Vous êtes sur la page 1sur 3

Agnese Vardanega Sociologia 2010/11 – Università di Teramo

Weber: comunità, associazione ed economia di mercato

1. In Weber, il concetto di comunità si dissolve nelle sue determinazioni concrete, per diven-
tare una categoria analitica (neanche un “tipo ideale”, come era in Tonnies), perdendo anche il
connotato romantico che aveva nella sociologia “tradizionalista”.
Nel volume sulle categorie sociologiche, egli definisce la comunità come un tipo di relazio-
ne sociale: «Per relazione sociale si deve intendere un comportamento di più individui instaurato
reciprocamente secondo il suo contenuto di senso ed orientato in conformità». La relazione rap-
presenta la possibilità che si agisca in un determinato senso: l’amicizia è una relazione che perma-
ne nel tempo anche quando non agiamo in qualità di amici (ad esempio perché il nostro amico è in
quel momento lontano da noi).
Il motivo per cui Parsons inizia a lavorare sui sistemi di orientamento dell’azione è esatta-
mente questo. La relazione sociale come agire reciproco e “potenziale”, viene rielaborato in termi-
ni di doppia contingenza. Poiché tale agire reciproco si instaura “secondo il suo contenuto di sen-
so”, Parsons riterrà di dover approfondire i sistemi di orientamento delle azioni e delle relazioni
sociali, per poter comprendere la struttura dell’azione sociale.
Esistono due tipi fondamentali di relazione, secondo Weber: la comunità e l’associazione.
La comunità è «la disposizione ad agire che poggia nel caso singolo, o in media, o nel tipo puro,
su una comune appartenenza soggettivamente sentita».
L’associazione, invece, poggia su «una identità di interessi oppure su un legame di interessi
motivato razionalmente». È un tipo di relazione che oggi noi chiamiamo secondaria.
Comunità e associazione sono forme diverse di relazione, e non rappresentano due fasi di
uno sviluppo storico delle forme sociali: sono sempre esistite forme di relazione orientate al senso
di appartenenza, e forme di appartenenza orientate ad un interesse esterno. Non solo, ma relazioni
“comunitarie” possono sussistere all’interno di forme principalmente associative (come
l’impresa), così come relazioni “di interesse” possono trovarsi all’interno di forme principalmente
comunitarie (come la famiglia, o la comunità religiosa).

2. Tanto la sociologia politica quanto la sociologia economica di Weber possono essere lette
in termini di sociologia delle comunità.
Il secondo volume di Economia e Società, infatti, si intitola Economia e tipi di comunità.
Nonostante l’economia di mercato sia fondata sulle associazioni, Weber è interessato soprattutto
al rapporto fra tipi di comunità e forme economiche, tanto da ricorrere al concetto di comunità di
mercato — quasi una contraddizioni in termini, rispetto al modo in cui normalmente intendiamo il
concetto di comunità.
La comunità di mercato è la forma più impersonale di tutte le forme di comunità: questa im-
personalità — Weber chiarisce — non è però dovuta alla concorrenza o alla lotta degli interessi, al
fatto cioè che ciascuno sia individualisticamente orientato a perseguire i propri fini. L’impersona-
lità di questo tipo di comunità si spiega invece con il fatto che essa è orientata «in modo specifica-
tamente oggettivo in base all’interesse per i beni che sono oggetto dello scambio, e soltanto in
base ad esso».
Impersonale significa qui formale e razionale: l’agire razionale rispetto allo scopo, ad esem-

1 15 mar 2011
Agnese Vardanega Sociologia 2010/11 – Università di Teramo

pio, è più impersonale dell’agire affettivo o di quello tradizionale, in quanto non ha bisogno di un
senso condiviso, oltre a quello razionalmente deducibile dal rapporto fra i fini e i mezzi. Per com-
prendere una azione affettiva, dobbiamo conoscere la situazione affettiva del soggetto; per com-
prendere una azione razionale rispetto allo scopo, è invece sufficiente conoscere il fine del sogget-
to ed i mezzi a sua disposizione.
Weber ritiene che l’Occidente abbia sviluppato forme sociali sempre più “razionali” (come
le grandi burocrazie statali), in cui l’orientamento reciproco dell’agire è sempre più
“impersonale”. Egli ritiene però che le forme comunitarie, in quanto basate sul comune senso di
appartenenza, abbiano un senso immediato per gli attori, e quindi una maggiore capacità di orien-
tamento dell’azione rispetto alle forme “impersonali”. Le forme strutturali dell’agire in comunità
hanno infatti — dice Weber — una loro “autonormatività”.
Se per la struttura di quasi tutte le comunità è «causalmente importante lo stato dell’econo-
mia», l’economia da parte sua «è influenzata dalla struttura autonormativa dell’agire di
comunità». È doveroso qui ricordare la polemica nei confronti del marxismo: il rapporto fra l’eco-
nomia e le forme sociali e culturali non è a “senso unico”, in quanto la cultura (la “sfera dei valo-
ri” come si chiamava allora) a sua volta influenza le forme ed i rapporti di produzione di una de-
terminata società.
A tal proposito, va anche sottolineato che Weber analizza il comportamento economico in
chiave direi antropologica, e quindi considera l’economia di mercato come una delle forme econo-
miche possibili, e non il modello di riferimento della sua riflessione.
Parlando di comunità di mercato, egli introduce insomma l’idea del mercato come istituzio-
ne sociale, ovvero come un insieme di norme, valori, e di meccanismi di orientamento reciproco
dell’azione. L’agire economico viene cioè inteso prioritariamente quale comportamento sociale.
Questo suo interesse si ritrova così anche nei suoi studi di sociologia delle religioni: l’ipote-
si di partenza è che l’Occidente conosce questo processo di razionalizzazione (che porterà allo
sviluppo del capitalismo e della scienza moderna), perché solo in Occidente si ha lo sviluppo delle
grandi religioni razionalizzate, che forniscono delle strutture di senso non incompatibili con lo
sviluppo della razionalità occidentale come noi oggi la conosciamo.
Diversi sono gli interrogativi di ricerca che derivano da questo suo interesse. Come si è pas-
sati dal “lavorare per mangiare”, e dunque dal “produrre per consumare” (autoconsumo), al pro-
durre per accumulare ricchezze e reinvestirle in altre attività produttive? Come nasce cioè lo spiri-
to del capitalismo e dell’impresa?
Ma la questione che ci interessa qui è soprattutto: Che cosa devono condividere tutti gli atto-
ri coinvolti, perché funzioni — poniamo — l’economia di mercato? In termini di simboli, cioè, di
norme, ed anche di valori, quelli che per esempio ci fanno considerare riprovevole “mettere sul
mercato”, trattandoli cioè come “pure cose”, gli organi umani o i figli adottivi.
«Dove il mercato è abbandonato alla sua autonormatività, esso conosce solo la dignità della
cosa e non della persona», dice Weber.
Gli ordinamenti razionali — di per loro ed in quanto “impersonali” — hanno “cadaveriche
mani”: conoscono il calcolo ma non il significato del risultato, sono orientati ad ottimizzare i mez-
zi rispetto ai fini, ma non sanno dire nulla su quale sia il valore ed il significato dei fini. Questa
idea può senz’altro essere considerata vicina al concetto di alienazione così come lo troviamo negi
scritti giovanili di Marx.
Se per Weber la razionalità occidentale — su cui si basa non solo il capitalismo, ma anche la

2 15 mar 2011
Agnese Vardanega Sociologia 2010/11 – Università di Teramo

scienza moderna e lo stato di diritto — è senza dubbio un fattore di libertà, egli avverte il pericolo
del passaggio dalla razionalità materiale (orientata al senso, in cui il fine ha un significato condivi-
so per gli attori) a quella puramente formale, ovvero la logica del puro calcolo, a cui farà riferi-
mento anche Simmel.
Questo lo spinge appunto a prendere in considerazione le varie forme di comunità che in
qualche modo avrebbero in sé le risorse per riuscire (forse) a tutelare la “sfera dei valori” ed il
senso soggettivamente inteso, in un mondo sempre più razionalizzato, del quale egli vede i terri-
bili pericoli (Weber muore nel 1920, in piena Weimar e poco prima dell’inizio della “carriera poli-
tica” di Hitler).
Il suo tentativo — a mio parere — non ha però gli stessi connotati ingenui, romantici e con-
servatori (tradizionalisti) non solo di Tonnies, ma anche di tanti comunitaristi dei nostri giorni.

3 15 mar 2011

Vous aimerez peut-être aussi