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Corsista Rinaldi Rachelina

Recupero Tecnologia dei Media

Le diverse parti in neretto si riferiscono alla citazione di Paul Virilio

<< Oggi è l’attimo che conta non il luogo. Un evento non si definisce più nello
spazio ma nel tempo. Il cellulare, la televisione satellitare, Internet: organizziamo
la nostra vita intorno ad un nuovo tempo reale che ha soppianto lo spazio reale,
che poi era la dimensione che avevamo conosciuto fin dal Quattrocento>>.
L’abnorme sviluppo della rete ci ha immersi in un cyberspazio, in cui il modo di intendere,
lavorare, fare politica e relazionarsi ha a che fare con qualcosa di completamente diverso dal
semplice “mezzo”, in realtà siamo dinanzi ad un sistema che rischia di utilizzare l’uomo come suo
funzionario. Per la prima volta nella storia dell’evoluzione umana, tecnologia e media digitali
ovvero le infrastrutture create dall’uomo, stanno plasmando il nostro modo di pensare e di agire;
tra l’altro c’è da chiedersi se questi cambiamenti che si susseguono così velocemente ed in pochi
anni hanno stravolto il mondo dei media, favoriscano oppure ostacolino lo scopo attinente che i
media stessi dovrebbero porsi. Le nuove tecnologie, ci forniscono mezzi di relazione interpersonali
davvero strabilianti, immediati che abbattono le barriere e le distanze, ma rischiano anche di
privarci di altri elementi che rendono tangibile e completa le relazioni tra individui come
corporeità, emozioni e profumi.

Oggi la comunicazione è diventata azione, al suo interno l’informazione ha un ruolo fondamentale.


Attraverso le nuove tecnologie, la comunicazione offre lo strumento giusto per aumentare la
democrazia. Perché le impone trasparenza e allarga le possibilità di partecipazione. Purtroppo
l’informazione che corre sul web ha anche aspetti problematici, l’utilizzo di determinate tecnologie
e soprattutto di internet, la libertà della rete e l’individualismo esagerato, aumentano il rischio di
alienazione, si cercano e si sperimentano nuovi modi di vivere in cui si perde la dimensione del
reale. Viviamo una sorta di non luogo, intrappolati da questa gigantesca rete che tiene uniti
miliardi di “amici” tramite mail, chat o altro.

Con la globalizzazione il mondo intero è diventato un unico pianeta che tutti possono scoprire
all’istante, si perde il senso della prossimità, non siamo più legati ad un luogo ben definito, tutto è
accessibile, tutto immediato. Nulla più è lontano o irraggiungibile.

Tutti questi “cambiamenti”possono essere portatori di numerosi vantaggi o inconvenienti a


secondo del loro utilizzo, per cui la questione più urgente da affrontare riguarda la formazione di
criteri d’orientamento che ci consentano di gestire questo processo, valutando autonomamente il
tipo ed il valore della comunicazione e formando con il consenso generale delle regole
condivisibili.
<< Il dominio delle immagini ha cambiato radicalmente le domande etiche ed
estetiche che ci dobbiamo porre. Dal secolo dei Lumi eravamo stati abituati a
riflettere su “vedere e sapere”, adesso il nuovo binomio su cui interrogarsi è
invece “ vedere e potere”>>.
La nostra vita è sommersa dalle immagini, che delimitano il nostro campo ottico al solo
teleschermo, facendoci perdere la lateralità, cioè tutto quanto accade intorno a noi, tutto quello
che è la realtà al di fuori di telefonini, televisione e computer. Il nostro orizzonte è limitato allo
schermo, ci sembra di vedere tutto ma non è così. Stiamo perdendo la nostra obiettività per la
tele-obiettività, guardiamo lontano senza scorgere ciò che è vicino, che sta davanti e questo va a
discapito dell’intersoggettività.

Nei secoli precedenti, “vedere e sapere” erano i principi su cui si fondava la ricerca scientifica, ora
“vedere e potere” sono le grandi questioni del XXI secolo, con il superamento del politicamente
corretto da parte dell’otticamente corretto, cioè una correzione dovuta non alla nostra personale
percezione del mondo ma a quella societaria nell’era della globalizzazione planetaria.

<< Assistiamo a una tendenza straordinaria che io chiamo la “sincronizzazione


delle emozioni”. C’è una sorta di globalizzazione degli affetti, dal Grande Fratello
alle banlieuses in fiamme, dall’Isola dei famosi all’Uragano di New Orleans, dalle
bombe nel metrò allo Tsunami, ai funerali del Papa>>.

<< La diretta, live, sostituisce la vita, life. E’ la percezione astronomica della realtà.
La Tv è un enorme caleidoscopio che ci rende infinitamente più vicini e sensibili a
quello che succede al di fuori del nostro orizzonte visivo. Nello stesso momento,

milioni di persone hanno il sentimento di vibrare all’unisono, è una condizione


incredibile che non si era mai verificata prima>>.
Certo la tecnologia ha sconvolto positivamente le nostre vite portando con sé straordinarie
conquiste, tra cui la “sincronizzazione delle emozioni” ma non sono molto d’accordo sul fatto che
questo ci renda più sensibili a quello che succede al di fuori del nostro campo visivo, anzi, a me
sembra che stia accadendo l’opposto, le persone si isolano sempre di più, vivono sempre più chiusi
nelle loro case, spostandosi in una realtà virtuale, verso mondi mediati, l’effetto che traspare è
quello della separazione gli uni dagli altri e la distanza maggiore è anche quella più paradossale: la
distanza creata non malgrado, ma attraverso i mezzi di comunicazione di massa, specialmente
quando riproducono la cultura del nemico, creano sospetto ed ostilità verso lo straniero, oppure
omettono dall’informazione parti importanti della verità dei fatti, questo espone maggiormente la
popolazione alle manipolazione. La sovraesposizione mediatica è caratterizzata da un effetto
emotivo insolito, una sorta di suspense, vorremmo sapere e non sapere, vedere e non vedere.
Tutto questo non fa altro che portare ad un individualismo di massa, omologazione,
sincronizzazione delle coscienze, con il rischio di creare una cultura omofila, tante teste ma una
sola opinione, non tutti riescono a districarsi dal “ Pensiero Unico” è forte la tentazione di
frequentare i propri simili, di circondarsi di persone che la pensano come noi, ovunque esse siano
dislocate.

Ma come afferma anche Umberto Galimberti : “ Livellando le esperienze e le aspirazioni, gli a


priori condizionanti creano quell’uniformità nei modi di essere, di volere, di pensare e di
desiderare, che forniscono la prevedibilità dei comportamenti e quindi la razionalità del sistema,
che a questo punto non ha più bisogno di impiegare strumenti repressivi perché, con l’ausilio della
morale, riesce a far passare per “immorale” ogni comportamento non omologato e non
conformista”.

Concludendo possiamo dire che le esperienze, gli avvenimenti, mediati dalla tecnologia e non
collegati in uno spazio e un tempo propri perdono il senso della realtà a favore della virtualità e
della loro apparenza, ciò comporta un forte senso di disorientamento nel nostro rapporto con la
realtà. I nostri spazi sono virtuali e mutevoli, seguono la velocità delle immagini e delle notizie,non
ci sono molti riferimenti spazio-tempo, conta solo l’attimo, il presente. Questo influisce molto sul
nostro senso di identità, che è sempre più debole, virtuale, immaturo.

In questa prospettiva identità e realtà, perdono di consistenza, bisogna richiamare l’attenzione


sull’importanza della costruzione del senso civico e della consapevolezza critica, che consentano a
ciascuno con la propria identità, di dare un contributo al miglioramento della società.

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