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IL DIRITTO INDUSTRIALE

Materia soggetta a molte riforme, ha rilevanza nazionale e internazionale.


Questo disciplina riguarda fondamentalmente i paesi ad alto sviluppo economico e industriale che vedono i
maggiori guadagni nella produzione di idee, piuttosto che in nella produzione fisica, che viene invece decentrata
verso i Paesi in via di sviluppo.

Per favorire la formazione e la conservazione della CLIENTELA l’imprenditore ha interesse che vengano distinti la
sua impresa, i suoi stabilimenti e i suoi prodotti da quelli degli altri imprenditori perciò adotta dei segni distintivi.
La disciplina dei segni distintivi mira a regolare la concorrenza tra imprenditori, rendendo così più facile ai
consumatori la distinzione tra le diverse imprese in concorrenza ed i loro prodotti.
I segni distintivi sul piano legislativo sono accomunati alle invenzioni industriali essendo entrambi qualificati come

DIRITTI DI PROPRIETÀ INDUSTRIALE


La disciplina dei diritti di proprietà industriale comprende:
 lo studio dei SEGNI DISTINTIVI (ditta marchio insegna e i nomi a dominio aziendale-> su internet con registrazione)
 la disciplina delle invenzioni industriali che si acquistano tramite il BREVETTO.
 altre FATTISPECIE che vengono accomunate come classificazione dei diritti di proprietà industriale.
es. le denominazioni di origini, il segreto industriale ecc.

Alcuni diritti sono disciplinati dal C.c., altri dal C.c. e da leggi speciali, altri ancora solo da leggi speciali.
Fino al 2005 vi erano una serie di leggi risalenti al ‘39 – ‘42 e ciascuna si occupava della disciplina di uno solo di
questi diritti es. legge marchi disciplinava i diritti sui marchi.

Queste leggi sono state gradualmente modificate in seguito al recepimento delle direttive comunitarie.
Con il D. Lgs. del 2005 è stato emanato il CODICE DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE, un testo unico che prevede
l’abrogazione di tutte le leggi speciali e l’inserimento delle loro discipline nel Codice, alcune modifiche sono state
sostanziali e sono state inserite tutte quelle fattispecie che non erano disciplinate.

I SEGNI DISTINTIVI
Sono disciplinati nel Codice Civile.
Sono anche classificati come diritti di proprietà industriale nel codice della proprietà industriale.
= Strumenti utilizzati dall’imprenditore per distinguere i propri prodotti o la propria attività d’impresa e i propri
locali commerciali da quelli dei concorrenti, in modo che si possa creare un rapporto tra imprenditore produttore
di determinati beni e consumatori, senza che quest’ultimi vengano ingannati sulla provenienza dei beni stessi.
T Possono essere trasferiti, quindi venduti ad altri soggetti. Es. marchio che ha una grossa attrattiva possiede un
u valore economico intrinseco che l’imprenditore può ottenere se decide di cederlo.
t
e PRINCIPIO DELLA LIBERTÀ NELLA SCELTA DEL SEGNO  in linea di massima possono essere liberamente scelti salvo il
l
rispetto di alcuni limiti imposti dal legislatore.
a
DIRITTO ALL’USO ESCLUSIVO DEI SEGNI  solo il titolare del diritto può utilizzarlo e può impedirne ad altri soggetti l’uso.
g Si tratta di un’esclusività relativa, si può cioè impedire di usare lo stesso segno distintivo quando l’utilizzo può
i
causare confusione nei consumatori. Il diritto vale quando gli imprenditori producono beni appartenenti alla
u
d
stessa classe merceologica. Se non si verifica questa situazione potranno utilizzare entrambi lo stesso segno.
i Questa regola presenta delle eccezioni per i Marchi celebri.
z
i I segni distintivi sono considerati diritti di proprietà industriale perché sono classificati come beni, secondo parte
a
della dottrina, immateriali, quindi intangibili. In quanto tali, pur non essendo considerati materialmente visibili, su
r
i di essi grava un diritto di proprietà analogo a quello dei beni reali. Sono sottoposti ad una disciplina analoga.
a
DITTA
Disciplinata nel Codice Civile all’art 2563 e seguenti
= nome commerciale dell’imprenditore, con cui esercita l’impresa, che viene utilizzato per operare sul mercato.
La Ditta può essere scelta dall’imprenditore, o qualora non fosse scelta, corrisponderebbe esattamente al suo
nome civile (nome e cognome).

Interpretazioni sulla ditta:


Teoria soggettiva  lega la ditta all’imprenditore perche nella sigla deve usare una dicitura che lo individua.
Teoria oggettiva  la ditta individua l’azienda di quel determinato imprenditore.
Si tratta di una disciplina ambivalente. Es. l’imprenditore per porre in essere l’attività utilizza il proprio nome e
cognome questa avvalla la teoria soggettiva; ma ci sono anche regole che ammettono il trasferimento della ditta
rendendola così una prerogativa oggettiva. Bisogna valutare caso per caso.

Principi a cui la ditta è sottoposta:


PRINCIPIO DI VERITÀ  rispettato ogni qualvolta l’imprenditore utilizza come ditta il proprio nome, o il cognome, o le
sue iniziali. Lo scopo è che la ditta venga associata ad una determinata persona.
PRINCIPIO DI NOVITÀ  non deve essere uguale e neppure simile alla ditta utilizzata da un altro imprenditore, Lo
scopo è di evitare che vi sia rischio di confusione tra i due imprenditori, questo accade quando oggetto o
ubicazione dell’attività d’impresa posso effettivamente causare confusione nei consumatori. (Cessare l’uso)
∃ PRINCIPIO DI LICEITÀ Non viene espressamente richiesto che la ditta sia anche lecita cioè che non contenga
espressioni contrarie alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume. Tuttavia esiste un principio generale che fa
riferimento a tutti i segni distintivi, e alcune caratteristiche devono considerarsi ricorrente anche la legge non le
prevede espressamente. Per questo si ritiene che anche la ditta debba essere lecita.
Per risolvere il problema che sorge quando due imprenditori hanno lo stesso nome civile non è richiesta
solamente la ditta patronimica. La ditta può essere formata da due parti:
una che è espressiva del principio di verità (nome o sigla riconducibile al nome dell’imprenditore)
una che si forma liberamente in grado di differenziare l’attività da quelli da imprenditori omonimi.

Caratteristiche della Ditta:


ORIGINARIA  quando viene formata dall’imprenditore che inizia la sua attività d’impresa.
DERIVATA  è possibile trasferire la ditta (per cui non vale più il principio di verità)
Atto tra vivi  può essere trasferita solo unitariamente all’azienda.
Non si può trasferire la ditta se non si trasferisce anche l’azienda, ma non viceversa.
Il trasferimento della ditta avviene solo su espresso consenso dell’alienante.
Mortis Causa  colui che è erede dell’azienda diverrà automaticamente anche erede della ditta.
Il testatore, può però prevedere diversamente. In questo caso deve essere espressamente
esclusa dal testamento la possibilità di un trasferimento della ditta.

Quando l’azienda viene acquistata per contratto o per successione mortis causa il principio di verità non viene più
rispettato assumendo solo una valenza storica, consentendoci di risalire a chi era il titolare originario.
Può creare problemi per i creditori, a tutela dei terzi la giurisprudenza fa rispondere delle obbligazioni assunte
dall’acquirente della ditta anche il titolare originario se il terzo in buona fede credeva che il contratto si stava
concludendo con il lui e non con il nuovo titolare.

L’imprenditore che per primo registra una certa ditta ha uso esclusivo, quindi può pretendere la modifica qualora
anche altri imprenditori la utilizzino. Modifica che non può portare all’eliminazione del cognome del secondo.
Ha scopo prettamente giuridico.

NOME CIVILE ≠ DITTA


Viene tutelato come diritto della personalità, identifica la persona.
Possono esistere delle situazioni di omonimia e queste non creano problemi di alcun
tipo, non può essere trasferito e non può essere modificato salvo casi eccezionali.

IL NOME DELLA SOCIETÀ


La legge stabilisce che le società devono avere un nome e questo sottoposto alla stessa disciplina del nome civile.
RAGIONE SOCIALE  per le società di persone
DENOMINAZIONE SOCIALE  per le società di capitali
Per entrambe si applica il principio di novità del nome, quindi due società che svolgono lo stesso tipo di attività
non possono utilizzare la stessa ragione sociale, ma dovranno differenziarsi.

IL MARCHIO
E’ il segno distintivo dei prodotti, perché ne permette l’individuazione. È il più importante segno distintivo e
questo lo si evince dal valore economico che esso ha e dal fatto che la legge pone molta attenzione alla sua
disciplina vista l’importanza che ha nella realtà economica.

Funzioni del marchio:


DISTINTIVA  distingue i prodotti anche esattamente uguali appartenenti alla stessa classe merceologica
È interesse dell’imprenditore che il consumatore identifichi la provenienza del prodotto. Differenziazione
Attribuisce al titolare del marchio registrato il diritto di vietare a terzi l’uso di segni identici o simili.
ATTRATTIVA  particolarmente evidente per i marchi celebri, che sono molto più idonei ad attrarre i consumatori
rispetto ad un altri marchi sconosciuti. Es certi prodotti vengono acquistati solo per il marchio non per la qualità
vera e propria, viene associata la qualità al marchio. Questa funzione, è tutelata dalla legge.
Attribuisce al titolare del marchio registrato il diritto di vietare a terzi l’uso di segni identici o simili, se l’estensione
al altri prodotti gli arreca pregiudizio, o se il terzo ne trae un indebito vantaggio.

Classificazione del marchio:


Di FABBRICA  apposto dal produttore del bene Assolvono alla
funzione distintiva
Di COMMERCIO  apposto dal rivenditore il quale non può sopprimere il marchio del produttore.
del marchio
Di SERVIZI  non esiste un bene sul cui viene apposto il marchio. Ma l’esigenza nasce con l’affermarsi del terziario.
Esso viene utilizzato per pubblicizzare un determinato servizio.

GENERALE  si appone su tutti i prodotti


SPECIALE  ulteriore marchio che distingue tra prodotti della stessa categoria, e dello stesso imprenditore.
Es. Armani che produce profumi, ogni profumo ha un suo marchio speciale acqua di giò, armani code ecc.

Contenuto del marchio:


DENOMINATIVO  composto solo da parole
FIGURATIVO  composti da figure, segni, simboli o disegni
SONORO  composti da suoni
COMPOSTO  utilizza segni, parole, suoni. Es. è stato registrato come marchio il rumore del motore ducati.
Di FORMA  purché sia una forma capricciosa, di fantasia, non funzionale non corrispondente a quel prodotto.
COLLETTIVO  viene acquistato non dall’imprenditore che produce il bene ma tramite registrazione da un
organismo intermedio che è un consorzio o un’associazione. Questo concede poi il diritto di utilizzo ai propri
consorziati purché rispettino determinate regole fissate nel disciplinare d’uso. Es il marchio grana padano.
E’ un marchio che presuppone un sistema di controllo, da una sorta di garanzia sulla qualità del prodotto, garanzia
di natura privata, è il consorzio che verifica il rispetto degli standard di qualità.

Requisiti di validità del marchio  lecito originale nuovo


Ritratto o nome Non può contenere il ritratto di una persona senza il consenso della stessa, a pena di nullità.
Non può contenere il nome di una persona se l’uso può pregiudicarne il decoro e la dignità.
Se si tratta di una persona famosa è necessario l’esplicito consenso.

LECITO  non può essere contrario alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume; o contenere informazioni
non veritiere relative ai prodotti contrassegnati. Altrimenti è considerato nullo, in quanto non deve
ingannare i consumatori sulla natura o provenienza del bene.
Non può contenere stemmi o altri simboli protetti da convenzioni internazionali.
ORIGINALE  capacità del marchio di distinguersi dal prodotto sul quale viene apposto.
Es marchio penna sul prodotto penna non è un marchio originale. Capacità distintiva
Le parole di uso comune e descrittive delle qualità del prodotto non possono essere usate come marchio.

A seconda del grado di originalità del marchio apposto sul prodotto si ha la distinzione tra:
Marchi Forti  non fanno alcun riferimento al prodotto e sono più facilmente tutelabili poiché basta una
minima somiglianza con il marchio per farlo divenire illegittimo.
Marchi Deboli si differenziano solo per una piccola parte del nome. Es. lemonsoda
Non si può impedire ad altri di utilizzare espressioni vagamente simili.

SECONDARY MEANING  fenomeno per cui un marchio che originariamente non era dotato di originalità,
quindi privo di capacità distintiva, l’ha acquisita nel corso del tempo per effetto dell’uso.
Es il quotidiano il giornale.
NUOVO non deve esser già stato utilizzato da un altro imprenditore per contraddistinguere prodotti simili o
analoghi. La novità viene misurata con il rischio di non trarre in inganno il consumatore. In mancanza è nullo.
La valutazione relativa alla diversità del marchio viene fatta caso per caso.

I marchi celebri ricevono una tutela molto forte, non possono essere utilizzati da altri imprenditori non solo per
prodotti simili, ma neanche per contraddistinguere categorie merceologicamente diverse, anche se il rischio di
confusione per i consumatori non potrebbe sorgere.
Es marchio Coca Cola non potrà essere utilizzato per produrre qualsiasi altro prodotto.
Questa disciplina esiste poiché:
- se qualcuno utilizzasse tali marchi, si approprierebbe indebitamente dei vantaggi senza aver contribuito a
renderlo celebre, infatti il marchio forte è attrattivo e indicatore di qualità.
- l’imprenditore titolare potrebbe decidere di estendere l’uso di questo marchio ad altri prodotti che fanno parte
di categorie merceologiche anche profondamente diverse. Es Calvin Klein.

I titolari di marchi celebri registrano anche i MARCHI DI PROTEZIONE cioè quelle parole che non vengono usate
specificamente nel marchio ma che sono simili.
Vicende che riguardano il Marchio:
ACQUISIZIONE  il diritto all’utilizzazione al marchio si acquista in due modi
- REGISTRAZIONE  effettuata presso l’ufficio italiano brevetti e marchi, tramite la compilazione di un’apposita
domanda. Consente a colui che l’acquista di poterlo utilizzare su tutto il territorio nazionale impedendo a
qualsiasi altro imprenditore l’uso dello stesso marchio o di uno simile.
La registrazione ha validità per 10 anni e al termine può essere rinnovata.
Può avvenire anche a livello comunitario e internazionale.
- Uso  l’imprenditore utilizza il marchio senza registrarlo, apponendolo sui prodotti o adoperandolo nella
pubblicità. In questo caso è sottoposto ad una limitata tutela, a meno che non sia un marchio notorio:
Non può impedire che un altro proceda alla registrazione e lo possa usare su tutto il territorio nazionale.
Il primo può continuare ad utilizzarlo, solo nei limiti territoriali in cui già lo usava, dov’era noto.
La cassazione ha stabilito che è possibile la coesistenza tra marchi duopolio del marchio in quel territorio.

TRASFERIMENTO  il marchio può essere trasferito per la totalità o per una parte dei prodotti o servizi per i quali
è stato registrato, non occorre che il trasferimento avvenga assieme all’azienda o ad una ramo di essa.
A TITOLO DEFINITIVO  indipendentemente dal trasferimento dell’azienda, i marchi possiedono un valore che
spesso deve essere iscritto a bilancio con dei criteri complessi di valutazione.
CONCESSO IN LICENZA  la proprietà del marchio rimane in capo a colui che l’ha acquistato, che decide però di
concedere ad altri l’utilizzo. Può essere:
- esclusiva il titolare non utilizza il marchio ma lo utilizzerà solo il licenziatario esclusivista.
- non esclusiva  lo utilizzeranno sia il titolare che il licenziatario.
Colui che acquista il marchio per licenza deve garantire le stesse caratteristiche del prodotto che veniva date
dall’imprenditore titolare del marchio. E’ fondamentale che questi contratti di licenza non traggano in
inganno i consumatori. Es. Franchising

ESTINZIONE  quando viene meno la funzione; inoltre il marchio decade per:


- volgarizzazione = fenomeno per il quale il marchio diventa, nell’opinione comune, identificativo del prodotto.
Es il mascara viene spesso chiamato rimmel.
- decettività = sopravvenuta ingannevolezza, ha perso la sua liceità, non è in grado di tutelare il consumatore.
- non uso protratto per 5 anni, ma non si applica ai marchi di protezione.

NULLITA’  quando è privo di uno degli elementi necessari per la sua validità. Requisiti di liceità o novità.
È come se non fosse mai stato utilizzato. Ha effetti anche retroattivi.

TUTELA DEL MARCHIO


AZIONE DI CONTRAFFAZIONE  mi rivolgo al tribunale poiché un altro imprenditore imita palesemente il mio marchio.
AZIONE INIBITORIA  chiedo al tribunale la cessazione di ogni attività o la distruzione dei prodotti sui quali il
marchio è stato apposto.
RISARCIMENTO DEL DANNO l’imprenditore che subisce comportamenti di questo tipo può chiederlo.
È necessario fornire una prova, di solito si usano dati relativi al calo delle vendite.
AZIONE DI CONCORRENZA SLEALE

INSEGNA
Contraddistingue i locali dove viene svolta l’attività d’impresa. Per godere di tutela giudiziaria non deve consistere
in una denominazione generica (ristorante, bar). Ha diritto di uso escusivo.
Può essere trasferita anche senza che vi sia il trasferimento di azienda.
Deve presentare le stesse caratteristiche di validità del marchio, quindi deve essere

Nuova – Lecita – Vera (non trarre in inganno) - Originale

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