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STUDI E RICERCHE /
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Comitato scientifico
Segreteria di redazione
Marco Guarracino, Rossana Vandro
E-mail: redazione@uniroma.it
Tel. / – – Fax /
Benedetta Calandra
La memoria ostinata
H.I.J.O.S., i figli dei desaparecidos argentini
Carocci editore
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ISBN ---
Indice
Presentazione
di Estela Barnes de Carlotto
Prefazione
di Chiara Vangelista
Introduzione
Fonti e metodologia
. Irruzioni
. Identità
. Dissonanze
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. Spazi
Conclusioni
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Presentazione
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Prefazione
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P R E FA Z I O N E
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CHIARA VANGELISTA
Università degli Studi di Torino
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Introduzione
Il marzo del le forze armate argentine presero il potere. Per l’en-
nesima volta nel XX secolo. Pochi protestarono, nessuno si sorprese. In
fondo, gran parte dell’America Latina era sotto il tallone militare e la vio-
lenza politica che lacerava il paese rendeva il golpe prevedibile. Per mol-
ti, addirittura auspicabile. Si aprì allora il cosiddetto Proceso de reorgani-
zación nacional e con esso la guerra sporca che avrebbe imposto al lin-
guaggio universale un nuovo, lugubre termine: desaparecido.
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INTRODUZIONE
Fonti e metodologia
Lo studio del rapporto dei figli argentini col recente passato na-
zionale implica dinamiche piuttosto complesse, che rispecchiano
in parte anche la difficoltà – vista in termini generali – di produr-
re analisi storica di “eventi caldi”, nella doppia accezione di trau-
matici e recenti. Nell’esaminare processi violenti e inseriti in una
prospettiva temporale relativamente vicina a noi, come la dittatu-
ra argentina del -, è possibile accennare a una serie di limiti,
e al tempo stesso di sfide, che la ricerca storica può incontrare lun-
go il suo percorso. Le sue categorie interpretative rischiano infatti
di rimanere mute o inadeguate a esprimere tali realtà.
Un primo grosso nodo inerente a questa ricerca verte dunque
sulla possibilità concreta di analizzare eventi “caldi” intesi come
recenti. La scarsa distanza cronologica di eventi e processi è, come
è noto, una questione affrontata da diversi studiosi, sia all’interno
di un confronto specifico con storici medievisti e modernisti, sia
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Questo libro non è una storia dello stalinismo: è una storia del modo in
cui è stato vissuto e rielaborato dalle rappresentazioni che ne sono emer-
se trent’anni dopo la morte del tiranno. Storia e memoria raramente coin-
cidono, perché, pur nutrendosi entrambe del passato, nascono da esi-
genze diverse. La memoria collettiva, situata al crocevia tra memoria in-
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Note
. Cfr. L. Zanatta, Il prezzo della “nazione cattolica”. La Santa Sede e il colpo di Sta-
to argentino del marzo , in “Ricerche di storia politica”, IV, , , p. .
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INTRODUZIONE
Argentina hoy, Siglo XXI, Ciudad de México . Cfr. anche M. Cavarozzi, Autori-
tarismo y democracia (-), CEAL, Buenos Aires ; Id., Autoritarismo y demo-
cracia (-). La transición del Estado al mercado en la Argentina, Ariel, Buenos
Aires . Altri studi di riferimento sono G. O’Donnell, Modernization and Mili-
tary Coups: Theory, Practise, and the Argentine Case, in A. Lowenthal (ed.), Armies
and Politics in Latin America, Holmes & Meier Publishers, New York e D.
Cantón, La política de los militares argentinos, -, Siglo XXI, Buenos Aires .
Nell’ambito della produzione scritta in Italia, un testo classico rimane G. Pasquino,
Militari e potere in America Latina, il Mulino, Bologna .
. Testi di approfondimento sul ritorno di Perón al potere nel sono: G. Di
Tella, Perón-Perón: -, Sudamericana, Buenos Aires ; L. de Riz, Retorno y
derrumbe. El último gobierno peronista, Folios, Ciudad de México ; S. Amaral,
M. Ben Plotkin (comp.), Perón del exilio al poder, Cantaro Editores, Buenos Aires
; T. Halperín Donghi, La larga agonía de la Argentina peronista, Ariel, Buenos
Aires .
. Per diverse analisi sui cambiamenti di carattere sociale, economico e politico
indotti dal Proceso de reorganización nacional inaugurato dalla giunta militare argenti-
na a partire dal , cfr. P. Waldmann, E. Garzón Valdez (comp.), El poder militar en
Argentina, -, Vervuert, Francoforte ; E. Groisman, Poder y derecho en el
“Proceso de reorganización nacional”, CISEA, Buenos Aires ; Id., La Corte Suprema
de Justicia durante la dictadura (-), CISEA, Buenos Aires ; H. Quiroga, El
tiempo del “Proceso”. Conflictos y coincidencias entre políticos y militares, -,
Ediorial Fundación Ross, Rosario ; O. Oslak (comp.), “Proceso”, crisis y transición
democrática, CEAL, Buenos Aires ; A. Abós, Las organizaciones sindicales y el poder
militar (-), CEAL, Buenos Aires ; D. García (comp.), Los cambios en la so-
ciedad política (-), CEAL, Buenos Aires ; C. Acuña (comp.), La nueva ma-
triz política argentina, Nueva Visión, Buenos Aires .
. La produzione storiografica argentina sui movimenti di lotta armata costitui-
tisi dalla metà degli anni Sessanta del Novecento è piuttosto recente. Tra gli studi di
sintesi sull’ampio spettro di affiliazioni politiche si ricorda R. Baschetti (comp.), Do-
cumentos (-). De la guerrilla peronista al gobierno popular, De la Campana, La
Plata ; Id., Documentos (-). De Campora a la ruptura, De la Campana, La
Plata . O. Anzorena, Tiempo de Violencia y Utopía. (-), Editorial Contra-
punto, Buenos Aires , poi ampliato nell’edizione Tiempo de Violencia y Utopía. Del
golpe de Onganía () al golpe de Videla (), Colihue, Buenos Aires .
Uno spazio più consistente viene invece occupato dalla produzione scritta di ca-
rattere memorialistico, o di inchiesta giornalistica, come ad esempio il testo di E. An-
guita, M.Caparrós, La voluntad. Historia de la militancia revolucionaria en la Argenti-
na -, Grupo Editorial Norma, Buenos Aires e quello di C. A. Brocato, La
Argentina que quisieron, Sudamericana, Buenos Aires . Cfr. anche Los setenta. Una
mirada desde los noventa, BsAs, Istituto Histórico de la Ciudad de Buenos Aires, Bue-
nos Aires . Per una ricostruzione della genesi, evoluzione e declino dell’ERP sono
d’aiuto: J. Santucho, Los últimos guevaristas. Surgimento y eclipse del Ejército Revolu-
cionario del Pueblo, Puntosur Editores, Buenos Aires ; P. Pozzi, “Por las sendas ar-
gentinas”… el PRT-ERP. La guerrilla marxista, EUDEBA – Editorial Universitaria de Bue-
nos Aires, Buenos Aires . Per quanto riguarda invece i Montoneros, un testo clas-
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INTRODUZIONE
sación penal la documentazione, ritenendo che sia in primo luogo il giudice penale a
doversi esprimere sull’eventuale annullamento.
. Cfr. T. G. Ashplant, G. Dawson, M. Roper (eds.), The Politics of War, Memory
and Commemoration, Routledge, London .
. P. Hutton History as an Art of Memory, University Press of New England, Ha-
nover , p. . L’idea originaria di Hutton era di realizzare uno studio sull’uso di
schemi mnemonici ripresi dalla tradizione rinascimentale e rielaborati in età contem-
poranea. Progressivamente il lavoro ha assunto il carattere di un’indagine conoscitiva
sulla relazione tra esercizio della memoria e uso della storia e su come l’interazione tra
le due ha acquisito uno spazio crescente all’interno della storiografia contemporanea.
Hutton ricostruisce il cambiamento del concetto di memoria nella tradizione storica,
scegliendo alcuni momenti significativi (lo storicismo di Vico, la critica postmoderna
di Hawlbachs, la critica della tradizione degli storici francesi della scuola delle “Ann-
nales”, come Bloch, Ariès, Febvre, la “contromemoria” di Foucault) e conclude af-
fermando: «La ricerca sulla natura e l’uso della memoria viene oggi condotta con una
nuova forma di interesse e intensità. […] Ha aggiunto una nuova dimensione alla sto-
riografia rivelando la miriade di possibilità secondo cui la memoria ispira e conduce il
corso della ricerca storica» (p. xxv).
. Alcuni degli studi più recenti e significativi sono: L. Roniger, M. Sznajder, The
Legacy of Human Rights Violations in the Southern Cone. Argentina, Chile and Uruguay,
Oxford University Press, Oxford ; A. Brysk, The Politics of Human Rights in Ar-
gentina. Protest, Change, Democratisation, Stanford University Press, Stanford ; E.
Jelin, The Politics of Memory. The Human Rights Movements and the Construction of De-
mocracy in Argentina, in “Latin American Perspectives”, XXI, , pp. -; E. Jelin, S.
Kaufman, Layers of Memories. Twenty Years after in Argentina, in T. G. Ashplant, G.
Dawson, M. Roper (eds.), The Politics of War, Memory and Commemoration, Routled-
ge, London ; E. Jelin, Los trabajos de la memoria, Serie memorias de la represión,
Siglo XXI, Madrid ; P. Di Cori, La memoria pubblica del terrorismo. Parchi, musei e
monumenti a Buenos Aires, in F. Remotti (a cura di), Memoria, terreni, musei. Contribu-
ti di antropologia, archeologia, geografia, Dell’Orso, Alessandria , pp. -; L. da
Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado. La experiencia de reconstrucción del
mundo de los familiares de desaparecidos, Ediciones al Margen, La Plata .
. Nell’analisi dei processi del ricordo di eventi traumatici nel Cono Sud dell’A-
merica Latina è ricorrente il riferimento alla letteratura sulla Shoah, vero e proprio pa-
radigma interpretativo anche riguardo a fenomeni di stretta attualità. Scrive Wie-
viorka: «Tale riflessione è oggi indispensabile, non solo per quanto concerne il geno-
cidio. Essa dovrebbe permettere di chiarire altri processi all’opera rispetto ad altri epi-
sodi storici. Poiché, se Auschwitz è diventata la metonimia del male assoluto, la me-
moria della Shoah è diventata, bene o male, il modello della costruzione della memo-
ria, il paradigma a cui quasi ovunque si fa riferimento per analizzare il passato o per
tentare di installare nel cuore stesso di un evento storico che si svolge sotto i nostri oc-
chi, come di recente il caso della Bosnia, e che non è ancora divenuto storia, le basi del
futuro racconto storico» (A. Wieviorka, L’era del testimone, Raffaello Cortina Edito-
re, Milano , p. ).
. Ricorda Paul Ricoeur, nel corso di alcune lezioni su memoria e oblio presso
l’Università autonoma di Madrid, come «il ricordo e la memoria possono considerar-
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si per certi versi come un lavoro, come un compito o un dovere di fronte all’oblio. Una
delle grandi difficoltà che pone il problema del ricordo consiste nell’equilibrare la pas-
sività con l’attività e anche la responsabilità della memoria» (P. Ricoeur, La lectura del
tiempo pasado: memoria y olvido, Arrecife, Madrid , p. ).
. Espressione dell’antropologo Jonathan Boyarin, in Di Cori, La memoria pub-
blica del terrorismo, cit., p. .
. Chile, la memoria obstinada, video documentario sulle percezioni, i ricordi, le
lacerazioni della società cilena contemporanea rispetto al periodo della dittatura del
generale Pinochet. È una produzione franco-canadese-cilena presentata a Santiago del
Cile per la prima volta in occasione del Primer festival internacional de cine documen-
tal. Primera retrospectiva del cine documental chileno, realizzato presso il Goethe In-
stitut di Santiago nel mese di maggio del .
. Cfr. S. Guelerman, Escuela, juventud, genocidio, in Id. (comp.), Memorias en
presente. Identidad y transmisión en la Argentina posgenocidio, Grupo Editorial Nor-
ma, Buenos Aires , pp. -.
. Wilde ripercorre alcune azioni di forte impatto simbolico realizzate dal primo
governo democratico cileno dopo i diciassette anni di dittatura del generale Pinochet
(-). Ad esempio, il nuovo presidente Patricio Aylwin organizza un evento con le
mogli degli scomparsi presso lo Stadio Nazionale, luogo in cui, come i mass media di
tutto il mondo hanno mostrato, venivano raccolti in massa e torturati i prigionieri po-
litici nei giorni immediatamente successivi al golpe dell’ settembre . Recupera le
spoglie del presidente socialista Salvador Allende, morto quel giorno, e con un solen-
ne corteo le riporta presso il cimitero nazionale. Esprime pubblicamente le sue scuse
per aver inizialmente legittimato l’azione dei militari, in quanto esponente della de-
mocrazia cristiana. Nonostante si tratti di riflessioni centrate sul contesto cileno, si è
scelto di riprenderne l’essenza poiché esprimono dinamiche in un certo senso para-
digmatiche anche per quanto riguarda altri paesi del Cono Sud, in particolare l’Ar-
gentina, recentemente coinvolti in processi di transizione alla democrazia. Cfr. A. Wil-
de, Irruptions of Memory: Expressive Politics in Chile’s Transition to Democracy, in
“The Journal of Latin American Studies”, , , pp. -.
. Cfr. G. De Luna, La passione e la ragione. Fonti e metodi dello storico con-
temporaneo, La Nuova Italia, Milano , p. .
. Cfr. P. Nora, Il ritorno dell’avvenimento, in J. Le Goff, P. Nora (a cura di), Fa-
re storia, Einaudi, Torino , pp. -.
. Particolarmente ricchi di documenti sulla gestione dell’associazione, sia a Bue-
nos Aires che in altre sedi argentine, o per i gruppi all’estero, sia in America Latina
che in Europa, si sono rivelati gli archivi privati di Maria Paula H. (Caracas), Susana
S. (Parigi), Lucia F. (Madrid). Ci si riferisce soprattutto al materiale estrapolato da
I.M.P.R.O.L.H.I.J.O.S., Internalización de material periodístico relacionado o ligado a Hijos
por la identidad y la justicia, contra el olvido y el silencio, Santa Fe -, e
INFORMH.I.J.O.S. . Cfr. anche l’Informe del IV encuentro nacional de delegados de
H.I.J.O.S., Cahueta (Mendoza), - de junio e il Documento preparatorio a la asamblea
en Rosario, giugno .
. Questo organismo non governativo con sede a Londra ha prodotto, fin dai
primi anni Settanta, una serie di documenti di ricerca-azione come Action files o Ur-
gent actions relativi al caso argentino, attraverso i quali si fornivano notizie sulle vio-
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INTRODUZIONE
lenze in atto (ad esempio sulla situazione dei prigionieri nei campi di detenzione
clandestina) e si invitavano i soci a sostenere le diverse campagne di solidarietà or-
ganizzate in Europa. Per questa ricerca, si è scelto tuttavia di consultare prevalen-
temente actions files o comunicati stampa a partire dalla metà degli anni Novanta,
quando il problema dell’impunità diviene parte integrante dell’agenda di molti or-
ganismi non governativi esteri, e risulta inoltre possibile stilare primi bilanci com-
plessivi sull’operato di gruppi di familiari di vittime della dittatura di formazione re-
cente come quello dei figli. Ci si riferisce in particolare ai documenti contenuti o ci-
tati nei files: Amnesty International, International Secretariat, Americas Program
(AMR), Latin America. Crime without Punishment. Impunity in Latin America. A sta-
tement by Amnesty International, October , AI index: AMR //, distr.:
SC/GO/GR; Latin America. Crime without Punishment. Impunity in Latin America, AI
index: AMR //, distr.: SC/GO/GR; Trials in Spain against Humanity under Mili-
tary Regimes in Argentina and Chile, AI index: AMR //; Investigation into “Di-
sappearances” – a Step Towards Settling Outstanding Debt from “Dirty War”, AI in-
dex: AMR //.
. Amnesty International, International Secretariat, Americas Program (AMR),
Human Rights Defenders Team, More Protection, Less Persecution. Human Rights De-
fenders in Latin America, AI index: AMR //, distr.: SC/GR/CC; Amnistía Interna-
cional, Defensores de los derechos humanos en Latinoamérica. Más protección, menos
persecución, EDAI – Editorial Amnistía Internacional, Madrid , AI index: AMR
///s.; Amnesty International, International Secretariat, Americas Program
(AMR), Human Rights Defenders Team, Action file H.I.J.O.S. Children for Identity and
Justice against Forgetting and Silence, AI internal, December . Action Ref.: AF /;
Amnistía Internacional, Guatemala H.I.J.O.S. Justicia para la nueva generación, octubre
, AI indice: AMR ///s.
. A seconda della situazione finanziaria dell’associazione, la rivista “H.I.J.O.S.”
ha avuto talvolta una periodicità trimestrale, altre volte quadrimestrale. Si è procedu-
to allo spoglio dei numeri compresi tra il , quando ha origine questa pubblicazio-
ne, e il .
. I giorni del Condor. Videofestival sui diritti umani in America Latina, Milano,
maggio- giugno , Provincia di Milano – Settore cultura, Centro studi proble-
mi internazionali (CESPI), Fondazione cineteca italiana, (CESVI).
. Archeologia dell’assenza. Hijos, figli dei desaparecidos argentini, di Lucila
Quieto, Assemblea Teatro, Edizioni Angolo Manzoni, Torino .
. Buena memoria. Un racconto fotografico di Marcelo Brodski, Associazione cul-
turale Ponte della Memoria, SEG, Roma .
. Considerazioni di carattere generale sulla letteratura di testimonianza e il ruo-
lo del “nuovo giornalismo” nell’America Latina contemporanea, con particolari rife-
rimenti al caso argentino, sono fornite in J. Rodríguez-Luis, El enfoque documental en
la narrativa ispanoamericana. Estudio taxonómico, Fondo de Cultura Económica, Ciu-
dad de México .
. M. Ferretti, La memoria mutilata. La Russia ricorda, Corbaccio, Milano ,
pp. -.
. Cfr. F. Reati, Nombrar lo innombrable. Violencia política y novela argentina,
Editorial Legasa, Buenos Aires .
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gno Le fonti orali come fonti per la storia del XX secolo: raccolta, descrizione, conserva-
zione e uso, Associazione Nazionale Archivi Italiani, Roma ; C. Vangelista, Terra,
etnie, migrazioni. Tre donne nel Brasile contemporaneo, Il Segnalibro, Torino , pp.
-; United States Holocaust Memorial Museum, Oral History Interview Guidelines,
VII: Conducting the Interview, pp. -; VIII: Technical Guidelines for Audio Inter-
views, pp. -, Washington .
. Cfr. in particolare A. Martini, Il documento sonoro e la sua trascrizione, in Con-
tini, Martini, Verba manent, cit., pp. -.
. Cfr. le distinzioni tra “testo base”, “adattato”, “normalizzato”, “tradotto”,
a seconda del tipo di intervento operato sul testo al momento della trascrizione, ivi,
pp. -.
. Roniger, Sznajder, The Legacy of Human Rights Violations in the Southern Co-
ne, cit.; Brysk, The Politics of Human Rights in Argentina, cit.
. Jelin, The Politics of Memory, cit.
. La collana in dodici volumi Memorias de la represión, con contributi di auto-
ri vari sul Cile, l’Argentina, l’Uruguay, il Perù, è in corso di stampa presso la casa edi-
trice Siglo XXI di Madrid.
. Wieviorka, L’era del testimone, cit., pp. -.
. Ferretti, La memoria mutilata, cit., pp. -.
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Irruzioni
.
La nascita del movimento
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. IRRUZIONI
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.
Gli anni Novanta come “irruzioni della memoria”
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. IRRUZIONI
Freddo.
Qualcuno mi sta strappando i vestiti.
Freddo. Nausea.
Qualcuno mi trascina. Mani mi spingono verso il vuoto. Mi afferro al ba-
vero di una divisa. Non riesco ad aprire gli occhi. Sono troppo debole e
il militare si libera facilmente.
Mi lascerà in ricordo la zaffata del suo alito. Carne e vino rosso. Il rancio
degli eroi.
L’aria ghiacciata mi straccia i polmoni. Cado nel vuoto. Non riesco ad
aprire gli occhi.
Non riesco ad urlare.
Mi piacerebbe urlare. Sto per morire e vorrei annunciarlo al mondo.
Invece divento burattino dai movimenti scomposti. Non riesco a preci-
pitare con dignità.
Tra qualche istante l’impatto. Le ossa si frantumeranno all’istante e le
schegge mi trafiggeranno il cuore. La morte sarà istantanea. L’acqua gon-
fierà il corpo. I pesci lo aggrediranno a piccoli morsi.
Eccola qui la storia della mia ribellione. […]
Tonfi terribili sotto di me. I corpi dei miei compagni si schiantano come
automobili contro muri di cemento. Non riesco ad aprire gli occhi ma
sento gli spruzzi dell’acqua che si levano alti per ricadere su se stessi.
L’acqua dovrebbe accoglierti come una madre. Invece le leggi della fisi-
ca moltiplicano pesi per velocità e il risultato è l’orrore. […]
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Cosa devo fare? Gridare? E cosa? Viva la patria obrera, oppure Adiós.
Oppure frantumarmi in silenzio, uno dei tanti. Come si fa a lasciare un
segno della propria morte? Riesco solo a scalciare nel vuoto. Come un im-
piccato.
Sento l’odore del mare.
Sopra di me l’aereo che aumenta la potenza dei motori allontanandosi ve-
locemente.
Carne e vino rosso. Il rancio degli eroi.
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. IRRUZIONI
.
L’eredità di madri e nonne
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Noi siamo donne che hanno vissuto in un mondo isolato, un mondo che
finiva sulla porta delle nostre case. Ci hanno insegnato a stirare, lavare,
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. IRRUZIONI
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. IRRUZIONI
La lotta per la vita risale a uno dei miti fondamentali della cultura oc-
cidentale: Antigone e il suo rifiuto al potere totalizzante dello Stato, la
sua ricerca di un degno luogo di sepoltura per le spoglie del fratello in
un contesto che la bandisce come sovversiva… e dunque, paradossal-
mente, ciò che appare come nuovo potrebbe in realtà essere riproposi-
zione del vecchio.
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. IRRUZIONI
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. IRRUZIONI
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. IRRUZIONI
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E così è nata. E quindi ovvio, i miei interessi… quello che avevo per mia
figlia, non c’è dubbio ma… mi viene in mente… non so perché, chi lo
sa, per come ognuno di noi è fatto, per quello che ognuno di noi ha vis-
suto… Io utilizzo molto la logica… i pro e i contro… E allora, analiz-
zando freddamente, con tutto il dolore possibile nel cuore… che cosa ri-
maneva di tutta questa catastrofe, di tutto questo genocidio, con possi-
bilità di vita… Possibilità! I nostri figli erano morti o… impazziti [lun-
ga pausa] o scomparsi. E i bambini? Le nostre figlie erano state portate
via… Molte di loro, con un pancione di otto… quasi partorivano! Altre
invece… di due o tre mesi. Prendendo l’esempio terribile dei nazisti, dei
campi di concentramento, non… si sapeva di niente altro di simile, os-
sia di usare i bambini come bottino di guerra! È lì che va il nostro sfor-
zo, centrato sulla ricerca dei nipoti, è da lì che cominciamo… abbiamo
iniziato benissimo!
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Noi partiamo dal rivendicare la lotta dei nostri genitori. La loro assenza
costituisce un vuoto nella nostra società. Coloro che oggi non sono fisi-
camente nelle nostre case sarebbero i professori, i conducenti di autobus,
i muratori, gli avvocati, gli impiegati, i medici che vivevano tra di noi…
siamo convinti che se oggi fossero in vita, il nostro sarebbe un paese di-
verso. In qualche modo siamo tutti figli di desaparecidos. Per questo ci sia-
mo presi l’impegno di conoscere e raccontare la storia, per dimostrare
che non si sono portati via i nostri sogni con loro. Li facciamo nostri, e
per questo lottiamo.
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. IRRUZIONI
sito della redazione dei “libri del ricordo” da parte dei testimoni
diretti della Shoah:
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Note
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. Cfr. M. Agosin (ed.), Surviving, beyond Fear. Women, Children and Human Ri-
ghts in Latin America, White Pine Press, New York .
. Si stima infatti che persone siano state fatte sparire forzatamente nei pre-
parativi dell’evento, e almeno durante lo svolgimento dello stesso. Cfr. Navarro,
The Personal is Political, cit., p. .
. Nel alcune madri decidono di separarsi dal gruppo originario, dando vi-
ta alle Madres de Plaza de Mayo, Linea Fundadora. L’origine della scissione è fondata
essenzialmente sul disagio crescente nei confronti di una posizione che non contem-
pla il dialogo con il governo, non accetta risarcimenti di carattere finanziario né rico-
nosce la possibilità del ritrovamento dei corpi dei loro parenti. Lo slogan aparición con
vida (“li vogliamo vedere vivi”) lascia di fatto insoddisfatta la parte più propensa alla
mediazione con le istituzioni politiche. Per un’articolazione ulteriore delle motivazio-
ni della frattura, cfr. Fisher, Out of the Shadows, cit.
. Cfr. M. Feijoo, M. Gogna, Women in Transition to Democracy, in E. Jelin (ed.),
Women and Social Change in Latin America, United Nations Research Institute for So-
cial Development, Ginevra , p. .
. Ivi, p. .
. Il caso cileno è in questo senso emblematico. Per una ricostruzione più detta-
gliata delle iniziative di sussistenza a Santiago del Cile durante la dittatura di Pinochet,
cfr. B. Calandra, Le strategie del sommerso. Economia informale e popolare in Cile du-
rante e dopo il regime di Pinochet, Edizioni Lavoro, Roma ; M. R. Stabili, Fame e
libertà: ollas comunes a Santiago del Cile -, in “Latinoamerica”, , , pp. -
; L. Jansana, El pan nuestro. Las organizaciones populares para el consumo, PET, San-
tiago ; B. Gallardo, El redescubrimiento del carácter social del hambre: las ollas co-
munes, in F. Chateau, B. Gallardo, E. Morales, J. Piña (comp.), Espacio y poder. Los
pobladores, FLACSO, Santiago . Per quanto riguarda invece il complesso delle or-
ganizzazioni popolari, cfr. C. Hardy, Organizarse para vivir. Pobreza urbana y organi-
zación popular, PET, Santiago e L. Razeto Migliaro, Las organizaciones económicas
populares -, PET, Santiago .
. Taylor, Disappearing acts, cit., p. .
. Fisher, Out of the Shadows, cit., p. .
. Cfr. J. Schirmer, The Seeking of Truth and the Gendering of Consciousness. The
Comadres of El Salvador and the Conavigua Widows of Guatemala, in S. Radcliffe, S.
Westwood (eds.), Viva! Women and Popular Protests in Latin America, Routledge,
London .
. Cfr. C. Scoppa, I diritti delle donne sono diritti umani, in Bartoloni, A volto
scoperto, cit., pp. ss. Per un excursus sulle politiche di genere all’interno degli or-
ganismi internazionali volti alla difesa dei diritti umani cfr., sempre all’interno dello
stesso volume collettaneo, il saggio di Bartoloni, Introduzione. Politiche e genere nelle
Nazioni Unite, pp. -.
. Cfr. E. Jelin, Women, Gender, and Human Rights, in E. Jelin, E. Hershberg
(eds.), Constructing Democracy. Human Rights, Citizenship and Society in Latin Ame-
rica, Wesview Press, San Francisco , pp. -.
. Ci si riferisce, tra i vari esempi possibili, al caso cileno, che vede la formazio-
ne del MEMCH (Movimiento de Emancipación de la Mujer Chilena) a partire dal .
Per una sintetica ricostruzione dei movimenti femministi in questo paese, cfr. A. Froh-
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man, P. Valdés, Democracy in the Country and in the Home. The Women’s Movement
in Chile, FLACSO, Doc. de trabajo, Serie Estudios Sociales n. , Santiago .
. Cfr. F. Miller, Latin American Women and the Search for Social Justice, Uni-
versity Press of New England, Hanover e London ; N. Saporta Sternbach, M.
Navarro, P. Chuchryk, S. Alvarez, Feminism in Latin America: from Bogotá to San
Bernardo, in A. Escobar, S. Alvarez (eds.), The Making of Social Movements in La-
tin America, Westview Press, San Francisco . Sulla storia del movimento fem-
minista in America Latina e sul coinvolgimento di movimenti di donne nelle asso-
ciazioni in difesa dei diritti umani, cfr. anche J. Jaquette, The Womens’ Movement
in Latin America. Participation and Democracy, Westview Press, San Francisco
e S. Westwood, S. Radcliffe, Viva! Popular protests in Latin America, Routledge,
London . Una sintesi sulla partecipazione politica delle donne in America La-
tina in una visione di lungo periodo è fornita da A. Lavrín, Women in twentieth-
century Latin American Society, in Bethell, The Cambridge History of Latin Ameri-
ca, cit., VI, pp. -.
. Stabili, Il movimento delle madri in America Latina, cit., pp. -.
. Arditti, Searching for Life, cit., pp. -. Una raccolta di testimonianze diret-
te delle Nonne di Plaza de Mayo sulla ricerca e il ritrovamento dei nipoti, è J. E. No-
siglia (comp.), Botín de guerra, Editorial La Página, Buenos Aires .
. Cfr. M. Artés (“Sacha”), Crónica de una desaparición. La lucha de una Abuela
de Plaza de Mayo, Espasa, Madrid . Matilde attualmente vive a Madrid con la ni-
pote e le due bisnipoti (una si chiama Graciela, come la figlia scomparsa). Nel
fugge in Spagna in seguito a diverse minacce. Nel , dopo le elezioni del democra-
tico Alfonsín, torna a vivere in Argentina. Non vi rimarrà per più di tre anni, perché
profondamente a disagio rispetto a molti retaggi di autoritarismo che, a partire dal
comportamento della polizia che la scorta, ostacolano il normale svolgimento della sua
quotidianità e di quella della nipote. Pertanto ri-sceglie la condizione dell’esilio, e dal
risiede stabilmente in Spagna.
. Sui meccanismi di funzionamento di questo piano di collaborazione tra le for-
ze armate di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile che prevedeva, ad esempio,
l’intercettazione e lo scambio di prigionieri politici, cfr. la recente inchiesta della gior-
nalista cilena Patricia Verdugo, Il Condor nero, Sperling & Kupfer, Milano . Cfr.
anche E. Cuya (comp.), La operación Condor. El terrorismo de estado de alcance tran-
snacional, pubblicato sul sito web della ONG spagnola Equipo Nizkor: www.dere-
chos.org.
. Intervista con Matilde Artés, Madrid, ottobre , archivio personale.
. Sui silenzi, gli scarti, i “non detti” che emergono dalle fonti orali, considera-
zioni dense di significato emergono in L. Passerini, Fonti orali: utilità e cautele, in “Sto-
rie e Storia”, Roma, aprile ; Id., Sull’utilità e il danno delle fonti orali, in Id., Sto-
ria orale. Vita quotidiana e cultura materiale delle classi subalterne, Rosenberg & Sel-
lier, Torino .
. Intervista con Matilde Artés, cit.
. Intervista con Estela Carlotto, Roma, novembre , archivio personale.
. Ibid.
. In “Resumen”, aprile , p. .
. Cfr. Wieviorka, L’era del testimone, cit., p. .
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. IRRUZIONI
. Si oscilla tra chi sostiene una diretta e visibile influenza sul declino della le-
gittimità del regime e chi invece considera quasi nullo il loro apporto, evidenziando
altre dinamiche come fattori determinanti, come ad esempio i mutati equilibri di for-
za tra potere civile e militare dopo la sconfitta nella guerra per le isole Falkland-Mal-
vinas del , come si vedrà più dettagliatamente nel capitolo III. Due esempi di po-
sizioni discordanti: Brysk, The Politics of Human Rights in Argentina, cit., cap. X e D.
Pion Berlin, To Prosecute or to Pardon? Human Rights Decisions in the Latin America
Southern Cone, in N. J. Kritz (ed.), Transitional Justice. How Emerging Democracies
Reckon with Former Regimes, United States Institute for Peace, Washington DC ,
pp. ss.
. M. Keck, K. Sikkink, Activists Beyond Borders. Advocacy Network in Interna-
tional Politics, Cornell University Press, Ithaca , pp. -.
. Brysk, The Politics of Human Rights in Argentina, cit., p. .
. Per una sintesi agevole sulle cause del tracollo dell’economia argentina sul lun-
go periodo, cfr. L. A. Romero, Le radici storiche del crollo argentino, in “Contempo-
ranea. Rivista di storia dell’ e del ’”, VI, , aprile , pp. -.
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Identità
.
H.I.J.O.S.: la struttura
Mi mancavano foto dei miei genitori insieme, foto dei miei con me, vole-
vo vedere come sarebbe venuta la nostra immagine insieme, e quindi ho
deciso di crearla. La tecnica è un prodotto sperimentale, in realtà è solo
la prima fase di un lavoro che è allo stesso tempo una ricerca sulla mia
identità e che mi piacerebbe trasmettere anche ai miei compagni.
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Negli occhi di mio padre vedo l’oceano. Lavorava nel porto di Buenos
Aires. Faceva politica nel barrio di Mataderos. Era un Montonero. L’han-
no sequestrato il agosto del . Si chiamava Carlos Alberto Quieto.
Io mi chiamo Lucila. Ho anni. Sono una fotografa. Nelle mie opere
unisco il passato al presente per non dimenticare. Il presente al futuro per
rivendicare giustizia.
.
Frattura e ricostruzione: Identità
Cosa vedi quando mi vedi. Quando la bugia è verità. Le nostre storie so-
no diverse. Le nostre vite sono state diverse. Ma lo sguardo è lo stesso.
Chiudiamo gli occhi e iniziamo a guardarci dentro. Vediamo i ricordi co-
me foto, cartoline di un tempo che è rimasto congelato. Nel freezer del-
la nostra memoria.
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. IDENTITÀ
No… non ricordo bene ma… o mi avevano detto che i miei genitori era-
no morti… o… non ricordo! Mi ricordo che avevo sette o otto anni e…
è incredibile, non ricordo bene, ti giuro… beh, non è poi così incredibi-
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le ma… ricordo che dicevo ai bambini del mio quartiere che i miei lavo-
ravano in Francia ma sai, ero un bambino strano… molto introverso…
[abbassa la voce].
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. IDENTITÀ
America Latina tra storia e memoria, nel giugno del , in qua-
lità di figlia di una vittima del regime. Originaria di La Plata, cit-
tadina universitaria a poche decine di chilometri dalla capitale
federale, è figlia di una studentessa di filosofia attiva nell’ambi-
to dell’università e di un avvocato, impegnato fin dall’adole-
scenza nel comitato giovanile della Unión Cívica Radical, poi
membro influente del partito e avvocato attivo nella CGT (Con-
federación General de Trabajadores), uno dei maggiori sindacati
argentini. Tra i suoi compiti principali c’è dunque la difesa dei
lavoratori, compresi i numerosi prigionieri politici. Il padre di
Matilde è una figura decisamente scomoda al regime, che infat-
ti lo sequestra e lo uccide pochi mesi dopo il colpo di Stato. In
seguito a questo episodio, la madre si rifugia in Venezuela assie-
me alle due figlie piccole, e lì trascorrono diversi anni in esilio,
fino a che, dopo una breve parentesi di rientro in Argentina in
seguito alle elezioni democratiche del , vengono a vivere in
Italia per motivi di lavoro.
Matilde ricorda a proposito dell’associazione H.I.J.O.S., a cui ha
sporadicamente partecipato durante i suoi soggiorni argentini:
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. IDENTITÀ
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Si è creata una rivoluzione anche nel campo della psicologia… noi non-
ne abbiamo mantenuto contatti con le associazioni di genitori adottivi,
soprattutto con quelle svedesi. Perché… a differenza di altri paesi, lì i
ragazzi si possono emancipare all’età di anni. Quindi la disperazione
di questi genitori adottivi era che quando i bambini, arrivati a una cer-
ta età, si rendevano conto di esser stati adottati, se ne andavano di ca-
sa! E volevano l’appoggio del governo. […] Ma perché i nostri bambi-
ni hanno avuto una reazione completamente diversa da loro? Ebbene,
le conclusioni a cui si arriva dopo anni di tante ricerche… con un’e-
quipe di psicologi venuti da tutte le parti del mondo… è stata che noi
nonne dicevamo la verità! E che sempre… insomma, si è trattato di
un’adozione legittima, corretta… un gesto d’amore. Perché adottare un
bambino… che non è frutto… e lo adotti come tuo è un gesto di amo-
re meraviglioso! E proprio perché è un atto d’amore… deve esser fon-
dato sulla verità. E al bambino, una volta arrivato a una certa età… che
si tratti di genitori adottivi o meno, bisogna dire da dove viene. Indi-
pendentemente dal fatto che, in questo caso, forse non si sa chi è la ma-
dre né il padre! E viene la sindrome dell’abbandono, perché? Perché
sono bambini abbandonati. La differenza con i nostri bambini è che
quando si dice loro la verità, fondata sulla giustizia, sanno… che non
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. IDENTITÀ
sono stati abbandonati. E che c’è sempre stata dietro di loro una fami-
glia che li cercava, per cui non soffrono questo processo di abbandono.
Vengono crisi di altro tipo, piuttosto….
Tuttavia, per quanto riguarda i rari casi dei ragazzi che, venuti a co-
noscenza della loro vera origine, hanno preferito rimanere presso
le famiglie adottive, non trapela nessun tipo di comprensione,
quanto piuttosto la profonda avversione per quelli che lei defini-
sce “gli aguzzini”:
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bino si dice che non è figlio di quelli che pensava essere i suoi genito-
ri… c’è una reazione violenta, contraddittoria… che con il tempo si va
metabolizzando… Perché alcuni di loro (sono la minoranza) non sono
voluti andare a vivere con la famiglia biologica, altri sì, altri hanno ac-
cettato una famiglia intermedia… altri ancora sono ritornati con gli
aguzzini. […] Ma… nel caso di quelli che sono tornati, comunque, nes-
suno ci è rimasto più di un anno. Il caso dei gemelli Miara, uno dei ca-
si maggiormente manipolati dalla destra… quello che ha scelto di tor-
nare… se n’è andato via, prima ancora che finisse l’anno. E poi se n’è
andato anche l’altro. E certo è curioso che, al di là dell’aspetto econo-
mico, che certamente conta… c’è anche una parte che ha a che vedere
più con l’inconscio, col subconscio e… insomma tutti e due sono an-
dati a riscuotere i risarcimenti finanziari per i loro genitori! E poi
ognuno se n’è andato via.
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. IDENTITÀ
l’aeroporto di Lima, aspetta. Dalla cima delle Ande, sua figlia Tamara le
viene incontro volando.
Tamara viaggia accompagnata da due nonne che l’hanno ritrovata.
Divora tutto ciò che le viene servito in aereo, senza lasciare né una bri-
ciola di pane né un granello di zucchero.
A Lima, Rosa e Tamara si scoprono. Si guardano allo specchio, in-
sieme, e sono identiche: gli stessi occhi, la stessa bocca, gli stessi nei ne-
gli stessi posti.
Quando cala la sera, Rosa fa il bagno alla figlia. Nel metterla a letto,
sente un odore dolciastro, di latte; e le fa il bagno di nuovo. E di nuovo.
Ma per quanto sapone possa usare, non c’è modo di toglierglielo da dos-
so. È un odore strano… e d’un tratto capisce. È l’odore dei bebè non ap-
pena finiscono la poppata: Tamara ha dieci anni e questa sera profuma di
bambino appena nato.
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.
Homenajes: il presente come storia
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. IDENTITÀ
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Per sapere chi siamo e per svolgere un ruolo nella società dobbiamo en-
trare dentro la storia, dobbiamo entrare dentro la memoria, i nostri geni-
tori sono una generazione che oggi non esiste come tale. Vogliamo svol-
gere un lavoro nella società? Conclusione: sapere specificamente che co-
sa hanno fatto i nostri genitori.
[Volevamo capire] che tipo di memoria e… che cosa voleva dire essere
militanti in quel momento… concretamente. Che si diceva sull’econo-
mia, che dicevano, che si diceva alle riunioni, dei mezzi, dei metodi, di
come prendere il potere, se si doveva prendere il potere, che cosa vole-
vano fare, che cosa volevano creare… nel paese. Per dire, volevano pren-
dere il mondo, certo ma… che cosa ne volevano fare?
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A proposito della memoria collettiva, credo che lo storico non debba so-
lamente riabilitare ciò che ha avuto luogo, ma anche i progetti delle per-
sone nel passato. Raymond Aron nella sua Introduzione alla filosofia del-
la storia, un libro del che a mio giudizio rimane uno dei migliori li-
bri contemporanei di filosofia della storia, insiste, nell’epoca in cui si tro-
vava sotto l’influenza di Sartre e dell’esistenzialismo, che la storia deve ri-
vivere le “promesse incompiute”, vale a dire, quello che la gente sognava
di realizzare. Detto in altra maniera: nel loro futuro c’è stato qualcosa che
non hanno potuto fare.
.
L’anello mancante: memorie della desaparición
In una ricerca sui figli argentini, Susana Kaiser descrive una dinami-
ca di grande potenza evocativa che si verifica nel giugno del , in
occasione della commemorazione dei “mille giovedì” delle madri. In
testa al corteo camminano le donne, in coda i figli, al centro uno spa-
zio vuoto di vari metri, a simboleggiare l’invisibile presenza dei desa-
parecidos, l’anello generazionale mancante, ma emotivamente pre-
sente, tra di loro: una delle ferite aperte della società argentina, che
forse si potrà rimarginare solo lungo un arco temporale molto esteso.
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. IDENTITÀ
E ancora:
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Una ricerca che in parte verte sui “silenzi della storia” non è dun-
que esente da una paradossale sfida, così efficacemente sintetiz-
zata da Le Goff in un noto saggio sulla memoria e sul carattere
multiforme della documentazione storica necessaria per rico-
struirla:
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sogni era vivo, sempre, era vivo, era vivo… e aveva anni, non era un
uomo vivo di quaranta! Lui è scomparso quando aveva anni….
Lei ha dato… era come se avesse restituito l’identità a mio padre. Era co-
me tornare a ciò che lui realmente era, dirlo all’Argentina intera, dirlo a
tutto il mondo! Che i desaparecidos erano morti, che stavano lì… e chiu-
dere la bocca alla società intera! […] È stato veramente molto intenso. E
infatti è come se, all’improvviso… per esempio, Hebe, le madri di He-
be non sono d’accordo con il ritrovamento dei corpi. Per non parlare di
tutto quello che è rimasto in sospeso per la faccenda della giustizia… e
insomma, voleva dire andare contro un mare di cose in Argentina… e…
allo stesso tempo voleva dire dare un senso personale [cala il tono di vo-
ce] a tutta la storia della sepoltura. […]
E proprio tutte queste cose, legate alla vita quotidiana, fanno sì che…
l’inquietudine della desaparición continui a funzionare. La società argen-
tina è completamente presa da questo. Completamente presa perché non
c’è mai… La desaparición è presente, è lì, si sente! E non solo per i fami-
liari, ma per tutta la società. Ed è per questo che… non è stato assimila-
to bene in Argentina. La gente non ha le idee chiare. Ma sente il peso del
desaparecido, che è presente.
Per di più, in Argentina sono state create un sacco di storie attorno ai de-
saparecidos. C’è stata tutta una politica della dittatura nel creare… pro-
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prio perché non volevano che la società avesse dubbi, che pensasse che li
avevano uccisi, ma anzi, [che pensasse] che i desaparecidos erano vivi…
proprio così. Inoltre, c’era tutta una parte della… retorica militare che in-
duceva a pensare proprio così: i desaparecidos sono all’estero, i desapare-
cidos sono pieni di soldi, i desaparecidos… insomma, tutta una serie di leg-
gende su di loro che… beh, che la società ha capito in pieno.
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Durante gli anni Ottanta… non si trattava certo solo di mia madre! Era
un movimento collettivo, non riguardava mica solo lei… In questa fase,
già dagli anni Ottanta, si è cominciato a parlare dei prigionieri politici…
non era certo un suo delirio personale! Il prigioniero politico ha una sua
identità a livello nazionale, e dato che le persone sono scomparse… cer-
to è che mancano ancora studi sistematici, studi approfonditi, più… dal-
l’interno. Forse si parlerà dei sopravvissuti ai campi clandestini o degli
esiliati. Perché vedi, si tratta di figure molto diverse tra di loro, non è una
sola storia, sono molte storie, e ognuna… anche se la desaparición pre-
senta anche un problema comune: per esempio, cosa si elabora di una
persona che è stata desaparecida per tre giorni? Non si può chiamare de-
saparecido. Per quello che la scomparsa comporta… e quindi ci sono…
ci sono dei gruppi all’interno di quella che è stata la repressione che non
si sono mai realmente definiti, e che… Per esempio, H.I.J.O.S. è stato uno
dei primi a dare la parola ai sopravvissuti, perché ad esempio le madri…
li considerano come mezzi traditori. Non… non c’è stato spazio per i so-
pravvissuti dei campi! E il prigioniero politico poi è ancora un’altra sto-
ria, il prigioniero politico è come… non è come il sopravvissuto del cam-
po, il sopravvissuto del campo è una persona che è stata con i desapare-
cidos ma che non è desaparecido… E la prima cosa che viene in mente è:
perché lui no e gli altri sì?
Vale notare, come è già emerso nel corso di questo lavoro, come
dinamiche di appartenenza, o al contrario di rifiuto rispetto a de-
terminate categorie di vittime, provocano spaccature, a volte insa-
nabili, all’interno del movimento per i diritti umani, ai nostri occhi
forse idealmente percepito come una realtà uniforme negli obiet-
tivi e nei metodi. Ricorda un’altra testimone, Lucía F., figlia di
un’attivista politica temporaneamente desaparecida:
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Note
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. In “H.I.J.O.S.”, , , p. .
. Il contatto con il testimone è avvenuto nell’arco di tre incontri. In una prima
fase, in occasione della proiezione del film H.I.J.O.S. di Marco Bechis, Pablo inaugura
a Ferrara il Festival per i diritti umani in Argentina, facendo cenno anche alla propria
vicenda personale. Un secondo contatto si è verificato in un liceo classico, dove è sta-
to invitato a portare agli studenti dell’ultimo anno riuniti in assemblea la propria te-
stimonianza e il senso complessivo dell’azione di H.I.J.O.S. Una terza volta, nel corso
di un colloquio privato, avviene invece l’intervista propriamente detta.
. Intervista con Pablo D., Ferrara, febbraio , archivio personale.
. Ibid.
. Argentine. Deux dirigeants du Parti radical sont assassinés, in “Le Monde”,
settembre e E. Anguita, M. Caparrós, La voluntad. Historia de la militancia revo-
lucionaria en la Argentina -, Grupo Editorial Norma, Buenos Aires , pp.
- e .
. Testimonianza di Matilde K., Roma, giugno .
. Per ulteriori dati di carattere quantitativo e qualitativo sui ritrovamenti, cfr.
Asociación Abuelas de Plaza de Mayo, Niños desaparecidos, jóvenes localizados en la
Argentina de a , Temas Grupo Editorial, Buenos Aires .
. Una dettagliata ricostruzione della ricerca delle nonne e della loro azione di
lobbying attraverso il contributo di diversi attori internazionali, in particolare alcuni
membri della comunità scientifica statunitense, è fornita da Keck, Sikkink, Activists
beyond Borders, cit., pp. ss.
. La Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dall’Assemblea generale
delle Nazioni Unite il novembre , viene ratificata dall’Italia con legge del
maggio , n. e depositata presso le Nazioni Unite il settembre .
. UNICEF, Convenzione sui diritti dell’infanzia, Comitato italiano per l’UNICEF
Italia, Roma , Parte I, articolo , pp. -.
. Intervista con Matilde Artés (“Sacha”), cit.
. Cfr. Courrier de l’ACAT (Association de Chrétiens pour l’Abolition de la Tor-
ture), équipe de parrainages, Les Enfants disparus en Argentine. Dossiers, Paris, no-
vembre ; Id., Parrainage d’un enfant disparu, Paris, novembre ; Id., Las Abue-
las de la Plaza de Mayo, Paris, juin ; Id., Enfants disparus. Pour qu’ils ne soient pas
les oubliés de la memoire, n. , Paris, mai .
. Nell’aprile del , ad esempio, si organizza a Buenos Aires un convegno dal
titolo Filiación, Identidad, Restitución. Vi partecipano oltre persone, inclusi espo-
nenti della cultura (Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace e rappresentan-
te del Centro per i diritti umani delle Nazioni Unite; Graciela Fernández Mejide,
membro direttivo della Asamblea Permanente por los Derechos Humanos – APDH), rap-
presentanti della chiesa cattolica dissidente (monsignor Jorge Novak, vescovo della
diocesi di Quilmes, attivo militante per i diritti umani), e del mondo giuridico inter-
nazionale (Eugenio Zaffaroni, giudice della Camera nazionale federale argentina e al-
tri avvocati).
. Intervista con Matilde Artés (“Sacha”), cit.
. Diminutivo affettuoso dallo spagnolo abuela, “nonna”.
. Ibid.
. Ibid.
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. IDENTITÀ
. Cfr. M. Carlotto, Il giorno in cui Gabriel scoprì di chiamarsi Miguel Angel, Edi-
zioni EL, Trieste ; E. Osorio, I vent’anni di Luz, Guanda, Milano .
. Cfr. I. Moretti, In Sudamerica. Trent’anni di storie latinoamericane dalle dittatu-
re degli anni Settanta al difficile cammino verso la democrazia, Sperling & Kupfer, Mila-
no ; Id., I figli di Plaza de Mayo. La tragedia di un’identità ritrovata: storia dei figli
dei desaparecidos adottati dai carnefici dei loro genitori, Sperling & Kupfer, Milano .
Per ulteriori riferimenti sui casi dei bambini che hanno voluto rimanere con le famiglie
dei militari che li hanno adottati, cfr. in particolare il caso presentato nelle pp. -.
. E. Galeano, Memoria del fuego, III: El siglo del viento, Siglo XXI, Madrid ,
pp. -.
. Intervista con Estela Carlotto, cit.
. In “H.I.J.O.S.”, , , p. .
. Testimonianza di Matilde K., Roma, giugno .
. J. Le Goff (a cura di), Memoria, in Enciclopedia Einaudi, VIII, Torino , p.
.
. «Il potere della memoria deve necessariamente confrontarsi col potere stabi-
lito ideologicamente, che può arrivare a prescrivere e limitare lo spazio possibile del
ricordo. Le relazioni di potere dello spazio politico influiscono inevitabilmente nella
dialettica esistente tra memoria e oblio» (cfr. P. Ricoeur, La lectura del tiempo pasado:
memoria y olvido, Arrecife, Madrid , p. ).
. “I.M.P.R.O.L.H.I.J.O.S. – Internalización de material periodístico relacionado o
ligado a Hijos por la identidad y la justicia, contra el olvido y el silencio”, , e
“H.I.J.O.S.”, , , p. .
. Intervista con Natalia L., Parigi, ottobre , archivio personale.
. Tra le date scelte si ricordi il marzo (giorno del colpo di Stato), il giugno
(legge di Obbedienza dovuta), il agosto (massacro a Trelew di alcuni militanti di
gruppi guerriglieri), il ottobre (assunzione al potere di Domingo Bussi, ex tortura-
tore e attualmente governatore di provincia), il dicembre (giornata internazionale
per i diritti umani), il dicembre (legge di indulto). Cfr. INFORMH.I.J.O.S., Informe del
IV encuentro nacional de delegados de H.I.J.O.S., Cahueta (Mendoza), - de junio .
. M. Seoane, H. Ruiz Núñez, La notte dei lapis, Editori Riuniti, Roma .
. Gillespie, Soldiers of Peron, cit., pp. ss.
. In “H.I.J.O.S.”, , , pp. -.
. Ricoeur, La lectura del tiempo pasado: memoria y olvido, cit., p. .
. Cfr. S. Kaiser, Outing Torture in Post Dictatorship Argentina, in “NACLA Re-
port on the Americas”, XXXIV, , July/August , pp. -.
. Stabili, Il movimento delle madri in America Latina, cit., p. .
. Ferretti, La memoria mutilata, cit., p. , corsivo dell’autore.
. Ivi, pp. -, corsivo mio.
. Wieviorka, L’era del testimone, cit., p. .
. J. Le Goff (a cura di), Storia, in Enciclopedia Einaudi, XIII, Torino , p. .
. L. da Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado. La experiencia de
reconstrucción del mundo de los familiares de desaparecidos, Ediciones al Margen, La
Plata , pp. -.
. Cfr. P. Ariès, Essais sur l’histoire de la mort en Occident du Moyen Age jusqu’à
nos jours, Seuil, Paris (trad. it. Storia della morte in Occidente: dal medioevo ai gior-
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L A M E M O R I A O S T I N ATA
ni nostri, Rizzoli, Milano ); Id., L’homme devant la mort, Seuil, Paris (trad. it.
L’uomo e la morte dal Medioevo ad oggi, Laterza, Roma-Bari ). Altro testo classico
di riferimento per quanto riguarda la storiografia francese è M. Vovelle, La morte e
l’Occidente: dal ai giorni nostri, Laterza, Roma-Bari .
. Vovelle, La morte e l’Occidente, cit., p. VI.
. Ariès, Storia della morte in Occidente, cit., p. .
. Cfr. Wieviorka, L’era del testimone, cit., p. .
. «Desde , todo mi país se transfiguró en una sola muerte numerosa que al
principio parecía intolerable y que luego fue aceptada con indiferencia y hasta olvi-
do», citato in N. Strejlevic, Una sola muerte numerosa, North South Center Press, Uni-
versity of Miami .
. L. Bodelevski, Panzas!, , proiettato durante I giorni del Condor. Videofe-
stival sui diritti umani in America Latina, Milano, maggio- giugno , Provincia
di Milano – Settore cultura, Centro studi problemi internazionali (CESPI), Fondazione
cineteca italiana, CESVI.
. Intervista con Natalia S., Madrid, ottobre , archivio personale.
. Ibid.
. Da Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado, cit., p. .
. Ariès, Storia della morte in Occidente, cit., p. .
. Intervista con Susana S., Parigi, ottobre , archivio personale.
. Ibid.
. Hebe de Bonafini, ex presidentessa delle Madri di Plaza de Mayo.
. Ibid.
. Ibid.
. Cfr. da Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado, cit., pp. ss.
. M. Franco, Exilio y otredad: la costrucción del enemigo bajo el terrorismo de
Estado, ponencia presentada al Primer congreso historia y memoria, Facultad de Hu-
manidades, Universidad Nacional La Plata, abril , p. . Cfr. anche M. Osiel, La
creazione della sovversione nella guerra sporca d’Argentina, in M. Flores (a cura di), Sto-
ria, verità e giustizia. I crimini del XX secolo, Mondadori, Milano , pp. -.
. Cfr. V. Vecchioli, Políticas de la memoria y formas de clasificación social. ¿Quié-
nes son las víctimas del Terrorismo de Estado en la Argentina?, in B. Groppo, P. Flier
(comp.), La imposibilidad del olvido: recorridos de la Memoria en Argentina, Chile y
Uruguay, Ediciones al Margen, La Plata , pp. -.
. Cfr. ad esempio, per quanto riguarda il caso cileno, le riflessioni in A. García
Castro, ¿Quiénes son? Los desaparecidos en la trama política chilena (-), in
Groppo, Flier, La imposibilidad del olvido, cit., pp. -.
. Intervista con Susana S., cit.
. Intervista con Lucía F., cit.
. Intervista con Natalia L., Parigi, ottobre , archivio personale.
. Si segnalano a questo proposito, anche se relativi al contesto cileno, alcuni stu-
di di psicologia clinica. In particolare cfr. E. Lira, E. Weinstein, Psicoterapia y repre-
sión política, Siglo XXI, Ciudad de México .
. In Recuerdo de la muerte le storie di vita delle ex detenute sono spesso arric-
chite da note esplicative che spiegano in maniera precisa e puntuale il contesto in cui
si verificano determinati avvenimenti – soprattutto per quanto riguarda la cattura di
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Dissonanze
.
Padri e figli
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. DISSONANZE
Deve essere stato molto difficile per lui. Anche se credo che abbia avu-
to un acume politico molto particolare per la sua epoca, provo a non
mitizzarlo. Idealizzare troppo una persona vuol dire anche spogliarla
di tutto il suo contenuto umano. A volte si crede che un leader sia una
persona diversa dagli altri, in grado di resistere a tutto, e mio padre non
era così.
Abbiamo cominciato guardandoci gli uni negli occhi degli altri. E ades-
so vogliamo guardare tutti insieme verso la stessa direzione, verso lo stes-
so futuro. Costruire tutti insieme questo futuro. Quello che i nostri geni-
tori avevano sognato per noi. […]
Per molti anni nessuno ci ha chiamati “figli”. Volevano che fossimo
figli di nessuno. Oggi siamo dei combattenti, figli di combattenti. I nostri
genitori marciano con noi.
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L A M E M O R I A O S T I N ATA
cina della memoria del figlio, più che la gratitudine dello scam-
pato pericolo, emerge l’orgoglio della militanza vissuta al limite
del rischio estremo:
[E per di più] con un figlio! Una volta mia nonna mi ha raccontato che
le ha detto «Ehi, Marta, ma perché ti sei coinvolta in tutto questo, con
un figlio!». […] E infatti, dopo che mio padre era stato sequestrato ed
era desaparecido… proprio da lì mia nonna ha cominciato a dire a mia
madre… ha iniziato a dire «ahi, ma perché si è cacciata in questa fac-
cenda, se ha un bambino» e così via… mia nonna lo racconta come qual-
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. DISSONANZE
Pablo, inoltre, è a conoscenza del fatto che suo padre facesse uso
di armi. Dal racconto non emerge nessun tipo di giudizio in me-
rito, quanto piuttosto la percezione di una violenza diffusa,
“normalizzata”. Comprensibile, nel suo metro di valutazione,
perché commisurata alla tensione politica e sociale del momen-
to, che investiva in maniera capillare tutto il mondo del lavoro,
non escluso quello della fabbrica in cui il padre svolgeva attività
politica.
A livello personale, mah, non so… sì, all’inizio mi sembrava una cosa mi-
tica, sai? [sorride]… L’eroe… poi no, ma allo stesso tempo non credo
che… voglio dire, è normale, per quel periodo, che un militante sinda-
cale girasse armato, non era necessariamente per andare a dare l’assalto
alle caserme… sicuramente lo faceva perché venivano le squadre di po-
lizia sindacale! Lui era un militante del PRT… e il PRT ha cercato di rag-
giungere un certo livello di adesioni nella classe operaia. […] Lavorava
nel settore metallurgico… il PRT cercava consenso nella classe operaia,
ma c’erano anche i militanti sindacali peronisti, quelli di sinistra che…
certamente andavano più o meno d’accordo con loro, però la maggio-
ranza erano sicuramente militanti peronisti di destra, e questi erano ti-
pi… che magari arrivavano lì, ti prendevano e ti davano uno scossone, o
venivano alle assemblee armati, per questo era… molto comune portare
armi con sé, data l’epoca! Quindi non mi sembra una cosa così… voglio
dire, mi sembra che le armi… compresa la difesa personale… è qualco-
sa di… in un periodo così. Poi, se lui ha partecipato ad azioni più… im-
pegnate, ad… azioni armate [abbassa la voce] non lo so e… non so co-
sa penserei a riguardo. […] Mi piacerebbe sapere bene cosa… cosa ha
fatto, e cosa no… lui è stato coinvolto, ma non si è mai saputo bene il
perché, in un attacco che ha organizzato l’ERP a Catamata, nel ’, li han-
no presi tutti, vivi, e poi li hanno fucilati, è stata una cosa terribile, ed è
stato un grandissimo errore da parte dell’ERP perché ha dissolto… han-
no perso gente di grande valore!
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tutto ciò che si svolge fuori dai luoghi deputati alla ricerca scientifica in
senso stretto, della storia degli storici, che è invece scritta di norma per
gli addetti ai lavori e un segmento molto ristretto di pubblico. […] Alla
luce di questa definizione estrinseca, partecipano all’uso pubblico della
storia anche opere concepite e realizzate come lavori scientifici e che tut-
tavia hanno un impatto pubblico che trascende di gran lunga la cerchia
degli addetti ai lavori.
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. DISSONANZE
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. DISSONANZE
che la memoria non sia pacificata una volta per tutte è segno di una sua
originaria conflittualità. L’opera di selezione e di formazione che presie-
de al ricordo ha spesso a che fare con il potere, sia quello formale e cen-
tralizzato sia quello diffuso e sotterraneo, proprio delle relazioni inter-
personali. E così anche nella famiglia, anche nella coppia – di amanti o di
amici – dove il rammemorare incontri, ricorrenze, relazioni, assume ri-
lievo celebrativo o deprecatorio, andando a costituire memoriali privati.
.
Memorie divise e conflittuali
La cosa fondamentale è che gli H.I.J.O.S. erano gli hijos di… persone di-
versissime! Sicuramente non si sarebbero mai uniti, i loro genitori, non
avrebbero mai fatto parte dello stesso gruppo. C’erano persone i cui ge-
nitori facevano parte dell’ERP, persone i cui genitori… militavano nei
Montoneros, altri erano dell’Azione cattolica! Persone… i cui zii erano
stati monaci, o suore [sorride]. Altri genitori avevano invece fatto parte
di… erano avvocati, o… partecipavano a partiti politici… quindi, vera-
mente, questo creava una serie di discussioni… che io… ricordo, ore e
ore. Perché… quando andavo in Argentina, ogni due anni circa, cercavo
sempre di partecipare a queste riunioni che erano… infinite!
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L A M E M O R I A O S T I N ATA
sta struttura pone una serie di problemi, parte dei quali emergono
con evidenza dalla testimonianza appena riportata.
H.I.J.O.S. comprende infatti quattro componenti essenziali: fi-
gli di scomparsi, di esiliati e di assassinati dal regime, più un
gruppo di sostegno di ragazzi che, pur non avendo subito le vio-
lenze del regime militare direttamente nelle loro famiglie, aderi-
scono al movimento. A questo quadro, già di per sé variegato,
partecipano i figli di una militanza estremamente eterogenea, ac-
comunati dalla perdita di genitori che forse – proprio come af-
ferma Matilde – non si sarebbero mai uniti, in vita. È noto, d’al-
tronde, che la tragedia argentina non ha risparmiato tipologie di
dissidenti, classi sociali o appartenenze religiose. Ha inoltre coin-
volto individui che non militavano in nessuna organizzazione, ma
avevano a volte come unica colpa quella di comparire sull’agen-
da telefonica di persone sospette al regime. Come spesso si veri-
fica nelle guerre, siano esse dichiarate a un nemico interno o
esterno, lo spettro delle vittime è ampio, indefinito, talvolta per-
sino casuale. Affiorano alla mente, a questo proposito, le consi-
derazioni di Alessandro Portelli sull’eterogeneità delle vittime
delle Fosse Ardeatine:
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.
Giustizia: il percorso verso l’impunità
Una voce unica e compatta del gruppo risuona invece nel rivendi-
care giustizia per i militari incriminati di violazioni dei diritti uma-
ni durante la dittatura e via via scagionati negli anni successivi alla
transizione democratica. Un preciso apparato di leggi elaborate
negli anni - – che l’attuale presidente Kirchner sta facendo
dichiarare incostituzionali dal Parlamento – ha fatto sì che la mag-
gioranza dei colpevoli circoli oggi a piede libero. Il fenomeno del-
l’impunità, probabilmente giunto oggi a un punto di svolta, è il
frutto di un processo che si potrebbe tentare di riassumere grosso
modo a partire dalla presidenza del radicale Raúl Alfonsín, eletto
democraticamente nel dicembre del .
Pochi mesi dopo l’assunzione del suo incarico, il presidente isti-
tuisce una specifica commissione d’inchiesta, la Commissione na-
zionale sulla scomparsa di persone (Comisión Nacional sobre la De-
saparición de Personas – CONADEP), il cui esito, dopo settimane di
intenso lavoro, è il rapporto Nunca Más, “mai più”. Il documen-
to, . pagine vendute rapidamente in . copie, riporta in
appendice nomi di carnefici, provenienti dalle forze armate e
dalle forze di sicurezza, e sancisce ufficialmente la sparizione di
persone. Una cifra che, secondo diverse fonti, e in particolare
le stime delle associazioni di familiari, non rappresenta che la pun-
ta dell’iceberg della reale entità del fenomeno: “i trentamila”. La
CONADEP non viene concepita come corte di giustizia, bensì come
commissione di studi, dal limitato compito di far luce su una parte
dei crimini di Stato. Tuttavia, al rapporto Nunca Más segue una se-
rie di processi esemplari a diversi ufficiali, compresi coloro che ave-
vano rivestito incarichi di potere durante il golpe. Solo per citare i
casi più clamorosi, che risentono anche di un grande impatto me-
diatico, il generale Jorge Rafael Videla – ex capo di Stato – e l’am-
miraglio Emilio Massera sono sottoposti a giudizio nel .
Negli anni successivi si verifica invece un’inversione di ten-
denza e una politica di crescente compromesso con le forze arma-
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te. Nel Alfonsín promuove la legge di Punto final, “punto fi-
nale”, che stabilisce un periodo di sessanta giorni per presentare
denunce di violazioni dei diritti umani, oltre il quale nessun recla-
mo viene più preso in considerazione. Alcune rivolte militari nel-
l’aprile del vengono inoltre seguite dalla legge di Obediencia
debida, “obbedienza dovuta”: una parziale amnistia per i colpevo-
li, sollevati dalle loro responsabilità sulla base del fatto che gli uf-
ficiali di rango minore erano tenuti a obbedire agli ordini, senza
possibilità di rifiuto.
La giustificazione ideologica di questo processo risiede so-
stanzialmente nella “teoria dei tre livelli di responsabilità”, se-
condo la quale lo stesso presidente distingue i colpevoli in tre ca-
tegorie. In primo luogo, gli esponenti delle forze armate che ave-
vano pianificato l’insieme delle metodologie repressive. In se-
condo luogo, coloro che erano stati accusati di commettere “ec-
cessi” nella loro applicazione. Infine, quelli che si erano limitati
a eseguire tali ordini. Altre dimostrazioni di forza di una fran-
gia dell’esercito (i cosiddetti carapintadas, letteralmente “facce
dipinte”), nel , incentiva un’ulteriore negoziazione da parte
del governo.
L’atteggiamento del presidente Carlos Saul Menem, espo-
nente del Partido justicialista eletto nel , non differisce so-
stanzialmente da quello del suo predecessore, e consolida di fat-
to la tendenza all’impunità. Nell’ottobre anche alti ufficiali
– contrariamente ai criteri dei livelli di responsabilità stabiliti in
precedenza – vengono scagionati, e si eliminano così pretesti per
indagini future; gli ufficiali dei carapintadas che si erano ribellati
ad Alfonsín godono inoltre di una amnistia generale. Questo pro-
cesso culmina nel dicembre con la promulgazione delle leg-
gi di indulto per tutti i membri della giunta militare sottoposti a
sentenza penale nel . In seguito a tale provvedimento, non un
singolo militare colpevole di violazioni dei diritti umani deve ren-
dere conto alla giustizia, a eccezione del reato di sottrazione di
minori, che, fino al , ha costituito di fatto l’unico escamota-
ge giudiziario per incriminare parte dei colpevoli. L’amnistia
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Ricordo di avere detto una volta che il popolo argentino non ha preso
la Bastiglia. Non c’è stata nessuna vittoria o sconfitta di carattere rivo-
luzionario. La nostra democrazia non è una di quelle che si costruisco-
no sulle rovine di un’istituzione militare distrutta. Vogliamo avanzare
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. DISSONANZE
verso la democrazia insieme alle forze armate che, grazie alla moder-
nizzazione che abbiamo avviato, saranno in grado di svolgere efficace-
mente il loro ruolo costituzionale. Il conflitto sorto a causa del gran
numero di processi a carico di membri delle forze armate come conse-
guenza della diversità di criteri applicati dai giudici, non solo minava
la possibilità di realizzare importanti riforme che sono necessarie per
stabilire il loro nuovo profilo e le loro nuove funzioni, ma cospirava an-
che contro la pace e l’unità che il processo di transizione istituzionale
richiede.
Ciò che si deve fondare è una nazione. Il popolo argentino, a mio pare-
re, non ha compiuto tutti i passi necessari per costituire effettivamente
un’entità nazionale integrata. Una nazione si costruisce a partire da ele-
menti etnici, politici, sociali e culturali che all’inizio sono dispersi e sle-
gati e che in un momento si uniscono in un grande progetto comune.
[…] Credo che il significato della fase di fondazione, che noi argentini
stiamo vivendo dal dicembre , vada attribuito a una grande vo-
lontà collettiva di essere finalmente una nazione profondamente inte-
grata e salda e non un conglomerato di micronazioni o di microargenti-
ne, ciascuna delle quali è impegnata a essere l’espressione esclusiva del-
la nazione intera.
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.
Perdono individuale e riconciliazione nazionale
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. DISSONANZE
Simon non era forse certo se fosse giusta la sua risposta alla SS morente,
ma una cosa invece era certa: non avrebbe mai potuto dimenticare i de-
litti commessi. […] Dimenticare i delitti sarebbe stato peggio che perdo-
nare il criminale alla ricerca del perdono; perché dimenticare i delitti si-
gnifica svalutare l’umanità perita in seguito a quelle atrocità. Come giu-
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Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia nell’impunità. L’impunità
provoca il debilitamento delle istituzioni e apre la porta alla dittatura. Da
questo si deduce chiaramente, fratelli, che è nostro dovere di cristiani e
argentini, di patrioti, richiamarci per combattere contro questa infame
istituzione traballante chiamata indulto.
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lità con cui il suo paese ha vissuto il perdono, tanto a livello indi-
viduale quanto collettivo, presentano specificità tali che lo rendo-
no un modello unico, in un certo senso irripetibile. Modalità che
risiedono nelle strutture di pensiero sudafricano e nel rapporto tra
individuo e comunità:
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. DISSONANZE
Il fatto è che in Argentina credo, in generale, o almeno per me… c’è sta-
ta inculcata questa cosa: non era l’Argentina che ci aveva privato. Era un
gruppo di persone ben precise. Questa è una cosa che sicuramente dob-
biamo a mia madre… erano i militari… non voglio dire parolacce [sorri-
de]. Erano… loro che avevano fatto fuori mio padre, i militari. Non una
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L A M E M O R I A O S T I N ATA
nazione. L’Argentina non c’entrava quasi niente, anzi. L’Argentina era vit-
tima di questa giunta militare. […] Rimane una mancanza di riconcilia-
zione… profondissima, in Argentina. Veramente profondissima. E… la
maggior parte dei figli delle persone scomparse non hanno un pensiero
positivo nei confronti dell’Argentina. C’è da dire anche che la maggior
parte di questi figli non hanno avuto genitori. Io… avevo mia madre, al-
meno, ma molti figli sono vissuti senza genitori perché erano scomparsi
sia la madre che il padre, e quindi [hanno vissuto] in un ambito familia-
re che magari non c’entrava assolutamente nulla con la politica, con l’im-
pegno politico, nulla. Magari zii che non ne volevano sapere niente, o
nonni, ancora peggio. Questo scarto generazionale… che non voleva
neanche parlare del fatto che c’era un dittatore nel loro paese, pronto a
sterminare una nazione.
Note
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. DISSONANZE
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più un ricordo è duraturo, maggiore è la forza del gruppo sociale che lo tramanda.
Senza la conferma del gruppo, i ricordi del singolo non hanno sostanzialmente mo-
tivo di esistere, per cui questi comprendono sempre una dimensione sociale, sono
frutto di un passato acquisito e condiviso socialmente. Sono i cosiddetti “quadri so-
ciali” della memoria, nei quali il ricordo dell’individuo, secondo l’autore, trova la
sua sistemazione. Una teoria che si presenta dunque in netto antagonismo con quel-
la di Freud, secondo la quale il ricordo viene preservato nell’inconscio della psiche
individuale.
Con Les cadres sociaux de la mémoire, viene esposta la tesi della “ricostruzione del
passato”, secondo la quale questa dimensione temporale “non si conserva affatto, ma
si ricostruisce” a partire dai bisogni del presente e del gruppo sociale di appartenen-
za. Ricordare, dunque, corrisponde a riattualizzare la memoria del gruppo, mentre l’o-
blio consisterebbe sostanzialmente nella mancata possibilità di entrare in rapporto con
una “corrente di pensiero collettiva”, propria di un gruppo determinato. La memoria
diviene dunque «il risultato di un lavoro permanente nel corso del quale i suoi conte-
nuti vengono di volta in volta conservati o abbandonati da gruppi umani concreti», e
ogni forma di memoria è una ricostruzione parziale e selettiva del passato, i cui punti
di riferimento sono forniti dagli interessi e dalla conformazione della società presen-
te. Pertanto «la memoria appare così come un fattore della coesione tra gruppi, e la
memoria individuale non esprime che i rapporti che esistono tra l’individuo e i grup-
pi di cui fa parte. La memoria individuale è così soggetta alle regole di formazione del-
la memoria collettiva e spesso non fa altro che esprimere i bisogni ideali di questo
gruppo». Per quanto riguarda l’edizione italiana di La mémoire collective, si segnala
M. Halbwachs, La memoria collettiva, UNICOPLI, Milano (Prefazione a cura di P.
Jedlowski, Postfazione a cura di L. Passerini).
. G. Fried, Memorias que insisten. La intersubjetividad de la memoria y los hijos
de desaparecidos por la dictadura militar argentina (-), in Groppo, Flier, La im-
posibilidad del olvido, cit., pp. -.
. Passerini, Postfazione a Halbwachs, La memoria collettiva, cit., p. .
. Testimonianza di Matilde K., Roma, giugno .
. A. Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria,
Donzelli, Roma , p. .
. Wieviorka, L’era del testimone, cit., p. .
. In “H.I.J.O.S.”, , , p. .
. Ibid.
. Cfr. B. Cartosio, The Meaning of Memory. Individual and Collective, Public
and Private in the History of the Oppressed Groups in the United States, intervento
presentato al convegno Public and Private in American History. Family, Subjectivity
and Public Life in the Twentieth Century, Torino, maggio , p. , pubblicato nel
volume R. Baritono et al., Public and Private in American History, Otto Edizioni, To-
rino .
. Solo per citare alcuni esponenti del nostro contesto nazionale, si pensi agli
studi di Paolo Pezzino, Gabriella Gribaudi, Giovanni Contini. Nel quadro di una
rinnovata attenzione storiografica sulle violenze contro i civili durante la Seconda
guerra mondiale in Italia, ci si riferisce in particolare ai risultati del progetto di ri-
cerca nazionale Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste in Italia, una col-
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. DISSONANZE
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. Barahona de Brito, Truth, Justice, Memory and Democratisation, cit., pp.
-.
. Cfr. Queja de Abuelas por un fallo que pone punto final, in “Página ”, lu-
glio .
. Brysk, The Politics of Human Rights in Argentina, cit., p. .
. Pion Berlin, To Prosecute or to Pardon, cit., pp. ss.
. Cfr. C. Lewis, N. Torrents, Argentina in the Crisis Years (-) from Alfon-
sín to Menem, Institute of Latin American Studies, London , p. .
. Cfr. C. Larkins, The Judiciary and Delegative Democracy in Argentina, in
“Comparative Politics”, XXX, , , pp. ss.; F. Panizza, Beyond Delegative Demo-
cracy. “Old Politics” and “New Economics” in Latin America, in “The Journal of Latin
American Studies”, XXXII, , October , pp. -.
. Il caso cileno, uruguaiano e argentino presentano a questo proposito alcune
differenze, laddove l’esperienza cilena è l’esempio più significativo di transizione
“concessa” dalle forze armate. In Cile i militari non vengono debilitati dal plebiscito
del , che stabilisce la non rielezione di Pinochet alla presidenza e dà avvio alle pri-
me elezioni democratiche; sono anzi coesi e compatti, protetti da precise norme co-
stituzionali e da una maggioranza di estrema destra nelle Camere. Cfr. M. R. Stabili,
Verità e perdono. La riconciliazione incompiuta nel Cile degli anni Novanta, in Fiam-
mingo, Pocecco, Westfalia si complica, cit., pp. -; J. Correa, Dealing with Past Hu-
man Rights Violations. The Chilean Case after Dictatorship, in “Notre Dame Law Re-
view”, , , pp. -; M. A. Garretón, Human Rights in Process of Democratisa-
tion, in “The Journal of Latin American Studies”, (), , pp. -.
. Alfonsín, Il caso Argentina, cit., p. .
. Ivi, p. .
. Una completa raccolta di analisi centrate su transizioni democratiche, me-
moria e giustizia in seguito a governi autoritari e traumi sociali, comprendente contri-
buti da diverse aree geografiche, dalla Spagna dopo il franchismo, all’Italia dopo la Se-
conda guerra mondiale, al Sudafrica all’Argentina, in Flores, Storia, verità e giustizia,
cit. Per ulteriori riflessioni, cfr. anche I. Zanchini (a cura di), Dopo la battaglia. Nove
modi di fare i conti con i conflitti civili, Indice Internazionale, Roma .
. Intervista con H. Verbitsky, Roma, giugno .
. Cfr. S. Wiesenthal, Il girasole. I limiti del perdono, Garzanti, Milano ; Giu-
stizia attraverso la memoria. Wiesenthal: come tenere viva la testimonianza, in “La
Stampa”, aprile .
. Wiesenthal, Il girasole, cit., p. .
. Pezzino, Memorie divise e riconciliazione nazionale, cit., p. .
. Arditti, Searching for Life, cit., p. .
. La Iglesia cómplice y la Iglesia del pueblo, Colihue, Buenos Aires , p. .
. Certamente anche il processo di riconciliazione sudafricano è stato caratte-
rizzato da numerose contraddizioni e aspetti problematici. Al di là della lineare posi-
zione di Tutu, diversi intellettuali hanno espresso visioni critiche di tali dinamiche. Cfr.
C. Fiammingo, Ubuntu: al di là del New South Africa Vernacular, in Fiammingo, Po-
cecco, Westfalia si complica, cit., pp. -; C. Villa-Vicencio, Vivere sulla scia della
Commissione per la verità e riconciliazione del Sudafrica. Una riflessione retroattiva, in
Flores, Storia, verità e giustizia, cit., pp. -; R. Wilson, Justice and Legitimacy in
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. DISSONANZE
South African Transition, in Barahona de Brito, Gonzalez Enríquez, Aguilar, The Po-
litics of Memory, cit., pp. -; B. Bozzoli, Giustizia e riconciliazione: il caso di
Alexandra, Sudafrica, intervento presentato al convegno Memoria e Violenza. IV Semi-
nario internazionale su Costruzioni etniche e violenza politica, Fondazione Feltrinelli,
Cortona, giugno ; D. Franchi, L. Miani, La verità non ha colore. Aguzzini e vitti-
me dell’apartheid testimoniano alla Commissione per la verità e riconciliazione sudafri-
cana, Edizioni Comedit , Milano .
. O’Hagan, Sudafrica. Una commissione per ricordare, in Zanchini, Dopo la bat-
taglia, cit., pp. e .
. D. Tutu, Non c’è futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano , p. .
. N. Wachtel, L. Valensi, Memorie ebraiche, Einaudi, Torino , pp. V-VII.
. Tra le varie strategie di riconciliazione nazionale, i governi di transizione de-
mocratica Alfonsín e Menem avviano un programma di compensazioni finanziarie per
i parenti delle vittime come sorta di risarcimento simbolico. L’accettazione da parte di
alcuni familiari genera forti polemiche all’interno del movimento per i diritti umani:
nel caso dell’associazione delle Madres, come si è detto, costituisce uno dei fattori de-
terminanti della scissione del gruppo in Linea fundadora e quella di Hebe de Bonafi-
ni. A metà degli anni Novanta il programma si è esteso a circa famiglie, a cui il
governo provvede, per un totale di milioni di dollari, all’insegna della motivazione
ufficiale di “detenzione avvenuta per errore” (cfr. Los desaparecidos. Una pesadilla en
la conciencia de los argentinos, in “El Nacional”, aprile ).
. Testimonianza di Matilde K., cit.
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Spazi
.
“Se non c’è condanna legale
ci sarà condanna sociale”: escrache
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Per sfuggire alle responsabilità i colpevoli faranno tutto ciò che è in loro
potere per far dimenticare alla società. Il segreto e il silenzio sono la loro
arma e difesa principale. Dopo ogni atrocità commessa siamo sicuri di
sentire sempre le stesse scuse: non è mai successo; la vittima si sbaglia; la
vittima mente; la vittima si inventa le cose; la vittima esagera, è istrionica;
e in ogni caso, è tempo di dimenticare il passato e andare avanti.
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. S PA Z I
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È vero che non siamo sorti dal niente! Ma gli H.I.J.O.S., per esempio, han-
no detto che la Plaza de Mayo è lo spazio de Las Madres ed eventual-
mente… de Las Abuelas. E da lì infatti prendono il nome: Las Madres de
Plaza de Mayo. Hebe de Bonfini ha cercato di mettersi gli H.I.J.O.S. sotto
l’ala, e dire “adesso facciamo un po’ quello che dico io, tutti insieme”, ma
gli H.I.J.O.S. le hanno risposto no, non è… con le madri tutto bene, ma noi
abbiamo… delle cose specifiche, dunque, anche il nostro spazio. Il no-
stro è… il paese intero! Il nostro, appunto, non è uno spazio fisso, è uno
spazio mobile!
È diverso, lo spazio mobile. Quello degli escraches è uno spazio mo-
bile, è uno spazio che si crea ogni volta che si vuole andare a fare gli
escraches, davanti alle case, e questo è un modo… assolutamente diver-
so, non è… la Plaza de Mayo, il posto del potere, è uno spazio… per
noi è ponerle la cara, mettersi in una posizione di confronto. È lo spa-
zio di confronto per eccellenza… [la loro] è una forma di confronto col
potere fisso, un confronto col potere… là dov’è il potere… mentre noi
usiamo uno spazio mobile, li andiamo a cercare! È uno spazio mobile.
Quindi questo, per esempio, è molto diverso. […] Li andiamo a cerca-
re! Questa è la novità.
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. S PA Z I
Già da sei anni [i figli] si sono formati come movimento, hanno una
struttura molto interessante, e sono ogni giorno più organizzati… ora si
sono inventati per la gente, per le persone, per la società, e questo sì che
richiama l’attenzione… il famoso escrache! L’escrache è una cosa loro, io
dico sempre che li accompagniamo tutte insieme… non tanto le nonne,
perché negli escraches, in genere, ci possono essere delle corse, arriva la
polizia e noi… [sorride] non abbiamo molta leggerezza nella corsa,
quindi cerchiamo di rimanere un po’ lontano [sorride di nuovo]. Ma so-
no loro che fanno l’escrache, con un metodo inventato da loro… per met-
tere in evidenza che lì vive un assassino, e che la gente lo sappia, che è
necessaria la condanna! La condanna sociale, perché la condanna lega-
le ancora non esiste.
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Il rapporto con le nonne vive dunque anche di una forte parte af-
fettiva, di un’intimità talvolta non priva di aspetti contraddittori,
proprio come nelle relazioni più strette. La testimonianza di Este-
la Carlotto, ad esempio, esprime un disagio nei confronti delle ten-
denze più o meno radicali che, a seconda dei momenti, emergono
nel discorso pubblico dell’associazione:
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Dopo aver riflettuto sulla complessità relazionale tra queste due fi-
gure, Wieviorka conclude:
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.
Oltreoceano: i figli dell’esilio
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anche se non si può parlare di assenza totale di altre tipologie sociali, co-
me leader e militanti sindacali, la maggior parte di coloro che cercano ri-
fugio in Spagna provengono dalla densa, stratificata e multiforme classe
media argentina. Questo spiegherebbe perché nelle liste dei desapareci-
dos stilate dagli organismi per i diritti umani gli operai occupino il primo
posto, di gran lunga al di sopra di studenti, maestri e altre figure profes-
sionali legate all’insegnamento. Se è vero che la repressione colpisce in di-
versi settori, questi ultimi dispongono delle risorse economiche per fug-
gire e salvare la vita.
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. S PA Z I
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.
“El corazón partido por la mitad”:
le ripercussioni individuali
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. S PA Z I
Mio padre era clandestino prima del golpe. Perché… la sua colonna ha
sequestrato e ucciso un generale. Dopodiché se ne sono andati a Rosario.
Hanno dissolto la parte rosarina dell’ERP, mio padre è andato a Buenos
Aires, ha conosciuto mia madre ed è rimasto lì. […] È rimasto nascosto…
sotto un altro nome, e con questo mi ha fatto, ma non poteva avere un
passaporto con un documento falso… insomma tant’è che non mi ha ri-
conosciuto… e tutto questo io l’ho scoperto tre anni fa… eh sì, perché…
parlando con mio cugino lui mi dice: “come sta Marcos?”, ed io: “e chi è
Marcos?”, “ma come chi è?”, “è tuo padre!”… Hai capito, mio cugino
lo ha conosciuto per tutta la vita sotto un altro nome… e io, ad esempio,
non sapevo che si chiamava Marcos, o… non mi ricordo, sì, credo si chia-
masse Marcos….
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È successo più volte che mentre facevamo… tutte le pratiche per la se-
poltura di papà… mio padre era stato sepolto con un nome falso… cioè,
con il vero nome, ma con due errori. E per questo non lo avevano rico-
nosciuto nel certificato di decesso. […] Quando andavo a presentare
questo certificato, non era l’atto di decesso di mio padre… e quindi ab-
biamo dovuto avviare tutta una pratica legale per… rifare l’atto col suo
cognome. Per sette anni siamo state lì a dire no! E poi, delirante, per-
ché ci danno… ci danno il corpo… pensando che si tratta di… mio pa-
dre. E dunque in quel momento avrebbero dovuto modificare il tutto
perché… il giudice non ti dà certo il corpo pensando che non si tratti
di tuo padre!
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. S PA Z I
Certo! Dal ’ al ’ tutti gli anni dicevo “voglio andare in Argentina, vo-
glio andare in Argentina, voglio andare”… e ci andavo tutti gli anni, un
mese, o due, ed è stato proprio come… di colpo… appartenere a qual-
cosa che è tuo. Per di più, l’esilio ti segna… ti segna… è come se… d’un
tratto non appartieni più a quello spazio. Allo spazio argentino. Che ti ac-
coglie… sempre che ti accolga… ad esempio, io non avevo mai avuto im-
magini negative dell’esilio qui in Francia, né l’avevo rifiutato o, che ne so,
non mi è mai successo che mi facessero sentire una straniera, non è mai
successo, piuttosto è stato come un auto… un autoesilio mio, no? Voglio
dire… in quel momento io l’ho vissuto come… è come se d’un tratto aves-
si capito che cosa significava l’esilio. Tornando in Argentina… è stato
molto forte, è stato come un momento in cui di colpo tu dici no, questo
ci è stato imposto, questo… è stato prodotto dalla dittatura, è come se in
quel momento ne inizi a vedere l’aspetto politico.
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non ci piaceva la Francia, neanche per sogno! Noi vivevamo nella Pam-
pa, a La Barría, un posto di campagna… beh è ovvio, è stato un cambia-
mento drastico, ci siamo ritrovate in un luogo… nei dintorni di Parigi,
l’appartamento era bello, ma in quel momento era come… per di più…
noi lì stavamo con i cavalli, andavamo avanti e indietro, facevamo tantis-
sima attività fisica, e tutto d’un tratto, arrivare qui… mia madre guada-
gnava il salario minimo, e certo non ci poteva pagare tutte le cose che…
insomma il livello di vita che avevamo là.
L’idea del ritorno era come… non so… la mia immagine dell’Argentina
era come… un paradiso, e, allo stesso tempo, qualcosa di irraggiungibi-
le, e tutta la mia infanzia, tutta l’adolescenza era come qualcosa… un luo-
go che… non so, non avevo molte immagini per descriverlo, ma era il mio
posto! Era come… un sogno… e quando sono tornata, dopo aver vissu-
to qui dodici anni, mi sono resa conto che… io avevo moltissimi modi di
fare particolari, che erano molto argentini… e che non capivo… per-
ché… gli amici di qui non ce li avevano! Mi sentivo una specie di strano
animaletto… Io mi sono sempre sentita uno strano animale rispetto a…
non so, i rapporti umani di base, e quando sono arrivata in Argentina è
come se avessi trovato… anche con le persone che non avevano avuto
nulla a che vedere con la militanza, né con la dittatura… i miei amici d’in-
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. S PA Z I
fanzia. Ho scoperto che proprio lì, nell’argentino più comune, e non so-
lamente nella militanza c’era qualcosa… che io ero! In tutti. In tutto il po-
polo argentino. C’era qualcosa che trascendeva… ed è stato lì che sono
diventata matta, perché sono tornata in Francia e ho detto “questo no,
non mi piace”, non… mentre ero in Argentina, invece, ho avuto per la
prima volta la sensazione di stare in un luogo mio.
Io… conosco un’Argentina che vive solo nel mio immaginario… oggi,
che sono cresciuto, sono in grado di vedere la differenza tra la vera Ar-
gentina e l’Argentina dell’adolescenza, quella che avrei voluto vedere, il
paese dove tutti… erano compagni, dove tutti… avevano una formazio-
ne politica, invece è un paese qualsiasi, ma dato che io sono cresciuto con
gli esiliati, e lì tutti erano… diciamo che per me il massimo delle discus-
sioni potevano essere tra peronisti e guevaristi! […] Perché io sono cre-
sciuto… la mia Argentina è stata quella degli esiliati. E io lo so che que-
sta Argentina non esiste, naturalmente, che non esiste un’Argentina de-
gli anni Settanta, diciamo, no? Penso di averla idealizzata per anni e an-
ni… […] Non… non cerchi una casa che ti duri dieci anni! Un contrat-
to di affitto di dieci anni… perché ti dici sempre, tanto magari tra cinque
torno in Argentina!
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Molte volte tu non arrivi a sentirti a casa tua mai più nella tua vita! Sei
sempre provvisorio. […] Se io potessi guardarmi da fuori, se Julián fos-
se un mio amico direi “questo ragazzo sta male! È proprio malato, è fuo-
ri di testa”… Perché io cambio casa almeno due volte l’anno! Anche per
ragioni economiche, quello sì ma… ma anche perché… non so, non…
non vado mai in un posto per rimanerci. Con mia madre, da che siamo
arrivati, dal , e fino al … , fino a che sono vissuto con mia
madre, avremo cambiato qualcosa come venti case!
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. S PA Z I
Lucía utilizza invece l’espressione “il cuore diviso in due” (el co-
razón partido por la mitad), per esprimere questa sensazione di la-
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Mi sono resa conto che ho tempo per decidere… può darsi che io sia in
tutti e due i luoghi… dovresti vedere un film, proprio l’altro giorno l’han-
no proiettato, si chiama Pasaportes, sui figli degli esiliati, l’ho visto ed
era… ogni cosa che diceva era… proprio così! Proprio quello che mi suc-
cedeva. È così, sentire due luoghi e… il cuore diviso in due.
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. S PA Z I
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. S PA Z I
era naturale, per me e i miei fratelli era naturale, perché a casa avevamo
sempre parlato così, e con i nostri amici spagnoli… avevamo sempre
parlato in spagnolo. [lo comunica con forte accento madrileno]. Forse
anche perché erano i primi anni… all’inizio dell’esilio stavamo tutto il
tempo con altri argentini! Per questo… non si parlava solo in casa ma…
si faceva tutto con gli argentini. Per la militanza, per tutte le campagne
in corso, e per i compagni che… erano lì presenti. Ci sono stati quindi
molti figli di compagni, beh, in realtà non molti, non siamo mai stati
molti [sorride].
E prosegue:
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Sì, ma non credo che questo sia compito esclusivo di H.I.J.O.S., no? Piut-
tosto, per la società argentina nel suo complesso esiste un… sentimento,
che la dittatura sia stata… l’esilio, ma che, evidentemente l’assenza più
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. S PA Z I
terribile rimane quella dei trentamila! Per questo la lotta è sempre stata
molto più centrata su questo e… per certi versi è completamente logico,
no? E deve essere così, perché gli esiliati, sì, certo, hanno vissuto delle sto-
rie tremende, di lacerazioni e… tutto ciò che vogliamo, ma… per fortu-
na sono ancora qui, no? E dunque… non è che sia qualcosa di più lieve,
ma… certo che di fronte all’assenza terribile dei trentamila questo è un
tema… secondario!
Rimangono molti dubbi sull’esilio. Ci sono vari tipi di esilio, c’è quello
che se l’è data a gambe levate, quello che ha preso l’aereo il primo gior-
no dopo il golpe e ha mandato tutto all’aria… c’è invece quello che…
si è vissuto il golpe dall’interno, che era clandestino, nascostissimo, e
che alla fine ne è uscito… ci sono molti tipi di esilio. Ci sono persone
che se ne sono andate prima del golpe, e quindi su questi rimani con
molti dubbi. […]
Il tema dell’esilio è molto complicato, certo non si risolve così
[schiocca le dita] come del resto nessuno di questi argomenti… ma…
non so, la persona che è stata torturata, la persona che è stata prigionie-
ra del campo di detenzione, la loro storia si può spiegare, si conosce, è
qualcosa che la società argentina ha elaborato molto!
L’esiliato no, anche perché l’esiliato… per esempio, per molti anni
gli esiliati che se ne sono andati via di corsa sono stati visti come… co-
me la persona che se ne va quando… quando tutto è ancora in gioco. Per
esempio, i miei genitori. Loro… avrebbero potuto lasciare il paese. Ma
non se ne sono andati. Non se ne sono andati perché… ritenevano che
il loro posto fosse lì, che dovevano continuare a lottare… per di più, lo-
ro scompaiono molto presto. Nel ’ non era ancora tutto perduto. In-
vece, per esempio, la gente che scompare nel ’… che si mette in gio-
co, che rimane, che se ne va alla fine di quella che è la sua militanza…
ebbene, a queste persone non puoi attribuire lo stesso profilo di quello
che se ne va, arriva il golpe e se ne scappa! Anche a livello della militan-
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za, su tutti questi livelli… perché una persona che… ha rischiato la vita,
e l’ha rischiata fino all’ultimo, è come se… non bisogna fare una gerar-
chia, ma… è molto difficile sapere quali sono gli spazi che possono oc-
cupare alcuni, e quali altri.
Note
. Per maggiori dettagli sul profilo di questo personaggio, così come di tutti i
principali militari argentini incriminati, di utile consultazione è il website: www.de-
saparecidos.org/arg/tort.
. Da Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado, cit., p. .
. In “H.I.J.O.S.”, , , p. .
. Arditti, Searching for Life, cit., p. .
. Per una ricostruzione della dinamica degli escraches, cfr. Kaiser, Outing Tor-
ture in Post Dictatorship Argentina, cit., pp. -.
. Da Silva Catela, No habrá flores en la tumba del pasado, cit., pp. -.
. Dallo spagnolo: “esporsi”.
. Intervista con Natalia L., Parigi, ottobre , archivio personale.
. L’opera postuma di Halbwachs La memoria collettiva dedica una parte con-
sistente alle modalità con cui le pratiche dei gruppi sociali si traducono in termini
spaziali, e al senso che il gruppo conferisce agli spazi. L’autore riflette inoltre sul-
l’aderenza del gruppo al proprio luogo, sui gruppi apparentemente privi di basi
spaziali, sullo spazio giuridico dei diritti, sullo spazio religioso, e conclude infine
con alcune sintetiche considerazioni che sembrano aderire particolarmente al caso
dei figli argentini: «Riassumendo tutto ciò che precede, possiamo dire che la mag-
gior parte dei gruppi, non solo quelli che risultano dalla vicinanza permanente dei
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. S PA Z I
loro membri, dentro una città, una casa o un appartamento, ma anche molti altri,
in qualche modo disegnano sul terreno la propria forma, e ritrovano i propri ri-
cordi collettivi nel quadro spaziale così definito» (Halbwachs, La memoria collet-
tiva, cit., p. ).
. Intervista con Estela Carlotto, Roma, novembre , archivio perso-
nale.
. Irruzioni armate da parte di gruppi paramilitari in borghese sono avvenu-
te anche presso la sede di H.I.J.O.S. di Città del Guatemala, come è documentato
presso l’archivio del programma Human Rights Defenders del Segretariato Inter-
nazionale di Amnesty International a Londra. Cfr. Amnesty International, Inter-
national Secretariat, Campaign Program (CP), Human Rights Defenders Team, Ac-
tion File H.I.J.O.S. Children for Identity and Justice against Forgetting and Silence,
AI Internal, December , AF /; Amnistía Internacional, Guatemala H.I.J.O.S.
Justicia para la nueva generación, octubre , Indice AI: AMR ///s.
. Cfr. www.nodo.org/hijos.
. Intervista con Estela Carlotto, cit.
. Nell’ambito della produzione scritta sulla progettazione e l’allestimento di
monumenti alla memoria della Shoah, si segnala E. J. Young, The Texture of Me-
mory. Holocaust Memorials and Meaning, Yale University Press, New Haven .
. Lo storico francese Pierre Nora, tra i protagonisti del dibattito storiogra-
fico contemporaneo, dedica una monumentale opera ai “luoghi della memoria”,
intesi come matrice profonda di significati, in grado di forgiare l’identità naziona-
le francese. I Lieux de mémoire (-), opera in più volumi curata con la colla-
borazione di storici, ripercorre la storia delle commemorazioni in Francia at-
traverso rappresentazioni immaginarie. Attraverso le sezioni in cui è articolato
questo studio, Nora riflette su come, in epoca contemporanea, i luoghi della me-
moria non vengano più visitati come nel XIX secolo, l’epoca per antonomasia de-
dita alle commemorazioni. Nel XX secolo, al contrario, i luoghi della memoria
scompaiono e la storia si vede dunque costretta ad abbandonare il suo ruolo di me-
diatrice privilegiata tra passato e futuro. La storia, quindi, viene intesa come mo-
derna arte della memoria, laddove i luoghi rappresentano veri e proprio esempi di
“archeologia di identità nazionale” francese. Cfr. P. Nora, Les lieux de mémoire,
Gallimard, Paris (trad. ingl. Realms of Memory. Rethinking the French Past,
I: Conflicts and Divisions, II: Traditions, III: Symbols, Columbia University Press,
New York , , ).
. Sulla scia delle riflessioni avviate dalla scuola storiografica delle “Anna-
les”, Jacques Le Goff dedica parte di un suo noto saggio sulla memoria ai luoghi,
sia fisici che metaforici, suddividendoli idealmente in base al valore e all’uso che
li caratterizzano agli occhi della collettività. Scrive infatti: «I “luoghi” della me-
moria collettiva: luoghi topografici, come gli archivi, le biblioteche e i musei. Luo-
ghi monumentali, come i cimiteri o le architetture. Luoghi simbolici, come le com-
memorazioni, i pellegrinaggi, gli anniversari o gli emblemi. Luoghi funzionali, co-
me i manuali, la autobiografie o le associazioni: questi monumenti hanno la loro
storia. Ma non si dovrebbe dimenticare i veri luoghi della storia, quelli in cui non
cercare l’elaborazione, la produzione, ma i creatori e i dominatori della memoria
collettiva. Stati, ambienti sociali e politici, comunità di esperienze storiche o di ge-
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nerazioni spinte a costituire i loro archivi in funzione dei diversi usi che essi fanno
della memoria» (cfr. Le Goff, Memoria, cit., p. ).
. Si segnala a questo proposito un nuovo volume della collana Memorias de
la represión, a cura di E. Jelin della casa editrice Siglo XXI in preparazione per il
proprio sul tema dei luoghi della memoria nel Cono Sud latinoamericano po-
stautoritario. Cfr. V. Langland, E. Jelin (comp.), Monumentos, memoriales y marcas
territoriales, Siglo XXI, Madrid -.
. Cfr. le riflessioni presenti in La tragedia e la memoria. Berlino ricorda l’O-
locausto, in “la Repubblica”, settembre .
. Di Cori, La memoria pubblica del terrorismo, cit., pp. ss.
. Cfr. Vecchioli, Políticas de la memoria y formas de clasificación social, cit.
. Per maggiori informazioni sul percorso di presentazione e selezione dei
progetti per il monumento alla memoria delle vittime della dittatura, una fonte det-
tagliata è il catalogo del concorso, sponsorizzato dal Gobierno de la Ciudad de Bue-
nos Aires, la Legislatura de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires, la Universidad
de Buenos Aires e la Comisión Monumento a las Víctimas del Terrorismo de Esta-
do. Cfr. Comisión Monumento a las Víctimas del Terrorismo de Estado, Escultura
y memoria. proyectos presentados al concurso en homenaje a los detenidos desa-
parecidos y asesinados por el terrorismo de Estado en la Argentina, Editorial Uni-
versitaria de Buenos Aires, .
. Il muro del pianto d’America. I nomi di tutte le vittime in un monumento al-
la memoria, in “la Repubblica”, settembre .
. La paura di parlarne troppo, in “la Repubblica”, settembre .
. Cfr. H.I.J.O.S., Cuentos para soñar trotamundos. Concurso de literatura in-
fantil y juvenil, Colihue, Buenos Aires .
. Gallerano, L’uso pubblico della storia, cit., p. .
. Per alcune valutazioni complessive sull’attività nelle scuole, cfr. “H.I.J.O.S.”,
I, , luglio , p. e I.M.P.R.O.L.H.I.J.O.S., Internalización de material periodístico re-
lacionado o ligado a Hijos por la identidad y la justicia, contra el olvido y el silencio,
Santa Fe, , junio . Per riflessioni di carattere metodologico sull’insegnamento
della storia argentina degli ultimi trent’anni nelle scuole, cfr. invece I. Dussel, S. Fi-
nocchio, S. Gojman (comp.), Haciendo memoria en el país de Nunca Más, EUDEBA,
Buenos Aires .
. È questa una formula usata da Wieviorka sul valore della comparsa del te-
stimone per la ricostruzione della storia della Shoah dopo il processo Eichmann:
«Al centro di questa nuova identità, al sopravvissuto viene attribuita una nuova
funzione: il testimone è portatore di storia. In tal modo, l’avvento del testimone tra-
sforma profondamente le condizioni stesse della scrittura della storia del genoci-
dio. Con il processo Eichmann e l’emergere del testimone, uomo-memoria che at-
testa che il passato è stato ed è sempre presente, il genocidio diventa un succeder-
si di esperienze individuali con cui il pubblico è supposto identificarsi. […] Alla
volontà di intervenire nella storia, si contrappone l’idea di costruire una memoria
ricca di lezioni per il presente e per il futuro» (cfr. Wieviorka, L’era del testimone,
cit., pp. -).
. Ivi, p. .
. Ivi, pp. -.
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. S PA Z I
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. S PA Z I
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boratorio metodologico I diritti umani in America Latina tra storia e memoria, pres-
so la cattedra di Storia dell’America Latina dell’Università Roma Tre, è quello di F.
Martellini, Argentini di Roma. Memorie da altrove, luglio : «Il tentativo è quel-
lo di analizzare il modo in cui si costruiscono e vengono elaborate le memorie dei
figli di una generazione che ha condiviso molto, in termini di esperienze, di emo-
zioni, di destini; come queste memorie si strutturano e prendono vita, diversamen-
te, attraverso luoghi diversi; come si costruisce il mito dell’Argentina in chi è cre-
sciuto qui, quali sono i riti dell’identità, qual è il ruolo della lingua. L’idea origina-
ria è dunque quella di cercare di ricostruire un percorso della memoria attraverso
due generazioni e due luoghi diversi: i genitori e i figli, l’Argentina e Roma».
. Ibid.
. Ibid.
. Ibid.
. Intervista con Julián C., cit.
. Cfr. G. Di Febo, Memorialistica dell’esilio e protagonismo femminile degli
anni Trenta, in G. Di Febo, C. Natoli, Spagna anni Trenta. Società, cultura, istitu-
zioni, Franco Angeli, Milano ; G. Di Febo, Un espacio de la memoria. El paso
de la frontera francesa de los exiliados españoles. La despedida del presidente Azaña,
in Literatura y cultura del exilio español de en Francia, AEMIC-GEXEL, Barcelo-
na ; A. Soriano, Exodos. Historia oral del exilio republicano en Francia, -
, Crítica, Barcelona .
. Cfr. Wachtel, Valensi, Memorie ebraiche, cit., p. IX; A. Memmi, La Terre
intérieure, Gallimard, Paris .
. Testimonianza di Matilde K., cit.
. Termine che indica cittadini italiani o discendenti di italiani che risiedono
in Argentina.
. Bevanda tipica latinoamericana, derivante dalla fermentazione del mais.
. Intervista con Julián C., cit.
. Intervista con Lucía F., cit.
. Intervista con Natalia S., cit.
. Ibid.
. M. Torres, Amor America. Un viaggio sentimentale in America Latina, Fel-
trinelli, Milano , p. .
. Vásquez, Araujo, El exilio heredado, cit., pp. ss.
. Intervista con Natalia S., cit.
. Ibid.
. Ibid.
. Intervista con Susana S., cit.
. Intervista con Natalia S., cit.
. Cfr., ad esempio, le riflessioni su los de adentro y los de afuera, “quelli che
son rimasti e quelli che sono andati”, in M. Benedetti, Cultura entre dos fuegos, Uni-
versidad de la República – División publicaciones y ediciones, Montevideo ,
pp. -. Si tratta di considerazioni che, sebbene attinenti soprattutto alla situa-
zione degli artisti, gli intellettuali e gli scienziati espulsi dall’Uruguay, valgono co-
me metafora delle fratture, delle lacerazioni, delle incomprensioni prodotte dal
processo dell’esilio latinoamericano.
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. S PA Z I
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CONCLUSIONI
Per gli storici delle politiche delle commemorazioni, la storia inizia do-
ve finisce la memoria. Ma per Ariès, il compito principale non è distin-
guere la storia dalla memoria, quanto riconoscere gli scambi che si ven-
gono a creare. […] È il confine tra il noto e l’ignoto, o più precisamen-
te il passato che gli storici hanno studiato e interpretato e quello che an-
cora aspetta la loro attenzione. La storia dunque, secondo Ariès, è qual-
cosa di più del semplice aggregato di immagini attraverso le quali gli sto-
rici hanno scelto di rappresentare il passato. Il suo approccio riconfer-
ma la realtà di cosa c’è dietro alla visione dello storico. […] Per Ariès la
storia è un’arte della memoria perché è situata al crocevia tra tradizione
e storiografia. Tale approccio attribuisce nuovamente il ruolo di media-
zione della ricerca storica. Recupera dall’oblio il passato dimenticato.
Sottolinea il significato della tradizione, che porta nel presente il passa-
to non esaminato. […] Le osservazioni di Ariès ci riportano a riconsi-
derare i molteplici aspetti attraverso i quali esaminare la memoria, che
abbiamo messo in evidenza nel corso di questo studio. Memoria e im-
maginazione; costumi e immagini; ripetizione e ricordo; memoria indi-
viduale e collettiva; tradizione e storia.
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CONCLUSIONI
[…] Per quanto riguarda la testimonianza della Shoah, egli [lo storico] si
trova, come avviene anche per altri campi “scottanti” della storia più re-
cente, in una situazione che ci sembra inedita. Lo storico non vive sulle
nuvole, ma è immerso nella stessa atmosfera degli altri, si nutre degli stes-
si giornali, delle stesse trasmissioni televisive, è toccato dalle stesse pole-
miche. Certo, si suppone che egli sia capace di una certa ascesi, di avere
uno spirito critico, di mettere tra parentesi le proprie emozioni, le sue an-
tipatie e le sue simpatie, di valutare le rappresentazioni che nascono da
ciò che scrive, e, nei dibattiti pubblici, di dire il vero e il giusto. Eppure,
egli si trova sempre sotto il fuoco dell’attualità, in cui i problemi si anno-
dano e si mescolano, in cui, a volte, le poste in gioco etiche e scientifiche
si trovano a essere intrappolate in quelle politiche.
Malgrado ci si possa interrogare sulla qualità di uno storico che osa ri-
volgersi a un sopravvissuto, non è questo il tratto essenziale: Henry Bu-
lawko pone qui il problema della tensione tra il testimone e lo storico,
una tensione, o meglio, una rivalità, e perché no, una lotta per il pote-
re, che sta al centro degli attuali dibattiti sulla storia del nostro tempo,
ma che ritroviamo anche in altri campi allorché l’espressione individua-
le entra in conflitto con un discorso scientifico. Di fronte alla testimo-
nianza del deportato lo storico si trova di fronte a una posizione im-
possibile. Come ricorda Pierre Laborie, il suo mestiere è quello di “gua-
stafeste della memoria”, poiché deve ricordare che esistono delle linee
di demarcazione, che gli scarti non sono interamente riducibili. Lo scar-
to tra la certezza dell’esperienza vissuta e gli interrogativi critici che de-
rivano da altre fonti sul modo in cui si è svolto il passato; scarto tra le
virtù della commemorazione e il rigore del metodo storico; scarto tra le
amnesie puntuali o gli arrangiamenti del tempo rimodellato e le dure
realtà della cronologia minuziosamente ricostruita; scarto tra la sedu-
cente coerenza del discorso esplicito e la ricerca del non-detto, dell’o-
blio, dei silenzi. […] Eppure, di fronte a una persona viva, lo storico
può essere moralmente “guastafeste delle memorie”? La sofferenza che
emerge dal racconto di un sopravvissuto, talvolta unico depositario di
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CONCLUSIONI
i familiari delle vittime sono coloro che riportano le ferite più profonde,
ma le vittime di quel periodo così duro sono in realtà molte di più di quel
tragico gruppo di persone. Comprendono infatti le decine di migliaia di
individui ingiustamente arrestati e torturati, relegati all’esilio interno o
terrorizzati dai rastrellamenti nelle periferie realizzati anche durante gli
ultimi anni della dittatura, i centomila esiliati, gli innumerevoli cittadini
che attendevano il bussare alla porta di notte, o che ancora non trovano
il modo di parlare ai propri figli di quegli anni. La questione dei diritti
umani – e la memoria storica del paese – riguarda la nazione intera, e non
solo il complesso delle organizzazioni di sinistra rimaste dai retaggi degli
storici movimenti per i diritti umani. Tutto quello che il Cile ha speri-
mentato durante la dittatura è oggetto di memoria storica. Come il caso
Pinochet e le frequenti “irruzioni” [di memoria] durante questi otto an-
ni hanno dimostrato con grande chiarezza, ciò che è stato riconosciuto
non è stato certo dimenticato.
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Note
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CONCLUSIONI
. Sul nesso tra giustizia, memoria, democrazia, cfr. anche la raccolta di saggi Ba-
rahona de Brito, Gonzalez Enríquez, Aguilar, The Politics of Memory, cit.; Groppo,
Flier (comp.), La imposibilidad del olvido, cit. Per quanto riguarda volumi collettanei,
si segnala Acuña et al. (comp.), Juicio, castigos y memorias. Derechos humanos y justi-
cia en la política argentina, Nueva Visión, Buenos Aires e Guelerman, Memorias
en presente, cit. Cfr. anche le riflessioni di V. Palermo, Tra memoria e oblio: repressio-
ne, guerra e democrazia in Argentina, in “Contemporanea. Rivista di storia dell’ e
del ’”, VI, , aprile , pp. -. Un articolato insieme di riflessioni prodotte di
recente è anche H. Vezzetti, Pasado y presente. Guerra, dictadura y sociedad en la Ar-
gentina, Siglo XXI, Buenos Aires .
. Cfr., a questo proposito, le considerazioni di Maria Rosaria Stabili sulle molte-
plici sfaccettature del processo di riconciliazione cileno in M. R. Stabili, Una società di-
visa o ambigua? Cile, la sua storia e il suo dittatore, in “Latinoamerica. Analisi, testi, di-
battiti”, , gennaio-marzo ; Id., Verità e perdono. La riconciliazione incompiuta nel
Cile degli anni Novanta, in Fiammingo, Pocecco, Westfalia si complica, cit., pp. ss.
. Wilde, Irruptions of Memory, cit., p. .
. Pezzino, Memorie divise e riconciliazione nazionale, cit., pp. e .
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La memoria ostinata 5 4-01-2006 17:35 Pagina 221