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L’antica storia della Terra « Il Poliedrico

http://ilpoliedrico.altervista.org/2010/07/lantica-storia-della-terra.html April 19, 2011

Ho già affrontato l’enigma dell’età della Terra, adesso tocca alla sua origine,
o meglio, alla sua straordinaria atmosfera.

Per la maggior parte della sua storia l’uomo ha creduto che la Terra fosse immutabile ed eterna,
salvo quando accadevano i terremoti, alluvioni o le eruzioni vulcaniche che ne rimodellavano
l’aspetto; in questi casi le colpe di questi eventi venivano attribuite alle divinità, esseri
soprannaturali che avevano il compito di vigilare sulla condotta e la morale umana e che si
arrabbiavano e punivano in questo modo la scelleratezza dell’uomo. Per questo all’aria, invisibile e
intangibile, ma sede dei più comuni e violenti fenomeni naturali come inondazioni, tempeste e
anche siccità, era generalmente attribuito il regno delle divinità più potenti: Zeus, ad esempio, oltre
ad essere continuamente alla ricerca di nuove amanti, era sempre arrabbiato per qualcosa, e
scagliava fulmini e saette come punizione divina.
Adesso sappiamo che non è così, non crediamo più a certe superstizioni, anche se il cammino è
ancora incerto e non concluso; non crediamo più alla teoria geocentrica e alla Terra piatta, anche
se ci sono ancora sacche di resistenza di questo mito ancora oggi, come la Flat Earth Society che
si propone di dimostrare la piattezza della terra con un filo a piombo e uno specchio d’acqua.
Ma esiste un’altra credenza dura a morire: l’immutabilità dell’atmosfera, o meglio della sua
composizione principale: 78% di azoto e il 20% di ossigeno, più altri gas che sommati fanno il
rimanente 2%.

Non è sempre stato così: nell’arco dei 4,5 miliardi di anni di vita del nostro pianeta l’atmosfera
planetaria è cambiata più volte sostituendosi completamente alla precedente.

La nascita della Terra


Aria e acqua: i componenti indispensabili alla vita
sulla Terra: distruggerli dovrebbe essere
considerato un crimine contro l'umanità

La Terra nacque per aggregazione dei resti della


nebulosa che dette origine al Sole, in una zona dove
i silicati e il ferro erano una parte importante della
composizione del disco protoplanetario, appena 10
milioni di anni dopo al Sole. In quel periodo si
formarono non uno, ma ben due pianeti a circa 150
milioni di chilometri di distanza l’uno dall’altro in un
punto lagrangiano detto L5 del pianeta più grande,
la Terra; l’altro era un po’ più piccolo, poco meno di
Marte, conosciuto come Theia.
La Terra (e Theia) avevano raccolto anche una parte del gas residuo della nebulosa
protoplanetaria, soprattutto idrogeno ed elio. La Terra allora molto piccola, era appena la metà di
oggi e non aveva quindi un’importante campo gravitazionale, sotto la pressione del vento solare del
Sole appena nato (fase T Tauri) e il calore del pianeta ancora molto alto ben presto
quell’atmosfera evaporò. Questa è stata la 1a atmosfera della Terra: idrogeno ed elio.

Le rocce fuse che componevano il pianeta emettevano grandi Fase T Tauri


quantità di diossido di carbonio che rapidamente sostituirono la 1a
atmosfera, ed essendo più pesante il diossido di carbonio Appena nasce una stella,
dell’idrogeno, questo resistette un po’ di più alla dispersione con l’avvio dei processi di
causata dal vento solare che, non avendo la Terra un campo fusione termonucleare, si
magnetico molto forte, non poteva contrastare. Questa è stata la genera anche un fortissimo
genera anche un fortissimo
2a atmosfera della Terra: diossido di carbonio. vento stellare che spazza via
in pochi milioni di anni i gas
La nascita della Luna residui della protostella.

Cortesia Harvard College Observatory Questa fase prende il nome


del prototipo di questa classe,
Vi ricordate della gemella Theya? Fu in quel periodo che cadde T Tauri, solo dopo la stella
sulla Terra: la colpa come al solito, fu di Giove, non la divinità – entrerà nella
anche se qualche antico greco potrebbe sentirsi di attribuire a lui la sequenza principale
causa – ma il pianeta. Con i suoi passaggi orbitali causava una del diagramma H-R.
leggerissima spinta ai pianeti interni e, spingi oggi e spingi
domani, alla fine destabilizzò Theya abbastanza da farla uscire dal punto
lagrangiano e farla cadere sulla Terra. L’impatto fu devastante: il nucleo
terrestre che aveva iniziato a differenziarsi durante la catastrofe del ferro, si
arricchì ulteriormente del nucleo già differenziato di Theya, formando un nucleo
ferroso molto più grande ed esteso degli altri pianeti interni del sistema solare,
capace di sprigionare un intenso campo magnetico in grado di di contrastare
efficacemente l’azione ionizzante e disperdente del vento solare che avrebbe
condizionato, e forse impedito, lo sviluppo di forme di vita superiori sulla Terra.
Circa il 2% della crosta dei due pianeti fu proiettata in orbita dove formò un anello di particelle
incandescenti; la Terra adesso aveva il suo bell’anello come Saturno a 20.000 – 25.000 chilometri
di quota e la durata del giorno passò da 8 a 5 ore e ridisperse anche la seconda atmosfera
appena formata (qui una simulazione).

Lo spettacolo degli anelli non durò a lungo: nei primi 100 anni i frammenti di crosta terrestre
proiettati in orbita cominciarono a coagularsi tra loro formando la Luna ad appena 22.500
chilometri dalla Terra, la quale generava forze di marea sulla crosta ancora fusa (1.600° centigradi)
3.400 volte più forti di quelle di ora e deformando la struttura interna del pianeta, stabilizzandone
l’asse di rotazione rispetto al piano di rivoluzione a circa 23° e rallentandone notevolmente la
rotazione, un po’ come un pattinatore che piroetta allarga le braccia per fermarsi.
Anche il gigantesco nucleo fece la sua parte generando a sua volta tensioni nella parte superiore
del mantello abbastanza forti da impedire la formazione di un’unica crosta solida: è l’inizio della
formazione delle zolle continentali.

Le comete

Una giornata al mare nell'Adeano

Il sistema solare allora era un posto piuttosto


affollato: asteroidi e comete orbitavano
intorno alla nuova stella e precipitavano
spesso sui pianeti più grandi appena formati.
Fu così che si formò la 3a atmosfera della
Terra.

La composizione chimica delle comete è


nota: ghiaccio d’acqua, metano, ammoniaca
e altri idrocarburi: nella sua opera di
spazzino la neonata Terra si arricchì di altra
materia e di acqua, la quale raffreddò la
superficie fino a creare definitivamente una crosta solida e i primi oceani che, sotto l’azione
dell’attrazione lunare, contribuirono ulteriormente a rallentare la rotazione terrestre finendo
per portare la durata del giorno a 22 ore.
Questi impatti cometari quindi, oltre che a creare gli oceani, portarono sulla Terra gli elementi che
avrebbero prodotto una nuova atmosfera, molto più ricca e densa: metano, ammoniaca e diossido
di carbonio, e forse… la Vita. A quel tempo l’ossigeno molecolare (O2) era rarissimo: le molecole
di ossigeno appena erano disponibili si legavano chimicamente con i minerali della crosta e con
quelli disciolti negli oceani, che a quel tempo, per la presenza di questi, avevano una bella
colorazione verde; dimenticavo: a quel tempo l’aria non era blu come oggi per colpa dell’ossigeno:
era rosa per colpa del metano, che con l’azoto era il gas più importante dell’atmosfera.

La rivoluzione fotosintetica

Sviluppo dell'ossigenop atmosferico

Fu con lo sviluppo delle prime forme di vita


unicellulari, i cianobatteri, che la
composizione dell’atmosfera cambiò
radicalmente per la quarta volta,
avvicinandosi alla composizione attuale:
queste forme di vita, avevano letteralmente
ricoperto gli oceani ed emettevano una
grandissima quantità di ossigeno
molecolare nell’atmosfera; finché ci furono
minerali (come ad esempio le rocce ricche di ferro) disponibili per l’ossidazione, i livelli dell’O2
nell’atmosfera rimasero bassi, dopo incominciarono a salire rapidamente sostituendosi al metano.
Questa è la 4a atmosfera della Terra.

Una premessa: a quel tempo il Sole era circa il 20% più piccolo di oggi e l’energia solare da sola
non bastava a mantenere l’acqua allo stato liquido: il metano, che è un gas serra 23 volte più
efficace dell’anidride carbonica, suppliva alla mancanza di energia con un poderoso effetto serra,
che però venne a mancare quando fu sostituito dall’ossigeno.
Questo provocò il rapido congelamento degli oceani fino all’equatore trasformando un pianeta
ricco di vita, una vita che ne aveva ristrutturato pesantemente la composizione chimica superficiale
e atmosferica, in una enorme palla di neve di quasi 13.000 chilometri di diametro.

Come è andata poi a finire, sarà l’argomento di un prossimo articolo, restate sintonizzati.

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