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SUNTO RAGIONATO DELL'INTRODUZIONE DI ENRICO BERTI ALLA

METAFISICA DI ARISTOTELE

PERCHE' UNA NUOVA TRADUZIONE DELLA METAFISICA DI ARISTOTELE (nato

a Stagira nel 384 e morto a Calcide nel 322 a.C.)?

Tutte le traduzioni si basano su quelle di W.D. Ross e di W. Jaeger, e sono molto simili

tra loro, fondandosi su due famiglie di manoscritti, alpha e beta. (DA NON

CONFONDERE CON I TITOLI DEI LIBRI O CAPITOLI DELLA METAFISICA)

Alpha: deriva dai manoscritti E (X secolo) e J (IX secolo) provenienti da Bisanzio.

Beta: deriva da Aᵇ (XII secolo), M (XIV secolo), C (XV secolo) e Vk (XV secolo)

Aᵇ e M contengono anche un commento di Alessandro di Afrodisia (circa 200 d.C.) e

del cosiddetto pseudo-Alessandro (che è in realtà, forse, Michele di Efeso, XII

secolo).

Sia Ross che Jaeger ritengono che quando alpha e beta offrono lo stesso testo non

presentino problemi; quando non è così si può scegliere un testo oppure un altro.

Il traduttore italiano E. Berti ha ritenuto di ignorare gli studi precedenti avvalendosi

soltanto degli apparati critici di Ross e Jaeger, utilizzando quasi sempre il testo della

famiglia alpha. Il testo a fronte greco è tratto da Ross, meno influenzato dalla

famiglia beta dei manoscritti riportanti la Metafisica.

Aristotele nella Metafisica intendeva raccogliere delle lezioni per la sua scuola e,

anche se ci sono sempre incertezze, soltanto Andronico di Rodi nel I secolo a.C.

raccolse e intitolò l'opera come noi la conosciamo: Meta ta phusika.

Berti ribadisce che il testo alpha sia il più attendibile.

Nel libro o capitolo Alpha elatton (II) della Metafisica, Aristotele afferma: «E'

anche corretto chiamare la filosofia scienza della verità, poiché della <filosofia>

teoretica è fine la verità, mentre della <filosofia> pratica <è fine> l'operato. I

<filosofi> pratici, infatti anche quando esaminano come stanno le cose, non conoscono
teoreticamente la causa di per sé stessa, ma in relazione a qualcosa e nel momento

presente». L'espressione «causa di per sé stessa» ( aition kath'hauto) è contenuta nel

manoscritto E, dunque nella famiglia alpha, mentre il manoscritto Aᵇ, cioè il capostipite

della famiglia beta, qui seguìto da Ross, e il commento di Alessandro di Afrodisia

recano al posto di essa la parola aidion (simile a aition, cioé «causa»), che significa

«l'eterno». Dunque secondo la famiglia beta e Alessandro, Aristotele affermerebbe

che l'oggetto della filosofia teoretica è l'eterno, mentre secondo la famiglia alpha

Aristotele avrebbe affermato che l'oggetto della filosofia teoretica è la causa. SI

TRATTA DI UNA DIFFERENZA NON DA POCO, perché conferma la tendenza di

Alessandro, da cui la famiglia beta dipende, a «teologizzare», cioè trasformare in

teologia la metafisica di Aristotele lo Stagirita, che invece era semplicemente una

scienza teoretica interessata alla conoscenze delle cause, precisamente delle cause

prime.

Per Aristotele la teologia non è una scienza ma è l'insieme dei miti narrati dai poeti

sugli déi, con i quali la filosofia prima, altro lemma che sta per metafisica, non ha nulla

a che fare.

TRADUZIONE

Il testo proposto dal traduttore vuole approssimarsi il più possibile al significato

letterale traducendo parola per parola ( verbum de verbo) secondo il modello

medievale. Per rendere comprensibile il testo si sono usate delle parentesi uncinate

(<...>) laddove si è dovuta integrare la traduzione con parole o gruppi di parole il testo

originale per renderlo comprensibile. Anche a costo di rendere pesante la lettura della

traduzione si sono mantenuti l'ordine e l'enfasi delle frasi e delle parole. Il discorso

aristotelico è in seconda persona perché diretto ai suoi allievi.


PAROLA GRECA TRADUZIONE TRADUZIONE DI E.

TRADIZIONALE BERTI
ousia entità essenza
sumbebêkos coincidenza accidente
aitia ragione, spiegazione causa
energeia, entelekhia attività, attualità atto
auto stesso stesso (da evitare “in sé”)
auto to agathon il bene stesso il bene stesso
auto to hen l'uno stesso l'uno stesso
to ti esti essenza il che cos'é
to ti ên eninai essenza il che cos'era essere
tode ti cosa un questo
to heu heneka il fine l'in vista di cui
telos il fine il fine
sunolon sinolo sinolo
theôrein studiare, trattare conoscere teoreticamente
noein pensare avere intellezione
dianoia pensiero pensiero razionale
anthrôpoi uomini esseri umani
phusis natura cosmica, natura di natura

una essenza, realtà, entità,

cosa

PROBLEMI APERTI:

Logos: parola, linguaggio, ragionamento, definizione, rapporto?

Diaporêstai: sviluppare l'aporia (una situazione, uno stato in cui non si sa che partito

prendere)

Euporêstai: uscir bene dall'aporia.

La Metafisica di Aristotele è esattamente un testo difficile, complicato, spesso

incomprensibile, perché non è un'opera di letteratura ma un manuale di filosofia ad

uso degli studenti dello Stagirita.


CHE COSA E' LA METAFISICA?

La Metafisica non è stata scritta di proprio pugno da Aristotele e il titolo compare

successivamente e non ci sono citazioni sicure dell'opera fino ad Alessandro di

Afrodisia nei suoi commenti alla Metafisica risalenti al 200 d.C. Per Alessandro la

disciplina contenuta nell'opera è FILOSOFIA PRIMA, SCIENZA RIGOROSA DI

TIPO DIMOSTRATIVO che ha per oggetto la totalità del reale rapportandosi anche

alla sostanza immobile, forma pura in «dipendenza da Uno» ( aph'henos). Iniziando a

diffondersi le religioni monoteistiche nell'Impero romano, questa sostanza immobile

(primo motore immobile) diventa un Dio simile a quello del cristianesimo. La Metafisica

è quindi intesa come scienza dell'essere (ontologia) e come teologia razionale. Il

neoplatonismo continuerà su questa via del pensiero, ovvero l'intera filosofia come

teologia, in cui l'ente in quanto ente è Dio.

Il mondo arabo medievale pose le basi teologiche dell'Islam sulle traduzioni della

Metafisica. Ci furono i distinguo come in Al-Farabi che distinse tra una metaphysica

generalis, o ontologia e una metaphysica specialis, o teologia.

Anche nel mondo latino si ebbe questa distinzione. Tommaso d'Aquino identificò la

filosofia prima con una scienza avente per oggetto Dio e l' ens commune. Duns Scoto

antepone ai caratteri specifici di Dio l'essere considerato nella sua universalità,

ovvero è l'essere che spiega Dio e non viceversa.

Francisco Suárez nel 1597 in un suo scritto assegnò come oggetto della filosofia l' ens

reale, di cui Dio e le sostanze spirituali sono l'espressione più alta, a cui si perviene

però attraverso la spiegazione della nozione dell'essere. Kant trasformò l'ontologia

nell'analitica e dialettica trascendentali rifiutando le metafisiche speciali, ovvero le

teologie che muovono dalla filosofia. Hegel identificò la metafisica generale con la

logica, come scienza del Logos a cui non sempre corrisponde un soggetto/oggetto

(della Natura) divino (o dello Spirito).


Brentano rivendica per la Metafisica aristotelica l'essere nei suoi molteplici

significati sulla scia del Tomismo mentre il Neokantiano Natorp rifiuta ogni esito

teologico valorizzando l'aspetto ontologico.

W. Jaeger distinse tra teologia come espressione del platonismo giovanile dello

Stagirita e ontologia come espressione della sua maturità nell'evoluzione della

Metafisica. Heidegger designò la Metafisica come una onto-teologia, criticando il

riduzionismo sotteso ad una ontologia come scienza dell'essere a mero studio di un

ente particolare chiamato Dio. I filosofi analitici inglesi invece hanno molto

apprezzato l'ontologia insita nella grande opera aristotelica.

La Metafisica di Aristotele non è una teologia razionale

Che cos'è la teologia naturale? La disciplina che tratta della conoscenza di Dio in base

alla sola ragione.

L'errore comune di identificare la Metafisica ad una teologia razionale è dovuto

proprio a ciò che Aristotele sostiene, ovvero che «ci sono tre filosofie teoretiche, una

matematica, una fisica, una teologica». Ma come già accennato la teologia a cui si

riferisce lo Stagirita è l'insieme dei miti narrati dai poeti sugli déi.

Del resto, nel Libro I (Alpha) della Metafisica (Metaph, I 2, 983 a 8-9) dopo avere

concluso che la sapienza ha per oggetto le cause prime, cioè i princìpi, Aristotele

aveva detto che questa scienza è la più divina e la più degna di onore perché è scienza

di cose divine, precisando che «il dio infatti sembra a tutti far parte delle cause ed

essere una sorta di principio». Il dio viene inteso in un gruppo più ampio, quello delle

cause, dei princìpi, senza esclusivismi. In altri Libri che qui non ci interessano sono

nate controversie tra studiosi su questo tema della teologia aristotelica. Tra « un

principio» e «il principio» c'è una evidente differenza, a cui Jaeger ha prestato la sua

opera platonizzante e dovuta alla lettura del commento dello pseudo-Alessandro

piuttosto che 'alla lettera' della Metafisica che ci viene ora restituita dal lavoro di
Enrico Berti il quale cerca uno ristabilimento della verità storica anche perché nella

storia della filosofia sono state mosse accuse alla metafisica intesa in una maniera

teologica o ontologica errata, come riduzione ad onto-teologia (Heidegger) o inutile e

insensata ricerca su termini quali essere, nulla, Dio (il neopositivista Carnap).

La scienza delle cause prime per Aristotele, a cui fa eco Berti, è davvero una scienza

in quanto filosofia teoretica in cui si comprende, oltre la FILOSOFIA PRIMA, la fisica e la

matematica.

Vi è un recupero in Aristotele di temi presocratici come nelle scienze delle fisica a cui

Platone aveva negato un ruolo.

La metafisica è la continuazione della fisica e non è una speculazione sterile e

sentimentale.

La filosofia aristotelica si è guadagnata la fiducia dei darwinisti e dei genetisti e poi in

fatto di cause prime esistono ancora dibattiti come quello sull' Intelligent Design, ad

esempio, senza trascurare l'etica e la filosofia politica aristitolelica che hanno ancora

oggi un forte valore.

La Metafisica di Aristotele non è nemmeno un'ontologia

Che cos'è l'ontologia? E' la dottrina dell'essere e delle sue forme, sinonimo di

metafisica.

Non è ontologia nel senso moderno del termine: per Aristotele l'ente, proprio perché

il più universale dei concetti, in quanto si predica della totalità del reale, si predica

anche delle sue divaricazioni e differenze, quindi non è un genere. L'ente non è il

risultato di una astrazione. La Metafisica di Aristotele è scienza dell'ente in quanto

ente.

Aristotele, nel libro primo (I) definisce la «sapienza» come scienza dei princìpi o

cause prime.
Nel libro secondo (II) mostra ogni genere di cause (materiale, formale, motrice,

finale) che non possono procedere all'infinito.

LA METAFISICA DI ARISTOTELE (LIBRI I, II, V)

Il Libro I (Alpha) è una introduzione all'intera opera. Prima definizione: scienza come

sapienza (Sophia). Sapienza come scienza delle cause prime. La Metafisica continua il

discorso esposto nella Fisica. Importantissimi risultano i filosofi che hanno preceduto

Aristotele, soprattutto:

- Talete di Mileto

- Empedocle

- Anassagora

- i Pitagorici

- Parmenide

- Platone

Il Libro II (Alpha elatton) è anch'esso una introduzione più breve e più antica,

nonché una aggiunta “editoriale” di Alessandro di Afrodisia.

Il Libro V (Delta) è una specie di dizionario dei termini usati nella scienza delle cause

prime, dal linguaggio comune fino alla scienza propria. Vengono analizzati i termini:

- principio

- causa

- elemento

- natura

- uno

- ente

- sostanza
- monco e intero

- eccetera eccetera.

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