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MANUALE DI SOCIOLOGIA

Sociologia Studio scientifico della società, delle sue istituzioni e dei rapporti sociali
Prospettive - Demografica: dal greco DEMOS = popolo. Studio della popolazione
sociologiche (nascite, morti, matrimoni, migrazioni, ecc). Quella
demografica è una delle prospettive di studio della
sociologia;
- Psicosociale: cerca di spigare i comportamenti in base al significato
che hanno per le persone;
- Delle strutture collettive: viene applicata allo studio di gruppi,
organizzazioni, comunità (competizione tra partiti, conflitto
etnico, ecc,)
- Delle relazioni: quando vengono presi in considerazione i rapporti tra
persone in base ai rispettivi ruoli.
- Culturale: analizza i comportamenti in base ai valori (di tipo religioso,
politico o sociale) e alle norme (formali o informali). I valori
indicano gli obiettivi da indicare come socialmente
auspicabili. Sui valori si fondano le norme sociali. Le norme
formali stabiliscono il modo in cui le persone e i gruppi
devono comportarsi.
Ruolo Insieme di aspettative sociali circa il comportamento di una persona che
occupa una certa posizione all’interno di un gruppo.
Istituzione Insieme ordinato di ruoli finalizzati al compimento di una o più funzioni
che sono fondamentali per il funzionamento della società.
Microsociologi Si occupa delle interazioni quotidiane tra individui. I fenomeni possono
a essere compresi solo nei termini del significato che le persone
attribuiscono alle proprie interazioni. L’accento viene posto sui singoli
soggetti.
Macrosociolog Si occupa delle strutture che sorreggono intere società (istituzioni
ia familiari, apparati educativi, organizzazioni religiose, ordinamenti politici,
ecc.).
Teorie - George Homans (1973): teoria dello scambio; l’interazione è fondata
microsociologi sulla considerazione del rapporto costi-benefici.
che - Harold Garfinkel (1967-1974): ha introdotto l’indagine
etnometodologica che studia la conoscenza di senso comune
sulla base della quale si hanno le interazioni quotidiane tra
individui.
- Ervin Goffman (1959): modello drammaturgico; usa il teatro come
metafora dell’interazione; le persone si comportano come attori
su un palcoscenico formato da una ribalta (spazio in cui si
muovono secondo ruoli formalizzati) e un retroscena (spazio in
cui si preparano informalmente a svolgere il ruolo che verrà
rappresentato sulla ribalta); gli attori si adoperano per
influenzare l’opinione che gli altri hanno su di loro.
- Interazionismo simbolico (Mead 1934 – Blumer 1969): le persone
attribuiscono dei significati agli stimoli che ricevono e
rispondono a tali significati, espressi da simboli, piuttosto che
agli stimoli stessi. Questi simboli possono essere azioni, gesti,
parole, oggetti (la parola stop, il coccodrillo della lacoste, ecc.).
La conoscenza condivisa del significato di questi simboli
rende possibile un’interazione senza problemi.
Teorie - Spencer (1987) paragonava la società a un organismo vivente in cui
macrosociolog ogni parte (cuore, cervello, ecc) svolge una funzione specifica
iche nel mantenimento della vita. I funzionalisti considerano la
società come un organismo formato da molte parti: la sfera
Il economica, quella religiosa, quella politica, ecc.

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funzionalismo - Durkheim (1893-1897) dice che per spiegare un fatto sociale è
necessario mostrare la funzione della singola parte all’interno
della società/organismo. Include nella propria teoria tutti i
fenomeni sociali, compresa la devianza (mancato rispetto delle
norme sociali), che anch’essa ha una funzione positiva (un
omicidio può servire a riaffermare le regole contro il crimine).
- Parson (1951) e Merton ( 1949):
1) una società è un sistema di parti interrelate;
2) i sistemi sociali sono tendenzialmente caratterizzati da
stabilità, perché dotati al loro interno di sistemi di controllo
(polizia, tribunali);
3) esistono disfunzioni fisiologiche che tendono a risolversi
nel lungo termine e comunque ad essere integrate nel sistema
(gli hippie degli anni ’60);
4) la società è interessata da un rinnovamento graduale
piuttosto che rivoluzionario;
5) l’integrazione sociale è prodotta dal consenso di gran parte
dei membri della società su un certo insieme di valori
Teorie - Marx e Engels (1948): il conflitto tra classi sociali è alla base della
macrosociolog società. Gli individui si dividono in due classi, i proprietari dei
iche mezzi di produzione (capitalisti) e i lavoratori (proletari), che
si scontrano continuamente tra loro.
La teoria del - Dahrendorf (1957): il conflitto si sviluppa tra coloro che detengono il
conflitto potere e coloro che ne sono esclusi. La struttura sociale si basa
sul dominio di alcuni gruppi sugli altri. Ciascun gruppo ha
interessi comuni che si oppongono a quelli degli altri gruppi.
Quando gli individui acquistano coscienza dei propri interessi
comuni possono diventare una classe sociale (movimento
sindacale, gruppo di pressione o partito politico). L’intensità del
conflitto dipende da: 1) il grado di accentramento del potere; 2)
la possibilità di acquistare potere da parte di coloro che ne sono
esclusi; 3) la libertà di formare gruppi politici.
Ipotesi Enunciato che suggerisce una correlazione tra due fenomeni che va
formulato in modo da poterne provare la verità o la falsità.
Teorie Insieme di ipotesi interrelate.
Variabile Fenomeno che può assumere differenti valori. I sociologi tendono ad
analizzare i rapporti di causa ed effetto mettendo in relazione la
variabile dipendente (variazione di un particolare fenomeno) con la
variabile indipendente(spiegazione o causa della variabile dipendente).
Indagine Metodo sistematico per acquisire dati sul comportamento, gli
campionaria atteggiamenti o le opinioni degli individui.
Il ricercatore comincia con il definire con molta attenzione l’insieme delle
persone che desidera studiare: la popolazione.
Il passo successivo è quello di selezionare un gruppo rappresentativo
della popolazione da studiare: il campione.
Infine si procede alla elaborazione di una serie di domande da sottoporre
ai componenti del campione. I risultati verranno in seguito elaborati e
codificati.
Popolazione Insieme di persone definite da una o più caratteristiche comuni, da cui
viene selezionato un campione, oggetto dello studio sociologico
nell’indagine campionaria.
Campione Gruppo rappresentativo della popolazione da studiare.
La ricerca sul Detta anche etnografia, consiste nello studiare i comportamenti degli
campo individui nella vita quotidiana. È stato introdotto negli anni ’20 dalla

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Scuola di Chicago. Le informazioni raccolte con questo metodo sono più
attendibili di quelle ottenute con il questionario dell’indagine
campionaria. La ricerca sul campo è però circoscritta a una situazione
particolare e presta problemi di generalizzazione.
La ricerca Il primo ad introdurre questo metodo fu Max Weber per far luce sui
storica legami tra religione e cambiamento sociale. Partiva dalla convinzione che
nel protestantesimo vi fossero fattori capaci di promuovere
quell’autodisciplina che è fattore determinante per la riuscita nel campo
economico. Fa quindi uso dei documenti storici per dimostrare questa sua
tesi.
La ricerca Utilizza due gruppi di persone il più possibili equivalenti: il primo (gruppo
sperimentale sperimentale) viene sottoposto ad uno stimolo (variabile dipendente)
che l’altro (gruppo di controllo) invece non riceve. Confrontando i
risultati ottenuti i sociologi possono valutare scientificamente gli effetti
dello stimolo.
Problemi Il percorso della sociologia e direttamente influenzato dai problemi
sociali sociali: durante la crisi degli anni ’30 molti sociologi si dedicarono allo
studio della disoccupazione e delle sue conseguenze; durante la seconda
guerra mondiale molti si occuparono della propaganda e dei suoi effetti.
La sociologia, in definitiva, riflette direttamente i problemi della società e
può anche far emergere problemi sociali di cui si aveva scarsa
percezione.
Cultura Insieme di valori, definizioni della realtà e codici di comportamento
condivisi da persone che hanno in comune uno specifico modo di vita.
Dal latino colere = coltivare la terra (agricoltura).
Col tempo ha perso il suo senso “aristocratico” (una persona colta era
una persona istruita) e si riferisce all’insieme di valori, simboli e
convinzioni che un gruppo sociale condivide e che costituiscono per i suoi
membri il modo di organizzare la vita del gruppo stesso.
L’acquisizione della cultura è una questione di apprendimento, e questo e
tipico degli esseri umani (per gli animali la conoscenza è impressa nel
loro patrimonio genetico).
La cultura è ciò che struttura la vita umana: negli esseri umani la cultura
adempie alla stessa funzione che il comportamento programmato
geneticamente adempie negli animali. Quindi essa deve essere riprodotta
ad ogni generazione e trasmessa a quella successiva.
Cultura e La cultura esercita un notevole controllo sul comportamento. Secondo
controllo Geertz la cultura è un insieme di meccanismi di controllo – schemi,
prescrizioni, regole, istruzioni – per governare il comportamento.
Partendo da questo assunto, Freud si chiede se non sia legittimo definire
la cultura come istanza repressiva.
Ci sono comunque dei limiti attraverso cui avviene questo controllo: 1)
limiti biologici dell’organismo umano (anche se la cultura stabilisse un
grande valore per la scalata di un grattacielo, un comune mortale non vi
può arrivare); 2) l’ambiente fisico (una forte siccità può ostacolare la
sussistenza di un ambiente agricolo); 3) per potersi adeguatamente
sviluppare la cultura ha necessità di un ordinamento sociale stabile
(non si possono considerare l’omicidio e il furto come valori).
Universali Alcuni studiosi sostengono la tesi che vi siano elementi comuni a tutte le
culturali culture, che varaino solo nei particolari.
Etnocentrismo Tendenza a giudicare la propria cultura superiore alle altre.
Xenofobia Paura e odio nei confronti di persone e costumi estranei alla propria
società
Relativismo Posizione secondo cui una cultura può essere capita solo sulla base dei

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culturale valori che le sono propri e nel suo contesto.
Cultura – gli Secondo Goodenought (1981) sono quattro:
elementi base - Concetti: strumenti con cui le persone organizzano la propria
esperienza;
- Relazioni: le culture non si limitano a catalogare il mondo è per mezzo
di concetti, ma contengono anche credenze riguardo al modo
in cui le parti risultanti da tale catalogazione sono messe in
relazione (relazioni naturali: il bianco è il contrario del il nero, la
terra ruota intorno al sole; relazioni soprannaturali: tentativo di
spiegare la creazione umana da parte dl cristianesimo);
- Valori: opinioni condivise circa gli obiettivi verso i quali gli esseri
umani devono tendere;
- Regole: elemento che include le norme sociali e che indica come è
necessario comportarsi per rispettare i valori della propria
cultura.
Sanzioni Sono le punizioni e le ricompense sociali che promuovono l’aderenza alle
regole. Possono essere sanzioni negative quando scoraggiano la
trasgressione delle norme (punizioni fisiche, carcerazione, umiliazione,
ecc) o sanzioni positive quando incoraggiano l’osservanza delle norme
(denaro, potere, prestigio, lode, ecc). Rafforzano le regole che definiscono
il comportamento appropriato in una data situazione.
Linguaggio - È un fenomeno sociale in quanto non può essere appresso fuori
dall’interazione sociale;
- È il veicolo principale per la trasmissione della cultura, anche se gran
parte della socializzazione dipende dall’imitazione di gesti (assentire,
sorridere, aggrottare la fronte, ecc);
- Una volta appresi i vocaboli essenziali, la struttura della lingua madre
e le regole del discorso, è impossibile dimenticarselo;
- Per questi motivi, è funzionale all’adattamento: senza di esso
l’interazione umana sarebbe molto più rudimentale;
- Quando è comune, ed implica quindi un certo grado di coesione
sociale, aiuta a creare il senso dell’identità di gruppo;
- Se trasforma in un gruppo tutti quelli che parlano una certa lingua,
trasforma anche in estranei coloro che ne parlano una diversa.
Ideologia - Insieme di assunti e di valori;
- Tra le funzioni delle ideologie c’è quella di allentare la tensione che
potrebbe svilupparsi se gli individui fossero completamente
consapevoli del divario tra valori e condizioni reali;
- Le ideologie possono anche difendere o esprimere interessi di gruppo.
In situazione di forte conflitto spesso si attivano sistemi ideologici
contrapposti: uno che difende l’altro che mette in discussione lo status
quo. Se dovesse risultare vincitore quello che si contrappone allo
status quo esistente, la sua ideologia verrà usata per difendere un
nuovo assetto dei rapporti sociali.
Anomia Nel 1980 Emile Durkheim parlava di anomia come della disgregazione
dell’unità culturale causata dalla mancanza di chiare e condivise norme
sociali.
Ritardo (o cultural lag – Ogburn 1922) Si manifesta quando i cambiamenti
culturale materiali avvengono ad una velocità tale che la cultura non materiale
(tradizione, credenze, filosofia, religione, ecc) non è in grado di tenervi
dietro. Il risultato è una costante mancanza di corrispondenza tra cultura
materiale e non materiale che genera una serie di complessi problemi
sociali.
Capitale L’insieme delle usanze che consente ad un gruppo di proteggere la

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culturale propria posizione sociale escludendone gli altri. Infatti secondo Bourdieu
(1979) la cultura è uno dei mezzi attraverso il quale mantenere il dominio
di una classe sociale sull’altra.
Subcultura Insieme di valori, norme e stili di vita che distinguono un gruppo da una
società più ampia. Questa non è necessariamente in contrasto con la
cultura dominante.
Controcultura Insieme dei tratti culturali – valori, norme e stili di vita – che si oppongono
alla cultura dominante.
I valori di una controcultura possono diventare la base di conflitti sociali
permanenti e irrisolti. A volte, invece, vengono assorbiti dalla cultura
dominante. Questa capacità di assorbimento della cultura occidentale ha
portato ad immaginarla come una sorta di spugna che ingloba ed
addomestica ogni potenziale minaccia.
Ruoli Posizione occupata da una persona nella società. Si possono avere vari
status, ma c’è ne sarà uno che definisce la persona in modo particolare
(comunemente è il lavoro che fornice lo status principale).
Gli status ascritti sono quelli che derivano dalla nascita (genere, etnia,
appartenenza familiare, ecc).
Sono invece status acquisiti quelli che derivano da una prestazione (lo
status di scrittore si ottiene scrivendo un libro).
Un ruolo è un insieme di comportamento orientati secondo le
aspettative di un certo status.
Il complesso di ruoli
Ad ogni status corrispondono diversi ruoli (l’insegnante si comporta in
modo diverso con gli allievi rispetto che con gli altri insegnanti o con il
preside). Il complesso di ruoli è l’insieme dei ruoli che attengono ad un
determinato status.
Qualsiasi ruolo non è un modello meccanico di comportamento e le
persone non reagiscono in modo automatico alle aspettative del proprio
ruolo, ma le assumono attivamente. Il comportamento è il prodotto del
modo con cui una persona interpreta il proprio ruolo.
Variabili Modalità di classificazione dei ruoli adottata da Parson in base a cinque
strutturali coppie di caratteristiche o pattern variables:
- Affettività/neutralità affettiva: alcuni ruoli esigono neutralità
affettiva in situazioni di forte tensione emotiva (l’infermiere di fronte
alla malattia). In altri ruoli l’aspettativa e che le persone manifestino
apertamente la propria affettività (amico, parente);
- Iscrizione/acquisizione: alcuni ruoli sono basati su status ascritti
(bambino, pensionato), altri sono acquisiti (l’amministratore delegato);
- Specificità/diffusione: alcuni ruoli sono specificatamente circoscritti
(il medico e il paziente riguardano esclusivamente il campo della
salute), altri sono più indefiniti (genitore, figlio);
- Universalismo/particolarismo: alcuni ruoli implicano aspettative
secondo cui ci si comporta secondo regole universali (ci si aspetta che
il bibliotecario presti i libri), altri invece implicano un trattamento
particolare alle persone con cui si ha una certa relazione (non ci si fa
pagare per un lavoro svolto per il fratello);
- Orientamento verso l’io/orientamento verso la collettività:
dipende dalla motivazione che il proprio ruolo richiede: ci si aspetta
che un commerciante agisca per i propri interessi mentre che un
dipendente di un’istituzione pubblica agisca per il bene della
collettività.
Conflitto di Avviene quando una persona è investito da aspettative non coincidenti
ruolo relative a più ruoli.

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Il conflitto può essere risolto attribuendo una priorità di ruolo, dando
prevalenza di importanza ad un ruolo rispetto che ad un altro.
Un altro metodo per la risoluzione del conflitto e la separazione dei
ruoli, che avviene con la scissione della aspettative riguardanti ruoli
diversi.
In alcuni casi il conflitto viene risolto con la sdrammatizzazione,
attraverso lo scherzo.
Tensione di Si ha quando c’è conflitto tra differenti aspetti di un medesimo ruolo.
ruolo
Istituzione È un’insieme di status e di ruoli che hanno lo scopo di soddisfare
determinati bisogni sociali.
Bisogni o Sono quelle funzioni che bisogna siano soddisfatte per far si che una
funzioni società persista.
sociali Secondo Marx il bisogno sociale fondamentale è la sopravvivenza
naturale: se gli sforzi umani per soddisfare questo bisogno non fossero
organizzati collettivamente, la società cesserebbe di esistere.
Secondo Lenki e Lenski (1970) i bisogni fondamentali sono:
1) comunicazione tra membri;
2) produzione di beni e servizi necessari alla sopravvivenza dei membri;
3) distribuzione di tali beni e servizi;
4) protezione dei membri dai pericoli fisici, da altri organismi e dai
nemici umani;
5) sostituzione dei membri, sia attraverso la riproduzione che la
socializzazione;
6) controllo dei membri, sia per garantire che il lavoro sociale venga
eseguito che per regolare i conflitti intestini.
Per realizzare questi bisogni c’è bisogno di un impegno collettivo che si
concretizza nelle istituzioni.
Risorse È quello che le istituzioni devono utilizzare per soddisfare i bisogni. Per
esempio, per poter produrre beni e servizi le istituzioni economiche
dovranno ricorrere a quattro tipi di risorse: la terra (risorse naturali); il
lavoro (motivazioni e capacità degli esseri umani); il capitale (ricchezza
investita in mezzi di produzione); l’organizzazione (mezzi per
combinare e coordinare le prime tre risorse).
In questo senso le istituzioni sono congegni per canalizzare le risorse
sociali in modelli di interazione stabili, preposti a soddisfare uno o più
bisogni sociali.
Società Marsh (1967) ha tentato di specificare le condizioni necessarie perché un
raggruppamento sociale possa essere definito società:
- un territorio delimitato da confini;
- il reclutamento di nuovi membri (riproduzione o immigrazione);
- una cultura incisiva, sufficientemente coesa da provvedere alla
soddisfazione dei bisogni sociali;
- l’indipendenza politica.
Società – Lenki e Lenski (1970) hanno classificato le società in base ai loro mezzi di
classificazione sussistenza, cui fanno corrispondere alcune caratteristiche:
- società di caccia e raccolta: i cacciatori-raccoglitori dispongono di
utensili primitivi; la proprietà è necessariamente limitata, dato che
devono portare con se tutto ciò che possiedono; il sistema di parentela
è il più importante principio organizzativo della vita sociale; la struttura
politica è praticamente inesistente;
- società orticole: in quelle più semplici, orti e giardini vengono
coltivati senza attrezzi metallici o aratri, in quelle più avanzate
dispongono di armi e attrezzi metallici ma non di aratri; come quelle di

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caccia e raccolta sono società di sussistenza; le strutture politiche sono
articolate su due o più livelli di autorità; anche qui è fondamentale il
sistema di parentela, che spesso è articolato in clan;
- società agricole: sono in grado di produrre cibo in eccedenza rispetto
alle necessità della popolazione; grazie a questo surplus si sono potute
sviluppare città dove si è sviluppato l’artigianato e il commercio; si
forma una struttura di potere complessa (nasce lo stato che si dota di
una burocrazia, viene inventata la scrittura, circolano le prime
monete);
- società industriali: la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale per
il suo sviluppo: la produzione industriale implica l’applicazione di
conoscenze scientifiche e nel processo produttivo la forza umana e
animale viene sostituita da forze energetiche inanimate (vapore,
energia elettrica e, successivamente, energia atomica); il surplus
economico generato è enorme rispetto a quello generato dagli altri tipi
di società; la maggior parte di questo tipo di società ha sistemi di
governo altamente sviluppati, con burocrazie e apparati militari
complessi.
Socializzazion Processo attraverso il quale apprendiamo le competenze e gli
e atteggiamenti connessi ai nostri ruoli sociali.
Assolve la funzione di assicurare la continuità sociale: trasmettendo
ideali, valori, modelli di comportamento ai nuovi membri di una società
ne consente la riproduzione.
Perché avvenga un processo di socializzazione sono necessari tre fattori:
aspettative di ruolo; propensione alla conformità; modifica del
comportamento.
La socializzazione è condizionata dai limiti biologici (non si può volare
senza le ali) e da limiti culturali, con cui si tende a selezionare solo una
parte dei comportamenti biologicamente possibili (l’accoppiamento
casuale è biologicamente possibili ma tutte le società hanno regole
sessuali per il comportamento dei propri membri).
Gruppo dei Gruppo formato da coetanei. In questo gruppo sia ha l’esempio di
pari socializzazione efficace: i ragazzi più “popolari” definiscono gli standard,
tutti gli altri si adeguano o, perlomeno, sono spinti a modificare il proprio
comportamento.
Sociobiologia I fautori della sociobiologia portano avanti la tesi che i fattori genetici
abbiano sul comportamento umano un effetto assai più determinante di
quanto si pensasse in precedenza e che una gamma di comportamenti
che va dall’aggressività all’altruismo può avere origini biologiche.
Credono nell’esistenza della “natura umana”, che definiscono come una
serie di predisposizioni genetiche che portano gli individui a comportarsi
in un certo modo.
Personalità La personalità degli individui prende forma nel corso della loro interazione
con gli altri, interazione che a sua volta è influenzata da una serie di
caratteri fisici (età, intelligenza, genere, ecc) e anche dall’ambiente (lo
sviluppo di un bambino può essere compromesso dalla situazione di
indigenza della famiglia).
La personalità di un individuo deriva in gran parte dalle sue esperienze.
Un fattore importante per la formazione della personalità e la cultura di
cui facciamo parte.
- Cooley (1919): la personalità emerge dall’interazione degli individui.
Durante quest’interazione si crea un io riflesso costituito da tre
elementi:
. ciò che pensiamo gli altri vedano in noi;

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. come pensiamo che gli altri reagiscano a ciò che vedono in noi;
. come a nostra volta reagiamo alla reazione che percepiamo negli
altri.
Questa teoria da molto perso al modo in cui interpretiamo i pensieri e
sentimenti degli altri nei nostri confronti.
- Mead (1934): il processo della formazione della personalità si forma in
tre fasi:
1) Fase dell’imitazione, durante la quale i bambini copiano il
comportamento degli adulti senza capire che cosa stanno facendo;
2) Fase del gioco libero, durante la quale il bambino comincia a
interpretare i comportamenti come veri e propri ruoli e ad
assumerli (gioca a fare il pompiere, l’infermiera, ecc);
3) Fase del gioco organizzato, durante il quale il bambino deve
imparare quel che ci si aspetta non da una sola persona, ma da un
intero gruppo. Seguire le regole del gioco del calcio prepara i
bambini a seguire le regole del gioco sociale. Arrivati a questa fase
i bambini hanno acquisito un’identità sociale.
Secondo Mead la personalità – il Se (self) - si articola in due istanze:
l’Io e il Me: l’Io è la mia risposta agli altri e alla società in generale; il
Me è una rappresentazione del modo in cui mi vedono gli altri. L’Io
pensa al Me come se pensasse ad un’altra persona.
- Freud: la personalità si compone di:
1) L’Es è una sorgente di energia guidata dal principio del piacere.
La sua attività consiste nello scaricare energia, nel ridurre la
tensione e quindi produrre sensazioni di gratificazione;
2) L’Io che è l’”agente esecutivo” della personalità, incaricato di
mediare tra questa e il mondo esterno. È guidato essenzialmente
dal principio di realtà, ossia dall’esigenza di attendere condizioni
adeguate prima di scaricare la tensione dell’Es;
3) Il Super-Io rappresenta il principio morale ed esercita una funzione
giudicatrice.
La personalità si sviluppa in quattro fasi, ciascuna delle quali e
associata a una zona erogena del corpo:
1) Fase orale (zona erogena prevalente è la bocca) che va all’incirca
dalla nascita ai 18 mesi;
2) Fase anale (zona erogena prevalente è l’ano) va all’incirca dai 18
mesi ai 3 anni. La gratificazione pulsionale deriva dal trattenere ed
espellere le feci;
3) Fase fallica (zona erogena prevalente è il pene e il clitoride) che
va all’incirca di 3 ai 6 anni. I bambini, sia maschi che femmine,
cominciano a svilupparsi in direzioni diverse, entrambe però
caratterizzate dall’interesse per il pene e dal desiderio sessuale
verso il genitore del sesso opposto;
4) Fase genitale , a cui si arriva dopo un periodo di latenza che va
all’incirca dai 6 anni fino alla pubertà. La fonte principale del
piacere è costituita dal rapporto sessuale genitale con un membro
del sesso opposto.
- Piaget: lo sviluppo cognitivo avviene per stadi
1) Stadio senso motorio (dalla nascita ai 2 anni) i bambini non
fanno progetti e non perseguono scopi, non hanno una
rappresentazione interna degli oggetti, non dispongono di immagini
mentali né di parole;
2) Stadio preoperatorio (dai 2 ai 7 anni)il bambino diventa capace
di usare simboli, immagini e parole che rappresentano altre cose.
Fioriscono il linguaggio e il disegno;
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3) Stadio operatorio completo (dai 7 ai 12 anni) i bambini riescono
a ragionare in termini logici quando si trovano di fronte a problemi
concreti;
4) Stadio operatorio formale (dai 12 anni in poi) è la tappa più
avanzata del processo cognitivo che consente di compiere
operazioni logiche su basi puramente ipotetiche.
- Kohlberg: identifica sei fasi di sviluppo morale che si susseguono
iun una sequenza fissa, come gli stadi cognitivi di Piaget.
Durante le prime due fasi il bambino non ha ancora sviluppato il senso
del giusto o dell’ingiusto. Le prospettive del castigo (prima fase) o del
premio (seconda fase) sono le sole forze che guidano il suo
comportamento. Nella terza fase diventa consapevole dell’opinione
altrui e agisce in modo da ottenerne l’approvazione. Durante la
quarta fase questa consapevolezza si allarga alla comunità e alle
norme sociali: il comportamento è regolato dalla consapevolezza
morale. Nella quinta fase vi è la consapevolezza dei potenziali
conflitti tra diverse convinzioni che permette di formulare giudizi
autonomi. Coloro che giungono alla fine del processo (sesta fase)
hanno sviluppato principi etici universalmente validi e coerenti:
saranno in grado si prendere decisioni completamente svincolate dalla
preoccupazione per il proprio interesse (avrebbero raggiunto la sesta
fase Gesù, Martin Luther King, Gandhi).
Socializzazion La fase più intensa della socializzazione avviene tra l’infanzia e
e continua l’adolescenza, ma continua anche nell’età adulta e nella vecchiaia.
- Brim (1966):
Socializzazione infantile Socializzazione adulta
Incentrata sulle motivazioni Finalizzata a sviluppare capacità
specifiche
Forma valori stabili Riguarda comportamenti modificabili
Adesione acritica alle regole Valutazione critica delle regole
Obbedienza all’autorità Riconosce il conflitto di ruolo

- Erikson: lo sviluppo della socializzazione avviene in otto fasi (le prime


cinque nell’infanzia). In ogni fase l’individuo affronta una crisi e il
passaggio alla fase successiva avviene con la risoluzione di detta crisi:
• Fiducia/sfiducia (prima infanzia)grazie alle cure ricevute il bambino
impara a sentirsi sufficientemente sicuro. Se invece viene
maltrattato o trascurato questa prima crisi non può venire superata.
Non sempre la soluzione della crisi è completa;
• Autonomia/vergogna e dubbio (da 1 a 2 anni): il bambino sviluppa
una prima conoscenza di sé e inizia ad apprendere le regole della
convivenza;
• Iniziativa/senso di colpa (da 3 a 5 anni) si sviluppa il linguaggio, la
locomozione, l’interazione all’interno della famiglia; si acquisisce
consapevolezza delle differenze sessuali; si comincia a
intraprendere, per gioco, attività nel corso delle quali si possono
trasgredire le norme stabilite dagli adulti;
• Industriosità/inferiorità (primi anni di scuola): se il bambino riesce
bene nei compiti assegnati è contento di impegnarsi, se sperimenta
continui insuccessi sviluppa un senso di inferiorità;
• Identità/confusione di ruoli (inizio dell’età adulta): si cerca di
stabilire una relazione basata sulla fiducia. Questo tentativo può
fallire e portare alla separazione o al divorzio. Se il conflitto tra
intimità e isolamento non viene risolto, si può passare attraverso

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una serie di relazioni temporanee destinate a fallire;
• Generatività/stagnazione (età adulta matura) vengono affrontati i
temi della responsabilità verso la società e le generazioni future. Se
queste sfide non vengono risolte positivamente, può insorgere un
senso di impoverimento personale e mancanza di mete;
• Integrità/disperazione (tarda età adulta): si fa un bilancio della
propria vita: si ricaverà una sensazione di integrità qualora la
valutazione sia positiva; vi sarà disperazione se guardandosi indietro
si vorrebbe cambiare tutto accorgendosi che è troppo tardi.
Agenti della Vengono così definiti tutti coloro che contribuiscono alla socializzazione
socializzazion (istituzioni, gruppi e perone).
e
Prima infanzia Il bambino dipende da latri per il nutrimento, il vestiario, il riparo. Per
svilupparsi in modo adeguato i bambini hanno bisogni di rapporti affettivi
stabili.
Istituzionalizz Termine con cui ci si riferisce agli effetti dannosi di un’assistenza
azione istituzionale in cui manca l’interazione affettiva. Una ricerca ha messo a
raffronto bambini cresciuti in un orfanotrofio (si occupavano di loro la
direttrice e gli assistenti sociali) e un carcere con un asilo nido destinato
ai figli delle detenute (pur crescendo in un istituto questi potevano avere
contati con la madre che li nutrivano e si occupavano di loro). La ricerca è
giunta alla conclusione che lo stretto contatto con la madre era il fattore
determinante del più rapido sviluppo e della migliore salute dei bambini
dell’asilo nido.
Famiglia Per gli esseri umani, dunque, il principale agente della socializzazione nei
primi anni di vita è la famiglia.
La funzione di questa prima fase di socializzazione è quella di motivare il
bambino alla fiducia e all’obbedienza.
Scuola Compito principale della scuola è quello di insegnare ai bambini non solo
le nozioni e le capacità, ma anche il rispetto dei valori della società in cui
vivono. Ciò vale soprattutto per la scuola elementare dove vengono
trasmessi valori come quelli del lavoro, della proprietà privata, della
famiglia, della democrazia, della legge e dell’ordine, prima ancora che il
bambino sia abbastanza maturo da poterli acquisire criticamente.
Trasmettendo i valori dominanti della società e punendo i comportamenti
ad essi non conformi, la scuola opera anche come agente di controllo
sociale.
La differenza tra casa e scuola è parte del processo di socializzazione al
mondo degli adulti, e in particolare al sistema occupazionale.
Mezzi di Nella nostra società i bambini imparano parecchio in tema di ruoli e
comunicazione comportamenti sociali dalla televisione, dai giornali, dal cinema e da altri
mezzi di comunicazione di massa.
A giudizio di molti, la televisione è un potente mezzo di socializzazione,
secondo solo ai genitori.
La televisione è sicuramente un potente mezzo di informazione. I
programmi di divulgazione scientifica, i documentari possono essere
stimolanti sia per i bambini che per gli adulti. Ma a questi vengono di
norma largamente preferiti quelli che propongono intrattenimento ed
evasione.
Socializzazion La socializzazione avviene generalmente attraverso questi quattro
e–i meccanismi:
meccanismi - Imitazione: tentativo consapevole di riprodurre il comportamento di
un adulto (se l’insegnante la mette in castigo, la bambina punita a
casa potrebbe chiudere la bambola in un armadio);

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
- Identificazione: meccanismo inconsapevole che induce il bambino ad
adottare il comportamento, gli atteggiamenti e i valori degli agenti
della socializzazione;
- Vergogna e senso di colpa: mentre i primi due sono meccanismi
che incoraggiano un certo tipo di comportamento, questi sono
meccanismi che li inibiscono.
Interazione L’interazione tra individui è l’oggetto della microsociologia. Osservando il
modo con cui le persone si comportano presenza di altri, i sociologi hanno
identificato e tentato di spiegare determinati modelli di comportamento
che costituiscono la base della dimensione micro sociale.
A livello macro troviamo dunque le grandi strutture della società. Mentre
a livello micro troviamo persone che interagiscono tra di loro, a coppie o a
gruppi.
Teoria dello Homas (1973): il comportamento di una persona è influenzato dal modo
scambio in cui è stato compensato in passato sulla base di 4 principi:
- Quanto più spesso un comportamento è stato compensato, tanto più e
probabile che venga ripetuto;
- Se un determinato ambiente è risultato collegato a un comportamento
ricompensato, tanto più è probabile che quell’ambiente venga
ricercato;
- Quanto più è preziosa la ricompensa per un dato comportamento,
tanto più è probabile che questo venga ripetuto;
- Quanto più spesso esigenze e desideri vengono soddisfatti, tanto meno
si da valore a ogni ulteriore ricompensa.
L’interazione sociale è come una rete di scambi che possono essere tutti
interpretati in termini di rapporto costi-benefici.
Ricerche diverse confermano però che la natura umana è più complessa
di come la ritenga la teoria dello scambio: una ricerca sugli scienziati
vincitori del premio Nobel ha dimostrato di quanto essi diventino, dopo
aver vinto il premio, meno produttivi.
Interazionismo - Mead: tutte le azioni umane in quanto comportamenti sociali sono
simbolico basate sulla comunicazione. Non ci limitiamo a reagire alle azioni degli
altri ma reagiamo anche alle loro intensioni.
Mead definisce due tipi di atti sociali: un gesto non significativo è
un riflesso automatico, come battere le palpebre; Nel caso del gesto
significativo, invece, gli individui non reagiscono automaticamente,
ma tra lo stimolo e la risposta c’è un intervallo durante il quale lo
stimolo viene interpretato. Per interpretare non c’è altro modo che
“mettersi nei panni dell’altro”, ovvero assumere il ruolo dell’altro.
- Blumer (1969): l’interazionismo simbolico si basa sull’assunto che
l’interazione umana è un dialogo continuo nel corso del quale le
persone accertano le intenzioni degli altri, le interpretano e reagiscono
ad esse.
Per processo interpretativo, che si svolge tra il momento in cui ci si
presenta uno stimolo e il momento in cui reagiamo ad esso, si intende
la realizzazione della definizione dello stimolo che ci porta a decidere
come reagire. Prima di reagire operiamo un collegamento tra lo
stimolo e un simbolo. Dal momento che i simboli sono appresi
attraverso l’interazione sociale, essi sono comprensibili a tutti e
rendono le azioni prevedibili da parte di tutti.
La conoscenza condivisa del significato di questi simboli ci consente di
interagire in base alla comprensione delle azioni e delle intenzioni
altrui.
Etnometodolo Garfinkel: l’etnometodologia è studio delle regole di base che

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
gia disciplinano le interazioni quotidiane tre le persone, e quella conoscenza
di senso comune che suggerisce quando parlare e quando tacere,
quando scherzare e quando essere seri, come iniziare una conversazione
e come pervi fine, ecc.
Tutti diamo per scontate molte cose, soprattutto quando interagiamo con
persone che conosciamo molto bene (marito e moglie, per esempio,
usano spesso una sorta di linguaggio “stenografico” senza esprimere ogni
pensiero per esteso).
Quando le regole base dell’interazione sociale date per scontate vengono
infrante, i risultati possono essere sconcertanti.
Modello Goffman: nell’interazione sociale sottolinea l’importanza di quella che
drammaturgic chiama gestione delle impressioni, sostenendo che gli individui si
o comportano in modo da trasmettere significati simbolici per loro
favorevoli.
Egli immagina le interazioni sociali come una sorta di rappresentazione
teatrale in cui le persone sono attori che si adoperano, anche attraverso
apparati di scena, per creare determinate impressioni.
Una persona che arriva tardi a un convegno pubblico, ad esempio,
potrebbe voler comunicare che la sua presenza è talmente importante da
impedire l’inizio dei lavori in sua assenza.
Inoltre le persone adottano diverse tecniche per salvare la faccia quando
hanno trasmesso un’impressione involontaria.
Stigma Per alcuni individui è difficile manipolare le impressioni a proprio
vantaggio in quanto sono portatori di stigma. Il colore della pelle, la
deformità, l’omosessualità e la bruttezza sono alcuni tratti che possono
essere stigmatizzati. Una persona portatrice di stigma viene isolata dalle
persone “normali” ed è considerata non solo diversa ma anche
indesiderabile.
Queste persone cercano di approntare delle strategie di difesa. Possono
tentare di nascondere lo stigma (come fanno a volte gli ebrei che si
rinchiudono nelle loro comunità). Possono dividere il mondo in due gruppi,
uno più ampio di cui son si fidano, uno più ristretto di amici fidati.
Un’ulteriore possibilità è quella di affrontare apertamente gli
atteggiamenti negativi, come fanno gli omosessuali emancipati.
Uno stigma è quella caratteristica di una persona o di un gruppo che
viene considerata un difetto e suscita tentativi di punire, isolare o in altro
modo degradare i suoi portatori.
Teoria Freud: il comportamento interpersonale è fortemente influenzato dalle
psicoanalitica esperienze infantili.
La propensione a formare gruppi sociali e a farne parte è da collegare a
sentimenti di obbedienza e sottomissione ai capi perché in essi si incarna
quella figura potente e quasi divina che è il padre agli occhi del bambino.
Questo meccanismo di ritorno ad uno stadio di sviluppo precedente
prende il nome di regressione.
Ruoli formali Sono quei ruoli su cui si basano le istituzioni e, più in generale, la
struttura sociale: il sacerdote, il coniuge, l’elettore, ecc.
Ruoli informali Accanto ai ruoli informali si sviluppano anche ruoli informali: l’animatore
di feste, il gonzo, il capro espiatorio, ecc.
Quando classifichiamo le persone come tipi, assegniamo loro dei ruoli,
quando queste persone le conosciamo bene, questi ruoli tendono a
diventare stabili e diventa difficile liberarsene (è necessario che una
persona classificata come “gentile” faccia qualcosa di veramente odioso
perché le venga assegnato un ruolo nuovo).
Gruppi Secondo Merton, un gruppo è un insieme di individui che interagiscono

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
secondo determinati modelli, provano sentimenti di appartenenza al
gruppo, vengono considerati parte del gruppo dagli altri membri.
La prima caratteristica fondamentale dei gruppi è dunque l’interazione
strutturata da modelli. Modelli specifici di attività e interazione
definiscono i confini precisi di ogni gruppo.
La seconda caratteristica fondamentale è il senso di appartenenza. Dai
membri ci si aspettano profondi sentimenti di lealtà verso il gruppo.
La terza caratteristica fondamentale è il riconoscimento reciproco dei suoi
membri e dunque l’identità di gruppo agli occhi degli estranei.
Gruppo È costituito da un piccolo numero di persone che interagiscono
primario direttamente e intrattengono rapporti coinvolgenti numerosi aspetti della
loro personalità.
Sono di piccole dimensioni perché l’interazione diretta e immediata tra
tutti i membri di un gruppo è difficile da ottenere in gruppi di grandi
dimensioni.
Le sue caratteristiche dominanti sono:
- Stretti legami personali;
- Ruoli non specializzati;
- Obiettivi indifferenziati.
Gruppo È costituito da persone che hanno scarsi vincoli emotivi e interagiscono
secondario per raggiungere obiettivi specifici: le persone sono più importanti per la
funzione svolta che come individui.
Poiché in un gruppo secondario i ruoli sono molto specializzati, i membri
spesso si conoscono poco tra di loro e non sviluppano quei legami emotivi
che ci sono tra amici o membri di una famiglia.
Gruppi – Per gli esseri umani la vita di gruppo è d’importanza vitale e i gruppi
funzioni assolvono molte funzioni:
- Funzione strumentale: molti gruppi si formano per compiere un
lavoro specifico. Questi gruppi strumentali sono necessari per svolgere
compiti difficili o impossibili da eseguire per un individuo;
- Funzione espressiva: l’obiettivo dei gruppi espressivi è quello di
soddisfare il bisogno di accettazione, stima e indipendenza dei propri
membri;
- Funzione di supporto: le persone si riuniscono in gruppi anche per
dare solievo a sentimenti negativi, anche se oggi si concorda
generalmente sul fatto che non tutte le emozioni negative danno vita
alla formazione di un gruppo. Sembrerebbe che i gruppi offrano
sollievo ad alcuni sentimenti negativi (come la paura) ma non ad altri
(come l’ansia).
Gruppi – Una diade è un gruppo composto da due soli membri (fidanzati, amici). Si
dimensioni tratta di un gruppo molto fragile, poiché può essere distrutto
dall’allontanamento di un solo membro. A causa della sua fragile natura,
la diade richiede più di ogni altro gruppo un’interazione stretta, regolare e
positiva; al tempo stesso la diade può fornire più gratificazione emotiva di
qualsiasi altro gruppo.
L’aggiunta di un ulteriore membro da vita ad una triade in cui, presto o
tardi, due dei tre membri stabiliranno tra loro rapporti più stretti
escludendo il terzo. Questo terso membro può svolgere uno di questi tre
ruoli:
- Mediatore neutrale;
- Opportunista, che approfitta degli altri;
- Tattico, che “divide” e “domina” (divide et impera)
È stato empiricamente provato che gruppi più ampi sono maggiormente
produttivi delle diadi e delle triadi. I membri di questi gruppi tendono ad

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
offrire più spunti e suggerimenti di quanto facciano i membri dei gruppi
più piccoli; al loro interno sembra esserci meno consenso, ma anche
meno tensione.
È provato che i gruppi con un numero pari di componenti siano diversi da
quelli con un numero dispari, nel primo le divergenze sono più nette e
sfociano spesso in situazioni di stallo. I gruppi di numero pari possono
scindersi in fazioni di uguale numero, cosa che non è possibile per i
gruppi di numero dispari.
Secondo alcuni ricercatori il gruppo con cinque membri è particolarmente
significativo in quanto si sottraggono al rischio di stallo, non sono soggetti
alla fragilità ed alle tensioni tipiche delle diadi e delle triadi, offrono un
certo supporto ai dissenzienti che non vengono isolati come avviene più
facilmente in gruppi di maggiori dimensioni.
Gruppi – Quando la dimensione di un gruppo aumenta, i suoi membri tendono a
comunicazione comunicare in misura minore tra di loro e in misura maggiore con il
e potere leader. Al tempo stesso, in un gruppo con più di 5 membri, il leader tende
a parlare con il gruppo nel suo insieme piuttosto che con i singoli membri.
La comunicazione diviene sempre più centrata sul leader: egli parla molto
più degli altri.
Pensiero di Se un gruppo subisce molte pressioni o critiche dall’esterno può essere
gruppo spinto a serrare i propri ranghi. Quando questo accade, il gruppo può
sviluppare una visione del mondo che resiste alle idee e alle influenze
esterne. Questa tendenza è stata definita “pensiero di gruppo”.
Leader È stato empiricamente provato che nei gruppi c’è la tendenza alla
strumentale e comparsa di due “specialisti”: il primo, leader strumentale, che cerca di
leader proporre soluzioni ed orientare il gruppo; il secondo, leader espressivo,
espressivo che è la persona valutata più positivamente dagli altri membri.
Queste due figure non coincidono quasi mai, ma tendono ad interagire tra
di loro più che con gli altri membri del gruppo; la loro interazione non è
competitiva, ma di appoggio reciproco.
Gli aspetti strumentale ed espressivo sono ambedue necessari per il
successo del gruppo: l’impegno strumentale è rivolto all’esterno, verso il
raggiungimento di un obiettivo; l’impegno espressivo è rivolto all’interno,
verso il benessere emotivo del gruppo. È stata anche avanzata l’ipotesi
che la dimensione strumentale si incarnata, indipendentemente dal
sesso, da un leader con caratteristiche “paterne”, quella espressiva da un
leader con caratteristiche “materne”.
Organizzazioni Gruppi sociali organizzati per raggiungere scopi specifici.
Gruppi Non è sempre netta la distinzione tra gruppi primari e organizzazioni. Per
carismatici esempio, alcuni gruppi si formano per raggiungere determinati obiettivi
(caratteristica propria delle organizzazioni), come difendere una fede
religiosa, ma hanno una a struttura che ricorda quella dei gruppi primari.
È il caso dei gruppi carismatici, che si formano cioè attorno alla figura di
un leader portatore di carisma, una qualità per cui una persona è
ritenuta di capacità sovraumane o, almeno eccezionali, e trattata di
conseguenza.
Caratteristiche essenziali di questi gruppi sono l’instabilità e la
dipendenza dal leader. Dal momento che i legami personali possono
essere estremamente instabili, la struttura del gruppo sarà probabilmente
anche essa altrettanto instabile.
Dati questi fattori di instabilità, i gruppi carismatici tendono a durare solo
finché il loro leader conserva il proprio carisma.
Si ha quella che Weber chiama l’istituzionalizzazione del carisma
quando iniziano a essere elaborate regole (ad esempio per la successione

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
del leader), procedure (per il reperimento dei mezzi di sussistenza) e
tradizioni, quando inizia a emergere una gerarchia di sacerdoti,
funzionari, ufficiali, burocrati.
Associazioni È un esempio di organizzazione le cui caratteristiche sono:
volontarie - l’essere costituite per promuovere un interesse comune dei
membri;
- l’appartenenza ad esse non è obbligatoria né acquisita per nascita (
di conseguenza i membri sono liberi di lasciare l’associazione)
Si trasformano spesso in organizzazioni complesse dotate di una
burocrazia: l’Esercito della salvezza, i boy scout, la Croce Rossa, ecc.
Istituzioni Organizzazioni che si formano per promuovere l’interesse della società,
totali così come viene definito imperativamente dallo Stato, da organizzazioni
religiose o da altri detentori del potere. I loro membri vivono in
isolamento dal resto della società e sono spesso sottoposti alla
sorveglianza di guardiani. Un articolato complesso di regole ha lo scopo di
mantenere l’ordine e le condizioni di dipendenza dei sorvegliati.
Goffman (1961), che ha coniato l’espressione istituzione totale, ha
distinto queste organizzazioni in varie classi:
Organizzazione Membri
Ospedali, case di riposo e simili Persone incapaci di provvedere a
se stesse
Prigioni e campi di Persone ritenute pericolose per la
concentramento società
Caserme, navi, convitti, campi di Persone investiti di compiti
lavoro specifici
Monasteri, conventi, luoghi di ritiro Persone che si isolano dalla
società
Burocrazia Imprese, uffici pubblici, sindacati e università rientrano nella vasta
categoria della burocrazia.
Weber vide nella burocrazia uno degli aspetti fondamentali della
tendenza alla razionalizzazione nel mondo moderno. Il suo tipo ideale di
burocrazia comprende le seguenti caratteristiche:
- una divisione del lavoro chiaramente definita e stabile;
- una struttura gerarchica all’interno della quale ogni soggetto ha un
superiore ed è a sua volta il superiore di altri;
- procedure formali di apprendimento;
- una carriera imperniata sull’impiego stipendiato a tempo pieno;
- regole scritte prestabilite che stabiliscono le procedure da seguire
nello svolgimento del lavoro;
- fedeltà all’organizzazione (ovvero obbedienza ai superiori in quanto
detentori di un ruolo formale) e segreto d’ufficio.
Queste caratteristiche conferiscono prevedibilità al comportamento delle
persone che lavorano nella burocrazia e ne permettono il coordinamento
da parte dell’autorità. Prevedibilità e coordinamento sono le
caratteristiche che determinano efficienza e produttività.
Burocrazia – la La burocrazia implica il passaggio dal lavoro generico alla
produttività specializzazione. Secondo Weber la ragione principale della sua diffusione
è “la superiorità puramente tecnica su qualsiasi altra forma di
organizzazione” e la considera un tipo ideale di organizzazione in cui il
lavoro può essere svolto sulla base di regole fisse, a prescindere dalle
persone.
Definendo con precisione i compiti che ciascuno deve compiere, la
burocrazia riduce i margini di incertezza dell’agire umano.
Burocrazia – il In tutti i gruppi umani si assiste ad una costante lotta per il potere. Se

15
MANUALE DI SOCIOLOGIA
potere questa lotta non fosse controllato, potrebbe paralizzare il gruppo stesso.
Certe caratteristiche della burocrazia – la catena di comando, ruoli e
procedure ben definiti – operano proprio per controllare il conflitto.
La chiave di controllo della burocrazia è, secondo Crozier (1963),
l’accesso alle informazioni: “una struttura burocratica è configurata in
modo da dare alle persone informazioni, possibilità di previsione e quindi
controllo in misura esattamente corrispondente alla loro posizione nella
scala gerarchica”. In termini molto concreti, all’interno di una
organizzazione sapere e potere.
Burocrazia – Le regole sono molto simili agli ordini, ma sono meno personali e dirette.
funzioni delle Le regole consentono ai dirigenti di mettere in secondo piano la propria
regole personalità personale.
Le regole burocratiche:
- Comunicazione: indicano ciò che la direzione si aspetta dai
dipendenti;
- Controllo a distanza: permettono ai dirigenti di controllare i
comportamenti a tutti i livelli dell’organizzazione;
- Legittimazione della punizione: forniscono criteri astratti in base ai
quali vengono valutati bassi rendimenti e infrazioni;
- Discrezionalità: sono uno strimento di negoziazione nelle mani dei
dirigenti, che possono allentarle in cambio di cooperazione da parte dei
dipendenti.
Organizzazioni Incertezza
– i lati deboli Per determinare i possibili lati deboli di una organizzazione, Thompson
(1967) ha elencato quatro possibili combinazioni di obiettivi e mezzi:
Obiettivi
Certi Incerti
Mezzi

Anche un computer può La decisione finale rappresenta


Certi prendere decisioni un compromesso
Esiste un margine di Estremamente difficile
Incer
incertezza. I dirigenti devono prendere una decisione
ti fare la propria scelta
Un altro fattore che influisce sull’efficienza delle organizzazioni è
costituito dalle risorse che esse utilizzano.

Vulnerabilità alle influenze ambientali


Anche l’ambiente in cui operano le organizzazioni influenza la loro
operatività. Le organizzazioni pubbliche, ad esempio. Sono influenzate
dall’ambiente legislativo.

Complessità
Tanto più le organizzazioni diventano grandi, tanto più diventano
complesse. È tuttavia difficile dire se la crescita dimensionale sia la causa
dell’aumento di complessità. C’è chi sostiene che, al contrario, più
l’organizzazione diventa complessa, tanto più ha bisogno di personale e
cresce di dimensioni.
Altri fattori che influenzano la complessità sono il grado di sostituzione
del lavoro umano con la tecnologia(più tecnologia meno complessità),
l’ambiente (più è competitivo più aumenta la complessità), la quota di
professionisti tra il personale (più professionisti meno complessità).

Patologia
Una volta affermatasi la burocrazia vive di vita propria e, secondo Weber,
questa è tra le organizzazioni sociali più difficili da distruggere. In questa
tendenza moti ravvisano i sintomi di una patologia delle organizzazioni,
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MANUALE DI SOCIOLOGIA
una sorta di sclerosi per cui i burocrati si fossilizzano nell’esercizio dei
loro compiti e nell’osservanza acritica dei regolamenti e delle regole. Il
risultato può essere la mancanza di flessibilità e di innovazione, la
lentezza e, infine, la stagnazione.
La famosa legge di Parkinson (1957) ipotizza che il personale di
un’organizzazione tenda ad aumentare quasi automaticamente, perché
ogni funzionario desidera moltiplicare i propri subordinati. Il risultato è
una burocrazia sempre crescente, devota ai propri scopi immaginari, con
un vertice sempre più ipertrofico, che genera sempre più lavoro inutile e
diventa sempre meno produttiva.
Conflitto irrazionale
Deriva da problemi o da ostilità personali. Le persone con una
“personalità autoritaria” fanno molta fatica ad accettare l’autorità di altri.
Quando si trovano di fronte ad un superiore molto deciso e poco
tollerante possono anche sottomettersi, ma covano rabbia e ostilità
repressa. Dal momento che nelle organizzazioni abbondano i bersagli
verso cui indirizzare questa aggressività, queste personalità possono
essere una continua sorgente di conflitto.

Conflitto razionale
Sono i conflitti radicati nell’organizzazione stessa e Katz (1964) ne ha
individuati tre tipi:
- Conflitti tra soggetti che competono direttamente. Conflitto tra
persone che lavorano nel medesimo reparto e svolgono la medesima
attività e competono per numero limitato di opportunità;
- Conflitti tra soggetti che competono indirettamente. Nascono da
differenze di interessi, valori, norme, obiettivi (es. addetti alla ricerca e
addetti alla produzione competono per il prestigio nell’organizzazione
ma non sono impegnati in una lotta per ottenere la medesima
ricompensa);
- Conflitti interni alla gerarchia. Sorge tra soggetti collocati a livelli
diversi della struttura di un’organizzazione.
Devianza Studio del comportamento difforme, che devia da quello socialmente
previsto.
Comportamento che si discosta dalle norme di un gruppo e a causa del
quale l’individuo che lo mette in pratica può venire isolato o sottoposto a
trattamenti curativi, punitivi o correttivi.
Possiamo quindi isolare tre componenti della devianza: l’individuo che si
comporta in un certo modo; la norma che viene usata come elemento di
paragone per stabilire se un comportamento è deviante o meno; un
gruppo che reagisce al comportamento in questione.

Relatività. Se si prende come riferimento la fedeltà, un uomo politico


che prende una tangente per versarle nelle casse del partito sta agendo
per una “giusta causa”; se si fa però riferimento alla norma giuridica il
suo comportamento è sicuramente da considerare deviante. Ciò dimostra
la relatività della devianza seconda delle norme o delle aspettative in
base alle quali viene giudicata. È pertanto assolutamente possibile che un
medesimo atto venga considerato allo stesso tempo deviante o meno
(l’omicidio, in caso di guerra, non solo è giustificato ma è anche
premiato).
Le stesse aspettative che definiscono un comportamento deviante, con il
tempo possono cambiare (fumare è stato per lungo tempo un
comportamento socialmente desiderabile).
Ambiguità. Un secondo problema nel definire la devianza e l’ambiguità.
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MANUALE DI SOCIOLOGIA
Attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali e contro la legge, ma è
così comune da essere accettato almeno in certe condizioni.
Mancanza di consenso. Anche se le aspettative e le norme
comportamentali sono ben definite, possono però non essere condivise.
Ciò che per una persona è deviante per un’altra può essere la norma.

Vi sono comunque alcuni comportamenti che sono considerai devianti in


quasi tutte le società (es. l’incesto, il rapimento. Lo stupro, ecc.)
Devianza – Sheldon (1940), medico e psicologo, sottolineò lì importanza della
spiegazioni struttura corporea:
biologiche - L’endomorfo, grassoccio e tondeggiante, tende ad essere socievole,
accomodante e indulgente con se stesso;
- Il mesomorfo, duro e spigoloso, tende ad essere irrequieto, energico e
insensibile;
- L’ectomorfo, sottile e fragile, tende ad essere introspettivo, sensibile
e nervoso.
Dopo aver studiato più di 200 ragazzi in un riformatorio Sheldon concluse
che i mesomorfi, pur non essendo sempre delinquenti, sono con maggiore
probabilità individui devianti.
Devianza – Gli psicoanalisti hanno proposto teorie che mettevano in relazione la
spiegazioni devianza con i conflitti di personalità. Freud ha sviluppato la nozione di
psicologiche criminale perseguitato dal senso di colpa che vuole essere colto sul fatto
e punito
Nel campo della devianza sessuale, l’esibizionismo, il voyerismo e il
feticismo possono derivare da un complesso di castrazione non risolto.
È inutile cercare un singolo tratto psicologico in grado si spiegare da solo
la devianza; è invece più probabile che questa risulti da una
combinazione di fattori sociali e fattori psicologici.
Devianza – Le spiegazioni sociologiche della devianza insistono sui fattori culturali e
spiegazioni sociale a causa dei quali gli individui vengono definiti e trattati come
sociologiche devianti.

Teoria dell’anomia. (mancanza di norme) Nel suo studio sul suicidio,


Durkheim notò che un certo tipo di suicidio sembrava trovare spiegazione
nelle situazioni di anomia. Le norme sociali svolgono un ruolo importante
nel regolare la vita e il comportamento delle persone: grazie ad esse gli
individui sanno che cosa aspettarsi dagli altri e che cosa ci si aspetta da
loro. Nel corso di momenti critici o di profondi cambiamenti sociali,
tuttavia, le esperienze esistenziali delle persone non corrispondono più ai
modelli rappresentati nelle norme sociali, per cui gli individui si sentono
confusi e disorientati.

Teoria della disorganizzazione sociale. (Scuola di Chicago)


L’espressione “disorganizzazione sociale” indica una situazione in cui i
rapporti sociali sono assenti, fragili o conflittuali. Ciò può derivare dalla
mescolanza di gruppi religiosi, etnici o razziali diversi per valori di
riferimento e atteggiamenti; può altresì derivare da un alto tasso di
immigrazione o emigrazione, fenomeni che comportano eterogeneità e
indebolimento dei rapporti sociali.

Teoria del legame sociale. Hirschi (1969) sostiene che il legame


sociale (l’adesione a valori convenzionali, l’impegno in vista di traguardi,
il coinvolgimento in attività socialmente riconosciute, l’attaccamento ai
genitori, alla scuola, ai coetanei) contribuisce a contenere la naturale

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
propensione degli esseri umani a violare le norme. I comportamenti
devianti sono quindi tanti più probabili quanto più è debole il legame tra
individuo e società.

Teoria della tensione. Merton, al contrario di Durkheim, ritiene che


l’anomia non sia l’esito della mancanza di norme ma di un contrasto tra le
mete culturali e i mezzi istituzionalizzati previsti per raggiungerle,
che entrano in tensione reciproca (quando una persona accetta la meta
della ricchezza ma constata che non può raggiungerla con i mezzi
socialmente approvati, può decidere di ricorrere a strumenti illeciti,
adottando vari tipi di comportamenti devianti). Se per Durkheim l’anomia,
e di conseguenza la devianza, è conseguenza della mancanza di norme,
per Merton al contrario derivano dall’esistenza di norme forti che entrano
in contrasto con la struttura sociale.

Teorie culturali. Le teorie dell’anomia e della disorganizzazione sociale


insistono sulle forze che “spingono” una persona alla devianza; le teorie
culturali invece concentrano l’attenzione sulle forze che “attirano” la
devianza.
Sellin (1938) ha fatto notare che la devianza nasce dal conflitto
culturale che si genera quando il gruppo non ha interesse a conformarsi
alle norme della maggioranza.
Secondo Miller (1958) esiste una subcultura autonoma delle classi
inferiori che attribuisce grande valore a esperienze come cacciarsi nei
guai, essere dei “duri”, provare sensazioni eccitanti ed essere “baciati
dalla sorte”. Perseguendo questi valori a modo proprio, i membri di una
banda tendono a essere considerati dagli altri, e specialmente i membri
della classe media, devianti.
Sellin e Miller vedono dunque nella devianza il risultato
dell’identificazione con una subcultura le cui norme sono in conflitto con
quelle della cultura dominante.
Secondo Sutherland (1939) la criminalità (la devianza che lo interessa)
viene appresa: se tra gli amici e i parenti coloro che praticano attività
criminali sono la maggioranza, è probabile che l’individuo finisca per
diventare anch’esso un criminale.
In alcuni ambienti i giovani assumono come modello devianti di
successo, adulti che hanno potere, prestigio e una buona posizione nella
comunità.

Teoria dell’etichettamento. Becker ritiene che la devianza scaturisca


dalla capacità che hanno certi gruppi sociali (legislatori, giudici, operatori
sociali, ecc.) di imporre regole agli altri. I gruppi più forti hanno quindi la
capacità di apporre l’”etichetta” di devianti ai gruppi più deboli. Una
persona può essere trattata come se avesse infranto una regola anche se
non è vero, semplicemente perché altri sostengono che la regola è stata
violata.
Lemert (1951) definisce devianza primaria quel comportamento
deviante che viene ignorato: un ragazzo che fuma marijuana, un dirigente
che gonfia la fattura. Ma se qualcuno scopre questi atti e li denuncia
allora ne consegue al devianza secondaria e la persona viene
etichettata come deviante, viene trattata come tale e, poco alla volta,
giunge anche a considerarsi come tale.

Teorie del conflitto. Secondo i sostenitori di questa teoria, legislazione


e applicazione delle leggi non sono che momenti del conflitto endemico
19
MANUALE DI SOCIOLOGIA
tra gruppi sociali.
Turk (1969) sostiene che quando le autorità entrano in conflitto con un
determinato tipo di cittadini, diventano meno tolleranti ed esigono
l’osservanza rigorosa delle leggi. È più probabile che la polizia applichi le
leggi coerenti con la propria subcultura piuttosto che leggi ad essa
estranee. Ed è anche più facile che la polizia intensifichi i propri controlli
verso chi è povero e privo di potere, che può essere facilmente dominato
e non è in grado di opporre resistenza.
Secondo Quinney (1977) le leggi e la loro applicazione sono strumenti
delle classi dominanti (proprietarie dei mezzi di produzione), che le usano
per sottomettere le classi subordinate.
Devianza – Tipologia dei modi di adattamento secondo Merton:
classificazione Modi di adattamento Mete culturali Mezzi istituzionalizzati
di Merton dei 1) Conformità Accettazione Accettazione
tipi di 2) Innovazione Accettazione Rifiuto
devianza 3) Ritualismo Rifiuto Accettazione
4) Rinuncia Rifiuto Rifiuto
5) Ribellione Rifiuto/sostituzione Rifiuto/sostituzione
Devianza Si può prendere in considerazione la devianza e considerarla come una
come carriera sorta di carriera che viene percorsa in varie fasi:
1) La formazione delle norme
Le regole sono spesso il prodotto di una sorta di “crociata” morale (il
concetto di delinquenza minorile, ad esempio, non esisteva prima del
periodo dell’industrializzazione)
2) La natura delle norme
Le norme sono tutte diverse tra di loro, non tutte sono ugualmente
rigorose e non tutte comportano lo stesso tipo di punizione. Alcune
norme vengono fatte rispettare dai gruppi di appartenenza
(famiglia, amici, azienda), altre da apposite istituzioni dello stato
(tribunali, prigioni). Alcune norme sono specifiche (da un insegnante ci
si aspetta che tenga una lezione), altre sono generiche (ci si aspetta
che un professore pubblichi delle opere).
Di solito la violazione di norme specifiche comporta sanzioni più
definite. Le norme che richiedono un dato comportamento sono molto
più problematiche da far rispettare di quelle che lo proibiscono.
3) L’estensione della devianza
La devianza è molto più estesa di quella che risulta dalle statistiche
ufficiali. L’abuso di stupefacenti, l’evasione delle imposte ed anche il
furto passano spesso inosservati.
4) L’etichettamento
I teorici dell’etichettamento sostengono che gran parte del
comportamento deviante non viene trattato come tale e fanno notare,
al contrario, che le persone possono essere arrestate e anche punite
per azioni devianti che non hanno commesso.
Il passaggio dall’etichettamento di un comportamento a quello di una
persona è di solito il risultato di una elaborazione compiuta da un
apparato burocratico (ospedale psichiatrico, tribunale, ecc)
In entrambi i casi la persona viene etichettata come deviante,
indipendentemente che sia malata o criminale.
Spesso il processo di etichettamento avviene in tempi piuttosto lunghi
ed a volte avviene attraverso un processo informale, come nel caso
dello stereotipo del “genio pazzo”.
I mezzi di comunicazione svolgono un ruolo assai rilevante
nell’etichettare i devianti.

20
MANUALE DI SOCIOLOGIA
5) La stigmatizzazione
Uno stigma è quella caratteristica di una persona o di un gruppo che
viene considerata un difetto e suscita tentativi di punire, isolare o in
altro modo degradare i suoi portatori.
Una volta definito un deviante, un individuo può subire punizioni che
vanno dalla semplice dimostrazione di freddezza fino all’internamento
in una struttura reclusiva. Altri tipi di stigma vengono applicati ai
portatori di handicap fisici: i ciechi e i disabili, ad esempio, non sono
“puniti” nel senso consueto dl termine, ma molti li trattano in modo
diverso dalle persone “normali”.
La risposta all’etichettamento di deviante dipende dalla misura in cui
l’individuo accetta l’identità assegnatale. A volte gli individui
continuano a negare di essere devianti, oppure “neutralizzano”
l’etichettamento ammettendo di avere commesso il fatto ma
giustificandolo in qualche modo.
6) La dimensione collettiva della devianza
Matza fa notare che gran parte del comportamento deviante è un
comportamento collettivo. I singoli atti di devianza si integrano in un
modello di comportamento adottato da numerose persone. Esso può
svilupparsi fino a diventare una vera e propria subcultura deviante.
Quando ciò accade “la subcultura deviante ricava le proprie norme
dalla cultura complessiva in cui rientra, ma le capovolge; la condotta
del deviante è appropriata secondo gli standard che regolano la
subcultura, proprio perché è inappropriata secondo le norme della
cultura complessiva” (Cohen 1955).
Quando la devianza diventa collettiva può cambiare l’atteggiamento
della società nei suoi confronti: il comportamento che era considerato
deviante può diventare semplicemente “diverso” via via che viene
accettato (omosessuali nei paesi occidentali).
Controllo È così definito il complesso di valori, norme e sanzioni di una società.
sociale
Devianza – il Nello studio della devianza il controllo sociale indica lo sforzo per
controllo prevenire. Punire o riportare nella norma i comportamenti devianti.
sociale Secondo Parsons (1951) esistono tre metodi di controllo sociale:
- L’isolamento: ha lo scopo di tenere il deviante lontano dagli altri e
non prevede alcun tipo di riabilitazione;
- L’allontanamento: limita i contati del deviante, ma non lo isola
completamente dalla società e gli consente di rientrarvi dovo un certo
periodo di tempo;
- La riabilitazione: è un processo attraverso il quale molti devianti
vengono aiutati a riassumere il proprio ruolo nella società.
Devianza – il A volte il controllo sociale della devianza viene effettuato in modo
controllo informale, ad esempio quando le persone vicine al trasgressore gli
informale esprimono direttamente la loro disapprovazione.
della devianza Crosbie (1975) ha elencato quattro tipi fondamentali di controllo
informale:
- Le ricompense sociali (sorrisi, cenni di approvazione,
avanzamenti di carriera, ecc) mirano a incoraggiare e premiare la
conformità.
- Le censure (cenni di disapprovazione, minacce, critiche) mirano a
scoraggiare e a far cessare i comportamenti devianti;
- La persuasione è un altro modo di riportare alla norma il
deviante;
- La ridefinizione delle norme è una forma di controllo sociale più

21
MANUALE DI SOCIOLOGIA
complessa e determina che quanto in precedenza era considerato
deviante non lo è più.
Devianza – il Il controllo formale viene esercitato da organizzazioni la cui funzione è
controllo quella di far rispettare la conformità (polizia, tribunali, ospedali
formale della psichiatrici).
devianza La devianza è sempre un rapporto a doppio senso in cui sia il deviante
che gli agenti del controllo sociale interagiscono nel determinare l’esito
del processo.
Capitale Alla distinzione tra comunità animali e comunità umane può contribuire la
sociale nozione di capitale sociale che si può considerare come l’insieme delle
relazioni sociali di cui un soggetto individuale o un soggetto collettivo
dispone in un dato momento. Attraverso il capitale di relazioni si rendono
disponibili risorse cognitive, come le informazioni, o normative, come la
fiducia, che permettono agli attori di realizzare obiettivi che non
sarebbero altrimenti raggiungibili o lo sarebbero a costi molto più alti.
Spostandosi dal livello individuale a quello aggregato si potrà dire che un
determinato contesto territoriale risulta più o meno ricco di capitale
sociale a seconda che i soggetti individuali o collettivi che vi risiedono
siano coinvolti in reti di relazioni più o meno diffuse.
Il capitale sociale ha le caratteristiche di un bene collettivo.
Familiarismo Secondo Banfield (1958) è una sindrome culturale per cui l’individuo è
amorale disposto a cooperare solo in vista di un proprio tornaconto all’insegna di
una doppia regole: massimizzare i vantaggi materiali immediati della
famiglia nucleare; supporre che gli altri agiscano allo stesso modo. Da
questo orizzonte è evidentemente esclusa ogni possibilità di investimento
in beni collettivi e qualsiasi spirito di comunità.
Comunità Schnore (1973) E’ una popolazione che ha radici in uno stesso territorio,
che conduce una vita quotidiana interdipendente e che svolge numerose
attività rispondenti a bisogni economici e sociali comuni.
Caratterizzano una comunità:
- la dimensione: dai piccoli villaggi alle grandi città;
- il grado di dipendenza reciproca (una tribù di raccoglitori-
cacciatori è autosufficiente mentre non lo è un sobborgo di una
città);
- la densità: grado di concentrazione di popolazione in un’area
specifica.
Nel villaggio rurale prima dell’urbanizzazione, piccola comunità che
contava in genere poche centinaia di abitanti, i rapporti erano immediati
e diretti, tutti si conoscevano e la comunità era, quindi, una potente fonte
di controllo sociale, e gli individui avevano buoni motivi per
conformarsi. L’anonimato garantito dalla popolazione molto numerosa
delle città moderne rende il controllo sociale assai meno efficace che in
precedenza.
Ambiente - Invasione: in un dato momento un gruppo incomincia a spostarsi
urbano – in un quartiere già occupato da un altro gruppo. Inizialmente gli
processi che vi invasori incontrano l’ostilità e resistenza;
hanno luogo - La successione: il gruppo originario inizia a traslocare in nuovi
quartieri lasciando quelli vecchi agli “invasori”. Quando un gruppo
sostituisce un altro come dominante, la successione è ormai un fatto
compiuto;
- Teoria del nucleo centrale: la popolazione si concentra per
gestire scambi commerciali, lavorare in una grande fabbrica, costruire
un apparato amministrativo cui affidare il governo dell’area
circostante. Ci si può affidare a questa teoria per spiegare la

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
distribuzione dei villaggi in una certa regione. Ogni villaggio si
specializza in un particolare tipo di commercio. Il centro produttivo del
bene di maggiore valore diventa capoluogo economico della regione;
- Teoria delle zone concentriche: (Burgess 1925) una città si
sviluppa secondo una serie di anelli concentrici, ciascuno dei quali ha
caratteristiche economiche e residenziali distinte:
o il centro direzionale: vi si svolgono attività professionali,
shopping, divertimento, la popolazione risiede altrove;
o la zona di transizione: ospita una mescolanza di situazioni
abitative e commerciali. Vi si trovano le case più povere che
servono come prima accoglienza per gli immigrati;
o la zona residenziale operaia: ospita la classe operaria. Le
abitazioni sono migliori rispetto alla zona di transizione;
o la zona residenziale della classe media: essenzialmente
abitazioni unifamiliari. Vi risiedono impiegati e professionisti;
o la zona dei pendolari: abitata soprattutto da dirigenti e
professionisti delle classi superiori e medio superiori.
- Teoria dei settori: utilizza la figura simbolica dei settori, simile a
fette di una torta, che si sviluppano lungo le direttrici principali dei
trasporti a partire da aree già edificate, ciascun settore può crescere
nella stessa direzione per 30 anni o più;
- Teoria dei nuclei multipli: tiene conto dell’esigenza moderna di
dividere la zona commerciale da quella industriale che, per necessità,
nasce vicino ai centri nevralgici del trasporto. Al contrario, molte
attività possono ricavare vantaggi dalla contiguità, come ad esempio
il commercio di gioielli ed antichità, e possono nascere zone
specializzate.
Disuguaglianz Condizione in cui si trovano individui che, rispetto ad altri, non godono
a delle stesse possibilità di accesso a ricompense sociali come denaro,
potere, prestigio.
Stratificazione Risultato della trasmissione della disuguaglianza di generazione in
generazione, con la conseguente formazione di veri e propri strati sociali.
Classe sociale Gruppo il cui accesso a ricchezza, potere e prestigio è diverso da quello
degli altri gruppi; a volte, in base alla comune posizione sociale, i gruppi
si trasformano in partiti politici.
Disuguaglianz La disuguaglianza è maggiormente visibile nelle società più grandi e
a – Variabilità complesse (Lenki (1970):
- Nelle società di caccia e raccolta la disuguaglianza è minore. In
queste società il lavoro è diviso quasi esclusivamente per età e per
genere.
- Nelle società orticole (tecnologia agricola primitiva) esiste un grado
maggiore di disuguaglianza. Il surplus prodotto viene ripartito tra i
membri del gruppo, spesso secondo le decisioni di un’unica persona
che può privilegiare alcuni rispetto ad altri, contribuendo così ad una
distribuzione disuguale della ricchezza. Se la società riesce
regolarmente a produrre un surplus, non è più necessario che tutti
partecipino alla coltivazione. I ruoli di leader politico, sacerdote,
mercante diventano ruoli a tempo pieno.
- Nelle società agricole si riscontra il più elevato livello di
disuguaglianza sociale. In queste comunità si riscontra un incremento
della produzione di cibo dovuto ad una cresciuta efficienza di
coltivazione che permette anche la sussistenza di una comunità
numerosa su un territorio limitato. Gli individui che ricoprono ruoli
specializzati (sacerdoti, politici) si trovano in una posizione di

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
vantaggio, il potere può arrivare a concentrarsi nelle mani di un capo
spirituale o di un monarca ereditario. I funzionari politici hanno un
potere maggiore perché controllano una più vasta gamma di attività.
- Nelle società industriali la disuguaglianza è minore che in quelle
agricole perché il potere è, per certi aspetti, meno concentrato in
quanto, specie nelle società democratiche, gruppi come i partiti politici,
i sindacati e altre associazioni possono competere per esercitare la
propria influenza. Le disuguaglianze, soprattutto in termini di reddito,
restano comunque molto marcate.
Disuguaglianz Altra caratteristica della disuguaglianza è la resistenza al cambiamento. È
a– persistente anche perché tende a riprodursi in forme sempre nuove (nei
Persistenza tempi moderni, per esempio, è emersa la disuguaglianza chiamata
“divario digitale”).
Disuguaglianz Teorie funzionaliste: la disuguaglianza è stata così proposta da
a – la natura Durkheim:
della - Le società considerano alcune finalità più importanti di altre. Tutte le
disuguaglianz funzioni sociali possono essere ordinate secondo una gerarchia, a
a seconda del valore che viene loro attribuito;
- Tutti gli esseri umani hanno capacità individuali diverse. Affinché una
società prosperi è necessario che gli individui più dotati svolgano le
funzioni più importanti e affinché ciò avvenga occorre loro offrire
ricompense adeguate.;
- La religione svolge una funzione importante perché la società dipende
da essa per la creazione di principi e valori comuni. Coloro che
svolgono funzioni religiose tendono ad avere ricompense maggiori
rispetto alle persone comuni, non necessariamente sotto forma di
ricchezza, ma piuttosto sotto forma di rispetto e considerazione;
- La funzione di governo e altrettanto importante. Chi governa esercita
il potere, che costituisce in sé ricompensa, oltre a consentire spesso
anche l’acquisizione di ricchezza e prestigio sociale;
- Anche la tecnologia ha una funzione importante. I tecnici con
competenze specifiche ricoprono posizioni che richiedono un processo
di apprendimento lungo e faticoso, incentivato con ricompense sociali
maggiori di quelle riservate ad altre posizioni.

Teorie del conflitto. I conflittualisti sostengono che il punto di vista dei


funzionalisti è solo il riconoscimento dello status quo. La disuguaglianza
invece è dovuta al fatto che chi controlla le risorse sociali più importanti
(ricchezza e potere) è generalmente in grado di conservare i propri
privilegi.
- Marx: la storia umana può essere suddivisa in fasi caratterizzate da
diversi modi di produzione (es. feudalesimo = agricoltura).
Indipendentemente dal modo di produzione in ogni società vi è una
classe dominante che controlla i mezzi di produzione e, con essi, la
vita di una classe subordinata (nel feudalesimo proprietari terrieri –
feudatari – e servi della gleba; nella società moderna borghesia –
proprietaria delle fabbriche – e lavoratori – proletariato “che possiede
solo la propria prole”).
Queste classi sociali possono essere divise al loro interno (nella
borghesia, per esempio, i commercianti sono separati dagli industriali.
Esiste anche un sottoproletariato, formato da criminali, alcolisti,
mendicanti, ecc, al di fuori della società vera e propria.
I mezzi di produzione assumono la forma di capitale (fabbriche,
macchine, risorse finanziare). I detentori del capitale acquistano dagli

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
operai la forza lavoro che trasforma le materie prime in merci. Dalle
merci il capitalismo ricava profitto vendendole ad un prezzo superiore
al costo i produzione. Questo profitto deriva dal plusvalore creato dal
lavoro degli operai.
Nel momento in cui gli operai capiscono che il valore da essi “aggiunto”
al prodotto viene intascato dai capitalisti, si rendono conto di essere
sfruttati e nasce il conflitto. Secondo Marx l’intensificarsi del conflitto
avrebbe dovuto portare ad una rivoluzione su scala mondiale che
avrebbe distrutto il capitalismo e portato all’avvento del socialismo.
- Michels: (legge ferrea dell’oligarchia) ha criticato l’idea che le relazioni
economiche sono alla base del conflitto di classe. Sostiene che quando
una organizzazione supera una certa dimensione si sviluppa al suo
interno una oligarchia (governo di pochi).
- Dahrendorf: il conflitto di classe non deriva dalle relazioni
economiche, ma dalla distribuzione diseguale dell’autorità. L’autorità
che ha un datore di lavoro sui dipendenti e i conflitti che ne derivano
sono solo uno dei tanti esempi di questo fenomeno.

La Teoria di Weber. Nella dimensione economica il fattore


determinante è la posizione di mercato. Gli individui possiedono
capacità e credenziali professionali spendibili sul mercato dl lavoro, che
offrono loro accesso a redditi, condizioni occupazionali e opportunità di
carriera simili. Le classi che si definiscono nella sfera economica sono
dunque formate da soggetti che condividono la stessa posizione di
mercato.
Una seconda componente della diseguaglianza è data dallo status,
fondato su differenze sociali relative alla diversa distribuzione di onore,
stima o prestigio. Sulla base delle differenze di status si costituiscono i
gruppi sociali che Weber definisce ceti. Secondo Weber il prestigio è
importante almeno quanto la ricchezza e ne è in parte dipendente.
La terza componente di stratificazione sociale è di natura politica e
deriva dal potere (capacità che ha un individuo o un gruppo di far valere
la propria volontà di fronte all’opposizione di altri). I partiti politici e i
gruppi ad essi collegati (sindacati, associazioni di categoria) sono gli
elementi portanti del sistema di potere in una società. Ricchezza e
prestigio possono accrescere le possibilità che una persona entri nella
sfera dei potenti, ma non danno necessariamente accesso al potere.

La teoria di Warner. È basata sul metodo reputazionale, che


determina l’appartenenza di una persona a una particolare classe in base
alla posizione che gli viene assegnata da altri membri della comunità. Ci
sono tre classi sociali (superiore, media e inferiore) tutte ulteriormente
divise in due classi, che sono:
- upper-upper: persone molto ricche con una appartenenza familiare di
prestigio;
- lower-upper: persone molto ricche ma senza appartenenza familiare di
prestigio (arricchiti);
- upper-middle: professionisti e imprenditori con rediti elevati
- lower-middle: impiegati
- upper-lower: operai e altri lavoratori manuali;
- lower-lower: poveri ed emarginati – il sottoproletariato di Marx.
Mobilità Cambiamento della posizione di un individuo all’interno del sistema di
individuale stratificazione sociale che può avvenire in seguito al processo di:
- mobilità verticale o orizzontale: si ha mobilità verticale quando un
individuo viene a trovarsi in una posizione sociale superiore o inferiore
25
MANUALE DI SOCIOLOGIA
a quella originaria (ascendente se si raggiunge una posizione superiore,
discendente se inferiore). La mobilità indica quel cambiamento che non
influisce sul suo statu sociale (es. cambiamento di lavoro);
- riorganizzazione della struttura sociale: la struttura di una società
può cambiare in modi che offrono maggiori opportunità di mobilità. In
generale si osserva che nelle società sviluppate vi è un incremento
delle persone occupate nei servizi e una corrispondente riduzione di
quelle che svolgono lavori manuali nell’industria;
- introduzione di un nuovo sistema di stratificazione: la struttura
di sistema di stratificazione può essere cambiata in modo radicale,
come nel caso della rivoluzione francese e di quella russa, che
rovesciarono le aristocrazie dominanti privandole del potere e dei
privilegi, ma anche gradualmente, come è accaduto con l’avvento della
società industriale moderna e la progressiva scomparsa del sistema
feudale.
Mobilità In qualsiasi società la mobilità può interessare individui o gruppi. La
collettiva prevalenza dell’una o dell’altra forma di mobilità dipende dal predominio
sociale dello status ascritto oppure di quello acquisito.
Nelle società che privilegiano lo status ascritto, la mobilità tende ad
essere collettiva. Uno dei migliori esempi è il sistema delle caste in India
dove tradizionalmente l’individuo nasceva all’interno di una casta sociale
e vi apparteneva per tutta la vita. Il sistema permetteva scarsissima
mobilità individuale, ma interi gruppi riuscivano a modificare il proprio
status sociale.
Nelle società che privilegiano lo status acquisito, la mobilità tende ad
essere individuale. Gli Stati Uniti rappresentano un esempio tipico di
questa situazione.
In alcuni casi giu status ascritti – in particolare l’etnia, il genere, l’età –
sono alla base di una pesante discriminazione che blocca la mobilità
individuale. Alcuni gruppi devono quindi battersi per ottenere una
mobilità collettiva in grado di compensare il fatto che lo status ascritto
mette in ombra le prestazioni individuali. Gli effetti di uno status ascritto
possono quindi essere modificati, almeno in parte, attraverso l’impegno
collettivo.
Gruppo etnico Ampio segmento della società i cui membri sono considerati e si
considerano appartenenti ad una cultura comune, e si impegnano in
attività nelle quali la cultura condivisa è il fattore principale. Quindi:
- il gruppo è considerato diverso a causa di uno o più dei seguenti
aspetti:luogo di origine, lingua, storia, religione, usanze;
- per gli stessi motivi gli appartenenti al gruppo si considerano diversi dal
resto della società;
- i membri del gruppo prendono parte ad attività che traggono spunto
proprio dalle comuni origini e caratteristiche.
Un gruppo viene considerato razziale in base ad una combinazione di
caratteri biologici ereditari (tipicamente il colore della pelle, i tratti
somatici e la statura) oggi, tuttavia, la maggior parte degli studiosi e
propensa a riconoscere che i gruppi razziali sono più un prodotto della
percezione sociale che non un dato di fatto biologico.
Gruppo di O più semplicemente minoranza. Sta ad indicare il gruppo più debole.
minoranza Una minoranza è “un gruppo di persone che, a causa di caratteristiche
fisiche o culturali, sono isolate dagli altri membri della società in cui
vivono e vengono trattate in modo diverso e diseguale e, pertanto, si
considerano oggetto di discriminazione collettiva” (Wirth 1945).
Elemento fondamentale del concetto di minoranza è il fatto che i suoi

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
membri sono oggetto di discriminazione, ossia sono trattati in modo
diverso a causa di presunte caratteristiche negative.
I gruppi di minoranza sono spesso vittime di pregiudizi, e cioè di giudizi
basati su stereotipi negativi. Il pregiudizio è un giudizio mentre la
discriminazione consiste nel trattare attivamente in modo diseguale
persone o gruppi. Ma si può anche discriminare senza pregiudizio.
Uno degli effetti più comuni della discriminazione è che i membri del
gruppo discriminato si identificano gli uni con gli altri, sviluppando forti
sentimenti di fiducia all’interno del gruppo e di sospetto nei confronti
della maggioranza: diventa così più probabile che interagiscano e che si
sposino tra di loro piuttosto che con estranei al gruppo.
Razzismo Classificazione di altri gruppi come biologicamente inferiori e loro
discriminazione violenta o sfruttamento.
Etnocentrismo Classificazione di altri gruppi come culturalmente inferiori.
Assimilazione Completo assorbimento delle minoranze da parte del gruppo dominante.
Pluralismo Accettazione delle minoranze da parte del gruppo dominante.
Tutela Sorta di pluralismo “formalizzato” che assicura la salvaguardia giuridica
delle minoranze.
Trasferimento È la rimozione di una minoranza dalla società.
Asservimento Riduzione di una minoranza in stato di completa subordinazione da parte
del gruppo dominante. L’asservimento di manifesta generalmente con
connotazioni razziste.
Genocidio Soppressione sistematica di una minoranza da parte di un gruppo
dominante.
Differenziazio Le differenze tra uomini e donne sono assai complesse. Alcune sono di
ne sessuale tipo biologico e sono riassunte nel concetto di sesso; altre sono di tipo
socio-culturale e sono ricomprese mel concetto di genere. I sociologi
tendono ad articolare le differenze tra uomini e donne in quattro
componenti:
- il sesso biologico: consiste nelle caratteristiche fisiche primarie
(testicoli e ovaie) e secondarie (donne = comparsa del seno e peli in
alcune zone del corpo; uomini = abbassamento della voce e comparsa
di peli sul viso e in altre zone del corpo) che definiscono una persona
come maschio o femmina.
Sin dalla nascita, a seconda del sesso, i bambini vengono trattati in
modo diverso, sia consciamente che inconsciamente, e vanno dunque
incontro ad un destino sociale altrettanto diverso.
- Identità di genere: si riferisce alla percezione di se stessi, al fatto che
ci sentiamo maschi o femmine. Secondo alcuni studiosi questa si
sviluppa attraverso tre processi fondamentali:
o Imitazione: i bambini prendono a modello il comportamento degli
adulti. È interessante notare che i bambini più piccoli non
necessariamente prendono a modello l’adulto dello stesso genere
ma alcuni studi indicano che essi scelgono i modelli in base al potere
ed all’autorità.
Normalmente, nelle prime fasi della socializzazione, i bambini e le
bambine si identificano nella madre. Di solito le bambine conservano
questa identificazione, mentre i bambini cominciano
successivamente a identificarsi con il padre.
Secondo alcune ricerche la presenza di una figura paterna forte aiuta
il bambino a sviluppare un’identificazione maschile, mentre la
presenza di una madre autoritaria può ostacolarla;
o Rinforzo:il termine si riferisce all’uso da parte dei genitori e degli
adulti, di premi e punizioni che incoraggiano nei bambini il

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
comportamento adeguato al proprio genere e scoraggiano quelli
inadeguati;
o Auto socializzazione: è un processo che avviene essenzialmente
attraverso l’interazione sociale, sia verbale che non verbale. Come
attori che provano interpretazioni diverse di un ruolo, i bambini si
propongono in atteggiamenti di amicizia, durezza, generosità e così
via, che poi valutano osservando le reazioni altrui, a poco a poco,
dopo migliaia di esperimenti, sono in grado di stabilire se un certo
atteggiamento assicura loro il rispetto degli altri o meno.
- Ideale di genere: consiste nelle aspettative culturali relative ai
comportamenti maschili e femminili
- Ruolo di genere: deriva dalla divisione sessuale del lavoro, dei diritti e
delle responsabilità. Ogni cultura individua nel sesso la base dei ruoli
differenti, che però non sono biologicamente determinati. La variabilità
dei ruoli di genere appare estremamente ampia e suggerisce l’idea che
essi siano più il risultato di fattori culturali e sociali che un ordine
“naturale” delle cose.
Differenziazio La teoria funzionalista: Parson e Bales vedono la differenziazione di
ne di genere genere in termini positivi, sostenendo che la famiglia ha bisogno di due
soggetti per svolgere due ruoli diversi:
- Il ruolo strumentale, che riguarda i rapporti con il mondo esterno, come
il lavoro e le altre attività che producono redditi;
- Il ruolo espressivo: che riguarda i rapporti interni alla famiglia, come la
cura dei figli e la risoluzione dei conflitti.
La capacità di procreare e allattare porta quasi automaticamente la
donna ha identificarsi con il ruolo espressivo mentre l’uomo svolge il
ruolo strumentale.

La teoria del conflitto: Collins asserisce che la disuguaglianza di


genere è fondata sul conflitto tra un gruppo dominante (gli uomini) e un
gruppo subordinato (le donne). L’origine dl dominio maschile sta nel fatto
che gli uomini essendo fisicamente più grandi e vigorosi, erano in grado
di ottenere con la forza gratificazione sessuale dalle donne. Tale dominio
si è legittimato come proprietà sessuale.
Il livello di subordinazione di una donna e determinato da due fattori:
- La sua disponibilità diretta o indiretta di risorse;
- Il suo valore come proprietà di scambio.
Nelle società avanzate le donne partecipano direttamente alla ricchezza;
esse acquisiscono possibilità di negoziazione all’interno di quelli che
Collins chiama mercati sessuali personali.

La teoria neo-marxista: anche secondo i sostenitori di questa teoria le


relazioni tra i generi sono basate sulla supremazia maschile, ma la fanno
risalire alla struttura capitalistica più che al sistema di regolazione della
disponibilità sessuale. Hartmann (1976) descrive un complicato sistema
di relazioni tra capitalismo e patriarcato, come dominio degli uomini
sulle donne elevato a sistema sociale:
- la società garantisce il dominio maschile offrendo alle donne salari
inferiori a quelli degli uomini;
- un reddito basso incoraggia le donne a sposarsi. Tutti vogliamo una vita
più agiata e la donna cercherà un marito in grado di assicurargliela;
- la donna sposata lavora per il marito nell’ambito domestico. Le
casalinghe non sono retribuite e, come gli schiavi, lavorano per vitto,
alloggio e vestiario;

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
- la responsabilità delle faccende domestiche, che richiedono tantissimo
tempo, scoraggia la ricerca di un impiego a tempo pieno.
Barron e Norris (1976) sostengono che la subordinazione delle donne è il
modo attraverso cui il capitalismo assicura la flessibilità del mercato che
è diviso in due settori: quello primario, con occupazioni stabili e ben
retribuite, e quello secondario, che raggruppa occupazioni meno stabili e
meno retribuite. Nel settore secondario trovano più facilmente
occupazione le donne.

La teoria neo-psicoanalista: (Chodorow 1974) sia i bambini che le


bambine si identificano più o meno esclusivamente con la madre nei
primi anni di vita. I bambini tuttavia subiscono maggiori pressioni a
sviluppare una identità separata da quella della madre. I maschi, dunque,
sperimentano problemi di privazione derivanti dalla rinuncia
all’identificazione originaria con la madre. Inoltre, la Chaldorow definisce
le esperienze scolastiche delle bambine un processo di pseudo-istruzione:
da un lato le si incoraggia a ottenere buoni voti e a praticare lo sport,
dall’altro queste attività non devono interferire con la “femminilità” e con
l’aspirazione a diventare mogli e madri.
Norme sociali Alcune norme sono formali (non possiamo votare prima dei 18 anni, l’età
relative all’età di avvio del procedimento scolastico e della pensione sono stabiliti per
legge), altre sono informali (non sono fissati chiari limiti di età per
sposarsi, avere figli, smettere di studiare, ecc.).
Le ricerche indicano l’esistenza di “orologi sociali” o “tabelle di marcia”
che ci dicono se la nostra vita è in “orario” oppure no. Chi pensa di essere
in ritardo può diventare ansioso e a volte può affrontare mutamenti
esistenziali di vasta portata pur di stare al passo.
Stratificazione La nostra società ha un sistema di status e di ruoli collegati all’età,
sociale per età sancito da norme formali ed informali. Ad esso corrisponde anche un
sistema differenziato di ricompense sociali, che produce così una
stratificazione sociale per età. Oltre la stratificazione di classe e quella
etnica anche l’età è fattore di stratificazione sociale, trasversale a
tutti gli altri tipi.
La transazione da una fase all’altra della vita viene frequentemente
segnata da riti di passaggio, spesso pubblici e sottolineati da
cerimonie. I riti di passaggio facilitano la socializzazione degli individui ai
loro nuovi ruoli, forniscono una base di identità personale e offrono agli
altri occasione tangibile per mutare le proprie aspettative
La scomparsa dei riti collegati all’età può avere sulla società effetti di
vasta portata. I riti di passaggio svolgono due finzioni: creano, almeno
temporaneamente, una certa solidarietà sociale e danno significato ad
alcuni cambiamenti della vita.
Teorie Teoria del disimpegno: le persone che invecchiano e quelle che le
dell’invecchia circondano passano attraverso un periodo di reciproco distacco, che
mento consente all’anziano di adattarsi alle proprie diminuite capacità e alla
prospettiva della morte. Nella fase del disimpegno gli anziani vengono per
così dire “liberati” dai propri obblighi, in particolare dai ruoli produttivi e
di responsabilità sociale, e possono concentrarsi maggiormente su se
stessi.

Teoria dell’attività: quando gli anziani devono rinunciare ai ruoli che


svolgevano in precedenza avvertono un senso di perdita, si sentono
esclusi e possono smarrire la propria identità personale. Una delle
modalità più efficaci per contrastare questo processo consiste in un

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
rinnovato impegno. Le persone anziane che continuano ad avere ruoli
attivi e socialmente riconosciuti godono di una migliore salute
psicologica.

Teoria della subcultura: le persone si adattano più facilmente alla


vecchiaia se entrano a far parte della “subcultura degli anziani”
(subcultura = insieme specifico di norme, va,lori e comportamenti che
distinguono un gruppo dal resto della società). Il senso dell’appartenenza
è importante a tutte le età, ma è particolarmente prezioso quando molti
dei ruoli precedentemente svolti da una persona si sono indeboliti o sono
andati perduti.
Famiglia Insieme di due o più persone legate da vincoli di sangue, matrimonio o
adozione, che formano una unità economica, sono responsabili della
reciproca cura e spesso vivono insieme nel medesimo aggregato
domestico.
Forme di - Famiglia nucleare: composta dai genitori e dalla prole. Questo tipo di
famiglia famiglia sembra “naturale” agli occidentali perché corrisponde al loro
modello di famiglia ideale;
- Famiglia estesa: composta dalla famiglia nucleare e da altri parenti
biologici o acquisiti, come nonni, zii, nipoti, suoceri, cognati.
Le società in cui le famiglie estese rappresentano la norma sono
prevalentemente società patriarcali, cioè fondate sulla dominanza
maschile. Nelle società matriarcali invece, l’autorità viene conferita alla
moglie e alla madre.
Matrimonio Monogamia un solo uomo con una sola donna
Poliginia un uomo più
donne
Poligamia una persona con più partner
Poliandria una donna più
uomini
Matrimonio di gruppo più uomini con più donne
Esogamia Scelta del coniuge all’esterno di determinati gruppi, come la famiglia, il
clan o la casta.
La più comune regola esogamica è il tabù dell’incesto.
Endogamia Scelta del coniuge all’interno di determinati gruppi. Nei paesi occidentali
viene praticata una forma parziale di endogamia all’interno dei gruppi
etnici(i neri americani), religiosi (gli ebrei) e di classe (l’aristocrazia
inglese).
Modelli di La società si differenzia anche per il luogo in cui la coppia appena sposata
residenza va a vivere:
- Residenza neolocale: la coppia appena sposata si separa fisicamente
dalla famiglia sia del marito che della moglie;
- Residenza patrilocale: la coppia appena sposata va a vivere con i
parenti del marito o vicino ad essi;
- Residenza matrilocale: la coppia appena sposta va a vivere con i
parenti della moglie o vicino ad essi.
Teorie della Teoria funzionalista. I funzionalisti tendono ad analizzare la società
famiglia esaminando il contributo che ogni elemento fornisce al funzionamento
dell’insieme. La famiglia pertanto è considerata in rapporto ai bisogni
sociali che soddisfa. Un interesse specifico dei funzionalisti è l’analisi dei
cambiamenti relativi al ruolo sociale della famiglia nel corso degli ultimi
due secoli, che avrebbero comportato una sua perdita di funzioni.
- Funzioni economiche: in tutte le società la famiglia svolge sempre un
ruolo economico fondamentale. Nelle società agricole essa costituisce

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
un’unità di lavoro cooperativo. Nella società industrializzata la famiglia
ha cessato di funzionare come unità produttiva;
- Trasmissione dello status: nelle società preindustriali le tradizioni e
le leggi consentivano alle famiglie, ai diversi livelli sociali, di conservare
il proprio status più o meno automaticamente. I membri della classi
sociali superiori godono tutt’oggi di un certo vantaggio, consistente
soprattutto in maggiori opportunità di accesso – istruzione, reti di
contatti personali – ad attività che garantiscono uno status più elevato;
- Socializzazione: la famiglia costituisce il principale agente di
socializzazione in tutte le società, nell’ambito familiare i bambini
acquisiscono molte delle nozioni e delle capacità necessarie allo
svolgimento dei ruoli adulti. Ma l’industrializzazione e i cambiamenti
sociali che ne sono derivati hanno eroso questa funzione. Il fattore più
rilevante di questa erosione è stato l’istruzione pubblica di massa;
- Assistenza sociale: nelle società contadine tradizionali la famiglia
svolgeva anche la funzione di assistenza sociale, ma l’avvento della
società industrializzata e del welfare hanno ridotto drasticamente
questa funzione.

La teoria del conflitto. I primi sostenitori di questa teoria furono Marx


ed Engels, secondo cui la rivoluzione industriale aveva trasformato al
famiglia in un insieme di relazioni fondate sullo scambio monetario: con il
diffondersi del lavoro infantile, i figli delle famiglie operaie erano diventati
“merci e strumenti di lavoro”; nelle classi medie le donne erano trattate
come una proprietà, una sorta di schiave; nelle classi operaie le donne
dovevano spesso lavorare fuori di casa per consentire la sopravvivenza
della famiglia.
Secondo la Hertmann (1981) lo sviluppo del sistema capitalista
patriarcale ha concentrato le risorse economiche nelle mani dei capitalisti
e degli uomini. Per assicurare la sopravvivenza delle classi inferiori (gli
operai e le donne) è necessaria una certa redistribuzione: il lavoro
salariato è il mezzo attraverso cui la ricchezza dei capitalisti viene in
parte ridistribuita ai lavoratori, mentre la famiglia è il mezzo attraverso
cui la ricchezza degli uomini viene in parte ridistribuita alle donne.
Omogamia Si dice della tendenza a sposarsi con partner socialmente simili, al
contrario dell’eterogamia che è la tendenza a sposarsi con partner
socialmente dissimili. L’omogamia tende a favorire l’equilibrio e la
stabilità del matrimonio, evitando potenziali conflitti dovuti alla disparità
sociale.
Si parla di omogamia educativa per indicare la tendenza a sposarsi con
una persona il cui livello di istruzione sia simile al proprio, di omogamia
occupazionale per indicare la tendenza a sposarsi con un partner dalla
status professionale simile al proprio.
Un’altra forma di omogamia è quella nazionale.
Famiglia- Famiglia a doppia carriera: in cui entrambi i coniugi hanno
tensioni nella un’occupazione extradomestica. Questo tipo di famiglia è soggetto a
vita familiare quello che è stato definito conflitto da sovraccarico” (tornare a casa e
trovare il frigo vuoto, i bambini che strillano, ecc), essi possono anche
trovarsi a fronteggiare un conflitto di identità nel cercare di svolgere i
loro diversi ruoli.

Rapporti tra genitori e figli. Nella nostra società i giovani sono in


contrasto con i genitori su una serie di questioni, da quelle più banali a
quelle più sostanziali. Si è riscontrato che gli adolescenti cresciuti nelle

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
famiglie in cui i genitori avevano ruoli d’autorità simmetrici tendono ad
adottarne i valori, ideali ed opinioni, mentre ciò non avviene nelle
famiglie il cui potere è detenuto principalmente da un genitori.
Famiglia – - Mercato del lavoro: la permanenza dei figli presso i genitori è più
permanenza in lunga nei paesi dove maggiore è la disoccupazione giovanile;
famiglia - Mercato abitativo: la permanenza è più lunga nei paesi dove minore
è la quota di abitazioni in affitto;
- Politiche sociali: la permanenza è più lunga nei paesi dove i compiti
di assistenza sociale sono attribuiti più alla famiglia che allo stato;
- Sistemi di formazione della famiglia: la permanenza è più breve
nei paesi dove storicamente ci si sposava soltanto molti anni dopo aver
lasciato la famiglia per andare a lavorare e accumulare risparmi

Scuola – i Scuole è università hanno il compito di impartire nozioni e competenze,


compiti della ma accanto a ciò svolgono anche un’importante funzione socializzatrice.
scuola L’istruzione è dunque il processo formale attraverso cui la società
trasmette da una parte la conoscenze e capacità, dall’altra valori, norme
e aspettative.

Approccio funzionalista. Durkheim mise in rilievo il fatto che la


funzione principale dell’istruzione è la trasmissione della cultura
(nell’antica Atene venivano insegnate le arti, a Roma l’obiettivo era
produrre leader militari e politici). L’istruzione serve pero anche alla
promozione del cambiamento. Molte delle tecnologie che trasformano
continuamente il nostro modo di vivere nascono nei laboratori delle
università.
Altra funzione dell’istruzione è quella del controllo sociale. In quasi tutti
paesi occidentali l’istruzione è obbligatoria e per la maggior parte della
giornata il comportamento dei giovani è strutturato dalla scuola. La
maggioranza degli allievi accetta la subordinazione all’autorità, i valori
del successo e della competizione, e tutti gli altri modelli di
comportamento trasmessi attraverso il funzionamento stesso del sistema
scolastico. In questo modo l’istruzione – insieme alla religione, la famiglia
e le leggi – fa parte delle istituzioni che contribuiscono al mantenimento
della coesione sociale.
La scuola è anche strumento di selezione in quanto, agendo come filtro,
contribuisce a determinare il lavoro che gli studenti faranno da adulti.
Questo presuppone che l’istruzione sia uno strumento di selezione
meritocratica, per far si che gli individui più capaci e motivati
raggiungano le posizioni più elevate e gratificanti. Inoltre presuppone che
le scuole promuovano le pari opportunità. Infine presume che l’istruzione
promuova la democrazia, contrastando il pregiudizio nei confronti delle
minoranze.
L’istruzione è un investimento in capitale umano e, come tutti gli
investimenti, anche questo deve offrire un rendimento. Questa teoria
spiega le differenze tra redditi degli adulti in base al tipo e alla quantità di
investimenti che gli individui hanno fatto su se stessi nel corso degli anni.

Approccio conflittualista. Non esiste un conflitto tra gruppi sociali in


materia di istruzione, ma l’istruzione stessa può essere spiegata come
manifestazione di tale conflitto. Mentre i funzionalisti tendono ad avare
una visione positiva dell’istruzione, i conflittualisti tendono a considerarla
in termini più negativi, come strumento di sfruttamento e oppressione
di gruppi privilegiati in danno di gruppi svantaggiati.

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
Illich con il termine descolarizzazione intende dire che lì’istruzione
obbligatoria dovrebbe essere abolita e che ai datori di lavoro dovrebbe
essere proibito chiedere ai potenziali dipendenti qualsiasi informazione
sulla loro istruzione. In tal modo si spezzerebbe il legame che i
funzionalisti vedono tra istruzione, inserimento nel lavoro e reddito. Il
sistema di istruzione attuale non promuove lo sviluppo cognitivo, la
razionalità e l’autonomia intellettuale, ma piuttosto presiede alla
trasmissione di valori materialistici e conoscenze tecniche, rendendo
gli studenti vittime di esperti e burocrati. Illich propone istituzioni
“conviviali” che insegnino a chi le frequenta ciò che essi desiderino
imparare, invece di proporre loro idee predeterminate.
Partendo dal presupposto che la laurea è anche un simbolo di prestigio e
status, Collins sostiene che l’espansione del sistema educativo riflette
non tanto la necessità di formare competenze specialistiche, quanto la
competizione tra gruppi di status per ottenere ricchezza, potere e
prestigio. I conflitti sulle qualifiche professionali sono dunque conflitti tra
gruppi di status consolidati e gruppi subordinati che rivendicano l’accesso
a privilegi di cui godono i primi.

Teoria neomarxista. La scuola elementare di massa insegna valori


essenziali ad una forza di lavoro disciplinata (puntualità, ordine,
obbedienza all’autorità). L’università insegna valori quali l’autonomia di
pensiero, l’indipendenza e la capacità di prendere decisioni, rivolgendosi
a posizioni di elite. L’istruzione è, quindi, destinata soprattutto alla
riproduzione delle disuguaglianze di classe, laddove per i funzionalisti
la ritengono promotrice delle pari opportunità e formatrice di una
selezione meritrocatica.
Cultura A livello dell’istruzione universitaria sono stati identificati quattro tipi di
studentesca “culture” diffuse tra gli studenti:
- Ludica: amano le feste e gli sport, ritengono secondari gli studi e i
risultati scolastici;
- Carrieristica: si prefiggono il successo, ma non coltivano rapporti con i
professori, che considerano irrilevanti per il proprio futuro;
- Accademica: apprezzano il sapere in sé, sono portati a proseguire gli
studi dopo il conseguimento della laurea e in alcuni casi a proseguire la
carriera universitaria;
- Anticonformista: rifiutano sia gli interessi cari eristici che quelli
accademici e preferiscono praticare uno stile di vita diverso, in
opposizione ai valori dominanti della società borghese.
Religione Una delle funzioni principali della religione è quella di dare significato alla
vita, inoltre, tutti i gruppi religiosi sono convinti di essere un qualche
modo “prescelti”.
La religione è un sistema specifico di idee, norme e pratiche concernenti
la sfera sacra, condivise da una comunità di credenti.
- Implica un sistema specifiche di idee, organizzate in un credo;
- Comporta una concezione della “vita buona” e fornisce ai propri
membri un insieme di norme e precetti che ne guidano il
comportamento;
- Implica un sistema specifico di pratiche o rituali;
- Comporta le definizione di una sfera sacra, cioè di una dimensione
fuori dall’ordinario, distinta dalla normalità della vita quotidiana;
- Implica una comunità di credenti.
Le religioni possono essere classificate sulla base dei documento storici
come (Bellah): primitive; arcaiche; storiche; proto moderne; moderne.

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MANUALE DI SOCIOLOGIA
Organizzazioni Troeltsch definisce:
religiose - Chiesa: organizzazione religiosa che ha forti legami con la società più
ampia e opera al suo interno;
- Setta: organizzazione che rifiuta la società più ampia e richiede la
“conversione” ai propri precetti;
- Confessione: forma intermedia tra la chiesa e la setta. Mentre la
chiesa può contare sull’adesione della maggioranza dei membri della
società, le confessioni competono tra di loro per conquistare proseliti.
Mentre le sette si collocano in una situazione di estraneazione rispetto
allo stato, le confessioni intrattengono con esso buoni rapporti;
- Culto: forma estrema di setta. Esigono una trasformazione radicale
degli individui, della società o di entrambi.
Religione – Malinowski ha cercato di identificare la religione alla magia, che viene
approccio usata dagli individui quando non sono in grado di dominare
funzionali completamente il loro ambiente, per evitare sciagure e predire il futuro.
stico Molte religioni includono elementi magici (Mosè che fa zampillare una
sorgente d’acqua toccando una roccia con il suo bastone magico), ma
mentre la magia è un mezzo per raggiungere un fine, la religione è fine a
se stessa.
Freud ha identificato un’altra funzione della religione: proteggere gli
individui dai timori infantili dell’impotenza.
Durkheim afferma che è più facile credere in una religione, con le sue
divinità e i suoi rituali, piuttosto che riconoscere il potere fondamentale
esercitato dalla società sulla nostra vita. Come forma sostitutiva di tale
potere, la religione riflette le strutture e le norme sociali. Non soltanto la
religione riflette la società, ma la rafforza focalizzando l’attenzione e le
speranze degli individui sui principali oggetti di culto condivisi. La
religione può essere vista come una sorta di catena circolare, che ha nella
società l’anello iniziale e finale. All’inizio della catena, la struttura sociale
organizza l’esperienza individuale; gli individui cercano quindi fuori di sé
una spiegazione di tale influenza; questa ricerca socia nelle credenze
religiose che riflettono la struttura sociale; per manifestare tali credenze
religiose vengono elaborati dei rituali che confermano la coesione del
gruppo, esercitando un controllo sul comportamento dei membri e
rafforzando la struttura sociale; si torna in questo modo all’anello iniziale.
Religione – Credenze e rituali servono a perpetuare la posizione dei gruppi sociali
approcci privilegiati a spese di quelli svantaggiati, offrendo a questi ultimi la
conflittualistic speranza di una vita migliore in un altro mondo e distogliendoli così dai
i problemi della società terrena.
Weber ha osservato che le classi superiori tendono ad adottare credenze
religiose che giustificano i loro privilegi, mentre le classi inferiori tendono
ad abbracciare religioni che privilegiano le ricompense future.
Come Freud, Marx considerava la religione un’illusione, un mito
consolatore di fronte alle asprezze della vita. La religione non maschera
paure ed ansie, ma l’ingiustizia e lo sfruttamento del sistema di classe. La
deferenza e l’umiltà predicate dalla religione distolgono i lavoratori dalla
comprensione del sistema economico che è alla base delle loro condizioni
di sofferenza (la religione è l’oppio dei popoli).
I movimenti religiosi sono strettamente collegati ai conflitti politici (per
esempio i culti che si opponevano al dominio coloniale).
Nella prospettiva conflittuialistica la religione è una potente forza di
trasformazione sociale. Il fervore religioso può cambiare radicalmente
una società (com’è avvenuto in Iran).
Secolarizzazio Processo attraverso il quale le credenze, le pratiche e le istituzioni

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ne religiose perdono la propria influenza sulla società. Possono contribuire a
questo declino: il progresso scientifico; l’affermazione dello stato-nazione;
la diffusione del capitalismo; i compromessi religiosi: la perdita del senso
di comunità.
Uno dei metodi con cui le chiese hanno reagito alla secolarizzazione è
l’ecumenismo, che indica la tendenza di religioni diverse ad avvicinarsi
per comprendersi e collaborare.
Capitalismo Sistema economico che riconosce il diritto alla proprietà privata e al suo
investimento sotto forma di capitale in imprese produttive concorrenti
con altre imprese attive sul mercato. In questo sistema la libera
concorrenza è considerata un valore e una condizione fondamentale.
Figura centrale del capitalismo è l’imprenditore: reperisce un capitale e
lo investe in un’impresa con l’intento di recuperare quanto investito con
l’aggiunta di un profitto, consapevole che ciò comporta un certo margine
di rischio.

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