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Le ragioni dell'Italia: la lingua

La lingua è al tempo stesso un bene culturale, è insieme la memoria dei padri e l’orizzonte
dei figli, ed è disgraziata la Repubblica che non abbia cura del proprio patrimonio culturale.
Nel 1861 coloro che parlavano attivamente italiano erano più del 2,5% e coloro che
capivano discorsi e testi in italiano arrivavano a sfiorare quasi il 10%: per nove su dieci l’italiano
era allora una realtà estranea. Cinquanta anni fa, si ipotizzò che l’italofonia attiva e abituale fosse
propria del 18% della popolazione. Ad oggi la percentuale della popolazione che parla
esclusivamente italiano è del 44%. La popolazione italiana mai aveva sperimentato una tale
convergenza a livello linguistico: si è realizzato cioè il plurilinguismo caratteristico della tradizione
italiana ed europea, ossia un insieme di differenti lingue, all'interno del quale troviamo le nuove
lingue di minoranza, cioè di nuovo insediamento, dal tagalog al somalo, all’arabo magrebino.
Questo afferma Radwan Khawatm, siriano di origine, arrivato in Italia trent’anni fa come
manager alla Indesit, di fronte ai tagli del Governo destinati alla Accademia della Crusca e alla
società Dante Alighieri: «La lingua italiana è quel meraviglioso collante che ci unisce al di là delle
differenze delle nostre origini, fede, credo e che ci permette di appartenere ad una grande nazione
che abbiamo scelto come nostra nuova patria. […] Noi, nuovi italiani, ci identifichiamo nella
cultura e nella ricchezza della lingua italiana». La questione della lingua, che affonda le sue radici
in un passato remoto del nostro paese, torna in prima pagina quando si discute di immigrazione, di
seconde generazioni o di test di conoscenza della lingua italiana per l'ottenimento della cittadinanza:
il linguaggio diviene vettore di trasmissione delle norme e delle abitudini su cui si fondano le reti
della convivenza civile e democratica.
Secondo Ainis ( La Stampa 2/11/2010), la comunanza della lingua rappresenta per la società
italiana un significativo punto di approdo, che non annulla le molteplici variabili preesistenti,
compresi i dialetti, ma tende a risolverle in un nuovo articolato sistema di relazioni e di scambi.
Affinchè questo nuovo sistema sia funzionale e virtuoso, sarà necessario, attraverso lo studio
dell'incontro fra dialetti, varietà regionali e italiano standard, rilanciare su quei fenomeni di
interferenza, influsso reciproco e mescolanza nei sistemi e nell'uso; in seguito ai mutamenti sociali,
economici culturali degli ultimi anni dobbiamo aspirare ad una lingua che includa tutti questi
aspetti, senza tralasciare i “nuovi italiani” e gli idiomi di cui sono portatori; “ italiano come
amalgama, come comune denominatore per un paese che fatica a ritrovare il bandolo della matassa
dell'unità nazionale.

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