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Nella matrice cristallina la distanza tra due atomi contigui è dell’ordine della
dimensione di ciascun atomo, di conseguenza le proprietà di ogni singolo atomo
sono significativamente influenzate dalla presenza degli atomi circostanti. Gli
elettroni più fortemente legati al nucleo, quelli che occupano i livelli più interni,
non sono influenzati apprezzabilmente dalla presenza dei nuclei contigui, men-
tre gli elettroni più esterni (elettroni di conduzione) si trovano ad una distanza
media dal loro nucleo di riferimento che è paragonabile alla distanza tra i nu-
clei degli atomi vicini. Le perturbazioni che essi subiscono da parte dei nuclei
circostanti possono essere dunque rilevanti. Dal momento che i nuclei sono di-
stribuiti regolarmente nella matrice, la forza netta di cui risentono gli elettroni
più esterni è mediamente nulla. Questo non vale in prossimità della superficie
del metallo, in cui la simmetria è rotta e gli elettroni risentono di una forza
media netta che tende a mantenerli intrappolati all’interno del materiale. Dal
momento che la dimensione degli elettroni è trascurabile se confrontata con le
dimensioni atomiche, anche se ogni atomo contribuisce con due o tre elettroni
di conduzione, il volume complessivo degli elettroni è piccolissimo in confronto
al volume del materiale e le cariche negative si possono considerare talmente
disperse da non interagire apprezzabilmente tra loro all’interno del metallo.
Gli elettroni di conduzione si trovano dunque in una situazione similare, in
prima approssimazione, a quella in cui si trovano le molecole di un gas conte-
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Figura 2: Elettroni di conduzione liberi di muoversi nella matrice cristallina
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Figura 3: Funzione della distribuzione delle velocità di Maxwell-Boltzmann per
diverse temperature
più rigorosa e quantitativamente più precisa non può prescindere dalla teoria
della Meccanica Quantistica. In particolare, come conseguenza del principio di
esclusione di Pauli, la legge di distribuzione di velocità degli elettroni di con-
duzione non risponde alla statistica di Maxwell-Boltzmann, ma è derivata dalla
statistica di Fermi-Dirac ed è nota come distribuzione di Fermi:
√
dn 3πn E
ρ(Ec ) = = c (4)
2EF 1 + exp − Ec − EF
dEc 3/2
kb T
Lavoro di estrazione
Secondo il modello descritto, gli elettroni di conduzione sono dunque liberi di
muoversi all’interno del metallo come particelle di un gas in una scatola. Essi
sono tuttavia intrappolati dentro al conduttore, dal momento che la forza eser-
citata dai nuclei carichi positivamente e agente sugli elettroni è in media nulla
soltanto all’interno della scatola. In prossimità delle pareti del conduttore, la
rottura della simmetria produce un effetto di confinamento. Facendo riferimen-
to alla figura 4, lo strato atomico alla superficie del conduttore agisce come una
barriera di potenziale per gli elettroni di conduzione. Ciò implica che il singo-
lo elettrone per poter fuoriuscire dal metallo deve compiere un certo lavoro a
spese della propria energia cinetica, oppure ricevere dall’esterno una opportuna
quantità di energia.
Il lavoro di estrazione Le è definito come la quantità di energia che deve
essere fornita ad un elettrone per strapparlo ad un conduttore a potenziale
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Figura 4: Rappresentazione dello strato di carica alla superficie di un conduttore
Effetto termoionico
L’energia necessaria a compiere il lavoro di estrazione può essere fornita agli elet-
troni in diversi modi. Una possibilità è per esempio quella di trasferire energia
agli elettroni di conduzione del metallo tramite illuminazione con luce di una
opportuna lunghezza d’onda, si parla in questo caso di Effetto Fotoelettrico.
Un’altra possibilità è riscaldare il metallo al fine di portare l’energia cinetica
media degli elettroni ad un valore prossimo al lavoro di estrazione. In questo
modo aumenta la probabilità che un elettrone di conduzione si trovi in prossi-
mità della superficie del metallo con una velocità diretta verso l’esterno ed una
energia cinetica maggiore del lavoro di estrazione. L’emissione di un elettrone
in questo caso avviene per effetto termoionico.
Se il conduttore è isolato, esso viene a possedere una carica positiva crescen-
te al crescere del numero di elettroni estratti e inizia ad esercitare una forza
attrattiva sugli elettroni liberi tale da riportarli all’interno del materiale. Si
realizza quindi un equilibrio dinamico in cui il numero medio di elettroni emessi
nell’unità di tempo è pari al numero medio di elettroni ricatturati dal metallo.
La situazione è differente se il metallo è collegato a terra e avviene dunque un
rimpiazzo delle cariche emesse per effetto termoionico. In tal caso si genera una
corrente la cui intensità è fortemente dipendente dalla temperatura. La den-
sità di corrente generata per effetto termoionico in funzione della temperatura
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risponde alla legge di Richardson:
Le
j = AT 2 exp − A/m2 (7)
kb T
Effetto Volta
Osservazioni sperimentali:
• si consideri una coppia di dischi metallici di cui uno collegato a terra e
sostenuti da due manici isolanti. Si facciano combaciare i dischi e si elimini
il contatto di terra. Se a questo punto si separano bruscamente i due dischi
si osserva che quando sono fatti dello stesso materiale, non si misura alcun
sbilanciamento di carica tra i due dischi; qualora siano invece fatti di due
metalli diversi, essi risultano carichi con segni opposti;
• si consideri l’apparato sperimentale descritto in figura 5. Un sottile filo
metallizzato pende dal soffitto della gabbia conduttiva. Il piatto, che è
elettricamente collegato al filo tramite la gabbia, può essere avvicinato
progressivamente al filo tramite una vite micrometrica. Se il filo e il piatto
sono di metalli diversi, essi si attirano reciprocamente e se sufficientemente
vicini, il filo si appoggia al piatto. Ciò non avviene se i metalli costituenti
il filo e il piatto sono uguali.
La differenza tra i potenziale elettrostatici misurati nelle vicinanze dei due me-
talli elettricamente in contatto di Figura 5 (b) misura l’Effetto Volta. Sulla base
di osservazioni sperimentali simili a quelle pocanzi descritte, Alessandro Volta
espresse la seguente legge:
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Figura 5: Apparato sperimentale per evidenziare l’effetto Volta
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Metallo ∆V [V ]
Sodio 2.37
Magnesio 1.20
Zinco 0.78
Piombo 0.54
Stagno 0.35
Ferro 0.10
Rame 0.00
Argento -0.05
Oro -0.16
Platino -0.24
Effetto Seebeck
Quanto appena puntualizzato non è più vero se le temperature delle due giun-
zioni non sono esattamente uguali. Si consideri una catena regolarmente aperta,
come quella mostrata in Figura 6.
Sperimentalmente si osserva che se le temperature assolute delle giunzioni TA
e TB sono diverse, si sviluppa ai capi della catena una differenza di potenziale
dipendente da TA e TB , ma non dalla temperatura degli estremi della catena,
purché sia la stessa. Questo effetto prende il nome di effetto termoelettrico o
effetto Seebeck e la catena prende il nome di termocoppia, mentre la forza
elettromotrice (f.e.m.) cosı̀ generata è detta f.e.m. termoelettrica. Per accresce-
re la f.e.m. vengono realizzati dispositivi in cui tante termocoppie sono collegate
in serie. Si parla in questo caso di termopile.
Se gli estremi di una termocoppia sono uniti e le due giunzioni mantenute ad
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Figura 6: Catena regolarmente aperta rame-ferro-rame
Effetto Peltier
Se in una catena di conduttori diversi viene fatta scorrere una corrente, si osserva
che le diverse giunzioni cambiano temperatura, in particolare se per un certo
verso di scorrimento della corrente una giunzione si scalda, si raffredderà al
passaggio di una corrente di verso opposto. Tale effetto fu osservato per la
prima volta da J. C. A. Peltier nel 1834. Se la resistenza dei conduttori è
sufficientemente bassa, il calore dissipato per effetto Joule può essere comunque
minore del calore assorbito dalla giunzione che si raffredda e dunque si può avere
un raffreddamento netto rispetto all’ambiente.
L’effetto Peltier non va confuso con l’effetto Joule. Nel caso dell’effetto Joule,
si verifica sperimentalmente che il calore dissipato dal conduttore è proporzio-
nale al quadrato della corrente che lo attraversa. Nel caso dell’effetto Peltier,
si dimostra che la quantità di calore assorbita o ceduta dalle giunzioni è invece
direttamente proporzionale alla carica che ha attraversato la giunzione. Il fat-
tore di proporzionalità viene detto coefficiente di Peltier ed è dipendente dalla
temperatura. Se Q è la quantità di calore che deve essere ceduta alla giunzione
tra i metalli A e B affinché rimanga costante la sua temperatura T e q è la
carica passata dal metallo A al metallo B, il coefficiente di Peliter ΠA,B (T ) è
cosı̀ definito:
Q
ΠA,B (T ) = [V ]
q
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La convenzione prevede che ΠA,B (T ) sia positivo quando la giunzione assorbe
calore e negativo nel caso contrario.
Lo stesso effetto che si verifica nelle giunzioni metalliche, si verifica anche in
giunzioni a semiconduttore. Lo schema di principio del singolo elemento Peltier
è rappresentato in figura 7.
Come nel caso delle termocoppie, molte giunzioni Peltier vengono collegate in
serie e organizzate all’interno di celle, come mostrato in figura 8. Controllando
il verso e l’intensità della corrente che fluisce nella cella è possibile determi-
nare il flusso di calore attraverso la cella di Peltier, che da un punto di vista
termodinamico agisce come una pompa di calore.
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da mantenere costantemente al valore impostato la temperatura di lavoro del
dispositivo da termostatare.
A fronte di modeste efficienze elettriche, i moduli termoelettrici a celle di
Peltier consentono pesi e ingombri ridotti e un controllo attivo della tempera-
tura gestito elettronicamente e realizzato completamente a stato solido. Queste
caratteristiche li rendono una soluzione alla stato del’arte in molte applicazio-
ni che spaziano dal raffreddamento attivo di componenti elettronici (come le
CPU di molti calcolatori), alla realizzazione di celle refrigeranti completamente
a stato solido, al controllo di temperatura di dispositivi optoelettronici.
Termo-Elettricità
• Il sito della International Thermoelectric Society.
Termocoppie e Termopile
• Il sito (tra i tanti) di un costruttore.
• Specifiche tecniche di termocoppie e sensori termici industriali.
Video
• Video sulla termo-elettricità da youtube.
• Video su Peltier Thermo-Electric Cooler da youtube.
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