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La Costituzione – la Democrazia Diretta

e la Logica
Democrazia è una parola “composta” da due parole
che traggono origine dalla lingua greca: δῆμος
(démos) Popolo e κράτος (cràtos) Potere, quindi:
“Potere del popolo”, ed etimologicamente significa
“Governo del popolo”.

INIZIATIVA POPOLARE

Molti sostengono che l’Italia e la Costituzione italiana si basino unicamente sulla


Democrazia Rappresentativa (Indiretta), dove i cittadini esercitano la loro sovranità
soltanto ogni 5 anni attraverso il voto elettivo per eleggere dei rappresentanti che
decideranno ogni cosa per loro.
Questa non può assolutamente definirsi Democrazia poiché la sovranità è esercitata
di fatto da pochi (Oligarchia).
Il solo fatto che i cittadini possano “scegliere(1)” chi deciderà per loro con il voto
elettivo non trasforma un’Oligarchia in una Democrazia. Basta infatti che i cittadini
elettori non possano esercitare alcuna forma di controllo o correttiva sulle attività
dei rappresentanti eletti che la sovranità del popolo sparisce e porterebbe i pochi
eletti ad abusare della delega ricevuta col voto per favorire lobbies e se stessi.
I rappresentanti eletti, comunque, non diventano sovrani dopo aver ricevuto il voto
dai cittadini elettori, non si deduce questo dalla nostra Costituzione (art. 1).
Premesso questo domandiamoci quindi:
• La nostra Costituzione è realmente basata sulla sola Democrazia
Rappresentativa?
• Il popolo non può esercitare alcuna forma di controllo sugli eletti?
• Non può proporre nulla?

(1) Da 5 anni non è più nemmeno possibile scegliere i parlamentari.

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Cerchiamo di vedere con occhio logico alcuni aspetti facendo un esempio:

Art. 50 Cost.

“Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti
legislativi o esporre comuni necessità.”

I cittadini elettori possono chiedere ai rappresentanti eletti una legge (ad es. sul
conflitto di interessi) attraverso una Petizione. Tramite una Petizione possono
esporre comuni necessità perché siano regolamentate con legge o con dispositivi
attuativi dai rappresentanti eletti (ad es. la necessità di avere una corretta
informazione - più trasversale possibile).

Finora alla Petizione non è stato attribuito alcun valore ma non perché non ne abbia,
ovvero perché nella Costituzione è esplicitamente stabilito che non abbia, ma
perché i rappresentanti eletti non gli attribuiscono valore, non regolamentandone
nemmeno l’utilizzo ed eventuali vincoli attraverso una legge attuativa (legge ancora
inesistente seppur trascorsi 63 anni dall’entrata in vigore della Costituzione).

Se l’organo preposto a rappresentare il popolo ed a fare le leggi non svolge il proprio


compito nel rispetto della legge fondamentale (art. XVIII disp. trans. e finali Cost.)
vogliamo dare la colpa alla Costituzione italiana?

In merito alla Petizione, non ancora regolamentata con legge, secondo la logica
dettata da “la sovranità appartiene al popolo” , domandiamoci che senso avrebbe
la sua esistenza se non dovesse avere alcun valore? Se non esistesse tale diritto non
avrebbe nessun valore ma siccome esiste qualche valore dovrà pure averlo. Si tratta
soltanto di stabilire tale valore con una legge attuativa come è stato fatto con lo
strumento referendario abrogativo di legge (art. 75 Cost. – legge 352/70).

Supponiamo invece che il Parlamento abbia regolamentato con legge lo strumento


della Petizione non rendendola vincolante, che senso avrebbe dare un tale
strumento al popolo per poi ignorarlo senza nemmeno dare risposte?

Supponiamo sempre che il Parlamento ignori una Petizione popolare con la quale un
discreto numero di cittadini chiedono una legge.

E il popolo sovrano proponga lui il disegno di legge precedentemente richiesto con


la Petizione. Potrebbe farlo?

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Art. 71 Cost. (comma 2)

“Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno
cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.”

Il disegno di legge richiesto con la Petizione che non ha presentato nessun membro
eletto può essere presentato quindi dal popolo attraverso 50.000 cittadini elettori
affinché venga discusso, eventualmente emendato e poi votato.

Introdurre la legge alla fine è un compito che spetta sempre al Parlamento ma una
legge nasce sottoforma di “disegno di legge” che viene discusso ed eventualmente
modificato e quando un disegno di legge viene presentato direttamente dal popolo,
essendo questo il sovrano, per logica dovrebbe avere la precedenza (esame,
discussione e modifica) su quelli di iniziativa parlamentare poiché questi ultimi
giungono dai rappresentanti del popolo e non dal popolo sovrano.

Il popolo vota per delegare qualcuno fino a che non decide di agire direttamente
quando lo ritiene opportuno. La Costituzione italiana nega forse il diritto del popolo
di intervenire in luogo dei rappresentanti eletti quando e se decide di farlo?

A che servono Petizioni e Proposte di legge di iniziativa popolare se possono essere


ignorate dagli eletti senza nemmeno motivarne le ragioni? Per quale motivo sono
state introdotte nella Costituzione italiana queste azioni DIRETTE dei cittadini?

Se una cosa esiste non la si può negare o sminuire con banali motivazioni. Se non ci
fosse la possibilità per i cittadini di chiedere interventi legislativi ed esporre comuni
necessità o proporre disegni di legge allora sì che potremmo affermare che i
cittadini non hanno alcuno strumento per esercitare in maniera diretta la sovranità
che gli appartiene e che quindi comanda il Parlamento in maniera indiscussa.

Ma il Parlamento non comanda in maniera indiscussa perché il popolo, nonostante


gli ostacoli posti con legge 352/70 (autenticazione delle 500.000 firme dei cittadini
elettori da consegnarsi in soli tre mesi di tempo), ha addirittura il potere di abrogare
le leggi fatte dal Parlamento. Vogliamo forse negare tale potere?

Sfido chiunque a sostenere che il popolo non ha alcun potere sugli eletti dopo aver
letto attentamente gli artt. 75 e 138 della Costituzione italiana.

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Qualche imperfezione che limita la Democrazia Diretta in effetti esiste ma non per
negligenza dell’assemblea costituente ma bensì per il rigetto dei principi di cui agli
artt. 50, 71, 75 e 138 che i rappresentanti eletti hanno dimostrato nel corso del
tempo per come hanno sempre agito e legiferato per applicare tali principi. Principi
che avrebbero invece dovuto rispettare e regolamentare con onestà per giungere
col tempo al traguardo Democrazia che pare evidente non vogliano raggiungere.

Ora, essendo trascorsi 63 anni dall’entrata in vigore della Costituzione italiana e visti
i risultati prodotti dai rappresentanti eletti, si rendono necessari i Referendum
Propositivi, Deliberativi e Revocativi ma è una conseguenza non certo pretenziosa da
attribuire al popolo.

Supponiamo di integrare la Costituzione italiana introducendo il Referendum


Propositivo. Per tornare all’esempio citato prima:

1. Il popolo con una Petizione può chiedere una legge (art. 50 Cost.).
2. Il Parlamento non soddisfa la richiesta.
3. Il popolo presenta allora attraverso 50.000 cittadini la proposta di legge non
presentata dagli eletti (art. 71 Cost. comma 2).
4. Il Parlamento non la discute? La boccia senza dare esaustive motivazioni?
5. Un determinato numero di cittadini indicono un Referendum Propositivo sul
disegno di legge già presentato e se la maggioranza dei cittadini votanti vuole
che quel disegno diventi legge, questo diventerà legge.
Una volta introdotto questo strumento (a livello comunale, provinciale e regionale
non occorre una legge costituzionale perché può essere già introdotto in base ad
una legge(2) con la quale il Parlamento ha delegato gli enti locali ad inserire
strumenti di partecipazione popolare anche referendari per quanto riguarda
l’amministrazione locale) siamo pur certi che non occorrerà ricorrere sempre al
referendum e basteranno forse le petizioni e le proposte popolari ai sensi degli artt.
50 e 71 Cost., perché gli eletti sapranno che col referendum il popolo potrà
introdurre la legge richiesta.

(2) Dlgs 267/00 articolo 8 comma 3.

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Se ci fosse più onestà ed umiltà nel corpo rappresentativo non occorrerebbe il
referendum a mio avviso perché basterebbero una petizione o un’iniziativa
popolare, già previsti dalla nostra Costituzione, e si risparmierebbero i soldi che
comporterebbe un referendum.

Ci sarebbe da chiarire e domandarsi alcune cose anche sugli altri tipi di referendum
necessari ed introdotti vagamente a livello locale (art. 8 comma 3 Dlgs 267/00) ma
per ora ci fermiamo all’azione propositiva dei cittadini.

Resta inteso che il referendum è la massima espressione della Democrazia poiché


soltanto attraverso quello strumento ogni cittadino ha modo di esprimere il suo
parere decisionale ed esercitare quindi parte della sua sovranità ma se si potesse
evitare non sarebbe meglio?

Ovviamente tutto dipende dal comportamento dei rappresentanti eletti, che finora
non è stato molto rispettoso delle idee dei cittadini che li mantengono nel lusso ed è
per questo quindi che è necessario introdurre più tipi di referendum possibili.
15 gennaio 2011

Bruno Aprile – Locate Varesino (CO) – tel. 3472954867 – CCDD Comitato Cittadino Democrazia Diretta –
http://comitatocittadinodemocraziadiretta.blogspot.com - http://brunoaprile.ucoz.com

CITAZIONI:

• "Un Governo popolare, quando il popolo non sia informato, o non disponga dei mezzi per acquisire
informazioni, può essere solo il preludio ad una farsa o ad una tragedia, e forse ad entrambe."
(James Madison, quarto presidente degli USA.)

• "La Democrazia è il Governo del Popolo, dal Popolo, per il Popolo"


(Abramo Lincoln, sedicesimo presidente degli USA)

• "Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si da’ al Popolo l'illusione di
essere Sovrano"
(Benito Mussolini – uno di tanti Dittatori – d’Italia)

• "Non sono i Popoli a dover avere paura dei propri Governi, ma i Governi che devono avere paura dei propri
Popoli"
(Thomas Jefferson - terzo presidente degli USA)

• "Qual' è il miglior Governo?... Quello che ci insegna a governarci da soli"


(Johann Wolfang Von Goethe - considerato uno dei più grandi letterati tedeschi)

• "La Democrazia non è uno sport da spettatori: se tutti stanno a guardare e nessuno partecipa, non funziona più!"
(Michael Moore - produttore cinematografico USA che ha affrontato con spirito critico i problemi e le contraddizioni del
sistema politico, economico e sociale degli Stati Uniti)

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