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LEOPARDI - Nacque nel 1798 a Recanati, nelle MARCHE, da una famiglia nobile. Il
padre era un uomo colto (possedeva una grande biblioteca), ma di mentalità bigotta e reazionaria, poco
incline ai cambiamenti politici e alle idee introdotte dalla rivoluzione francese. Un ruolo determinante
ebbe la madre, molto dura, gretta e poco affettuosa verso il piccolo Giacomo. Fino a 12 anni ebbe
un’istruzione tradizionale, poi si chiuse nella biblioteca paterna per 7 anni di STUDIO MATTO E
DISPERATISSIMO, che gli causarono gravi problemi fisici. In breve tempo, da autodidatta, apprese le
lingue antiche e compose le prime opere. Tuttavia si trattava di una cultura di tipo accademico, quindi
arcaica e superata, e ben presto se ne rese conto.
1815-1816 - DALL’ERUDIZIONE AL BELLO - LA PRIMA CONVERSIONE
In questi anni avviene un radicale cambiamento in LEOPARDI perché abbandona gli studi filosofici e si
appassiona ai grandi poeti classici come OMERO, VIRGILIO e DANTE. Inizia anche a leggere autori più
recenti come ROUSSEAU, ALFIERI,Foscolo ed esprime pareri negativi nei confronti della cultura
romantica la sua guida intellettuale in questi anni è PIETRO GIORDANI,Scrittore di orientamento
classico ma di idee democratiche e laiche.Grazie al confronto con l’amico, acquista la consapevolezza di
aver vissuto fino ad allora come in carcere e sente il bisogno di uscire dal suo ambiente e aprirsi verso il
mondo.
1819 - DAL BELLO AL VERO-LA SECONDA CONVERSIONE -
Nel 1819 tenta la fuga dalla casa paterna, ma viene scoperto e riportato indietro. Questo tentativo fallito,
acuito dall aggravarsi dei problemi di vista che gli impediscono di trovare conforto nella lettura, lo
gettano completamente nello sconforto. Avviene così la seconda conversione, DAL BELLO AL VERO, cioè
dalla poesia di immaginazione alla filosofia e ad una poesia nutrita di pensiero . Leopardi si convince,
infatti, che la poesia non può sottrarsi alla vita, non può limitarsi a evocare belle favole o suscitare
illusioni. L’arte deve fare i conti con la realtà di dolore dell’individuo. La poesia deve riflette sul male di
vivere. Il 1819 è un anno di intense sperimentazioni letterarie tra cui l’INFINITO che getta le basi di
tutta la sua poetica e lo ZIBALDONE Una sorta di diario intellettuale avviato 2 anni prima a cui
Leopardi affida appunti,riflessioni filosofiche,Letterarie,linguistiche.La stesura dello Zibaldone lo
accompagnerà per quasi tutta la vita.
1822 - FUORI RECANATI Nel 1822 esce da RECANATI per vedere il mondo esterno a quella
TOMBA DEI VIVI, e si reca a ROMA. Qui va incontro a una nuova delusione perché gli ambienti
letterari gli appaiono vuoti e persino la monumentalità della città lo infastidisce. Forse perché si sente
non adatto e spaesato in un ambiente vasto fisicamente ma dove in realtà domina il formalismo e
l’ipocrisia
1823- RITORNO A RECANATI Tornato a RECANATI si dedica alla stesura delle OPERETTE
MORALI in cui esprime tutto il suo PESSIMISMO.
1825-1828 FUORI DA RECANATI Nel 1825 si trasferisce a Milano in quanto l’editore STELLA gli
offre alcune collaborazioni retribuite. Nel 1827 si stabilisce a FIRENZE dove incontra VIEUSSEUX che
faceva parte della rivista letteraria ANTOLOGIA. Nel 1828 soggiorna a PISA dove il clima mite e una
relativa tregua dei suoi mali favoriscono un risorgimento della sua facoltà di sentire e di
immaginare.Nello stesso anno compone A SILVIA che apre la serie dei grandi idilli.
1828 - RITORNO A RECANATI Subito dopo le sue condizioni di salute si aggravano e, quando
l’editore sospende l’assegno, deve far ritorno a RECANATI, dove rimane per 16 mesi,
completamente isolato da tutto, immerso nel suo pessimismo.
1830-1833 - FIRENZE E NAPOLI Nel 1830 accetta l’aiuto di alcuni amici fiorentini e si reca a
FIRENZE.In questo periodo stringe rapporti sociali più intensi partecipa al dibattito culturale e
politico, si innamora di Fanny Targioni Tozzetti. Respinto dalla donna, compone una serie di
canti dal titolo Il Ciclo di Aspasia. Conosce ANTONIO RANIERI, con cui stringe una fraterna
amicizia e con cui vive fino alla morte. Nel 1833 si stabilisce a NAPOLI con Ranieri.Qui entra
in polemica con l'ambiente culturale che entra in contrasto col suo materialismo ateo.Compone
il suo 'ultimo grande canto La ginestra.Muore nel 1837.
IL PENSIERO. Al centro della riflessione di Leopardi si pone subito un motivo pessimistico,
l'infelicità dell'uomo. Egli arriva a individuare la causa prima di questa infelicità in alcune
pagine fondamentali dello Zibaldone del luglio 1820. Identifica la felicità con il piacere,
sensibile e materiale. Ma l'uomo aspira a un piacere infinito, sia per estensione che per durata.
Ma visto che nessuno dei piaceri particolari goduti dall'uomo può soddisfare questa esigenza,
nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua, un vuoto incolmabile dell'anima. Da questa
tensione inappagata verso un piacere infinito che sempre gli sfugge, nasce per Leopardi
l'infelicità dell'uomo. E Leopardi sottolinea che ciò va inteso non in senso religioso ma in senso
puramente materiale. L'uomo è dunque, per Leopardi, necessariamente infelice, per la sua stessa
costituzione.Fase 1 Il pessimismo storico La prima fase del pensiero leopardiano è tutta
costruita sull'antitesi tra natura e ragione, tra antichi e moderni. Gli antichi, nutriti di generose
illusioni, erano capaci di azioni eroiche e magnanime; erano anche più forti fisicamente, e
questo favoriva la loro forza morale;. Perciò essi erano più grandi di noi sia nella vita civile,
ricca di esempi eroici e di grandi virtù, sia nella vita culturale. Il progresso della civiltà e della
ragione, spegnendo le illusioni, ha reso i moderni incapaci di azioni eroiche. La colpa
dell'infelicità presente è dunque attribuita all'uomo stesso. Leopardi dà un giudizio durissimo
sulla civiltà dei suoi anni ,soprattutto l'Italia, miserevolmente decaduta dalla grandezza del
passato.Scaturisce di qui la tematica civile e patriottica che caratterizza le prime canzoni
leopardiane.Ne deriva anche un atteggiamento titanico:il poeta, sentendosi l’unico depositario
delle virtù antiche,si erge a sfidare il FATO che ha condannato l’ITALIA a una simile
decadenza. La situazione presente è la conseguenza del PROCESSO STORICO che ha
allontanato l’uomo dalla condizione iniziale di felicità.Al pessimismo storico subentra il Fase
2Pessimismo cosmico: L'infelicità non è più legata ad una condizione storica dell'uomo, ma a
una condizione assoluta, diviene un dato della natura. ne deriva un abbandono del titanismo
Infatti non resta che una contemplazione lucida della verità. Subentra quindi un atteggiamento
DISTACCATO e RASSEGNATO che porta all’ATARASSIA.Questo atteggiamento caratterizza
le operette morali.
Fase3:Leopardi usa la ragione per superare l'Illuminismo, poiché negli ultimi anni il Leopardi
poeta diventa filosofo un filosofo che mostra di riconoscere il valore della ragione come
strumento di riscatto per uomo
NATURA BENIGNA La natura in questa prima fase è concepita da Leopardi come madre
benigna e attenta al bene delle sue creature. Essa ha voluto sin dalle origini offrire un rimedio
all'uomo: l'immaginazione e le illusioni, capaci di distoglierlo dalla consapevolezza della sua
condizione, Per questo gli antichi Greci e Romani, come i FANCIULLI, sono più vicini alla
natura perché capaci di ILLUDERSI. Il progresso della civiltà, ha allontanato l'uomo da quella
condizione privilegiata,gli ha fatto capire la sua vera condizione e lo ha reso infelice.La natura
malvagia: La concezione di una natura benigna e provvidenziale entra però in crisi. Leopardi si
rende conto che, più che al bene dei singoli individui, la natura mira alla conservazione della
specie, e per questo fine può anche sacrificare il bene del singolo e generare sofferenza. Ne
deduce che il male non è un semplice accidente, ma rientra nel piano stesso della natura. Si
rende conto del fatto che è la natura che ha messo nell'uomo quel desiderio di felicità infinita,
senza dargli i mezzi per soddisfarlo. In una fase intermedia, Leopardi cerea di uscire da queste
contraddizioni attribuendo la responsabilità del male al fato, propone quindi una concezione
dualistica, natura benigna contro fato maligno. Leopardi concepisce la natura come
meccanismo cieco, indifferente alla sorte delle sue creature; meccanismo anche crudele, in cui la
sofferenza degli esseri e la loro distruzione è legge essenziale, perché gli individui devono perire
per consentire la consumazione del mondo (ad esempio gli animali che devono servire da cibo ad
altri animali). E una concezione meccanicistica e materialistica. La colpa dell'infelicità non è
più dell'uomo stesso, ma solo della natura, L'uomo non è che vittima innocente della sua
Crudeltà.Mentre prima l'Infelicità’ era considerata assenza del piacere, ora essa deriva da
MALI ESTERNI a cui nessuno può sfuggire, come m
alattie,cataclismi,vecchiaia e morte.
LA POETICA: IL VAGO E INDEFINITO: ➻Immaginazione: Nel 1820 elabora la teoria del
piacere che è il nucleo della sua filosofia pessimistica ed è anche il punto di avvio della sua
poetica.Visto che il Piacere Infinito è Irraggiungibile, l’uomo può solo ricorrere
all’Immaginazione per cercare di simularlo, creando intorno a sé una sorta di realtà parallela e
in questo modo riesce a evadere temporaneamente dalla sofferenza che la natura gli ha
riservato. L’immaginazione appaga il BISOGNO DI INFINITO appoggiandosi a tutto ciò che
può essere considerato IGNOTO, LONTANO, VAGO e INDEFINITO.
LA TEORIA DELLA VISIONE: Tutto ciò che impedisce la vista (come una siepe, un albero, una
finestra chiusa) scatena l’IMMAGINAZIONE che suscita nella mente dell’uomo l’idea
dell’INFINITO che si trova dietro quegli ostacoli.
LA TEORIA DEL SUONO: Ci sono suoni suggestivi (come un canto che si allontana, il suono
del vento tra le foglie, l’eco nelle valli) che suscitano emozioni capaci di evocare l’idea di
INFINITO.
IL BELLO POETICO – Tutto ciò che evoca l’idea di infinito costituisce il bello poetico.
L'immaginazione si serve di immagini che la mente attinge dai ricordi dell’infanzia, che
Leopardi chiama RIMEMBRANZE.
ANTICHI E MODERNI – I più grandi maestri della Poesia vaga e indefinita furono gli antichi.
Essi, infatti, avevano l'immaginazione dei fanciulli perché più vicini alla natura. I moderni,
invece, hanno perduto questa capacità fanciullesca perché si sono allontanati dalla natura per
colpa della Ragione. Ad essi non resta che la poesia sentimentale, che prende spunto dalla
consapevolezza dell’Infelicità.
IDILLI 1819-1821: Presentano tematiche intime e autobiografiche, hanno un linguaggio più
colloquiale e semplice. Leopardi definì gli Idilli come espressione di sentimenti affezioni e
avventure storiche del suo animo.A Leopardi preme rappresentare realtà esterna come una serie
di momenti essenziali della sua vita interiore .
L’INFINITO (1819) – Questo CANTO anticipa alcuni temi che saranno sviluppati in seguito,
come la TEORIA DEL PIACERE(1820). In particolare Leopardi sostiene che alcune sensazioni
(visive o uditive) hanno carattere Vago e indefinito e quindi sono inducono l’uomo a immaginare
l’infinito. La poesia si divide in due parti: Nella prima parte viene descritta una sensazione
VISIVA negata (la siepe che impedisce di contemplare il paesaggio che sta dietro di essa). Questo
impedimento fa galoppare la fantasia che crea una propria idea di quello che sta dietro, a
immagine di quello che il poeta desidera: spazi infiniti, silenzi sovrumani e una quiete
profondissima. Nella seconda parte viene descritta una sensazione UDITIVA (il vento che fa
sentire la sua voce mentre scuote le foglie degli alberi). Così la voce del vento viene paragonata
alla voce dell’INFINITO che si esprime attraverso il SILENZIO delle cose dimenticate. Questo
riporta alla mente del poeta i periodi storici ormai passati e svaniti e lo spingono a confrontarle
col periodo presente, destinato a subire la stessa sorte. Di fronte a queste immagini l’IO del poeta
subisce un senso di Smarrimento, per poi adattarsi alla situazione e Annegare dolcemente
nell’immensità Dell'infinito, come cullato da esso, senza più nessuna paura.
Lo Zibaldone d i pensieri è un diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti
scritti tra luglio/agosto 1817 e dicembre 1832, per un totale di 4526 pagine. Il titolo deriva
dalla caratteristica dell’opera che è una raccolta di pensieri, e prende il nome da un piatto tipico
dell’EMILIA, costituito da un miscuglio di molti ingredienti diversi. Dopo la morte del poeta (nel
1837) questi appunti sparsi erano rimasti presso l'amico Antonio Ranieri il quale lo tenne per
oltre cinquant'anni con altri manoscritti, lasciandolo in un baule a sua volta finito in eredità a
due donne di servizio. Si tratta di annotazioni di varia misura e ispirazione, caratterizzate da un
tono di provvisorietà, a volte brevissime, a volte ampie.
LA SERA DEL DÌ’ DI FESTA (1820) – Questa poesia inizia con la descrizione di un notturno
lunare, una delle immagini Vaghe e indefinite capaci di evocare l’idea dell’infinito e dare
all’uomo una parvenza di consolazione. Nei versi vengono trattati 2 temi cari a LEOPARDI:
Nella prima parte si ha la contrapposizione tra 2 figure giovanili:1)una fanciulla ignara di
quello che il destino le riserverà, è fiduciosa nel suo futuro, in armonia con la notte serena. 2)Il
poeta solitario, destinato dalla natura all’infelicità e consapevole di questo. Il poeta è quindi
consapevole della sua diversità e per questo si sente escluso dal resto dell’umanità. Ma non si
rassegna a questo destino, anzi si ribella violentemente ad esso. La seconda parte tratta di un
tema più generale: il Trascorrere del tempo che scorre e vanifica ogni evento umano. A suggerire
questo contrasto vi è l’immagine di un canto solitario che risuona nella notte e si allontana
lentamente. Questo canto fa tornare alla mente i suoni e la vita giorno di festa, che si sono
dissolti senza lasciare traccia. I l legame tra le due parti è il fatto che I GIORNI DEL POETA
sono pieni di dolore, ma anche questo dolore è NULLA ed è destinato a dissolversi col passare
del tempo, esattamente come succede alle cose belle della vita. Q
uesta è l’unica cosa che
accomuna la giovane fanciulla al poeta, sebbene la prima ne sia inconsapevole.
LE OPERETTE MORALI (1824) Scritte quasi tutte di ritorno da ROMA, dove aveva fatto la
sua prima uscita da Recanati. Sono prose di argomento filosofico dove i protagonisti sono spesso
personaggi MITICI (come ERCOLE) oppure storici (come COLOMBO o TORQUATO TASSO).
In queste opere è molto forte la FANTASIA del poeta, ma il tema dominante rimane sempre
l’INFELICITA’ DELL’UOMO e i MALI CHE AFFLIGGONO L’UMANITA’. Nelle OPERETTE
più mature si arriva anche a temi come IL SUICIDIO. Tra le maggiori OPERETTE ricordiamo:
DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE:un dialogo tra pastore Islandese e la
personificazione della natura Dove il pastore chiede alla natura perché lo faccia soffrire ed
essa risponde dicendo che non vuole il male del pastore ma che in realtà. Essa fa semplicemente
il suo corso( non le importa di far soffrire l'uomo)
GRANDI IDILLI 1828-1830 Rappresentano la vetta della poesia di Leopardi. Tra essi
ricordiamo A SILVIA, LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA, ECC. Anche se i temi sono simili a
quelli degli IDILLI, qui si coglie la fine delle illusioni giovanili del poeta e la consapevolezza del
VERO. Inizia la fase del PESSIMISMO COSMICO.I grandi idilli sono percorsi da immagini
liete ma queste immagini sono quasi rarefatte ,sono accompagnate dalla consapevolezza del
dolore,del vuoto dell'esistenza e della morte.È presente un linguaggio più misurato sia nella
direzione della tenerezza e della dolcezza,sia nella desolazione. La metrica è composta da una
strofa di endecasillabi e settenari che si succedono liberamente senza uno schema fisso.
Il Periodo che va dal 1816 fino al 1819 è ricco di esperimenti letterari che si rivolgono in
direzioni molto diverse Tra i canti ricordiamo:
“Angelo Mai” una canzone civile che affronta temi già conosciuti, come quello della felicità,
dove la vita viene paragonata a un vecchio che scala una montagna convinto di raggiungere la
vetta, ovvero la felicità, ma che quando la sta per raggiungere precipita in un fosso che lo porta
alla morte.
A SILVIA : Quando scrisse la poesia, Leopardi si trovava a Pisa. La musa ispiratrice è Teresa
Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi a Recanati, morta di TISI a 21 anni nel 1818.
Questa LIRICA, insieme all’INFINITO rappresenta il capolavoro di LEOPARDI. L’argomento
non è l’amore tra la donna e il poeta ma il CONFRONTO tra le loro condizioni: SILVIA
appartiene al popolo, il poeta è un aristocratico. L’unica cosa che li accomuna è la giovinezza
che porta in entrambi Speranze e sogni che presto la NATURA trasformerà in DELUSIONE. La
poesia riprende il tema del VAGO E INDEFINITO. La descrizione di SILIVIA è molto VAGA e
priva di PARTICOLARI FISICI. Di lei conosciamo solo gli OCCHI (ridenti e fuggitivi),
l’ATTEGGIAMENTO (lieto e pensoso) e la GIOVANE ETA’ (sta per varcare la soglia della
giovinezza). Anche la descrizione dell’ambiente è VAGA: il poeta dice che siamo in
PRIMAVERA, ma non ci sono descrizioni fisiche di questa stagione, solo ALLUSIONI agli