
gioco piacevole, un po' troppo lungo per
quello che offre come spessore, e comunque
con una implementazione un po' datata delle
varie meccaniche.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
PROMETEO
sotto la lente
di David "Deiv" Malagoni

Primordial Soup
di Doris Matthäus, Frank Nestel; Doris & Frank, Z0Man Games, 1997
[304 giocatori; 120 minuti]

Le acque cupe e tempestose della

preistoria, popolate da fumettose e
simpatiche amebe campeggiano sullo
scatolone di questo boardgame di Doris
Matthaus e Frank Nestel: tutto fa presumere
che si tratti di un giochino per bimbi o poco
più, invece Ursuppe (in inglese Primordial
Soup) è un semplice ma non banale gioco di
evoluzione ambientato nei primordi.
Obiettivo del gioco è di far crescere –
quindi aumentare nel numero - e prosperare
– ovvero acquisire proprietà genetiche - una
propria specie di amebe all'interno di quello
che viene definito come brodo primordiale.
Questo brodo primordiale è rappresentato su
un tabellone diviso in settori grossomodo
quadrati dove vengono piazzate le amebe
dei giocatori ed il loro nutrimento; altri
elementi del gioco sono le carte Gene che
contengono i poteri evolutivi, le carte
ambiente che dicono come si muoverà la
corrente nella pozza primordiale e il livello di
radiazioni che sarà chiave per il nostro
cammino verso l'evoluzione, dei "punti
biologici" che altro non sono che la valuta di
gioco e dei marker per indicare i danni subiti
dalla nostra stirpe unicellulare. Il gioco si
svolge in turni composti da sei fasi, l'ultima
delle quali è una fase di punteggio. Scopo
del gioco è, incredibile dictu, fare più punti
dei nostri avversari. Non mi sembra
opportuno fare in questa sede un'analisi
pedissequa del turno di gioco; cercherò
invece di raccontare più discorsivamente
cosa accade nel gioco per descriverne lo
svolgimento. Sulla plancia, durante il setup,
tutti i giocatori avranno posizionato le loro
amebe e sparso in maniera uguale il cibo che
consumano: uno dei concetti chiave del
gioco è proprio questo: il cibo è
rappresentato da cubetti del colore delle
amebe dei giocatori e mangiando si
producono due cubetti del proprio colore
(insomma, quello che per altri è rifiuto, per
noi è nutrimento). La condizione iniziale
delle nostre amebe, ovvero prima che siano
mutate dalle carte Gene, è di esseri che
devono nutrirsi di tre cubetti diversi e hanno
capacità di adattamento e movimento
piuttosto ridotte. Il gioco è un susseguirsi di
fasi dove veniamo trascinati dalla corrente
nella direzione presente sulla carta ambiente
oppure possiamo muoverci in una direzione
casuale, tirata con un dado, quindi dobbiamo
mangiare. Se non riusciamo a cibarci si
prende un punto di danno. Dopo questa fase,
si pesca una nuova carta ambiente e
possiamo acquistare nuovi geni. Le carte
gene sono limitate e in gran parte
permettono di alterare le principali attività
delle amebe: movimento, nutrizione e
suddivisione cellulare, cioè l'ingresso in gioco
di nuovi elementi della nostra specie. Questi
miglioramenti costano punti biologici che
vengono dati come rendita uguale per tutti
ed inalterabile ogni turno, e servono oltre a
questo a mettere in gioco nuove amebe e a
sostenere il costo dei movimenti volontari se
non vogliamo farci trascinare dalla corrente.
Alla fine tutte le amebe che hanno due punti
di danno o più muoiono e morendo lasciano
nella cella da loro occupata due cubetti –
cibo di ogni colore e si procede al punteggio
dato dal numero totale delle amebe in gioco e

34

le carte gene valutate in due scale indipendenti
e non lineari (ad esempio, con 5 amebe e 3
carte gene prenderemmo 4 più 1 punti).
Attenzione a mutare troppo! Quando viene
pescata la nuova carta ambiente, appena dopo
il movimento e nutrimento, tutti i giocatori
devono rispettare la soglia di 'radiazioni' scritta:
ogni carta gene ha un suo valore di mutazione
la somma dei quali non deve superare tale
soglia, pena il dover scartare carte e/o pagare
punti biologici per coprirne l'eccesso.
Come si vince ad Ursuppe? L'analisi di
qualsiasi gioco per me parte sempre da alcune
considerazioni: come impatta il caso e come
imbrigliarlo in una serie di possibilità, quando
intervengono le mie decisioni e quanto tempo
perdurano i loro effetti, ovvero il rapporto tra
strategia e tattica, o, visto ancora in un'altra
ottica, come evolve il gioco. All'inizio il gioco
ci dà un paio di turni di "preparazione" ovvero
il cibo è presente per tutti e posso analizzare
senza ansie la disposizione delle amebe
avversarie e del cibo, tuttavia le risorse
limitate non ci permetteranno di fare delle
scelte determinanti per una strategia a lungo
termine. Il grosso delle nostre scelte sarà
concentrato su quanto destinare all'acquisto
di carte gene e quali scegliere e quanto
investire in nuove amebe. L'esperienza di
gioco mi fa fare due considerazioni: la prima è
che si "muore" molto più lentamente di quello
che sembra: accumulare due punti di danno
vuol dire nella maggior parte dei casi non
essere riusciti a mangiare due volte, cosa che
all'inizio non accade ma è più frequente man
mano che passano i turni. Movimento o
nutrizione? Procreazione o specializzazione?
Dipende: la prima scelta potrebbe dipendere
dall'uscita della nuova carta ambiente: ci farà
capire se il prossimo turno riusciremo o meno
a sfamarci. Normalmente pagano di più i Geni
che ci aiutano a cibarci come "frugality" (che
ci permette di mangiare un cubetto in meno)
o anche il più economico ma quasi altrettanto
efficace "substitution" (che ci permette di
mangiare un cubetto di un colore in meno
anche se uno in più - quindi quattro di due
colori). Nelle strategie di movimento eviterei
quelle che riducono il caso: muovere
comunque porta ad un dispendio di punti
biologici: andrebbero usati il meno possibile
per spostarsi. Una ragione per prendere
"movement 1", che ti permette di scegliere il
movimento su due dadi invece che uno solo, è
quella di prendere di seguito il suo
miglioramento che permette di muovere
senza tirare il dado. Sulla seconda scelta
bisogna vedere come vanno i limiti imposti
dalle radiazioni, ma normalmente paga di più
avere molte amebe in gioco piuttosto che
poche con molte mutazioni: la dinamica di
vita e morte è spesso più prevedibile del valore
dello strato di ozono che esce con le carte
ambiente, e comunque ho notato che è più
facilmente controllabile.
Un capitolo a sé deve essere destinato alla
possibilità di aggredire o difendersi da altre
amebe. La scelta di prendere geni per
l'aggressione è rischiosa, ma può pagare,
mentre spesso non conviene rispondere alle
aggressioni con i geni per la difesa "defense"
che permette di fare al dado più alto invece di
35
sotto la lente
subire ed "escape" che permette di fuggire.
Meglio comunque la seconda che la prima,
molto più casuale e dal medesimo costo.
Tutta la nostra tattica si basa su quale carta
ambiente è uscita e sarà quindi attiva nella
prossima fase di movimento e nutrizione: le
domande che ci si devono porre sono allora
"riuscirò a sfamarmi?" "...anche senza rischiare
il movimento?" "qualcuno potrebbe
aggredirmi?" Bisogna poi valutare quale
potrebbe essere il nuovo limite di radiazioni per
la prossima fase per essere pronti a farvi fronte.
Il fatto che limiti più bassi siano già usciti o
meno può influenzare le nostre scelte tra nuove
amebe e nuovi geni. Un'ultima considerazione
va fatta sulla scala dei punti vittoria: il gioco
prevede un moderato meccanismo di recupero
alla tedesca qualcosa che limiti l'effetto del
runaway leader che altrimenti in questo gioco
sarebbe devastante. Ciò nonostante, l'espe-
rienza mi dice che mentre per i primi due terzi
della partita perdere qualche punto non è
compromettente, verso la fine può esserlo. La
lotta per la sopravvivenza ha un solo vincitore
in Ursuppe!
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
DEIV
LINX
NAND
sotto la lente
di Andrea "Liga" Ligabue

Caveman
di Matthew Hall, Simon Hall,Terry Shaw, Magdalene Vrijland; MAG Ltd., 2007
[206 giocatori; 60 minuti]

Caveman è un gioco di ambientazione

preistorica che colpì la mia attenzione ad
Essen 2007. Se devo essere sincero non
l'avrei notato non fosse stato per il mio
amico Mik Svellov, sempre alla ricerca di
giochi semisconosciuti di piccoli editori: in
questo caso la MAG (Make-a-Game) Ltd.
Particolare il fatto che due dei tre autori del
gioco abbiano nel loro carnet ludico Field of
Glory, uno dei regolamenti più apprezzati
dai tridimensionalisti storici. Un paio di
anni dopo l'acquisto.
Il gioco ha alcuni aspetti interessanti,
alcune meccaniche divertenti, e parte
materiali sono belli. Purtroppo ha anche
degli evidenti difetti e, sopratutto, una
grafica che, almeno per noi Italiani, è
davvero difficile da digerire.
Il gioco nel complesso è molto semplice
e rientra, secondo me, nella categoria dei Da 2 a 6 giocatori si affrontano nel mento del gioco: alcune caselle sono grigie
giochi da bambini: può essere imparato e tentativo di far diventare la loro tribù quella e su di esse, ad inizio partita, verranno
giocato da un bambino di 6-7 anni e può dominante nell'isola di Vulcano. La mappa disposte casualmente le risorse. Ci sono
essere una buona iniziazione ai giochi che raffigura l'isola, con al centro il tutti gli ingredienti della classica
strategici. Per giocatori più adulti ed esperti vulcano, è ricoperta da una griglia di caselle ambientazione preistorica: uomini e donne
Caveman risulta forse un po' banale e con circolari disposte come se fossero esagoni: del villaggio, bambini, pelli, cibo, mammut,
un eccessivo peso della fortuna e della ogni casella circolare confina cioè con altre fuoco e ovviamente (ed erroneamente, ndr)
casualità. Andiamo ad esaminare il gioco in 6 caselle. Le caratteristiche del territorio al gli immancabili dinosauri.
dettaglio. di sotto delle caselle sono del tutto Ogni giocatore ha a disposizione 4
ininfluenti sullo svolgi- pedine, due uomini e due donne, che deve
utilizzare al meglio per far evolvere e
crescere la propria tribù. Vince infatti la
partita chi per primo riesce ad avere in
gioco tutti e 8 gli adulti della propria
tribù o a sviluppare tutti e 5 i progressi.
Le risorse e le pedine sono di
cartoncino, neanche troppo spesso, ma
ad Essen il gioco veniva venduto in una
versione deluxe con pedine in plastica.
Attorno al vulcano ci sono 3 caselle
speciali su cui vengono disposti 3 dinosauri.
Le regole prevedono l'uso di Stegosauro,
Triceratopo e Tirannosauro Rex ma nella

36

confezione sono inclusi ben 6 dinosauri di
gomma tridimensionali: forse l'unico
elemento davvero di qualità dal punto di
vista della grafica e dei materiali.
Lo svolgimento del gioco è molto
semplice: nel proprio turno si pesca una
carta che indica la quantità di punti
movimento a disposizione della propria tribù,
il dinosauro da muovere e l'entità del suo
movimento. Gli adulti, uomini e donne,
muovono di una casella per punto di
movimento: i bambini si muovono
liberamente e gratuitamente con gli adulti
ma non possono mai stare soli in una
casella. Se la tribù ha già scoperto la ruota
guadagna un punto movimento.
Entrare in una casella occupata da un
dinosauro o da membri di una tribù
avversaria genera un combattimento. Dopo
aver mosso anche il dinosauro si risolvono i
combattimenti.
Gli uomini delle tribù lanciano un dado
verde per ogni adulto presente nello spazio,
i dinosauri da uno a tre dadi rossi in base
alla loro ferocia: il più terribile ovviamente
è il T-Rex!
Il dado rosso ha 3 facce successo: il dado
verde solo due più una che è un successo
solo se la tribù ha scoperto l'uso delle lance.
La differenza nel numero di colpi inferti
indica il numero di membri della tribù
morti. Calcolando che non si possono mai
avere più di 3 adulti in una casella il
combattimento con il T-Rex è, ovviamente,
molto pericoloso e conviene muovere i
propri pezzi ad una distanza di sicurezza
dal terribile rettile.
A questo punto è possibile ottenere uno
sviluppo a patto di avere due membri della
propria tribù sopra delle caselle contenenti
le risorse necessarie: due pietre per le lance,
pietra e legno per il fuoco, due animali per
le pelli, due legni per la ruota e legno e
caverna per l'accampamento.
A questo punto si controlla se i piccoli nati
nel turno precedente sopravviveranno
diventando adulti: lo speciale dado giallo ha
due facce morte, due facce crescita e due facce
speciali, una fuoco e l'altra pelliccia. Il bimbo
diverrà adulto solo ottenendo la faccia crescita
o una faccia speciale con uno sviluppo che si
possiede; in tutti gli altri casi le dure condizioni
del mondo preistorico avranno la meglio su di
lui e la pedina verrà rimossa dal gioco.
Per far nascere nuovi membri della tribù
occorre avere, soli in una casella, due adulti
(un maschio ed una femmina) ed avere un
raccoglitore di cibo disponibile, ovvero una
pedina maschio su una casella con una risorsa
animali o una pedina femmina su una casella
con una risorsa bacche.
Il gioco nel complesso sembra piuttosto
vario e ha davvero tante opzioni e possibilità:
si può correre per la vittoria con gli sviluppi o
cercare di fare crescere la propria tribù. La
disposizione casuale delle risorse ad inizio
partita influisce davvero tanto sul corso del
gioco, specialmente quando si gioca in più di
3 giocatori e la mappa è davvero affollata. I
dinosauri sono una incognita ed un pericolo
37
sotto la lente
costante e il fattore casuale generato dalle
carte è notevole. Esistono anche carte che
attivano eventi speciali. Il combattimento
giocatore contro giocatore raramente
conviene a meno che un avversario non stia
occupando una risorsa importante:
chiaramente avere sviluppato le lance è un
vantaggio importante.
Nel complesso il gioco è immediato e
scorre bene, ma ha davvero troppa poca
profondità e troppa casualità per poter
piacere ad un giocatore esperto. Viceversa per
i bambini è davvero interessante: ci sono i
dinosauri, i combattimenti, lo sviluppo e tutto
senza nessuna pesantezza o regola particolare
di cui tenere conto. Ogni giocatore ha poi una
plancia riassuntiva in cui sono indicate le
risorse necessarie per i vari sviluppi e per la
crescita della tribù. Peccato per la scelta
grafica: un semi realismo con volti da film di
serie B anni settanta che rovina in parte
l'atmosfera: credo che con un editore più
famoso alle spalle e con una completa
rivisitazione grafica Cavemen avrebbe potuto
avere un successo di ben altra portata.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
Liga
sotto la lente
di Franco "Ciaci" Sarcinelli

Valley of the Mammoths

di Bruno Faidutti; Descartes Editeur, Eurogames, Ludodélire, 1991/2002
[306 giocatori; 180 minuti]

Da un estremo all’altro: dopo Clans,

un astratto (mal) mascherato, eccomi
alle prese con un gioco che fa
dell’ambientazione un suo punto di
forza.
In Valley of the Mammoths (VotM)
abbiamo il compito di far sopravvivere
la nostra tribù nell’ostile mondo
primitivo in competizione con le altre
tribù per il cibo e per le zone migliori,
nonché in lotta con gli eventi naturali e
le feroci fiere che popolano il territorio.
Tutto questo ha luogo su una plancia
quadrata con al centro il territorio da
contendere formato da una serie di
esagoni che ricordano molto l’isola di
Catan. I terreni rappresentano
montagne (o vulcani), pianure, foreste e
laghi e sono solcati da brevi fiumi. La può generare effetti continuativi per comunque può ricrescere nella fase delle
plancia è disegnata da ambo le parti ed tutta la stagione o influire su specifiche nascite se nella nostra tribù è presente
è formata da due pezzi separati cosicché zone di territorio, sia in positivo che in almeno una donna.
è possibile giocare su 4 scenari diversi. negativo. Il turno si completa con la semina di
Ogni giocatore ha in dotazione un Successivamente vengono piazzati gli un campo se ci troviamo alla fine
certo numero di accampamenti e pedine animali, estratti a caso da un sacchetto dell’inverno e la pesca di nuove carte
che rappresentano donne o guerrieri. e posizionati sulla mappa in base alla Fato se siamo a fine stagione. Le carte
La partita si svolge lungo un arco lettera che riportano sul retro. Fato sono in dotazione a ogni giocatore
temporale di un anno solare suddiviso in Quindi un dado decide la direzione di ad inizio turno e vengono rimpinguate
tre turni di estate e tre d’inverno (anche movimento degli stessi e se ne applicano per un massimo di 5 carte in mano. Esse
nella preistoria non c’erano le mezze le conseguenze (alcuni animali di grosse danno dei bonus o delle abilità specia-
stagioni) che si ripetono fino a quando dimensioni possono travolgere i campi li che sono comunque sempre positivi
un giocatore non raggiunge le coltivati danneggiando il raccolto). per il giocatore che le gioca. Alcune di
condizioni di vittoria. La differenza tra È il momento dell'azione dei primitivi, esse sono molto potenti e possono
estate e inverno sta nella disponibilità di che ogni giocatore muoverà a turno per cambiare l’esito di una partita se giocate
cibo (in inverno circolano meno animali cacciare gli animali, seminare grano o nel momento giusto.
e i campi sono improduttivi, in estate la raccogliere cibo, fondare accampamenti È chiaro fin da subito che
raccolta e la mietitura garantiscono o combattere contro altre tribù. l’ambientazione tende verso la parodia
maggiori scorte) e nel tipo di evento che Si prosegue con la fase di sopravvivenza degli stereotipi degli uomini primitivi, con
viene pescato ad ogni turno. dove si calcola il cibo prodotto e quello un certo maschilismo predominante (le
Le fasi di un turno, infatti, iniziano consumato (ogni primitivo della tribù donne servono solo a dare la prole, devono
con la pesca di una carta dal relativo consuma un punto) e, se il cibo non è stare nell’accampamento pena la perdita di
mazzo (Estate o Inverno) e sufficiente a sfamare tutti, dovremo esso e non esitano a passare alla tribù
l’applicazione dell’evento associato che ridurre la nostra popolazione che avversaria se vengono catturate da sole) ed

38

uno stile fumettistico che dovrebbe far
capire la leggerezza del gioco,
considerando anche che Faidutti non ha
mai disdegnato l’inserimento di un
fattore caotico nei suoi giochi.
Se tutti questi indizi non vi hanno
illuminato, allora lo capirete giocando: il
dado (e la sorte) fa da padrone e tutte le
azioni saranno governate dalla dea bendata
lasciando ben poco spazio all’abilità
strategica e tattica del giocatore. Ogni
aspetto del gioco è determinato in qualche
modo da un fattore casuale, sia che si tratti
degli eventi di inizio turno (carte), sia che si
tratti del tipo di animali che appaiono sulla
mappa (pesca dal sacchetto), come pure
della direzione che prenderanno (dado).
I combattimenti ovviamente sono risolti
dal dado con gli opportuni modificatori di
potenza a seconda del numero di guerrieri
partecipanti o del luogo dove si svolge.
Anche le nascite sono regolate dal lancio di
un dado, con una prevalenza probabilistica
per i figli maschi a consolidare l’aspetto ma-
schilista a cui accennavo precedentemente.
Insomma c’è tanto caos nel mondo
primitivo! E la cosa potrebbe anche essere
accettabile se il gioco avesse una durata
limitata, ma le condizioni di vittoria
allungano spesso la partita ben oltre le
due ore dichiarate sulla scatola.
Aggiungiamo poi il fatto che un
giocatore può essere eliminato durante il
gioco e, se questo avviene dopo il primo
anno, non ha la possibilità di rientrare in
partita con una nuova tribù e quindi
passerà il resto del tempo a vedere gli
altri prendersi a clavate.
Per i veri masochisti Faidutti ha anche
introdotto la regola avanzata che
aggiunge alle condizioni di vittoria il
possesso del fuoco (da prendere vicino
ai vulcani o agli incendi), con il risultato
di allungare ancor di più il termine della
partita senza apportare nulla di nuovo
in fatto di complessità strategica.
Insomma a dispetto di una buona ade-
renza del tema alle meccaniche, il gioco
risulta completamente ingovernabile, al
punto che si rischiano fasi interminabili
di stallo se le tribù non sono bellicose ed
è probabile che il vincitore sia il giocato-
re che meno si è fatto coinvolgere nei
combattimenti.
Il fatto poi che le condizioni di vittoria
vadano dichiarate e mantenute per un
turno intero, fa sì che tutti si
scaglino contro
pretendente alla vittoria,
con la probabilità di
allungare ulteriormente i tempi
di gioco. In questi casi c’è da sperare
in un evento catastrofico che elimini tutti
gli umani dalla plancia dando la vittoria
agli animali, circostanza che si può
verificare veramente in alcuni casi.
39
sotto la lente
Come ultima considerazione aggiungo
che manca un dimensionamento della
mappa in base al numero di giocatori.
Giocare in 3 o in 6 sullo stesso spazio
non è la stessa cosa e sarebbe stato
facilmente risolvibile, visto che la plancia
è formata da due pezzi separati,
utilizzando lo stesso espediente della
prima edizione di Evo.
Il gioco in sè sarebbe piacevole e
divertente (considerato nella giusta
ottica di svago), se non avesse diverse
caratteristiche che difficilmente lo
collocano in una delle categorie abituali
di giocatori: è troppo lungo per un target
familiare, troppo aleatorio per i giocatori
esperti, tutte e due le cose per i giocatori
occasionali anche se probabilmente
quest’ultima è la tipologia di giocatori
più indicata per questo titolo.
il
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
Ciaci
sotto la lente
di Fabio "fab!o" Cambiaghi

Urland
di Doris Matthäus, Frank Nestel; Doris & Frank, 2001
[305 giocatori; 90 minuti]

Se vi proponessi di giocare ad un gioco

in cui, ad ogni turno, uno dei giocatori non
fa nulla ma semplicemente aspetta che gli
altri giochino? Immagino che potreste
farvi una risata e declinare la proposta.
Potreste persino dubitare che un gioco
simile possa esistere. Invece questo gioco
è Urland. In una partita a tre giocatori uno
muove i suoi pezzi, un altro sceglie dove
saranno assegnati i punti ed il terzo... salta
il turno. Ora, molti di voi staranno
valutando se proseguire nella lettura; con
questi presupposti viene persino il dubbio
di dare una possibilità ad un gioco così. Io
vi consiglio invece di continuare a leggere
e di trovare subito qualche amico che ne
abbia a casa una scatola perché,
credetemi, vale la pena provarlo. Ma prima
leggete fino alla fine, potreste convincervi
del contrario nonostante il mio parere.
Neanche a dirlo il gioco è ambientato
350 milioni di anni fa, epoca in cui i
primi vertebrati cominciarono ad
abbandonare il brodo primordiale per
sperimentare comodità e vantaggi della
vita sulla terra ferma. All’anagrafe
scientifica Ichthyostega, tetrapodi del
Devoniano superiore, continuerò a
chiamare i protagonisti di questa
migrazione ichto o ancora più
semplicemente, visto il mio scarso affetto
per le ambientazioni, pedine.
Ogni giocatore ne ha a disposizione un
certo numero distribuiti in parte sul
tabellone durante il setup iniziale ed in
parte tenuti come riserva personale di cui
disporre durante la partita.
Il tabellone è composto da 5 oceani e
in essi 3 continenti formati da un totale
di 12 isole numerate.
Non c’è un numero fisso di turni ma si
continua a giocare fino a quando uno dei
giocatori raggiunge o supera i 30 punti.
Fino a quel momento si susseguono le
valutazioni delle isole, conteggiate una
per ogni turno con un meccanismo di
sorteggio che spiegherò a breve. Una
volta valutate tutte le isole in gioco
(tranne una ma non sto a tediarvi con i
dettagli) eruttano due vulcani sulle due
isole lasciate per ultime, gli ichto che le
occupano devono abbandonarle e tornare
in acqua, si completa così un’epoca e se
ne inizia una nuova in cui tutte le isole
tornano di nuovo in gioco, tutte tranne
quelle che hanno subito l’eruzione,
riducendo così le opportunità di
occupazione della terra ferma per le
epoche successive. Questo meccanismo si
ripete uguale fino al termine della partita
che normalmente avviene in due o al
massimo tre epoche.
La valutazione dell’isola è una
questione di maggioranze e tiene conto
della presenza degli ichto dei vari
giocatori; si possono presentare tre facili
casi: monopolio in caso di presenza di
pedine di un solo giocatore, coesistenza
se più giocatori sono presenti con lo
stesso numero di pedine, competizione in
tutti gli altri casi. A seconda della
situazione i giocatori ricevono 2 o 3 punti
e rischiano, se in minoranza in una
competizione, di dover abbandonare
l’isola (nel qual caso non guadagnano
alcun punto).
Come anticipavo all’inizio, la dinamica
del turno in Urland è sui generis. Ad ogni
turno un giocatore è il giocatore
ambiente, pesca tre gettoni numerati, ne
sceglie uno e passa i restanti due al
giocatore di sinistra; ogni gettone
identifica un’isola. Il giocatore ambiente si
occupa quindi di scegliere quale isola sarà
conteggiata per quel turno. Il giocatore
alla sua sinistra è il morto, salta
letteralmente il turno, al massimo può
dare uno sguardo ai gettoni ricevuti e
cominciare a fare qualche ragionamento
riguardo al turno successivo in cui sarà lui
il giocatore ambiente e dovrà scegliere lui
un’isola tra quelle indicate nei due gettoni

40

ricevuti ed un terzo che dovrà pescare. I
giocatori successivi muovono i loro ichto
sul tabellone eseguendo due (o tre se si
gioca in tre) azioni a scelta tra quelle
disponibili.
Il giocatore al costo di un’azione può
scegliere di spostare una propria pedina da
un oceano ad un’isola. Può nuotare
spostando un numero a piacere di proprie
pedine da un oceano ad uno adiacente. Può
optare per la procreazione in un oceano,
nel qual caso tutti i giocatori aggiungono
una o due pedine a patto che siano presenti
nell’oceano con almeno 3 ichto. Infine può
decidere di ritirare, sempre al costo di una
azione, quante pedine vuole dal tabellone e
rimetterle nella propria riserva personale.
Questa azione che ora può sembrare inutile
acquisterà un senso tra qualche riga,
quando vi spiegherò che in Urland i vostri
tetrapodi evolvono grazie a mutazioni
genetiche per favorire l’adattamento e
sopravvivere con più successo sulla terra
ferma.
Una volta completati i movimenti di
tutti i giocatori di ichto, il giocatore
ambiente rivela l’isola scelta e viene
eseguita una fase di punteggio per
quell’isola. Completata questa fase i ruoli
ruotano e si procede con il turno
successivo.
Tre volte in una partita si sospende il
gioco per una fase di mutazione
genetica. La si realizza con un’asta alla
cieca per aggiudicarsi i geni disponibili
ovvero carte che garantiscono, per il
resto della partita, la possibilità di
aggirare alcune delle regole base
rendendo la propria specie più flessibile e
meglio adattabile delle altre. Tanto per
citare alcuni esempi di mutazione, le
zampe consentono di aumentare il
numero di ichtos che possono approdare
sulla terra ferma con una sola azione; le
uova, consentono di prolificare anche
sulla terra ferma; altre ancora come denti
o ghiandole puzzolenti consentono di
influenzare la posizione degli ictho sulle
isole spostando o eliminando quelli dei
giocatori avversari.
L’asta è realizzata ad arte. La
puntata, fatta a pugno chiuso,
si realizza sfruttando le pedine
della propria riserva personale.
Questo crea una curiosa e
simpatica situazione: chi ha figliato
41
sotto la lente
molto, chi cioè ha molti ichto sul
tabellone, avrà poche speranze durante
l’asta a causa della esigua riserva
personale rimasta; prende senso a questo
punto anche l’azione che permette di
riprendere nella propria riserva alcune
pedine, azione perfetta all’approssimarsi
di una mutazione.
Una volta fatta e scoperta la puntata il
giocatore con l’offerta più alta si aggiudica
un gene a sua scelta tra quelli disponibili,
gli altri in ordine decrescente decidono se
prendere anche loro un gene o passare. Il
pagamento avviene solo in caso di
mutazione ed è effettuato, ecco l’aspetto
ingegnoso, ritirando dal tabellone tante
pedine quante ne sono state puntate.
Riassumendo: si offre dalla propria
mano ma si paga dal tabellone. Questa
meccanica, unita alla lineare regola base
che prevede la procreazione solo negli
oceani ed il movimento verso la terra
ferma irreversibile, mette costantemente
a rischio la propria specie che, per
giocatori fin troppo disattenti, potrebbe
addirittura estinguersi del tutto.
Non c’è infatti nessuna azione vo-
lontaria in grado di riportare ichto in
acqua una volta saliti sulla terra ferma e
la prolificazione può avvenire solo in
acqua e solo se è garantita la presenza
contemporanea di un numero minimo di
ichto. Un’asta troppo generosa co-
stringerebbe a rinunciare alle posizioni
conquistate sulla terra ferma pur di non
lasciare sguarniti gli oceani, scelta che
ridurrebbe le potenzialità di figliare e
quindi di rimettere in gioco gli ichto riti-
rati dal tabellone per pagare l’asta stessa.
C’è altro dietro alle curiose meccaniche
di questo gioco?
sotto la lente
Se ti piace ILSA e vuoi sostenerla anche
economicamente, sul sito internet troverai un link
per effettuare una donazione tramite PayPal.
Frustrazione, questo è il primo punto
dal quale è giusto mettervi in guardia. Se
amate i giochi in cui avete tutto sotto
controllo è il caso che approcciate Urland
con cautela. In una partita a quattro
giocatori avrete la possibilità di spostare i
vostri ichto solo due volte ogni quattro
turni. Peggio ancora in una partita a tre
dove si mette mano alle proprie pedine
una sola volta ogni tre turni e, peggio,
prima di ogni fase di punteggio la
situazione delle pedine sul tabellone è
influenzata da un solo giocatore.
Certo, spostare le proprie pedine non è
la sola cosa importante; non va
sottovalutato il ruolo del giocatore
ambiente perché la scelta dell’isola da
valutare è sempre un’operazione decisiva.
Anche qui però il controllo sull’andamento
è limitato alle tre possibilità offerte dai
gettoni pescati e, anche questo potrebbe
lasciare con l’amaro in bocca, nessuna
delle opzioni disponibili potrebbe portarvi
un vantaggio, aprendo la porta a piccole
situazioni di kingmaking.
Tutto questo per fortuna è mitigato dal
ritmo serrato del gioco, che grazie al
numero limitato di azioni da svolgere e
all’evidente impossibilità di trovare la
mossa perfetta a causa della instabilità
delle situazioni sul tabellone, riduce al
minimo gli episodi di paralisi analitica
costringendo allo stesso tempo ad essere
efficienti (ogni azione è fondamentale) e
flessibili.
Proprio la flessibilità è una delle chiavi
del successo in Urland, averla permette di
correggere al meglio le posizioni sul
tabellone durante il proprio turno di
movimento delle pedine, sfruttando anche
qualche informazione riguardo all’isola
che potrebbe essere valutata, deducendola
dai gettoni avuti in mano nei turni
precedenti.
Giocatori troppo statici, che tendono a
consolidare maggioranze non ottengono
grandi risultati in Urland, dove raramente è
necessario occupare un’isola con più di tre
pedine ed è invece molto più conveniente
essere pronti a cambiare velocemente
fronte per sfruttare al meglio la sequenza
delle fasi di punteggio. Tanto per fare un
esempio basta considerare che su un’isola
occupata da due giocatori con 5 pedine
ciascuno, un solo ichto avversario è
sufficiente a trasformare 2 comodi punti di
coabitazione in una competizione dai
risultati drammatici che comporterebbe
l’eliminazione di tutte le pedine del
giocatore in minoranza. Davvero
drammatico se considerate che per
rimettere in gioco 5 ichto servono come
minimo 3 azioni di prolificazione (se fatte
in totale autonomia) e altre 5 azioni
servirebbero per rimettere i neonati ichto
sulla terra ferma. Totale 8 azioni ovvero 4
42
turni da giocatore di ichto ovvero, in tre
giocatori, 12 turni di gioco! Un’intera
epoca!
I geni non sono i protagonisti in Urland.
Le mutazioni sono un twist piacevole ma la
loro presenza fa solo da spalla ai
meccanismi base. Se nella prima mutazione
vale la pena puntare su un gene che
sembra particolarmente vantaggioso, con
l’avanzare della partita è sempre meno
conveniente togliere ichto per pagare le
aste, molto meglio lasciarli sul tabellone
dove possono svolgere un ruolo decisivo.
Valutare se l’investimento per l’acquisto di
un gene è ragionevole non è poi operazione
difficile, è sufficiente contare il numero di
azioni che sarebbero necessarie per
ottenere lo stesso effetto senza gene e
confrontarlo con il numero di pedine che si
toglierebbero dal tabellone e che
andrebbero quindi rimesse in gioco per
mantenere la medesima presenza sulla
terra ferma. Riguardo agli ichto sul
tabellone poi, è facile osservare che la
partita si può dividere in due grandi fasi
ideali, nella prima va mantenuto un buon
numero di ichto negli oceani per garantirsi
una adeguata prolificazione, in
preparazione della seconda fase in cui
invece è bene muovere tutto sulla terra
ferma perché gli ictho che rimangono in
acqua sono quasi del tutto ininfluenti ai fini
del punteggio. Il tempismo in questo

cambio di rotta, minacciato solitamente
dalla paura dell’estinzione precoce, è un
punto chiave per la vittoria.
Torno solo un minuto sulla questione
del turno, di quanto sia assurdo avere
un giocatore che a rotazione lo salta e
di quanto sia allo stesso tempo geniale
averlo progettato in questo modo. Lo
farò con qualche conticino, se temete
che questa parte possa essere noiosa
saltate il paragrafo e fidatevi del mio
parere senza chiedervi perché.
Prendiamo l’esempio di una partita a 4
giocatori, chiamiamoli per comodità con
delle lettere: A, B, C, D. Il giocatore
ambiente, quello cioè che sceglie l’isola da
valutare lo metto tra parentesi per facilitare
la lettura. Il turno di Urland è questo:
[A]CD[B]DA[C]AB[D]BC[A]CD...
Come vedete ho omesso il giocatore che
salta il turno.
Ipotizzando che tutti i giocatori
potessero fare il loro normale turno
come giocatori di ichto, ad eccezione
del giocatore che sceglie l’isola, la
sequenza del turno sarebbe questa:
[A]BCD[B]CDA[C]DAB[D]ABC[A]BCD...
Qualcuno vi intravede genialità? Eccola:
il trucco di far saltare il turno ad un
giocatore non è una banale scelta per
rendere il gioco originale, è invece un
modo per perfezionare la sequenza di
gioco, rendendo le fasi di punteggio più
frequenti pur restando bilanciate ma
soprattutto per correggere un’altra
anomalia che vado subito ad illustrare.
In un gioco come Urland l’ultimo
giocatore che muove le pedine ha sempre
un vantaggio sugli altri per due semplici
motivi: chi gioca dopo ha già visto tutte le
mosse degli avversari; se superati in una
maggioranza gli avversari che hanno già
giocato non possono reagire in nessun
modo. Basta guardare un momento la
sequenza di turno nel caso fosse di tipo
convenzionale per accorgersi che, ad
esempio, il giocatore D giocherebbe dopo C
per ben due volte di seguito rendendo la
posizione di C decisamente svantaggiosa
rispetto a D. Anche nel turno in cui spetta a
C scegliere dove effettuare il punteggio, a D
basterebbe giocare per superare C nelle
maggioranze o alla peggio pareggiare per
non rischiare di perdere pezzi durante la
valutazione. Il gioco, con questa sequenza
di turno, si ridurrebbe ad una gara a
superare il vicino di destra.
La correzione inserita grazie al giocatore
inattivo è a dir poco geniale. D gioca dopo
C una sola volta e quando C sceglie l’isola D
non muove pedine, lasciando la possibilità a
C di scegliere un’isola che danneggi
43
sotto la lente
abbastanza D da compensare il piccolo
vantaggio rimasto.
Brillante no?
Direi che a questo punto è stato detto
tutto salvo che il gioco è bilingue, tedesco
ed inglese, ed esiste un’espansione che
aggiunge 10 nuovi geni agli 11 presenti
nella scatola base.
Tiro solo qualche somma, ma prima
permettetemi di segnalare ai giocatori esperti
che leggono solo a partire da questo punto
che fin qui non ho solo spiegato regole.
In Urland c’è un po’ di tutto:
competizione, cooperazione, un’asta,
servono intuizione e adattamento. Tutto
poggia su un solido, per quanto ormai
datato, sistema di maggioranze in una
miscela di meccaniche e ambientazione
davvero deliziosa, favorita anche dalla
splendida grafica, che regala novanta
minuti di piacevole sfida contro la scarsità
di informazioni di cui si dispone per
prevedere con certezza lo sviluppo della
partita, contro il caso ed il suo peso nella
scelta delle aree da valutare e, non ultimo,
contro gli altri giocatori e i disordini che
possono introdurre sul tabellone in turni in
cui non possiamo fare altro che stare a
guardare. Per molti di voi tutto questo sarà
più che sufficiente per bollare Urland come
un gioco di cui si può fare a meno ma io
consiglio di raccogliere la sfida e dare
almeno una possibilità a questa piccola
gemma che giocata è molto meglio che
raccontata e che ha molto di cui vantarsi
nonostante i suoi 11 anni di onorato
servizio.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
fab!o
sotto la lente
di Mauro "MDM" Di Marco
Mammoth Hunters
di Alan R. Moon,Aaron Weissblum;Alea, Ravensburger, Rio Grande Games, 2003
[305 giocatori; 120 minuti]
Anno 2003: dopo un gioco
impegnativo e strategico come Puerto
Rico, l'Alea decide di tentare, per l'uscita
successiva, la via di un titolo più leggero
e meno deterministico (il livello di
complessità dichiarato dall'editore è
analogo a quello di Chinatown o di Rum
& Pirates), scegliendo un gioco della
rodata coppia Moon & Weissblum
(Capitol, San Marco, Das Amulett).
Mammoth Hunters si presenta
esteriormente come un classico titolo
dell'Alea: scatola formato libro, plancia
(occupata da 12 territori e una traccia
per i punti vittoria), segnalini in cartone
(clave, fuoco e ghiacciaio), segnalini in
legno (cilindretti colorati per i cacciatori
e piccoli mammut), due mazzi di carte
di formato europeo standard (uno col
dorso scuro e l'altro chiaro). Una
curiosità: l'edizione della Rio Grande
Games non riporta sulla costola il
numero che il gioco occupa nella
collana.
La preparazione del gioco è piuttosto
rapida: ogni giocatore riceve i pezzi del
proprio colore, 5 carte (3 dal mazzo
scuro e 2 da quello chiaro), 4 pietre (le
monete del gioco). Sul tabellone
vengono "disattivate", in base al numero
dei giocatori, alcune regioni (coprendole
con tessere ghiacciaio) mentre sulle
altre vengono piazzati mammoth,
tessere fuoco (a faccia coperta) e sei dei
cacciatori di ciascun giocatore. Una
riserva "scura" di pietre viene preparata
e posta vicino al mazzo di carte scure.
Gioca una carta, qualcuno piazza...
La partita si svolge su 4 round, ciascuno
diviso in 4 fasi.
- Fase colonizzazione. Dura più turni, in cui
ogni giocatore compie le seguenti azioni:
giocare una carta (obbligatorio), scartare
una carta dalla propria mano (facoltativo),
pescare carte fino ad averne nuovamente 5
(di cui almeno una per colore).
La parte centrale della fase sta nel giocare
una carta dalla propria mano, con cui
vengono influenzati i pezzi presenti sulla
plancia. Per giocare una carta a dorso
chiaro (vantaggiose per sè), il giocatore
deve pagare il costo in pietre (mettendole
nella riserva "chiara" - tenuta separata da
quella scura preparata all'inizio del gioco).
Se non ha sufficienti pietre, non può
giocare carte chiare. Se il giocatore gioca
una carta scura, riceve dall'omonima
riserva tante pietre quante indicate dalla
carta. Sceglie quindi un avversario che
eseguirà l'azione descritta dalla carta. Un
giocatore che possiede 8 o più pietre non
può giocare carte scure.
La fase termina quando viene presa
l'ultima pietra dalla riserva scura.
- Fase conflitto. Dopo aver scoperto tutti i
44
segnalini fuoco, viene calcolata la capacità
di ogni regione, ottenuta sommando al
valore 3 il numero di mammut presenti
nella regione e il valore dei segnalini
fuoco. Se nelle regioni vi sono più
cacciatori della relativa capienza, vengono
eliminati uno alla volta, partendo dal
giocatore che ne ha il minor numero e
procedendo verso chi ne ha di più.
- Fase punteggio. Ogni cacciatore ancora
presente sul tabellone fornisce punti
vittoria: cacciatori in una regione senza
mammut valgono un punto vittoria;
cacciatori in regioni con un mammut
valgono 2 punti, gli altri ne valgono 3.
- Fase ghiacciaio. Il giocatore che ha meno
punti vittoria sceglie una regione
confinante col ghiacciaio e la disattiva
(coprendola con una tessera ghiaccio),
rimuovendo tutti i segnalini (mammut e
cacciatore) ivi presenti. Tali segnalini
ritornano a disposizione dei giocatori.
Inizia il nuovo turno, col posizionamento
casuale dei segnalini fuoco e la formazione
di una nuova riserva scura.
Il gioco finisce alla fine del quarto round,
prima del posizionamento del ghiacciaio. Il
giocatore con più punti vittoria vince:
cacciatori sul tabellone e poi pietre nella
propria riserva sono i criteri di spareggio.

Nuova meccanica e caccia al primo
Mammoth Hunters segue a grandi linee
la struttura dei due più grandi successi
della coppia Moon & Weissblum - San
Marco e Capitol - entrambi giochi di
maggioranza in cui la manipolazione dei
pezzi sul tabellone viene effettuata
attraverso l'uso delle carte.
La prima differenza, non molto evidente,
è che Mammoth Hunters è solo
apparentemente un gioco di maggioranze. In
effetti, il punteggio attribuito al giocatore in
ogni regione non è prefissato, ma pro-
porzionale alla cardinalità dei suoi segnalini
ivi piazzati. Inoltre, prima della fase di
valutazione, ha luogo una vera e propria
"battaglia per la sopravvivenza" che, con
regole deterministiche, elimina alcuni dei
cacciatori dal tabellone, favorendo chi si
trova in vantaggio. Questo rende il gioco più
simile ad un wargame multigiocatore che
non ad un gioco di influenza.
La situazione è aggravata dalla
meccanica che rende unico il gioco, ovvero
il sistema delle carte scure, giocate per
acquisire crediti spendibili in seguito per le
carte chiare. L'idea, buona in teoria, si rivela
in realtà non esattamente funzionale (e
forse per questo non è stata riciclata in
nessun altro gioco di successo). Il maggior
difetto di questa meccanica è l'esaltazione
dell'attacco portato al primo giocatore,
fenomeno che già caratterizza solitamente
i wargame multigiocatore. In questo caso,
infatti, viene depersonalizzata (attraverso la
divisione fra chi sceglie l'azione e chi la
esegue) la responsabilità dell'azione.
Tuttavia è facile realizzare che basta
scegliere un avversario che è in conflitto
con il primo giocatore in una delle regioni
per assicurarsi che il malcapitato subisca
l'attacco. L'unico giocatore che è costretto
a "pagare" di tasca propria l'accumulo di
pietre è proprio il primo giocatore, che di-
venterà molto probabilmente bersaglio de-
gli effetti delle carte nere da lui giocate.
Risulta quindi una strategia pagante,
almeno nella prima parte della partita,
45
sotto la lente
mantenere un profilo basso, a qualche
punto vittoria di distanza dal primo.
L'effetto totale è un certo livellamento dei
punteggi durante i primi turni di gioco. A
questo dobbiamo sommare la notevole
incontrollabilità della situazione sul tabellone,
che rende pressoché impraticabile un qualsiasi
approccio strategico (vanificando anche
l'opportunità di "far girare" il mazzo con gli
scarti) oltre ad allungare notevolmente i tempi
di gioco, in quanto eventuali piani sviluppati
durante i turni degli avvesari vengono spesso
vanificati dalle loro giocate.
Nonostante la lunghezza di ciascuno dei
quattro turni (che durano tra i 25 e i 35
minuti), l'impossibilità effettiva di mante-
nere la propria posizione da un turno
all'altro rende la prima metà del gioco quasi
"inutile". Cosa di cui si è reso conto anche
l'editore che consiglia, fra le varianti
ufficiali incluse nel regolamento, di giocare
solo 3 dei 4 turni previsti.
Per le caratteristiche appena evidenziate
Mammoth Hunters non risulta adatto ad
un gruppo di giocatori strategici, mentre
potrebbe essere consigliabile per una serata
di gioco cattiva ed aggressiva. Tuttavia,
titoli più recenti (come ad esempio
Discworld: Ankh-Morpork), che hanno
meccaniche simili, riescono a fornire lo
stesso tipo di intrattenimento in meno della
metà del tempo, risultando sicuramente più
snelli e piacevoli.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
MDM
momenti di gioco
di Fabrizio "Linx" Aspesi
Carcassonne:
Hunters & Gatherers
di Klaus0Jürgen Wrede; Hans im Glück, Rio Gramde Games, 2002
[205 giocatori; 45 minuti; gioco online: BrettspielWelt,Yucata]
Nello scorso numero di ILSA vi ho tediato
raccontandovi insieme a Raistlin le numerose
espansioni di Carcassonne.
Ora finirò l’opera là iniziata parlandovi
approfonditamente del motivo per cui non
sono mai stato attirato da quelle: Carcassonne
H&G, che per quanto mi riguarda surclassa e
rende inutile il capostipite e, di conseguenza, le
sue variopinte espansioni. Uno dei pochi giochi
relativamente semplici che continuo a giocare
con soddisfazione anche dopo parecchi anni
dalla sua uscita.
Le differenze con il capostipite della saga
non sono poi così tanto marcate da farlo
sentire come un gioco nuovo e un nuovo
territorio da esplorare da chi ha stragiocato il
vecchio. Tutte quelle piccole correzioni lo
portano però in una direzione nuova e
migliore in molti sensi. Consapevole del fatto
che pochi dei miei lettori non conoscono
Carcassonne vi parlerò di questo cugino ad
ambientazione preistorica facendo diretto
riferimento a quello.
In CH&G le città sono state sostituite dai
boschi, le strade coi villaggi dai fiumi coi laghi
e i campi dai territori di caccia. I monasteri
sono spariti. La loro perdita è però ripagata
dalla comparsa delle capanne dei pescatori,
con tanto di appositi pezzi in legno.
Pur mantenendo le meccaniche base di
piazzamento di tessere e omini, con
successivi punteggi, sono state apportate
piccole modifiche capaci di cambiare in
modo sostanziale l’approccio strategico al
gioco. Traduzione: giocate ad H&G come
giocate a Carcassonne e perderete.
Le foreste
Ogni tassello di foresta di vostra proprietà
vale due punti. Ma solo nel momento in cui
la stessa viene chiusa. Quasi tutte le tessere
con almeno 2 lati di foresta, inoltre,
contengono una pepita. Nel momento in cui
un giocatore pone la tessera che chiude i confini
della foresta che ne contiene una, ha diritto ad
un turno di pesca e piazzamento supplementare,
fatto ponendo in gioco una tessera pescata da
un’apposita pila di tessere bonus.
Queste tessere sono generalmente migliori
di quelle normalmente pescabili. O
perlomeno contengono icone con effetti
speciali non trovabili altrove. Più volte nel
gioco può capitare di trovare conveniente
chiudere una foresta altrui, regalando punti,
pur di poter piazzare una di queste tessere.
Questa variazione ha effetti sull’approccio
strategico: comporta ad esempio una forte
diminuzione dell’impulso collaborativo (o
sfruttamento del lavoro altrui) tipica del
cugino, dove più persone condividevano la
stessa città ottenendo reciproci vantaggi
nell’estenderla e chiuderla... finchè qualcuno
non cercava di rubarla tutta per sé.
Anche se in H&G la possibilità non è
scomparsa il rischio di non poter chiudere una
foresta (magari per l'intervento di un terzo
giocatore) e il fatto di vedersi rubare la chiusura
da chi ha la stessa doppia convenienza nel
farlo, limita a poche le occasioni dove questa
sia considerata una scelta valida.
L’approccio migliore alle foreste è invece
quello che spinge alla formazione e rapida
46
chiusura di foreste di 3 tessere, di cui una
contenente una pepita, per assicurarsi una delle
tessere bonus senza regalare punti agli avversari.
E’ anche da far notare che le tessere di
CH&G hanno conformazioni più tipiche e
prevedibili di quelle di Carcassonne: bloccare
la chiusura di una foresta richiedendo al
proprietario di mettere una tessera non
esistente nel gioco è molto più facile.
Mi sento in dovere di citare qui la
presenza dei funghi: simbolo presente su
alcune tessere bonus. La loro presenza
incrementa di 2 punti il valore della foresta.
Questa aggiunta è però un vantaggio non
così cospicuo: sulle tessere coi funghi, infatti,
non è presente alcuna pepita, rendendo
queste tessere normalmente MENO
interessanti delle loro controparti normali, se
non si ha una foresta già aperta e con pepita
a cui aggiungerle. Il giocatore avvezzo ne è in
genere consapevole e talvolta rinuncia ad
impegnare un omino solo per sfruttare questo
illusorio vantaggio.
Corna, zanne e fauci
La gestione dei punti provenienti dai
contadini in Carcassonne è moderatamente
complicata, con maggioranze da calcolare per
ogni città chiusa, talvolta confinante con più
campi.

In CH&G la gestione dei territori di caccia è
semplice: chi ha la maggioranza di cacciatori
totalizza, a fine gioco, 2 punti per ogni preda
all’interno. L’unica “difficoltà” sta nel fatto che
ogni simbolo tigre si mangia un’antilope
prima della valutazione. Anche i bambini che si
avvicinano al gioco capiscono istintivamente
quanti punti può rendere un territorio.
I territori di caccia possono portarvi anche
un quarto del totale di punti vittoria
dell’intera partita. Sono però la parte più
insidiosa del gioco perché richiedono
l’impegno di uno dei vostri uomini fino alla
fine del gioco. Quando e come lo farete
decreterà spesso la differenza fra la vittoria e
la sconfitta.
Se un territorio di caccia altrui si arricchisce
di prede abbastanza da diventare goloso il
giocatore abile non mancherà di cercare di
infilarvi un proprio cacciatore, spesso
riuscendovi, condividendolo così col
precedente proprietario che tante mosse ha
investito per renderlo tale.
I giocatori più aggressivi cercheranno
addirittura di rubare la maggioranza con un
secondo cacciatore, ma io trovo che ciò può
rivelarsi conveniente solo se siete sicuri che
quello a cui state espropriando il terreno è il
giocatore che si appresta a vincere. E’
altrimenti più conveniente usare quel secondo
cacciatore per infiltrarlo altrove.
Mangiar pesce fa bene al punteggio
Le strade in Carcassonne portano pochi
punti. I giocatori non sono felici di pescarle e
le utilizzano spesso solo per limitare
l’estensione di campi avversari, per piazzare
propri contadini o per occupare spazi attorno
ai propri monasteri.
In CH&G invece i fiumi sono spesso vere
macchine da punti. Il merito di ciò è dei
simboli pesce presenti nei numerosi laghetti
collegati ai sistemi fluviali (un po' come lo
erano in Carcassonne i villaggi). Giocando un
pescatore si totalizzano punti pari alla
lunghezza del fiume e per i pesci presenti nei
laghetti alle estremità del corso d’acqua.
La tessera presente in più copie in CH&G
prevede un laghetto con un pesce e 3 tratti di
fiume che ne escono (anche se magari in
diverse versioni, con un tipi differenti di preda
in uno dei territori adiacenti). Ciò rende molto
facile fare almeno 4 punti con un solo
momenti di gioco
semplice piazzamento di pescatore, subito
recuperato.
In aggiunta a ciò i pesci portano punti nei
comprensori di pesca: un insieme di laghetti
collegati fra loro da fiumi. Chi ha la
maggioranza di capanni di pesca collocati su
uno di questi sistemi fluviali si accaparra un
punto per pesce presente a fine gioco.
Le capanne di pesca sono dei pezzi spesso
sottovalutati dai giocatori di CH&G, che
tendono a piazzarli verso la fine del gioco,
quando gli omini in mano scarseggiano e non
si ha niente di meglio da fare, magari
cercando di unirsi ad un comprensorio altrui
(operazione spesso semplice, vista la quantità
di tessere dove un tratto di fiume è presente.
Nella mia esperienza invece è conveniente
piazzare almeno un capanno nella prima
parte della partita. Permette infatti di
“coltivare” il proprio comprensorio,
aggiungendo lì le numerose tessere con
laghetto che andrete a pescare (totalizzando
punti tramite i pescatori, oltre che col
capanno a fine partita).
Esistono inoltre, fra le tessere bonus, tessere
contenenti un laghetto con 3 o 4 pesci. Le
migliori di tutto il gioco, oserei dire. Piazzare
una di queste tessere vi farà capitalizzare una
quantità esorbitante di punti, soprattutto se
avrete preparato in anticipo un comprensorio
pronto per accogliere quei pesci... e magari
pure un pescatore per capitalizzare anche un
eventuale secondo tratto di fiume in uscita.
Una tessera di questo genere ben piazzata
può incidere donandovi il 10% o più dei punti
guadagnabili nell’intera partita! Spartire i
punti donati da quella tessera con altri è un
vero dispiacere.
Quei pochi punti che fanno la differenza
Se tutti il giocatori al tavolo sono in grado
di gestire bene i tre modi di fare punti, a fare
la differenza è possibile sia solo la fortuna
nella pescata, che può incidere non poco.
Molte tessere, come quelle con foreste su 3
lati o quelle con fiumi senza laghi, sono il più
delle volte percepite come inutili perché
obbligano, per poterle sfruttare, ad ipotecare
un proprio omino per un tempo indefinito
(anche tutta la partita se gli altri giocatori ti
incastrano non permettendoti di chiudere
l’elemento). Una volta schierati un paio di
cacciatori vi rimangono solo un paio di omini
47
da rischiare (perché l’ultimo dovete tenerlo
sempre per capitalizzare i 4 punti medi
immediati donati da gran parte delle tessere).
Uno dei 2 in genere serve per avere una
foresta dove collocare i pezzi pescati mentre
l’altro potreste giocarvelo su un tratto di
fiume che vi pare lungo o su un secondo
bosco, a cui preferibilmente serva un tipo di
chiusura diversa da quella dell’altra vostra
foresta. Se gli avversari ve ne incastrano uno
sul tabellone vi troverete già in affanno.
Io però amo pensare che il giocatore abile
sappia far fronte ad una moderata sfortuna,
usando quelle inutili tessere per aggiungere
prede ai propri territori di caccia, cercare di
infiltrare cacciatori in quelli altrui o perlomeno
ostacolare chiusure di elementi avversarie o
sventare tentativi di infiltrazione di pezzi ai
propri danni e che a fare la differenza siano le
tessere buone sfruttate al massimo: collocare
una tessera che doni punti immediati e al
contempo aggiunga pesci e prede ai vostri
territori di caccia e pesca non ha eguali, in
termini di soddisfazione di gioco. Ma perché
ciò sia possibile dovete ben coltivare la forma
dei vostri comprensori di caccia e pesca.
FAMIGLIE
OCCASIONALI
ASSIDUI
LINX
LIGA
Giocato diverse volte quando uscito, il gioco
non ha catturato il mio interesse e la mia
attenzione. Rispetto al Carcassonne originale
non mi sembra aggiungere niente di rilevante
senonmaggiorcasualitàecaoticità.
prime impressioni
di Fausto "Faustoxx" Berutti
Santa Cruz
di Marcel0André Casasola Merkle; Filosofia Édition, Hans im Glück, 2012
[204 giocatori; 45 minuti; gioco online: BrettspielWelt]
Tra le novità che la HiG ha proposto
all'ultima Fiera di Norimberga spicca Santa
Cruz, nuovo titolo di Casasola Merkle, autore
di giochi interessanti come Taluva e Attika.
Santa Cruz è un gioco di esplorazione.
Durante la partita i giocatori si muovono nel
piccolo arcipelago di Santa Cruz, ricco di
risorse e di vulcani, e costruiscono gli
edifici richiesti dalle
località, grazie ad un
set di carte predefinito, attri-
buito all'inizio della manche. Tali carte
permettono di spostarsi lungo le strade, i
fiumi e la costa dell'isola o di attribuire, se-
condo predefiniti criteri, i punti vittoria. La
manche procede fino a quando i giocatori
hanno esaurito il loro set di carte. A questo
punto, vengono ritirati gli edifici costruiti e il
giocatore più indietro nel punteggio sceglie
uno dei set di carte in gioco (anche il pro-
prio), pesca una nuova carta valutazione e
ne scarta una segretamente. A seguire tutti
gli altri giocatori scelgono uno dei set di
carte rimasti e viene giocata una nuova
manche con le stesse regole usate durante la
prima parte del gioco.
Terminata questa seconda fase vengono
valutati alcuni bonus accumulati durante
il gioco per determinare il vincitore.
Santa Cruz è il tipo di gioco che ha nelle
famiglie il target di riferimento. Un
regolamento semplice, una durata contenu-
ta, grafica e materiali accattivanti sono gli
ingredienti caratterizzanti. Tuttavia sarebbe
riduttivo definire Santa Cruz un gioco solo
per famiglie.
Se nella prima manche l'esplorazione pro-
cede in maniera abbastanza casuale, ba-
sandosi soprattutto sulla scelta di costruire su
tessere ad alto valore e su quelle tessere che
presentano delle risorse utili ai fini del
punteggio, il discorso cambia
radicalmente
nella se-
conda manche.
Questo non vuol dire che
debba essere snobbato dai gamer: la
seconda manche è tatticamente
stimolante, inoltre la durata contenuta lo
rende ideale come filler, prima di
cimentarsi in qualcosa di più
cerebralmente impegnativo.
Durante il secondo turno le tessere sono
praticamente tutte visibili e i giocatori
hanno un'idea molto più precisa sugli
obiettivi degli avversari, quindi il gioco si
trasforma in un interessante scontro a li-
vello tattico, alla ricerca di costruire senza
avvantaggiare troppo gli altri, oppure di
segnare punti senza "regalarne" ai
concorrenti - cercando al tempo stesso di
accaparrarsi quelle tessere che verranno
conteggiate grazie alle carte punteggio
avversarie.
L'alea è sicuramente presente (soprattutto
nella prima parte del gioco), ma questa
comunque non è decisiva né ingombrante
nello svolgimento dell'intera partita. La
seconda manche è prettamente tattica, poi-
48
ché le informazioni di gioco sono quasi
integralmente note a tutti i giocatori e
quindi l'intervento della dea bendata è molto
blando.
Vincere a Santa Cruz non è affatto
scontato e tutto normalmente si decide nelle
ultime mosse e difficilmente un giocatore
rischia di essere tagliato fuori dal gioco.
Per quanto riguarda l'aderenza delle
meccaniche all'ambientazione, diciamo
che sono un po' attaccate col nastro
adesivo: riprendere gli edifici
costruiti durante la prima
manche e poi ricostruirli nella
seconda non ha molto nesso logico
con l'ambientazione del gioco. Inoltre
alcune regole sembrano essere state
aggiunte all'ultimo momento per
correggere qualche difetto del gioco.
Per quanto riguarda la componentistica
nulla da eccepire; è un gioco HiG e questa
casa ci ha abituato ad alti standard nei
materiali, che vengono rispettati in Santa
Cruz. La grafica del gioco è affidata a
Michael Menzel, questa volta forse un po'
meno ispirato del solito nel disegnare la
plancia di gioco.
Santa Cruz è stato prodotto con il chiaro
intento (alla fine non riuscito) di entrare nel
terzetto dei finalisti dello SdJ, che ha visto
altri titoli aggiudicarsi tale onore.

di Antoine Bauza;Asmodee,Asterion Press, Editions du Matagot, 2011
Germogli di bambù
Che l'Oriente rappresenti da sempre un
soggetto privilegiato per i progettisti di giochi
da tavolo non è certo un mistero. Da Reiner
Knizia a Michael Schacht, da Bruno Faidutti a
Dirk Henn, un po' tutti si sono cimentati
almeno una volta nella propria vita
professionale in ambientazioni orientali di un
qualche genere. L'Oriente è infatti un campo
così inflazionato, che quando mi è stato
presentato Takenoko, la tentazione di passare
oltre è stata fortissima; ma è stata solo la
questione di un attimo.
L'autore in primo luogo: quell'Antoine Bauza
che ultimamente ha entusiasmato con il suo 7
Wonders; il gruppo di illustratori (fra tutti Nicholas
Fructus, disegnatore fra gli altri di Arcana e
Battlelore); la qualità dei materiali utilizzati; il forte
appeal grafico della scatola e dei materiali.
Insomma, tutto mi ha convinto ad affrontare un
gioco che si è rivelato semplice, veloce e che -
sebbene non eccelso complessivamente - dà
certamente le sue soddisfazioni, ben prestandosi a
una rapida serata di gioco con appassionati e
giocatorioccasionali.
Ambientazione semplice, ma efficace
Il gioco è costituito da una serie di terreni
esagonali in tre differenti colori, due splendide
miniature in plastica colorata che raffigurano
il panda e il giardiniere, tre mazzi di carte in
formato mini, un dado meteo, una serie di
bastoncini azzurri che simbolizzano i canali
d'irrigazione e una serie di segnalini che
indicano la doppia produzione, il divieto di
cibo per il panda e l'irrigazione. Completano la
dotazione - oltre ai libretti delle istruzioni -
una serie di piccole plance di gioco per i
giocatori.
La vicenda che fa da sfondo al gioco è
semplice: l'imperatore del Giappone ha
ricevuto in regalo dal popolo cinese un panda
gigante, simbolo di pace. L'animale, che si ciba
prime impressioni
di Riccardo Busetto
Takenoko
[204 giocatori; 45 minuti]
principalmente di germogli
di bambù (take-no ko, in
giapponese), viene affidato
al giardiniere imperiale, che
ha il compito di coltivare
nelle tenute dell'impe-
ratore varietà diverse di
bambù.
Il fine del gioco è quello
di completare una serie di
compiti, illustrati da tre
categorie di carte pescate
a caso durante il gioco: particolari Il meccanismo di gioco è dunque molto
combinazioni di coltivazioni, complessi di semplice nella sua struttura, facilmente
terreni irrigati di un particolare colore e affrontabile anche da chi non abbia esperienza di
combinazioni di germogli che vengono gioco, bello da vedere e di durata tutto sommato
consumati dall'affamato animale. Compiti limitata. L'interazione fra giocatori è piuttosto
semplici, ma che possono divenire complessi elevata e il meccanismo si presta alla creazione
se disturbati dalle attività degli altri giocatori. di piccole strategie operative, senza diventare
Gioco semplice e immediato pesante ed elaborato e, soprattutto, evitando le
A turno i giocatori lanciano il dado meteo (che paralisi analitiche tipiche dei giochi di calcolo più
consente di eseguire un'azione aggiuntiva) ed complessi. Naturalmente, dopo qualche turno,
eseguono due azioni fra un totale di cinque s'innesca la corsa agli obiettivi facili, secondo uno
disponibili: spostare il panda o il giardiniere, schema che ricorda da vicino l'evoluzione
collocare un campo esagonale scelto fra tre naturale delle partite di Ticket to Ride. Ma è
pescati a caso, pescare carte obiettivo e pescare questo un peccato veniale, tutto sommato, la
e/o collocare un canale d'irrigazione fra i terreni. pecca maggiore di un gioco che è senza dubbio
Là dove si sposta il panda questo indicato per un pubblico di famiglie, facile da
mangerà un segmento di bambù, là dove si gestire, bellissimo da vedere e rigiocabile più
sposta il giardiniere, questo coltiverà il volte senza perdere l'originalità che lo
terreno ed eventuali altri terreni circostanti caratterizza.
del medesimo colore. Il fine, come si è
detto, è quello di completare gli obiettivi
che a poco a poco verranno pescati durante
il corso del gioco e che faranno ottenere
punti vittoria alla fine della partita. Nel
gioco a due questa termina infatti quando
uno dei giocatori soddisfa il suo settimo
obiettivo, l'ottavo se si gioca in tre, il nono
se si gioca in quattro, aggiudicandosi
inoltre la carta imperatore, che conferisce
due punti vittoria in più.
49
prime impressioni
di Fausto "Faustoxx" Berutti
Rapa Nui
di Klaus Jurgen Wrede; Kosmos, 2012
[204 giocatori; 20040 minuti; gioco online:Yucata]
Rapa Nui è un gioco di carte che abbina
meccaniche di drafting e di maggioranza
facendone un esempio di eleganza e profondità,
pur rimanendo in tempi tipici di un filler.
La scatola contiene due mazzi distinti:
quello delle offerte (100 carte suddivise in 25
per ciascuno dei 4 beni offerta) e quello di
gioco vero e proprio dove troveremo i
taglialegna che produrranno la legna di fatto
la moneta del gioco, 4 tipi di raccoglitori per
produrre i 4 beni offerta, i Moai che
genereranno 4PV ciascuno a fine partita e
alternativamente legno o PV durante la fase
punteggio, e i sacerdoti che generano PV
quando è attivata la fase di punteggio
corrispondente. Completano la dotazione una
serie di tesserine legno e punti vittoria e una
tessera altare dei sacrifici.
Ogni giocatore riceve un taglialegna già
attivo, la propria mano iniziale. Vengono
pescate 16 carte dal mazzo di gioco e
disposte in 4 colonne di 4 carte ciascuna. Solo
le ultime carte di ciascuna colonna possono
essere pescate dai giocatori. Se una colonna si
esaurisce ne viene creata una nuova pescando
4 carte dal mazzo.
Lo svolgimento è lineare e contraddistinto da:
Acquisto (opzionale) di una carta offerte (al
costo di 5 legni -1 per ogni raccoglitore corri-
spondente);
Giocare obbligatoriamente una o più carte dalla
propria mano di 3. Se è stato costruito un Moai si
apre una fase di offerta dove tutti i giocatori
offrirannounodeibeniraccolti;
Riformare la propria mano pescando la carta
(o carte) tra quelle disponibili;
Fase punteggio in funzione della carta
che è stata liberata:
- se si tratta di un taglialegna ciascun
giocatore prende tante tessere legna quanti
taglialegna ha attivato. Se un giocatore ne ha
almeno due attivi ed ha la maggioranza
prenderà una tessera extra come premio di
maggioranza;
- se si tratta di un raccoglitore, ciascun
giocatore che ha almeno un raccoglitore
attivo riceve una carta offerta del bene corri-
spondente. Anche in questo caso c'è una ri-
compensa per la maggioranza;
- se si tratta di un sacerdote ciascun giocatore
riceve PV in base ai suoi sacerdoti attivi; un PV
aggiuntivo viene attribuito per la maggioranza;
- se si tratta di un Moai ogni giocatore
riceverà tanti PV oppure tessere legno quanti
Moai avrà costruito, con il solito premio di
maggioranza per chi ha costruito più Moai.
La costruzione di un Moai (unica carta che
ha un costo per essere giocata) apre una fase di
offerta in cui ciascun giocatore dà una carta
offerta tra quelle possedute. Il giocatore che ha
costruito il Moai gioca la propria offerta
coperta tra quelle disponibili. A fine gioco il tipo
di carta offerta più volte varrà 3 PV, le altre
rispettivamente 2,1 e 0 PV.
Il gioco termina quando non si riesce più a
ricostruire una colonna di 4 carte. Vengono
sommati i punti incamerati durante la partita
ai PV generati dai Moai costruiti e dal valore
delle carte offerta rimaste in mano.
Il gioco nella sua semplicità è molto
divertente; il controllo delle maggioranze in
50
funzione della disposizione delle carte fanno
variare di molto la strategia da utilizzare nel
gioco. La scelta della carta offerta deve essere
ben ponderata in funzione delle carte
possedute dagli avversari contribuendo a
rendere il gioco molto avvincente.
L'alea è presente nel gioco e si manifesta
specialmente quando viene esposta una nuova
colonna di carte, ma personalmente non
disturba. Per quanto riguarda la scalabilità credo
che il gioco dia il suo meglio con 2 o 3 giocatori
mentre in 4 tende ad essere poco controllabile.
La durata varia da 15 minuti per una partita
a 2 giocatori a 30-40 minuti per una a 4. Il
gioco è indipendente dalla lingua a parte il
regolamento. Materiali e illustrazioni sono
conformi agli elevati standard di qualità della
Kosmos.

Kingdom of Solomon
In Kingdom of Solomon i giocatori
ricoprono il ruolo di funzionari del Re
Salomone, e devono sviluppare il regno
costruendo edifici, strade e il famoso
Tempio, piazzando saggiamente i propri
lavoratori, e raccogliendo le risorse
necessarie per eseguire queste azioni.
Ogni turno si divide in 4 fasi:
- Piazzamento dei lavoratori. Seguendo
l'ordine dei giocatori ciascuno piazzerà
un proprio lavoratore in una regione
sulla plancia o sopra uno spazio
azione. Tre di questi spazi sono molto
potenti nel gioco (Tributo, Arca, Alta-
re): quando un giocatore vuole occupare uno di
questi spazi deve mettervi tutti i lavoratori che
gli sono rimasti, terminando la propria fase di
piazzamento.
- Fase di risoluzione. Iniziando dal primo
giocatore, ognuno ritira le risorse dagli
spazi occupati ed esegue le azioni corri-
spondenti.
- Fase mercato. iniziando dall'ultimo
giocatore nell'ordine di gioco. Durante
questa fase i giocatori potranno vendere
sull'area mercato le proprie risorse in
cambio di punti vittoria oppure
comperarle pagandole in punti vittoria.
- Fase di costruzione. Partendo dal
primo giocatore si potranno costruire gli
edifici presenti sulla plancia. Altrimenti
si potrà contribuire alla costruzione del
Tempio di Salomone. Per ogni blocco
costruito il giocatore sceglie se ricevere
i PV corrispondenti o ricevere un
gettone sacerdote.
Il giocatore con la maggioranza di gettoni
sacerdote diventa Sommo Sacerdote ed ha
la possibilità di inserire un proprio lavoratore
in una zona riservata ad un altro giocatore
(purchè non sia stata già occupata dal
legittimo proprietario). Inoltre a fine partita
prime impressioni
di Fausto "Faustoxx" Berutti
di Philip duBarry; Minion Games, 2011
[204 giocatori; 75 minuti]
essere Sommo Sacerdote darà ulteriori 20 PV.
La terza cosa che si può costruire in
questa fase è una strada. Una strada unisce
una propria zona riservata con un'altra
riservata oppure neutrale generando così
delle regioni di risorse. Il vantaggio è che
durante la fase di piazzamento basterà un
solo lavoratore per prendere tutte le risorse
delle zone collegate in una regione di risorse.
Kingdom of Solomon mi è piaciuto
molto. Niente di innovativo, ma il gioco è
molto avvincente e le proprie mosse devono
essere studiate attentamente.
Le risorse sono scarse, specialmente l'oro
per cui è bene costruire edifici per occupare
le zone attigue a quella (unica) dove è
presente l'oro per poi costruire una regione
collegata alla zona aurea.
Inoltre fate attenzione ai ladri (sempre
presenti in KoS) che ruberanno le vostre
sudate risorse.
Alcuni spazi azione sono molto potenti e
vi faranno guadagnare molti punti o vi
procureranno molti vantaggi, però vi
costringono a bruciare i vostri piazzamenti
se li occupate presto oppure dovreteper non
correre il rischio che qualche altro
giocatore ve le porti via da sotto il naso.
51
Le strategie sono molteplici e
l'interazione tra i giocatori è presente
sia in forma diretta che indiretta.
L'azione Ladro, che consente di rubare
una risorsa presente nello stock di
uno degli avversari e il privilegio del
Sommo Sacerdote sono due chiari
esempi di quanto sia centrale
l'interazione in questo gioco.
Le meccaniche sono classiche,
ma il risultato finale è quello di
un gioco elegante, avvincente,
clamorosamente cattivo (per
essere un german game) e di
una durata relativamente contenuta (6-7
turni per circa 75-90 minuti di gioco).
Purtroppo un titolo interessante come KoS
non ha avuto il supporto che avrebbe
meritato per quanto riguarda la
componentistica. La plancia è troppo piccola e
colorata tristemente, e anche per quanto
riguarda il materiale in legno siamo su una
stentata sufficienza.
Inoltre il regolamento è poco chiaro in
certi passaggi del gioco e nei casi che si
possono presentare durante lo svolgimento
del gioco. Su BGG ci sono vari thread su
alcuni casi particolari e devo sottolineare
che l'autore è molto sollecito nel fare luce
su queste zone d'ombra. Peccato per i
componenti, KoS potrebbe essere un gran
bel gioco.
prime impressioni
di David "Deiv" Malagoni

The City
di Thomas Lehmann; 999 Games,AMIGO Spiel, Gigamic, 2011
[205 giocatori; 20 minuti]

Di Tom Lehmann, creatore di giochi

americano, si fatica a ricordare altro, oltre
al ben noto Race for the Galaxy, ma vista la
notorietà di questo titolo, quando a Spiel
2011 ho visto disponibile The City, ero
piuttosto curioso di vedere com'era.
Spulciando la ludografia di
quest'autore vengono fuori la ben
riuscita espansione On the Brink
per Pandemic, l'espansione New So-
ciety per Sankt Petersburg (ovvero una
correzione, direi necessaria, di alcune carte)
e un discreto gioco d'asta che risponde al
nome di Phoenicia più alcuni giochetti di
carte. Sarebbe ingeneroso definire un
"giochetto" Race for the Galaxy,
probabilmente la definizione meglio calza a
quest'ultimo lavoro.
Ma vediamo un po' in dettaglio The City.
Si tratta di un gioco di 110 carte con una
grafica fumettosa poco elaborata ma
piacevole, dal regolamento molto snello e
dalla durata molto contenuta: 15-20 minuti
anche nelle prime partite. Il gioco consiste di
una sequenza di turni, normalmente tra gli 8
e i 10, in cui si simula lo sviluppo di una città
con la costruzione di edifici e luoghi
commerciali, industriali e residenziali. I turni
sono simultanei: ognuno sceglie se costruire
una delle carte della propria mano pagando
il suo costo in carte, costruire una carta
speciale – l'architetto - oppure pescare dal
mazzo coperto 5 carte e sceglierne una da
tenere. Le carte presentano due valori:
rendita e punti vittoria: la rendita viene
presa ogni round in termini di carte pescate
e i punti vittoria vengono segnati in maniera
incrementale per ogni giocatore. Quando si
raggiungono o superano i 50 punti il gioco
finisce. A rendere meno piatto il gioco
concorrono due elementi: un gioco di
prerequisiti presente in alcune carte, che
possono essere costruite solo se è già giocatori viene rimescolato due o tre volte e
presente una carta che lo permetta e bonus quindi è possibile rivedere e rivalutare gli
a rendita o punti vittoria dati dalla presenza scarti delle prime fasi di gioco. Tuttavia al
nelle carte della propria città di tre simboli: gioco manca qualche elemento in più per
fontane, auto o carrelli della spesa. La uscire dalla definizione di "filler"; ad
strategia di gioco appare chiara fin dalle esempio un minimo di interazione con gli
prime partite: nei primi turni si cerca di altri giocatori e un po' di attenzione per la
massimizzare la rendita in carte ed evitare, scalabilità (in 2 il gioco è troppo "largo" e si
se possibile, le poco convenienti opzioni di arriva sì e no a due terzi del mazzo, mentre
pesca e uso dell'architetto (carta che in in 5 si vedono poche carte "utili" alla
sostanza serve ad uscire dall'impasse di una propria strategia) e infine il fatto che le
mano iniziale particolarmente sfortunata e 'combo' e il gioco di prerequisiti e sconti
che assicura la rendita di una carta a turno risultino poco incisivi per il risultato finale,
senza costare nulla), e nei turni finali si per cui tenderete ad evitarlo in favore di
dovrebbero giocare carte che assicurano il scelte che paghino più nel breve termine.
massimo possibile di punti vittoria.
Il meccanismo di transizione di queste
due fasi è ciò che rende interessante il
gioco, al di là naturalmente di gestire
oculatamente la propria mano, cosa che
non è particolarmente complessa, e magari
gettare un'occhiata a quello che stanno
facendo gli avversari per sapere se conviene
accelerare o rallentare al fine di avere un
punteggio finale più cospicuo. Un altro
spunto interessante è che il mazzo in 4 o 5

52

Hero Academy
iPhone / iPad 0 Sviluppatore: Robot Entertainment
Prendete una specie di scacchiera con alcune
caselle speciali, un pugno di eroi, cercatevi un
degno avversario e sfidatelo a singolar tenzone.
Ecco Hero Academy, gioco fantasy a turni
esclusivamente multiplayer online.
I due contendenti dispongono di una
squadra con cui potersi sfidare senza riserve,
la partita termina non appena un giocatore
distrugge tutti i diamanti dell’avversario
(caselle speciali) e/o tutti i personaggi (eroi)
della squadra avversaria.
Ciascun giocatore può effettuare nel
proprio turno 5 mosse, una volta eseguite
passa la mano all’avversario e via di seguito
finché la partita non termina. La struttura a
turni fa sì che la durata di una partita sia
estremamente variabile: da poche ore fino a
settimane; di solito il tempo medio di risposta
è meno di 24h e se vi capita di sfidare un
certo Talitrus una mossa rapida è molto
probabile; a volte si può giocare quasi in
tempo reale. Naturalmente è possibile avviare
più sfide in contemporanea.
Le 4 squadre disponibili sono: Council
(umani), Dark Elves, Dwarves e The Tribe, tutte
composte da diversi elementi fra cui troviamo
gli eroi, specializzati nelle tattiche di gioco
classiche del genere: corpo a corpo, da lancio,
magia e cura; un’unità speciale (un “supereroe”)
giochi da tavoletta
di Francesco "Talitrus" Frittelli
2 giocatori: solo in multiplayer online
Versione testata: 1.2.2 del 11/05/2011 69,6MB
ed infine tutta una serie di oggetti (pozioni,
pergamene, armi, scudi, eventi speciali ecc). In
ogni caso la squadra è composta da 28 elementi.
Le 4 squadre, pur mantenendo questo schema di
base, sono caratterizzate da diverse abilità e
attitudini il che rende l’esperienza di gioco molto
diversificata e nello stesso molto ben bilanciata.
Nonesisteunarazzapiùforte.
Vi troverete a mazzolare, fulminare,
spostare, caricare, resuscitare e perfino a
usare i corpi morti come bombe il tutto in
un contesto rigoroso, come fosse una
partita di scacchi. Ergo nessun colpo
fortunato. La dea bendata comunque fa la
sua parte; infatti i 28 elementi non sono
tutti a vs disposizione ma solo 6 per volta
53
che sono rimpiazzati a fine turno via via
che vengono utilizzati durante la partita.
Hero Academy è visivamente appagante; gli
oggetti, le animazioni, gli indicatori e i vari effetti
sono realizzati con maestria e implementati con
sapienza. Il tutto rende l’interfaccia di gioco
molto naturale e semplice da utilizzare. Il sistema
di notifica della mossa fa il suo dovere. Prenderci
la mano è un attimo. Manca però il ranking dei
giocatori con un sistema tipo ELO, il minimo
oggi. Per me un difetto grave.
Alla fine non c’è niente di
clamorosamente nuovo, gli ingredienti sono
classici, oserei dire inflazionati, ma il modo in
cui il tutto è amalgamato e presentato rende
Hero Academy molto divertente. Inoltre
l’applicazione è scaricabile gratuitamente
con i Council in dotazione e una pletora di
banner, tentar non nuoce.
con colla e forbici
Dinos' Hunters
di Gabriele Baggiani
[204 giocatori, 15 minuti]
Secondo esperimento di Print and Play a tema, confezionato per
voi da un autore esordiente. Preparatevi a calarvi in una improbabi-
le (impossibile?) caccia al dinosauro: tutto ciò che vi serve sono 4
sassolini e il materiale che trovate nelle prossime pagine!
Mauro "MDM" Di Marco
INTRODUZIONE
Nella valle dei dinosauri i giovani cavernicoli si sfidano per
divenire il cacciatore del villaggio. Cercando di evitare paludi e
foreste, stando attenti agli stravolgimenti generati dalle eruzioni, i
giocatori esplorano la valle alla ricerca di pietre da raccogliere e
cercano di catturare il maggior numero di dinosauri.
REGOLAMENTO
Materiali
- 36 tessere valle,
- 4 pedine cavernicolo.
I giocatori dovranno inoltre aggiungere:
- 4 sassolini.
Preparazione
Mescolate le tessere valle e disponetele coperte a formare un quadrato
di 6x6 tessere; nel fare ciò lasciate dello spazio tra tessera e tessera in
modo da poterle prendere e riporle agevolmente. Ciascun giocatore
sceglie un cavernicolo e lo pone su una delle quattro tessere d'angolo;
prende quindi una pietra che pone davanti a sé.
Svolgimento del gioco
Il gioco è diviso in turni; inizia il giocatore che più di recente ha
visitato un museo e si prosegue in senso orario. Nel proprio turno
ciascun giocatore:
1. sceglie una tessera su cui muovere il proprio cavernicolo, la
scopre mostrandola a tutti, quindi la ripone coperta al suo posto;
2. muove il proprio cavernicolo sulla tessera e/o applica gli effetti
associati alla tessera scoperta.
Movimento
I cavernicoli si muovono sempre di una casella alla volta
in orizzontale o verticale, mai in diagonale. Non è possibile
andare oltre i confini della valle: giunto sul bordo può solo
voltare a sinistra o a destra, oppure tornare indietro.
Un cavernicolo può occupare una qualunque tessera
adiacente alla propria posizione, sempre che questa sia
transitabile e non occupata da altri cavernicoli.
Se il cavernicolo non può muovere a causa dei laghi o di
tessere occupate, il giocatore posiziona la propria pedina su
54
uno dei 4 angoli o, se anche questi sono bloccati, su uno dei
bordi della valle.
Tessere a azioni
Ciascuna tessera raffigura un'area della valle e riporta un
simbolo cui si applicano i seguenti effetti:
- Pietre: permettono al cavernicolo di costruire una
trappola per catturare un dinosauro. Dopo aver scoperto una
pietra e occupato la tessera, posizionate il sasso sul vostro
cavernicolo ad indicare che ha costruito una trappola. Non è
possibile costruire più di una trappola per volta.
- Vulcani: le eruzioni modificano la morfologia della valle.
Dopo aver scoperto un vulcano e occupato la tessera,
scambiate fra di loro due qualunque tessere coperte, senza rivelarle.
- Palude: le paludi rendono difficile il movimento ai
cavernicoli appesantiti. Se il cavernicolo ha una pietra in
mano, entra nella tessera ma perde la pietra in suo possesso.
- Foreste: le foreste dell'era della pietra erano fitte e piene di insidie.
Ponete la tessera a faccia scoperta sul tavolo e posizionate sopra il
cavernicolo; al turno successivo il giocatore non muove, ma volta
semplicemente la tessera; al turno successivo muove normalmente.
- Dinosauri: un cavernicolo che scopre un dinosauro mentre ha
una pietra in mano lo cattura: il giocatore prende la tessera e la
pone davanti a sé; lo spazio vuoto lasciato dal dinosauro formerà
così un lago che non può essere né spostato né attraversato; il
cavernicolo rimane fermo e il giocatore recupera il sasso che
pone davanti a sé.
Se il cavernicolo non ha una pietra per catturarlo lo spaventa: il
giocatore scambia la tessera dinosauro con un'altra tessera, posta a
non meno di 3 mosse di distanza da essa, senza rivelarla. Il
cavernicolo rimane fermo sulla tessera che occupava.
- Praterie: nessun effetto. Il cavernicolo occupa la posizione.
Fine del gioco e vincitore
Il gioco termina quando tutti i dinosauri sono stati catturati
o sono non raggiungibili. Vince il giocatore che ha catturato
più dinosauri. In caso di parità vince chi ha catturato più:
- tirannosauri;
- stegosauri;
- brontosauri.
Gioco e progetto grafico: Gabriele Baggiani
Icons by: FastIcon.com
 con colla e forbici

55
con colla e forbici

56

"Math Trade"
Italiana
La Math Trade italiana è nata nel Febbraio 2011, viene
organizzata su Boardgamegeek a mesi alterni, ed è ormai
giunta alla sua nona edizione.
Si tratta di un sistema di scambio di giochi in scatola che
avviene a distanza tra un gruppo di persone.
Alla Math Trade di Febbraio 2012, hanno partecipato 44
utenti da tutta Italia, inserendo 353 giochi per lo scambio.
Questo sistema di scambio è chiamato Math Trade (scambio
matematico) poiché è gestito da un algoritmo, impostato per
soddisfare il maggior numero possibile di utenti (massimizzando il
numero degli scambi) ed operando sempre in modo da far ottenere
ai partecipanti soltanto giochi che loro stessi hanno indicato.
Nessuno scambio è casuale, partecipando alla Math Trade si
possono ottenere solo giochi che noi stessi abbiamo indicato
di voler ricevere in cambio di un vostro specifico titolo.
La Math Trade è un procedimento che si sviluppa in più fasi:
nella prima fase i partecipanti inseriscono nella lista numerata
i giochi che sono disposti a scambiare (senza ancora nessun
impegno: nella fase due possono cambiare idea e decidere di
non scambiare uno o più titoli).
La seconda fase scatta il giorno previsto per la chiusura
della lista: gli utenti avranno a questo punto due giorni per
indicare quali giochi della lista vogliono ricevere in cambio di
un proprio titolo (ad esempio: sono disposto ad inviare il mio
Carcassonne in cambio di Puerto Rico, inoltre sono disposto
ad inviare il mio Carcassonne o il mio Descent in cambio di
Agricola). Possono anche non indicare nulla, perché magari
57
non solo scatole
di Lorenzo Natalini
hanno cambiato idea o non c’è niente che sia di loro interesse.
Al termine della seconda fase, il moderatore avvia l'algoritmo
che come risultato genera il maggior numero possibile di
scambi tra gli utenti (esempio: Io invio Descent a Luca, Luca
invia Puerto Rico ad Andrea, Andrea invia Agricola a me).
Nella terza fase, ogni utente, in base al risultato della Math
Trade, contatta i destinatari dei propri titoli per avere il loro
indirizzo e spedisce i giochi.
I partecipanti riceveranno i giochi da loro indicati, in cambio
dei giochi che non volevano più, ma ovviamente se l'algoritmo
non è riuscito a far ottenere loro i titoli che volevano, non
dovranno inviare niente a nessuno.
Partecipare è semplice, anche per chi non ha familiarità con
Boardgamegeek. Ad ogni Math Trade italiana viene aperto un
thread di supporto, sempre in italiano, sia su Boardgamegeek che
sulla Tana dei Goblin, ad ogni edizione numerosi nuovi utenti vi si
presentano per ricevere aiuto per partecipare alle Math Trade.
Esiste una “Master List” delle Math Trade italiane, ovvero
una lista con tutti i collegamenti alle Math Trade passate che
viene aggiornata quando una nuova Math Trade ha inizio. Alla
pagina della Master List si può scoprire se ci sono Math Trade
in corso, inoltre ci si può iscrivere alla Master List (bisogna
essere iscritti a www.boardgamegeek.com) in modo da
ricevere automaticamente un avviso quando una nuova Math
Trade italiana è iniziata.
Questo è l’URL della Master List:
http://boardgamegeek.com/geeklist/64667/item/2097001
non solo scatole
di Fabrizio "Linx" Aspesi
Silvia, rimembri
ancora...
.. quello che pescò Gino 5 turni fa?
Vorrei parlarvi dei giochi che permettono ai giocatori di
ricordare cose che il gioco nasconde. Ovviamente non parlo di
Memory e cloni vari, ma di una moltitudine di giochi dove il
buon giocatore dovrebbe impiegare la memoria.
“Dovrebbe” e “buon giocatore” sono due parole chiave per
comprendere il discorso che vi sto per fare. Tutti sappiamo che
l’importante, nel giocare, è divertirsi. Ce lo siamo sentiti
ripetere fin da piccoli. Noi però sappiamo anche che il
divertimento sta nel cercare di sfruttare al meglio le
opportunità che il gioco che abbiamo davanti ci offre. Cioè, in
pratica, tendere il più possibile verso la vittoria. Per provare
soddisfazione non è sempre necessario raggiungerla ma avere
perlomeno la sensazione di avere fatto una buona partita, di
non avere compiuto sbagli grossolani di cui pentirsi. Se così è
stato la colpa della sconfitta può essere imputabile alla sorte
avversa o al gioco non prevedibile dei nostri avversari. La
nostra coscienza rimane leggera e possiamo portare con noi
una buona sensazione.
Ci sono giochi dove questa sensazione di “appagamento
nonostante la sconfitta” è decisamente difficile, se ci si ferma
a pensare a cosa il gioco richiederebbe per essere giocato
senza pesi sulla coscienza. Sto parlando dei giochi che, per
essere giocati al meglio, richiederebbero di ricordarsi tutto ciò
che si vede. Alcune volte ciò è intrinseco al tipo di gioco che si
58
è sviluppato e il designer non può fare a meno di accettare la
cosa e andare avanti. Altre volte invece ciò viene inserito per
scelta. E trovo che questo sia veramente irritante.
Gestione della memoria contro paralisi da analisi
Parlo in questo caso di quei giochi dove, per evitare che i
giocatori perdano tempo a conteggiare i propri punti e quelli
altrui o le proprie e altrui possibilità (quelli che definiamo
“giochi ad informazione aperta”), il designer sancisce che le
informazioni vengano, ad un certo punto, nascoste. Il
problema risiede nel fatto che quelle informazioni sono in
realtà registrabili da tutti e teoricamente memorizzabili.
Quindi il “buon giocatore”, per perseguire la sensazione di aver
fatto tutto il possibile, dovrebbe memorizzarle. La cosa è
teoricamente possibile, anche se praticamente inapplicabile.
Anche e soprattutto perché nessuno ha voglia di spaccarsi il
cervello per farlo mentre sta cercando di passare
piacevolmente il proprio tempo libero.
Quindi andrà a finire che registreremo in memoria solo
informazioni parziali, memorizzando cose che succedono solo
quando i criceti nel nostro cervello non sono
momentaneamente impegnati ad elaborare strategie o a
pensare divertenti corbellerie da dire per allietare
maggiormente la serata.
Quando quindi ci troveremo nella situazione che il designer
ha cercato di evitare, il punto dove ci sentiamo di dover
calcolare chi è il nostro più diretto
avversario o colui il quale potrebbe
trarre vantaggio o svantaggio dalle
nostre mosse, lo faremo ugualmente
basandoci su dati stimati, scegliendo
il nostro avversario sulla base di
sensazioni e causando l’altrui vittoria
o sconfitta non sulla base di errati
calcoli o sull’evidente impossibilità di
recuperare la nostra condizione di
svantaggio, ma semplicemente su
una stima errata. Alla fine della
partita avremo le recriminazioni di
chi poteva vincere e non ha potuto a
causa di valutazioni lontane dal vero
e i nostri sensi di colpa nell’averlo
permesso. Il vincitore invece si vedrà
non solo scatole
portar via parte del merito e della vittoria. Saremo tutti
mediamente più infelici.
Quindi mi appello qui a tutti e 5 i designer che mi leggono:
se volete che le informazioni non siano a tutti disponibili fate
in modo che non lo siano mai durante la partita, se ci riuscite:
evitate di farle nascondere successivamente! Meglio la paralisi
da analisi! Lì almeno possiamo far pressione al tavolo contro
chi abusa del tempo altrui o tutt’al più risolvere con una
clessidra!
Il lungo pensatore in quel caso sarà l’unico a sentirsi a
disagio, in caso di vittoria, per essersi avvantaggiato di un
tempo maggiore. Gli altri potranno invece alleggerire il peso
della propria sconfitta pensando al fatto che lo scontro è stato
impari, visto che si sono concessi l’handicap di un minor
tempo per pensare.
Riabilitazione della categoria
Nonostante questo problema di soddisfazione finale che
mina il valore di questi titoli spesso le altre qualità che
possiedono li rendono validi ai nostri occhi e la voglia di
giocarli rimane (nella speranza che, con il progredire
dell’esperienza dei giocatori, le stime prima o poi concordino
con la realtà).
Esiste però già un modo di giocarli che porta alla luce tutto
il loro potenziale: il gioco online a turni. Il fatto che una
partita possa essere portata a termine anche a distanza di
giorni e il non poter quindi richiedere ai giocatori di ricordarsi
alcunché ha portato gli sviluppatori a correggere
involontariamente l’errore inserendo spesso all’interno del
programma che gestisce il gioco una “memoria perfetta” a
disposizione dei giocatori al tavolo. Il computer perciò ricorda
per noi molte delle informazioni che ci torneranno utili per
giocare al meglio. In taluni casi vedremo che diventerà vitale
ricorrere continuamente a questa memoria per essere un buon
giocatore.
L’esempio più notevole di ciò l’ho avuto nel momento in cui
ho sperimentato online Dragonheart, quello che giocato dal
vivo è un simpatico giochino per 2 da portare a termine in 10
minuti.
La sua essenza è quella di un gioco di prese. Ogni giocatore
ha un identico mazzetto (importantissimo particolare per
quello che mostrerò in futuro) di carte. Ogni carta ha un
valore in punti per chi l’avrà nel suo mazzo preso a fine gioco
e un’illustrazione rappresentante un’arciere, un drago, una
principessa a cavallo, un troll, un drago, una nave, un fante o
un minatore.
Il gioco funziona sul principio del classico forbice, carta,
sasso con certe figure che possono prenderne altre calate per
essere poi prese a loro volta, anche se le modalità di presa
sono leggermente più varie e complicate da regole secondarie
che rendono il gioco intrigante, seppur semplice da spiegare.
Quello che pare un gioco leggero, tattico e fortemente in
mano al caso (rappresentato dalle carte pescate) si rivela
59
invece fortemente strategico, in quanto il caso può essere
incanalato e ridimensionato il più delle volte, almeno quando
lo giocate su yucata.de. La differenza la fa quella parte di
programma che ti ricorda quali carte rimangono a te e al tuo
avversario da pescare dal mazzo. Nel gioco esistono infatti
carte più o meno forti a seconda della loro capacità di presa.
Questa differenza è quella che fa sembrare il gioco in balia
della fortuna nella pescata. Se avete un tesoro, per esempio,
non potrete mai prendere niente, perché è la carta più in
basso nella catena di valori. Allo stesso tempo, però, l’aver
pescato un tesoro ora comporta maggiori probabilità di
pescare una carta più utile in futuro.
Il gioco così cambia forma. Mentre normalmente saresti
felice di prendere una carta, adesso diventi titubante. Spreco il
mio drago ora su quel tesoro da 2 o aspetto che ci sia
qualcosa di più polposo in gioco? Il gioco vira spesso sul
tentare di far sprecare carte importanti agli altri per poi usare
le proprie in modo più pesante e proficuo dopo. Al contempo
c’è anche un meccanismo di fine gioco che dipende dalle
azioni dei giocatori che richiedono siano giocate 9 carte nave.
(più di quante un giocatore ne abbia nel mazzo). Un giocatore
in svantaggio cercherà quindi di non giocare carte nave,
obbligando l’avversario a giocare fin quando le proprie carte
buone ancora nel mazzo verranno pescate, rilanciando
recuperi spesso impensabili.
Senza però la completa conoscenza di cosa rimane ancora
da pescare nei mazzi, giocare in modo da poter recuperare un
deciso svantaggio iniziale è un miraggio, per chi prova questo
titolo dal vivo.
Riabbiamo così, conclusasi la partita, una piacevole
sensazione di aver fatto tutto il possibile e di aver giocato una
buona partita, anche se alla fine la vittoria è andata al nostro
avversario.

Intervista a
Phil Eklund
[Nand] Hello Phil, welcome to ILSA. First, please
tell us a few words about yourself. What do you do,
and what are your interests outside of the gaming
world.
[Phil] For most of the last 32 years I was a rocket
scientist working on space vehicles such as EKV. But as
of this year, 2012, I am retired to Germany, land of
boardgames. I work on Sierra Madre Games full-time in
Karlsruhe. My interest is philosophy, especially the
branches of philosophy known as the sciences: history,
epistemology, physics, metaphysics, anthropology,
biology, ecology, astrophysics, psychology, politics,
simulations. Yes, I consider these all to be sciences.
History, for example, is the study of man by his past
actions. Politics, the study of social systems, to discover
the principles of the proper method on how to get along
with each other.
[Nand] What was your path as a player? You
immediately began to design games, or was
something that came only after many games to other
titles?
[Phil] This is something of a strength and something
of a weakness, but I seldom play games of other titles.
[Nand] Usually we ask to a designer if in the
creative process it comes first theme or mechanics.
With you it's an obvious question, the theme is
completely dominant, so I'll ask you in general how
you choose the subject of a game.
[Phil] My subjects are the sciences, but more
important that the subject is the plot-theme. The plot-
theme in the new High Frontier Interstellar, for example,
is the weaning of mankind from the Earth. A game is
like a novel: it has a plot (i.e. a goal for the
protagonists), obstacles to overcome, and success/failure
in the climax.
Games can be thought of as grand universal sweeps,
60
oltre i confini
di Andrea "Nand" Nini
[Nand] Ciao Phil, benvenuto su ILSA. Per prima
cosa, parlaci di te: che lavoro fai, e quali sono i tuoi
interessi al di fuori del mondo del gioco.
[Phil] Per la maggior parte degli ultimi 32 anni sono
stato uno scienziato missilistico e ho lavorato su veicoli
spaziali come l’EKV (NdT: un progetto per
l’intercettazione di missili balistici intercontinentali). Da
quest’anno, il 2012, mi sono trasferito in Germania, la
terra dei giochi da tavolo. Lavoro a tempo pieno sui
giochi della Sierra Madre Games qui a Karlsruhe. Il mio
interesse principale è la filosofia, specialmente i rami
della filosofia conosciuti come scienze: storia,
epistemologia, fisica, metafisica, antropologia, biologia,
politica, simulazioni. Sì, considero tutte queste delle
scienze. La storia, per esempio, è lo studio dell’uomo
basato sulle sue azioni passate. La politica è lo studio
dei sistemi sociali, per scoprire i principi dei metodi
appropriati su come convivere assieme.
[Nand] Qual è stato il tuo percorso come
giocatore? Hai iniziato immediatamente a creare
giochi, o è stato qualcosa che è venuto solo dopo
aver giocato molto ad altri titoli?
[Phil] Questo aspetto è sia un vantaggio che uno
svantaggio, ma raramente gioco a qualcosa che non ho
creato io.
[Nand] Solitamente chiediamo agli inventori se nel
processo creativo partono dall’ambientazione o dalle
meccaniche. Nel tuo caso è una domanda ovvia: il
tema è completamente dominante, per cui ti
chiederò in generale come scegli il soggetto di un
gioco.
[Phil] I miei soggetti sono le scienze, ma più
importanti del soggetto sono le tematiche della trama.
Ad esempio, la trama che funge da tematica per il nuovo
High Frontier Interstellar è l’esodo dell’umanità dal
pianeta Terra. Un gioco è come un romanzo: ha una
trama (cioè un obbiettivo per i protagonisti), ostacoli da
superare e il successo/fallimento alla conclusione.
oltre i confini
or local slices of life. Obviously I prefer the former in
simulations. Integration rather than analysis. Science is
often thought of as being heavily analytical. But equally
important is synthesis - integrating various disparate
phenomena into one set of rules. Newton did this when
he integrated the motion of the moon and the motion
of a falling apple into one Law - the law of gravitation. I
did this with Origins, the first game to integrate
psychology into civilization simulations.
[Nand] What do you think about the random
factors in a game? There must be a limit or, a
simulation game must be as close as possible to
reality? In other word, how do you manage chaotic
elements of reality in a game setting?
[Phil] In science, there are no truly random factors,
just variables that are out of the experimenter's hands.
In simulation games, factors that are out of the player's
hands must be cleanly separated from what is in their
control. It would never do, for instance, for the players
to be able to influence when an asteroid pelts the Earth!
[Nand] Boardgames are a complex form of
entertainment, and aren't immediately accessible like
books, movies or videogames. Videogames in the
recent years have imposed themselves over the
others (and eroded boardgames' public). Have you
ever thought about the advantages of using
computers as platforms for (your) games?
[Phil] I once programmed my game Insecta (I think it
was in Apple Basic), and even sold a few copies. And
reprogrammed it in Java, years later. But really, I have
never seriously considered using this genre. I am in the
business of getting persons connected with the world
around them, not divorced from it.
[Nand] After Bios Megafauna (published in Essen
2011), what are your future plans?
[Phil] I am working on two projects: High Frontier
Interstellar, an expansion to High Frontier that takes
mankind to the stars. And investigates the reasons for
doing so, and what man might be like in the more
distant future. And Pax Porfiriano, a historical card
game about empire-building in pre-revolutionary
61
I giochi possono essere pensati come visioni d’insieme
universali, o specifici spaccati di vita. Ovviamente io
preferisco la prima visione nelle simulazioni.
Integrazione piuttosto che analisi. La scienza spesso
viene vista come fortemente analitica. Ma è ugualmente
importante la sintesi, integrando vari fenomeni
differenti in un insieme di regole. Newton ha fatto
questo quando ha integrato il moto della Luna e il moto
di una mela che cadeva in un'unica Legge – la legge di
gravità. Ho fatto questo con Origins, il primo gioco che
ha integrato la psicologia in una simulazione della
civilizzazione.
[Nand] Cosa ne pensi dei fattori casuali in un
gioco? Ci deve essere un limite o una simulazione
deve essere il più aderente possibile alla realtà?
Ovvero, come gestisci gli elementi caotici della realtà
nell’ambiente di gioco?
[Phil] Nella scienza non ci sono fattori realmente
casuali, solo variabili che sono al di fuori del controllo
dello sperimentatore. Nei giochi di simulazione i fattori
che sono al di là del controllo dei giocatori devono
essere chiaramente separati da quelli sotto il loro
controllo. Per fare un esempio, non darei mai ai
giocatori la possibilità di decidere quando un asteroide
colpirà la Terra!
[Nand] I giochi da tavolo sono una complessa
forma di divertimento, e non sono accessibili come i
libri, i film e i videogiochi. Recentemente i
videogiochi si sono imposti sugli altri (e hanno eroso
lo spazio occupato dai giochi da tavolo). Hai mai
pensato ai vantaggi di utilizzare i computer come
piattaforme per i (tuoi) giochi?
[Phil] Ho realizzato una versione per computer del mio
gioco Insecta (penso fosse in Apple Basic), e ne ho
anche venduto alcune copie. E ne ho realizzato una
versione in Java, alcuni anni più tardi. Ma non ho mai
pensato seriamente a questo genere di progetti. Il mio
obiettivo è connettere le persone col mondo intorno a
loro, non dividerle da quest’ultimo.
[Nand] Dopo Bios Megafauna (presentato a Essen
2011), quali sono i tuoi piani per il futuro?
[Phil] Sto lavorando su due progetti: High Frontier
Interstellar, un’espansione di High Frontier che porterà
l’umanità verso le stelle. E studierà le motivazioni che la
spingeranno a farlo, e che cosa l’uomo diventerà nel
lontano futuro. L’altro progetto sarà “Pax Porfiriano”, un
gioco di carte storico sulla creazione di imperi nel

Mexico. This is a Euro card version of the first Sierra
Madre Games: Lords of the Sierra Madre. Contact me at
phileklund@gmail.com if you are interested in
playtesting these games. Also in the wings is Bios
Genesis, a agame about the origins of life. The Bios
series, I will add, covers the entire 4.5 billion year sweep
of history of the planet Earth and the Solar System, and
with High Frontier Interstellar will extend to other star
systems as well. The sequence is Bios Genesis (2013?),
Bios Insecta (2014?), Bios Megafauna, Origins, High
Frontier, High Frontier Interstellar (2012?). There are
rules in each game for integrating the game into the
next in the series.
[Nand] Playing your games you always learn
something new. Have you thought of proposing them
as educational tools to schools / universities? Or
maybe you know they are already used in this way?
[Phil] Both me and my son Matt are part-time
teachers, and we both use heavily-adapted games in
various classes such as southwestern history,
entomology, biology, marine biology, anthropology. This
is in America, but here in Europe I am working to
integrate games with institutes of learning. Among
them is Dr. Isabel Braun of Studienreformprozess
Karlsruhe zur Transformation des Ingenieurstudiums
(Projekt SKATING), and Dr. Hayo Siemsen of the Spielen
und Wissenschftliches Lernen. The first is investigating
how to obtain better engineering students in Germany,
and the second is a workshop on science and
boardgames being held May 11, 2012 in the Saarland.
Contact me at phileklund@gmail.com if you are
interested in either of these projects.
[Nand] Among your creations, the one that have
me puzzled more is "The Artifact". It seems to me
that it has some role-play elements (I didn't have
this game), do you ever thinked about creating other
games like it (or full role-playing games), or it was
an unique item?
[Phil] The game you mentioned was born from a
unique alignment of the planets. Neal Sofge of Fat
Messiah games had a map overprinting of their
successful solitaire game, Last Frontier (now long OOP),
and my son Matt had ideas about how to use four
spaceship maps for a four-way blind game using Last
Frontier. The result was an intense tightly-balanced
game of trying to figure out who the other players are,
62
oltre i confini
Messico pre-rivoluzionario. Questa sarà la versione Euro
e di carte del primo gioco della Sierra Madre Games:
“Lords of the Sierra Madre”. Contattatemi a
phileklund@gmail.com se siete interessati a testare
questi giochi. Sulle rampe di partenza c’è anche Bios
Genesis, un gioco sulle origini della vita. Posso
aggiungere che la serie Bios contemplerà tutti i 4,5
miliardi di anni della vita della Terra e del Sistema
Solare, e con High Frontier Interstellar si estenderà
anche ad altri sistemi solari. La serie sarà composta da:
Bios Genesis (2013?), Bios Insecta (2014?), Bios
Megafauna, Origins, High Frontier, High Frontier
Interstellar (2012?). Ci saranno regole in ogni gioco per
integrarlo con il successivo della serie.
[Nand] In ogni partita ai tuoi giochi si impara
qualcosa di nuovo. Hai pensato di proporli come
strumenti educativi a scuole o università? O forse sei
a conoscenza che vengano già utilizzati in questo
modo?
[Phil] Sia io che mio figlio Matt siamo insegnanti
part-time, ed entrambi utilizziamo giochi (adattandoli
molto) in diversi corsi di storia, entomologia, biologia,
biologia marina e antropologia. Questo in America, ma
qui in Europa sto lavorando per integrare giochi negli
istituti. Sto collaborando con la Dott.ssa Isabel Braun
dello Studienreformprozess Karlsruhe zur
Transformation des Ingenieurstudiums (progetto
SKATING), e il Dott. Hayo Siemsen dello Spielen und
Wissenschftliches Lernen. Il primo progetto si occupa di
come migliorare la formazione degli studenti di
ingegneria in Germania, mentre il secondo è un
laboratorio di scienza e giochi da tavolo che si terrà nel
Saarland l’11 maggio 2012. Se siete interessati a uno di
questi progetti contattatemi a phileklund@gmail.com.
[Nand] Tra le tue creazioni, quella che mi ha
maggiormente stupito è stata “The Artifact”. Mi
sembra che abbia alcuni elementi da gioco di ruolo
(non possiedo questo gioco), hai mai pensato a
creare altri giochi come questo (o veri giochi di
ruolo), o è stata un’esperienza solitaria?
[Phil] Il gioco che hai citato è nato grazie ad un
allineamento di pianeti veramente unico. Neal Sofge
della “Fat Messiah Games” aveva un surplus di mappe
proveniente dal suo solitario di successo “Last Frontier”
(fuori produzione da molto), e mio figlio Matt aveva
delle idee su come utilizzare quattro mappe di astronavi
da Last Frontier per un gioco per quattro giocatori (nel
quale ognuno faceva mosse all’insaputa di tutti gli altri).
oltre i confini
and what their motives are. Matt called it "the last real
game", Band he ran it at the LAX convention for years.
But it took a special person to act as the moderator,
plus 3 to 5 players, and was hard to get "The Artifact" to
the table. The players were sometimes flummoxed
afterwards, to discover what was really going on (which
changes for every game). Some could not believe that all
the characters they met and negotiated with were run
by other players; they assumed that they were meeting
judge-run characters. I would love to do this type of
game again, but it would require another planetary
conjunction to pull it together.
[Nand] Do you play often? Which are your favorite
games (yours or from other authors)?
[Phil] My favorite game is Origins, now practically out
of print - only two dozen copies left. This epic game
attempted the ambitious goal of covering everything
that makes us human, from the origins of fire to the
origins of consciousness to the origins of the Space
Shuttle, by integrating great books such as Guns, Germs,
and Steel by Diamond, The Origins of Subconsciousness
in the Breakdown of the Bicameral Mind by Jaynes, and
The Prehistory of the Mind by Mithen. This is the only
boardgame to attempt such a synthesis of mind,
technology, and politics.
[Nand] Do you have some advice for aspiring
authors?
[Phil] I will echo what I said about a game being a
work of art like a novel. By Art I do not mean great
illustrations, both novels and games can be great
artforms without illustrations. I mean that both a novel
and a game are representations of reality that offer
something of the artist's sense of life. So to be a great
artist, you must have a sense of life - an emotional
appraisal of man and of existence. A sense of life sets
the nature of your emotional responses and the essence
of your character. If you have this in everything you
produce, you have identity, which will set your place in
the grand market of ideas. Specific techniques for fame
or fortune are trite compared to this advice.
[Nand] Thank Phil for your time. We'll wait eagerly
your next titles.
63
Il risultato è stato un gioco intenso, finemente bilanciato e nel
quale ogni giocatore cercava di scoprire quale ruolo ricoprissero
gli altri, e quali fossero i loro scopi. Matt l’ha chiamato “L’ultimo
vero gioco”, e lo ha fatto giocare per molti anni alla convention
di Los Angeles. Ma aveva bisogno di un moderatore e da 3 a 5
giocatori, per cui risultava difficile portare “The Artifact” sul
tavolo. I giocatori qualche volta erano stupiti, a fine partita, di
scoprire che cosa era realmente successo (ogni partita gli
avvenimenti erano differenti). Qualcuno non poteva credere che
tutti i personaggi che aveva incontrato e con cui aveva trattato
durante la partita fossero gestiti dagli altri giocatori; pensava
che fossero gestiti dal moderatore. Mi piacerebbe rifare un gioco
di questo tipo, ma ci sarebbe bisogno di un altro allineamento
planetario per rimettere assieme tutti gli elementi.
[Nand] Giochi spesso? Quali sono i tuoi giochi
preferiti (tuoi o di altri autori)?
[Phil] Il mio gioco preferito è Origins, ora praticamente
fuori commercio – ne rimangono soltanto due dozzine di
copie. L’obiettivo ambizioso di questo gioco epico è
quello di considerare ogni elemento che ci rende umani,
dall’origine del fuoco, alle origini della coscienza, fino
alle origini dello Space Shuttle, integrando grandi testi
come “Armi, acciaio e malattie” di Diamond, “Il crollo
della mente bicamerale e l'origine della coscienza” di
Jaynes e “La preistoria della mente” di Mithen. Questo è
l’unico gioco da tavolo che tenta una tale sintesi di
mente, tecnologia e politiche.
[Nand] Hai qualche consiglio per gli aspiranti
autori?
[Phil] Ti riporterò quanto ho già detto riguardo ai
giochi, che considero come opere d’arte allo stesso
livello dei racconti. Per Arte non intendo a livello visivo,
sia i racconti che i giochi possono essere grandi
espressioni dell’arte senza avere illustrazioni. Intendo
dire che sia i racconti che i giochi sono rappresentazioni
della realtà che mostrano una visione dell’autore del
senso della vita. Così, per essere un grande artista, si
deve avere una visione del senso della vita – un
apprezzamento emozionale dell’uomo e dell’esistenza. Il
senso della vita forma la natura delle risposte emotive e
l’essenza del vostro carattere. Se ponete questo in tutto
quello che create, avrete un’identità, che vi posizionerà
nel grande mercato delle idee. Tecniche specifiche che
portano alla fama o alla fortuna sono aspetti secondari
rispetto a questo consiglio.
[Nand] Grazie Phil per il tempo che ci hai dedicato.
Siamo tutti in attesa delle tue prossime realizzazioni.
l'altro editoriale
di Fabio "fab!o" Cambiaghi

Gratificazione?
Premi qui
P
er lo più gioco è competizione. Genuina ed equa se volete ma sempre competizione. Nulla di male in questo, sia
chiaro, quando il fine è alto, ovvero stimolare la ricerca della qualità, quel grado di compiacimento personale che
ci fa dire di aver fatto un buon lavoro, una buona partita o anche solo una buona mossa. Quando cioè
riconosciamo un valore intrinseco in ciò che facciamo e questo ci procura soddisfazione. Il bisogno di ottenere un
riconoscimento è la brutta deviazione da queste buone abitudini, bisogno per lo più indotto dalle dinamiche della società in
cui viviamo che ci intrappola in uno schema infelice: ciò che facciamo non va bene perché lo amiamo, perché lo facciamo in
modo perfetto e di qualità, ma perché è necessario che la società ci ricompensi con premi e medaglie d’oro.
Il mondo del gioco da tavolo non si scosta da questa logica. Certo il valore di certi premi, quelli importanti
perché radicati nella tradizione di una cultura ludica coltivata da decenni, è innegabile se non altro per il loro
impatto commerciale, basti pensare allo Spiel des Jahres, il gioco dell'anno tedesco, capace con la sola nomination
di portare il numero di copie vendute di un gioco da poche migliaia ad oltre diecimila facendo raggiungere tirature
che superano le centinaia di migliaia di copie ai suoi vincitori. Ma quanti sono i premi che possono vantare un
impatto come questo? Il collegamento con la letteratura si accende spontaneo ed echeggiano nomi altisonanti
come Strega, Campiello, Bancarella. Quanti di voi direbbero che i premi letterari italiani sono oltre milleottocento?
Molti di loro, la maggior parte direi, non tolgono e non mettono nulla in più nel mondo della letteratura. Il sospetto
che lo stesso rischio lo si corra anche nel nostro piccolo cantuccio del gioco da tavolo non tarda ad arrivare
osservando la pletora di premianti sedicenti esperti che si affrettano ad ideare blasoni e coccarde. Siamo circondati
da premi: le manifestazioni istituiscono il loro premio, lo stesso fanno i siti che parlano di gioco da tavolo, sembra
che persino i blog più personali non possano più fare a meno di dar vita ad una qualche sorta di alloro.
Verrebbe da chiedersi a questo punto chi abbia l’autorità di premiare ma soprattutto quale importanza sia giusto
dare a questi premi. La questione è seria ed è una questione di valore aggiunto. Posto che ci si lasci abbracciare
dalla logica del premio (non è scontato, taluni letterati hanno persino rifiutato il nobel), la prima domanda che
dovrebbe porsi chi decide di istituire un premio dovrebbe riguardare appunto il valore aggiunto che quel
riconoscimento può assicurare. Allo stesso modo ogni giocatore dovrebbe tentare di intuire quella valutazione per
stabilire che importanza dare a questa o a quella coccarda con l’amara consapevolezza che, come per la
letteratura, la maggior parte dei premi non tolgono e non mettono nulla in più nel mondo del gioco da tavolo.
Ma se il valore aggiunto procurato da un premio è nullo perché attribuirlo? Ecco il paradosso, a volte il premio
diventa importante più per chi rivendica il diritto di assegnarlo che per chi lo riceve, rischia quindi di diventare una
passerella non per i premiati ma per gli organizzatori e per le giurie che con l’istituzione del premio spesso
sanciscono in totale autonomia la loro autorità ad esprimere un giudizio pur con la malcelata incompetenza
tecnica che emerge poi dagli esiti di alcune premiazioni o dalle non insignificanti pecche organizzative. Se quindi
esistono premi dignitosi, altri fanno ridere se non altro per gli errori e le sviste di cui si macchiano le giurie
sospettabili talvolta di aver assegnato un riconoscimento soltanto sulla base del sentito dire ossia senza mai aver
nemmeno giocato i giochi sui quali esprimono un giudizio. Sempre che la giuria abbia un peso ovviamente, visto
che non di rado è sostituita, completamente o in parte, da un voto popolare raccolto con discutibili controlli
sull’onestà dei votanti, per tacere poi della loro competenza. Tutto questo nel caso più felice, quando cioè l’editore
non si sostituisce alla preparazione tecnica della giuria. Non me ne vogliano gli organizzatori ora, ma trovare “Sit
Gloria Romae” premiato tra i giochi veloci e “7 Wonders” tra i giochi impegnati all’interno dello stesso concorso è
esempio eclatante di ciò che dico, tanto quanto veder premiato nel 2011 un gioco del 2005 o “Florenza” come
miglior progetto editoriale considerando i gravi problemi ergonomici che si porta dietro.
Il premio, amato o odiato, agognato o bistrattato, certamente nato con la nobile intenzione di promuovere il
gioco rischia quindi, sovente, di diventare un’iniziativa autoreferenziale alla quale andrebbe riservato più che altro
un atteggiamento di divertita tolleranza e nulla più. Almeno questo è il mio consiglio.

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 in fila per uno

Giochi Preistorici
secondo BoardGameGeek (aggiornati al 17/06/2012)

Questa classifica è stata realizzata selezionando i giochi che appartengono alla categoria "Prehistoric" ovvero sono ambientati
in epoche precedenti l'invenzione della scrittura.

Dominant Species BGG rank: 21° (media 7.94 - 4433 voti)

1 di Chad Jensen; Filosofia Édition, GMT Games, Udo Grebe Gamedesign. 2010
Giocatori: 2-6
Categorie: Animals, Environmental, Prehistoric
Stone Age BGG rank: 29° (media 7,72 - 13607 voti)

2 di Bernd Brunnhofer; 999 Games, Filosofia Édition, Hans im Glück, Rio Grande Games, Stupor Mundi, 2008
Giocatori: 2-4
Categorie: Prehistoric
Carcassonne: Hunters and Gatherers BGG rank: 207° (media 7,19 - 7070 voti)

3 di Klaus-Jürgen Wrede; 999 Games, Hans im Glück, Rio Grande Games, 2002
Giocatori: 2-5
Categorie: Prehistoric
Primordial Soup BGG rank: 284° (media 7,08 - 3245 voti)

4 di Doris Matthäus, Frank Nestel; Doris & Frank, Wargames Club Publishing, Z-Man Games, 1997
Giocatori: 3-4
Categorie: Prehistoric
Evo BGG rank: 345° (media 6,98 - 3472 voti)

5 di Philippe Keyaerts; Asmodee, Descartes Editeur, Eurogames, Smart Ltd, 2001

Giocatori: 3-5
Categorie: Animals, Prehistoric, Science Fiction
Power Grid: The First Sparks BGG rank: 392° (media 7,15 - 1257 voti)

6 di Friedemann Friese; 2F-Spiele, 999 Games, Filosofia Édition, Rio Grande Games, 2011
Giocatori: 2-6
Categorie: Animals, Economic, Prehistoric
The Settlers of the Stone Age BGG rank: 680° (media 6,70 - 1692 voti)

7 di Klaus Teuber; 999 Games, Kosmos, Mayfair Games, 2002

Giocatori: 3-4
Categorie: Civilization, Negotiation, Prehistoric
Clans BGG rank: 702° (media 6,57 - 3477 voti)

8
di Leo Colovini; Rio Grande Games, Venice Connection, Winning Moves, 2002
Giocatori: 2-4
Categorie: Abstract Strategy, Bluffing, Deduction, Prehistoric
Wildlife BGG rank: 749° (media 6,73 - 1175 voti)

9
di Wolfgang Kramer; Clementoni, Überplay, 2002
Giocatori: 2-6
Categorie: Animals, Prehistoric
Trias BGG rank: 826° (media 6,58 - 1581 voti)

10
di Ralf Lehmkuhl; Gecko Games, Rio Grande Games, Tilsit, 2002
Giocatori: 2-5
Categorie: Animals, Prehistoric
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 In questo numero abbiamo parlato di:

EVO
Stone Age
American Megafauna
Bios Megafauna
Clans
Trias
Origins
Dominant Species
Power Grid: the First Sparks
Wildlife
Primordial Soup
Caveman
Valley of the Mammoths
Urland
Mammoth Hunters
Carcassonne: Hunters & Gatherers
Santa Cruz
Takenoko
Rapa Nui
Kingdom of Solomon
The City

www.ilsa0magazine.net
numero 16