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RIFERIMENTI
Interruttore differenziale : L'interruttore differenziale è un dispositivo di protezione che
determina l'interruzione automatica dell'alimentazione qualora rilevi il passaggio di una corrente
verso terra superiore ad una data soglia. La soglia prende il nome di corrente differenziale nominale
di intervento e viene indicata con Idn ; valori tipici di Idn sono : 10mA , 30mA , 100mA , 300mA e
500mA. Esiste poi un parametro , detto corrente differenziale nominale di NON intervento e indicato
con Idno , al di sotto del quale è garantita la continuità dell'alimentazione. Solitamente Idno è pari
alla metà di Idn e il coordinamento della Idn e della Idno di diversi interruttori differenziali collegati
in serie è utilizzato per la selettività fra gli stessi , che garantisce la continuità di servizio in rami del
circuito non interessati dal guasto.
Illustriamo il funzionamento del differenziale per il caso di un interruttore bipolare ( carico monofase
) , che è costituito , in ultima analisi , da un toroide , tre bobine e uno sganciatore , a sua volta
costituito da un relé di sgancio e da un meccanismo di apertura : a ciascun conduttore che va verso
il carico è collegata in serie una bobina ed entrambe le bobine sono avvolte su uno stesso toroide ;
vi è poi una terza bobina collegata al relé di sgancio : finché le correnti sui due conduttori del carico
sono identiche i campi magnetici generati sono uguali e contrari e il flusso magnetico circolante nel
toroide è nullo. Quando vi è una differenza fra le due correnti , sul toroide ( detto anche
trasformatore toroidale ) circola un flusso magnetico , che a sua volta induce una forza
elettromotrice sulla bobina del relé , che comanda lo sganciamento dell'interruttore.
Gli interruttori differenziali possono essere classificati in base a diversi criteri :
1) focalizzando l'attenzione sulla forma d'onda delle correnti differenziali rilevabili distinguiamo fra:
1a) interruttori differenziali di tipo AC , se sono in grado di rilevare solo correnti differenziali verso
terra sinusoidali
1b) interruttori differenziali di tipo A , se sono in grado di rilevare anche correnti differenziali verso
terra pulsanti unidirezionali
1c) interruttori differenziali di tipo B , se sono in grado di rilevare anche correnti differenziali verso
terra continue.
La scelta fra interruttori di classe AC , A , B va effettuata dal progettista dell'impianto elettrico in CEI 64-8 Art.432
base alle correnti di dispersione che si prevedono per l'utenza da proteggere. Se il carico prevede la CEI 23-18
presenza di circuiti elettronici che fanno uso di raddrizzatori , chopper , inverter, la corrente di
guasto può essere non sinusoidale ( o sinusoidale ad una frequenza diversa dai 50-60Hz per cui sono
predisposti molti degli interruttori AC commerciali ) ed è bene ricorrere ad interruttori di classe A o ,
meglio ancora , di classe B.
2) focalizzando l'attenzione sul valore della soglia di corrente , distinguiamo fra:
2a) interruttori differenziali ad alta sensibilità , se la corrente differenziale nominale di intervento è
inferiore a 30mA
2c) interruttori differenziali a bassa sensibilità , se la Idn è superiore a 30mA
Gli interruttori a bassa sensibilità , per prevenire opportunamente i rischi da contatti indiretti ,
debbono essere opportunamente coordinati con l'impianto di terra ( deve essere soddisfatta la
relazione Rt*Idn<=50 nei sistemi TT e Zs*Idn<=Uo nei sistemi T-N ) , mentre gli interruttori ad alta
sensibilità funzionano correttamente anche con resistenze di terra relativamente alte. Se si prende
ad esempio una Idn=10mA , anche con tempi di interruzione di 2 secondi ci si trova nella zona n.2
fra quelle specificate dalla norma CEI 64-8 per la pericolosità della corrente alternata a 50Hz. La
zona 2 non presenta effetti fisiologici pericolosi per l'uomo , in quanto sotto la soglia di
tetanizzazione.
3) focalizzando l'attenzione sulla selettività degli interruttori differenziali , distinguiamo fra:
3a) interruttori differenziali di tipo generale , che intervengono in tempi relativamente rapidi perché
la corrente di guasto e il tempo di intervento determinino punti (t,I) che si trovano nelle zone meno
pericolose di quelle stabilite dalla CEI 64-8
3b) interruttori differenziali selettivi , che intervengono entro un tempo di ritardo fisso , per essere
collegati a monte di altri differenziali del tipo 3a) ed assicurare la continuità di servizio delle parti di
impianto non interessate dal guasto ( selettività )
3c) interruttori differenziali ritardati , in cui invece il tempo di ritardo è regolabile , sempre per
assicurare la selettività. Questo genere di interruttori può essere utilizato solo in ambito industriale ,
perché la regolazione deve essere eseguita da persone esperte (PES) .

Interruttore magnetotermico : L'interruttore magnetotermico è un dispositivo che , combinando


l'azione di due diversi meccanismi ( sganciatore termico e sganciatore magnetico ) permette la
protezione della porzione di impianto elettrico a valle dal corto-circuito e dal sovraccarico . Entrambi
i fenomeni vanno sotto il nome di "sovracorrenti" , che possono compromettere l'integrità delle
condutture e degli apparecchi utilizzatori , ma vanno trattati in maniera completamente diversa : il
corto-circuito presuppone un guasto e va interrotto sempre e in tempi brevissimi , perché le correnti
in gioco sono tali da produrre effetti termici e meccanici pericolosi quasi istantanei ; il sovraccarico
può invece manifestarsi anche in un circuito elettricamente sano ( ad esempio a causa della corrente
di spunto di un motore elettrico ) e l'entità degli effetti dannosi sulla conduttura dipende dal tempo
per cui la corrente supera la portata Iz della stessa.
Pertanto lo sganciatore magnetico , che apre l'interruttore in caso di corto-circuito , agisce se la
CEI 64-8 , art. 433
corrente supera una determinata soglia Im ( massima corrente ) a prescindere dal tempo per cui
e 434
questa si presenta ; la sua curva caratteristica di intervento tempo-corrente è quindi una retta
orizzontale ( fig. 1 ) e infatti viene anche detto sganciatore di massima corrente a tempo
indipendente. Lo sganciatore termico , invece , allo scopo di lasciar passare le sovracorrenti
"funzionali" ( dovute cioè al normale funzionamento dell'apparecchiatura elettrica a valle ) e
interrompere le sovracorrenti "anomale" ha una curva caratteristica di intervento tempo-corrente di
tipo iperbolico e viene infatti detto sganciatore di massima corrente a tempo inverso ( fig. 2 ) . In
questo modo le correnti di poco superiori a quella nominale vengono permesse anche per tempi
lunghi ( la retta verticale 1,05*In viene detta "corrente di non intervento" perché può essere
tollerata per 1 ora nei magnetotermici con In>63A e per oltre 2 ore nei magnetotermici con In<63A
) , mentre le correnti via via crescenti saranno tollerate per tempi via via inferiori . La combinazione
di queste due curve costituisce la curva di intervento del magnetotermico.
Come per gli interruttori differenziali , anche per gli interruttori magnetotermici la classificazione
può avvenire in base a diversi criteri. Un primo criterio considera le tecnologie costruttive ( che
determinano l'entità della corrente nominale e del potere di interruzione (Icn) e , quindi , il tipo di
impiego ) e distingue fra :
1a) Interruttori magnetotermici modulari , impiegati per lo più nel civile e nel terziario , con
correnti In fino al centinaio di A e potere di interruzione fino ai 50kA . Devono il loro nome alla
misura standard del loro ingombro ( moduli DIN ) su apposite barre profilate di fissaggio ( barre DIN
).
2a) Interruttori magnetotermici scatolati , impiegati quasi esclusivamente in ambito industriale
, di dimensioni relativamente ridotte per le correnti nominali ( fino ai 2000 A ) ed il potere di
interruzione ( fino a 150kA ) che li caratterizza. L'elevato potere di interruzione è legato al livello di
isolamento e segregazione loro conferito dal supporto in materiale plastico , da cui traggono il
nome.
3a) Interruttori magnetotermici aperti , impiegati nelle linee MT e a valle di trasformatori
MT/BT , con correnti nominali fino a 10.000 A e potere d'interruzione fino a 100kA.
Un secondo criterio distingue gli interruttori in base al tempo di interruzione dello sganciatore
magnetico :
1b) Interruttori magnetotermici limitatori , in cui l'interruzione viene anticipata rispetto al
passaggio per lo zero della forma d'onda sinusoidale della corrente alternata ; in questo modo si
impedisce alla corrente di corto-circuito di raggiungere il valore di cresta ( per cui non si parla di
corrente di corto-circuito ma di corrente presunta ) , limitandone gli effetti dannosi.
2b) Interruttori magnetotermici rapidi , in cui l'interruzione avviene al primo o al secondo
passaggio per lo zero della corrente di corto-circuito ;
3b) Interruttori selettivi o ritardati , in cui il tempo di intervento viene volutamente ritardato
per permettere la selettività cronometrica con interruttori magnetotermici istantanei posti a valle.
Un terzo criterio distingue infine gli interruttori magnetotermici in base alla corrente di intervento
del relé magnetico :
1c) se la soglia di intervento per corto-circuito è compresa fra 3*In e 5*In si parla di interruttore
magnetotermico di tipo B
2c) se la soglia di intervento per corto-circuito è compresa fra 5*In e 10*In si parla di interruttore
megnetotermico di tipo C
3c) se la soglia di intervento per corto-circuito è compresa fra 10*In e 20*In si parla di interruttore
magnetotermico di tipo D

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