Più d'una risposta incerta è stata già data in proposito. Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo come alla salvezza di un corrimano. »
(Wisława Szymborska, Ad alcuni piace la poesia)
Si cerca sempre di definire che cosa sia la poesia e io stesso più volte mi sono chiesto cosa fosse e a cosa servisse. Abbiamo dedicato numerose ore di lezione a scuola alla lettura di liriche dell’Ottocento e del Novecento. Ogni volta, mi assillava la necessità di capire quale utilità potessero avere versi, scritti in un linguaggio spesso insolito ed incomprensibile, in un mondo come quello attuale, incalzato da problemi urgenti come le guerre, il divario crescente tra ricchi e poveri, la criminalità, le malattie, il disastro ambientale. Persino si parla quasi quotidianamente dell’approssimarsi di un’apocalisse, che distruggerà il pianeta. Morìe di uccelli e pesci, alluvioni e terremoti, stragi e conflitti anche nelle famiglie: tutto ci convince dell’inutilità di ogni sforzo di comprendere e di comunicare.
Che cos’è mai, allora, la poesia? E, soprattutto, perché la
poesia?
Szymborska non ha risposte e questo mi ha colpito in lei.
Non cerca verità assolute, definizioni, certezze. Crede nel dubbio e nel senso del limite, nella ricerca continua ed aperta. Crede anche nella necessità di essere soli e diversi: mentre tutti si aggrappano al “corrimano” delle convenzioni e delle ipocrisie, lei sceglie di aggrapparsi al “corrimano” del dubbio e del pensiero critico, senza cercare facili consensi.
Per questo, abbiamo deciso tutti insieme di scegliere questa
poesia come apertura del nostro laboratorio di letteratura. La poesia rappresenta la nostra volontà di cercare quanto in un “inferno dei viventi” che “abitiamo tutti i giorni” non sia inferno e possa durare ed avere spazio. Tra vivere ed esistere Soggiogati dall’umana perversione tra pietre laviche e mare, ascoltiamo il silenzio d’infinite parole
Soggiogati dal divino divenire
tra vita e morte, calpestiamo l’asfalto di esistenze dimenticate
Soggiogati dal profondo amore
tra rose e spine, urliamo di piacevole amore
Belaid Chebbi
Scrivere un curriculum (da "Vista con granello di sabbia")
Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si e' vissuto e' bene che il curriculum sia breve. E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e malcerti ricordi in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all'estero. L'appartenenza a un che, ma senza perche'. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l'orecchio in vista. E' la sua forma che conta, non cio' che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Ci viene continuamente ricordato che, per inserirsi
con successo in una qualsivoglia carriera professionale, è necessario esibire un curriculum, efficace, conciso e arricchito da soggiorni all’estero, stages e così via. Leggendo questi versi, è facile immaginare la frustrazione di chi ha sempre fatto di tutto per arricchire il proprio curriculum con voto di laurea, corsi di lingua, esperienze all’estero, stage prestigiosi, nella speranza che qualcuno ne tenesse conto. Poi è arrivata Wislawa, poetessa e saggista polacca, premiata con il Nobel nel 1996, che mi ha insegnato che quello che conta, alla fine, è vivere. Grazie a questa poesia, ho deciso di cambiare prospettiva: le cose si fanno innanzitutto per se stessi, poi se accidentalmente finiscono su un curriculum, ben venga, ma non deve essere quello l’unico scopo.
We are constantly reminded that in order to integrate
successfully in any professional careers, you must submit a curriculum, effective, concise and enriched by trips abroad, internships, and so on. Reading these verses is easy to imagine the frustration of those who have always made every effort to enrich their curriculum with degree grades, language, experience abroad, prestigious internships, hoping someone taking it into account. Then came Wislawa, Polish poet and writer, was awarded the Nobel in 1996, he taught me that what counts in the end, you live. Through this poem I decided to change perspective, things are done primarily for yourself, then if you accidentally end up on a curriculum that is fine, but it must be that the only purpose.
Nous sommes constamment rappelés que, dans le but
d'intégrer avec succès dans une carrière, vous devez soumettre un curriculum, efficace, concis et enrichi par les voyages à l'étranger, stages, etc. La lecture de ces versets est facile d'imaginer la frustration de ceux qui ont toujours fait tous les efforts pour enrichir leur cursus avec des teneurs degré, la langue, expérience à l'étranger, stages prestigieux, en espérant que quelqu'un qui en tienne compte. Puis vint Wislawa, poète et essayiste polonais, a reçu le prix Nobel en 1996, il m'a appris que ce qui compte à la fin, vous vivez. Grâce à ce poème que j'ai décidé de changer de perspective, les choses sont faites principalement pour vous, alors si vous avez accidentellement se retrouver sur un curriculum vitae c'est très bien, mais il faut que le seul but.