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DIO FA CASA
CON L’UOMO
LA COLLEGIATA DI
SAN GIOVANNI EVANGELISTA
IN CAPRANICA
NEL BICENTENARIO
DELLA SUA COSTRUZIONE
Effeci
Edizioni Capranica
In copertina: copia settecentesca della bolla “Piis et honestis” data a Roma da papa Bonifacio IX
il 23 ottobre 1400
Fotografie dell’Autore
ISBN 88-900697-0-9
Ai miei figli
Sara Giuseppina e Giuseppe Maria
battezzati a San Giovanni.
A mio padre e a mia madre
sposati a San Giovanni.
A mio padre e mio suocero
e a tutti gli amici
salutati per l’ultima volta
a San Giovanni.
Ringraziamenti
Tra quanti, con la loro grande disponibilità, hanno contribuito a farmi completare que-
sto lavoro, desidero ringraziare in maniera particolare Don Antonio Paglia, che mi ha consentito
senza esitazioni di accedere all’archivio parrocchiale; Silvia Ciomei, per le preziosissime ricerche
bibliografiche all’Alessandrina, senza le quali non avrei potuto portare in bibliografia un paio di
inedite “chicche” storiche su Capranica; mio nipote, Claudio Scarici, per le sue indispensabili
“consulenze” e traduzioni dal latino; Laura Orsi, senza cui non mi sarebbe mai venuta l’idea di
iniziare questo lavoro, e per il materiale bibliografico che mi ha fornito relativamente al tabernacolo;
mio cugino, Primo Lanzalonga, per i libri che mi ha spesso fornito e per le lunghe chiacchierate sul
divano di casa mia; Don Paolo Sabatini o.s.b. silv., per avermi simpaticamente presentato a
Don Ugo Paoli o.s.b. silv. (Vice-prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano); quest’ultimo e il
Dott. Luca Carboni (Segretario dell’Archivio Segreto Vaticano) per la disponibilità e la cortesia
dimostratami nelle mie richieste; i ragazzi del Settore Giovani di A.C. (Roberta, Martina,
Maria Grazia, Martina, Silvia, Sara, Stefania, Anna Rita, Elena, Silvia, Francesca Romana,
Simona, Enrico, Daniele, Enrico) a cui durante l’Avvento del 2000 ho potuto presentare la secon-
da parte di questo lavoro.
Un grazie tutto speciale, per concludere, va a Mamma – a cui parlavo di un libro su
Capranica già una ventina di anni fa – per avermi con amore e affetto “regalato” questa edizione e
per avermi insegnato insieme a mio Padre l’amore per questa terra e per la nostra gente, e natural-
mente a mia moglie, Teresa, una cosa sola con me, senza il cui amore e sostegno non ce l’avrei mai
fatta.
«Omnia figurate Christum annuntiant»
SANT’AGOSTINO
INTRODUZIONE
SIGLE E ABBREVIAZIONI
Annales Minorum WADDING L., Annales Minorum aeu trium Ordinum a s. Francisco
institutionum, Firenze, ad claras acqua (Quaracchi), 1932
ASRSP Archivio della Società Romana di Storia Patria
ASPC Archivio Storico Parrocchiale di Capranica
ASV Archivio Segreto Vaticano
ASVT Archivio di Stato di Viterbo
BJ La Bible de Jerusalem, 1984 – Bologna 1990
BR Bullario Romano – Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum ro-
manorum pontificum, Taurinensis Editio, Augustae Taurinorum
1871
BSS Bibliotheca Sanctorum, Enciclopedia dei Santi diretta da F. Caraffa,
14 vol., Roma 19903, 19923
CCC Catechismo della Chiesa Cattolica
CJC 1917 Codex Iuris Canonici, 1917
CJC 1983 Codex Iuris Canonici, 1983
COD Conciliorum Oecumenicorum Decreta, edizione bilingue, edd. G. Al-
berigo – G. A. Dossetti – P. P. Jeannou – C. Leonardi – P. Pro-
di, Bologna 1991
DA Dizionario d’Arte, a cura di L. Grassi e M. Pepe, Torino 1995
DACL Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, diretto da H. Leclercq
e F.Cabrol, 30 vol., Paris 1907
DBI Dizionario Biografico degli Italiani, a cura di M. Pavan, 53 vol., Roma
1960
DH DENZINGER H., Enchiridion Symbolorum definitionum et declarationum
de rebus fidei et morum, a cura di P. Hünermann, Bologna 1995
DHGE Dictionnaire d'Histoire ed de Geographie Ecclesiastiques, a cura di A.
Baudrillart et alii, 27 vol., Paris 1912-2000
DTB Dizionario di teologia biblica, a cura di X. Leon-Dufour , Genova
1976
DTF Dizionario di Teologia Fondamentale, diretto da R. Latourelle e R.
Fisichella, Assisi 1990
EC Enciclopedia Cattolica, diretta da S.E.R. Mons. P. Paschini, 12 vol.,
Firenze 1948-1953
EE Enciclopedia Ecclesiastica, diretta da S.E.R. Mons. A. Bernareggi, 7
vol., Milano 1942
EISLA Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, Istituto
dell’Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, diretta
da T. Gregory e I. Baldelli, Roma 1949-1951, 54 vol.,
EUA Enciclopedia Universale dell’Arte, Novara 1982
10
§ 1 – Introduzione storica
1 Cfr. SERCIA G., La pretesa feudalità di Capranica e le concessioni di Paolo II sul ter-
ritorio di Vico, Ronciglione 1933, p. 3. LUTTRELL A., Capranica before 1337: Petrarch as
topographer, in, Cultural aspects of the italian renaissance: essays in honour of Paul Oskar Kris-
teller, ed. C. H. Clough, Manchester - New York 1976, p. 20, nota 35, afferma che di
tale documento non vi sarebbe traccia, rimandando al lavoro dello HARTMAN L., Ec-
clesiae S. Mariae in Via Latina tabularium, 3 vol., Vienna 1895-1913. Ma seguendo il
Sercia, GLORI S. - SANTONI P., «L’archivio storico preunitario del comune di Capra-
nica. Inventario», Rivista Storica del Lazio, III (1995) 257-335, p. 257, aggiunge che tale
menzione «secondo l’opinione di storici locali (…) si troverebbe nel Liber Transumpto-
rum antiquissimorum in pergamena spectantium ad sacrosantam ecclesiam Sanctae Mariae in Via
Lata per insignem Urbis collegiatam ed ad illis res, bona ac iura universa ac praesertim ad Mona-
sterium suppressum Sancti Cyriaci de Sacrosanctae Ecclesiae Collegiatae unitam cum omnibus suis
bonis (ASV, Archivio di S. Maria in Via Lata, I, 40)».
2 «…hoc est cortem quae dicitur Petrozano et castellum quod dicitur Sorbo
et Anzano et Capraricam cum molendinis suis, una et cum omnibus quae iam dicto
Petro vesterario et Stephano fratri eius pertinere visa sunt…». Il diploma è intera-
mente riportato in MGH, t. II, Ottonis II et III diplomata, doc. 209, pp. 620-621, e in
MONACI A., «Regesto di Sant’Alessio», ASRSP, XXVII (1904), pp. 371-374. Cfr. anche
SERCIA G., La pretesa feudalità, cit., p. 3 e p.29 (dove l’A. ha regestato il documento: «a.
996 – maggio 31: Ottone II, a preghiera di Leone abate di S. Alessio e di Nokterio,
vescovo di Liegi, conferma solennemente tutti i beni, diritti e privilegi spettanti al
monastero dei SS. Bonifazio ed Alessio»), nonché GLORI S. - SANTONI P., «L’archivio
storico preunitario…», cit., p. 257.
14 Dio fa casa con l’uomo
3 Tra questi: SERCIA G., La pretesa feudalità, cit., p. 3; CHIRICOZZI P., Le Chiese
di Capranica, Roma 1983, pp. 15-16; MORERA T., Capranica nella storia e nell’arte, Roma
1994, p. 7. Aggiungiamo noi che una località denominata Pian del Sorbo esiste in terri-
torio di Vetralla, sulle pendici del monte Fogliano (IGM, f. 143 della Carta d’Italia, IV
NE, Capranica, 42°17’50’’ latit. N; 0°18’40’’ longit. O), probabilmente la stessa località
del Sorbo indicata nel Catasto Rustico del 1434 (cfr. A. CORTONESI, Colture e proprietà
fondiaria nella Capranica d’inizio Quattrocento. Prime ricognizioni, in AA. VV., Capranica me-
dievale. Percorsi di ricerca, a cura di A. Cortonesi, Capranica 1996, pp. 107-123: la località
del Sorbo è nominata fra i beni di un certo Pietro di Cecco a p. 118). Nella zona, comun-
que, il toponimo è tutt’altro che raro. Nell’elenco dei fondi della città di Sutri riporta-
to in TOMASSETTI G., La Campagna Romana antica, medioevale e moderna, 1976, III, pp.
244-245 ne è indicato uno denominato, appunto, “Sorbo valle” che l’a. individua tra
Sutri e Monterosi.
4 LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 19, nota 35. Oltre a supporre
e luoghi muniti della Provincia di Roma, Roma 1932, I, p. 16: «La Domusculta della Campa-
gna Romana, istituita da papa Zaccaria, e poi sviluppata da Adriano I, era un centro
di abitazioni, aderente a fondi coltivati, ove già esistevano la Chiesa, il molino,
l’ospizio ed i magazzini, che la Chiesa possedeva sotto la sua protezione. Il comples-
so degli abitanti prese il nome di militia. Scopo principale di questa istituzione fu il
ripopolamento e l’abitazione della campagna turbata dalle scorrerie dei barbari». Sulle
domusculte, v. DE FRANCESCO D., «Considerazioni storico-topografiche a proposito
delle domuscultae laziali», ASRSP, CXIX (1996). Secondo le fonti citate dall’autrice, Ca-
pracorum era ubicata fra Veio e Nepi, ma nonostante questa sia in assoluto la domu-
sculta più conosciuta e studiata, si ignora ancora la sua grandezza precisa benché è
unanimemente riconosciuto che essa aveva in Santa Cornelia e Monte Gelato i due
più importanti centri gestionali (pp. 18-19).
6 MORERA G., Le origini di Capranica. Una ricerca svincolata da suggestioni e leggende,
dus de Papa habitantem in castello Caprallica prope Sutrium, rogans eum, mox illum
ibi pater meus aperuit, & protinus ei capitulum praefate sententiae primum occumt
(…) In venit, quod volebat, & registrum illud totum detulit episcopo Gui. & episco-
pus ostendit illud curiae. Deinde (…), sicut mihi dixit, interfuit super antedictis eccle-
siis.»: MITTARELLI G.B., Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedetti, Venetiis 1755, t.
IV, p. 75 [Liber trigesimus secundus, ab anno Christi MCLXXIII ad annum MCLXXVII,
16 Dio fa casa con l’uomo
pp. 37-76]. L’episodio è riportato anche in NISPI-LANDI C., Storia dell'Antichissima città
di Sutri. Jerone de'Tirreni, Larissa de'Pelasgi e città etrusca colla descrizione de' suoi monumenti
massime dello anfiteatro etrusco tutto incavato nel masso con pianta e restaurazione, Roma 1887,
pp. 397-398. LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 14 si limita invece ad una
sfuggevole brevissima menzione.
11 Nell’indice analitico dell’edizione del Liber Censuum, curata da Paul Fabre e
d'Archéologie et d'Histoire, VII (1887), 129-195, nonché id., «Registrum curiae Patrimoni
beati Petri in Tuscia», Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, IX (1889), 299-320.
13 GLORI S. - SANTONI P., «L’archivio storico preunitario», cit., p. 257
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 17
14 Se è vero che tali vicende fossero affrescate nelle stanze dell’allora sede
municipale, a tale leggenda si dava ampio credito. Riferisce infatti MORERA G., Trage-
ceco, cit., pp. 41-43 (nonché in MORERA G., Le origini di Capranica, cit., p. 1),
dell’episodio (tratto dal libro di C. THIERRY, Les aux minerales de Capranica, Rome
1766) in cui il medico francese si prendeva licenza di rivolgersi ad un suo interlocuto-
re che voleva provare la verità di quella discendenza, dicendogli di “non sostenere cose
insostenibili”. Sullo stesso argomento anche MORERA G., Capranica vista da vicino, cit.,
pp. 19-27. E’ comunque da ricordare che una tale re-interpretazione in chiave mito-
logica della propria storia, che fa nascere da un’idea un fatto, è comune alla fonda-
zione di molte altre città, a cui molto spesso non è possibile risalire da un punto di
vista storico. Roma stessa lega le vicende della sua nascita alla leggenda di Romolo e
Remo. Vagheggiano interventi soprannaturali o addirittura di dei, anche le storie della
fondazione di Viterbo, che sarebbe stata fondata da Iafet figlio di Noè dopo il diluvio
(Cfr. DELLA TUCCIA N., Cronache e statuti della Città di Viterbo, ed. I. Ciampi, Firenze
1872, pp. 3-4; SCRIATTOLI A., I più notevoli monumenti di Viterbo, Viterbo 1998, pp. 7-8).
Analogamente Bieda, la cui fondazione “…sembra (…) si possa ascrivere (…) ai nepoti di
Noè, o ai figliuoli di lui…”(ALBERTI F., Storia di Bieda. Città antichissima della Toscana Su-
burbicaria, Blera 1981, p. 17). La traccia del mito del diluvio universale si ritrova anche
nella nostra Capranica. In relazione a ciò è da rilevare infatti che alcune cisterne ro-
mane in località “il Pozzo”, venivano tradizionalmente considerate dai contadini ca-
pranichesi come rifugi di cui gli antenati si servirono per sfuggire, durante il diluvio,
al fuoco che cadeva dal cielo (cfr. SARNACCHIOLI A., Capranica… piacere di conoscerla,
Guida a cura dell’Amm.ne Comunale di Capranica, Capranica 1994, p. 12).
15 Di questo parere sono il Thierry e il MORERA T., Capranica nella storia e
nell’arte, Roma 1994, p. 7. Su una posizione più sfumata è il CHIRICOZZI P., Le Chiese
di Capranica, Roma 1983, p. 16, che se non rifiuta la rigida datazione proposta dal Mo-
rera T., propende comunque per far derivare Capranica dalla distruzione di Vicus Ma-
trini. BALDASSARRE A.M e C., Capranica dalle origini ad oggi, Viterbo 2000, p. 19, non
aggiunge nulla di nuovo. Da segnalare, nel 1971, la decisione dell’Amministrazione
Comunale guidata dal Sindaco, dott. Pier Luigi Nicolini, di “fissare” al 7 luglio 772 la
nascita di Capranica. Al di là della forzatura storica, contro cui si scaglia MORERA G.,
Le origini di Capranica, cit., pp. 3-7, tale decisione è interpretabile, a nostro parere, solo
unicamente come un tentativo di mitizzazione fondante, ovvero, come momento
simbolico su cui focalizzare l’aggregazione della comunità capranichese. Nella stessa
direzione vanno infatti altre iniziative del Sindaco Nicolini, come i due inni della
18 Dio fa casa con l’uomo
banda musicale Viva Capranica! e Piccola Verde Patria, la fondazione della nuova Pro-
Loco intitolata a Francesco Petrarca e del suo giornale Capranica, piacere di conoscerla.
16 Le mansiones erano «…luoghi adatti al ricovero dei cavalli e delle altre bestie
da soma…» (MARTINORI E., Lazio turrito, cit., p. 23), ubicati lungo le vie consolari
romane. I vicus erano invece dei piccoli borghi che «…si formarono dalla riunione di
piccoli fondi, detti dai Romani heredii (…) che Romolo assegnò, come si crede, a cia-
scun cittadino…» (MARTINORI E., Lazio turrito, cit., p. 40).
17 La serie dei Pontefici Romani di Sutri è riportata in NIBBY A., Analisi stori-
co-topografico-antiquaria della carta de’ dintorni di Roma, Roma 18482, p. 141. Inoltre
l’esistenza di tale famiglia è anche attestata nel territorio circostante, da alcune iscri-
zioni ritrovate in alcuni bolli di mattoni e in un bollo su un’ansa di un’anfora (P. MA-
TRIN) rinvenuta dal Pasqui a Blera (ANDREUSSI M., Vicus Matrini, in «Forma Italiæ»,
Regio VII, Volumen IV, Roma 1977, p. 15). Sull’iscrizione mutila inserita nel muro
orientato a SE del casale delle Capannacce ([AU]GUSTA IUL[IA] [A]QUAM VICANIS), cfr.
NISPI-LANDI C., Storia dell'Antichissima città di Sutri, cit., p. 207 e 520, nonché AN-
DREUSSI M., Vicus Matrini, cit., pp. 69-79, n° 170 e relative note.
18 ANDREUSSI M., Vicus Matrini, cit.; ma specialmente l’introduzione e p. 68ss
(nn. 169ss). La zona a cui corrisponde l’area su cui sorgeva Vicus Matrini è quella che
nelle carte dell’IGM è contraddistinta dal toponimo Madonna di Loreto (IGM, f. 143 della
Carta d’Italia, IV NE, Capranica, 42°17’30’’ latit. N; 0°20’20’’ longit. O).
19 Cfr. MORERA T., Capranica nella storia e nell’arte, cit., p. 7 e BALDASSARRE
A.M e C., Capranica dalle origini, cit., p. 19, ma come hanno dimostrato ampiamente gli
studi dell’Anziani [ANZIANI D., «Les voies romaines de l'Étrurie Méridionale», Mélan-
ges d'Archéologie et d'Histoire, XXXIII (1913), pp. 210-212] e dell’Andreussi (vedi nota
precedente), tale identificazione è del tutto priva di fondamento. Riguardo alla men-
zione di Orlando, va ricordato che nella zona gli sono dedicati molti toponimi. Poco
lontano da “le Torri”, tra la statale Cassia e la statale n° 492, un gran campo con un
paio di grandi esemplari di quercia, è denominato “le Querce d’Orlando”. Poco sotto
Sutri, in direzione Roma, a poca distanza da “la Torraccia”, una grande e antica villa
recentemente ristrutturata prospiciente il bivio sulla Cassia per Bracciano e Bassano
Romano, si ricorda il toponimo “la Grotta di Orlando”. Forse l’origine di questi topo-
nimi legati al Paladino di Francia è legata all’altra antica leggenda sutrina secondo cui
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 19
Carlo Magno, prima della sua incoronazione avvenuta a Roma la notte di Natale
dell’anno 800, avrebbe fatto sosta a Sutri.
20 Cfr. MAZZUCCATO O., «Ritrovamento dei resti di una chiesa medievale alle
“Torri d’Orlando”», Bollettino della Unione Storia e Arte, XII (1969), pp. 54-58 e id., «Ca-
pranica. Relazione sui saggi di scavo presso le “Torri d’Orlando”», Atti della Accademia
Nazionale dei Lincei. Notizie degli scavi di antichità, serie VIII, XXIV (1970), pp. 372-394. La
località è indicata sulla mappa dell’IGM con il toponimo “le Torri” (IGM, f. 143 della
Carta d’Italia, IV NE, Capranica, 42°16’50’’ latit. N; 0°18’30’’ longit. O). Nel 1969 sca-
vi archeologici hanno portato alla luce le fondazioni di una chiesa romanica lunga 37
m. e larga 21 m (la pianta ipotetica della chiesa è riportata in MAZZUCCATO O.,
«Capranica. Relazione sui saggi…», cit., p. 387, fig. 11). L’edificio sacro, già segnalato
dall’Anziani (ANZIANI D., «Les voies romaines…», cit., p. 210), si sviluppava su una
pianta a tre navate con sei campate ciascuna. Aveva tre absidi e una cripta che si può
ipotizzare ricavata almeno sotto il ciborio. A destra, in cornu epistolae, nello spazio della
larghezza della prima campata, era ricavata la torre campanaria, che a tutt’oggi è an-
cora in piedi. La facciata era probabilmente rettangolare, realizzata in tufo, con deco-
razioni di lesene semicircolari ed archetti pensili. Gli scavi hanno altresì evidenziato
che sulla facciata si apriva un solo portale, della larghezza di circa 2,00 m., con pro-
babile sovrastante rosone. Sulla base del confronto con le chiese tuscanesi di S. Pietro
e di S. Maria Maggiore, è possibile ipotizzarne una datazione tra il Mille e il XII seco-
lo dato che anche i frammenti ceramici sparsi all'intorno sono databili tra il XII e il
XIII sec.. In RASPI SERRA J., La Tuscia Romana. Un territorio come esperienza d'arte: evolu-
zione urbanistico-architettonica, Torino-Roma 1972, p. 60 (nota n° 160), si conferma la
dipendenza stilistica della chiesa dai modelli tuscanesi, benché la stessa autrice, data la
conformazione della zona absidale, ipotizzi inoltre vicinanze di forma alle chiese pa-
leocristiane della Tunisia e ad altri edifici sacri romanici comaschi e catalani dello
stesso periodo storico. Tra gli autori capranichesi vi è chi ne ha proposta
l’identificazione con la chiesa di Santa Maria in Campis (CHIRICOZZI P., Le Chiese, cit.,
p. 16; MORERA G., Capranica vista da vicino, cit., p. 27). E’, comunque, assolutamente
da scartare l’ipotesi che la chiesa sia stata distrutta contemporaneamente a Vicus Ma-
trini dal momento che le murature della torre campanaria depongono per epoche di
molto posteriori. Tra l’altro è il caso di ricordare che non si ha notizia dell’esistenza
di torri campanarie prima del IX sec., fatta eccezione per quella voluta per la basilica
Vaticana – la prima in assoluto – nel 760 circa, da papa Stefano II quale ex-voto, co-
me vuole la leggenda, dello scampato pericolo dell’invasione longobarda (SERAFINI
A., Torri campanarie di Roma e del Lazio nel medioevo, Roma 1927, p. 20). Anche SCRIAT-
TOLI A., Vetralla. Pagine di storia municipale e cittadina da documenti di archivio, Vitorchiano
(Vt) 1992, p. 60, ne propone comunque l’identificazione con Santa Maria in Campis.
In effetti tale chiesa, cui dipendeva l’omonima massa (cioè, tenuta, podere, da cui mas-
saro e massaia), doveva sorgere in quella stessa zona poiché ne viene menzionata
l’esistenza in una bolla di Papa Leone IV diretta nell’anno 852 al vescovo di Toscanel-
20 Dio fa casa con l’uomo
la, Omobono. La bolla, regestata in KEHR P.F., Italia pontificia.Regesta Pontificum Roma-
norum, Berlino 1908, II, p. 197, è riportata interamente in CAMPANARI S., Tuscania e i
suoi documenti, Montefiascone (Vt) 1856, II, pp. 92-108 e in PL, Innocentii III opera omnia,
t. II, doc. CXLII, coll. 1236-1242. Qui, nell’elencare le terre affidate a quella diocesi,
che si estendeva su un’area vastissima dalla Fiora al Monte Fogliano, viene ricordata
la “massam, quae nuncupatur Campi cum ecclesia s. Mariae infra se…” con tutto il territorio
intorno (CAMPANARI S., Tuscania, cit., II, p. 99). E dal momento che nella bolla la lo-
calità è menzionata subito prima della “…Massa quae vocatur Forum Casii…”, benché il
Campanari confonda S. Maria in Campi con Santa Maria di Forcassi, siamo del pare-
re, con lo Scriattoli, che la massa di Campi, con la chiesa di Santa Maria, debba essere
identificata con le rovine de “le Torri”. La bolla di Leone IV, tra l’altro, menziona a
nostro parere altri toponimi riferibili al territorio capranichese, che almeno per la par-
te situata a nord-ovest, doveva evidentemente ricadere nella diocesi di Toscanella. La
bolla nomina infatti una “…plebem S. Martini, quae est supra Sutrium cum vineis, terris,
silvis, massaritiis et tributariis ibidem commorantibus et cum omnibus eorum pertinentiis…” (p.
96) che forse potrebbe essere identificata con la chiesina che dà il nome alla omoni-
ma contrada, recentemente riportata alla luce dal Gruppo Archeologico Capralica, dal
momento che l’altra località San Martino tra Sutri e Monterosi, trovandosi più a sud,
è riportata tra i fondi del comune di Sutri elencati dal Tomassetti (cfr. TOMASSETTI
G., La Campagna Romana, cit., III, pp. 244-245). Per concludere: ammessa, e non con-
cessa, l’identificazione della chiesa di Santa Maria in Campis con quella alle Torri
d’Orlando, si potrebbe ipotizzare che questa, dal momento che risale certamente ad
un’epoca di molto posteriore alla bolla di Leone IV, sia stata edificata sul luogo ove
esisteva già un edificio di culto preesistente.
21 Cfr. ALBERTI F., Storia di Bieda, cit., p. 59: «Ma la strage, che fece de' Bieda-
ni, e la desolazione, che apportò a quell'infelice Città Desiderio Re, parimente de'
Longobardi, superò ogni altra precedente: imperocché, come si legge in Anastasio
Bibliotecario nella vita del Pontefice Sant'Adriano la ridusse, quasi all'ultima desola-
zione nell'anno del Signore 772. Desiderio Re dei Longobardi, pieno di superbia, ed
arroganza, fece molti mali, e commise molti omicidi, ladrocini, ed incendi, imperoc-
ché dirigendo l'esercito contro la Città Biedana nella Toscana; mentre i Biedani, sotto
la fiducia di pace, erano usciti in campagna per raccogliere le messi co' loro figli, ser-
vi, e ancora donne, all'improvviso il barbaro Re, col suo esercito, l'assalì , ed occise
quanti potè avere in mano, nobili, principali cittadini, ed uomini utili alla società, e
dopo aver seco portato via gran quantità d'uomini, e di bestiame, mise a ferro, e a
fuoco le convicine possessioni, riducendo la Città, e i cittadini quasi al nulla.»
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 21
22 Per quanto riguarda queste, il Morera G., le definisce dimostrative (cfr. MO-
RERA G., Le origini di Capranica, cit., p. 6).
23 Cfr. MORERA G., Capranica vista da vicino, cit., pp. 29-30.
24 Cfr. MORERA G., Le origini di Capranica, cit., pp. 12-13.
22 Dio fa casa con l’uomo
scarcely occuped until the central medieval period, and Petrarch, who would surely
have mentioned any significant remains or inscriptions found in the immediate vicin-
ity, was probably correct in supposing that it was neither a pre-Roman settlement nor
a Roman town; in fact it was not on the original Roman Via Cassia».
28 LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 13: «Petrarch had no real infor-
mation about the origins of the castrum at Capranica (…) he thought that Capranica's
name derived from the goats or capre which had fed in its ancient woodlands, and
that subsequently its healthiness and fertility had attracted settlers who built a castle
and covered the top of the narrow rocky promontory with as many houses as the
space would hold».
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 23
29 Cfr. ANDREUSSI M., Vicus Matrini, cit., pp. 63-66, nn. 157-160.
30 Cfr. PARIBENI R., «Capranica di Sutri. Scavi in contrada Pecugliaro», Atti
della Accademia Nazionale dei Lincei. Notizie degli scavi di antichità, (1913), pp. 379-381. La
villa romana, di notevoli dimensioni, fu portata alla luce durante una scavo eseguito
nel 1913, effettuato per concedere ai signori Speranza, proprietari del fondo in que-
stione, la licenza ad impiantarvi una coltura, «…licenza che non si poteva dar loro
senza aver preventivamente esaminato l’importanza dell’antico edificio…» (p. 379).
Gli scavi portarono alla luce una grande fattoria romana dotata di ogni agiatezza, che
aveva l’accesso su una pubblica strada pavimentata con basolato (una strada che met-
teva in comunicazione Clodia e Cassia, cfr. ANZIANI D., «Les voies romaines…», cit.,
p. 214). La villa aveva uno sviluppo in lunghezza sulla via anziché in larghezza, dalla
strada verso il campo. I pavimenti erano mosaicati (p. 380) e in uno di questi, delle
dimensioni di mt. 4,00 x 2,60, era raffigurata Anfitrite, una divinità marina. La villa
era altresì dotata di ambienti destinati alla conduzione del fondo e per la torchiatura
dell’uva. Su una antica conduttura in piombo ritrovata durante gli scavi è riportata
l’iscrizione P.CLODIVS.VENERANDVS.FEC.
31 Cfr. LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 11 e nota n° 11 (pag. 18),
che rimanda allo studio di G. DUNCAN, «Sutri (Sutrium)», Papers of the British School at
Rome, XXVI (1958). Sul Castellaccio di Tinozzano, o Donazzano, v. anche MORSELLI
C., Sutrium, in «Forma Italiæ», Regio VII, Volumen VII, Roma 1980, pp. 107-110 (n°
96); nonché LOMBARDI L. – SANTELLA L., «Il Castellaccio di Caporipa (Capranica –
VT)», Informazioni, III (1994) 13-19, pp. 13-19. In particolare in quest’ultimo contribu-
to si ipotizza che il castello fosse di origine etrusca.
32 L’ipotesi, formulata dall’arch. Giancarlo Cataldi dell’Università di Firenze,
lire a quale degli Antonini si può riferire. E’ certo, comunque, che si debba riferire ad
un epoca posteriore a quella dinastia poiché nell’itinerario si fa menzione di Costanti-
nopoli. Fu pubblicato per la prima volta a Colonia, nel 1600, da Andrea Scoto. Un
manoscritto cinquecentesco dell’Itinerario è conservato nella biblioteca comunale di
Venezia (cfr. MARTINORI E., Via Cassia, cit., p. 7).
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 25
stanze in miglia romane tra le varie stazioni della via Cassia, è possibi-
le stabilire a quale distanza si trovava Vicus Matrini da Roma. Dalla
lettura contemporanea di entrambi gli itinerari, si possono determina-
re le distanze in miglia che intercorrono tra Vicus Matrini e le stazioni
precedente (Sutrium) e successiva (Forum Cassi). E poiché la Tabula ri-
porta soltanto quella tra Vicus Matrini e Forum Cassi (IV miglia) omet-
tendo invece quella tra Sutrium e Vicus Matrini, mentre l’Itinerarium ri-
porta quella complessiva tra Sutrium e Forum Cassi (XI miglia), è possi-
bile dedurre, per differenza, la distanza tra Sutrium e Vicus Matrini (VII
miglia)35. Quindi, poiché la stazione di Sutrium nell’Itinerarium viene
posta a XII miglia da Vacanas, e questa, a sua volta, è posta a XXI mi-
glia da Roma, si desume che la distanza di Vicus Matrini da Roma era
pari a XL miglia36.
(Ponte Milvio); Via Clodia, miglia III; ad Sextum, miglia III; Veios, miglia VI; Vacanas,
miglia VIIII; Sutrio, miglia XII; Vico Matrini, miglia ?; Forum Cassi, miglia IIII. Pertanto,
con la deduzione operata grazie all’indicazione complessiva delle miglia tra Sutrium e
Forum Cassi recata dall’Itinerario Antonino, è nuovamente possibile stabilire che la
distanza fra Vicus Matrini e Roma era di XL miglia.
37 LP I, pp. 445: «Igitur coniungente eo fere quadragesimum miliarum Lan-
gobardorum finium, in una noctium, signum in caelo magnum apparuit, quasi globus
igneus ad parteme australem declinans, a Galliae partibus in Langobardorum partes.».
L’episodio è accennato anche in SCRIATTOLI A., Vetralla, cit., p. 66, nota 2.
38 Cfr. LP, pag. 445, variante alla riga 18. E’ il famoso “In hoc signo vinces”, che
tra l’altro si trova affrescato nella cappella del Crocifisso nella Chiesa di San Giovan-
ni.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 27
39 Cfr. MARTINORI E., Via Cassia, cit., pp. 6-7. Secondo Andreussi (AN-
DREUSSI M., Vicus Matrini, cit., p. 15), il Geografo Ravennate con la menzione di Ma-
gnensis, intenderebbe riferirsi a Vicus Matrini che nel frattempo avrebbe mutato nome.
Secondo la stessa Andreussi , infatti, Magnensis «…è probabilmente riferibile alla Val-
lis Magna che nel 728 Liutprando non restituì insieme con Sutri al papa Gregorio II e
che secondo il Gamurrini (G.F. GAMURRINI – A. COZZA – A. PASQUI – R. MENGA-
RELLI, Carta Archeologica d’Italia, Firenze 1972, nota a p. 82) è il nome che, dopo
l’estinzione della famiglia dei Matrini, assunse la grande valle in cui era situato il Vi-
cus».
40 Cfr. ESCH A., La via Cassia. Sopravvivenza di un’antica strada, Roma 1996, p. 9.
serico nel 455. Da ricordare inoltre la ferocia della guerra gotica, fra Goti e Greci, che
si combatté per circa un ventennio nelle campagne di Roma.
28 Dio fa casa con l’uomo
42 I Longobardi fecero il loro ingresso in Italia dal nord-est, nel 565, ma solo
sul finire del secolo, sotto la guida di Agilulfo, si spinsero fino nei pressi di Roma. Il
santo papa Gregorio, ne descrisse le atrocità nelle sue Omelie, essendone stato egli
diretto testimone, ricordando come “….luctus aspicimus; desctructus urbes, eversa sunt ca-
stra, depopulati sunt agri, in solitudinem terra redacta est. Alios in captivitatem duci, alios detrun-
cari, alios interfici videmus…” (NIBBY A., Analisi, cit., p. XLIII).
43 Cfr. LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 13.
44 Cfr. NISPI-LANDI C., Storia dell'Antichissima città di Sutri, cit., p. 408: «E’ sto-
ria nota che meno Monterosi, ma più e veramente, Capranica e Bassano, sono sangue
sutrino».
45 Cfr. MORERA G., Capranica vista da vicino, cit., pp. 38-39. In effetti, come os-
serva lo stesso autore (ivi, pp. 12-13), la menzione del presbitero Guido, che compare
nel contratto nella sua qualità di confinante, dimostra in maniera eloquente che alla
metà dell’XI sec., Capranica era già dotata di proprio clero che vi risiedeva stabilmen-
te, dipendente dalla diocesi di Sutri, sotto la cui giurisdizione ecclesiastica rientrava.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 29
pendenza che in passato la prima aveva dalla seconda46. Per cui la na-
scita di Capranica, al di là di forzati sensazionalismi storici, potrebbe
semplicemente rientrare all’interno di quel vastissimo fenomeno di
popolamento delle zone rurali che caratterizzò l’alto medioevo e che
è conosciuto con il nome di “pievismo”. Verso la fine del primo mil-
lennio infatti, le campagne cominciarono ad organizzarsi in piccoli
centri abitati che venivano ad agglomerarsi attorno a una chiesa rura-
le. Questa venne ben presto a rappresentare il centro religioso del na-
scente borgo costituendosi in parrocchia di campagna, a volte eretta
in una chiesa con dignità arcipresbiterale, e quindi dotata di fonte bat-
tesimale, altre semplicemente in parrocchia dipendente da un’altra
chiesa matrice. Dall’organizzazione delle campagne strutturata in pie-
vi si passò poi, gradatamente, al cosiddetto “incastellamento”. Auto-
revoli studi storici hanno contribuito a dimostrare come tale fenome-
no sia stato non soltanto ampiamente diffuso in tutto il Lazio, ma
come si sia ripetuto in maniera pressoché identica tanto nella Campa-
gna, quanto nella Sabina, quanto nella Tuscia47. Nell’Alto Lazio, la
forma abitativa del castello cominciò a manifestarsi, convivendo pa-
rallelamente con quella plebana, già durante la metà del IX sec.48 ed in
qualche caso è sufficientemente provato che alcuni castelli sono sorti
nelle adiacenze di antiche pievi o nelle loro immediate vicinanze49.
Senza dubbio, dunque, si può affermare che il borgo di Capranica sia
certamente sorto intorno alla piccola plebs rurale di San Pietro che,
durante il X sec., doveva già esistere. E in questo senso, concordiamo
con il Morera G. quando afferma che il contratto di vendita del 1050
46 Lo stesso ragionamento vale anche per Bassano Romano che veniva chia-
trarci nella sua trattazione. Per gli approfondimenti del caso, v. il fondamentale studio
di TOUBERT L., Les structures di Latium médiéval, 2 vol., Roma 1973, e, particolarmente,
vol. I, cap. IV, sull’incastellamento. Per quanto riguarda l’organizzazione della pieve
nella Tuscia e nel Lazio settentrionale, E. PETRUCCI, Pievi e parrocchie del Lazio nel basso
Medioevo. Note e osservazioni, in, AA. VV., Pievi e parrocchie in Italia nel basso medioevo (sec.
XIII-XV), Atti del VI convegno di storia della Chiesa in Italia (Firenze, 21-25 sett.
1981), 2 vol., Roma 1984, pp. 907-920.
48 Cfr. E. PETRUCCI, Pievi e parrocchie, cit., p. 908
49 Cfr. E. PETRUCCI, Pievi e parrocchie, cit.. E’ il caso di Latera, Castellardo, Pe-
scia Romana, Murano, Musignano, Bulxi (p. 911), ma anche di Marta e Capodimonte
(p. 913).
30 Dio fa casa con l’uomo
ta dal FEDELE P., «Carte del Monastero dei SS. Cosma e Damiano», cit., (1898 e
1899) non fa altro che confermare anche per l’area circostante Sutri che la forma di
insediamento urbano più adottata è quella del castello ecclesiastico. Cfr. anche TO-
MASSETTI G., La Campagna Romana, cit., III, pp. 233-234. Secondo il MORERA G., Ca-
pranica vista da vicino, cit., p. 35, il castello vetulo qui appellatur Capralica, sarebbe, infatti
«…un Castello (o casale) di tipo ecclesiastico (…) di proprietà dell’Abbazia Romana
[dei SS. Cosma e Damiano] rappresentata in loco dal Monastero sutrino di S. Giaco-
mo e Filippo».
51 La Cassia, come principale strada di comunicazione con Roma, portava in
Italia non solo miti pellegrini ma anche poderosi eserciti guidati dagli imperatori che
spesso scendevano nella Città Eterna per la loro incoronazione. Nel 1328, ad esem-
pio, il passaggio di Ludovico il Bavaro provocò gravi devastazioni alla Val di Lago e
alla stessa capitale del Patrimonio, Montefiascone, che subì il danneggiamento delle
mura. Il medesimo trattamento fu riservato a Gradoli; a Valentano che, più sfortuna-
ta, subì anche l’uccisione di non pochi suoi cittadini; a Marta, dove venne raso al suo-
lo un molino della Chiesa durante il passaggio di ritorno delle truppe verso la Ger-
mania (cfr. CALISSE C., «Costituzione del Patrimonio di S. Pietro», cit., p. 33, 52-54 e
ANTONELLI G., «Vicende della dominazione pontificia», cit., (1903), pp. 262-263).
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 31
52 Sul tracciato della via Cassia in prossimità degli abitati di Sutri e Capranica,
v. ESCH A., La via Cassia, cit., pp. 11-13, nonché, per una visione planimetrica, le
mappe dell’IGM elaborate in MORSELLI C., Sutrium, cit., e ANDREUSSI M., Vicus Ma-
trini, cit..
53 La chiesa di San Pietro potrebbe non essere stata l’unica pieve capraniche-
Consagrazione e giova ripeterla, seguita l’anno 1103, come dal proprio originale, e traduzione fatta-
ne dalla bo[na] me[moria] di Ale[ssandro] Cerrini, Cancelliere dell’una, e l’altra diocesi, non da
poco tempo, ma dall’anno 1669, che si da’ sub manicha S.S Illma e già riportata nella Storia della
Seconda Sagra Visita fatta dall’odierno Monsignor nostro Vescovo…”. La lettera è purtroppo
priva di data ma a giudicare dai contenuti (protesta contro il riconoscimento della
maternità ecclesiale di San Giovanni rispetto a Santa Maria e della conseguente di-
pendenza di questa su quella), si può datare nel ventennio precedente l’avvio delle
trafile burocratiche per l’ottenimento della bolla di unione dei due capitoli di San
Giovanni e di Santa Maria, che ebbe inizio nel 1794 e terminò nell’anno 1801, con la
lettera apostolica Assumptum ad nobis di papa Pio VII. Nella vecchia chiesa di Santa
Maria, demolita nel 1866, esisteva una lapide che ricordava la sua consacrazione nel
1103. Di tale lapide, come riporta MORERA G., Capranica vista da vicino, cit., p. 20, ne
fu testimone il medico francese Charles Thierry che la ricordò nel suo Les aux minera-
les de Capranica, Rome 1766. Sul biedano Pasquale II, F. ALBERTI, Vita di Pasquale II,
in ALBERTI F., Storia di Bieda, pp. 86-116; RENDINA C., I papi. Storia e segreti, Roma
1999, pp. 402-406..
32 Dio fa casa con l’uomo
55 BATTELLI G., Rationes decimarum Italiæ nei secoli XIII e XIV. Latium, Città del
Vaticano 1946, pp. 415-416 (Decima triennale degli anni 1295-1298 – Civitatis Sutrine
(…) Predictum conputum factum est et ratio hiusmodi reddita per predictum collectorem d. Roberto
priori predicto de supradicta pecunia Sutrii, in domo heredum quondam Mincarelli, presentibus d.
Plano canonico Sutrino, archipresbitero S. Laurentii de Crapalica, Falcone notario et Vanne de
Aquapendente familiare d. Viterbiensis episcopi et Iacobino De Bene testibus vocatis et rogatis, sub
anno Domini millesimo CCLXXXXVII, temporibus d. Bonifazi VIII pp., mense novembris, die
XXVII, indictione X).
56 Cfr. E. PETRUCCI, Pievi e parrocchie, cit., p. 916
57 Cfr. E. PETRUCCI, Pievi e parrocchie, cit., ivi
58 Cfr. PICCINATO L., Urbanistica medievale, Bari 1978, p. 28. Sullo sviluppo ur-
banistico del centro storico capranichese si vedano anche: MARCONI P.L., Capranica di
Sutri, in, Quaderni di ricerca urbanologica e tecnica della pianificazione della Facoltà di Architettu-
ra di Roma, IV (1969) 107-109; LUTTRELL A., Capranica before 1337, cit., p. 14; MORERA
G., Capranica. Il Centro Storico, fotostampa a cura dell’A. presso la Biblioteca Comunale
di Capranica, Capranica 14/05/1989; A. BARELLA, Forma urbana e sviluppo urbanistico,
in, AA. VV., Capranica. Invito a conoscerla, Roma 1984, pp. 18-20.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 33
chiese capranichesi.
60 Se il Giubileo del 1300, che si tradusse in un enorme successo religioso ed
economico, chiuse in maniera trionfale un secolo, il XIII, che tutto sommato può es-
sere ricordato come un periodo di relativa calma e prosperità, viceversa, sin dai suoi
primissimi anni, quello nascente non si presentò davvero secondo i migliori auspici.
Infatti, l’assurdo spostamento della Santa Sede ad Avignone in seguito alla salita al
soglio pontificio del francese Bertrand de Got, eletto il 5 luglio del 1305 con il nome
di Clemente V, segnò per Roma e per tutto il Patrimonio di San Pietro un periodo di
generale decadenza della vita politica, economica, culturale e civile. Nei settant’anni
circa di “cattività avignonese”, che vanno dal giorno dell’elezione di Clemente V fino
al 17 gennaio 1377, in cui Gregorio XI riporterà finalmente a Roma la sede petrina,
una serie di eventi drammatici – sia politici che naturali – si susseguono senza solu-
zione di continuità segnando indelebilmente questo periodo storico in un senso asso-
lutamente negativo. Riteniamo, comunque, che per meglio introdurre il lettore nel
particolare clima, tutt’altro che tranquillo, che spirava in quegli anni nella Città Eterna
e un po’ d’ovunque nelle terre del Patrimonio, sia utile citare un passo tratto dalle
Croniche di Roma redatte dall’Anonimo romano: «…la citate de Roma stava in gravissima
travaglia. Rettori non avea. Onne dìe se commatteva. Da onne parte se derobava. Dove era luoco, le
vergine se detorpavano. Non ce era reparo. Le piccole zitelle se furavano e menavanose a desonore.
La moglie era toita allo marito nello proprio letto. Li lavoratori, quanno ivano fòra a lavorare, era-
no derobati, dove? su nella porta de Roma. Li pellegrini, li quali viengo per merito delle loro anime
alle sante chiesie, non erano defesi, ma erano scannati e derobati. Li prieti staievano per male fare.
Onne lascivia, onne male, nulla iustitia, nullo freno. Non ce era più remedio. Onne persona periva.
Quello più aveva rascione, lo quale più poteva colla spada. Non ce era altra salvezza se non che
ciascheduno se defenneva con parienti e amici. Onne die se faceva adunanza de armati.» (ANONI-
MO ROMANO, Cronica, a cura di G. Porta, Milano 1981, Cron. XVIII, 111-112 – Edi-
zione Elettronica disponibile in download alla pagina web
«http://www.sestoacuto.it/»).
34 Dio fa casa con l’uomo
«Dal poco che ho potuto osservare, qui c'è un'aria assai sa-
lubre…Sola da queste terre è bandita la pace e per quel crimine,
quale legge del cielo o destino o influsso maligno degli astri, non so.
Che potresti pensare? Armato, il pastore vigila nelle selve e non per
paura dei lupi, ma dei briganti; il contadino, chiuso nella corazza,
adopera l'asta per pungolare la terga del pigro bue; chi va a caccia di
uccelli copre le reti con lo scudo e il pescatore, come per attingere
Chiesa, sui cui essa esercitava la propria sovranità. Del Patrimonio di San Pietro, che
si componeva in varie regioni (Campagna, Marittima, Ducato di Spoleto, Marca), «la
porzione giacente alla destra del Tevere» conservò il nome di Patrimonio di San Pietro a
cui venne aggiunta la determinazione «in Tuscia per significare la parte dello Stato
formata soltanto dai possessi toscani» [CALISSE C., «Costituzione del Patrimonio di S.
Pietro in Tuscia nel secolo XIV», ASRSP, XV (1892), p. 6]. Dal punto di vista geogra-
fico, nel XIV sec. «il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia comprendeva (…) tutto il terri-
torio posto tra Radicofani e Roma, ed approssimativamente limitato dal Tevere, dal
Paglia, dalla Fiora e dal Mar Tirreno, accresciuto (…) di altri territori limitrofi, come
il comitato di Sabina e le terre degli Arnolfi, colle importanti città di Narni, Terni,
Rieti, Amelia e Todi.» (ANTONELLI G., «Vicende della dominazione pontificia nel
Patrimonio di S. Pietro in Tuscia dalla traslazione della sede alla restaurazione del-
l'Albornoz», ASRSP, XXV (1902), p. 356). Vedi anche AA. VV., Atlante, cit., tav. XXI.
Per la situazione politica nel Patrimonio durante la traslazione della Sede Apostolica
ad Avignone, v. anche ANTONELLI G., «Una relazione del Vicario del Patrimonio a
Giovanni XXII in Avignone», ASRSP, XVIII (1895), pp. 447-467, nonché, per avere
immediatamente un’idea del caos politico-istituzionale che regnava, id., «Una ribellio-
ne contro il vicario del Patrimonio Bernardo di Coucy (1315-1317)», ASRSP, XX
(1897), pp. 177-215. Per una visione complessiva dei rapporti tra Chiesa e Comuni, v.
invece ERMINI G., «La libertà comunale nello Stato della Chiesa, da Innocenzo III
all'Albornoz», ASRSP, XLIX (1926), pp. 5-126.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 35
acqua dal pozzo, tiene sospesa alla rozza fune un elmo rugginoso.
Insomma, qui non si fa niente senz'armi.»62
assolutamente sicure. Tra il XIV e il XV sec., il Patrimonio fu teatro delle gesta di nu-
36 Dio fa casa con l’uomo
merosi capitani di ventura – dal Fortebraccio al Tartaglia, dal Piccinino allo Sforza –
che lo fecero permanere in uno stato di continua e buia incertezza (cfr. CALISSE C.,
«Costituzione del Patrimonio di S. Pietro», cit., pp. 47-48). Particolarmente terribile,
poi, fu il passaggio del Guarnieri e della sua compagnia che spostandosi verso il cen-
tro della penisola dalla Campagna, dove aveva seminato ovunque rovina, nella prima-
vera dell’anno giubilare del 1350 si abbatté come un fulmine a ciel sereno sulle terre
del Patrimonio (cfr. ANTONELLI G., «Vicende della dominazione pontificia», cit.,
(1903), pp. 319-323). Ancora. Una setta di fuorilegge imperversò lungamente nelle
campagne durante gli anni ’20 senza che furono presi efficaci provvedimenti per limi-
tarne l’azione (cfr. ANTONELLI G., «Vicende della dominazione pontificia», cit.,
(1902), p. 388). E negli stessi anni infine, una banda di predoni di bestiame, seminò
diffidenza e paura nella già gravemente angheriata popolazione, compiendo numerosi
furti di animali. Tra i predoni si distinse in maniera particolare il romano Cecco
Angelucci, il quale durante il 1324, nel Patrimonio rubò qualcosa come ottomila
pecore uccidendo pastori e custodi (cfr. ANTONELLI G., «Vicende della dominazione
pontificia», cit., (1903), p. 251).
65 AA. VV., Capranica medievale. Percorsi di ricerca, a cura di A. Cortonesi, Capra-
nica 1996. Lo studio si basa sull’esame dei protocolli notarili di 6 diversi notai – tutti
originari di Capranica – per un arco di tempo che va dal 1340 al 1393.
66 Cfr. P. MASCIOLI, Le campagne di Capranica nel Trecento: conduzione fondiaria e
rapporti di lavoro, in, AA. VV., Capranica medievale, cit., pp. 9-89. In particolare, cfr. TA-
BELLA XII – Contratti stipulati dagli enti ecclesiastici e ospedalieri, pp. 81-83.
67 Le durate dei contratti oscillavano in genere dai 2 ai 9 anni. In qualche ca-
so, come per alcuni orti, si arrivava ai 19 o a durate perpetue (cfr. P. MASCIOLI, Le
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 37
campagne, cit., pp. 72-73). Per quanto riguarda i canoni, questi normalmente erano fissi
in denaro, ma a volte anche in natura sul prodotto della terra. I contratti, infine, po-
tevano essere a locazione semplice, o ad laborandum (ovvero con concessioni che soli-
tamente coincidevano con la durata pluriennale di un ciclo colturale completo: ad es.
il primo anno a maggese, il secondo a frumento). Su tali contratti, cfr. P. MASCIOLI,
Le campagne, cit., pp. 32-35.
68 Cfr. P. MASCIOLI, Le campagne, cit., p. 56.
69 Cfr. P. MASCIOLI, Le campagne, cit., pp. 41-42, 47-48.
70 Cfr. P. MASCIOLI, Le campagne, cit., pp. 48-49.
71 Sul Catasto quattrocentesco di Capranica, v. SERCIA G., La pretesa feudalità,
domedievale», ASRSP, CXXI (1998), p. Sulla situazione generale degli scambi com-
merciali e per una visione complessiva del mercato durante il XIV sec., v. ARIAS G.,
«Per la storia economica del secolo XIV. Comunicazioni d’archivio ed osservazioni»,
ASRSP, XXVIII (1905), pp. 301-354.
38 Dio fa casa con l’uomo
vale, in, AA. VV., Capranica Medievale, cit., pp. 139-145. Il vinchio, nel gergo dialettale
capranichese, è il pollone, ovvero il germoglio che nasce dal tronco di una pianta. Il
GDGLI, riporta come significato estensivo dell’art. «vinco» (regionale «vinchio»),
ramoscello di salice, vimine.
79 Cfr. G. BACIARELLO, Aspetti urbanistici, cit., p. 140. Il profferlo (profferulus) è
un elemento tipico dell’architettura dei centri storici del viterbese. Su questo, si ri-
manda a L. CONTUS, Tipologie edilizie nell’architettura medievale a Viterbo: le case con profferlo,
in AA. VV, Case e torri medievali, cit., pp. 145-147.
80 Cfr. G. BACIARELLO, Aspetti urbanistici, cit., p. 141.
81 Cfr. G. BACIARELLO, Aspetti urbanistici, cit., p. 144.
40 Dio fa casa con l’uomo
papi ad Avignone (p. 58), segue probabilmente il Sercia. CAROCCI S., Baroni di Roma,
cit., p. 304, infine, ipotizza che la famiglia non sia nemmeno appartenuta al circuito
della grande aristocrazia romana, stante «…il totale silenzio mantenuto dai ricchi car-
tari monastici romani sulla presenza di qualsiasi possesso urbano o suburbano dei
conti; (…) l’assenza, davvero inspiegabile, di personaggi di tale levatura fra i senatori
del Duecento; infine, ancor più sorprendente, la mancanza degli Anguillara dalla lista
dei barones Urbis compilata nel 1305…».
86 Cfr. SANTONI P., «Un documento inedito di Pandolfo II Anguillara», cit..
87 Cfr. EGIDI P., «Le cronache di Viterbo scritte da frate Francesco d'Andre-
a», ASRSP, XXIV (1901), p. 309: «Havendo li Romani sentito come lo imperadore
s’era partito da Viterbo, vennero in adiutorio della Chiesa, et pigliarno Crapalica, e
disferno Ronciglione, et pigliarci el conte Pandolfo et mandarlo prigione ad Roma, et
poi pigliarno Vico.». Secondo l’Egidi, non vi sono dubbi che il Pandolfo di cui si par-
la «…sia da identificare col padre del Pandolfo dell’Anguillara che nel 1264 a capo de’
guelfi si oppose a Pietro (IV) da Vico e ne fu sconfitto e preso prigioniero presso Ve-
tralla» (ivi, p. 309, nota 4).
88 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1906), cit., p. 399
89 E’ da ricordare che presso l’archivio comunale di Toscanella – l’attuale Tu-
scania – era conservato l’albero genealogico della famiglia Anguillara. Cfr. SORA V., «I
Conti di Anguillara», (1906), cit., p. 404, nota 4.
90 Cfr. COLETTI G., «Regesto delle Pergamene», cit., p. 247, DOC. XVI.
42 Dio fa casa con l’uomo
91 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1906), cit., p. 436 e id., (1907), p.
103.
92 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1906), cit., p. 436
93 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1906), cit., p. 437. I gemelli France-
sco e Nicola, e le altre due figlie femmine di Giovanni, Iacoba e Angelella, saranno
affidati alla moglie Francesca, che verrà confermata loro tutrice [id., (1907), p. 103].
94 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1907), cit., p. 104.
95 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», (1907), cit., p. 104; SERCIA G., La pre-
ma sostenne più la parte del ladro che del tutore; era per lui la rapina un diletto, av-
vezzo alle armi nocque non meno ai parenti e agli amici che ai nemici. Sempre ostile
ai Pontefici Romani (suoi sovrani diretti), avaro del suo, avido dell’altrui, non ebbe
nessun sentimento di religione, assolutamente ateo, usava ripetere che le anime degli
uomini come quelle delle bestie da soma sono mortali. Bestemmiatore e crudele uc-
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 43
egli venne in possesso del castello «forse anche senza rispettare i patti
del 1446»98. Il 16 febbraio del 1460 infatti, nel suo testamento, il ca-
stello di Capranica sembra aver cambiato di proprietà già da tempo,
poiché viene menzionato tra i beni che alla sua morte saranno tra-
smessi al figlio-erede Deifobo99.
Contro questi e il fratello Francesco infine, a causa della loro
politica aggressiva nei confronti dei castelli vicini, nell’estate del 1465
fu intrapresa una campagna militare ordinata da papa Paolo II, che
ebbe come conseguenza la fuga di Deifobo, l’arresto di Francesco, e il
ritorno di Capranica sotto la diretta sovranità della Chiesa che la eser-
cideva l’uomo con la stessa facilità che altri una pecora; escogitò supplizi dolorosis-
simi e mai prima conosciuti per martoriare i prigionieri che odiava. Mantenne con
prede e latrocini quei sudditi che furono disposti a servirlo in armi, gli altri schiantò
sotto il peso del più duro despotismo: dopo sei giorni di intenso lavoro nei propri
campi, erano costretti, stanchi, per vivere liberi da tributi, a lavorare per lui nel setti-
mo giorno che, secondo lui, si chiamava appunto domenica perché doveva esser de-
dicata al padrone, e il padrone diceva essere lui. Portava a forza nel suo palazzo le
mogli e le figlie loro, e le prostituiva, procurando ovunque gravi disordini morali con
stupri ed adulterii; né gli mancò la taccia infame dell’incesto, quasi avesse violato la
castità delle figlie. Fustigò spesso i figli e li assalì col ferro, saccheggiò le chiese; timi-
do con gli arditi, forte con i deboli, resistente alle fatiche e ai digiuni, se necessario;
nel riposo ubriacone, ingordo e lussurioso…» (PIO II [Enea Silvio Piccolomini], I
Commentari di Pio II, ed. a cura di G. Bernetti, Siena 1972-1976, I, XII, pp. 143-145).
98 Cfr. SERCIA G., La pretesa feudalità, cit., p. 5
99 Cfr. ADINOLFI P., Laterano e Via Maggiore, Roma 1857, pp 133-139, doc. IV.
Dopo aver provveduto a lasciare cospicui beni a tutti i suoi numerosi figli naturali e
alle sue amanti, Everso lascia «tucti laltri miei bieni stabili et mobili Castella Rocche
fortezze, tenute et terre rascioni actioni et onnie altra cosa lasso alli dicti miei heredi
universali Francesco et Deyphebo miei figliuoli legetimi et naturali li quali Francesco
et Deyphebo instituisco miei heredi universali colli modi condictioni et substitutioni
infrascripti. Cioe intra loro o se per questo mio testamento despositione et ultima
volonta facto lo partimento et divisione delle Castella terre et cose stabile in doi parti
cioe una parte sia et esser debbia Vetralla Jovi Viano con Ischia et Alceto suoi tenute.
Sancta Pupa e Carcari et questa sia con suoi rascioni et pertinentie de Francesco. Lal-
tra parte sia et esser debbia questa cioe Crapanica Ronciglione e Casale Vico e Casa-
mala suoi contrate Le rascioni le quale agio in Craparola Bieda Sancto Jovenale lo
Terzuolo et Luni suoi contrate Sancta Sivera la meta di Cervetere con loro rascione et
pertinentie et questa sia de Deyphebo». Everso concluse la sua esistenza il 4 settem-
bre 1464, presumibilmente all’età di circa settant’anni. Sul resto della vita di Deifobo
dell’Anguillara, CHERUBINI P., «Deifobo dell'Anguillara», cit., pp. 209-234, nonché
SCANO G., «Altri documenti Anguillara», cit., p. 241.
44 Dio fa casa con l’uomo
§ 2.2 – La fondazione.
di Capranica, Roma 1983. Tuttavia, mentre passa in rassegna la vita di ciascun gover-
natore, l’autore tralascia di trattare gli aspetti sociali e politici del governo. Per le vi-
cende intorno alla caduta del castello di Capranica, v. LEVI G., «Diario Nepesino di
Antonio Lotieri da Pisano (1459-1468)», ASRSP, VII (1884) 115-182, pp. 149-150, e
Chronicon Eugubinum, col. 1009, in RIS, t. XXI: «Il Signor Conte [il Piccinino] per il
comandamento del Papa andò a i danni di Diofebo figliuolo già del conte Adverso, e
avuto il detto comandamento partì da Ugubio a dì 26 di Giugno, e andò sotto, dove
stette tre giorni per aspettar l’altre sue genti, e dappoi andò a i danni del detto Diofe-
bo, e in 5 giorni acquistò l’infrascritte sue Terre in questo modo: A dì 11 di Luglio
ebbe un Castello, nominato Giove, adì 5 Caprajola, e Carbognano, a dì 6 Ronciglio-
ne, a dì 8 andò il prefato Conte a Caprinico, il quale s’accordò, e gli uomini presero
Francesco fratello di Diofebo. Ebbe la Rocca, e liberò Francesco: a dì 8 s’accordò
Vetralla. A dì 9 ebbe Viede, dove furono presi Francesco, il figliuolo, e il figliuolo di
Diofebo; la notte innanzi se ne fuggì Diofebo con quattro Cavalli. Si dice, che si por-
tò seco ventiquattromila Ducati».
101 Cfr. § 2.1 (nota n. 53), e APPENDICE, doc IV.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 45
102 Cfr. RVC, III, p. 77, doc. 13676: «Antonio Montes, familiari suo, provide-
sita è menzionata anche in CHIRICOZZI P., Le chiese di Capranica, Roma 1983 che ne
riporta i contenuti, ma una segnatura d’archivio errata, nonché in CANONICI C. -
SANTONI P., Parrocchie, Chiese e Confraternite. Per una storia delle istituzioni religiose caprani-
chesi attraverso le carte dell’Archivio Storico Parrocchiale, Capranica 1997, p. 1. A parte
l’errore tipografico che affligge il cognome del Visitatore Apostolico (Bindarini anzi-
chè, correttamente, Binarini) è da notare, in quest’ultima pubblicazione, che il Cano-
nici appella il Visitatore col titolo di Cardinale mentre allo stesso, in realtà, non fu
mai conferita la porpora. Alfonso Maria Binarini (Bologna, 1510 - Camerino, 26 apri-
le 1580), vescovo di Rieti e Camerino, fu il protagonista della riforma del Collegio
Cardinalizio. Come riporta il von PASTOR L. F., Storia dei Papi dalla fine del medio evo,
Trento 1890, VIII, pp. 101-102, nel 1571 insieme all'Ormaneto presentò, in merito,
una dettagliata relazione al Papa Pio V (il francescano Michele Ghisleri, già vescovo
di Sutri, poi proclamato santo) in cui "…si dice anco che li reformatori [cioè Ormaneto e
Binarini, ndr] hanno detto al papa che sarebbe bene riformare li cardinali et le case loro, et non
lasciare che magnassero in argento et che facessero andare le loro famiglie vestite di longo et tenessero
un confessore in casa che ogni mese confessasse et comunicasse tutta la famiglia loro" (Aurelio Zi-
bramonti al duce di Mantova 13 gennaio 1571, Archivio Gonzaga in Mantova). Nel-
l'agosto 1566 fu incaricato dal papa di proceder alla visita apostolica delle chiese ro-
mane, insieme ad altri 3 visitatori. A proposito, "secondo i concetti di molti curiali i visitatori
procedevano «molto rigorosamente» tanto che in alcuni casi dette ordine di procedere all'arresto dei
parroci” (von PASTOR L. F., Storia dei Papi, cit., VIII, p. 127). Sul Binarini, infine, si veda
anche L. JADIN, Binarini, Alfonso-Maria, in DHGE, VIII, coll. 1498-1499; von PASTOR
L. F., Storia dei Papi, cit., IX, pp. 51-59; MORONI, 99, p. 172. Infine, sulla partecipazio-
ne del vescovo diocesano di Sutri e Nepi, mons. Girolamo Gallarati al Concilio di
46 Dio fa casa con l’uomo
ordinato e classificato dal Dott. Claudio Canonici, responsabile della diocesi di Civita
Castellana del progetto di conservazione e classificazione degli archivi ecclesiastici.
Contiene i documenti relativi alle due parrocchie di Santa Maria Assunta e di San
Giovanni Evangelista e numerosi documenti di varie confraternite laicali. A tutt’oggi,
purtroppo, non è stato ancora pubblicato il catalogo dell’Archivio. Tuttavia nel no-
vembre del 1995 materiale significativo dell’Archivio è stato messo in mostra presso
la Sala Nardini e di tale mostra è stato pubblicato il catalogo in CANONICI C. - SAN-
TONI P., Parrocchie, Chiese e Confraternite, cit..
107 A nostro parere, la copia conservata in archivio, per somiglianze di calli-
grafia, è stata redatta dal canonico Vincenzo Scagliosi, che fu anche segretario capito-
lare.
108 Per cui si ringraziano il vice-prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, Don
cui corrisponde esattamente la data romana del X kal. Novembris. Per il computo del
tempo e le corrispondenze tra calendario giuliano e romano v. CAPPELLI A., Cronolo-
gia, cronografia e calendario perpetuo dal principio dell'era cristiana ai nostri giorni, Milano
19987, in particolare, per quel che riguarda la data che a noi interessa, cfr. p. 28.
48 Dio fa casa con l’uomo
giornato dal p.m. A. Coccia (titolo della coperta: La provincia romana dei Frati Minori
Conventuali dall'orgine ai nostri giorni), Roma 1967, p. 72, nota 2
117 Annales Minorum, t. IX, pp. 566-567, doc. XLI
118 Annales Minorum, t. IX, p. 312: «Anno Christi 1400 - Bonifaci IX. Anno 11.
rato nelle ornamentazioni a trilobo applicate alle trifore e quadrifore del campanile
della cattedrale di Sutri, ha lasciato un seguito a cui dobbiamo la torre campanaria
(fig. 588) del San Giovanni Battista della prossima Capranica. Si tratta di una torre
assai alta in proporzione alla sua grossezza, a cinque piani di fenestre, stranamente
cuspidata, e con quei caratteri alquanto imprecisi, che sono proprii di un’arte romani-
ca ritardataria e strettamente locale. Le fenestre – deturpatissime – erano già distribui-
te sino dalla origine in maniera abbastanza irregolare, e in quelle dei piani superiori si
nota l’incertezza nella scelta tra l’arco a pieno centro e l’arco acuto. Anche
50 Dio fa casa con l’uomo
ture e proprietà fondiaria nella Capranica d’inizio Quattrocento. Prime ricognizioni, in, AA. VV.,
Capranica medievale, cit., pp. 107-123. Nel Catasto, però, non risultano per dichiarazio-
ne diretta i beni degli enti ecclesiastici. Questi è possibile desumerli dalla lettura delle
dichiarazioni dei singoli proprietari laici, quando definiscono le loro proprietà indi-
candone l’ubicazione (la contrada) e i confinanti. Tra questi, appunto, sono nominate
spesso le chiese capranichesi.
125 Cfr. APPENDICE, doc. I, Bolla “Piis et honestis”: «…sed in Ecclesia sancti Jo-
annis infra dictum castrum sita, et ab eadem Ecclesia sancti Laurentii dependente per
ipsos Archipresbyterum, et Canonicos divina officia peraguntur…».
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 51
126 Cfr. CAROCCI S., Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel
Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993, p. 304. L’A. ritiene dubbia la tradizione se-
condo cui Pandolfo I di Anguillara, nel 1229, avrebbe fondato San Francesco a Ripa.
Tuttavia, poiché l’origine della tradizione sarebbe da attribuire ad alcuni affreschi -
oggi perduti, ma descritti da un manoscritto cinquecentesco, in cui sarebbe stato raf-
figurato un cavaliere nell’atto di offrire a San Francesco le armi degli Anguillara - at-
tribuiti dal Vasari al Cavallini, attivo a Roma solo verso la fine del XIII secolo, a que-
sto periodo, ammesso che si sia effettivamente verificato, andrebbe collocato
l’intervento di qualcuno dei Conti di Anguillara nella fondazione della chiesa. Anche
CUSANNO A.M., «Contributo alla conoscenza dell'originario complesso edilizio degli
Anguillara in Trastevere», Bollettino d’Arte, Serie VI - LXXV (1990), p. 75, è del parere
del Carocci, portando l’argomentazione che “sembra d’altra parte improbabile che il conte
Pandolfo in questione possa essere Pandolfo I di dichiarata fede ghibellina, a meno che non si voglia
ipotizzare una conversione in età senile”. Inoltre la vita di Pandolfo II degli Anguillara ha
corrispondenza cronologica con la presenza di Pietro Cavallini a Roma, che affrescò
San Francesco a Ripa. Pandolfo II era marito di Giovanna di Gentile Orsini, nipote
di papa Niccolò III, protettore dell’Ordine Francescano dal 1263 al 1278 e sorella del
successivo protettore, il cardinal Matteo Rosso Orsini, che ricoprì questo incarico dal
1278 al 1305.
127 Cfr. APPENDICE, doc. I, Bolla “Piis et honestis”: «…quam querunt ad B.
che, molto probabilmente, era succeduta a sua volta alla chiesa di San-
ta Maria.
Da questo punto di vista, infatti, va ulteriormente ricordato
come durante il XIV sec., nei documenti ufficiali permangano con-
temporaneamente i toponimi Castrum novum e Castrum vetus, e che que-
sto fatto potrebbe essere il segno di un incastellamento avvenuto in
tappe e tempi diversi, per cui al primo castello ecclesiastico, primiti-
vamente incentrato sulla pieve di San Pietro e spostatosi successiva-
mente a Santa Maria, potrebbe aver seguito l’altro più recente, forse
legato proprio alla venuta a Capranica degli Anguillara, che aveva co-
me sede San Lorenzo, il quale sostituì , di fatto, quello più antico. Ab-
biamo visto altrove, infatti, come non fosse un controsenso che la
chiesa matrice fosse ubicata fuori dalla cinta muraria129.
Tra l’altro è da considerare ancora come la bolla assegni alla
chiesa di San Lorenzo un territorio parrocchiale che va dalla «…Porta
S. Antonii usque ad Pontem juxta Roccam dicti Castri existenti…»130.
Ciò significa, benché la chiesa di San Lorenzo fosse ubicata extra mu-
ros del castello, che l’attuale borgo percorso dal Corso Francesco Pe-
trarca esisteva già, in qualche modo, nel 1400131, magari con una cinta
muraria più modesta in cui certamente si apriva la Porta
Sant’Antonio.
Pertanto, nel 1400 Capranica poteva essere conformata con
un borgo più antico, interno, che occupava il promontorio dal Ponte
levatoio della Rocca fino alla chiesa di San Pietro e da un altro borgo,
esterno, che occupava la spianata intorno alla chiesa di San Lorenzo
fino alla porta di Sant’Antonio132. Questa conformazione urbanistica
14, ipotizzò tale eventualità notando che il borgo di Capranica mancava di una piazza
del mercato, tipica invece di quasi tutti i borghi medievali, e che questa poteva essere
ubicata nel borgo di fuori, di fronte alla chiesa di San Lorenzo.
132 Per quanto riguarda la Porta Sant’Antonio, cfr. MORERA G., Capranica vista
da vicino, Roma 1987, p. 94; MORERA T., Capranica nella storia e nell’arte, cit., pp. 39-40.
In MARTINORI E., Via Cassia (antica e moderna) e sue deviazioni, Roma 1930, p. 38 è ri-
portata la lapide che è stata posta a ricordo del nuovo assetto della porta, voluto nel
1641 da papa Urbano VIII, Barberini: URBANO VIII PONT. MAX – CAPRANICA – VIAE
CASSIA SIBI RESTITVTAE – PVBLICO AVCTA CVRSV – BENEFACTORI – ANNO SAL.
MDCLI.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 53
135 Cfr. ANTONELLI G., «Vicende della dominazione pontificia», cit., ASRSP,
XXVII (1904), p. 133.
136 Cfr. FABRE P., «Un registre cameral du cardinal Albornoz en 1364», Mélan-
cisci et Nicolai Comitum Anguillariae (…) castri Capranicae, Sutrin. dioecesis, quod
quidem castrum ipsorum Comitum dominio temporali subjectum…»
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 55
Non abbiamo notizie certe circa il motivo per cui sia stato
scelto San Giovanni Evangelista, la cui festa ricorre il 27 dicembre,
come santo titolare della chiesa. Tuttavia, la bolla “Piis et honestis” par-
la semplicemente di chiesa di San Giovanni omettendo sempre la
menzione di Evangelista. Anche da questo punto di vista, quindi, vo-
gliamo affrontare qualche considerazione su un campo fin qui prati-
camente inesplorato, che persino la pregevole opera del Chiricozzi,
quasi sottovaluta nella parte in cui tratta delle feste e del culto della
collegiata capranichese140.
In tutto il territorio della diocesi di Civita Castellana, che è il
frutto della fusione della diocesi di Civita Castellana, Orte e Gallese
con quella di Sutri e Nepi avvenuta il 15 febbraio 1986, il titolo a San
Giovanni Evangelista non compare per nessuna chiesa parrocchiale
tra le 77 esistenti, fatta eccezione per la nostra. Se, poi, l’ambito di
una tale ricerca si restringe ancora all’area dell’antica diocesi di Sutri e
Nepi, la situazione non cambia certamente in meglio. Esistono tutta-
via alcune chiese parrocchiali intitolate a San Giovanni Battista so-
prattutto nel territorio della vicaria di Campagnano Romano (a Cam-
pagnano Romano, a Magliano Romano, a Morlupo e a Sacrofano), e
una nel territorio braccianese (a Manziana). A Civita Castellana esiste
invece una chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Decollato (e
quindi, in pratica, al medesimo San Giovanni Battista)141. Titoli di
chiese non parrocchiali riferiti a San Giovanni (ma non direttamente
ed esplicitamente a San Giovanni Evangelista, anche se probabilmen-
te comunque riferibili all’apostolo), si trovano nei territori di Bassano
Romano (chiesa di San Giovanni Apollo), di Campagnano Romano
(chiesa di San Giovanni della Treggia, domus culta142, datata al secolo
143 Cfr. CHIRICOZZI P., Le principali chiese della Diocesi, cit., pp. 108-109.
144 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 72.
145 Cfr. BSS, VI, coll. 788-789. Il titolo ufficiale della cattedrale di Roma è Ba-
silica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Latera-
no (cfr. Roma Sacra, n° 19, VI, settembre 2000)
146 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 65. Nella visita pastorale del Vescovo
diocesano S.E. Card. Savo Mellini del 1696, invece, l’immagine esiste ed è posizionata
sopra l’altare maggiore (cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 66).
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 57
147 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 93, nonché, CHIRICOZZI P., San Teren-
essere stato in qualche modo devoto al culto di San Giovanni dal momento che, co-
me afferma l’Adinolfi (ADINOLFI P, Roma nell’età di mezzo, Roma 1881, pp. 264-265)
Everso lasciò per testamento la somma di 1.000 ducati d’oro a favore dell’Ospedale e
della Compagnia di San Giovanni al Sancta Sanctorum (cfr. anche il testamento di
Everso in ADINOLFI P, Laterano e Via Maggiore, cit., pp 133-139, doc. IV).
58 Dio fa casa con l’uomo
il Popolo, e quello che rimane in Strada cagiona non poca indecenza, e distrazio-
ne”153.
Ma la relazione datata 8 agosto 1797 a firma dei capimastri
sutrini Gaetano Larabelli e Stefano Bisconti, allegata alla supplica a-
vanzata dal Capitolo di San Giovanni alla Sacra Congregazione dei
Vescovi e Regolari per domandare la sospensione della chiesa a causa
del suo stato di precarietà statica154, ci consegna ben altre misure, rive-
lando una chiesa tutt’altro che piccola. Secondo i due capimastri la
navata misurava infatti 92 palmi di lunghezza e 58 di larghezza, men-
tre il presbiterio, 25 di larghezza e 58 di lunghezza, per una lunghezza
complessiva di palmi 117 (ovvero, metri 29,25): più o meno le stesse
dimensioni di Santa Maria155.
Nella facciata principale, prospiciente la via pubblica, detta via
di mezzo, aveva tre entrate e su ognuna di esse una finestra. Sopra alla
porta centrale molto probabilmente non vi era un rosone poiché il
redattore del resoconto della visita non specifica la forma di tale fine-
stra limitandosi soltanto a registrarne l’esistenza (come fa invece per
quella di Santa Maria di cui dice che è rotonda156). Secondo alcuni, il
portale della chiesa doveva essere quello attualmente esistente presso
l’Ospedale Civico di San Sebastiano in corso Francesco Petrarca, an-
che se non è di nostra conoscenza alcun documento che attesti con
certezza tale eventualità157. Ai lati dell’altare maggiore erano anche
due finestre, una per parte, che come le altre sulla facciata principale
erano dotate di vetri. Il campanile era staccato dalla chiesa, secondo
uno schema molto comune negli edifici sacri di stile romanico158, po-
sizionato in cornu epistolae, ovvero, a destra rispetto alla facciata princi-
pale, poiché la chiesa confinava con la casa dei signori Nardini (anco-
ra esistente tutt’oggi) e la casa dell’arciprete, che si trovava sopra la
sagrestia. La base della vecchia abside della chiesa, ancora visibile nel-
la sala parrocchiale159 (per la quale è divenuta il basamento di un bal-
concino a strapiombo sulla rupe), si viene così a trovare in una posi-
zione centrale tra il lato del campanile verso il ponte dell’orologio e il
lato del palazzo Nardini orientato verso l’attuale piazza del Duomo.
Dalla relazione dei capimastri Larabelli e Bisconti sappiamo anche
che il tetto delle navi era sorretto da quattro archi a tutto sesto (due
per parte) e da due archi a sesto acuto (uno per parte) ed inoltre che
d’accesso: «Illmo, e Rmo Sig.e. I Deputati della R. Fabbrica della nuova Chiesa di S. Giovanni
di Capranica Diocesi di Sutri Oratori ossequiosi di V.S. Illma, e Rma, divotamente gl’espongono
aver la nuova Fabbrica bisogno di esser premunita di ferro, per sostegno de’ legni che debbono sotto-
porsi al tetto della medesima. Il V. Ospidale di S. Sebastiano di Cap.ca sudetta ha la proprietà di
varie verghe di ferro, le quali servivano per sostener le trabacche che ora più non esistono in detto
luogo. Ha bisogno il sullodato Ospedale di esser provveduto di materazzi e che venga risarcita la
porta che ad esso introduce. Per provvedere ai bisogni di questo Luogo pio V.S. Illma, e Rma in
Sacra Visita concesse al Sig.r Domenico Scagliosi la facoltà di poter alienare le surriferite verghe di
ferro. Ora però essendosi smarrito il rescritto, e conoscendosi ancora mancante una porzione di dette
verghe gl’Ori pregano V.S. Illma, e Rma a volersi degnare di accordargli la facoltà di servirsi
dell’indicato ferro per la nuova Chiesa, il di cui Cassiere contribuirà al V. Ospidale la somma corri-
spondente al valore delle sudette verghe, di cui potrà prevalersi il Priore pro tempore per provvedere le
cose più necessarie, che delle grazia.» (ASPC, Carteggi, Fabbrica di San Giovanni: progetti, lavori,
spese per la nuova chiesa). Il rescritto vescovile con l’autorizzazione è del 25 novembre
1825.
158 Ad esempio le chiese tuscanesi, o la stessa cattedrale di Sutri dove il cam-
panile è stato inglobato nel corpo della chiesa soltanto durante il restauro settecente-
sco (cfr. APOLLONJ-GHETTI B.M., «Notizie su tre antiche chiese in quel di Sutri», cit.,
p. 76 ). Per la notizia che riferisce del campanile staccato dal corpo della chiesa, cfr.
APPENDICE, doc. X (relazione dell’architetto Giuseppe Barbieri).
159 La sala parrocchiale era in origine la sagrestia capitolare e vi si accedeva
164 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], ff. 270r – 284v: Index Resolutionum
nico Don Giuseppe Rosa, vi parteciperà con il mandato di informare che il Capitolo
64 Dio fa casa con l’uomo
non vorrà contribuire al pagamento del medico, ma di “volerne godere l’esentione stante
che la Comunità si è goduta e gode tutti li Pastori delli beni Ecclesiastici”.
168 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 43v
169 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 56v
170 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773].
171 Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro univérsis beneficis tuis. Qui vivis et regnas
in saecula saeculorum. Amen (Ti rendiamo grazie, o Dio onnipotente, per tutti i tuoi im-
mensi benefici. O tu che vivi e regni, nei secoli dei secoli. Amen).
172 L’almuzia era una mantelletta di pelliccia munita di un cappuccio che ser-
viva a coprire il capo dei canonici per proteggerli dal freddo. Dall’almuzia ebbe origi-
ne la mozzetta.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 65
to XIII, In supremo militantis Ecclesiae, dato a Roma il 28 maggio del 1728 (cfr. BR, t.
XXII, doc. CCXXV, pp. 652-654).
176 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 30r. E’ interessantissima la lista
delle voci – ben 35! – che concorrono alla spesa, a cui risulta dovesse contribuire an-
che la Comunità di Capranica. Il costo del piombo necessario alla bolla fu di ben 37
scudi e 65 bajocchi; la scritta della bolla ammontò a 22 scudi; la cordula serica con cui
veniva legata la pergamena costò invece solo 40 bajocchi (ASPC, Carteggi, San Giovan-
ni: culto, privilegi e indulgenze altari). Nel 1838, il Capitolo salirà ancora di dignità col so-
stenere una ulteriore spesa di 50 scudi necessari alla “…alla spedizione del Breve Apostoli-
co nella mutazione del Segno Capitolare dell’Almuzia in quello di Rocchetto e Mozzetta…”
(ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], ff. 119r-v - 12 febbraio 1838.
66 Dio fa casa con l’uomo
177 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 52r – 22 giugno 1734: “…si propone
che dovendosi giovedì prossimo, festa del Corpus D.ni, far la solita processione con il Venerabile,
alla quale, come è il Solito, interverrà tra l’altri il Cap.lo di S. Maria, e dovendo Noi come Can.ci
portar la Pianeta in d.a processione a tenore del decreto di Monsig.r Ill.mo, sentendo che li beneficiati
vogliono ancor loro portar la pianeta, altrimente non intendono intervenire, anzi che vogliono impedir
che la processione non vada nella loro Parrocchia (…) si stima bene che si deputi uno ad effetto che
vada da Monsig.r Ill.mo Vesc.vo, acciò possa provvedere, a sentire il suo parere per ovviare ogni
scandalo che possa venire.”. Ma i Beneficiati di Santa Maria, giocando d’anticipo, citano in
giudizio davanti alla Congregazione dei Riti il Capitolo di San Giovanni (f. 52v – 2
luglio 1734) “…essendo Noi stati processionalmente il giorno del Corpus Dni nella loro parroc-
chia senza il di loro intervento per haver Noi havuta la facoltà da Monsig.r Vescovo, secondo il
processato fatto avanti il med.o, e perché li detti Beneficiati intendono di litigare avanti la d.a Sag:
Cong.ne; perciò si propone alle SS.VV. se si debba litigare…”. Per cui al clero di San Gio-
vanni, quasi prendendo atto della situazione, non spetta altro che decidere, con 8 voti
bianchi e 4 negri, di fare “…tutti gli atti necessarii per difendere le Nre raggioni…”.
178 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 74v – 3 maggio 1745
179 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 161v – 8 settembre 1760
180 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 174v – 25 ottobre 1761
181 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 221v – 6 agosto 1767
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 67
182 ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], ff. 14v–19r. Il resoconto del capitolo
del dispotismo napoleonico (1796-1814), Torino 19652, nonché per i rapporti tra Stato e
Chiesa e la ristrutturazione della Chiesa durante il pontificato di Pio VII, v. F. AGO-
STINI, La riforma statale della Chiesa nell’Italia Napoleonica, in, AA. VV., Storia dell’Italia
68 Dio fa casa con l’uomo
190 A proposito dei lavori di realizzazione della chiesa, è il caso, in questa se-
de, di correggere tutti quegli autori che indicano gli anni 1815-1842 come l’intervallo
di tempo in cui gli stessi furono avviati, eseguiti e terminati (CHIRICOZZI P., Le chiese,
cit., p. 61, 69; SARNACCHIOLI A., Capranica, in, Tuscia Minore, pubblicazione a cura dei
Comuni di Bassano R., Capranica, Oriolo R, Vejano, Roma s.d., tip. Grafica Giorget-
ti, p. 39; BALDASSARRE A.M e C., Capranica dalle origini ad oggi, Viterbo 2000, p. 78).
Vedremo infatti più avanti che i lavori ebbero inizio il 6 agosto 1801 e terminarono,
almeno per le murature, nella primavera del 1831. Allo stesso modo, vedremo altresì
come la già ricordata consacrazione della Chiesa eseguita da mons. Spalletti avvenne
circa undici anni dopo l’inizio effettivo del suo utilizzo.
191 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 141r
192 ASPC, Libro delle Bolle e dei Decreti, n° 57, f. 1v
193 Il progetto del Fabrizzi consiste di quattro tavole a colori, conservate in
cornice di legno e vetro, il cui titolo è: Tav. 1: Pianta; Tav. 2: Prospetto principale; Tav. 3:
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 71
Spaccato per longhezza (Piazza – Ponte); Tav. 4: Spaccato per larghezza (Ripe – Via princi-
pale). La Chiesa si doveva sviluppare in senso opposto rispetto all’orientamento
dell’attuale, con una piazza di non grandi dimensioni che veniva ricavata tra la parete
ovest del “campanile antico” e la “casa delli SSig.ri Nardini”, ovvero, nello spazio dove
attualmente sorge l’entrata laterale della Chiesa, la sagrestia, il corridoio verso la salet-
ta di San Giovanni e le scale che conducono all’abitazione del parroco. L’altare mag-
giore, quindi, veniva ad essere posizionato al posto della odierna piazza del Duomo,
nella parete in aderenza alla “Casa delli SSig.ri Forlani”, laddove un tempo sorgeva un
granaro di proprietà “delli SSig.ri Petrucci”, acquistato dalla Fabbrica per dare più spazio
alla costruzione della nuova Chiesa (da che se ne deduce che la piazza di San Gio-
vanni è di proprietà della Parrocchia. Tra l’altro, in alcune foto degli anni ’50, come,
ad es., quelle che ritraggono alcune spose nell’atto di essere accompagnate in Chiesa
prima della celebrazione del matrimonio, si vede ancora esistente uno scalino a filo
tra la parete della Chiesa verso la Via degli Anguillara e quella del palazzetto Forlani,
dove è l’attuale Casa della Comunità, prospiciente la stessa via. La piazza era dunque
sopraelevata rispetto alla Via degli Anguillara. Ciò è anche testimoniato dalla presenza
del gradino di travertino bianco davanti all’entrata della Chiesa, aggiunto al momento
dell’abbassamento della piazza, e dalla sopraelevazione, rispetto al piano attuale, della
porta della Casa della Comunità. Questa, se la piazza fosse sempre stata al livello at-
tuale, ed essendo la Casa posta a un piano più basso della piazza stessa, al momento
della sua apertura - che probabilmente è coeva alla costruzione della Chiesa e succes-
siva alla demolizione del granaro Petrucci – sarebbe stata impostata al piano stesso
della piazza e non ad un livello più alto.). Il campanile, pur essendo inglobato nella
pianta, veniva smantellato dal piano del tetto in poi, poiché veniva sostituita da una
cupola posizionata al centro della crociera. La lunghezza della nuova Chiesa era di
palmi romani di Architetto 268 = mt. 57 ca. e la larghezza di palmi 100 = mt. 22 ca.. La
mancanza di fondi finì per coinvolgere anche il Fabrizzi che aspettò non poco tempo
prima di ricevere i circa 100 scudi della sua parcella, che riscossero i suoi figli solo
dopo il 1773, dopo la sua prematura morte.
194 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 150r “…fu proposto che per dare prin-
cipio alla Fabrica della nuova Chiesa vi è precisa necessità di prendere per ora scudi mille ad interes-
se, ad effetto di comprare li siti, e che perciò questa nostra R. Fabrica esponga una supplica alla
Sagra Congregazione per ottenere la licenza di prenderli, e questo dice esser la mente di Monsignor
Vescovo…” ma il Capitolo decide di sentire “…l’Oragolo di Monsignore, che si degnerà riflet-
tere la gran povertà di questa nostra R. Fabrica…”.
72 Dio fa casa con l’uomo
195 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 221v “…Si propone (…) come ritro-
vandosi la Chiesa Collegiata non meno incapace a ricevere nelle pubbliche funzioni qsto popolo, che
in qualche parte minacciante imminente ruina, il che accadendo p. essere la sud.ta Chiesa situata alle
sponde di un’alta rupe, sarebbe impossibile di poterla ricostruire per la grandissima spesa che porta-
rebbero non tanto i fondamenti, che l’altezza delle mure, e la rifazzione del Campanile, quale pure
minaccia di rovinare. La Chiesa poi Collegiale di S. M.a per esser parimenti angusta, ed a tetto fa
forma di un vero fienile, di modo che si l’una, che l’altra Chiesa come principali diminuiscono più
tosto la vera divozione, e l’onore di Dio, che l’accreschino, e danno motivo al Popolo di concorrere in
qualche altra Chiesa piccola più angusta filiale, non solo per assistere al div.o Sagrificio, ma per
intervenire |f. 222r|ad altre funzioni fugendo p. la med.a congiuntura anche dalle Chiese pnti in
pregiudizio della propria anche perché non sente la spiegazione del S. Vangelo, nè predica ne’ Tempi
di Avvento, e Quaresima, né la dottrina Cristiana, in quelle feste, che incombe l’obbligo a’ rispettivi
curati di farla; ed all’esposizione del SS. Sag.to, ed alle pubbliche funzioni, nelle quali, lo stesso clero
per l’angustezza della Chiesa non puole stare unito, ed in capo dell’inverno è costretto recitare il di-
vin Officio in Sagrestia, da dove escono, ed entrono secolari a loro talento; Onde per riparare una
volta alli surriferiti inconvenienti, e per accrescere la divozione nella gloria di Dio si è pensato delle
due Chiese sud.e formarne una conveniente, con unire ambi li Cleri, ad una sola Chiesa con il titolo
tutti di Canonici, mentre coll’unione anche dell’entrate delle due fabriche verrebbe annualmente ad
accrescere non solo la magnificienza della Chiesa da farsi; ma di più il buon servigio tanto necessario
a Vantaggio non meno del Clero, che dell’Anime…”. Per la costruzione della nuova chiesa
si preventivò una spesa di circa 7.000 scudi e il Capitolo approvò all’unanimità la
proposta del Vicario (19 presenti; 19 voti a favore).
196 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], f. 238r-239r (vedi APPENDICE, doc.
III). I deputati dalla Comunità di Capranica “…avendo esso Monsig.re Nostro Ves.o Illmo, e
Rmo, persuasi ad assumersi la Deputazione, e soprintendenza di essa fabrica…” furono “…il
Sig.r Mse Filippo Accoramboni, ed il Sig.r Cavalier Gio. Bapta Thierij tra qui dimoranti, li quali
sono essi esibiti di dar tutta la più efficace mano ad'un'opera così pia, e necessaria alla Gloria di
Dio, commodo del Popolo, ed utile del Paese, con esibirsi anche d.o Sig.r Mse di contribuire, ad'ap-
plicare ad essa fabrica li Scudi cinquantacinque annui, che ora distribuisce in dote delle Zitelle, ogni
qualvolta ne ottenghi, come si procurarà, l'Indulto Apostolico…”. Il terzo deputato, con fun-
zioni di tenutario della cassa, fu Giovanni Porta che assunse l’incarico unitamente al
deputato ecclesiastico, un canonico di San Giovanni, Don Francesco Galeotti. Gli
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 73
altri rappresentanti del clero furono, infine, Don Giovanni Domenico Forlani, in
rappresentanza del capitolo della Collegiata, e Don Giuseppe Scagliosi, in rappresen-
tanza del collegio dei beneficiati di Santa Maria.
197 Cfr. APPENDICE, doc. IV. Da tale documento risulta inoltre come il que-
stionare tra i capitoli avesse radici molto antiche, tanto che nel 1592 fu necessario
stipulare un Istrumento di concordia fra’ l’uno e l’altro Clero che però non fu mai rispettato.
198 Cfr. APPENDICE, doc. VI.
199 Cfr. APPENDICE, doc. VI.
200 E’ il caso di rammentare che in Archivio esiste una copiosissima corri-
spondenza tra il Capitolo di San Giovanni e l’avv. Giuseppe Luigi Flaviani, che era
stato incaricato di curare le cause in corso con i Frati Minori di San Francesco e con i
Beneficiati della Chiesa di Santa Maria. Del carteggio con il Flaviani restano ben 62
lettere. Il collegio dei beneficiati di Santa Maria invece, si affidò al legale Capocci
74 Dio fa casa con l’uomo
te, della supremazia della chiesa di San Giovanni, collegiata con arci-
pretura, su quella di Santa Maria, semplicemente collegiale e con ret-
toria201, il vescovo diocesano, mons. Camillo de’ Simeoni, poté final-
mente prendere a cuore personalmente la faccenda dirigendo ogni
suo sforzo per ottenere la grazia dell’unione dei due capitoli da parte
del pontefice. Le pratiche relative furono avviate nell’autunno del
1794 incaricando due funzionari della Dataria di seguire l’iter com-
plesso e lunghissimo per la spedizione della bolla. In particolare,
l’agente Pietro Pasini fu incaricato di occuparsi dell’unione dei benefi-
ci di Santa Maria, mentre l’abate Odoacre Landuzzi avviò le pratiche
necessarie all’unione dei due cleri, anche se nel corso del 1795 tro-
viamo che questo incarico fu passato al Pasini202. Finalmente, dopo
vari ostacoli, in cui buona parte dovettero farla anche le turbinose vi-
cende politiche del tempo e l’instaurazione della Repubblica Romana,
Pio VII, con la lettera apostolica Assumptum a nobis data a Venezia,
dall’isola di San Giorgio Maggiore il 27 marzo del 1801, concederà
finalmente la tanto sospirata unione dando altresì mandato al vescovo
mons. Camillo de’ Simeoni di applicarla con proprio decreto203.
L’unione dei due cleri avverrà quindi in forma solenne e definitiva in
data 10 maggio 1801 davanti allo stesso vescovo, nella chiesa di Santa
Maria204.
Camporeali, pure di Roma di cui nella cartella Capitolo S. Maria. Corrispondenza, si con-
serva una lettera (l’unica) del 28 aprile 1792.
201 Su questo argomento, cfr. la lettera dello spedizioniere Landuzzi al capito-
lo di San Giovanni (APPENDICE, doc. VIII). Da notare che il Chiricozzi (Le chiese, cit.,
p. 70), afferma invece, errando, che le due chiese erano entrambe di dignità collegiale.
202 ASPC, Carteggio Pasini. Finanziamento comunitativo alla fabbrica e altre questioni.
Il carteggio consiste di 51 lettere, la più vecchia datata al 4 ottobre 1794 e la più re-
cente all’8 ottobre 1800, ma sparse tra le altre carte dell’Archivio se ne trovano alme-
no un altro paio.
203 ASPC, Carteggio unione capitoli, Decreto Vescovile “In causas et causis”, dato a
tanza poiché da essa dipendeva l’esame e l’approvazione delle istanze avanzate dai
singoli o dalle comunità riguardo soprattutto a privilegi e benefici. Tale approvazione
avveniva di solito con un atto ufficiale firmato dal Papa in persona (un breve o una
bolla) o dal cardinal Datario. Per questo motivo la congregazione era detta la Curia
Graziosa poiché, come riporta il Moroni, «…nel tribunale medesimo (…) si tratta di
grazie, le quali principalmente consistono in collazioni di benefizi, riserve di pensioni,
di destinazioni di coadiutorie per la futura successione, di concessione di abiti ed in-
segne prelatizie, come di cappa magna ec., di dispense di irregolarità, nonché di asso-
luzioni, dispense matrimoniali, ed altre simili materie di vari generi.» (MORONI, XIX,
p. 109).
206 Lo scudo romano era una moneta d’argento del valore di 10 giuli, fatto conia-
re da papa Benedetto XIV nel 1753. Fu in vigore fino al regno di Pio IX, il quale in-
trodusse la riforma del sistema metrico decimale e la lira pontificia (cfr. MUNTONI F.,
Le monete dei papi e degli stati pontifici, Roma 1972-1973, p. XXX). Il baiocco era invece il
nome popolare del bolognino romano, che a partire dal 1760 fu coniato in rame, per un
valore di 5 quattrini. La corrispondenza tra baiocco e scudo era originariamente (nel
1530) di 100 a 1 (100 baiocchi = 1 scudo), mentre tra baiocco e giulio era di 10 a 1 (10
baiocchi = 1 giulio). Tale corrispondenza subì nel tempo una forte svalutazione per
cui nel 1708 per 1 scudo erano necessari 165 baiocchi (cfr. MUNTONI F., Le monete,
cit., p. VII). Tuttavia, correntemente si continuò a cambiare 1 scudo ogni 100 baioc-
chi.
207 Cfr. APPENDICE, doc. VI.
208 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 104r
76 Dio fa casa con l’uomo
209 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 104v. Sulla
guarda le due lettere dell’arch. Lucaccini, v. invece ASPC, Cartella: fabbrica di San Gio-
vanni (progetti – lavori – spese per la nuova chiesa).
211 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 108r. L’arch.
Giuseppe Pelucchi, fu pagato in due rate tra il 1801 e il 1802. La prima, pagata il 27
luglio 1801 per scudi 66, era l’anticipo sul totale di 102 scudi richiesti per i disegni (16
scudi), per i viaggi (16 scudi) e per la diaria (il diatico, di scudi 70). Nel 1802, al 26
gennaio, fu saldata la somma rimanente di scudi 36. Nello stesso anno, il 15 aprile, gli
fu pagato il “…disegno del sotterraneo” per scudi 30, che aveva richiesto la sua perma-
nenza in cantiere per un periodo di dieci giorni (cfr. ASPC, Libro Conti Fabrica, 1, n.
46 – F/SG [1801-1828], f. 2r). Non vi sono pagamenti per gli anni 1803 e 1804, mol-
to probabilmente perché l’Architetto non fece alcuna visita al cantiere. Nel 1805 tro-
viamo invece l’unica, ed ultima, visita alla Fabbrica, per nove giorni, che fu pagata il
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 77
21 marzo per scudi 18. Il saldo finale, infine, è del 15 aprile 1802 e riguarda una visita
in cantiere di 10 giornate. Il Pelucchi, infine, tornerà in cantiere solo dopo il 1810.
212 APPENDICE, doc. XV.
213 Cfr. più avanti, nota n. 223.
214 ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], f. 13v
215 ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], f. 10v – 8 marzo 1801: “(...) Il Sig.r D.
Giuseppe Scagliosi uno dei Deputati della futura Fabrica della nuova Chiesa, e Custode, ed Am-
ministratore di due Macchie cedue coll'intelligenza di Monsignor Vescovo, e delle Sig.rie Loro ha
fatto tagliare la Selva di S. Vincenzo, ed ha fatto cocere una Fornace di Calce di circa 900: some.
In tali opere ha Egli speso circa scudi 200 a conto dei quali ha ricevuto scudi 69: Attualm.te è ne-
cessario il Carreggio di d.a Calce per ismorsarla vicino alla Fabrica, perciò il d.o Sig.r D. Giuseppe
richiede qualche sorta d'impronto; onde f. (...)”. Per tali anticipazioni è testimoniata una spe-
sa di scudi 64,40 (ASPC, Libri conti, n. 54, f. 75r).
216 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 105r
78 Dio fa casa con l’uomo
grano incontrate nelle linee dei fondamenti…” e alla loro successiva muratu-
ra217.
I lavori alle fondazioni subiscono un inevitabile fermo duran-
te i mesi invernali e riprendono solo al 2 di marzo del 1802 quando
alle demolizioni lavorano, fino al 27 dello stesso mese e poi a periodi
alterni fino al 3 settembre, “…Mro Paolo Zecca, Mro Domenico Lucidi per
demolire, e Giuseppe Pernella, ed altri…”. Nel maggio del 1803 da Giorgio
Nicolini viene demolita la casa dell’Arciprete, la sagrestia e parte
dell’Oratorio, mentre nei mesi di settembre ed ottobre si continua an-
cora a lavorare agli sterramenti e ai tagli dei tufi218. Lo spurgo del ci-
mitero sottostante la chiesa, che richiedeva il reperimento di un sito
adatto, costituì un altro motivo di rallentamento poiché nel dicembre
del 1803 ancora non si è proceduto219 e solo nel gennaio del 1804, tra
le proteste degli abitanti della zona preoccupati per la insalubrità
dell’aria, si inizia finalmente a provvedere trasportando le ossa nelle
sepolture dell’Ospedale di San Sebastiano220.
Nel 1804, alla fine di febbraio lo “…scarico della Chiesa vecchia
di San Giovanni, del tetto, e di porzione di muri…”221 doveva essere quasi
completato dal momento che il 24 di quel mese si pagano scudi 24
per tali lavori, ma dal 23 aprile al 19 maggio si continuano lavori di
“…sterri, demolizioni, fondamenti”, lavori che continuano ancora
nell’anno successivo per un importo abbastanza consistente (com-
plessivamente 74,06 scudi pagati a Giorgio Ferretti, Giorgio Nicolini
e Lorenzo Montori, che vi lavorano nel periodo dal 21 marzo al 5
ottobre) 222.
Nicolini è compensato con 22,00 scudi per lo “…scarico del tetto e demolizione della Chie-
sa Vecchia…” (ASPC, Libro conti – Fabbrica, n. 46 [1801-1828], f. 6r).
222 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 105v. Gli
230 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], ff. 125r – 127v
231 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 142r
232 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], f. 152r
233 ASPC, Registro delle Notizie, Introiti e Spese, n. 58 [1801-1814], ff. 180r – 181v
82 Dio fa casa con l’uomo
LA PIAZZA E LA FACCIATA
questa Nra Pma Sagra Visita Pastorale nel visitare la nuova Fabrica dell’Insigne Collegiata di S.
Giovanni Apostolo, ed Evangelista non senza nostro sommo dolore abbiamo osservato non essere
90 Dio fa casa con l’uomo
IL FONTE BATTESIMALE
ancora in tutte le sue parti ridotta a quella perfezione, che merita la Casa di Dio. Di fatti vedemmo
non ultimati il decente Oratorio sotterraneo, i muri di rinforzo dalla parte di Tramontana, il pro-
spetto dell’Organo nella Nave grande della Chiesa, e la rusticità dell’esterno de’ muri nella sua
Piazza, e lungo la strada di mezzo. Rilevammo eziandio non essere del tutto ripianati i debiti con-
tratti per la ricostruzione ed ampliazione della Fabbrica non essendo stati restituiti gl’argenti, ed
altri Oggetti de’ LL. PP., che per lungo tempo assegnarono tutte le loro Entrate a beneficio della
medesima. Cose tutte, che ci hanno altamente angustiato, e tanto più perché non sono pronti i mezzi
necessari per porvi riparo…”. Pertanto il Vescovo ordina che il denaro che sarà raccolto
per terminare la chiesa si dovrà utilizzare “…pmo per ultimare l’Oratorio Sotterraneo, e
muri di rinforzo, riconosciuti che saranno i conti del Sig.r Domenico Galli impresario; 2°
nell’adornare il prospetto dell’Organo; 3° nell’arricciare e dar la mezza tinta alli muri esterni della
Chiesa dalla parte di Levante e mezzo…”.
285 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, op. cit., p. 72
286 ASPC, Libro conti n° 4 – Fabbrica, n. 56 [1857-1878], f. 26r. La spesa, pari a
Domenico Galli, capomastro, è pagato in data 28 aprile 1840, per “…aver riparato
l’acqua che penetrava dal Fenestrone nella Cassa Organica…”.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 91
288 Sui registri dei battesimi veniva rigidamente annotato se il catecumeno ap-
parteneva all’una o all’altra parrocchia con formule del tipo: “de hoc loco et hac parochia
coniugibus” nel caso di bambini appartenenti alla parrocchia di San Giovanni o “de hoc
loco et Sanctae Mariae parochiae coniugibus” per quelli della parrocchia di Santa Maria (cfr.
CANONICI C. - SANTONI P., Parrocchie, Chiese e Confraternite, cit., p. 3). E’ interessante
notare che la parrocchia di Santa Maria è stata dotata di fonte battesimale dopo il
1917 con l’entrata in vigore del Codice di Diritto Canonico, che stabiliva di erigerlo
in ogni parrocchia (cfr. CJC 1917, can. 774: Ǥ 1. Quaelibet paroecialis ecclesia, revo-
cato ac reprobato quovis contrario statuto vel privilegio vel consuetudine, baptisma-
lem habet fontem, salvo legitimo iure cumulativo aliis ecclesii iam quesito. § 2. Loci
Ordinarius potest pro fidelium commoditate permittere vel iubere ut fons baptismalis
ponatur etiam in alia ecclesia vel publico oratorio intra paroeciae fines»). In pratica
per la chiesa di San Giovanni, la questione si tradusse in una secca perdita di prestigio
poiché veniva di fatto a cadere un altro motivo della sua superiorità sulla chiesa di
Santa Maria (cfr. CAVIGLIOLI G., Manuale di Diritto Canonico, Torino 19392, pp. 590-
591). La questione del nuovo fonte battesimale di Santa Maria fu affrontata in capito-
lo il 5 maggio 1918 quando si approvò un bozzetto dello stessa e la relativa spesa (cfr.
ASPC, Libri Capitolari, 6 [1886-1937], f. 81r).
289 Cfr. GAMS, p. 709: Horatius Moroni, ep. 5.IX.1580 – X V.1604
92 Dio fa casa con l’uomo
DEO.UNI.TRINO.AETERNO
IN.HONOREM.IOANNIS.APOSTOLI
AEDEM.SACRAM
IN.AMPLIOREM.FORMAM.EDUCTAM
OMNIQUE.ORNATU.EXCULTAM
FRANCISCUS.SPALLETTIUS
EPISCOPUS.SUTRINUS.ET.NEPESINUS
SOLEMNIBUS.CAEREMONIIS.DEDICAVIT
KALENDIS.OCTOBRIBUS.ANNO.MDCCCXLII290
Α Ω
HEIC QUIESCIT IN CHRISTO
IACOBUS CINTOLI PRESBIT. CAPRANIC.
PIETATE ET MORUM INTEGRITATE
PROBATISSIMUS
HUIUS INSIGNE ECCL. COLLEG.
S. IOANNES CANONICUS
ADOLES. STUDIO PIETATE ERUDIENDIS
XXVIII AN. DUX ET PRAECEPTOR
V. ECCL. PRLIS S. M. IN COELUM ASSUMPT.
RECTOR
IN FIDELIUM SALUTE PROCURANDA
IN DEVIS AD VIRTUTEM REDUCENDIS
IMCOMPARABILIS
QUI
290 Dio eterno, uno e trino. Francesco Spalletti, Vescovo Sutrino e Nepesino, questo tempio
sacro, innalzato in forma ampliata con ogni splendore abbellito, in onore di Giovanni Apostolo con
solenne cerimonia ha dedicato. Calende di ottobre dell’anno 1842. La lapide fu posta solo nel
1877 quando in ASPC, Libro Conti, n. 84 [1874-1892], p. 78 (esito 1977) si trova la
seguente voce: “Pagati al marmista di Viterbo Sig. Benedetto Passarelli per la lapide della Con-
sagrazione della chiesa Collegiata di S. Giovanni e trasporto da Viterbo a Capranica… £ire 45;
Al capo Mastro Sig. Domenico Fidoni per innalzare la sud. lapide nella sud. Chiesa… £ire 10”.
291 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 71
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 93
agosto 1850 – l’ultimo dove compare come arciprete Don Basilio Porta – si legge:
“Illmi Signori. Il prelodato Sig. Arciprete [Basilio Porta] ha riportato Rescritto dall’Illmo Signor
Vicario Generale di Sutri ad una lettera, il tenore del quale si trascrive = Eccza revma = Mi ri-
volgo a V. Sig.ria Rdma, perché si degni accordarmi il permesso, onde poter eseguire un piccolo Sca-
vo nella Chiesa Collegiata di San Giovanni, essendo passata agl’eterni riposi Suor Maria Anna
Ridolfi Maestra Pia, e siccome nella medesima defunta si sono conosciuti Segni non equivoci di San-
94 Dio fa casa con l’uomo
MARIANNA.RIDOLFI
RARO.ESEMPIO.DI.PIETA’.MODESTIA.RELIGIONE
ALLA.EDVCAZIONE.DELLE.FANCIVLLE
PER.VENT’.ANNI
PRODIGO’.CVRE.INDEFESSE
NACQVE.LI’.XIX.AG.MDCCCXI
MORI’.LI’.XXX.AG.MDCCCL
L’.ARCIPRETE.D.BASILIO.PORTA
QVESTA.MEMORIA.POSE
IL CAMPANILE ROMANICO
tità, e per questo secondo il parere di varj Canonici, è mio desiderio poterne ottenere le facoltà, perché
venga tumulata in luogo separato senza il minimo dispendio della Chiesa. Di tanto la prego nella
Speranza di essere favorito. Passo colla più distinta stima a ripetermi = Basilio Arciprete Porta =
Sutri, 31 Agosto 1850 = Al Signor Vicario Foraneo di Capranica con tutte le facoltà
necessarie, ed opportune inteso il Capitolo legalmente adunato = F. Can.co Bisconti
Vicario Generale =”.
295 X (Nord) = + 36.896,99 ; Y (Est) = -22.451,260
296 ASPC, Libro Conti, n° 180. Al f. 74r sono registrate le seguenti spese soste-
nute per il riattamento del campanile: “…15,10 scudi dati a Giuseppe, e Domenico Iannotti
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 95
della Piramide del Campanile di questa Chiesa Colleg.ta, la quale di già minac-
cia ruina secondo la perizia d’alcuni Muratori…”297. Nonostante ciò ancora
nel 1772 furono eseguiti altri lavori di consolidamento298 e nello stes-
so anno si addivenne alla decisione di ridurre il suono della torre
campanaria per diminuire i problemi di dissesto statico provocati dal
moto delle campane299. Il 27 aprile 1906, un fulmine colpì la guglia e
muratori… 14,27 scudi dati a M° Ottavio Moscharini… 3,47 dati a Alessio Alessi scarpelli-
no… cento mattoni 1,20 scudi… travi presi dal Sig. Marino scudi 1,00…”.
297 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], ff. 92v – 94r
298
ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], ff. 251v – 252r - 18 Febbraio 1772:
“Il Rmo Sig.r Arcip.e Speranza propone alle Sig.rie Loro siccome essendo già stati affissi gli editti
per qlli che volevano attendere al riattamento di qsto nro Campanile in conformità di altro Caplo su
tal particolare tenuto sotto il di 28 Xmbre 1771, ed essendo di già venute alcune offerte, che qui si
leggono, potranno le Sig.rie loro Rme considerarle attentamte e sciegliere, chi di questa si abbia d a-
sciegliere, e qlla che più utile, e vantaggiosa per la nra Chiesa parerà s'abbia d'accettare. Il Can.co
D. Graziano Onofri arringando disse, che avendo considerato tutte le offerte esibite dal nro Seg.rio
gli pare più di tutte sii vantagiosa qlla data da M.o Filippo Manetti, e perciò quella sola accettar si
dovesse, esclusi tutti gli altri. Così, chi vorrà acconsentire ad d.o Arringo dii il suo voto favorevole, e
chi nò contrario e passato il bussolo furono trovati suffragi n.o sei bianchi, ed uno nero.
Tenore dell'Offerta soprad.a data da M. Filippo Manetti
Io Sotto offerisco alli lavori da farsi ad uso di Muratore nel Campanile dell'Insigne Chiesa Colleg.a
di S. Gio: di Capranica conn l'Infratti patti, e condizioni cioè
1° Che d.o Rmo Caplo sii tenuto, ed obbligato di darmi a mano a mano che si verrà lavorando
qualche somma di denaro per potere fare le provisioni necessarie, ed opportune per d.o lavo-
ro, ed il resto darmelo finito, che sarà d.o lavoro fino alla somma di scudi sessantotto.
2° Che io sii tenuto, ed obbligato a rifare una partita di Cantonato nel second'ordine di d.o Cam-
panile fatta tutta di Mattoni a' Cortina.
3° Che io sii tenuto, ed obbligato di far fare, e porre in opera due Catene di ferro della qualità delle
altre che vi sono.
4° Che io sii obbligato a rinboccare, a ristaurare alcuni spacchi di esso Campanile cioè qlli più
grandi, e i più necessari con fattezza delli ponti occorrenti per fare d.i lavori.
5° Voglio esser tenuto e obbligato ad impiegare del proprio tutti li legnami, e materiali per far d.o
lavoro.
6° Per rimediare al danno che porta il buco nella Palla in cima alla Piramide, alli legnami delle
Campane, per quanto mi si asserisce, è necessario lo Stagnaro, e per questo io solam.e voglio
esser obbligato a' farli li Conti ed altro commodo, che bisognerà al med.o per dare d.o lavoro,
in quanto poi al pagam.to sii tenuta la R. Fabbrica, e per essa il Sig.r Can.co Santese.
E affinché tanto la R. Fabrica, qnto il Reverendissimo Capitolo restino maggiorm.e assicurati di
quanto da me è stato promesso, nell'istrumento, che si farà mi obbligo dare per sicurtà M.
Filippo Zecca da Bassano accasato qui in Capranica, e M. Giu.e Marangoni = Io M. Fi-
lippo Manetti mi obbligo e s.a m.o pr.a”.
299 ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], ff. 261v - 28 dicembre 1772: “Il più
volte nominato Sig.r Arcip.e D. Bened.o Speranza avendo fatto alcune riflessioni, per venire molti
96 Dio fa casa con l’uomo
danni al nro Campanile, e per conseguenza la nra povera Chiesa esser sogetta al risarcimento di
esso, per il continuo suono a Doppio; venendosi con esso a scuotere tutta la Torre; quindi è, che sa-
rebbe di sentimento, inteso il parere delle Sig.rie Loro Rme unitam.e coll'Oracolo di Monsig.r Illmo,
e Rmo Vescovo, o dell''mo, e Rmo Sig.r Cardinale Visitatore [Card Pietro Colonna Pam-
philj], che non si suonino più a doppio se non che nelle feste di precetto, e nelle solenni che non possa
durare il doppio più di un'ora in circa intendendo sempre nell'Ave Maria dell'Aurora del mezzo
Giorno, e dell'Ave M.a della Sera, con una pena al Sag.no protempore contravvenendo di baj. Cin-
que, ciascheduna volta da approvarsi da Superiori c.e in caso di bisogno, come si costuma in tutti gli
altri luoghi, e furon tutti di un Commun consenso, che ciò si osservasse.”
300 ASPC, Libri Capitolari, 6 [1886-1937], p. 55v. Poiché le finanze della fabbri-
ca non potevano permettersi la spesa, il Capitolo decise di chiedere contributi sia alla
diocesi “…con un istanza a S.E. Revma Mons. G. Bernardo Doebbing Vescovo degnissimo di
questa nostra Diocesi (…) perché voglia degnarsi concorrere al detto lavoro con qualche sussidio…”,
sia “…all’intera cittadinanza, affinché con le sue oblazioni venga a portare il suo aiuto alla Chiesa
per il compimento di detta opera…”, sia “…all’Eccellentissimo Municipio, perché dal suo bilancio
dia il suo sussidio…”, sia, infine, “…al Ministero di Gtazia, Giustizia e Culti, nonché
all’Economato Generale di Firenze per avere anche da questi dei congrui sussidi coi quali sopperire
alle spese dei lavori in parola…”
301 Cfr. MORERA G., Capranica vista da vicino, cit., p. 83.
302 Sull’argomento v. § 2.2, nota n. 123.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 97
FELIX⋅CACCHI
RAVENNAE⋅NATVS⋅ROMAE⋅DEGENS
MILITIAE⋅PVBLICAE⋅SECVRITATIS⋅CONSERVANDAE
CENTVRIO⋅STATIONIBVS⋅PRAEFECTVS
AVREO⋅NVMISMATE⋅A⋅LEONE⋅XII⋅PONT⋅OPTIMO⋅MAX
GREGORIO⋅XVI⋅PONT⋅O⋅M⋅EQVESTRI⋅ORDINE⋅S⋅GREGORII⋅M
ORNATVS
PIVS⋅IVSTVS⋅COMIS
HIC⋅CAPRANICAE
QVO⋅VALETVDINIS⋅CAVSA⋅SESE⋅CONTVLERANT
DIVTVRNA⋅VICTVS⋅AEGRITVDINE
INTER⋅HVMANISSIMOS⋅INCOLAS
IN⋅PACE⋅QVIESCIT
VIXIT⋅LX⋅OBIIT⋅CAL⋅NOV⋅MDCCCXXXVII
VXOR⋅FILII⋅MOESTISSIMI
POSVERVNT
L’ABSIDE
TABVLA.IN.ALTARI.MAXIMO.PROPOSITA
IOANNEM.APOSTOLVM.REFERENS
APOCALYPSEM.IN.INSVLA.PATHMOS.DESCRIBENTEM
MVNIFICENTIÆ.DEBETVR.VINCENTI.SCAGLIOSI
SACERDOTIS.OLIM.HVIVS. ÆDIS.CANONICI
DOCTORIS.THEOLOGLEX.OFFICIALIBVS.PRIMIS
PER.ANNOS.XXVIII
CARDINALIS.SUMMI.ADMNISTRI.NEGOTIVS.PVBLICVS.CVRANDIS
QVI.COMITATE.PRVUDENTIA.MORVM.INTEGRITATE
CARVS.OMNIBUS
ROMÆ.PIE.DECESS.V.KAL.MART.AN.M.DCCC.XXXI
ÆTATIS.LXVIII
PX
MEMORIAE.ET.PIETATI
ANNAE.PORTAE
FEMINAE.SINGVLARIS.EXEMPLI
QVAE.HVIC.TEMPLO.PLVRA.VIVENS.DONAVIT
REM.FAMILLAREM.VNIVERSAM.TESTAMENTO.RELIQVIT
VIXIT.AN.LXI.DECESSIT.VII.KAL.SEPT.AN.MDCCCXXXIII
COMPOSITA.EST.PROPE.SACRARIVM
SANCTISSIMI.CORDIS.D.N.IESV
Á X Ù
HIERONIMO PORTA CAPRANICENSIS
[ET]
BARBARAE ROCHI CENTVMCELLENSIS
…. …. …. ….IMIS …. ….SSIMIS
…. …. ….
…. …. ….
….SSIME ….
….NONIS ….
…. …. KALENDIS OCTOBRIS [MDCCC]LIX
….ONE MORTALIS ….
…. IC. RECONDITAE S.V….
…. IEM …. …. …. ….CAMINI
….CHARITATE … ….SCITIS
nua di 59 scudi (f. 111r). Nei voleri testamentari di Anna Porta vi era poi il periodico
ufficio della Via Crucis che avrebbe dovuto esser celebrato dal Capitolo per tutti i
venerdì dell’anno. Il vescovo Mons. Giuseppe Maria Costantini, con proprio decreto
del 14 dicembre 1888 fu costretto “…a riparare la passata negligenza…” ingiungendo
“…al Capitolo l’adempimento di tanto pietoso legato…” e investendo dell’incombenza il
santese pro-tempore (ASPC, Libri Capitolari, 6 [1886-1937], f. 19v).
100 Dio fa casa con l’uomo
Á X Ù
HEIC.QVIESCIT.IN.PACE.CHRISTI
PHILIPPVS.FRANCISCI.F.PETRUCCVS
AMPLISSIMO.APVD.SENENSES.GENERE
ARCHIPRESBYTER.COLLEGII.CANONICORVM
AEDIS.PRINCIPIS.SVTRINAE
VICARIA.POTESTATE.DIOECESI.PRAEFVIT
HVMANAS.ET.DIVINAS.DISCIPLINAS.DOCVIT
MORVM.INTEGRITATEM.ORANDI.STVDIVM
ERGA.MAGNAM.DEI.PARENTEM
ET.ALOISIVM.TVTOREM.IVVENTVTIS
DECESS.KAL.IVNIIS.AN.MDCCCLXIV
ANNOS.NATVS LXIX.M.V.D.XVI
VIVAS.IN.DEO
SACERDOS.CASTISSIME.MEMOR.TVORVM
VINCENTIVS.FR.FRANCISCVS.NEP.POSVERE
306 ASPC, Libro conti – Fabbrica, n. 71, p. 23. Pietro Acherman, o Akermann,
era un ebanista svizzero di Civitate Lucernae (Lucerna) che si stabilì a Capranica negli
anni della costruzione della nuova chiesa di San Giovanni. Qui sposò Maria Nardini,
figlia di Cristoforo. Dai libri dei battesimi, sappiamo anche che il 25 gennaio 1830
ebbero un figlio, che chiamarono Mattia. L’Akermann, non era certamente un fale-
gname qualunque. Infatti, nei documenti ufficiali è quasi sempre menzionato come
ebanista. Inoltre, nell’atto di battesimo di Mattia, egli compare con il titolo di Dominus,
e la consorte Maria con quello di Donna, segno evidente che la parentela stretta con i
Nardini doveva avergli conferito una certa dignità sociale.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 101
307 Il 18 luglio 1796, alle ore 8,00, nella casa di Capitan Filippo Petrucci
(l’attuale parrocchiale Casa della Comunità), la Madonna ritratta nel quadro conserva-
to nella Cappella del Sacramento, cominciò improvvisamente a muovere gli occhi
aprendoli e chiudendoli. Del fatto prodigioso, oltre ai Petrucci, proprietari della casa,
e una certa Ersilia, una tarquinese loro ospite che per prima gridò al miracolo, fu te-
stimone l’arciprete di San Giovanni, Don Gerolamo Palazzi, altri canonici e molto
popolo (cfr. CHIRICOZZI P., Maria Madre di Misericordia, Ronciglione 1987, pp. 43 e
ss.). E’ interessante rilevare come tale prodigio non fu isolato nel Lazio ma si verificò
a Roma e quasi contemporaneamente in vari altri luoghi dello Stato Pontificio a parti-
re dal 9 luglio 1796 (cfr. FIORI N., Le madonnelle di Roma. Una rassegna suggestiva per la
riscoperta delle edicole sacre; Roma 1995, p. 12, nonché CHIRICOZZI P., Maria Madre di
Misericordia, cit., p. 62).
308 Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese, cit., p. 71, nonché MORERA T., Capranica nella
l’Immacolata Concezione custodito presso la chiesa romana di Santa Maria del Popo-
lo, la cui movenza ed espressione appare notevolmente somigliante a quella del qua-
dro capranichese.
310 Cfr. MORERA T., Capranica nella storia e nell’arte, cit., p. 77.
311 Cfr. ASPC, Libro Conti, n. 52 [1893-1937], p. 112: “Memoria. In quest’anno
1896, fu restaurata la Chiesa Collegiata di S. Giovanni Evangelista con consenso del Rendo Capi-
tolo, e l’artisti furono i Sig. Angelo e Filippo Bartoloni, pittori della Città di Ronciglione, e fu speso
soltanto per i pittori £. 3.740, più tra muratori, falegnami, stagnaro, ferraro, ripulire l’organo,
furono spesi in circa £. 464, in tutto fu speso £ire Quattromila Duecentoquattro £ire dico 4.204.
L’Ingegneri fu’ il Sig. Pietro Mattei, e i deputati del Rendo Capitolo furono fatti i Sig. Canonici D.
Filippo Speranza e D. Giuseppe Orsi, attuale Santese, e la Chiesa du aperta il giorno due Agosto
nel qual giorno fu celebrato il primo centenario di Maria Ssma che aprì i suoi benedetti occhi nel
giorno 18 luglio 1796 e detta festa riuscì con gran pompa, e con soddisfazione del N. ottimo Vesco-
vo Monsignor Mattei, del Clero, e del Popolo tutto, giacché vi furono due Vescovi il nostro M. Ge-
neroso Mattei, e il Vescovo di Bagnorea, oltre il clero, e il Seminario di Sutri, e furono fatti il ponti-
ficale in musica, con i musici di Roma diretta dal Sig. Tito Arcangeli e la messa la cantò il n. Ve-
scovo, quindi la sera solenne processione con la miracolosa Immagine della Ssma Vergine, che aprì i
suoi occhi, quindi orazione panegirica, ed in fine benedizione del Venerabile”.
102 Dio fa casa con l’uomo
314 ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], f. 78v – 24 luglio 1830: “…I membri
componenti della Ven. Confraternita del SS. Sagramento in Capranica, hanno umiliato supplica a
Sua Signoria Illma, e Revma Mons.r Vescovo Anselmo Basilici perché provvedendo i medesimi un
elegante altare dorato venga questo situato in una delle quattro cappelle della Chiesa di San Gio-
vanni Evangelista e la prelodata Sua Signoria Illma ne richiede il parere al nostro Capitolo. E a
tale effetto furono raccolte le V.S i voti bianchi furono sei e neri uno solo per cui rimane approvata la
richiesta…”
315 Vedi la Memoria riportata alla nota n. 311. Furono vagliate varie offerte sin
dal 1894 con l’esaminare il progetto delle decorazioni presentato dal pittore romano
Filippo Maccarelli (cfr. ASPC, Libri Capitolari, 6 [1886-1937], f. 40r). Nel 1896, vista la
necessità di restaurare la chiesa in occasione del primo centenario della festa della
Madonna “che ha aperto gli occhi”, furono messi a confronto i bozzetti dei pittori Ange-
lo e Filippo Bartoloni, fratelli, e di Tito Franchi. Il disegno di quest’ultimo fu scartato
con la motivazione di una sua non meglio specificata non realizzabilità mentre i f.lli
Bartoloni furono scelti anche perché si sarebbero assunti “…la difficile impresa
dell’impalcatura per conto proprio con quella modicità di prezzo e per un tempo così lungo e anche
soddisfacente…” (ASPC, Libri Capitolari, 6 [1886-1937], f. 45v).
104 Dio fa casa con l’uomo
Fabbrica, n. 56, f. 6v: “…onde indorare i Capitelli come dalla risoluzione Capitolare…scudi
43…”.
Appunti storici sulla collegiata di San Giovanni Evangelista 105
quattro esseri viventi della visione dell’Apocalisse (Ap 4,8) che nella Chiesa di San
Giovanni è riportata nella grande tavola d’altare, e dalla visione profetica di Ezechiele
(Ez 1,5-21). L’accostamento dei simboli ai singoli evangelisti (due apostoli, Matteo e
Giovanni e due discepoli, Marco di Pietro e Luca di Paolo) è tradizionalmente dovu-
to all’incipit dei rispettivi evangeli per cui, seguendo questi, Matteo viene rappresenta-
to come un uomo di giovane aspetto poiché afferma l’umanità di Cristo iniziando a
parlare della sua genealogia; Marco, che apre con la predicazione del Battista nel
deserto per accentuare la divinità di Cristo e la sua figliolanza a Dio, è simboleggiato
da un leone; Luca, iniziando con il sacrificio vespertino di Zaccaria nel tempio per
puntare così ad evidenziare il sacrificio dell’uomo-Dio come salvatore dell’umanità,
viene accostato al bue, animale mansueto e vittima sacrificale per eccellenza; e
Giovanni, infine, viene paragonato a un’aquila per la sua celebre apertura sul Verbo
incarnato, che utilizzò contro le prime nascenti eresie che sul finire del I secolo e gli
inizi del II, negavano la divinità di Cristo. Attraverso questi simboli, si ha quindi la
sintesi del memoriale della vita di Gesù: homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo,
aquila ascendendo. Nella celebrazione eucaristica, si ha in qualche modo un richiamo di
questa simbologia laddove, nel Prefazio IV delle domeniche del tempo ordinario,
intitolato appunto “La storia della salvezza”, si ricorda che “Egli, nascendo da Maria
Vergine, ha inaugurato i tempi nuovi: soffrendo la passione ha distrutto i nostri peccati; risorgendo
dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna; salendo a te, Padre, ci ha preparato un posto nel
tuo regno”. Così nel simbolo niceno-costantinopolitano dove si afferma che “egli a
motivo di noi uomini e della nostra salvezza discese dai cieli, e si incarnò per opera dello Spirito
Santo da Maria vergine, e divenne uomo, fu anche crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì e fu
sepolto, e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture, e ascese nel cielo, siede alla destra del Padre, e
di nuovo verrà con gloria a giudicare vivi e morti: il suo regno non avrà fine” (cfr. DH 150 –
recensione latina).
106 Dio fa casa con l’uomo
LA CONTROFACCIATA E L’ORGANO
feno ubi reclinavit”). Tra le reliquie moderne possedute dalla Chiesa di San Giovanni è
da segnalare quella di San Pio V, il francescano Michele Ghisleri, che fu vescovo della
diocesi di Sutri e Nepi. La reliquia, parte di una sua veste liturgica, fu donata al Capi-
tolo della Collegiata di Capranica dal vescovo diocesano Card. Savo Millini, il quale,
poco prima della sua morte, così scriveva: “M.to Ill.mi, e M.to Re.di Sig.ri. Ho gusto, che le
SS.rie Vostre habbino ricevuta, e gradita la Relliquia del B. Pio V con la sua autentica, che io ho
regalata loro, e a cotesta lor Chiesa, e godrò, che la med.ma Relliquia venga venerata con tutto
l’osseguio possibile dalla loro divozione, e da tutto cotesto Cap.lo e resto di nuovo augurando loro il
colmo delle felicità. Roma 24 Aple 1700. Delle SS.rie V.V.. Aff.mo sempre. S. Card. Millini.”.
Lo stesso card. Millini insistette non poco, ma invano, affinché Pio V fosse proclama-
to co-patrono di Capranica insieme a San Terenziano.
322 Il tiramantici era l’uomo preposto a pompare, attraverso un grosso manti-
ce, l’aria necessaria al suono dell’organo. Normalmente a svolgere questo servizio era
sempre la stessa persona che per questo riceveva anche un compenso in denaro. Ad
es., al tiramantici Francesco Zagarola, nell’anno 1843 vennero liquidati 2,50 scudi
(ASPC, Libro conti n° 1 – Fabbrica, n. 52 [1839-1857], p. 65).
108 Dio fa casa con l’uomo
§ 1 – Il tabernacolo
ni, Assisi 1997, p. 4, che si basa sui voll. 29 e 29A della Anchor Bible edita da Double-
day e C., New York. La C.E.I., La Sacra Bibbia, «editio princeps» 1971, traduce invece:
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
4 Ibidem, p. 18
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 111
mentre dei secondi come di tabernacoli degli olii santi – destinati, dun-
que, alla conservazione degli olii consacrati dal Vescovo durante la
Missa Chrismatis del giovedì santo9.
Benché la materia meriterebbe comunque una esposizione
più ampia e dettagliata10, non possiamo esimerci dal fornire dei cenni
di carattere storico sull’utilizzo nello spazio liturgico dei due tipi di
tabernacoli, considerando che, comunemente, i tabernacoli degli olii
santi costituiscono una variazione d’uso di vecchi tabernacoli eucari-
stici e che, pertanto, nella trattazione non sarà possibile procedere in
modo completamente separato per le due tipologie.
9 Tra l’altro, occorrerebbe scendere nella trattazione del significato più pro-
fondo del termine sacramento al fine di spiegarne il senso in rapporto alla vita della
Chiesa e, di conseguenza, dei fedeli in Cristo. Qui ci accontentiamo di accennare al
fatto che sacramento, dal latino sacramentum, è la traduzione del termine greco mysterion,
cioè mistero.
10 Per gli approfondimenti del caso: RIGHETTI M., Manuale di Storia Liturgica,
Milano 19592, vol. I, cap V (Gli edifici del culto e i loro accessori), pp. 416-489, non-
ché, G. RAPISARDA, La custodia eucaristica, in FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA, Gli spazi
della celebrazione rituale, Milano 1984, pp. 89-108.
11 MARTINA G., Storia della Chiesa, Roma 1980, p. 105. Soprattutto quando la
comunione veniva praticata sotto la sola specie del pane (poiché era normale la prati-
ca sotto le due specie), “i fedeli si portavano le particole a casa (…) dove la particola consacrata
era conservata in una cassettina, magari nella stanza da letto, senza tante cerimonie”.
114 Dio fa casa con l’uomo
obitu positi communiomen deposcunt [Di quelli che in punto di morte chiedono la comu-
nione. Verso i moribondi si osservi ancora l’antica norma per cui il pericolo di morte
nessuno sia privato dell’ultimo, indispensabile viatico], in, COD, p. 12
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 115
15 CONC. (OECUM. XII) LATERANENSE IV, 11-30 Nov. 1215, Cost. 20 - De chri-
smate et eucharistia sub sera conservanda [Il sacro crisma e l’eucaristia devono essere cu-
stoditi sotto chiave. Ordiniamo che in tutte le chiese il sacro crisma e l’eucarestia
debbano essere conservati scrupolosamente sotto chiave, perché nessuna mano te-
meraria possa impadronirsi di essi profanandoli con usi innominabili], in, COD, p.
244
16 CONC. (OECUM. XII) LATERANENSE IV, 11-30 Nov. 1215, Cost. 21 - De con-
fessione facienda et non revelanda a sacerdote, et saltem in Pascha communicando [Della confes-
sione, del segreto sacramentale, del dovere di comunicarsi almeno a Pasqua. Ogni
fedele dell’uno e dell’altro sesso,… riceva con riverenza, almeno a Pasqua, il sacra-
mento dell’eucaristia], in, COD, p. 245
17 URBANUS IV, Bulla Transiturus de hoc mundo, 11 Aug. 1264 (DH 846)
116 Dio fa casa con l’uomo
promotore dei Decreti sui tabernacoli dei due sinodi milanesi del
1565 e del 1576 – e di quello di Verona, mons. Matteo Giberti – che
fa installare il tabernacolo sull’altare maggiore della cattedrale e rac-
comanda ai suoi preti di fare altrettanto nelle loro chiese parrocchiali
– tale uso diviene prima prescrizione rigorosa e, conseguentemente,
norma generale sanzionata finalmente da Papa Paolo V con
l’approvazione del nuovo Rituale Romanum (1614).
La teologia dell’eucaristia che il Concilio di Trento volle met-
tere in luce, fece si che il modo di disporre il tabernacolo nelle chiese
diventasse una conseguenza diretta della riscoperta del culto della
presenza viva di Gesù Cristo nell’ostia consacrata, culto che nel De-
creto sul Sacramento dell’Eucaristia, veniva ribadito e rinnovato pre-
vedendo esplicitamente di mantenere l’uso salutare e necessario di custo-
dire e conservare con cura la santa eucaristia nelle chiese18. Solo nelle
chiese di particolare importanza o in quelle dove era presente una
schola, per la conservazione e custodia delle ostie consacrate venne
dedicato un luogo appartato, normalmente un altare apposito (detto
del santissimo)19, in cui i fedeli potessero sostare in preghiera senza es-
sere disturbati,.
Ma le indicazioni del Concilio di Trento furono recepite in
maniera straordinaria dall’arte barocca che fece della collocazione del
tabernacolo sull’altare maggiore uno dei suoi punti di forza. Pur esco-
gitando, in sostanza, soluzioni architettoniche totalmente diverse da
quelle del passato, il tabernacolo del barocco conserva, generalmente,
una conformazione a tempietto con pianta centrale, sull’esempio del
XIII, 11 Oct. 1551, Decretum de sanctissimo eucharestiæ sacramento (COD, pp. 693-698)
19 L’evoluzione delle forme del culto durante il medioevo aveva favorito, in-
tabernacolo del Bernini nella Cappella del SS. Sacramento in San Pie-
tro20. Caratteristica comune dei tabernacoli di questo periodo è poi la
trionfalità delle forme, esaltata altresì dalle decorazioni di contorno
(putti dorati, nubi argentate, mandorle radiose), allo scopo di esprime-
re la regalità della divinità di Cristo. Chi ha avuto l’occasione di sosta-
re in preghiera davanti allo stesso tabernacolo della basilica vaticana,
non può non aver ricevuto dall’insieme degli stucchi dorati, dalle alle-
gorie rappresentate, dalla maestosità dell’intera cappella – addirittura,
forse, di un opulenza stridente con il mistero dell’incarnazione di Ge-
sù nella povertà della stalla di Betlemme – un senso di unione e vici-
nanza a Dio – difficilmente esprimibile con semplici parole, che in un
certo senso costituisce una sorta di anticipazione terrena alla beatitu-
dine eterna.
materiali utilizzati che diventano molto più vari rispetto al passato (legno, marmo,
bronzo, etc.). Cfr. F. NEGRI ARNOLDI, «Liturgici strumenti e arredi sacri», cit., pp.
663-664.
22 Un esempio di queste rimozioni si ha, per es., nel tabernacolo della chiesa
di San Francesco. Qui rimane ancora visibile la base di un calice eucaristico che ori-
ginariamente era posizionato sopra l’ornato della nicchia centrale. Le brutte e malfat-
te riprese di calce ai lati della stessa nicchia, fanno inoltre ritenere che originariamente
anche qui fosse presente il motivo degli angeli oranti (cfr. F. NEGRI ARNOLDI, Taber-
nacoli, cit., p. 342, 344).
118 Dio fa casa con l’uomo
gono ricoperte con lamina d’oro le superfici. Il Vasari, nella sua Introduzione alle tre
Arti, parla in maniera dettagliata della doratura e “Del modo del mettere d’oro a bolo et a
mordente et altri modi” (cfr. «Doratura», DA, p. 231).
29 Il monumento funebre al canonico Francesco Petrucci, adiacente al taber-
nacolo murale di San Giovanni, conserva tutt’ora la doratura originaria. Per restare
nell’ambito dei tabernacoli murali, il tabernacolo contemporaneo a quello di San
Giovanni conservato presso la basilica romana di Santa Maria in Trastevere e attribui-
to a Mino dal Reame, presenta ancora oggi l’originaria doratura delle superfici. Una
foto di questo, ma in bianco e nero, è visibile nel sito web dell’Istituto per la Catalo-
gazione del Ministero dei Beni Culturali, all’indirizzo internet:
«http://fototeca.iccd.beniculturali.it/OGGOAWEB/sf» (alla schermata “parametri
di ricerca”, inserire: Mino dal Reame nel campo “autore”), nonché, stavolta a colori, nel
volumetto S. MARCHEI, S. Maria in Trastevere, Cinisello Balsamo (Mi) 1999, p. 37.
30 Sul tabernacolo murale della chiesa di San Francesco è la scritta OLEVM
31 Cfr. F. NEGRI ARNOLDI, Tabernacoli, cit., pp. 341 e 355, dove si cita l’opera
a Firenze, per la Chiesa di Santa Maria Nuova nel 1449-50 (oggi cu-
stodito nella Chiesa di Sant’Egidio), e da Desiderio da Settignano per
la Chiesa di San Lorenzo, nel 1461, sempre a Firenze. Il terzo, che è
poi quello a cui vanno ricondotti i tabernacoli delle nostre chiese –
non solo capranichesi ma più in generale di tutta l’area viterbese – è
diffuso a Roma e nel Lazio. All’interno di queste tre grandi famiglie di
tabernacoli, anche nella stessa area laziale, esistono tuttavia numerose
varianti compositive che rendono difficile un raggruppamento secon-
do le varie botteghe esecutrici. Ciononostante, si può certamente af-
fermare che una frequente caratteristica dei tabernacoli delle chiese
della Tuscia meridionale è data dal coronamento a timpano classico
con l’inserimento della colomba dello Spirito Santo; minimo comune
denominatore ben visibile sia nei tre tabernacoli delle nostre chiese
capranichesi, sia in alcune di quelle dei paesi limitrofi32.
Caratteristica comune di tutti i tabernacoli degli olii santi è al-
tresì il loro mutamento di funzione e destinazione, da un uso eucari-
stico a custodie per l’olio santo, che si produce, come si è già detto,
contemporaneamente alla diffusione dell’uso di inserire la custodia
eucaristica all’interno della struttura stessa degli altari dopo il Concilio
di Trento.
vicende artistiche di maestro Mino da Fiesole, si rimanda al VASARI G., Le vite dei più
eccellenti pittori, scultori e architetti, introduzione di M. Marini, Roma 1991, Vita di Mino,
scultore, da Fiesole, pp. 444-447, nonché alle indicazioni bibliografiche contenute in
CAGLIOTTI F., «Mino da Fiesole, Mino del Reame, Mino da Montemignaio: un caso
chiarito di sdoppiamento d’identità artistica», Bollettino d’Arte, serie VI, LXXVI (1991),
pp. 19-86.
34 E’ di questo parere F. NEGRI ARNOLDI, Tabernacoli, cit., p. 342
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 123
Pisa le notizie a disposizione sono rare. Sulla sua attività viterbese, vedi F. NEGRI
ARNOLDI, Isaia da Pisa e Pellegrino da Viterbo, in AA. VV., Il Quattrocento a Viterbo, Roma
1983, pp. 324-340.
37 LA BELLA C., «Scultori nella Roma di Pio II», cit., p. 35. Il Pulpito o Loggia
Giovanni sia un’opera realizzata a più mani39. Anche per questi motivi
il Muñoz preferì , per queste opere, una generica attribuzione a quelli
che propose chiamare i “Maestri dei cibori”40, anche se , come si è
visto, non si tratta affatto di opere di maestri specializzati nel genere,
ma di prodotti, cosiddetti “minori”, frutto del lavoro e dell’opera di
botteghe famose e affermate.
L’attribuzione a Mino da Fiesole resta poi ancora più
problematica dalla presunta esistenza del fantomatico maestro Mino
del Reame di cui il Vasari parla nelle sue Vite, come autore - per firma
in calce - di alcuni tabernacoli delle chiese romane stilisticamente
simili al nostro. E’ il caso, ad esempio, di quelli di Santa Maria in
Trastevere e di Santa Francesca Romana, firmati “OPVS MINI”.
39 Ciò è addirittura confermato nei fatti, dalle vistose differenze di stile tra le
figure dei profeti, solenni e curate, e quella del Cristo in gloria, che presenta, invece,
fattezze molto più semplici e grossolane.
40 Cfr. F. NEGRI ARNOLDI, Tabernacoli, cit., p. 341. Il prof. Antonio Muñoz
fu, durante gli anni ’20, l’esecutore del restauro della chiesa di San Francesco, che ce
l’ha restituita nelle sue originali fattezze romaniche.
41 La datazione è del Casparay ed è evidentemente condivisa da F. NEGRI
ARNOLDI, Tabernacoli, cit., p. 342, nonché da LA BELLA C., «Scultori nella Roma di
Pio II», cit., p. 32. A proposito dell’attribuzione del tabernacolo di Santa Francesca
Romana e della sua datazione, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
del Ministero dei Beni e le Attività Culturali
(http://fototeca.iccd.beniculturali.it/OGGOAWEB/sf - alla schermata “parametri di
ricerca”, inserire: Mino dal Reame nel campo “autore”), in evidente contraddizione con
i suddetti autori, riporta per questo manufatto: Mino dal Reame… 1493… Su tale
discrepanza si veda anche CAGLIOTTI F., «Mino da Fiesole, Mino del Reame, Mino da
Montemignaio», cit., pp. 19-86, nonché LA BELLA C., «Scultori nella Roma di Pio II»,
cit., p. 32 il quale afferma che “sulla base della presenza dello stemma Orsini scolpito tra le
volute della mensola, la datazione del tabernacolo è stata generalmente messa in relazione con la
carica di titolare della chiesa rivestita dal cardinale Giovanni Battista Orsini tra il 1489 e il
1493”.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 125
cennio del secolo XV, e quindi nel periodo abbastanza ampio che va
dal 1450 fino al 1459 (1460).
Questa datazione – sempre difficoltosa e per forza di cose
approssimativa per le stesse ragioni che rendono difficile attribuire
con certezza la paternità di un opera a questa o a quella bottega di
marmorari – se pare concordare in pieno con la presenza a Capranica
di coloro che quasi sicuramente sono stati i committenti del taberna-
colo, ovvero i conti di Anguillara e Capranica, lascia tuttavia il campo
aperto per alcune considerazioni che vale la pena di affrontare.
contro gli Anguillara, si rimanda alla I^ PARTE: § 2.1 – Il contesto storico – I CONTI DI
ANGUILLARA E CAPRANICA.
126 Dio fa casa con l’uomo
43 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara dalle loro origini al 1465», ASRSP,
XXIX (1906), pp. 401-402, nonché SIGNORELLI M., Le famiglie nobili viterbesi nella storia,
Genova 1969, p. 68
44 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», cit., ASRSP, XXIX (1906), p. 402. SI-
GNORELLI M., Le famiglie nobili viterbesi, cit., p. 68, riferisce, inoltre, che «il celebre E-
verso vi inserì anche l’orso con l’anguilla in bocca, quale riferimento all’acquisita pa-
rentela con gli Orsini».
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 127
45 Una fotografia dello stemma eversiano si trova in, CUSANNO A.M., «Con-
dello stemma di Everso non è però chiarissima e può trarre in inganno perché fareb-
be pensare a un unico stemma in cui, nella parte inferiore, starebbero le anguille in-
crociate, e nella parte superiore, il cinghiale con in bocca la serpe o l’anguilla. In real-
tà, lo stemma di Everso altro non è che lo stemma Anguillara nella versione visibile
sul sepolcro dei Conti Gemelli in San Francesco, dove, in luogo del cimiero che sorge
dalla parte superiore dello scudo, è rappresentato un cinghiale. Poiché anche Vincen-
zina Sora, citando l’Adinolfi, riprende la sua descrizione dello stemma… si potrebbe
esser tentati di pensare che non abbia mai visto dal vero lo stemma di Everso. Cfr.
anche SORA V., «I Conti di Anguillara», cit., ASRSP, XXX (1907), p. 86.
48 Cfr. SORA V., «I Conti di Anguillara», cit., ASRSP, XXX (1907), pp. 104-
105. Invece, SERCIA G., La pretesa feudalità di Capranica e le concessioni di Paolo II sul terri-
torio di Vico, Ronciglione 1933, p. 5, ipotizza addirittura che il Conte Everso venne in
possesso del castello di Capranica «forse anche senza rispettare i patti del 1446».
128 Dio fa casa con l’uomo
so…», cit., p. 76
52 Cfr. SERCIA G., La pretesa feudalità, cit., p. 30. In pratica è come se Everso
avesse potuto mettere una importante ipoteca sul futuro possesso di Capranica.
53 Va ulteriormente considerato infatti che i rapporti del Conte Giacomo con
i propri figli, non erano buoni. Dallo stesso documento si capisce chiaramente che tra
Giacomo e i due figli Giannantonio e Nicola doveva esistere qualche grossa difficoltà
perché “…essi figli desso Conte stiano et degano alli confini secundo alloro fo inpesto per li capitoli
innanzi passati exceptuatone…”. Non così con gli altri due figli Bartolomeo e Francesco
che il Conte Everso doveva aiutare nella conservazione della signoria su Capranica.
Cfr. SERCIA G., La pretesa feudalità, cit., p. 30. Una volta morto Giacomo, immaginia-
mo che non sarà stato molto difficile per Everso, con uno dei suoi celebri colpi di
mano, estromettere Bartolomeo e Francesco dal legittimo possesso di Capranica, for-
se anche approfittando dello stato di litigiosità in cui i fratelli si trovavano. Fatto sta
che dei quattro figli di Giacomo non si hanno ulteriori notizie.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 129
opera di Isaia da Pisa anche dal Negri Arnoldi, che lo data alla secon-
da metà degli anni Cinquanta, pur ritenendo che i marmi residui non
possano far pensare a un tabernacolo. Ciò significherebbe, allora, che,
per alcune particolarità compositive cui più sopra si è accennato, il
nostro tabernacolo potrebbe essere stato realizzato nello stesso pe-
riodo dei marmi di Santa Maria Maggiore, ovvero tra il 1455 e il 1460.
dalla sua Instructio fabricae ecclesiae, cfr. KUNZLER M., La liturgia della Chiesa, Milano-
Lugano 1996, p. 385.
63 Cfr. APPENDICE, doc. II.
64 L’anno si può ricostruire dalle rotondità delle forme dei buchi lasciati
rile Capranica 251, Nardini Aristotile [1589-1590], ff. 121r-122v [1589, ott. 18]:
…Actum in dicta ecclesia beate Marie de Plano extra Muros dicte terre iuxta sua latera presenti-
bus Dominus Bernardino Carletti magistro Dominico del Grande de Capranica et Domino Troiano
schiratti Architetto Jncola Suriani testibus.).
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 133
§ 3.1 – I corni
traduzione letterale dell’A. è la seguente: “Il Signore giudica i confini della terra, dona la
potenza al suo Re e sublima il corno del suo Cristo”. E’ da rilevare che le parole corno, corna,
nel testo della Bibbia CEI vengono sempre tradotte, secondo il contesto, con dei
termini astratti quali forza, potenza, arroganza, etc., per cui la traduzione che riporta per
questo versetto è: “L’Altissimo tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà gli estremi confini della
terra; darà la forza al suo re, eleverà la potenza del suo Messia” (1 Sam 2,10). Questa lezione
era già stata adottata, in passato, nella traduzione della Volgata ad opera di Monsignor
Antonio Martini, del 1778 (SB), che riporta: “il Signore giudicherà la terra quant’ella è
grande, e darà l’impero al suo re, ed esalterà la gloria del suo Cristo” (1 Re 2,10).
67 Cfr. LECLERCQ H., «Corne d’abondance», DACL, II, col. 2966
68 Cfr. CHARBONNEAU-LASSAY L., Il bestiario del Cristo, cit., p. 403, dove viene
della cultura europea e medio-orientale. Riferisce REES E., Simboli cristiani e antiche radi-
ci, Cinisello Balsamo (Mi) 1994, p. 46, di “una cornucopia fatta con frumento, trovata in
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 135
dei due corni dell’abbondanza che si dipartono dai due angoli inferio-
ri del libro a voler significare, nel contesto del tabernacolo, i beni spi-
rituali, le primizie dell’amore Divino, che giungono all’anima attraver-
so l’Eucaristia71.
§ 3.2 – L’aquila
Guatemala”, dove “sette spighe di frumento, piene, rappresentano un raccolto abbondante, poiché il
sette è un antico numero che indica compiutezza”. E’ singolare, in questo caso, la straordina-
ria somiglianza con l’episodio del Sogno di Giuseppe.
71 Cfr. CHARBONNEAU-LASSAY L., Il bestiario del Cristo, cit., I, p. 403
72 Cfr. BORRARO P., «I bestiari medievali», Fede e Arte, XIV (1966), p. 508.
136 Dio fa casa con l’uomo
73 ibidem
74 Cfr. AA.VV., «Zoomorfiche e fitomorfiche figurazioni», EUA, XIII, col.
942
75 Cfr. RAVASI G., I salmi¸ Milano 1992, p. 28
76 Cfr. AA.VV., «Zoomorfiche e fitomorfiche figurazioni», EUA, XIII, col.
942
77 Sull’argomento, BALTRUŠAITIS J., Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi
gono addentati da arpì e e da mostri terribili, tra cui si muovono i cervi che rammen-
tano il battesimo e l’appartenenza alla Chiesa di Cristo, e i leoni a cui è riferibile la
figura di Cristo stesso, “vitulus moriendo, leo resurgendo”. Infine, l’immagine di donna che
alcuni descrivono semplicemente come «… in attitudine calma e mesta…» (cfr. BAL-
DASSARRE A.M e C., Capranica dalle origini, cit., p. 68), non è altro che una ennesima
rappresentazione della stessa Chiesa, direttamente ispirata all’iconografia orientale
della Mater Ecclesia, che regna nei secoli per mandato di Gesù Cristo e per mezzo della
quale Egli si rende visibile “…tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) (cfr. GU-
GLIELMI C., «Considerazioni sul portale dell'Ospedale di San Sebastiano», cit., p. 37).
L’esempio compositivo più prossimo a cui è riferibile la lunetta è la chiesa di Santa
Maria Maggiore a Tuscania, in cui sono raffigurati motivi simili a quelli della scultura
capranichese (GUGLIELMI C., «Considerazioni sul portale dell'Ospedale di San Seba-
stiano», cit., p. 41). In particolare, è interessante notare la straordinaria somiglianza
delle sirene-arpì e raffigurate a Capranica con quelle rappresentate nella chiesa
Tuscanese, che fanno ipotizzare l’attribuzione della lunetta di San Sebastiano ai
maestri comaschi e lombardi attivi nell’alto Lazio sin dal secolo XI (cfr. RASPI SERRA
J., Tuscania. Cultura ed espressione artistica di un centro medievale, Torino-Roma 1971, pp.
138, nota 70; 145; nota 144; 148, nota 183). Non esistono fonti documentarie, infine,
che attestano il ritrovamento della lunetta in uno scavo presso Vico Matrino (cfr., I^
PARTE, nota n. 157).
79 Cfr. PARLATO E. - ROMANO S., Roma e il Lazio, cit., p. 390
80 Cfr. AA.VV., «Zoomorfiche e fitomorfiche figurazioni», EUA, XIII, col.
943. E’ il caso, ad esempio, di Sant’Antonio Abate che viene raffigurato con il maiale,
o, più tardi, di San Rocco e dell’inseparabile cane. Nella Chiesa di San Nicola di Bari,
a Soriano al Cimino, è possibile ammirare una bellissima statua marmorea risalente al
secolo XIV, raffigurante Sant’Antonio Abate che, assiso in cattedra, ha ai suoi piedi un
maiale.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 139
85 Cfr. BARTOLI L., La chiave per la comprensione del simbolismo e dei segni nel sacro,
li costituisce dogma di fede definito già nel simbolo Niceno (DH, 125: «Crediamo in
un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili»), in quel-
lo Costantinopolitano I (DH, 150) e in quello Lateranense IV (DH, 800), la cui dot-
trina è stata poi ripresa dal Vaticano I. La Scolastica, ed in particolare S. Tommaso,
ha prodotto quello che può definirsi il corpus dell’angelologia cattolica. Anche se alcu-
ni ambienti teologici moderni tendono a sminuire, fin anche a negare, purtroppo,
l’esistenza degli angeli, il fatto che la ragione umana non veda la necessità della loro
creazione ed esistenza, non preclude la somma convenienza che essi invece esistano
nel quadro del completamento del mondo spirituale, costituendo un gradino inter-
medio tra l’intellettualità finita dell’uomo e quella somma di Dio (cfr. A. PIOLANTI,
«Angeli», BSS, I, col. 1202). Tra l’altro, ricordiamo che la storicità della risurrezione di
Cristo – e quindi il fondamento stesso della nostra fede – è legato all’annuncio che
due angeli fecero alle donne la mattina di Pasqua. Sarebbe dunque il caso, al di la
dell’attuale revival new-age sugli angeli (libri, trasmissioni TV, film e telefilm) di riap-
propriarci in maniera più autentica del culto e della venerazione a loro dovuta.
88 Cfr. A. PIOLANTI, «Angeli», BSS, I, col. 1198
89 Cfr. M. GALOPIN – P. GRELOT, «Angeli», DTB, col. 59. Si leggano, ad es. i
sempre nell’arte sacra, sin dai primi secoli dopo Cristo, dapprima rap-
presentati simili all’uomo, vestiti con tunica e pallio ma del tutto privi
di ali90, poi in tuniche bianche (albe) ma con grandi ali piumate91, fino
ad essere raffigurati, nel corso del XII sec., nelle vesti sacerdotali pro-
prie dei diaconi, a cui il dramma liturgico affidava le parti degli angeli,
in dalmatica ricamata e appuntata al petto con un fermaglio, oppure
in alba con fascia e stola92.
Senza tralasciare le rappresentazioni degli angeli e degli ar-
cangeli ad opera dei grandi pittori italiani del Duecento e del Trecen-
to, da Duccio di Boninsegna a Simone Martini a Giotto93, vanno pure
ricordate le raffigurazioni degli angeli e delle schiere celesti che ven-
gono date in numerosi codici medievali (salteri, bibbie) e nelle rappre-
sentazioni delle scene dell’Antico e del Nuovo Testamento riportate
nelle diverse biblie pauperum94, nello Speculum humanæ salvationis95 o
S. Priscilla e in alcuni sarcofagi del museo del Laterano. Cfr. R. APRILE, «Angeli», I-
CONOGRAFIA, BSS, I, col. 1223
91 E’ il caso, ad es., degli angeli raffigurati sull’arco di trionfo della basilica di
Santa Maria Maggiore a Roma, dove assumono anche l’aureola (cfr. GRABAR A., Le
vie della creazione dell’iconografia cristiana. Antichità e medioevo, Milano 1999, fig. 41).
92 Cfr. R. APRILE, «Angeli», ICONOGRAFIA, BSS, I, col. 1224, nonché, van
LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, Milano 1999, pp. 184-185, fig. 11. Rappresen-
tazioni di questo tipo, con angeli in vesti liturgiche, si trovano nei dipinti di Jan van
Eyck (1390 ca.-1441) e Hugo van der Goes (1440 ca. – 1482)
93 Nelle raffigurazioni ad opera di questi maestri della pittura italiana medie-
vale, sostanzialmente simili tra loro, gli angeli vengono utilizzati nell’economia gene-
rale della scena nel loro tipico ruolo di commentatori e mediatori di tutta l’azione. Si
confrontino, ad es., l’affresco della Crocifissione con Francesco e frati in compassione, di
Giotto e scuola [1310-20], nel transetto nord della basilica inferiore di Assisi, con il
Gesù crocifisso tra malfattori, di Pietro Lorenzetti e aiuti [1320-1330], nel transetto sud
della stessa basilica. Il Vasari, nelle sue Vite, avrà modo di descrivere gli angeli dipinti
da Pietro Cavallini in una crocifissione affrescata nella stessa basilica inferiore di As-
sisi: «In aria fece alcuni Angeli, che fermati in su l’ali in diverse attitudini piangono dirottamente, e
stringendosi alcuni le mani al petto, altri incro[cic]chiandole, e altri battendosi le palme, mostrano
avere estremo dolore della morte del Figliuolo di Dio, e tutti dal mezzo in dietro o vero dal mezzo in
giù sono convertiti in aria» (Cfr. VASARI G., Le vite, cit., p. 198)
94 Un esempio di biblia pauperum, tratta da un libro d’ore francese del Quattro-
cento, è riportata in van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., pp. 319-324.
95 Cfr. BOESPFLUNG F. – HECK C., «L’Incarnazione e il senso delle immagi-
ni», Il mondo della Bibbia, X (2000), pp. 50-51, fig. 13, nonché, van LAARHOVEN J., Sto-
ria dell’arte cristiana, cit., pp. 325-327. Lo Specchio dell’Umana Salvezza (sec. XIV ca.), rac-
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 143
conta in quaranta pagine ed altrettanti quadri, la vita del Salvatore, mettendo in rap-
porto ogni quadro con tre diversi episodi della storia antica.
96 Cfr. GRABAR A., Le vie della creazione, cit., figg. 192-193, 195-197, nonché,
BOESPFLUNG F. – HECK C., «L’Incarnazione e il senso delle immagini», cit., p. 46, fig.
7. L’Orto delle Delizie (Alsazia, 1180-1195 ca.), di Herrade de Landsberg, è una sorta di
vasta enciclopedia della storia della Salvezza, che accomuna, nella narrazione e nelle
immagini, elementi tratti dai racconti evangelici canonici a quelli derivanti dagli apo-
crifi. Conosciamo questo manoscritto nella versione ricostruita dal canonico Joseph
Walter dall’originale andato distrutto nel 1870. L’Hortus è attualmente conservato nel-
la Biblioteca Municipale di Strasburgo.
97 Cfr. MESSALE ROMANO, «Gloria»; «Præfatio»; «Sanctus», nonché, CCC, 335,
dove viene ricordato il Canone Romano e la liturgia dei defunti (In Paradisum deducant
te angeli). A questo proposito va ricordato anche quanto affermato dal Concilio Vati-
cano II: “Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebra-
ta nella santa città di Gerusalemme, (…) con tutte le schiere della milizia celeste cantiamo al Signo-
re l’inno di gloria…” (SC, 8).
98 Cfr. Ap. 4, 8-11
144 Dio fa casa con l’uomo
XIII, 11 Oct. 1551, Decretum de sanctissimo eucharestiæ sacramento [Decreto sul santissimo
sacramento dell’eucarestia], in, COD, p. 695
100 Cfr. CHEVALIER J., Dictionnaire des symboles, cit., p. 37
101 Cfr. Mt 18,10: Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico
che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 145
Dio… noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i
pagani” (1 Cor 1,18.23). La croce è quindi degna di venerazione, tanto
da concepire che sia portata in trionfo, poiché non c’è risurrezione
senza il dolore della morte e non c’è gioia piena senza che sia passata
prima attraverso la purificazione del dolore.
Anche se l’iconografia del trionfo della croce ci riserviamo di
poterla analizzare più avanti, il medesimo tema iconografico dei due
angeli in volo che sostengono la croce ricorreva ad Assisi
nell’allegoria della Gloria del Crocifisso, purtroppo perduta, nel grande
affresco nel catino absidale lasciato incompiuto da Puccio Capanna102.
D’altronde, non ci si stupisca più di tanto se è vero – come è
vero – che la prima domenica di maggio di ogni anno
l’Arciconfraternita del SS. Sacramento porta in processione – e, quin-
di, in trionfo – per le vie del paese il grande crocifisso ligneo del XIV
sec. che è custodito nel primo altare a destra della Chiesa di San Gio-
vanni.
dallo Pseudo-Dionigi l’Aeropagita nel suo trattato De cælesti gerarchia, la prima gerarchia
comprende Serafini, Cherubini e Troni e ha come ufficio quello di contemplare e glorifi-
care Dio; la seconda, composta da Dominazioni, Virtù e Potestà, ha il compito di gover-
nare il mondo; alla terza, a cui appartengono Principati, Arcangeli e Angeli, è infine affi-
dato il compito di attuare ed eseguire i divini consigli. Per tutta questa parte si ri-
manda alla bibliografia già citata in materia.
104 Cfr. Col 1,16
146 Dio fa casa con l’uomo
§ 3.4 – La croce
105 Fatta eccezione per i soli tre Arcangeli maggiori (Michele, Gabriele, Raffa-
ele) che seguiranno una loro autonoma iconografia legata alla loro santità, gli angeli
della seconda e della terza gerarchia assumeranno varie figurazioni secondo la fun-
zione (ad es., angeli musicanti, annunzianti, giudicanti, combattenti con vesti di volta
in volta adatte alla funzione: militaresche, liturgiche, candide, etc.).
106 Letteralmente “i Brucianti”. Secondo ALONSO SCHÖKEL L. - SICRE DIAZ
J.L., I profeti, Roma 1996, p. 152, sono «esseri celesti in figura di draghi, il cui nome
indica relazione col fuoco o col fulmine».
107 Cfr. CHEVALIER J., Dictionnaire des symboles, cit., p. 37
108 Cfr. Ez 1, 6ss e 10, 12ss (il Tetramorfo).
109 Ez 1, 12
110 Cfr. Ez 1, 15ss
111 Ez 1,22
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 147
pag. 1116-1117. Segno secondo Peirce è “qualcosa conoscendo il quale conosciamo qual-
cos’altro”, ovvero, secondo lo stesso Fisichella «tutto ciò che, fondandosi storicamen-
te, permette la conoscenza del mistero, creando le condizioni per la comunicazione
interpersonale». In teologia, ad ogni buon conto, il segno è sostanzialmente un mez-
zo attraverso cui il mistero diventa chiaro e acquista un significato. “Non a caso”, con-
clude Fisichella, nella Scrittura “l’ebraico «ôt» verrà reso anzitutto nel greco dei LXX con
148 Dio fa casa con l’uomo
σεµειον (sçméion) poi con µυστηριον (mystêrion) prima che la Vulgata lo traducesse con si-
gnum”
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 149
117 Il testo che abbiamo riportato è tratto dal Messale Romano, ma van LA-
ARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., p. 172, ne da’ una traduzione dal latino molto
più aderente al significato, perché svincolata dall’esigenza di dare la necessaria musi-
calità all’inno allo scopo di recitarlo cantato:
“Alto albero, piega i tuoi rami,
addolcisci il tuo nocciolo duro,
e abbandona la rigidità
che ti appartiene.
Il Corpo del più alto re
pende da un dolce fusto.”
118 La cerimonia dell’adorazione della S. Croce del Venerdì Santo che abbia-
mo descritto più sopra (vedi nota n° 136), era connessa, tra l’altro, alla figura di Sa-
lomone. Riferisce infatti una pellegrina – Egeria - che visitò i luoghi santi agli inizi del
V sec., che durante la cerimonia dell’adorazione nel Venerdì Santo, il diacono presen-
tava al bacio dei fedeli l’anello di Salomone (cfr. BAGATTI B., «Altre medaglie di Salo-
mone Cavaliere e loro origine», Rivista di Archeologia Cristiana, XLVII (1971), n. 3-4, p.
342). Sullo stesso Salomone, avremo modo di parlare più avanti.
119 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., pp. 96-97, nonché, fig.
25.
120 Tale allegoria ricorre, come già detto, anche a Capranica, nella lunetta
paragonato al vino che sgorga dalla pigiatura dell’uva, frutto della mi-
stica vigna121.
Anche per San Bonaventura da Bagnoregio la croce è para-
gonabile a un albero. Nel suo Laudimus de Sancta Cruce afferma infatti:
“La croce è albero adorno,
consacrato dal Sangue di Cristo,
colmo di ogni frutto,
di cui le anime godono,
quando si nutrono di superni
cibi, nella via del cielo.”122
Lo stesso San Bonaventura nel Lignum Vitæ, opera che rag-
giunse in Europa una grande notorietà e diffusione, tanto da essere
tradotta in olandese con il titolo Don Hout des lovens e da vedere alcune
sue parti aggiunte alla liturgia, espone ancora una volta le sue conside-
razioni sui significati della croce utilizzando l’allegoria di un albero
frondoso che dà molti frutti: ogni frutto, appeso a un singolo ramo,
rappresenta una delle virtù del Cristo123.
Anche se la croce rappresentata nel tabernacolo murale di
San Giovanni non riporta foglie o rami, il contesto eucaristico in cui è
inserita, come abbiamo già accennato, fa si che salti immediatamente
all’occhio l’allusione all’albero della vita, tema tutt’altro che scono-
sciuto nel medioevo, che ricorda ai fedeli la similitudine tra i frutti
materiali dell’albero, che danno nutrimento al fisico, con i frutti spiri-
tuali del corpo di Cristo, che viene mangiato dai fedeli per la remis-
sione dei peccati e a cui ci si accosta per trarre nutrimento spirituale e
la vita eterna124.
Per rimanere nel contesto capranichese infine, si pensi per un
istante alla grande croce che durante le nostre processioni viene tra-
sportata per le vie del paese da ciascuna delle tre grandi confraternite.
Il cosiddetto tronco o crocione con le sue fattezze di grossi e nodosi
tronchi d’albero non è altro che un riproponimento del concetto della
121 E’ la cosiddetta allegoria del Torchio mistico. Sin dall’epoca patristica fu fre-
quente accostare la nascita della Chiesa al sangue misto a siero che fuoriuscì dal co-
stato di Cristo, trafitto dalla punta della lancia di un soldato romano.
122 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., pp. 172-173.
123 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., p. 183.
124 Cfr. Messale Romano, Istituzione e Consacrazione
152 Dio fa casa con l’uomo
125 Cfr. CECCARINI F., «Un “tronco” e un uomo. L’albero della vita», Voce, VI
(2001), aprile 2001, p. 21. Per un completamento dei significati della croce in rappor-
to alla simbologia dell’albero, cfr. de CHAMPEAUX G. – STERCKX S.., I simboli del medio-
evo, Milano 1981, pp. 308-356.
126 Gn 28,10-12: “Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in
un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guancia-
le e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima rag-
giungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa”.
127 Cfr. BARTOLI L., La chiave, cit., p. 128)
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 153
128 Il tema dei volatili che piluccano l’uva ricorre anche nella lunetta dell’ex
del Cristo, cit., I, p. 26. Questi sono alcuni dei significati universali della colomba che
traggono le loro radici direttamente nella Sacra Scrittura (pace: l’episodio di Gn 8,8-14
in cui una colomba porta il ramoscello d’ulivo a Noè; semplicità: Mt 10,16, in cui, nel
quadro del discorso missionario, Gesù istruisce gli apostoli a essere “prudenti come i
serpenti e semplici come le colombe”).
154 Dio fa casa con l’uomo
130 I mosaici di Santa Maria Maggiore sono stati fatti eseguire dal Papa Sisto
III (432-440), subito dopo il Concilio di Efeso (431). Mentre è molto frequente che la
colomba compaia nelle scene del battesimo di Cristo, è rarissimo, invece, che sia pre-
sente in un’annunciazione. Cfr. P. AMATO, Arte-iconologia, in AA. VV., Arte e liturgia.
L’arte sacra a trent’anni dal Concilio, Cinisello Balsamo (Mi) 1993, pp. 567-598.
131 Cfr. CHARBONNEAU-LASSAY L., Il bestiario del Cristo, cit., I, p. 22, dove si
riporta che Tertulliano scriveva di quelle lampade: “La colomba serve ordinariamente a
raffigurare Cristo”.
132 Cfr. Ap 21,6
133 Cfr. ALONSO SCHÖKEL L. - SICRE DIAZ J.L., I profeti, Roma 1996, p. 16.
Nella stessa opera, da p. 16 a p. 93 è riportata una dettagliata analisi del fenomeno
profetico e delle sue implicanze nonché le varie tipologie di profetismo che l’AT ci ha
fatto conoscere. Vedi anche E. TESTA, Il profetismo in generale, MdS, pp. 13-137.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 155
134 Si vedano, nei vari libri profetici, gli episodi comuni a tutti i profeti della
loro chiamata e vocazione (intesa come risposta affermativa e disponibile alla realiz-
zazione del piano di Dio). Particolarmente suggestive le vocazioni di Isaia (Is 6,1-13),
Geremia (Ger 1,4-9), di Ezechiele (Ez 1-3).
135 Sulla storia del Re Salomone, figlio di Davide e III Re d’Israele, cfr. 1 Re
1,1 – 11,43
136 Per questa parte, cfr. SOGGIN J. A., Storia d’Israele, Brescia 1984, pp. 119-
145.
156 Dio fa casa con l’uomo
egli stesso consacrato al culto (1 Re 8,1ss). Dopo varie profanazioni, fu distrutto defi-
nitivamente nel 70 d.C. ad opera delle legioni romane comandate da Tito (cfr. SOG-
GIN J. A., Storia d’Israele, cit., pp. 484 ss.).
138 Emblematico è il famoso giudizio detto del Re Salomone (1 Re 3,16-28): Un
giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi a lui. Una delle due disse: "Ascol-
tami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in
casa. Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c`è
nessun estraneo in casa fuori di noi due. Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché
essa gli si era coricata sopra. Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio
fianco - la tua schiava dormiva - e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. Al
mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L`ho osservato bene; ecco, non
era il figlio che avevo partorito io". L`altra donna disse: "Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo
è quello morto". E quella, al contrario, diceva: "Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quel-
lo vivo". Discutevano così alla presenza del re. Egli disse: "Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il
tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo". Allora
il re ordinò: "Prendetemi una spada!". Portarono una spada alla presenza del re. Quindi il re ag-
giunse: "Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all`una e una metà all`altra". La madre del
bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: "Signore,
date a lei il bambino vivo; non uccidetelo!". L`altra disse: "Non sia né mio né tuo; dividetelo in
due!". Presa la parola, il re disse: "Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua
madre". Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re,
perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia.
139 Cause, queste, che alla sua morte (926 a.C.), porteranno allo scisma del re-
gno nei due stati del nord (Regno d’Israele) e del sud (Regno di Giuda), secondo
quanto preannunciato da Dio stesso in 1 Re 11,1-13.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 157
140 Cfr. da SPINETOLI O., Matteo, Assisi 19935, pp. 51-56. La genealogia di
Cristo presentata dal vangelo di Matteo, pur valida dal punto di vista teologico, è as-
solutamente fragile dal punto di vista storico poiché “è un elenco incompleto, impreciso,
approssimativo, (…) attribuisce a ogni gruppo 14 nomi, mentre in realtà il primo e il terzo ne con-
tano, in fondo, solo 13” (p. 51).
141 Cfr. «Salomon», DACL, XV, t. I, coll. 588-602
158 Dio fa casa con l’uomo
che in base alla loro aderenza alla persona del Cristo. Nel Decretum Damasi, con cui
Papa Damaso recepisce le conclusioni del Sinodo di Roma sullo Spirito Santo, sono
contenute tali citazioni per ciascun dono dello spirito: spirito di sapienza: 1 Cor 1,24;
spirito d’intelligenza: Sal 32,8; spirito di consiglio: Is 9,6; spirito di fortezza: 1 Cor 1,24; spirito di
scienza: Ef 3,19-Fil 3,8; spirito di verità: Gv 14,6; spirito di timore di Dio: Sal 111,10-Pr 9,10.
Cfr. anche BARTOLI L., La chiave, cit., p. 75, p. 246.
146 Cfr. Mt 13,42 // Lc 11,24
147 Cfr. BARTOLI L., La chiave, cit., p. 21.
160 Dio fa casa con l’uomo
148 Cfr. G. RAVASI, «Sapienza (libro)», NDTB, pp. 1442-1447. A p. 1445 l’A.
indica le concordanze, che riportiamo di seguito, tra il N.T. e il libro della Sapienza:
Sap 7,26: la sapienza è immagine dell’eccellenza divina
// Col 1,15: Cristo è immagine del Dio invisibile;
Sap 7,26: la sapienza è riflesso della luce eterna
// Eb 1,3: il Figlio è riflesso della gloria del Padre;
Sap 8,3; 9,4: intimità della sapienza con Dio
// Gv 1,1.8: intimità del Verbo col Padre;
Sap 7,21; 8,6; 9,1.9: funzione creatrice della sapienza
// Gv 1,3.10: funzione creatrice del Verbo;
Sap 8,4; 9,9; 10,11.17: onniscenza della Sapienza
// Gv 5,20: onniscenza del Verbo;
Sap 7,23; 11,24.26: amore di Dio per gli uomini
// Gv 3,16-17: amore di Dio per gli uomini;
Sap 7,28: amore di Dio per chi ama la sapienza
// Gv 14,23; 16,27: amore del Padre per chi ama il Figlio.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 161
149 Non ci sono motivi per ritenere che sia il figlio del profeta Amos di Tekòa
153 Bisogna tener conto che dal cap. 40 lo scrittore non è più lo stesso dei
primi trentanove capitoli. Per i restanti capitoli infatti, gli esegeti parlano di Deutero-
Isaia (e molti parlano addirittura del cosiddetto Trito-Isaia), per le evidenti differenze
stilistiche tra le due parti del libro e per il mutato contesto storico (quello dell’esilio a
Babilonia) in cui i capp. 41-66 sono ambientati. Questi sono anche i motivi per cui
dal cap. 40 in poi, i temi sembrano ripetersi.
154 Il numero 8 è il numero che rappresenta la pienezza dei tempi.
155 Cfr. H. LECLERCQ, «Isaï e», DACL, coll. 1557-1582.
156 Cfr. C. COLAFRANCESCHI, «Isaia», ICONOGRAFIA, BSS, coll. 940-944.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 163
157 Cfr. H. LECLERCQ, «Isaï e», DACL, col. 1580, fig. 5992
158 Cfr. ALONSO SCHÖKEL L. - SICRE DIAZ J.L., I profeti, cit., p. 107. E’ priva
di qualsiasi fondamento la notizia che Isaia fosse “un personaggio aristocratico, politicamen-
te conservatore, nemico di rivolte e di profondi cambiamenti sociali”, poiché anche se appare
evidente che “il profeta sia nemico dell’anarchia e la consideri un castigo (…) ciò non significa che
egli appoggi la classe alta”. Lo stile scrittorio del profeta ha comunque fatto ritenere che
egli si fosse formato a Gerusalemme, dove sarebbe anche nato e cresciuto (cfr. ibidem,
p. 105).
159 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., pp. 156-158
164 Dio fa casa con l’uomo
160 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., p. 156
161 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., p. 87, fig. 12
162 Cfr. van LAARHOVEN J., Storia dell’arte cristiana, cit., p. 125
163 cfr. F. SPADAFORA, «Isaia», BSS, VII, col. 939
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 165
§ 3.8 – Cristo
tando la sua testimonianza (v. 32: “questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti se siamo testi-
moni”), solo alla fine del discorso parla dell’ascensione, citandola in maniera non e-
splicita, ma facendola intendere come causa sottintesa dell’innalzamento di Gesù alla
destra di Dio (v. 33).
165 Cfr. THOMIEU M., Dizionario d'iconografia romanica, Milano 1997, pp. 336-
337.
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 167
166 “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Cor 15,55-
56)
167 DV 4a (cfr. Gv 14,9)
168 Cfr. H. LECLERCQ, «Jesus Christ», DACL, VI, t. II, coll. 2393-2468, presen-
ta un Corpus di tutti i monumenti di rilevanza artistica e archeologica “sur lesquels est
figuré le Christ” - a cui si rimanda - citando in totale 439 opere d’arte suddivise in: af-
freschi catacombali (dal n. 1 al n. 180); mosaici (181-223); bassorilievi e sculture (224-
423); avori (424-426); papiri (427); gemme (428); oreficeria (429); miniature (430-
431); fondi di coppe (431-432); amuleti (433-439). Lo studio di Dom Leclercq, co-
munque, tranne rare eccezioni è circoscritto entro il primo millennio cristiano.
168 Dio fa casa con l’uomo
169 I titoli cristologici, ovvero i modi con cui Gesù è appellato nei Vangeli, sono:
stessa natura divina del Padre; divinità che Ario, un sacerdote di Alessandria nato nel
260 ca., e i suoi seguaci (cosiddetti ariani), negavano. Dalle controversie trinitarie che
furono l’oggetto delle dispute teologiche del IV secolo, si svilupparono poi, nel suc-
cessivo, quelle cristologiche che ebbero termine con le definizioni dei concili di Efeso
(431) e Calcedonia (451) sulla cosiddetta unione ipostatica del Padre e del Figlio, ovve-
ro sulla loro consustanzialità (Cfr. MARTINA G., Storia della Chiesa, cit., pp. 64-89).
171 Cfr. SPIESER J.M., «Dall’anonimato alla gloria delle immagini. Da Roma a
Bisanzio dal III al XV secolo», Il mondo della Bibbia, X (2000), p. 7. E’ il Cristo amnos
che, riprendendo l’immagine dell’agnello sacrificale (amnos), serviva a rendere esplici-
to il mistero della transustanziazione nell’eucaristia, ovvero, della presenza reale del
corpo di Cristo nella particola consacrata. A queste immagini che ritraevano un bam-
bino come vittima sacrificale, e che molto spesso venivano completate con la raffigu-
razione di San Basilio e San Giovanni Crisostomo nei paramenti liturgici - che com-
parivano, secondo la tradizione, nella loro qualità di scrittori ed estensori del testo
della liturgia eucaristica - veniva attribuita la capacità di convertire gli increduli, so-
prattutto musulmani, i quali veduta l’immagine del celebrante che si appresta a sacri-
ficare un bambino, subito si convertono dopo averne compreso il senso.
172 Cfr. SPIESER J.M., «Dall’anonimato alla gloria delle immagini. Da Roma a
173 Cfr. SPIESER J.M., «Dall’anonimato alla gloria delle immagini. Da Roma a
doveva essere rappresentato a mezzo busto, come se vegliasse dall’alto delle absidi su
cui era raffigurato, su tutto ciò che accade sulla terra (cfr. SPIESER J.M.,
«Dall’anonimato alla gloria delle immagini. Da Roma a Bisanzio dal III al XV secolo»,
cit., p. 22). Il Pantocrator è sempre solenne, con barba, aureolato, con la destra alzata
per benedire (l’indice e il medio accoppiati e lievemente piegati e il pollice che tiene
piegate le altre due dita) e con la sinistra impegnata a reggere il libro della vita (su cui
spesso sono le iniziali Α e Ω). Una celebre rappresentazione del Pantocrator in Italia è
170 Dio fa casa con l’uomo
fo, i quattro profeti maggiori compaiono ai lati degli esseri viventi (I-
saia a nord, sull’aquila giovannea; Daniele a est, vicino al giovinetto
che rappresenta l’evangelista Matteo; Geremia a sud, subito sotto al
bue lucano; Ezechiele a ovest, insieme al leone marciano). Ai quattro
angoli della rappresentazione compaiono i quattro evangelisti nell’atto
di scrivere i rispettivi libri (Giovanni in alto a sinistra; Matteo in alto a
destra; Marco e Luca in basso, rispettivamente a sinistra e a destra).
Tale rappresentazione esprime che nella rivelazione divina tutto ri-
sponde a una grande armonia; tanto che il Signore, annunciato dai
profeti, si è fatto carne in Gesù Cristo secondo i Vangeli. Secondo lo
schema generale suddetto, l’iconografia della gloria rimarrà sostan-
zialmente invariata sia nelle miniature dei manoscritti come, ad esem-
pio, nel Cristo in gloria della Bibbia della Staatliche Bibliothek di Bam-
berga, risalente al X sec.176, sia sugli affreschi delle absidi, come in
quello della chiesa di San Clemente a Thaull in Catalogna (Spagna),
risalente a circa il 1125177.
Ma la gloria di Cristo raffigurata sul nostro tabernacolo, men-
tre presenta alcuni degli elementi iconografici caratteristici di questo
genere di rappresentazioni, come le figure dei due profeti, la mandor-
la, l’aureola e i serafini (quattro, come gli esseri viventi della visione di
Ezechiele e nel tetramorfo apocalittico), si discosta invece per la
mancanza del trono su cui Cristo siede, o dello sgabello posto ai suoi
piedi.
nel duomo di Monreale (PA), che il regista Franco Zeffirelli utilizzò nel 1971 per le
riprese del film Fratello Sole, Sorella Luna.
176 Cfr. GRABAR A., Le vie della creazione, cit., p. 235, fig. 187
177 Cfr. BOESPFLUNG F. – HECK C., «L’Incarnazione e il senso delle immagi-
ni», cit., p. 52
Il Tabernacolo murale di San Giovanni Ev. 171
ra e propria del suo vangelo, che termina invece al v. 8 del cap. 16,
basata sulla conoscenza dei vangeli di Luca e Giovanni. Luca invece, è
anche il più prodigo di particolari e ne parla nella conclusione del suo
Vangelo (24,50-53) e all’inizio del libro degli Atti degli Apostoli (1,6-
12).
178 I testi riportati nella tavola sinottica sono quelli della traduzione della Bib-
te, il senso del distacco dai suoi discepoli. Ciò vuol significare innanzi-
tutto che da questo momento ha inizio il tempo della Chiesa che, dal
precedente mandato missionario, assume il valore di testimoniare i
patimenti del Cristo e la sua risurrezione dai morti predicata d’ora in
poi in suo nome a partire da Gerusalemme (Lc 24,46-48)179. Ma
l’utilizzo di queste forme verbali passive dimostrato anche in maniera
inequivocabile che è il Padre l’artefice di tutto: è Lui che, material-
mente, eleva il Figlio in cielo, a sigillare in qualche modo il suo pro-
getto d’amore per l’umanità iniziato con l’annuncio dell’angelo a Ma-
ria.
Ed è per questi motivi quindi, che l’ascensione venne raffigu-
rata anche con l’immagine di un uomo il quale, salendo la china di
una montagna, veniva tratto in cielo da una mano fuoriuscente da una
fitta coltre di nubi180.
sione anche. Ma della passione e della croce porta ancora ben visibili i
segni: le ferite dei chiodi sulle palme delle mani e sul dorso dei piedi,
indicate con una punta di colore rosso appena percettibile alla vista.
Lo sguardo è rivolto fuori della scena a cercare i suoi discepoli che lo
venerano in atteggiamento adorante. Gesù li guarda e li benedice, ma
non dalla croce, bensì dal cielo. E questo è anche per la Chiesa un
motivo di gioia e di attesa fiduciosa della parusì a, il suo ritorno per la
vittoria finale su tutte le forze avverse. E’ il momento del passaggio di
consegne tra il Cristo storico e visibile, il Cristo che per tre anni ha
vissuto con i suoi discepoli dividendo con loro la fatica quotidiana
della predicazione del Regno di Dio, e la sua Chiesa, d’ora in poi se-
gno della sua presenza allo stesso tempo tanto invisibile, quanto con-
creta nel pane eucaristico.
Il gesto delle braccia alzate rimanda inoltre alla sua
invincibilità, allo stesso modo di Mosè in Es 17,10ss che durante la
battaglia con Amalek, antico popolo arabo, sostenuto da Aronne e
Khur tiene le braccia in alto e prega continuamente.
LA MANDORLA RADIOSA
di volta in volta vocalizzato rispetto al contesto della frase, il verbo karan (irradiare,
174 Dio fa casa con l’uomo
la sua gloria la quale “appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante
sulla cima della montagna”183. Il racconto marciano della Trasfigurazio-
ne184, posto cronologicamente dopo l’episodio di Cesarea di Filippo,
pur nella semplicità del linguaggio che utilizza – caratteristica di tutta
l’opera di Marco - è quanto mai espressivo laddove, per esprimere la
luminosità accecante della gloria di Cristo, riporta che “le sue vesti
[quelle di Cristo] divennero splendenti, bianchissime” al punto che “nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”.
Altro elemento teofanico che accompagna la luminosità sfol-
gorante della gloria, è la nube o nuvola, che nel quadro della manife-
stazione divina solitamente segue cronologicamente la prima. La nube
è un richiamo alla shekinah, la presenza spirituale di Dio nella tenda - il
tabernacolo185- e quindi allusione allo Spirito Santo. I due elementi,
gloria e nube, compaiono sempre insieme e spesso sembrano con-
fondersi l’un l’altro indefinitamente come sul Sinai (Es 25,16) e nella
presa di possesso della tenda da parte di Dio (Es 40,34).
I SERAFINI E I PROFETI
§ 4.1 – Modello cronologico: Cristo principio e fine (la Storia della Salvezza)
187 Cfr. LURKER M., Dizionario delle Immagini e dei simboli biblici, ed italiana a cu-
re le tappe dell’intera storia della salvezza sulla base delle parole del
simbolo niceno-costantinopolitano:
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per
opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu se-
polto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare
i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.
Riferimenti iconografici
1 – incarnazione (nascita)
2 – passione
Discesa
3 – morte la croce
4 – discesa agli inferi
DOCUMENTI D’ARCHIVIO
Doc. I
ASPC, Bolla “Piis et honestis” di Bonifacio IX 1
Piis et honestis supplicum votis illis praesertim, qui2 ad Divini Cultus augumentum,
et Sacrae Religionis, sub qua devotum, et Sadulum exhibetis Domino Sacra[la]tum3,
propagationem levare4 dignoscuntur Libenter annuimus, eaque favoribus proesequi-
mur opportunis5 sane petitio pro parte Dilectorum Filiorum Nobiliorum6 virorum
Francisci, et Nicolais, Comitum Anguillariae nobis super exposita continebat, quod
licet Ecclesia S7. Laurentii extra muros Castri Cap.cae Sutrin. Dioecesis, quod quidem
Castrum ipsoruam Comitum dominio temporali subjectum fore dignoscitur Collegia-
ta existat, et in ea certus Canonicorum numerus et praebendarum distinctio habeatur,
tamen Archipresbiter, et Canonici ipsius ecclesiae a longis retroactis temporibus
propter guerrarum turbines, et alias calamitates, quae in partibus praeteritorum8
temporum causante malitia, diutius viguerunt in eadem Ecclesia residentiam non fece-
runt, prout nec faciunt de praesenti, sed in Ecclesia S. Ioannis infra dictum Castrum
sita, et ab eadem Ecclesia S. Laurentii dependente p. ipsos Archipresbiterum, et Ca-
nonicos Divina officia peraguntur.9 Cum autem sicut eadem petitio subjungebat præ-
fati Comites de propria Salute ricogitantes, ac cupientes terrena in Coelestia et tra-
snsitoria in aeterna felici Commercio Commutare ob singularem devotionis affectum,
quem gerunt ad B10. Franciscum Confessorem desiderent Ecclam S. Laurentij prae-
1
La Bolla è in copia. Sul margine sx in alto del foglio è scritto: Reg: Vat: ex
lib: 4: Boni||facij IX: fol: 159: anno||11:
2
quae (Wadding)
3
famulatum (Wadding)
4
cedere (Wadding)
5
Il Wadding trascrive un punto e torna a capo, ma nella nostra copia il testo
prosegue senza interruzioni. In effetti il Wadding divide la bolla in quattro parti e in
questo punto, secondo la sua suddivisione, termina la prima parte, l’exordium, e
comincia la seconda che consiste nella petizione presentata dai Conti di Anguillara.
6
nobilium (Wadding)
7
sancti (Wadding)
8
il Wadding trascrive: …partibus illis, praeteritorum
9
Fine della seconda parte (Wadding). Inizio della parte relativa
all’assegnazione della chiesa di San Lorenzo all’ordine francescano.
10
beatum
184 Dio fa casa con l’uomo
dictam quae de Jus Patronatus11 ipsorum Comitum exsistit vobis assignare, ac pro usu
et habitatione unius Guardiani et fratrum vestri Ordinis deputare, eiusque habitatio-
nes et Edificia, quae pro magna parte diruta exsistunt propriis sumptibus, ac etiam
hominum dicti Castri piis Elemosinis12 restaurare proponant pro parte ipsorum Co-
mitum nobis fuit humiliter supplicatum, ut ipsis faciendi praemissa vobisque conden-
di Ecclesiam S. Laurentij cum Campanili, Campana, Coemeterio, Claustro, Hortalitiis,
habitationibus, domibus, et aliis officinis necessariis factis, et faciendis13, et cum Ter-
ritorio sito in ipsius Ecclesiae S. Laurentii circuitu a porta S. Antonij usque ad Pontem
iuxta Roccam14 dicti Castri existentem | verso | et quibusdam hortalitiis sementis
unius salmae, vel circa seminis juxta eamdem Ecclesiam situatis recipiendi, et retinen-
di licentiam concedere dictamque Ecclesiam S. Ioannis Collegiatam erigere de benigni-
tate Apostolica dignatemur.15 Nos igitur Comitum eorumdem devotionem et opera
plurimum in Domino Commendantes hujusmodi supplicationibus inclinati praefatam
Ecclesiam S. Ioannis auctoritate Apostolica tenore praesentium in Colleggiatam eri-
gimus, ac praedictis Comitibus praemissa faciendi, et adimplendi, vobisque eamdem
Ecclesiam S. Laurentii, cum campanili, campana, coemeterio, plaustro, hortalitiis,
domibus, habitationibus, et officinis hujusmodi Constructis, et Construendis, nec
non cum Territorio supradicto recipiendi, ac pro vestro usus et habitattione perpe-
tuao habendi, et retinendi fel. Record. Bonifacij PP: VIII16 Praedecessoris nostri ne-
quaquam obstant. plenam, et liberam Auctoritate Apostolica licentiam17 elargimur,
jure tamen Parochialis Ecclesiae, et Cujuslibet alterius in omnibus semper salus18 vo-
lumus insuper, et vobis de ulterioris19 dono gratis20 eadem auctoritate concedimus,
quod Guardianus et fratres huiusmodi, qui in dictis domibus pro tempore morabun-
tur omnibus privilegiis etc. gaudent sed quomodolibet potiuntur per hoc autem Ar-
chipresbitero, et Canonicis hujusmodis, qui nunc sunt, et erunt pro tempore nullum
volumus praejudicium generari, quin fructus redditus, proventus jura obven. et emo-
lumenta Archipresbiteratus, ac Canonicorum, et praeben. hujusmodi libere, et integre
sicut prius perpetuis temporibus percipere valeant, et habere. Nulli ergo. X Datum
Romae apud S. Petrum X Kalendas Novembris anno XI MCCCC.
11
jurepatronatus (Wadding)
12
eleemosynis (Wadding)
13
fiendis (Wadding)
14
rocham (Wadding)
15
fine della terza parte (Wadding). Inizio della quarta ed ultima parte relativa
all’erezione in collegiata della chiesa di San Giovanni.
16
il Wadding trascrive: …fel. Rec. Bonifacii Papae VIII
17
il Wadding trascrive: …Apostolica, tenore praesentium, licentiam…
18
salvo (Wadding). Dopo la parola salvo, il Wadding aggiunge anche un
punto.
19
uberioris (Wadding)
20
gratiae (Wadding)
21
Scritto a margine del foglio in senso longitudinale
Documenti 185
Doc. II
22
ASPC, San Govanni. Lavori alla chiesa
Mastro Domenico del Grande, di Capranica, per mano del santese pro-
tempore della fabbrica di San Giovanni, Leandro dell’Orsi, riceve un saldo pari a 12
giulii e mezzo per aver eseguito alcuni lavori di muratura nella chiesa – Capranica,
22 febbraio 1585.
22
Il documento è purtroppo in pessimo stato. Presenta vistosi buchi; il lem-
bo dx in basso quasi completamente accartocciato; fori in corrispondenza di molte
lettere corsive tonde come a, b, d, g, etc.; è di dimensioni: 20,5 ca. x 26,5 ca. cm, in
unico foglio; molto probabilmente è staccato da un Libro Capitolare o da un Libro
Conti, dal momento che sul verso si legge il numero di pagina 147. In questa sede
se ne da’ comunque, la sua trascrizione provvisoria
23
L’anno del documento si può ricostruire con sufficiente sicurezza grazie
alle rotondità delle forme dei buchi lasciati dall’abbondante inchiostro, che avendo
indebolito la carta inumidendola, ha fatto anche si che nel tempo corrodesse la car-
ta stessa. La data è comunque confermabile dai Libri dei Conti della Fabbrica, in cui
per gli anni intorno al 1585 sono testimoniati i pagamenti per le prestazioni di sante-
sato a vantaggio di Leandro dell’Orsi. Nello stesso anno l’arciprete della collegiata è
Sante Rosa. Tra l’altro, proprio in quegli anni Domenico del Grande compare come
testimone in un atto per la realizzazione di alcuni lavori di scalpellino eseguiti dal
viterbese Vincenzo di Giacomo Mattei di Baccio abitante in Capranica, detto mastro
Cencio, alla Madonna del Piano (cfr. FAGLIARI ZENI BUCHICCHIO F. T., «Giacomo
Barozzi da Vignola e la Chiesa della Madonna del Piano a Capranica», Arte e Ac-
cademia. Ricerche, studi, attività dell’Accademia delle Belle Arti “Lorenzo da Viter-
bo”, 1988, p. 47, nota n. 74: ASVT, Notarile Capranica 251, Nardini Aristotile [1589-
1590], ff. 121r-122v [1589, ott. 18]: …Actum in dicta ecclesia beate Marie de Plano
extra Muros dicte terre iuxta sua latera presentibus Dominus Bernardino Carletti
magistro Dominico del Grande de Capranica et Domino Troiano schiratti Architetto
Jncola Suriani testibus.).
186 Dio fa casa con l’uomo
et la presentia del Reverendo prete [Santi Rosa] || presente Arciprete […] allo
maestro Domenico […] || […]ella fussi […], a, detta Fabrica […] || [prese]nti
per l’una come per altra parte […] || […], et obligo, et tra loro fatto […] ||
[…], et cossi puro […] sen[…] || insando si, et pregando, me d’[…] || la
presente, et di maestro menici si […] || insieme con il detto Reverendo Arcipre-
te […] || di […] Idem Theod. Petrucci || Io prete santi rosa Arciprete affer-
mo quanto [sopra] || Io menico a fermo come se contene.
Documenti 187
Doc. III
r r
ASPC, Libri Capitolari, 2 [1717-1773], ff. 238 -239
I capitoli della Chiesa Collegiata di San Giovanni e Rettoriale di Santa
Maria, congregati di fronte al vescovo Mons. Filippo Mornati, eleggono due deputati
ecclesiastici, uno per ogni clero, per la costruzione della nuova fabbrica – Caprani-
ca, 12 ottobre 1769 – Verbale Capitolare.
r
f. 238
Ai 12 Ottobre 1769
Essendo stato convocato ed'adunato Capitolo Gen.le dell'una e l'altra Chiesa Collegia-
ta di S. Gio. Evangelista di Capranica, e Collegiale di Santa Maria di d.o Luo-
go, per ordine e d'avanti di Monsig.re Illmo, e Rmo Filippo Mornati Vesc.o di
Sutri, e Nepi, il quale qui ancora si trattiene per la Sagra Visita. Si propone al-
le Sig.ie LL. che riconoscendosi sempre più la necessità di fabricare una nova
Chiesa capace a ricevere tutto il Popolo, e da potersi in'essa esercitare con
commodo, e decoro tutte le S. Funzioni, tanto più che pnte24 si trova accre-
sciuto il n.o de Sig.ri Canci, e Beneficiati li quali qualora si uniscono secondo il
solito nelle Comuni Funzioni, e specialm.e qdo in esse assiste Monsig.r Illmo
Vesco, come si è sperimentato nella di Lui permanenza, il Clero occupa la
metà della pnte Chiesa Collegiata, benché vi stia confusam.e senza poter cia-
scuno avere il suo proprio Stallo, e restando poco sito p. il Popolo, e quello
che rimane in Strada cagiona non poca indecenza, e distrazione. Perciò, es-
sendo stato più volte discorso, e procurati effettivam.e varj piani, e mezzi p.
essa nuova Chiesa, non si è mai potuto venire alla risoluzione; ed'effettiva
conclusione, e ciò specialmente per la discordia de' poveri, p. la quale sono
sempre insorte nuove difficoltà per le quali impedire, e superare, avendo esso
Monsig.re Nostro Ves.o Illmo, e Rmo, persuasi ad assumersi la Deputazione, e
soprintendenza di essa fabrica il Sig.r Mse Filippo Accoramboni, ed il Sig.r
Cavalier Gio. Bapta Thierij tra qui dimoranti, li quali sono essi esibiti di dar
tutta la più efficace mano ad'un'opera così pia, e necessaria alla Gloria di Dio,
commodo del Popolo, ed utile del Paese, con esibirsi anche d.o Sig.r Mse di
contribuire, ad'applicare ad essa fabrica li Scudi cinquantacinque annui, che
ora distribuisce in dote delle Zitelle, ogni qualvolta ne ottenghi, come si pro-
curarà, l'Indulto Apostolico. Ciò non ostante, desiderando esso Mons.re Il-
lmo, e Rmo nostro Vescovo, che si eleggano due Deputati ecclesiastici, uno
p. ciascun Capitolo, li quali unitam.e colli sud.i due Sig.ri, ed altri due | f. 238v
| quali si lasciarà l'arbitrio di elegere in questa Comtà, abbino tutte le facoltà
necessarie, ed opporne con l'approvazione sempre di esso Monsig.r Illmo
Vesc.o di stabilire il Sito, il disegno, e l'esecuzione dell'opera di essa nova
Chiesa, ed'anche di prestare il Consenso p. l'imposizione de' Censi passivi ne-
cessarj a farsi p. d.a Fabrica fino alla somma, che sarà necessaria, e p. ora di
24
Presentemente
188 Dio fa casa con l’uomo
Doc. IV
25
ASPC, Carteggio unione capitoli
Il clero di Santa Maria solleva eccezioni alla primazialità della chiesa di
San Giovanni. Minuta di lettera senza data.
f. 1
Illmo Signore
Sebbene nella pma risposta da noi data siasi sufficientemente dimostrato la vana ed
insussistente pretensione della Chiesa di S. Giovanni di Maternità e Maturità so-
pra la nostra di Santa Maria, perché nata quella posteriormente, e che anzi la no-
stra ritenga tutti quei requisiti ricercati per una vera Collegiata; Contuttociò se
da quella anno ben compreso che l’Idea de’ Beneficiati non è stata di presumerla
tale intendendo benissimo che al solo Pontefice è riservato il decorare una Chie-
sa col titolo di Collegiata, bensì l’anno creduta e con stabil e raguardevole fon-
dameto la tengono e la chiamano Chiesa Collegiale Pma Chiesa Parrochiale eret-
ta in Capranica co’ suoi Coadiutori, Chiesa, che non riconosce superiorità, e di-
pendenza, senon dal proprio Vescovo. Chiesa eguale negli onori, e nei pesi
all’altra di S. Giovanni, ed inferiore di dignità per esser stata esaltata e decorata
col titolo di Collegiata. Speriamo di non stancarla colla semplice lettura mà di-
mostrarlo con brevità e con chiarezza.
Che la nostra Chiesa di S. Maria sia stata eretta dopo le due vetustissime Chiese della
Vergine delle Grazie e di S. Pietro, e quella consagrata, e restata alla nostra Filia-
le, niuno ne’ ha dubitato, e posto in questione. Il solo Sig.r Canonico Scrittore si
è reso singolare, ed affaticato con una bella frondata, erudita, eloquente, e mai
intesa descrizione, con ingegnosa si ma eronea interpretazione; ma la constante
tradizione gli dice il contrario, la Costruzione delle Fabriche, e Sito glie lo dimo-
stra, e tutti i monumenti antichi, e moderni lo comprovano, dicendosi da tutti
presentemente Castel Vecchio, o Castel Vecchio di Maria, Castel nuovo, Gio-
vanni Som.o 2°. 1:
Comprova d’antichità della Chiesa la di lei medesima Consagrazione e giova ripeterla,
seguita l’anno 1103, come dal proprio origi| f. 2 | nale, e traduzione fattane dal-
la bo:26 me:27 di Ale[ss] Cerrini, Cancelliere dell’una, e l’altra diocesi, non da po-
co tempo, ma dall’anno 1669, che si da’ sub manicha S.S Illma e già riportata
nella Storia della Seconda Sagra Visita fatta dall’odierno Monsignor nostro Ve-
scovo, acciò ne comprenda la Critica arbitraria, e spiritosa del sudetto lodato
Sig.r Can.co Scrittore.
Le tre stanze annesse alla Chiesa, e che avevano l’ingresso entro la med.ma una per il
Rettore, le altre due per i Coadiutori, le quali ruinorno ne’ mesi passati, e resta-
25
minuta di lettera su carta, 18,5 x 26,3; lettera su 2 fogli 37 x 26,3 piegati a
metà; 8 facciate di cui 5 scritte con margine sx 5 cm; dx 0.
26
bona
27
memoria
190 Dio fa casa con l’uomo
tane l’effigie delle sole porte, chiaramente ci dicono, che in tempo di Pasquale
Secondo eravi il Clero in Santa Maria, ne può dirsi fabricate posteriormente,
poiché l’ingresso per quella del Rettore era nella metà dell’antico muro alla de-
stra, come ocularmente si conosce e per le altre due in un angolo nel fine del
muro di d.a Chiesa. Sicché quell’assaluta oibò sembra non abbia luogo.
L’onestà del contrario Scrittore e del Capô28 Capitolare di S. Giovanni ci rende per-
suasissimi a non dubitare che porranno in questione, che la nostra Chiesa tutti
quei medesimi onori, e pesi, che decorosamente gode et adempie la Collegiata,
come è stato dimostrato dell’antecedente risposta ed in caso contrario co’ do-
cumenti alla mano si confermaranno, sicché la Collegiata della Nra Chiesa non
può impugnarsi, così chiamata da propri Vescovi Som.o 1°. 2:
Gli atti di sobordinazione che dice il Sig.r Can.co prestarsi dal Clero di S. Maria alla
Collegiata non sono di tanto peso quanto si è figurato poiché posti in esatta bi-
lancia li trovarono nella sua uguaglianza.
Nel terzo giorno della Rogazione il Sig.r Arciprete porge la consueta Benedizione =
E disposizione del Cerimoniale, che la persona di grado maggiore sia la Benedi-
zione. | f. 3 | Tutte le processioni Solenni = In S. Maria il Clero di S. Giovanni
va a principiare la Solenne Processione del Salvatore la sera dei 14 Agosto, e
nell’altra Solenne, e Popolare dei 129 ed otto di Settembre fa’ lo stesso.
1. Il Clero di S. Maria = Il Clero di S. Giovanni lo restituisce a S. Maria all’Ore 21.
Il giorno della Festa, e tutto l’anno si conserva in essa.
2. Il pmo Suono = Si dice lo disponga il Cerimoniale come decorata di Collegiata.
3. In S. Giovanni la chiara mem. di Monsig.r Silvestri con decreto in Sagra Visita
esenti il Clero di S. Maria da non prestar l’ubidienza nella lor Chiesa.
4. La sede de’ publici Rappresentanti = In S. Maria per essere angusta non vi è sito
da porla;
5. Le acque Battesimali = E’ verissimo.
6. Dal Sig.r Arciprete = Il Clero di S. Maria per semplice convenienza perché invi-
tato, e intervenuto ai Capitoli per commune interesse;
7. La Ven. Compagnia = Il medesimo officio l’adempia in Santa Maria l’altra del
Protettore.
Ecco l’elenco glorioso, tanto pomposamente portato in trionfo da un semplice venti-
cello svanito.
Prudentemente deve ognuno persuadersi, che il Sig.r Can.co estensore inavedutamen-
te abbia dato in Sommario il Cantante (così lo chiama), Istrumento di concordia
fra’ l’uno e l’altro Clero, stipolato l’anno – 1592. poiché se maturato lo avesse
con scrupolosa riflessione il certo non l’averebbe posto per fondamento della
Maturità di San Giovanni; essendo pur troppo a sua notizia la Teorica legale,
che quando ad un concordato per solenne, che sia, opporre gli si possa
l’inosservanza per una Centenaria, questa lo prevale, le prescrive, e lo dichiara |
f. 4 | come fatto non fosse, o in tutto, o in parte. Avrebbe anche compreso la
necessità di Spolverare qualche altro protocollo per rinvenire la ratifica promes-
sa a Nome del (…) de Martinis. Condizioni necessarie per la sussistenza, e vali-
28
Cap[itol]o (?)
29
Non si capisce il numero. Presumiamo 1, festa del patrono San Terenziano
Documenti 191
30
La sottolineatura è in calce
31
La sottolineatura è in calce
32
Che è quanto
192 Dio fa casa con l’uomo
Doc. V
ASPC, Registro delle bolle, dei rescritti e dei decreti, n. 57
I capitoli della Chiesa Collegiata di San Giovanni e Rettoriale di Santa
Maria, congregati di fronte al vescovo Mons. Camillo de’ Simeoni, prestano i con-
sensi necessari all’unione dei due cleri sotto la Collegiata di San Giovanni – Capra-
nica, 10 luglio 1794 – Verbale Capitolare.
r
| f. 22 |
secondo per l’approvazione dei patti, leggi, e condizioni, che si faranno per ren-
dere costante il sistema del Clero, ed illesi e pacifici i diritti generali, ed indivi-
duali di tutti i membri.
Voglia il cielo, che nella discussione di un tal affare non interloquisca il capriccio, e
l’inquieto spirito di partito, la vanità dell’ambizione, e la torbidezza
dell’interesse, e che solo si ascoltino le sagre voci del culto divino, della Disci-
plina Ecclesiastica, dello Spirito di Fratellanza, e dell’amore vero alla Patria. Tut-
to ciò si lusinga ottenere dalle Signorie loro il zelantissimo, e vigilantissimo no-
stro Prelato. Intanto attende i loro sinceri sentimenti intorno all’articolo
dell’unione dei due Cleri, quali sono pregati a manifestare.
Dopo aver Monsignor Vescovo pronunciato un discorso, in cui, espresse i soprascrit-
ti sentimenti, e dopo di aver letta la soprascritta proposta si alzò il Signor Arci-
prete Don Girolamo Palazzi, ed arringando così si spiegò = Le premure, e le ri-
chieste dell’Illustrissimo, e Reverendissimo | f. 25r | Monsignor Vescovo sono
troppo giuste, e degne del suo zelo. Esse hanno la mira di tirar fuori la radice ai
disordini ecclesiastici, ed a promuovere la pace, e la maggiore attività nel Clero,
giacché le forze unite fanno ripromettere un migliore effetto. Esse tendono a
multiplicare il culto, e l’onore di Dio, ed a togliere alla Patria l’incommoda ver-
gogna di non avere una Chiesa decorosa, e capace di raccogliere l’intiera popo-
lazione. L’opporsi a tutti questi primari vantaggi io lo reputo un attentato contro
Dio, e contro gl’uomini. Non dubito che tutti sieno persuasi di tali verità, e che
sieno persuasi dell’utilità, e necessità dell’unione dei due Capitoli, come ne furo-
no persuasi i nostri Antecessori, che fecero la medesima riflessione ai 6 di Ago-
sto 1767 =; ma poi non seppero eseguire. Prego intanto, che si raccolghino i vo-
ti segreti, affinché chi voglia approvare la proposta incorporazione dia il voto
bianco, e chi non voglia approvarla dia il voto nero. Apertosi lo Scrutinio furo-
no trovati tutti i voti bianchi con soddisfazione di Monsignor Vescovo.
Ora sono pregate le Signorie loro a pro=| f. 25v |porre, discutere, e decidere i pri-
marii patti, leggi, e condizioni, che crederanno necessarie, ed opportune per
l’esecuzione, e sistemazione del già risoluto.
Il Signor Canonico Roncetti propone i seguenti articoli = 1° Che il Signor Rettore
della aver la precedenza a tutti gl’altri Canonici nel posto del Coro, ma non già
al Signor Arciprete essendo l’Arcipretura Dignità, e ciò tanto nel presente, quan-
to per tutti i Rettori futuri = Secondo, che i posti, ed i Stalli in Coro dei Signori
Canonici, e dei Presenti Signori Beneficiati sia promiscuamente per ragione di
tempo dell’Ordinazione in Sacris, come che i Signori Benefiziati fossero stati
sempre Canonici; in avvenire poi sia juris ordine servato.
Passatosi per l’una, e l’altra proposta, ed apertosi in seguito lo Scrutinio furono trova-
ti i voti tutti bianchi, onde restarono accettati li due sopradetti patti con appro-
vazione di Monsignor Vescovo.
Dal Signor Canonico Cocozza furono proposti i due seguenti patti cioè = Che
nell’associazione dei Cadaveri ad oggetto di diminuire la spesa agl’Eredi, quale
dovrà crescersi, mul= | f. 26r | tiplicandosi il numero dei Canonici si fissi un
Ebdomada composta di una metà del Capitolo, e così divisa una metà abbia per
capo il Signor Arciprete, e l’altra metà il Signor Rettore, dichiarando per patto, e
condizione espressa, che quella metà di Capitolo ebdomadario dovrà unitamen-
194 Dio fa casa con l’uomo
gare questa nostra Communità, affinché anche essa voglia eleggere i suoi Depu-
tati da combinare coi Deputati Ecclesiastici il sopradetto piano. Sono pregati a
nominare i soggetti.
Il Signor Canonico Cocozza propose il Signor Canonico Cavicchioni, ed il Signor
Don Giuseppe Mattia Francini progettò il Signor Don Giuseppe Scagliosi, ed a
pieni voti furono approvati ambedue.
L’Illustrissimo, e Reverendissimo Prelato applaudì all’elezzione di ambedue, ed in
appresso recitato l’Agimus e licenziò i membri tutti del Capitolo generale.
Doc. VI
33
ASPC, Carteggio unione capitoli
Il Consiglio della Comunità di Capranica, delibera uno stanziamento a
favore della fabbrica di San Giovanni – Capranica, 9 agosto 1794
| f. 1 |
Fidem facto per intes Ego Notos Sut.s et Illma Communitatis Capranice Secretarius infrascriptus
qualiter in publico Generali Consilio habito sub die Nona Augustii 1794 inter egtera propo-
situm, et resolutum fuit pront infrabidelicet ==
E’ ben noto alle Sig. LL. di qual cattiva costruzzione siano ambedue le nostre Chiese
par rocchiali, che oltre essere incapaci per questa Popolazzione minacciano an-
che Ruina, Sanno anche se quante volte si è pensato alla maniera onde potere
effettuare la Fabrica di una nuova Chiesa a gloria di Dio e bene Spirituale della
Popolazione med.a nell’Anno 1786 con Lettera de’ 23 Settembre a’ preghi di
questa Communità, a Popolo sé […] anche la Sagra Congregazione del | f. 2
|Buon Governo di approvare, che questa Communità somministrasse la Som-
ma di Scudi 1500: per la compra della Chiesa de’ Padri Bernesi abbandonata da
detti Padri per indi permutarla con quella de’ PP. Conventuali, nel cui Sito do-
veva costruirsi la nuova Colleggiata, che poi non ebbe effetto sì per essere ritor-
nati i Padri Osservanti Bernesi ad occupare la loro Chiesa, e Convento, si anche
per per qualche discrepanza insorta frà i due Capitoli di queste Chiese, discre-
panza che ha fatto sempre un’argine all’edificazione di una nuova, e necessaria
Chiesa. Sembra ora, che un tale ostacolo possa essere tolto mercé la vigilanza, e
la premura, che si è data nell’ultima Sagra Visita Mons. Illmo, e | f. 3 | Rmo
Nostro Vescovo, il quale radunati, ed uniti avanti di se ambedue i Capitoli di S.
Gio: e di S. Maria, hà saputo farle comprendere non solo la necessità della loro
unione in un sol Capitolo, ma anche quella della fabrica di una nuova Chiesa in
maniera che di unanime consenso la di loro unione mediante la quale si sarà un
sol Capitolo unito nella Ven. Insigne Chiesa Collegiata di S. Gio. Evangelista, e
siccome una tal unione resta fissata per fase fondamentale di una nuova Chiesa,
così in quella stessa occasione elessero anche due Deputati nelle Persone delli
RR. Sig.ri Canco D. Lorenzo Cavicchioni, e D. Giuseppe Scagliosi, incomben-
sando essi non solo a fare il piano per detta nuova Fabrica, ma ancora | f. 4 | a’
tutto partecipare alle Sig.rie LL. affinché unite le forze del Clero, e de’ Luoghi Pii
della Communità, del Popolo si avesse alla per fine da ottenere l’intento di vede-
re una volta costruita a’ Gloria di Dio la nuova Chiesa tanto necessaria per que-
sta Popolazione: i nominati Sig.ri Deputati Ecclesiastici hanno adempito
all’incombenza datagli con aver partecipato tutto alle Sig.rie LL. mediante un
33
carta, 19 x 26; 8 facciate – foglio da 38 x 26; piegata nel senso longitudi-
nale a 9,5 cm.; l’8a facciata presenta un bollo a secco con stemma cardinalizio e
scritta “ EST IN CANCELLARIA APOSTOLICA ”
Documenti 197
foglio, che si legge, e che in sostanza contiene quanto si propone per sentirne le
di Loro Risoluzioni =
Adunatosi frà Sig.ri Consiglieri su tal particolare lungo, e maturo discorso, finalmente
il Sig.e Cap. Eugenio Forlani uno di essi arringando disse: Esser superfluo il
rammentare qui quanto sia necessaria la Costruzzione di una nuova Chiesa,
giacché | f . 5 | da tutti si sa, e se ne vede ocularmente la necessità: devesi rin-
graziare prima Iddio, e poi la vigilanza, e premura di Monsig.r Illmo Vescovo, e
mediante la quale si è ottenuto l’unione in un sol corpo de’ due Capitoli, unione
che di fa’ sperare sicuramente l’edificazione della nuova Chiesa senza di cui sa-
rebbe quasi impossibile poterla ottenere, conferma si è sperimentato ne’ tempi
passati. Seguita dunque una tal unione, che deve servir di base al presente tratta-
to, sono di parere, che questa nostra Communità debba anch’essa prestarsi per
la somministrazione di qualche annua certa somma da impiegarsi per la bramata
Fabrica, unitamente all’altre annue Somme certe, che si averanno dall’unione
delle Fabriche di | f. 6 | Ambedue le Chiese, e de’ Luoghi Pii, al qual effetto
sono anche di sentimento che si debbano eleggere dal Consiglio due Soggetti, i
quali unitamente alli Deputati Ecclesiastici si prestino per formare un piano so-
do, e stabile per fissare un annuo certo assegnamento da darsi da questa nostra
Communità con l’approvazione de’ superiori per la nuova Fabrica della Chiesa
da prendersi dall’annuali rendite di questa Communità, o’ da qualunque altro
fronte, che crederanno più conveniente alli presenti tempi, e circostanze ed in
Deputati elegersi li Sig.i Cap. Filippo Petrucci, e Pio Porta come Soggetti ben
prattici de’ pubblici interessi, con la Legge però che il piano med.o prima
dell’esecuzione debba proporsi in altro Consiglio | f. 7 | per ottenere
l’approvazione. Si passi pertanto il Bussolo, e chi vorrà approvare un tal Senti-
mento dia il voto bianco favorevole, e chi no’ negro contrario. Distribuiti per-
tanto i voti, e quelli raccolti, furono trovati tutti bianchi favorevoli, onde restò a
pieni voti approvato=
(omissis)34
34
Autentica notarile notar Filippo Petrucci segretario della Comunità di Ca-
pranica.
198 Dio fa casa con l’uomo
Doc. VII
35
ASPC, Carteggio unione capitoli
Mons. Camillo de’ Simeoni, vescovo di Sutri e Nepi, informa il Cardinal
Datario sulla necessità e opportunità di unire i cleri di San Giovanni e di Santa Ma-
ria sotto l’unica Collegiata di San Giovanni – Nepi, 13 agosto 1794 – copia di lette-
ra.
| f. 1 |
Copia
Sebbene il Popolo di Capranica sia composto di circa 1800 Anime, non ci sono che
due sole Chiese (oltre quella de’ Religiosi Conventuali) e queste amendue mi-
naccianti ruina, ed incapaci di poter contenere il Popolo per la loro angustia;
Queste due Chiese sono officiate da due Capitoli, uno col titolo di Canonici, e
l’altro di Beneficiati con due respettivi Curati. Fin da moltissimi Anni indietro si
pensò alla costruzione d’una nuova Chiesa ovvero all’ampliazione d’una delle
due già esistenti né mai si è fin ora eseguito il pensiero forse p. mancanza de’
mezzi necessari. Nell’Anno 1767 ne fù riassunta l’idea e fù progettato che dai
due Capitoli se ne formasse uno solo facendo convertire li beneficiati in tanti al-
tri Canonici anche perché la Chiesa fosse meglio assistita, e le Sagre Funzioni si
facessero con quel decoro che si conviene. Quindi nell’Anno sudo 1767 ne fù
avanzata Supplica in nome de’ Canonici e Beneficiati e Popolo alla S. Congne
del Concilio, perché si concedessero all’Ordinario le facoltà d’unire le dte due
Chiese ed applicare per la nuova Fabbrica alcune rendite e sopravvanzi de’ Luo-
ghi Pii. la Supplica fù rimessa al vescovo per informazione, ma restò il tutto in
sospeso, e si riassunse nel 1774 in occasione della Visita Aplica fatta dalla ch:
mem: del Card Pamphily, si fecero allora dei piani, e dei scandagli per la spesa
della Fabrica, e mi do’ a credere che retto il Defunto Emo riferisse alla S. Con-
gne de’ Vescovi, ciò non ostante però l’Affare rimase nella meda sospensione di
prima In contingenza della Terza mia Visita Pastorale di do Luogo si sono fatte
| f. 2 | dal Clero e dal Popolo nuove istanze per l’Unione delle due Collegiate in
una sola, e per la Costruzione d’una Chiesa. Il bisogno in oggi è maggiore tanto
per una Nuova Chiesa, o almeno per ridurre una di esse a miglior forma, quanto
anche per l’Unione delle due Collegiate in una sola, e questa da stabilirsi per ora
in36 in San Giovanni, ed in appresso37 quella Chiesa che verrà edificata, e ampliata.
Queste due Chiese oltre la loro strettezza sono in pessimo stato: le Funzioni
non possono farvisi con quel decoro che si richiede p mancanza di Soggetti. La
Chiesa in specie di S. Maria resta officiata dal rettore, e quattro Beneficiati, di
35
carta, 20 x 27; 4 facciate – 40 x 27; piegata nel senso longitudinale a 10
cm. e in senso trasversale in 4 parti
36
Inserito tra le righe fra le parole stabilirsi e in
37
Inserito tra le righe prima della parola quella
Documenti 199
modo che dandosi il caso che il rettore debba occuparsi per la Cura, e qualche
Beneficiato si ritrovi o Infermo, o assente resta la Chiesa officiata da uno o due
con scandalo ed ammirazione del Popolo. Restano vacanti alcuni Benefici, ma
per la tenuità di essi non v’è chi vi aspiri. L’Unione de’ Medesimo non è esegui-
bile essendo tutti di patronato, e spettanti a diversi Patroni. Per evitare dunque
qto disordine, e perché possa poi più facilmente eseguirsi il progetto d’una
Nuova Chiesa necessaria per tutti li riflessi al commodo di quel Popolo, ed al
Culto di Dio d’è implorata intanto la grazia di poter formare dei due Capitoli
uno solo, officiando tutti in una meda Chiesa. Ridonda ciò in onore e gloria di
Dio, perché le SS. Funzioni si faranno colla dovuta decenza e Maestà. Non v’è
pregiudizio d’alcuno, poiché le collazioni rimangono nel loro stato primievo, e
meramente si cambierà il nome di beneficiato in quello di Canonico facendosi la
sola incorporazione dei Membri dell’una e dell’altra Chiesa senza toccare le Pre-
bende, che avranno a restare come sono attualmente. Ecco qual è da tutti li suoi
estremi l’oggetto della Supplica unimiata all’E.V. in | f. 3 | nome del Clero Se-
colare e del Popolo di Capranica, ed ecco il dettaglio de’ fatti che opportuna-
mente ad […] o creduto di farle. Dall’epoca istessa in cui fu’ incominciato a
pensare alla costruzzione d’una nuova Chiesa, e dalle consecutive premure che
ne portarono il Defonto Vescovo Mornati, e il Visitatore Apostolico si ha
l’argomento del positivo bisgono in cui se n’è sempre conosciuto quel Popolo e
questo bisogno è passato cogl’anni al grado di vera necessità. Intanto frà le
Buone Misure conducenti al fine bramato, e frà li migliori temperamenti, onde
riparare li disordini, e rendere più decorosamente servita la Chiesa di Dio deve
considerarsi l’Unione indicata. Questa è quella che implorasi ad mezzo di V. E.
dalla Stà di Nro Sigre, e per questa unisco alla Suppliche del Clero e Popolo di
Capranica anco le mie. E siccome dell’esecuzione di qta Unione potranno na-
scere delle difficoltà e sul diritto, e sull’interesse specialmente nelle respettive
Masse Capitolari non che nel carico di servire a quella Chiesa che resterà priva
d’Officiatura, così sarebbe necessario che si accordassero all’Ordinario le facoltà
di poter comporre, e stabilire ciò, che crederà più espediente per il Servizio di
Dio, e della Chiesa obbligando il Curato di quella, che come si disse resterà pri-
va da Officiatura, a continuarvi l’Amministrazione de’ Sagramenti, almeno fino a
tanto che non sia fabbricata una nuova Chiesa che fosse commoda al Popolo
dell’una e dell’altra Cura. Tanto debbo umiliare col ritorno dei fogli all’E.V.
nell’atto che pieno di profondissima venerazione bacio la S. Porpora
Dell’E.V.
Nepi 13 Agosto 1794
Doc. VIII
38
ASPC, Carteggio unione capitoli
Osservazioni al modo di procedere per l’ottenimento della bolla d’unione
dei due cleri di San Giovanni e Santa Maria, avanzate dall’incaricato presso la Da-
taria, Abate Odoacre Landuzzi – lettera non datata – settembre 1794.
Fuori
|f. 8|
Dentro
|f. 3|
Prima che la Supplica in nome del Clero Secolare della Terra di Capranica Dio.i di
Sutri venga riferita dall’Emo Pro = Dat:o al S. Padre si fa un dovere lo spedizio-
niere incaricato di rilevare alcune difficoltà che possono rendere difficile il Con-
seguimento della Grazia, ed impossibile l’esecuzione della med.a p. parte del
Clero Postulante.
Non può negarsi che la Chiesa di S. Gio: Evangelista sia Collegiata composta d’un
Arciprete e 13 Canonici; all’incontro l’altra di S. Maria è Chiesa Parrocchiale ed
ufficiata Collegialiter dalli sette Beneficiati in essa eretti; ma non puol dirsi Col-
legiata: l’unione delli due Cleri farà un ottimo espediente ma il voler confondere
li Beneficiati di S. Maria con li Canonici di S. Giovanni è lo stesso che dire voler
erigere sette tenui Benefici insufficienti ad congruam in Canonicati; qta sola e-
spressione di erezzione di Benefici in Canonicati portarebbe una spesa enorme
p. la spedizione delle Bolle d’Unione ed Erezione; ed in tal | f. 4 | caso lo stesso
Spedizioniere non può a meno di suggerire al Clero sud.o che sarebbe assai me-
glio impiegar qto denaro nell’Edificio della nuova Collegiata.
Il progetto combinato anco con l’Ufficiale di Dataria farebbe di domandare l’Unione
dellei due Capitoli nella Chiesa Collegiata di S. Giovanni lasciando li Canonici e
l’Arciprete dalla med.a nel loro primiero Stallo e li Beneficiati di S. Giovanni in
Stallo separato sando a questi il diritto d’ottare alli Canonicati a misura della loro
38
carta, 19,5 x 27; lettera su 2 fogli 39 x 27 piegati a metà; 8 facciate di cui
5 scritte a metà in senso longitudinale; piegata in senso longitudinale a 9,75 cm. e
in senso trasversale in 4 parti.
39
La calligrafia è certamente dell’Abate Landuzzi.
Documenti 201
Doc. IX
40
ASPC, Carteggio unione capitoli
Memoria dei deputati preposti a comporre il dissenso tra il Capitolo di San
Giovanni e il beneficiato di Santa Maria, Don Giuseppe Mattia Francini, che aveva
avanzato protesta contro l’unione dei cleri – documento non datato.
| f. 1 |
Che nel Generale Capitolo tenuto avanti Mons.r Illmo, e Rmo Vescovo li 10: Luglio
1794. in occasione della Sagra Visita, nel quale fù risoluta, ed accettata l’Unione
del Ven: Capitolo di S. Maria a quello di S. Giovanni, ed al quale intervenne e fù
presente il Rev. Sig.r D. Giuseppe Mattia Francini Avv.rio41 fù anche a pieni voti
risoluto = Che il Sig.r Rettore di S. Maria dovrà secondo il solito celebrare priva-
tivamente tutte le Messe pro Popolo della Sua Parrocchia, ed i Sig.ri Arciprete,
e Canonici compresivi i Sig.ri Benefiziati42 dovranno p. turno, escluso però sem-
pre il Sig.r Rettore, celebrare secondo il solito le Messe pro Populo della Parr.a di
S. Giovanni = E similmente a pieni voti fù risoluto = che godendo i Sig.ri Bene-
fiziati alcuni | f. 2 | Legati Pii particolari con alcuni pesi di messe, e non volen-
dosi eglino privare di tale loro distribuzione, perciò si accordi, che, durante la lo-
ro vita43, abbiano da percepire privativamente il totale fruttato e sodisfarne re-
spettivamente i pesi e con i patti diffusamente espressi in detto Generale
Capitolo. La di cui copia publica resta negli atti prodotta. Di più lo stesso Sig.r
D. Giuseppe Mattia Francini come Possessore che i dae Beneficii
temporaneamente uniti, inerendo alii Consensi di già prestati da Patroni di detti
Beneficii44 sotto li 26: Agosto 1795: prestò ogni suo necessario, ed opportuno
consenso, affinché soppresse a dette sue Prebende il titolo di beneficio
venghino le med.e erette in Canonicati da unirsi cogli altri Canonici di questa
Ven. Insigne Chiesa Collegiata di S. Giovanni Evangelista in tutto, e p. tutto a
seconda del consenso di già p. detta Unione Capitolarmente prestato45. P. tutto
ciò dunque premesso non sanno i Deputati Comparenti Capire da qual Spirito
sia stato mosso il Sig.r D. Giuseppe Mattia Francini a fare la protesta, la quale di
altro non tratta che di cose di già risolute, e da esso stesso solennemente46 | f. 3
| mente accettate. Se una tal protesta non si volesse attribuire ad una
dimenticanza nel S.r Francini di quanto aveva egli fatto, e fatto, dovrebbe
attribuirsi ad un’invasione di Spirito Maligno tendendo a frastornare un opera
40
carta, 19 x 25,2; lettera su 1 foglio 38 x 25,2 piegato a metà; 4 facciate di
cui 3 scritte a metà in senso longitudinale
41
Molto probabilmente: Avversario
42
La sottolineatura è in calce
43
La sottolineatura è in calce
44
La sottolineatura è in calce
45
La sottolineatura è in calce
46
al lato esterno della facciata 2, in corrispondenza della riga “totalmente
e a
prestato” si legge: P. conf. di legge nel di lui consenso la di cui Copia pub. negli
atti letta prodotta, ed estratta dagli originali documenti prodotti in Roma nell’officio
del notariato della Cancellaria Apostolica
Documenti 203
tendendo a frastornare un opera così buona, pia, e che tutta risguarda la47 mag-
gior Gloria di Dio, e quando mai ciò fosse, il che non si dovrà mai credere
ammetta il S.r Francini, che opponendosi all’esecuzione delle Bolle Apostoliche
spedite , ed ottenute anche in forza de’ consensi dal med.o prestati, và incontro
all’Ecclesiastiche censure, ed all’indignazione di Dio, e de’ SS. Apostoli Pietro e
Paolo nella med.a Bolla minacciata sollo le parole nulliergo Hominum liceat48.
In vista p. tanto che consensi prestati dallo stesso Protestante Franceini essendo
del tutto nulla ed insussistente la di lui protesta si fa istanza a sua Sig.ria Illma p.
chè quella venga rigettata, e non possa ulteriormente impedire la piena esecu-
zione delle Apostoliche Bolle (…)
47
Corsivo nostro. le parole in corsivo sostituiscono le originali parole, can-
cellate con riga in calce, tendente alla
48
La sottolineatura è in calce
204 Dio fa casa con l’uomo
Doc. X
ASPC, San Giovanni. Lavori alla chiesa
Relazione ai Deputati per la nuova fabbrica, presentata dall’Arch. Giu-
seppe Barbieri – 29 marzo 1796.
Diversi sono stati i pareri sopra alla Riedificazione della Chiesa Collegiata della Terra
di Capranica dall’anno 1758 a questa parte, ed ora che si ritornano a rinovare
i progetti: su di Essa ha voluto l’Illmo Sig.r March.e Accoramboni con i Dpu-
tati unito di d.a Chiesa, che io sottoscritto Architetto ne prendessi l’impegno di
esaminare Essi Progetti su Luogo med.o, e dicesi ciò che per la verità credo.
Per adempire a quanto mi è stato richiesto mi portai sotto li 22 Marzo in d.a Terra,
ove in compagnia dell’Illmi Sig.ri Deputati, quali sono li Sig.ri D. Lorenzo
Can.co Cavicchioni, D. Giuseppe Scagliosi, Filippo Petrucci, Pio Porta, mi
portorno immediatam.te al sito destinato per la nuova Riedificazione della
Chiesa sud.a ove diversi sentimenti, e pareri furono enunciati da Essi Sig.ri
Deputati. Quello peraltro, che più mi piacque fu l’opinione fissata di gettare a
terra qualunque progetto per abbracciare il più valevole, quale è quello della
discreta Economia per cui viddero Essi med.i che niuno di Essi progetti po-
tevano assolutam.te servire all’impegno da Essi determinato. In prova del ve-
ridico zelo, e del progetto sud.o mi mostrorno un Disegno fatto dal fu Archi-
tetto Fabrizi; che per dire il vero poco mi prestai ad esaminarlo, perché a
colpo di vista mostrava esser privo di quello, che da Essi Deputati si richiede
oltre l’essere di quello stile (che a giorni nostri vediamo) vale a dire privo dei
veri, e buoni principi, e privo di quella semplicità, che richiede il senso com-
mune, e la buona maniera di fabricare, oltre la spesa di Scudi 30/m49. che oc-
correvano per la sua esecuzione, di cui ne convennero anche li Deputati
med.i ed allora si diedero in braccio a quanto io proposi.
Il sito dunque dove vogliono fare la Chiesa unisce a quella che che || presentemente
esiste, ed il Campanile che resta isolato dalla d.a Chiesa, ed intesta al sito de-
stinato. Volendo andare avanti a passi certi, credetti cosa dovuta di esaminare
la quantità della Popolazione, che servir deve la nuova Chiesa, la quale mi fu
data in num.o di 2/m50. dai Deputati sud.i, e con questa traccia determinai il
calcolo certo dell’aera occorrente per d.a Popolazione, e dopo ciò presi di vi-
sta immediatam.te il progetto dell’Economia tanto raccomandata, proposta, e
fissata da Essi Sig.ri Deputati. Volendo servire la verità dell’Economia giusta
che si richiese, niuno potrà negare, che non deve lasciarsi esclusa la Chiesa,
ed il Campanile che esiste, perché la Chiesa ha tutta la parte inferiore sotto la
49
30.000
50
2.000
Documenti 205
Giuseppe Barberi
206 Dio fa casa con l’uomo
Doc. 11
ASPC, San Giovanni. Lavori alla chiesa
Istanza presso la Sacra Congregazione dei Vescovi, e Regolari, presen-
tata dal Capitolo di San Giovanni per ottenere la sospensione della Chiesa di San
Giovanni a causa di rischio statico e la facoltà di officiare altra chiesa – Lettera sen-
za data, con rescritto in calce del Card. Tidei.
51
Oratori
52
umilissimi
53
Che quanto, formula con cui normalmente si chiedevano i documenti di
supplica
Documenti 207
Doc. XII
ASPC, San Giovanni. Lavori alla chiesa
Perizia dei capi mastri muratori Giacinto Larabelli e Stefano Bisconti, di
Sutri, sulle pericolose condizioni statiche della chiesa di San Giovanni – Sutri, 8 a-
gosto 1797.
f. 1
Perizia allegata alla Supplica alla Sagra Cong.ne de’ Vescovi, e Regolari.
Essendo stati Noi infrascritti Capi Mastri Muratori incaricati dal Reverendissimo Capi-
tolo p. descrivere lo Stato della Fabrica, in cui si ritrova presentemente la V54.
Chiesa Collegiata di S. Giovanni nella Città di Capranica, il dì 5 del corr.e55 ci
siamo portati a tal’effetto in d.a Città, e con l’intervento delli R.mi S.ri Arci-
prete, ed altri Canonici abbiamo avuto motivo in primo luogo rilevare il vano
della Chiesa, che è di una lunghezza di palmi Novantadue, e di una larghezza
di palmi Cinquantotto. Visitato poi, ed esaminato con ogni diligenza il muro
di tufo, che gli forma telaro attorno, ed altri due muri intermedi composti
con quattro archi a’ tutto sesto centinati, e due archi acuti, che reggono
l’Armatura del Tetto. Ritroviamo nel muro vecchio laterale del telaro dalla
parte verso la Sagrestia, e Campanile una parte di muro in longhezza di palmi
Sessantasei, alto dal piano della Chiesa fino alla gronda del tetto palmi Qua-
ranta, formato con Materiali di cattiva qualità, e di una grossezza molto tenue
di palmi due, e un quarto inteso in più parti, ed aperto con molte Crepacce di
qualche considerazione, anzi per la Longhezza di palmi Trentatrè è fuori di
piombo verso il vano della sud.a Chiesa circa tre quarti di palmo, che secon-
do il nostro debole Sentimento, acciò non possa accadere qualche danno no-
tabile, lo stimiamo da’ dimolirsi. | f. 2 | Il muro di Tufo poi, che gli fa’ offi-
cio di fondamento alla descritta partita, e resta nel Sotterraneo in altezza di
palmi Ventiquattro circa p. quanto si è potuto visitare, richiede parimente di
esser dimolito, ritrovandosi in più parti gravido, e rilasciato di una grossezza
composto poco sufficiente p. il muro descritto, che gli pianta sopra, che se
non avesse avuto due traversali di muro, che lo tengono a’ freno, certamente
sarebbe da’ qualche tempo caduto. L’altro muro laterale del telaro verso la
Casa delli SS.ri Nardini p. la Longhezza di palmi Trentacinque, e p. l’Altezza
di palmi quaranta lo ritroviamo nel med.o Stato, e in tutto simile alla soprad.a
partita descritta. Il rimanente poi del sopradetto telaro, e muri intermedi di
54
Venerabile
55
Il giorno 5 del corrente mese di agosto (1797)
208 Dio fa casa con l’uomo
d.a Chiesa sono tutti muri vecchi di Tufo composti, e lavorati con Materiali
cattivi, rilevando in essi molti distaccamenti nell’Angoli, e crepacce tanto
nell’Archi acuti, e centinati, e nelli vani delle finestre. Sicché li consideriamo
p. muri poco stabili, tanto più che sono costruiti di una grossezza miserabile.
Nel pavimento della sopranominata Chiesa vi sono moltissimi vani di Sepol-
ture, non abbiamo potuto rilevare in che Stato si ritrovano li muri, e volte
delle med.e possiamo bensì asserire, che circa Venti giorni cascò una partita
di volta in d.o pavimento, portandosi appresso la mensa | f. 3 | di un altare
laterale con due Colonne di legname, e suo ornamento.
Visitati li muri da un Maestro Muratore di d.a Città giudicò, che non fossero sufficienti
li Muri a’ sostenere la nuova Volta, stimo bene p. ora di formarci un Solaro
rustico p. la Longhezza di palmi Venti, e larghezza di palmi quindici. Final-
mente rileviamo nel sito dell’Altare Maggiore, e Coro della longhezza di pal-
mi Cinquant’otto, e larghezza di palmi Venticinque circa. Il pavimento è
composto di un Solaro rustico con mattonato sopra, che copre il vano
dell’Oratorio Sotterraneo. Sopra a’ d.o Solaro resta piantata la mensa
dell’Altare Maggiore di Muro con due Colonne, ed altro ornamento di le-
gname, con il tempo inavvenire p. mancanza di qualche testa di legno, che
potrà marcire, portarà la rovina di tutto l’Altare descritto.
Che p. esser tutto la pura verità, ne abbiamo formato la presente descrizione secondo
la nostra prattica, e Coscienza.
F. Sutri questo dì 8 Agosto 1797
Doc. XIII
ASPC, Registro delle bolle, dei rescritti e dei decreti, n. 57,
v r
ff. 65 – 85
Lettera apostolica “Assumptum a nobis”
Pio VII concede la soppressione dei benefici esistenti presso la Chiesa di
Santa Maria e la loro erezione in canonicati presso la Collegiata di San Giovanni,
acconsente all’unione dei capitoli di San Giovanni e di Santa Maria sotto la Colle-
giata di San Giovanni Ev, definisce l’ordine di seduta dei canonici negli stalli del co-
56
ro da osservare da tutto il clero – Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, 27 mar-
zo 1800.
Assumptum a nobis super imperscrutabilis Dei judicio licet meritis imparibus Summi
Apostolatus Officium exigit, ut universam Apostolici Ministeri curam,
praecipuamque sollecitudinem ad cingendium Divinum cultum, et Ecclesia-
rum decorem his a praesertim temporibus, (…)
(omissis)
Datum Venetiis ex Monastero Sancti Giorgi Majoris Anno Incarnationis Domini Mil-
lesimo Octingentesimo Quinto Kalendas Aprilis Pontificatus Nostri Anno I = Loco
= X = Plumbi =
56
L’ordine da osservare era il seguente: primo l’Arciprete, secondo il Retto-
r
re, terzi tutti gli altri canonici per ordine di anzianità (f. 76 ).
210 Dio fa casa con l’uomo
Doc. XIV
57
ASPC, Carteggio unione capitoli
L’agente in Dataria, Pietro Pasini, comunica al segretario capitolare, Don
Vincenzo Scagliosi, che la Bolla per l’unione dei capitoli è firmata dal Papa – Roma,
27 settembre 1800.
Recto
A. C.58
Roma 27. 7mbre 1800
Ieri l’altro venne segnata da Sua Santà la Supplica della nra Unione. Presen-
tem.e gira dai Revisori; fa gli altri soliti giri dagli Ufficiali di Dataria. La Bolla è già
scritta, e nella Cancellaria di venerdì 3 e di martedì 7 del prossimo Ottobre verrà sen-
za meno spedita in Cancellaria, ed il dì 8. sarà il tutto ultimato, e passato alle mie ma-
ni non solo la d.a Bolla, ma anche il Transunto autentico. Così siamo in appuntamen-
to e con lo Spedizioniere, e con gli Ufficiali, che devono Registrare la d.a Bolla, e far-
ne il Transunto. Non si può pma di d.o tempo disbrigare, perché la materia è lunga, e
merita dei giorni di Tavolino, come voi stesso vedrete.
Debbo avvertirvi, che già quasi tutti gli ufficiali restano ammirati della tenuità della
Tassa, che è stata loro fatta dalle Loro Propine; e strepitano poi nel sentire, che si
vuol loro pagare in moneta ridotta. Lo Spedizioniere si vergogna in far tal figura, e si
protesta di non volerla fare. Vi sono delle Partite, che non passano lo Scudo, e sono
di 3.5 baj. ed una di 8 Pavoli, che dovendosi pagare a riduzzione si sentirà anche in
questa dello strepito, come l’ho dovuto sentire questa mattina con il Giovane di59
uno dei revisori, che in materia sì voluminosa la sua Propina era di 2 e per quietarlo
ed aver subito la Revisione gli ho dato altri ….3060 Pavoli. Onde vi prevengo, che la
spesa ascenderà di più dei Scudi 67. Se potete sollecitarmi l’altro Denaro per il Sig.r
Argenti ne scriverò a Monsig.e.
Per Mercoledì vi significherò il Risultato della Supplica data |Verso| agli Spogli. Il
Sig.r Can.co Volpolini Giovedì mandò l’Informazione. Ieri mi presentai a Monsig.r
Carpegna, che favorì di dirmi, che l’avrebbe fatta riferire nella Congne di Martedì .
Spero ottenere l’intento. Salutatemi D. Peppe, la Sig.ra Lonta, e tutti di Vra casa, e di
volo abbracciandovi sono
57
carta vergata, 17,6 x 24,7; lettera
58
Amico Caro
59
Le parole in corsivo sono post-scritte in calce fra le righe e si collocano tra
le parole in tondo
60
La riga in corsivo è post-scritta fra la precedente e la seguente in tondo.
Documenti 211
Doc. XV
ASPC, Fabbrica di San Govanni
(progetti – lavori – spese per la nuova chiesa)
Minuta di atto pubblico per contratto di appalto stipulato nell’agosto 1801,
tra i deputati della Fabbrica e il capo mastro Stefano Bisconti, di Sutri, per la costru-
zione della nuova chiesa – documento senza data – agosto 1801.
| f. 1 |
Con la pnte da valere quanto publico, e giurato Istro Rog.to p. mano di publico Nota-
ro l’infrascritti Sig.ri Deputati tanto Ecclesiastici che Secolari eletti in quanto
all’Ecclesiastici dal loro Capitolo, ed in quanto alli Secolari dal publico Con-
seglio servendosi delle facoltà dategli dalli respettivi Capitolo, e conseglio
spont.e in nome de’ medesimi, ed in ogni altro miglior modo hanno concedu-
to, e concedono al Sig.r Stefano Bisconti Capo Mastro muratore della Città di
Sutri qui presente, ed accettante, la Fabrica della nuova Chiesa Collegiata di
questa Città di già, e fino dalli 6 del corrente Agosto incominciata, a sola fat-
tura con li seguenti prezzi, patti, Capitoli, e Condizioni.
Pmo. Che d.o Sig.r Bisconti sia tenuto, ed obbligato p. conforme promette, e si obbli-
ga formare tutta quella quantità di muro di fondamento da lavorarsi con tufo,
ed61 a mano ad uso d’arte di quella grossezza che le verrà ordinata, o dal Sig.r
Architetto, ovvero da essi S.ri deputati a norma della Pianta da sottoscriversi
dalli stessi S.ri Deputati, e dal sud.o Si.r Bisconti fino al piano del pavimento
della nuova Chiesa, compreso volte di Cimiterio, e Seppolture, e compreso i
Ponti; armature di volte62 ed appombiatura63 del rustico rabbocato da ambi le
parti ed arricciato in una sola parte64 al prezzo di baj. ottanta la Canna di
palmi duecento.
Secondo. Altri muri di fondamento65 rabboc| f. 2 |cati, ed arricciati da ambedue parti
al prezzo di baj. novanta la Canna pavimenti di palmi duecento p. Canna.
Terzo. Tutti li muri di tufo d’elevazione che si edificaranno dal pavimento fino alla
gronda del tetto conprese Ponti66 le volte, Ponti, facciata della Chiesa, e
compresa l’appombatura del Rustico, ed aggetti rustici rabboccati, ed arriccia-
ti da ambi le Parti al prezzo come sopra di sola fattura di Scudo uno, e baj.
venticinque la Canna di palmi duecento p. Canna.
Quarto. Tutti li muri di volta da lavorarsi sopra l’Armatura di legname tanto delle
Seppolture, e Cimiterio, quanto delle Cappelle della Chiesa, Navata, Tribuna,
Sagrestia, ed altro dovranno essere ragguagliati a raggione di muri e con
quell’augumento che verrà deciso dal Sig.r Architetto Giuseppe Perucchi a
61
In sostituzione delle parole da cavarsi, cancellate.
62
Parole aggiunte a margine.
63
appiombatura
64
Cancellatura in calce
65
Cancellatura in calce
66
Cancellatura in calce
212 Dio fa casa con l’uomo
tenore de’ vani, ed armature che occorreranno, e detti muri di volta cioè quelli
che si faranno dal pavimento in sù67 a sola fattura e compresa l’Armatura spicco-
natura, ed Arricciatura al prezzo di Scudo uno, e bajocchi venticinque la
Canna
Quinto. Per fattura di Tetto pianellato ed armato di Carrarecci, ed Arcarecci o travicel-
loni68 con colmarecci, e gronde, e muratura di bocchette a Scarpa al grezzo
compresa la tiratura in alto dell’occorrente legname, e materiali di bajocchi Settanta la
Canna di palmi cento, e se il tetto sarà tavolato al pezzo di baj, Sessanta la
Canna.| f. 3 |
Sesto. Per fattura di un’Incanalatura composta con Corda, o Cordicella con paradossi
di legnotto, e monaco, tiratura in alto de’ legnami posta in opera, e ferrata
Scudi …
Settimo. I Sig.ri Deputati della Fabrica saranno tenuti, ed obbligati con denari della Cassa
della Fabrica69 somministrare al Sig.r Bisconti Capo Mastro Settimana p. Set-
timana il denaro occorrente p. la Spesa di ciascuna settimana.
Ottavo. Li Sig.ri Deputati in tre volte promettono, e si obbligano con i denari della
Cassa della Fabrica far saldare al sud.o S.r Bisconti i Lavori fatti, ed il primo
Saldo dovrà farsi terminati i fondamenti, ed armati al piano della Chiesa. Il
secondo Saldo dovrà farsi all’imposto della volta della Tribuna, e Navata. E
finalmente il terzo Saldo dovrà farsi terminato tutto il rustico, ed il tetto.
Nono. Che a Carico, e spese del Sud.o S.r Bisconti Capomastro sia tutto il Cordame
occorrente p. tirare in altro il legname, Burbure, e Secchioni con i loro neces-
sarii Cordami.
Decimo. A conto, e spese della fabrica dovrà essere il trasporto nelle Piazze del La-
voro, che saranno fissate | f. 4 | dal Sud.o Capomastro, de’ Sassi, Calce, A-
qua, Legname ed altri materiali occorrenti, e similmente restarà a carico e
conto della Fabrica tutto il ferramento necessario p. l’incavallature, chiodi p.
le candele, e Ponti, e le Scale di legno, e finalmente a carico della med.a fabri-
ca dovranno essere le demoliture de’ muri vecchi, spurghi, tagli, e cavo de’
fondamenti su de’ quali però dovrà presiedere e dirigere lo stesso S.r Bisconti Capo Ma-
stro, affinché tutto possa eseguirsi secondo le regole dell’arte, e pianta, e disegno di d.a nuo-
va fabrica formato.70
Undecimo. A conto della stessa Fabrica dovrà assegnarsi al Sud.o Capomastro il
commodo di una stanza p. la monizione, ed altra stanza p. servizio del Capo
Mastro con un letto, e biancaria di Letto p. il Soprastante.
Duodecimo. Di tutti gli altri Lavori che non Sono stati qui descritti, come di colla,
aggetti rustici con stabilitira, ornati, mattonati, fornitura in opera aver raggio-
ne a suo tempo con doversene formare i suoi giusti, ed onesti prezzi, e quan-
do vi fossero altri Artisti concorrenti alli sudetti non stabiliti Lavori si con-
viene che a paro prezzo debba essere Sempre preferito il Sud.o Sig.r Bisconti
Capomastro.
67
Parole aggiunte a margine.
68
Parole aggiunte a margine
69
Parole aggiunte a margine
70
Parole aggiunte a margine
Documenti 213
E finalmente d.o Sig.r Stefano Bisconti Capo mastro promette, e si obbliga eseguire,
e far eseguire tutti i di sopra | f. 5 | sopra descritti Lavori con tutta perfezio-
ne, secondo le regole dell’arte e la Pianta, e disegno p. detta nuova Chiesa
formato dal Sig.r Giuseppe Perucchi Architetto, altrimenti in ogni, e qualun-
que caso vuol esser tenuto a tutti, e singoli danni, e pregiudizii dichiarandosi di
più che qualora nel presente Contratto si fosse mancato a qualche espressione, e condizione,
che secondo la natura del Contratto si fosse dovuto esprimere, e fissare ambi le Parti inten-
dono in tutto ciò che si fosse potuto mancare di rimettersi all’uso, consuetudine, e regola
dell’arte med.a p. che così p. patto non solo in questo, ma in ogni altro miglior
modo.
E p. la piena osservanza di quanto sopra si è fissato, e stabilito l’infri Sig.ri Deputati
ne’ Respettivi nomi come sopra, e detto S.r Bisconti Capomastro si obbligano
acnhe nella più ampla forma della Rev. Cam.a Apostolica in ogni miglior
modo.
Capranica qto dì … 71
71
Ovviamente, essendo una minuta, manca di data.
214 Dio fa casa con l’uomo
Doc. XVI
v r
ASPC, Libri Capitolari, 4 [1799-1848], ff. 14 – 19
Il capitolo di San Giovanni, congregato presso la Sagrestia di Santa Ma-
ria, delibera su alcune questioni necessarie l’avvio dei lavori della fabbrica (acquisto
di siti) e per l’ufficio capitolare nell’anno liturgico – verbale capitolare.
| f. 14v |
Oggi che siamo ai 21 Agosto 1801, si è radunato il nostro Capitolo al quale sono in-
tervenuti l'infri
Sig.ri = Arciprete = Don Girolamo Palazzi
Rettore = Don Vincenzo Clarioni
Canonici = Don Filippo Iannotti
= Don Giuseppe Scagliosi
= Don Domenico Cocozza
= Don Lorenzo Cavicchioni
= Don Luigi Roncetti
= Don Vincenzo Cenci
= Don Giuseppe Mattia Francini
= Don Gabriele Palazzi
= Don Francesco Coletta
= Don Francesco Porta
= Don Giovanni Sutrini
ed io infr.o segretario
Fra li siti necessari ad acquistarsi per ogetto di costruirvi sopra la Fabrica della Nuova
Chiesa vi sono il tinello, la stalla, ed il Granaro appartenenti all'eredità Petrucci.
Il Sig.r Can.co Roncetti Deputato per gli acquisti di detti siti con intelligenza della
Sig.ra Caterina vedova, ed usufruttuaria del Sig.r Luigi Petrucci ha fatto stimare li
suddetti stabili, quali in tutti danno la somma di scudi 205:93: Il piano fatto dal sud.to
Sig.r Deputato per un tale affare fu che per la somma di scudi 47:10: si farebbe quie-
tanza, ed estinzione d'un Cenzo in sorte principale scudi 16: arretrato nei frutti nella
somma di scudi 31:10: appartenenti alla Ven. Compagnia di San Terenziano ed impo-
sti sopra i beni dell'eredità del sud.to Luigi Petrucci; inoltre per la somma di scudi
150: si farebbe accollare ala nostra Rev. Fabrica di San. Giovanni Ev. la metà d'un
Cenzo di sorte principale scudi 300: che la suddetta eredità ha a favore dei RR.PP. di
San Nicola dei Perfetti di Roma all'usura di un 4 per cento; e finalmente per la som-
ma residuale di scudi 8:85: si combinerà con la vedova | f. 15r | suddetta saldando
altri Canonici, ed il residuo pagandolo.
In seguito d'un tal sistema, già cognito alle SS.VV., li Sig.ri Deputati Ecclesiastici, e
Secolari destinati per la costruzzione della Nuova Chiesa hanno presentato il proget-
to alla Sagra Congregazione dei Vescovi, e Regolari, la quale ha accondisceso alla Ri-
chiesta dell'approvazione con patto che si stabilischino li Fondi, che rendino annual-
mente la somma di scudi 15:, acciò questi si depositino in Cassa, e poi servino pel
Documenti 215
investimento dei sud.ti scudi 16: e per estinzione dei scudi 150: permettendo che un
tale deposito si incominci ad eseguire dopo tre anni. Si richiede dunque dalle SS.VV.,
che prestato il consenso per effettuare il sud.to Contratto, stabilischino li Fondi per
l'annuale Rendita scudi 15: da depositarsi.
Per più chiara intelligenza dell'affare si legge la Supplica, ed il Rescritto:
Il Sig.r Can.co Don Vincenzo Cenci disse arringando, che in quanto al consenso per
istipolare il contratto non vi dee essere difficoltà alcuna, atteso che la necessità lo ri-
chiede. In quanto a li fondi che rendino la somma richiesta, egli dice, esser suo sen-
timento che vi stabilisca il prato posto in contrada Pecugliaro confinante Filippo Co-
cozza, Francesco Corsi, ed altri, appartenente alla Rev. Fabrica di San Giovanni Ev. il
quale rende l'annuo affitto di scudi 11; ed inoltre il canone di scudi 5:20: che è impo-
sto nella casa di Sante Baldi nella Parrocchia di Santa Maria, confinate col Canonicato
Fraticelli, e beni della Rev. Fabrica di San Giovanni, ed altri: appartenente alla Ven.
Compagnia di San Terenziano, perciò chi vorrà approvare un tal sentimento dia il
voto bianco ƒ:
Apertosi lo Scrutinio furono trovati voti tutti bianchi nel numero di 12: non avendo
votato i Sig.ri Chierici.
Il Sig.r Arciprete presenta un foglio nel quale si leggono le seguenti proposte
In coerenza dello stabilimento fatto dalli Sig.ri Deputati della Fabrica della Nuova
Chiesa è bene che il Sig.r Can.co Santese prenda tutta la Cera per formare una sola
Cassa con l'obbligo di somministrare tutta la Cera occorrente a tutte le Compagnie,
accettuate | f. 15v | del Salvatore, e delle Grazie: il qual sistema s'intenda durare per
tutto il tempo della Fabrica suddetta perciò chi vorrà approvare ƒ:
Apertosi lo Scrutinio furono trovati i voti tutti bianchi
Essendosi tra noi divise nel Capitolo Generale dei 10 Luglio 1794 l'Ebdomade per le
Associazioni dei cadaveri è bene di stabilire al presente l'emolumento che si dee per-
cepire tanto quando interviene la metà del Capitolo, quanto quando interviene tutto il
Capitolo; e lo stesso emolumento si stabilisca nelle Messe Cantate e Vespri e in occa-
sione di Feste, e Anniversari; onde ƒ:
Il Sig.r Rettore arringando disse che in avvenire l'emolumento dell'Associazione, che
per lo passato nel Capitolo di S. Gio: era b. 75: ed in quello di S.a Maria b. 50 non
compresi li Sagrestani, Chierici, e Stole, in avvenire si stabilisca in scudi 1:50 per tutto
il Capitolo, e b. 75 per la metà. Che ogni Notturno sia come l'Associazione; che ogni
Messa Cantata abbia l'emolumento istesso dell'associazione, e più l'elemosina della
Messa, e più il pagamento del Diacono, e Suddiacono, quali non potranno servire se
non nel caso: che intervenga tutto il Capitolo. Dichiarando che colli sud.i emolumenti
di scudi 1:50: e respettivamente di b. 75: vi si debbino soddisfare anche li Chierici, il
Sagrestano, e la Stola, onde o niente, o poco s'accresca all'antico sistema; perciò ƒ:
Apertosi lo Scrutinio furono trovati i voti tutti bianchi
Essendo stato esposto per molti giorni un Foglio in cui si leggevano descritti i Giorni
delle Funzioni, le Cerimonie, i Capitolari, e li paramenti convenienti, acciò le Sig.rie
Loro l'avessero considerato, ed esaminato pma di approvarlo, perciò attualmente si
legge, e dopo la lettura sono pregati a manifestare i Loro sentimenti:
216 Dio fa casa con l’uomo
| f. 16r |
Foglio
da esaminarsi, correggersi, e decidersi
nel primo Capitolo
J. JJ. JJJ. JV.
Giorni Sogetti ai quali Paramenti che si
Cerimonie che si usono
nei quali v’è Fun- appartengono le adoperano nelle
nelle Funzioni Capitolari
zione Capitolare Funz.i Capit.i Funzioni Capitolari
1. 1. 1. 1.
Si recita l’Offizio tutto Ad arbitrio del
Tutte le Domeni- letto, eccettuato il Santese purché sieno
Ebdomadario
che Vespro che si canta. distinti dai paramenti
Si canta la Messa. delle Messe private
-------------- -------------- -------------- --------------
2. 2. 2. 2.
Tutte le Feste,
anche le tolte dal Come al num. 1: Ebdomadario Come al num. 1:
precetto nel 1799
-------------- -------------- -------------- --------------
3. 3. 3. 3.
Assiste alla Predica la
Tutti i giorni di
metà del Capitolo, nelle ............. .............
Quaresima
Feste tutto.
-------------- -------------- -------------- --------------
4. 4. 4. 4.
Si recita l’Offizio. Si can-
tono l’ultime tre Lezzio-
Pmo Gennaro ni, il Te Deum, il Bene- Seconda Dignità Lama d’Argento
dictus, Messa parata, e
Vespro
-------------- -------------- -------------- --------------
5. 5. 5. 5.
5: Gennaro Vespro Parato Prima Dignità Lama d’Argento
-------------- -------------- -------------- --------------
6. 6. 6. 6.
Come al num. 4: Si ag-
giunge alla Messa la
6 Gennaro Pma Dignità Lama d’Argento
promulgazione delle
Feste Mobili
-------------- -------------- -------------- --------------
7. 7. 7. 7.
Come al num. 1: Messa
2. Febraro Pma Dignità Damasco bianco
Parata, e Processione
-------------- -------------- -------------- --------------
8. 8. 8. 8.
Dom.ca
Come al num. 7: Ebdomadario Dobletto.
Quinquag.a
Documenti 217
v
| F. 16 |
9. 9. 9. 9.
Martedì di Carne-
Processione Pma Dignità Dobletto
vale
-------------- -------------- -------------- --------------
10. 10. 10. 10.
Messa Cant.a parata, e
Ceneri Pma Dignità Dobletto
Predica tutti
-------------- -------------- -------------- --------------
11. 11. 11. 11.
Tutti i Venerdì di Messa Can.a e Processio-
Ebdomadario Dobletto
Marzo ne (*)
-------------- -------------- -------------- --------------
12. 12. 12. 12.
Martedì Santo Mes.a Can.ta e Passio Ebdomadario Dobletto
-------------- -------------- -------------- --------------
13. 13. 13. 13.
Mes.a Can.ta Passio.
La mattina
La sera Off.o delle Tene-
Mercoledì Santo Ebdomadario. La sera Dobletto
bre letto. Lezzioni e Be-
pma Dignità.
nedictus cant.e
-------------- -------------- -------------- --------------
14. 14. 14. 14.
Pma, Terza, Sesta, e No-
na lette. La Funzione del
SSmo Sepolcro cant.o
Giovedì Santo Pma Dignità Lama d’Argento
Vesp.o e Comp.a lette. Il
Resto come al num. 13
per la sera.
-------------- -------------- -------------- --------------
15. 15. 15. 15.
Venerdì Santo Come al Num.o 14: Pma Dignità Damasco
-------------- -------------- -------------- --------------
16. 16. 16. 16.
Com.e sop.a si canta
Sabato Santo Pma Dignità Damasco
Compieta
-------------- -------------- -------------- --------------
17. 17. 17. 17.
Pmo Giorno di Come al num.o 4: più si
Pma Dignità Lama d’Argento
Pasqua canta Terza
218 Dio fa casa con l’uomo
r
| F. 17 |
v
| F. 17 |
r
| F. 18 |
v
| F. 18 |
50 50 50 50
La Mattina Sda Di-
26 Dicembre Messa cantata, e Vespro parati Lama d’oro
gnità, la Sera la Prima
-------------- -------------- -------------- --------------
51 51 51 51
27 Dicembre Come al num. 17 Pma Dignità Lama d’oro
-------------- -------------- -------------- --------------
52 52 52 52
Vespri Parati, e Benediz.e del La sera Prima Digni-
31 Dicembre Lama d’argento
SSmo tà
= Adde =
53 53 53 53
Pma Domenica Come al num. 4: e Processio-
Prima Dignità Lama d’argento
d’Agosto ne
222 Dio fa casa con l’uomo
Terminata la lettura del Foglio insorse il S.r Canco Roncetti ed arringando così s'e-
spresse. Il Foglio esposto alla publica esame, e correzzione di ciascuno avendo rice-
vuto le necessarie correzzioni, ed essendo stato letto dal Segretario colle correzzioni
già fatte sono di sentimento che debba approvarsi, e sanzionarsi come Legge Capito-
lare. Due riforme però mi sembrano necessarie. Una è quella che nella Dom.ca terza
di Maggio s'incontrano gli Officj dei Santi Martiri della Chiesa di S. Giovanni, e l'Of-
ficio di S. Gordiano, Santo Martire della Chiesa di S.a Maria. Essendo presentem.te
ambedue le Chiese officiate da un solo Capitolo è impossibile d'adempire a due obli-
ghi diversi, perciò sono di sentimento che s'ab= | f. 19r | bia da supplicare la Sgra
Cong.ne dei Riti per traslare il giorno dell'Officio di San Gordiano. L'altra è la Pro-
cessione dei venardì di Marzo nella quale si recitano le Litanie dei Santi. Una tal Fun-
zione era una volta frequentata dalla Divozione popolare; attualm.te è terminato qua-
si affatto il concorso, giacché altri non v'intervengono che ragazzi per divertimento, e
qualche Donna; perciò sarei di sentimento di togliere tale processione, e solamente
recitare subito la Predica le Litanie dei Santi in Chiesa, come accade nei giorni piovosi
dei sud.i Venerdì . Intendo però sempre che di tutti questi miei sentimenti sene otten-
ga non solo la Loro approvazione; ma anche quella dei Superiori. Perciò chi vorrà
approvare f:. In seguito sorse il S.r Rettore, e disse = Protesto di nullità sopra, e qua-
lunque punto propostosi nel Foglio letto, giacché non appartiene a Noi a fare le Leg-
gi, ma bensì all'Illmo, e Rmo Monsig.r Vescovo attese le facoltà assolute concessegli
dalla S.a Mem. di Pio VI. e confermate dal Sommo Pontefice Pio VII. Parlò appresso
il Sig.r Can.co Cavicchioni e disse contro la Protesta con tali parole = Il Foglio letto
non contiene leggi nuove, ma la narrativa delle consuetudini alle quali sono state date
quelle modificazioni che richiedeva necessariam.te la combinazione dell'Unione dei
due Capitoli. Secondariam.te Monsig.re med.o ha ordinato in voce che si facessero
tali Leggi. Terzo dovendosi il sud.o Foglio fare approvare dai Superiori chiaram.te s'in-
tende che l'autorità legale non viene da Noi, perciò prego che si passi lo scrutinio
sopra l'arringo del S.r Can.co Roncetti. Si passa lo scrutinio per l'approvazione, od
esclusione dell'arringo del Sig.r Can.co Roncetti.
Apertosi lo Scrutinio furono trovati undici voti bianchi, ed uno nero non
avendo votato il Sig.r Rettore perché non ha voluto;
Si disse l'Agimus f.
Doc. XVII
ASPC, San Giovanni. Lavori alla chiesa
Minuta di contratto di appalto stipulato su carta bollata da baiocchi 6, tra
Mastro Domenico Galli, fu Giuseppe e i deputati della Fabbrica, Domenico Antonio
Scagliosi e Giuseppe Tempesti, per la costruzione della nuova chiesa di San Gio-
vanni Evangelista – Capranica, 1° maggio 1824
| f. 1 |
Col presente contratto da valere sarà noto, e manifesto come Domenico Galli murato-
re figlio del defunto Giuseppe nato, e domiciliato a Capranica promette, e si
obbliga di eseguire i lavori della nuova Fabrica della Chiesa Collegiata di que-
sto Luogo, incominciando il Lavoro dal punto in cui si trova attualmente fi-
no all’altezza di tutto l’attico, dove deve impostare la volta compresa final-
mente la facciata, di contraforti, che devono rinfiancare le med.e volte colli
seguenti patti, e capitoli, e condizioni.
1°/ Il muro dovrà farsi dal Galli […] si obliga a misura, […] muro rustico colla
sola rabbocatura eguale a quella che esiste presentemente.
2°/ Sarà a carico del Galli tutta la fattura di d.i muri, compresa la gente a servizio;
3°/ Sarà a carico della nuova Fabrica, e p. essa a carico dei qui sot.i deputati, Cal-
ce, Puzzolana, Saffi, acqua, Chiodi, Legname, e tutt’altro occorrente p. la la-
vorazione dovendo il Galli esser tenuto alla sola manodopera.
4°/ Si considera l’acqua che attualmente esiste nelle Vasche, e Calce Smorzata in
Fabrica, e nella ricognizione come posta in piazza, e che sia a carico del Galli
| f. 2 | il farla trasportare a sue spese, senza che […] domandare compenso
alcuno. In caso però mancasse l’acqua e Calce questa dovrà essere a carico
cioè il trasporto fino entro la Fabrica della deputazione.
5°/ Il Galli si obliga a seguire il lavoro ad uso e stile delle migliori arti, e non ri-
trovandosi il Lavoro regolare sia in libertà della deputazione di far subito tra-
lasciare, senza che il Galli possa domandare bonifico alcuno, oltre ad’esser
tenuto all’amenda de’ danni quante volte sia riconosciuto quale dal un Perito
dell’arte.72
6°/ Pagherà la d.a nuova Fabrica, e p. essa la diputazione al Galli p. ogni Canna
di trenta Scudo uno, e con detto prezzo resta compresa la fattura de’ Ponti
occorrenti; spigoli, piombature, aggetti, di pilastri, e architrave dell’ordine in-
terno fasce, e qualunque altra necessità che possa aver l’arte, come pure il ru-
stico del piccolo […] dall’attico, all’imposto della volta, come ancora resta
compreso l’aggetto in rustico della piccola Cornice esterna sotto li tetti della
facciata della casa dell’arciprete.
7°/ Per il lavoro del Cornicione interno della Chiesa p. quello che manca, dovrà il
Galli aggettando in rustico coll’istesso modino, ed eguale a quello fatto in
72
Le parole in corsivo sono aggiunte tra le righe in tondo.
224 Dio fa casa con l’uomo
Doc. XVIII
ASPC, Registro delle bolle, dei rescritti e dei decreti, n. 57
Supplica alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari presentata dal
Capitolo di San Giovanni e la Comunità di Capranica, al fine di contrarre un debito
di 2.000 scudi necessari alla realizzazione della copertura e del tetto della nuova
Chiesa – documento senza data con rescritto del Prefetto Card. Pacca, datato 5
agosto 1825.
TABELLA 1
Dimensioni delle chiese capranichesi desunte dal resoconto della visita
73
pastorale del 1696 del vescovo diocesano card. Savo Mellini .
73
Cfr. CHIRICOZZI P., Le chiese di Capranica, Roma 1983, pp. 21, 26, 66
Documenti 227
TABELLA 2
Serie degli arcipreti parroci della chiesa di San Giovanni Evangelista dal
1495 ad oggi.
…
1495 – 1496 Antonio Montes
…
1574 – 1575 Antonio Luzzitelli
1575 – 1582 Gabriello Sega
1582 – 1592 Santi Rosa
1592 – 1628 Cerrino Cerrini
…
1635 – 1663 Giovanni Battista Grossi
…
1667 – 1684 Giuseppe Petrucci
…
1708 – 1728 Ignazio Petrucci
1728 – 1748 Diletto Cocozza
1748 – 1767 Giovanni Bernardino Forlani
1767 – ? Benedetto Speranza
? – 1814 Girolamo Palazzi
…
1818 – 1844 Filippo Petrucci
1844 – 1850 Basilio Porta
1851 – 1896 Tommaso Porta
1897 – 1904 Mons. Luigi Grimaldi (Economo Spirituale)
1904 – 1921 Sante Formaggi
1921 – 1934 Luigi Persiani
…
1936 – 1960 Luigi Micheli
1960 – 1982 Antonio Pompei
1982 – Antonio Paglia
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FOTOGRAFIE
Fotografie 239
Foto 1: Copia Settecentesca della Bolla “Piis et honestis” data a Roma da papa
Bonifacio IX il 23 ottobre 1400 (cfr. APPENDICE, doc. I)
240 Dio fa casa con l’uomo
Foto 2: Atto pubblico Notaio Teodoro Petrucci, tra Mastro Domenico del
Grande e il santese della Fabbrica di San Giovanni, Leandro dell’Orsi
Capranica, 22 febbraio 1585.
Fotografie 241
Foto 3: Frontespizio del Liber in quo adnotatur risolutiones omnes Capitulares Reve-
rendissimi Capitoli Insignis Collegiata Ecclesia Sancti Ioannis Evangelistae Civi-
tatis Capranice – 1717 usque ad annum 1773
242 Dio fa casa con l’uomo
Foto 4: Fonte battesimale datato 1586 con le insegne del vescovo di Sutri e
Nepi, Orazio Moroni
Fotografie 243
Foto 6: Autentica della reliquia della Santa Croce – 17 gennaio 1794 – Fran-
cesco Saverio Passeri, arcivescovo di Larissa
244 Dio fa casa con l’uomo
Foto 11: Registro delle Notizie, Introiti e Spese sulla costruzione della nuova
Chiesa
Fotografie 249
Foto 15: San Giovanni Ev., interno, altare del SS. Crocifisso
Fotografie 253
Foto 16: San Giovanni Ev., interno, Filippo Pozzi (attr.), pala dell’altare mag-
giore raffigurante San Giovanni Ev. mentre scrive l’Apocalisse
254 Dio fa casa con l’uomo
Foto 19: San Giovanni Ev., interno, Cappella del SS. Sacramento, Carlo Maratta
(attr.), Madonna Auxilium Christianorum
256 Dio fa casa con l’uomo
Foto 20: San Giovanni Ev., interno, Cappella del SS. Sacramento, Pietro Acher-
man, Tabernacolo del Santissimo, legno dorato
Fotografie 257
Foto 21: San Giovanni Ev., interno, bottega di Mino da Fiesole (attr.), taberna-
colo degli olii santi con stemma Anguillara
258 Dio fa casa con l’uomo
Foto 22: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, Stemma An-
guillara
Fotografie 259
Foto 23: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare del
libro con iscrizione OLEV[M] S[ANC]TVM INFIRMORV[M]
Foto 24: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare di
una mensola con palmetta araba
260 Dio fa casa con l’uomo
Foto 25: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare del
Cristo nella gloria con contorno di serafini
Foto 26: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare del
trionfo della croce
Fotografie 261
Foto 27: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare
della porta della custodia con angeli oranti
Foto 28: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare del
timpano con colomba dello Spirito Santo
262 Dio fa casa con l’uomo
Foto 29: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare di
Salomone profeta
Foto 30: San Giovanni Ev., interno, Tabernacolo degli olii santi, particolare di
Isaia profeta
Fotografie 263
Foto 33: San Francesco, bottega romana, tabernacolo degli olii santi
Foto 34: Santa Maria, bottega romana, tabernacolo degli olii santi
265
INDICE
Introduzione p. 5
Sigle e Abbreviazioni p. 9
§ 1 – Introduzione storica p. 11
§ 1.1 – Le fonti medievali su Capranica p. 13
§ 1.2 – L’origine di Capranica p. 16
§ 1.3 – Un contributo al dibattito storico p. 24
§ 1 – Il tabernacolo p. 109
§ 1.1 – Etimologia e fondamenti scritturistici p. 110
§ 1.2 – Il tabernacolo come arredo liturgico:
origine e evoluzione p. 112
FOTOGRAFIE p. 237
INDICE p. 265