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Testo
digitato
da
Paolo
Bruttini
e
non
revisionato
ed
approvato
dall’Autore.
ripetitivo.
Ora
tutto
azzerato.
Operaio
secondo
questo
accordo
è
una
protesi
della
macchina.
E
non
il
contrario.
Questo
accordo
preso
nel
segno
della
necessità.
Derivante
da
mondializzazione
mercato,
concorrenza.
Il
mantenimento
del
livello
dei
diritti
conquistati,
questo
livello
è
incompatibile
con
competitività
aziende.
Aziende
dice
che
investe,
ma
non
vuole
sciopero,
vuole
straordinario,
vuole
restrizione
assenteismo
(con
una
certa
ragione
per
altro).
Ricatto
della
necessità.
C’è
anche
da
chiedersi
che
prospettiva
può
provenire
da
assemblaggio
di
SUV,
prodotti
all’estero,
assemblati
qui
e
rivenduti
all’estero?
Ma
queste
sono
impressioni
da
cittadino
che
si
pone
delle
domande.
Questo
accordo
non
è
un
accordo
perché
non
c’è
impegno
da
parte
dell’azienda.
Non
è
scritto
nell’accordo
che
az.
investirà,
“se
aderite,
qualora
il
mercato
lo
consenta,
allora
io
investirò”.
Questo
è
un
diktat.
Di
fronte
al
pericolo
estremo,
sei
tenuto
ad
aderire
a
questo
che
ti
propongo.
Minaccia
perdita
posto
di
lavoro
è
legge
della
necessità.
Produrre
e
intensificare
la
produzione
perché
il
sistema
regga.
I
lavoratori
di
Mirafiori
hanno
ricevuto
responsabilità
di
decidere
per
tutti.
Se
fosse
prevalso
il
No,
e
quindi
Fiat
si
fosse
ritenuta
libera
di
de
localizzare.
Fiat
non
esisterà
più
entrerà
in
Chrisler
e
direzione
entrerà
in
Stati
Uniti.
Diventerà
l’Italia
luogo
di
periferia
in
cui
si
investirà
se
sarà
conveniente
per
investitori.
Tutti
avvolti
dalla
rete
della
necessità.
Scelta
del
sì
è
il
mantenimento
del
sistema.
Chiusura
Mirafiori
sarebbe
stata
crisi
di
Torino
e
della
regione
Piemonte.
Questa
è
stata
una
scelta
politica,
pur
nell’assenza
totale
delle
forze
politiche.
Ci
troviamo
in
un
sistema
che
è
percepito
che
deve
essere
mantenuto
e
difeso
come
tale
senza
alternative.
Le
alternative
sono
catastrofiche.
Ad
esse
corrisponde
la
trasformazione
del
cittadino.
Il
cittadino
come
soggetto
sovrano
che
decide
della
sua
vita
e
quindi
della
società.
Il
cittadino
è
libero
se
può
scegliere
regole
diverse
di
scelta.
Il
consumatore
invece
è
libero
se
può
scegliere
tra
diversi
beni
di
consumo.
Mentre
la
libertà
del
cittadino
in
democrazia
comporta
la
possibilità
e
il
diritto
sulla
cosa
su
cui
si
esercita
la
sua
libertà.
La
libertà
del
consumatore
è
semplicemente
una
libertà
alternativa
tra
i
beni
da
consumare.
Veca.
Dal
punto
di
vista
della
teoria
della
democrazia,
incentrato
su
status
di
cittadinanza.
Ognuno
è
agente
morale.
Qualcuno
che
libero
di
scegliere
fra
interpretazioni
alternative
interesse
pubblico
di
lungo
termine.
Nel
contratto
sociale
di
Rousseau
c’è
questa
idea.
Quando
invece
pensiamo
alla
sovranità
del
consumatore
c’è
dietro
una
teoria
economica
della
democrazia:
cittadino
è
consumatore
di
offerte
di
politica
da
parte
di
produttori
politici.
Il
motivo
è
il
passaggio
dal
mondo
delle
opzioni
alla
necessità.
Nella
necessità
non
c’è
spazio
per
il
biasimo.
Elaborazione
di
Schumpeter.
Teorico
sviluppo
capitalistico.
Che
elabora
in
un
capitolo
un
modello
di
teoria
economica
della
democrazia.
Democrazia
è
data
da
un
mercato
del
consenso,
esistono
imprenditori
politici,
un
imprenditore
che
rinnova
o
combina
risorse
in
modo
innovativo
e
da
qui
il
profitto.
Allora
imprenditore
politico
cosa
offre?
È
esattamente
la
catena
di
promesse
su
cose
che
si
fanno.
Catene
di
promesse.
Da
qui
identificazione
del
cittadino
con
il
consumatore.
Esempio
Mirafiori,
concordo
con
natura
dell’accordo.
In
Germania
dopo
unificazione
fatti
un
sacco
di
accordi
in
cui
sindacato
è
stato
più
istituzione
che
movimento.
Management
rispondono
ai
lavoratori
e
i
lavoratori
ai
manager
e
entrambi
mirano
ai
consumatori.
Dovremmo
mettere
a
fuoco
le
politiche
dei
fattori.
Nelle
politiche
fiscali
ci
sono
alternative,
famiglie,
ci
sono
alternative.
Non
sono
alternative
radicali.
Ci
potrebbe
essere
un
piccolo
pezzo
di
opzioni.
Le
politiche
di
fattori
sono
politiche
entro
vincoli
in
cui
tu
puoi
fare
delle
scelte.
Se
vediamo
differenze.
Certamente
rispetto
alla
culture
politiche,
rispetto
ad
aspettative,
alla
necessità
di
avere
efficacia
rispetto
agli
anni
50-‐
certamente.
C’erano
le
biblioteche
in
casa,
perché
c’erano
istituzioni.
L’erosioni
di
quelle
narrazioni
è
certamente
una
Testo
digitato
da
Paolo
Bruttini
e
non
revisionato
ed
approvato
dall’Autore.
cosa
che
abbiamo
alle
spalle.
Dobbiamo
tenere
presente
questo
sfondo
e
sue
trasformazioni.
Mettere
lo
sguardo
su
quei
punti
in
cui
ci
sono
delle
possibilità
di
cambiare.
Zagrebelsky
Quella
che
ha
detto
Veca
lo
condivido.
Le
alternative
indicate
sono
all’interno
del
medesimo
orizzonte
generale.
La
soluzione
in
Germania
è
diversa.
Nell’acquisizione
della
Opel
il
governo
ha
chiesto
la
presentazione
di
un
piano
industriale
e
finanziario.
Qui
da
noi
no.
Si
pensa
non
in
termini
di
commistione
d’interessi.
Sono
alternative
non
di
quadro,
ma
hanno
un
elevata
competenza
tecnica.
Su
di
esse
non
si
può
attivare
il
pubblico.
Motivo
che
spiega
lo
scarso
appeal
di
proposte
che
vengono
dall’opposizione.
Se
è
vero
che
il
cittadino
si
sta
trasformando
in
un
consumatore,
lui
si
trova
in
libertà
di
offerta
prodotti
materiali.
Questi
sono
fuori
dalla
sua
sfera
decisionale.
Il
consumatore
può
solo
scegliere
su
quello
che
gli
viene
offerto.
Perciò
in
quanto
consumatore
è
passivo.
In
più
questa
libertà
del
consumatore
è
un
mito,
perché
preferenze
dei
consumatori
sono
controllate
dai
produttori,
attraverso
mode,
o
pubblicità.
Non
viviamo
in
contesti
atomistici,
esistono
comunità
di
consumo.
Si
consumano
beni
materiali
ed
immateriali.
Spettacoli,
ma
anche
la
politica.
Il
Berlusconismo
piace
tanto,
senza
di
lui
sarebbe
tristissimo.
Dal
punto
di
vista
dello
spettacolo
il
vecchio
politico
non
attiva.
Il
cittadino
è
un
consumatore
che
consuma
spettacoli
anche
nella
politica.
Nell’altro
versante
(cioè
a
sinistra)
non
c’è
offerta
spettacolare
del
medesimo
tipo.
C’è
speranza
della
ripresa
?
Se
si
atrofizza
la
politica,
allora
si
affievolisce
la
democrazia.
Non
c’è
una
grande
alternativa.
Ma
ci
possono
essere
comportamenti
alternativi.
Bisognerebbe
lavorare
su
creazione
di
stili
di
vita
che
non
si
riconoscono
nei
modelli
tradizionali.
La
società
italiana
si
è
industrializzata
registrando
in
passato
una
fuga
dalle
campagne.
Oggi
movimento
opposto,
ritorno
radici
tradizionali.
Produzione
di
altri
beni,
ad
esempio
dall’agricoltura,
non
attraverso
l’industria
alimentare
(pensiamo
alla
multinazionali
che
fanno
produzione
di
sementi,
con
riduzione
di
specie
coltivate:
omologazione
che
è
una
perdita
di
alternativa).
Si
sviluppano
forme
di
produzione
agricola
alimentare,
che
comportano
produzione
di
prodotti,
sementi
e
distribuzione
che
sfuggono
alla
grande
omologazione.
Un
avvenire
democratico
potrebbe
passare
attraverso
la
creazione
di
nuove
opportunità.
Non
è
una
rivoluzione:
Politica
potrebbe
chiedere
spazi
di
autonomia.
Chi
può
formulare
oggi
ipotesi
di
questo
tipo?
Ci
vorrebbe
grande
capacità
di
parlare
agli
individui
delle
loro
condizioni
di
vita.
Pensiamo
al
credito
che
potrebbe
essere
coinvolto
in
questo
modello.
Non
ci
sono
proposte
di
altri
modelli
di
vita.
Ripensiamo
a
profezia
di
Toqueville
massa
di
individui
senza
più
desideri,
oppure
con
desideri
infimi,
omologati.
C’è
un
capitolo
(2°
volume
Democrazia
in
America)
sulla
massificazione.
Una
massificazione
degli
stili
di
vita
dei
modelli
di
consumo
della
psiche
collettiva.
Tema
delle
grandi
città
apocalittiche.
Sviluppo
di
un
alveare
o
di
un
formicaio.
Governati
da
questo
grande
potere
anonimo,
dolce
mite,
protettivo,
sembra
tutti
bene,
ma
in
realtà
hanno
perso
desideri,
che
annulla
concezione
uguaglianza.
Altro
autore
è
Dostojevski,
l’inquisitore.
Un
capitolo
dei
fratelli
Karamazov.
Dibattito
I
partecipanti
fanno
varie
domande.
Il
relatore
risponde.
Zagrebelsky
Sul
veleno
che
le
parole
portano
con
sé
è
un
tema
per
me
famigliare.
Sulla
lingua
del
nostro
tempo.
Ripresa
lavoro
di
filologo
tedesco
Klemperer.
Libro
Schiller
“la
lingua
parla
per
noi”
siamo
strumenti
delle
parole
che
utilizziamo.
Pensiamo
espressione
in
uso
“non
mettere
le
Testo
digitato
da
Paolo
Bruttini
e
non
revisionato
ed
approvato
dall’Autore.
mani
nelle
tasche
degli
italiani”
dietro
idea
delle
tasche
come
furto.
Ma
pagare
tasse
è
una
giusta
visione
del
vivere
in
società.
Allora
fanno
bene
gli
evasori
che
sono
legittimati.
Anche
il
“governo
del
fare”.
Espressione
di
questo
genere.
Conta
il
ciò
che
si
trascura.
Fare
è
bene,
ma
fare
bene
è
meglio.
La
democrazia
ha
immaginato
contrappesi
per
evitare
il
far
male.
La
cultura
umanistica
pone
l’essere
umano
al
di
sopra
delle
necessità
materiali
della
vita.
Elaborazione
nuovi
paradigmi
di
vita:
non
è
così
marginale.
In
tutto
il
mondo,
ci
sono
esperienze
nella
agricoltura
di
scambio
di
semi
fuori
dall’industria
alimentare.
C’è
tutto
un
fiorire
di
esperienze
che
non
passano
attraverso
programmi
di
governo,
ma
attraverso
l’impegno:
ex
il
volontariato,
coloro
che
mettono
a
disposizione
tempo
e
denaro
per
attività
politiche
disinteressate.
Elaborare
culture
fuori
dalle
culture
di
massa.
Non
è
resistenza,
ma
[progetto
–
ndc].
Ci
sono
varianti
esecutive,
che
non
rianimano
la
volontà
politica.
La
sinistra
se
non
fa
questo
passaggio
è
perdente.
La
fantasia
dobbiamo
recuperarla
in
una
dimensione
non
antipolitica.
C’è
bisogno
della
politica,
affinché
si
creino
spazi
di
autonomia.
La
casta
è
autoreferenzialità.
Il
rettore
di
Torino
come
candidato
è
stato
respinto
perché
dice
l’attuale
sindaco
di
Torino
“dobbiamo
affermare
il
primato
della
politica”
ovvero
chi
non
viene
dalla
carriera
interna
ai
partiti,
stia
fuori.
La
società
in
una
democrazia
ha
il
diritto
di
farsi
sentire.
Il
rischio
della
chiusura
oligarchica
è
sempre
presente.
Quando
si
è
ribaltato
il
teorema
teologico
politico
che
autorità
veniva
dall’alto,
rivoluzione
francese,
il
re
Luigi
sulla
ghigliottina,
si
è
affermato
che
il
potere
non
viene
da
Dio,
ma
dal
popolo.
De
Maistre
ha
detto
“la
democrazia
esiste
solo
nei
momenti
eroici”
solo
quando
il
popolo
si
sbarazza
dei
governanti,
poi
subito
dopo
la
democrazia
si
organizza
attraverso
oligarchie”.
Le
oligarchie
poi
si
cristallizzano.
Miglio
aveva
elaborato
un
dottrina
per
cui
le
democrazia
durano
50
anni.
Questa
è
legge
di
creazione
e
cristallizzazione
delle
gerarchie
che
poi
vengono
distrutte.
Equivale
a
tre
generazioni
politiche
(instaura,
sviluppa,
incancrenisce).
Non
solo
la
casta,
in
quanto
privilegi,
ma
organizzazione
di
una
rete
di
connivenze
in
cui
a
interesse
dell’uno
si
lega
interessa
dell’altro.
Non
democratiche
ma
illegali.
Costruzione
di
giri
di
potere
con
il
voto
di
scambio.
Potere
in
cambio
di
fedeltà.
Struttura
di
potere
che
ogni
tanto
compare
viene
alla
luce
attraverso
informazione
e
magistratura,
per
evitare
il
bagno
di
sangue
di
De
Maistre.
Se
non
c’è
questo
il
sistema
si
rovescia.
La
stampa
che
si
occupa
di
questi
aspetti
da
guardoni,
viene
incontro
a
bisogno
di
consumo.
Anche
la
magistratura
può
aver
commesso
abusi,
ma
dobbiamo
aver
chiaro
che
difesa
della
democrazia
avviene
attraverso
strumenti
che
non
sono
democratici,
ma
servono
per
tutelare
la
democrazia.
Testo digitato da Paolo Bruttini e non revisionato ed approvato dall’Autore.