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Corso di laurea in CTF

A.A. 2020-2021
Possiamo definire
spontaneo un processo
che avviene naturalmente
e che non inverte il suo
corso naturalmente.

L’esperienza comune ci dice che esistono processi spontanei e processi non


spontanei… che cosa fa sì che un processo avvenga naturalmente e un altro
avvenga solo se si compie lavoro sul sistema?
Che cosa spinge un processo a essere spontaneo?
Non la diminuzione di energia del sistema.

L’espansione di un gas nel vuoto è un processo


spontaneo, ma, come già visto, non implica nessuna
variazione di energia del gas.

W = − Pex V = 0 se Pex = 0

Anche nel caso della cessione di calore da un corpo


caldo a un corpo freddo, il primo principio impone che
l’energia totale non cambi, per cui il blocco caldo cede
energia, e il blocco freddo la riceve. L’energia totale non è
cambiata.

In generale, se anche l’energia del sistema diminuisse


in seguito a un processo, aumenterebbe l’energia
dell’ambiente, in accordo con il primo principio.
L‘impulso alla spontaneità di una trasformazione è invece legato all’aumento
di disordine, che si concretizza tramite la dispersione della materia e
dell’energia.
DISPERSIONE DELLA MATERIA DISPERSIONE DELL’ENERGIA

Gli atomi di un blocco di metallo


caldo oscillando vigorosamente
trasmettono la loro energia
cinetica a quelli di un corpo
freddo in contatto e gli
trasmettono la loro energia. E’
molto improbabile che succeda il
contrario. Il trasferimento di
Il moto incessante e casuale energia va avanti fino a quando
delle particelle del gas rende gli atomi dei due corpi sono
improbabile che queste restino dotati della stessa energia
confinate in una regione cinetica (sono all’equilibrio
limitata del contenitore. termico).
Esiste solo un modo (o pochi modi) di
disporre ordinatamente un insieme di
oggetti; moltissimi per disporli in tutti gli
altri modi (che chiamiamo disordinati).

Quando materia ed energia si


disperdono, aumenta il disordine; in
intermini termodinamici, aumenta
l’entropia.

Il secondo principio della


termodinamica afferma che

l’entropia di un sistema isolato


tende ad aumentare.
La probabilità di trovare un atomo in V2 è 1; la probabilità di trovarlo in V1 è 1/2.
Se abbiamo due atomi, la probabilità di trovarli in V 2 è ancora 1, ma quella di
trovarli entrambi in V1 è (1/2)2. Tale quantità è ancora apprezzabile, ma se
immaginiamo di avere N atomi, la probabilità W di trovarli tutti in V 1 è
N
1
W = 
2
Se abbiamo una mole di gas, la probabilità è talmente bassa da poterla
considerare nulla.
Variazione di entropia associata a Calore scambiato
un processo. reversibilmente, cioè in modo
tale che una variazione
infinitesima di una variabile
dqrev
dS = può invertire il senso del
T processo. Condizione di
reversibilità termica: uguale
f
dqrev temperatura sulle due facce di
S = 
T una parete conduttrice.
i
L’entropia è legata al calore,
Temperatura alla quale cioè al trasferimento di
avviene lo scambio di calore. energia tramite un moto
Più è bassa la temperatura, disordinato.
maggiore è l’aumento di
entropia.
L’entropia è una funzione di stato: il valore del
disordine di un sistema non dipende da come
questa condizione è stata raggiunta.
Una macchina di questo tipo, che
trasmette sotto forma di lavoro tutto il
calore liberato per esempio tramite la
combustione di un combustibile, non
esiste.

L’allontanamento dell’energia sotto forma di calore riduce l’entropia della


sorgente; l’immissione nell’ambiente del lavoro non cambia l’entropia
dell’ambiente: complessivamente si avrebbe quindi una riduzione di
entropia. Per avere un aumento di entropia è necessario che una certa
quantità di calore venga trasferito a una sorgente fredda; perciò non tutta
l’energia può essere convertita in lavoro.
Quando il calore q lascia reversibilmente la
sorgente calda,la variazione di entropia della
−q
sorgente stessa è S = T . Se l’energia q’
calda
viene trasferita a una sorgente fredda,
l’entropia totale subisce la seguente
variazione:
q q'
S = − +
Tcalda T fredda

La macchina funziona spontaneamente se S>0. La variazione di segno si


osserva quando
Perciò la massima energia che può essere estratta
T fredda dalla macchina sotto forma di lavoro è q – q’. Il
q' = q
Tcalda rendimento della macchina si definisce come
q − q' T fredda
= = 1−
q Tcalda
q − q' T fredda
= = 1−
q Tcalda

Questo è il rendimento della macchina di Carnot: il massimo rendimento


di una macchina termica che opera reversibilmente.

In una macchina che opera irreversibilmente,

𝑇𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑎
𝑞′ ≥ 𝑞
𝑇𝑐𝑎𝑙𝑑𝑎

e di conseguenza
𝑇𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑎 Disuguaglianza di
𝜂 <1− Clausius
𝑇𝑐𝑎𝑙𝑑𝑎
Una macchina termica che opera reversibilmente (macchina di
Carnot) lavora tra due sorgenti poste a 300 K e a 400 K. Sapendo
che il gas assorbe 2093 J, calcolare:
1) il lavoro utile compiuto;
2) il calore ceduto alla sorgente fredda;
3) il rendimento della macchina.
… come una macchina termica, ma in senso
contrario. Se si estrae il calore q dalla sorgente
fredda, l’entropia della sorgente diminuisce della
−q
quantità S = . Se questo calore viene
T fredda
trasferito alla sorgente calda, l’entropia
q'
della sorgente aumenta di S = .
Tcalda

Se q=q’, la variazione totale di entropia è


negativa e il frigorifero non funziona.

Se però si aumenta il flusso di energia verso la sorgente calda compiendo


lavoro, la variazione di entropia della sorgente calda può essere aumentata
fino a superare la variazione della sorgente fredda.
q+w q Limite termodinamico Rimaneggiando si ottiene:
=
Tcalda T fredda Una pompa di calore q T fredda
(condizionatore) funziona =
come un frigorifero. w Tcalda − T fredda

Rendimento del frigorifero


Come varia l’entropia di una sostanza quando la scaldiamo?

dqrev
dS = per variazioni infinitesime
T
q dq
Ricordando che C= possiamo affermare che C = per variazioni
infinitesime. T dT
CdT
Perciò dqrev = CdT e dS =
T
Tf
CdT
Per una variazione da Ti a Tf: S = T T
i

Ammettendo che C sia costante in un certo limitato intervallo di temperature,

Tf
dT Tf
S = C  = C ln
Ti
T Ti
Se invece la capacità
termica non è costante

Si misura la capacità termica


Aumento di entropia
con la temperatura a
a diverse temperature e si
capacità termica divide il valore per la
Tf temperatura stessa:
costante. L’aumento CdT
è proporzionale alla
capacità termica.
S = T T la variazione di entropia
corrisponde all’area colorata.
i
Le transizioni di stato sono processi reversibili: alla temperatura di fusione, se la
T dell’ambiente è di un infinitesimo superiore, la sostanza fonde, se è di un
infinitesimo inferiore la sostanza congela. Inoltre la transizione avviene
generalmente a pressione costante, cosa che consente di sostituire q con ∆H.

H fus H evap
S fus = S evap =
T fus Tevap

Poiché ∆Hfus e ∆Hevap sono entrambi positivi, anche le corrispondenti


variazioni di entropia saranno positive, come ci aspettiamo per transizioni che
vedono un aumento del disordine.
Questo vale se si considera il ∆H alla temperatura di transizione; in caso
contrario sono necessari altri calcoli (vedi esercizio).
H evap
Regola di Trouton: la quantità è approssimativamente uguale per tutte
Tevap
le sostanze, e pari a circa 85 J/K mol, a meno che non sussistano legami
a idrogeno. Questo succede perché quando un liquido vaporizza, la quantità di
disordine prodotto è sostanzialmente la stessa indipendentemente dall’identità
del gas. La regola di Trouton è una regola empirica.
qamb ,rev Nota: la variazione di entropia può
Dalla definizione generale di ∆S: S amb = essere discussa in termini di calore
T solo per trasformazioni reversibili.

L’ambiente è talmente grande da mantenere la sua pressione costante


qualunque cosa accada, per cui qamb ,rev = H amb
Ma poiché H è una funzione di stato, una sua variazione non dipende dal
fatto che il calore sia stato trasferito in modo reversibile o no. Per cui:
qamb
S amb =
T
Calore emesso/ricevuto dal sistema (q) e calore emesso/ricevuto
dall’ambiente (qamb) sono legati: qamb = − q
Perciò:
q Indipendentemente dal
S amb =− fatto che il calore trasferito
T sia reversibile o no.
H
Se poi un processo avviene a pressione costante: S amb =−
T
La variazione totale di entropia (sistema + ambiente) in un trasferimento di
calore reversibile è pari a zero.

dqrev dqrev
dS sis = − dS amb =
T T

dStot = 0

Questo succede perché la temperatura del


sistema e quella dell’ambiente sono uguali. Se
le due temperature non fossero uguali, la
variazione di entropia non sarebbe zero e la
trasformazione non sarebbe reversibile.
Se la temperatura del sistema (T) e quella dell’ambiente (T’) non sono uguali, il
calore fluisce dal corpo più caldo a quello più freddo finché i due si portano in
equilibrio. L’entropia totale in gioco è:

Δ𝐻𝑠𝑖𝑠 −Δ𝐻𝑠𝑖𝑠 1 1
Δ𝑆𝑡𝑜𝑡 = + =Δ𝐻𝑠𝑖𝑠 −
𝑇 𝑇′ 𝑇 𝑇′

Il verso del flusso di calore dipende dal valore di T e T’.


Il flusso di calore cambia segno quando  1 − 1  cambia segno.
T T' 

Il concetto di flusso di calore e la spontaneità di


un processo sono le novità contenute nella
seconda legge della termodinamica e non
contemplate nella prima.
Espansione reversibile isoterma di un gas ideale
Abbiamo visto che in un’espansione isoterma il calore ceduto dall’ambiente
(assorbito dal sistema) è
Vf
q = nRT ln
Vi
Poiché la trasformazione è reversibile, Tsis = Tamb, quindi la variazione di
entropia subita dall’ambiente è:

qamb
S amb = −
T

La variazione di entropia totale quindi è:

qsis qamb  Vf 1  Vf 1
S sis + S amb = + =  nRT ln  +  − nRT ln  = 0
T T  Vi T  Vi T
Espansione isoterma libera di un gas ideale
Consideriamo che il gas si espanda contro il vuoto (si espanda irreversibilmente).

Vf Come nel caso


S sis = nR ln precedente, perché S è
Vi una funzione di stato.

Tuttavia, poiché W = 0, ΔU = 0 (la trasformazione è isoterma), e si avrà:

S amb = 0

Perciò:

qsis qamb Vf
S sis + S amb = + = nR ln 0
T T Vi
Una trasformazione reversibile è spontanea?
No, la spontaneità è assicurata se ∆S>0, mentre per un processo
reversibile ∆S = 0. Un sistema soggetto a un processo reversibile è in ogni
momento in equilibrio con l’ambiente, mentre un sistema che si trasforma
spontaneamente si sta muovendo verso l’equilibrio.
Un processo realmente reversibile è infinitamente lento e impiega un
tempo infinito per compiersi.

Trasformazioni reversibili Trasformazioni irreversibili

S sis = −S amb S sis + S amb  0

Stot = 0 Stot  0
L’entropia in un processo irreversibile aumenta, mentre in un processo
reversibile resta immutata.

Per entropia si intende l’entropia totale associata alla trasformazione:


singolarmente, l’entropia dell’ambiente o quella del sistema possono essere
negative, ma la loro somma è zero (nei processi reversibili) o maggiore di
zero (nei processi irreversibili).

I processi irreversibili sono i processi spontanei.


Qual è l’entropia di una sostanza cristallina a T = 0K? Si può supporre che sia
pari a zero, dato che a T = 0K gli atomi non si muovono e quindi non c’è
disordine termico. Gli atomi o gli ioni sono organizzati secondo una disposizione
regolare. S=0 significa che esiste un solo modo per disporre gli atomi (esiste un
solo stato accessibile).
A 369 K lo zolfo passa da rombico () a
monoclino (), con un ∆H di transizione
pari a 402 J/mol, corrispondente a un
∆S di 1.09 J/K mol. Determinando la
capacità termica da bassa T a 369K per
entrambe le forme, si trova:
S m ( ) = S m ( ,0 ) + 37 JK −1mol −1
e
S m ( ) = S m ( ,0 ) + 38 JK mol
−1 −1

con una differenza di 1 J/K mol, che


corrisponde proprio all’entropia di
transizione.
A T = 0 K tutte le sostanze cristalline hanno la stessa entropia.

Assumendo che questo valore sia zero, possiamo dire che


A T = 0 K tutte le sostanze cristalline hanno entropia pari a zero.

Una delle possibili formulazioni del terzo principio è allora questa:

Il cambiamento di entropia di un sistema condensato, associato ad


ogni trasformazione di fase reversibile isoterma, va a zero quando la
temperatura a cui avviene il processo va a 0 K.

In altre parole:

L’entropia di un cristallo perfetto allo zero assoluto è esattamente


eguale a 0.
L’entropia assoluta basata sul Se ci sono
terzo principio si calcola transizioni di stato,
misurando la capacità termica si somma il
fino a temperature prossime allo contributo delle
zero e poi integrando C/T in transizioni a quello
funzione di T fino alla T delle varie fasi.
desiderata.
L’entropia così calcolata alle varie temperature dipende dalla
pressione, per cui si sceglie una pressione standard (1 bar) e si
definisce così l’entropia standard molare delle sostanze.
Si osserva ad esempio che:
• tutte le entropie molari standard
sono positive perché aumentando
la temperatura oltre 0 K l’entropia
diventa maggiore di zero;
• l’entropia molare standard del
diamante è inferiore a quella della
grafite, in accordo con la
maggiore rigidità e il più alto
grado di ordine del diamante;
• l’entropia molare standard
cresce nella direzione ghiaccio →
acqua → vapore in accordo con la
crescente dispersione di materia
che si ha all’innalzarsi della
temperatura.
In generale se durante una reazione si ha un aumento di moli di fasi gassose
e/o si ha un aumento di moli di prodotto rispetto ai reagenti, ci si può aspettare
un’entropia di reazione positiva.
L’entropia standard di reazione è la differenza di entropia di reagenti e prodotti
nei rispettivi stati standard.

S reaz
0
= S m0 ( prodotti ) −S m0 ( reagenti )

: coefficienti stechiometrici della reazione


L’enzima lattato deidrogenasi (LDH) serve a
ossidare NADH a NAD+ in condizioni di carenza
di ossigeno, come durante un intenso esercizio
aerobico. Usa come ossidante non l’ossigeno ma
il piruvato e lo converte in lattato.

La reazione tra NAD+ e LDH a 25°C ha un ∆S0 di -16.8 J/K mol, cioè è
negativa. Eppure è spontanea!

Bisogna tenere conto del fatto che deve essere negativa non necessariamente
la variazione di entropia del sistema, ma quella di (sistema + ambiente).
Bisogna considerare l’entropia totale, cioè quella del “sistema isolato” di cui
parla il secondo principio della termodinamica.
Ad esempio per la formazione del complesso NAD +-LDH, a 25°C il ∆H0form è di
-24.2 kJ/mol, per cui:
H reaz
S reaz
amb
=− = +81.2 JK −1mol −1
T
S reaz
totale
= (− 16.8 + 81.2 )JK −1mol −1 = 64.4 JK −1mol −1
Per determinare la spontaneità di una reazione, bisogna considerare sia la
variazione di entropia del sistema sia quella dell’ambiente.

Stot = S sis + S amb


Perché il processo avvenga è necessario che S tot  0 .
Se il processo avviene a temperatura e pressione costante, si può
utilizzare la relazione .
H
S amb = −
T
Sostituendo:
H
Stot = S sis −
T
In questo modo si esprime la variazione entropica dell’ambiente in
funzione della variazione entalpica del sistema.
Stot = S sis + S amb
Perché il processo avvenga è necessario che Stot  0 .
Se il processo avviene a temperatura e volume costante, si può utilizzare
la relazione .
U
S amb = −
T
Sostituendo:
U
Stot = S −
T

In questo modo di nuovo si esprime la variazione entropica dell’ambiente


in funzione di grandezze termodinamiche del sistema, cioè in funzione
della variazione di energia interna del sistema.
Si definisce

G = H − TS

energia libera di Gibbs.


H ed S sono funzioni di stato, e lo è quindi anche G. Una variazione di G
dipende dalla variazione di H ed S:

G = H − TS

Perciò:
G = −TStot
Analogamente si definisce

A = U − TS

energia libera di Helmholtz.


U ed S sono funzioni di stato, e lo è quindi anche A. Una variazione di A
dipende dalla variazione di U ed S:

A = U − TS

Perciò:
A = −TStot
La condizione che determina la spontaneità di un processo passa quindi da

Stot  0
che è universalmente vera, a
G  0
che è definita a temperatura e pressione costante.
Nonostante si parli di un’energia (l’energia libera di Gibbs), la tendenza alla
spontaneità di una reazione è sempre guidata dall’aumento dell’entropia. Il
pregio dell’energia di Gibbs consiste nel riunire la variazione dell’entropia
del sistema dell’ambiente in un’unica espressione.
Un processo è spontaneo quando la somma della variazione di entropia del
sistema e dell’ambiente è maggiore di zero, ossia quando la variazione di
energia libera è minore di zero.
L’unico criterio di spontaneità delle trasformazioni è l’aumento di
entropia totale.
Il valore del ∆G di un processo corrisponde al massimo lavoro non
espansivo ottenibile dal sistema a pressione e temperatura costanti.

dG = dH − TdS in forma infinitesima

Poiché dH = dU + pdV
dG = dU + pdV − TdS
dG = dq + dw + pdV − TdS

Il lavoro effettuato sul sistema è la somma di lavoro espansivo (-pexdV) e


non espansivo (dw’).

dG = dq − pex dV + dw' + pdV − TdS


a pressione e temperatura costanti
Se il lavoro di espansione è reversibile, pdV = pex dV

Se è reversibile anche il trasferimento di calore, dq = TdS

Perciò: dG = dw'

Ossia: ∆G di un processo corrisponde al massimo lavoro non espansivo


ottenibile dal sistema a pressione e temperatura costanti.
Cioè se conosciamo ∆G, conosciamo anche il massimo lavoro non
espansivo che possiamo trarre dalla reazione. In una reazione biochimica si
può trattare per esempio del lavoro utile per trasferire elettroni attraverso le
membrane cellulari. L’espressione energia libera deriva proprio da questa
caratteristica di G.
Il valore del ∆A di un processo corrisponde al lavoro massimo ottenibile dal
sistema a volume e temperatura costanti, ossia al lavoro reversibile.

dA = dU − TdS in forma infinitesima

Poiché dU = dq + dw
dA = dq + dw − TdS
Considerando trasferimenti di lavoro e calore reversibili:

dA = dqrev + dwrev − dqrev


Quindi:

dA = dwrev
Wrev è il lavoro massimo ottenibile dal sistema.
Un organismo vivente è un sistema non in equilibrio,
in cui esistono moltissimi gradienti di temperatura,
pressione, concentrazione, potenziale elettrico. La
scomparsa di questi non-equilibri, che avviene alla
morte dell’organismo, è un processo spontaneo, e
porta quindi a un aumento di entropia. Questo
significa che l’entropia di un organismo vivente è
minore di quella che assume dopo la morte.
L’organismo ha quindi bisogno di molta energia per
unire le molecole a formare cellule, tessuti e così via.

Allora come mantenere bassa l’entropia di un


organismo vivente?
Per esempio nutrendosi di cibi a bassa entropia,
quali il glucosio, che ossidandosi si porta in uno
stato di maggiore entropia e fornisce energia
utile da usare come lavoro chimico, elettrico e
meccanico. Quindi un sistema a bassa entropia
può essere mantenuto funzionante solo in
presenza di una sorgente di energia. La fonte di
energia all’origine della vita sulla Terra è il sole.
6CO2 + 6 H 2O → C6 H12O6 + 6O2 ∆G = 2870 kJ/mole di glucosio
Reazione complessiva della fotosintesi
In realtà circa 8400 kJ di energia luminosa servono per formare una molecola di
glucosio, quindi l’efficienza del processo è circa di un terzo (una grande parte
dell’energia emessa dal Sole sfugge all’assorbimento da parte della clorofilla).
L’ossidazione biologica dei nutrienti consiste nei processi catabolici di fermentazione (in
assenza di ossigeno) e respirazione, a dare i prodotti finali CO2 e H2O.
La fermentazione dà come prodotto finale il lattato (ad esempio nelle cellule muscolari
durante un esercizio vigoroso o ad opera dei batteri fermentanti utilizzati ad esempio
per produrre lo yogurt), l’acetone o l’etanolo (come succede nella lievitazione del pane
o nella trasformazione del mosto in vino). La fermentazione alcolica è prodotta da
batteri dai saccaromiceti, microorganismi presenti ad esempio nella buccia dell’uva o
nel lievito di birra.

Fermentazione alcolica
Durante la fermentazione lattica si
ottengono solo 2 molecole di ATP per
ogni molecola di glucosio, ma la
velocità è di 10 volte più grande
rispetto all’intero ciclo di respirazione
cellulare.

Schema della
fermentazione lattica

∆G = -197 kJ/mole di glucosio

Schema della
respirazione
cellulare
La reazione di ossidazione del glucosio derivante da glicolisi e ciclo di Krebs:

C6 H12O6 + 6O2 + 36 ADP + 36 PO43− → 6CO2 + 42 H 2O + 36 ATP


∆G = -1770 kJ/mole di glucosio

La demolizione del glucosio è accoppiata alla formazione di 36 (o 38, a


seconda delle cellule) molecole di ATP, la molecola “trasportatrice di energia”.
La differenza tra i 2870 kJ/mole necessari per formare il glucosio e i 1770 che
si ricavano dalla sua demolizione serve per formare le 36 molecole di ATP.

La produzione di ATP è quindi


endoergonica (∆G > 0, ma
promossa dall’ossidazione del
glucosio.
A che cosa serve l’ATP?
• Lavoro meccanico: contrazione muscolare e movimento.
• Trasporto di ioni attraverso una membrana cellulare contro un gradiente di
concentrazione.
• Biosintesi di amminoacidi, proteine, acidi nucleici, DNA, lipidi.
Molte delle reazioni necessarie per la vita di un organismo sono
endoergoniche (G>0), e sono quindi non spontanee. Esse avvengono grazie
all’accoppiamento con reazioni fortemente esoergoniche (ad esempio la
trasformazione di ATP in ADP), che “trascinano” la reazione complessiva
verso il prodotto desiderato. Ossia la reazione complessiva è esoergonica,
quindi spontanea.

La glutammina è
un amminoacido
non essenziale,
poiché il corpo
riesce a produrlo
autonomamente.
E’ utilizzato in
grande quantità
dal muscolo.

Raggiunto il fegato, la glutammina rilascia NH4+ e


riforma il glutammato.
La reazione di sintesi è di per sé endoergonica:

Glutammato + ammoniaca → glutammina + acqua ∆G° = 14 kJ/mole

La natura si serve dell’accoppiamento con una reazione fortemente


esoergonica:

ATP + H2O → ADP + fosfato ∆G° = -30 kJ/mole

Il ∆G è talmente negativo che la reazione di formazione di ADP non deve


andare a completezza (altrimenti non rimarrebbe ATP nell’organismo). In
condizioni fisiologiche, all’equilibrio, il rapporto ADP/ATP è uguale a
2*107. Serve allora un catalizzatore che moduli la reazione in modo da
farla avvenire ma solo in modo da idrolizzare la quantità di ATP
necessaria.
La reazione complessiva (vedi slide precedente) ha ∆G° = -3.9 kJ/mole.
L’enzima che catalizza questa reazione è la glutammina sintetasi.

E’ costituito da 12 subunità
polipeptidiche disposte a formare due
anelli come gli atomi di carbonio nel
benzene. Ogni anello contiene un sito
attivo; la reazione non avviene finché
i 3 reagenti (glutammato, ammoniaca
e ATP) non sono tutti presenti. Quindi
la catalisi e l’accoppiamento
avvengono insieme.

L’enzima ha anche una importante funzione


regolatoria: se metaboliti sintetizzati dalla
glutammina sono già abbondanti
nell’organismo, la reazione rallenta. Questo
succede grazie a una interazione diretta di tali
metaboliti con l’enzima (regolazione allosterica).
Per i ciclisti la maggiore fonte di dissipazione di
energia è l’attrito dell’aria, molto più significativo ad
esempio dell’attrito volvente delle ruote e dell’attrito
interno della bicicletta. Un ciclista in posizione
aerodinamica quindi a parità di energia spesa
raggiunge una velocità più alta rispetto a un
cicloturista che ammira il paesaggio.
Per combattere l’attrito
dell’aria i ciclisti
viaggiano in gruppo:
dentro il gruppo l’attrito è
ridotto del 20%. I ciclisti
si alternano alla testa del
gruppo e alla fine della
gara sprintano. Dipende
solo dalla capacità di
sprintare la possibilità di
vincere una gara?
Mentre è in testa, un ciclista cerca di aumentare gradualmente la sua velocità:
un distacco di solo 1 m fa sì che gli inseguitori si trovino a fronteggiare l’intero
attrito dell’aria.
La contrazione muscolare avviene grazie all’ossidazione del glicogeno
contenuto nei muscoli per via anaerobica (via del lattato, avviene nei primi
momenti dello sforzo nel citoplasma) o per via anaerobica (nei mitocondri).

Il lattato rapidamente si
accumula nei muscoli
abbassando il pH e
causando
affaticamento: per
produrre nuovo ATP
deve diffondere nei
mitocondri, essere
convertito a piruvato e
infine ossidato nel ciclo
di Krebs.
(Glucosio)n + 3HPO42- + 3ADP → 2 lattato + 3ATP + (glucosio)n-1

Segmento anaerobico (via del lattato o glicolisi); avviene nel citoplasma.

2piruvato + 5O2 + 30 ADP +30HPO42- → 6CO2 + 26H2O + 30 ATP

Segmento aerobico (respirazione cellulare); avviene nei mitocondri.

In uno sforzo improvviso si produce lattato perché non c’è il tempo per accedere a una
quantità di ossigeno sufficiente per la respirazione cellulare; il lattato è una molecola ad
alta energia libera, e per sintetizzare ATP deve diffondere ai mitocondri. La diffusione è
lenta; per questo il lattato si accumula rapidamente nel muscolo in seguito a uno sforzo
vigoroso.
Un velocista è generalmente un atleta dalla muscolatura
molto sviluppata, che può contenere molto glicogeno da
usare nella glicolisi anaerobica. Può generare fino a 700-900
watt per brevi periodi di tempo.

Per uno scalatore invece la gran parte dell’energia


viene dal metabolismo aerobico; deve quindi essere
in grado di fornire molto ossigeno ai suoi tessuti, e
può generare 400-600 watt per un tempo fino a 10
minuti. La corporatura di uno scalatore in genere è
minuta e con una massa muscolare non
eccessivamente sviluppata.
La strategia dello scalatore è: procedere con
metabolismo aerobico a velocità relativamente
elevata, in modo da forzare la velocità del gruppo e
costringere lo sprinter a entrare nel regime
anaerobico, che non può essere mantenuto per tempi
lunghi.
… È tutto un complesso di cose
Che fa sì che io mi fermi qui…
Paolo Conte – Bartali - 1979
Persona comune
Maratoneta

Il regime anaerobico entra in funzione in una persona allenata (che ha


quindi una aumentata capacità aerobica) quando la richiesta energetica è
di circa 1200 J/kg min; in una persona non allenata a circa 900 J/kg min. Il
punto in cui la curva diventa piatta è la massima velocità di respirazione
dell’individuo. La pendenza della linea del lattato è la stessa per tutti,
perché rappresenta l’energia liberata per grammo di glucosio.

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