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CONDUTTORI IN EQUILIBRIO ELETTROSTATICO Possiamo definire conduttori elettrici quei corpi in cui, qualunque sia la loro forza, la carica

elettrica creata su di essi libera di muoversi sotto lazione delle forze colombiane prodotte dalle cariche stesse o da un campo elettrico applicato appositamente. Esempi di sostanze solide che consentono di creare conduttori sono quelle di tipo metallico: rame, alluminio, oro, argento. Potenziale elettrico e campo elettrico sulla superficie e allinterno di un conduttore in equilibrio elettrostatico Se su un conduttore omogeneo metallico viene creata una certa quantit di carica si vede che: a) la carica elettrica ha totale libert di movimento entro il conduttore; b) i singoli portatori di carica dello stesso segno sono sottoposte a reciproche forze repulsive di tipo colombiano. Pertanto possiamo dedurre che tutti i portatori di carica si allontaneranno il pi possibile tra loro portandosi sulla superficie del conduttore. Ci chiediamo qual la tipologia del potenziale elettrico e del campo elettrico che la carica superficiale crea entro il conduttore, dopo aver raggiunto lequilibrio elettrostatico. Sperimentalmente si osserva che la struttura del campo elettrico nelle zone immediatamente esterne al conduttore, ha le linee di campo del vettore E orientate perpendicolarmente alla superficie stessa. Questo vuol dire che la componente del campo elettrico lungo un qualunque segmento AB della superficie del conduttore nulla e quindi, in base alla relazione che lega il campo elettrico alla variazione del potenziale, avremo:

E=

VAB =0 AB

ma se VAB = 0 deve essere VA = VB . Pertanto, estendendo questo ragionamento a qualunque coppia di punti vicini, appartenenti alla superficie del conduttore, possiamo dedurre che: c) la superficie del conduttore in equilibrio elettrostatico equipotenziale qualunque sia la sua forma. Se ora considero un punto P allinterno del conduttore, il suo potenziale deve essere come quello della superficie altrimenti fra il punto P e uno qualunque dei punti della superficie si verrebbe a stabilire un campo elettrico che modificherebbe la posizione delle cariche in superficie modificando, conseguentemente, la equipotenzialit della superficie del conduttore; quindi: d) ogni punto interno a un conduttore in equilibrio elettrostatico si trova allo stesso potenziale della sua superficie. Considerati due punti qualunque L ed M del conduttore (interni od esterni), dalla relazione VL = VM VLM e dalla relazione = E , deduciamo che: LM e) allinterno di un conduttore in equilibrio elettrostatico, il campo elettrico nullo.

Tutte le considerazioni svolte per un conduttore omogeneo, si possono estendere a un conduttore cavo al suo interno. Campo elettrico allesterno di un conduttore carico in equilibrio elettrostatico La presenza della carica elettrica sulla superficie del conduttore fa intuire che il campo elettrico e il potenziale elettrico al di fuori del conduttore saranno diversi da zero. Anche l teorema di Gauss conferma questa intuizione. n Q Infatti, presa una qualunque superficie S che contenga il conduttore carico, dal fatto che i 0 ,
i =1

deriva che S ( E ) 0 e quindi nei punti della superficie S considerata il campo elettrico E deve essere diverso da zero. Quanto vale questo campo per possiamo saperlo solo in un caso matematicamente semplice, quando il conduttore ha forma sferica. Tuttavia, in generale, possiamo affermare che in prossimit della superficie del conduttore, il campo elettrico E ha direzione perpendicolare alla superficie, verso centripeto (carica positiva) o verso centrifugo (carica negativa) e intensit data dalla relazione E = Conduttore sferico Per quanto detto precedentemente, possiamo scrivere: campo elettrico allinterno del conduttore E = 0 potenziale elettrico allinterno del conduttore E = cos tan te campo elettrico in un punto P appena fuori dalla superficie del conduttore E =

. 0

Tuttavia nel caso del conduttore sferico, vista la sua particolare simmetria, possiamo anche ottenere, in modo semplice, ulteriori informazioni sul campo elettrico e sul potenziale; infatti, essendo la superficie sferica, la carica si distribuir su di essa in modo uniforme, creando una Q distribuzione di densit superficiale costante = . Questa particolare situazione ci consente di 4R 2 ottenere i valori di E fuori dal conduttore, oltre ai valori del potenziale allinterno e allesterno del conduttore:

E=

Q e = 0 4R 2

E=

Q . 4 0 R 2

Poich questo valore lo stesso che si potrebbe ottenere supponendo che tutta la carica, che distribuita sulla superficie, fosse contenuta nel centro, avremo:

E=

Q , che il valore di E a una certa distanza r dal centro (r > R). 4 0 r 2

Inoltre, sempre tenendo conto di questultima condizione, avremo:

V =

1 Q , potenziale elettrico in un punto P distante r dal centro quando r > R. 4 0 r

In particolare, per r = R, avremo: V =

1 Q . 4 0 R

Le relazioni viste stabiliscono un legame fra la quantit di carica posta su un conduttore e lintensit del campo elettrico o del potenziale nei punti esterni ad esso, ma non pongono alcun limite alla quantit di carica che un conduttore pu ricevere! In realt non possibile caricare un conduttore illimitatamente: aumentando la densit di carica su di esso, si aumenta il campo elettrico nelle sue vicinanze il quale, se supera un certo valore, pu produrre effetti di ionizzazione del mezzo non conduttore (dielettrico) nel quale il conduttore immerso, generando cos coppie di cariche di segno negativo (elettroni) e positivo (ioni positivi). Le cariche di segno opposto a quello del conduttore migrano allora verso di esso e, se il campo elettrico sufficientemente intenso, possono ionizzare a loro volta gli atomi del dielettrico, innescando una scarica elettrica. Lesito della scarica la neutralizzazione, parziale o totale, della carica elettrica del conduttore il cui campo elettrico lha provocata. Effetti di questo genere impediscono di creare su conduttori immersi in un dielettrico quantit di carica capaci di creare un campo elettrico superiore a un determinato valore, caratteristico di ciascun dielettrico chiamato rigidit dielettrica: massimo valore del campo elettrico che pu essere applicato a un materiale senza che in esso si generi una scarica elettrica. Distribuzione superficiale di carica su conduttori non sferici Nel caso di un conduttore costituito da due sfere poste a grande distanza luna dallaltra, si vede che:

1 Q1 1 Q2 = 4 0 R1 4 0 R2

Q1 Q2 = R1 R2

1 =

Q1 Q Q Q = 1 2 e 2 = 2 = 2 2 S1 4R1 S 2 4R2

1 R2 = 2 R1

Se immaginiamo ora di avvicinare le due sfere e di deformarle fino ad ottenere una sfera conica definita da due semisfere, possiamo comprendere che sulla superficie di raggio minore avremo una densit di carica maggiore di quella sulla superficie di raggio maggiore. Quindi il campo elettrico nei punti immediatamente esterni alla semisfera di raggio minore sar pi grande del campo elettrico relativo ai punti immediatamente esterni alla semisfera di raggio maggiore. Da queste considerazioni, sorrette per da rigorose deduzioni matematiche, e confortate da opportuni esperimenti, si conclude che nelle zone di piccolo (grande) raggio di curvatura si distribuisce una quantit di carica che d origine a una densit di carica grande (piccola) e quindi un campo elettrico grande (piccolo). Capacit elettrica e condensatore elettrico Il tentativo di realizzare sistemi capaci di catturare la maggiore quantit di carica possibile, gener le bottiglie di Leyda, prime realizzazioni di ci che oggi chiamiamo condensatori. Ci proponiamo di descrivere alcune delle principali caratteristiche dei condensatori elettrici. Precedentemente abbiamo visto che, distribuendo della carica su un conduttore, questo acquisisce un ben determinato potenziale elettrico. Nel caso del condensatore sferico, dotato di carica Q, il 1 Q potenziale assumeva il valore V = . 4 0 R

Se ricaviamo Q avremo Q = 4 0 RV , da cui si osserva che fra Q e V esiste una relazione di proporzionalit diretta, la cui costante data tal termine 4 0 R . Osserviamo ora che, se un conduttore sferico di raggio R1 si trova al potenziale V, la sua carica deve valere Q1 = 4 0 R1V , mentre un conduttore sferico di raggio R2 mantenuto allo stesso potenziale V, assumer una carica Q2 = 4 0 R2V . Dunque la carica depositabile su due conduttori sferici di raggio diverso ma mantenuti allo stesso potenziale direttamente proporzionale al raggio dei conduttori stessi. Il termine 4 0 R perci collegato alla capacit del conduttore di accumulare cariche su di esso e definisce la capacit elettrica ( C ) del conduttore. Anche per un conduttore di forma qualunque si constata che la sua capacit elettrica dipende solo dalle caratteristiche geometriche del conduttore e dalle caratteristiche fisiche del mezzo materiale in cui si trova. In generale, la capacit di un conduttore si esprimer come il rapporto fra la carica su di esso depositata e il potenziale da esso acquisito:

C=

Q C , la cui unit di misura = F farad. V V

Condensatore piano Esistono opportuni accoppiamenti di conduttori che consentono di aumentare notevolmente la capacit di accumulare cariche. Uno di questi sistemi costituito dallaccoppiamento di due armature molto estese, affacciate tra loro e molto vicine. Connettendo le due armature ai poli opposti di un generatore esse si caricano di segno opposto e danno origine a un campo elettrico uniforme confinato esclusivamente nello spazio da esse definito.

La capacit elettrica di questo sistema (condensatore piano nel vuoto) data da: Q = S V = Ed = d C = Q = S = 0 S V d d 0

Energia di un condensatore carico Immaginiamo che il condensatore piano sia montato su due carrelli in grado di muoversi su un piano orizzontale con attrito trascurabile.

condensatore noteremo che le armature si muoveranno luna verso laltra a causa della reciproca forza attrattiva esercitata dalle cariche di segno opposto. La concordanza del verso tra la forza che si sviluppa sulle armature e il loro spostamento conduce ad affermare che il sistema sta compiendo un lavoro positivo. Tenendo presente la relazione che lega il lavoro prodotto da un sistema e la variazione della sua energia, dobbiamo concludere che il condensatore carico deve essere originariamente dotato di energia di tipo elettrico. Si vede che tale energia E C uguale al lavoro compiuto per creare le cariche Q e Q sulle due armature:

EC =

1 1 Q2 1 Q , diventa: EC = CV 2 = . QV che, mediante la relazione C = 2 V 2 2 C

Collegamenti di condensatori 1. Condensatori in serie Due o pi condensatori si dicono in serie quando il loro collegamento realizzato in modo che larmatura caricata negativamente (positivamente) di uno di essi sia collegata elettricamente a quella caricata positivamente (negativamente) del successivo.

La capacit C del condensatore il cui effetto equivalente a quello delle capacit dei due condensatori in serie :

1 1 1 = + C C1 C 2

in generale

1 1 1 1 = + + + C C1 C 2 Cn

dove Q = Q1 = Q2 =

2. Condensatori in parallelo Due o pi condensatori si dicono in parallelo quando il loro collegamento realizzato in modo tale che essi vengano a trovarsi sottoposti alla medesima d.d.p.

La capacit C del condensatore il cui effetto equivalente a quello delle capacit dei due condensatori in parallelo :

C = C1 + C2

in generale

C = C1 + C 2 + +Cn

dove Q = Q1 + Q2 + +Qn

I CONCETTI ELETTROSTATICI COME CHIAVE INTERPRETATIVA DELLA STRUTTURA DEGLI ATOMI Applicheremo ora i concetti di campo elettrico e potenziale elettrico per interpretare alcune caratteristiche del modello nucleare dellatomo proposto da Rutherford nel 1911, il quale permette di rendere ragione di unampia fenomenologia legata al comportamento elettrico microscopico della materia. Dalle teorie atomistiche alla scoperta dellelettrone Le prime teorie atomistiche risalgono a Leucippo e Democrito verso il V secolo a.C. Essi avevano supposto che tutto in natura era riconducibile allesistenza di particelle estremamente piccole, ma di dimensioni finite e indivisibili, detti atomi. Questi principi non incontrarono il sostegno dei filosofi greci e furono decisamente avversati da Aristotele, che contrappose ad essi la tesi della continuit della materia e della sua divisibilit allinfinito e la non esistenza del vuoto che costituiva la condizione necessaria del moto degli atomi. Pertanto furono dimenticati. A partire dal 1600 tale modello fu riscoperto e dal 1700 in poi esso si estese a campi sempre pi vasti della ricerca. In particolare nellambito dello studio dei gas e delle trasformazioni chimiche si svilupparono e si rafforzarono le basi atomistiche della descrizione dei fenomeni naturali. Successivamente, quando questa operazione concettuale venne applicata alla fenomenologia elettrica e magnetica, si dovette apportare una modifica sostanziale al modello originale di atomo, caricandolo di propriet elettriche. Le prime ipotesi sullesistenza di una natura elettrica degli atomi risalgono alle ricerche di Faraday sullelettrolisi, ma furono le ricerche sulle scariche elettriche nei gas a spingere i fisici verso lipotesi di una struttura corpuscolare dellelettricit. A tali particelle fu dato il nome di elettroni e, grazie soprattutto al lavoro di Thomson e Millikan, ne fu data la definizione della massa e della carica. Thomson individu il rapporto carica/massa, Millikan determin il valore della loro carica. Con laffermarsi del concetto di elettrone, nacque il problema di spiegare come mai gli atomi fossero neutri e come gli elettroni fossero distribuiti in essi. Un primo modello si deve allo stesso Thomson che supponeva che gli elettroni, distribuiti su anelli concentrici rotanti, si trovassero in una sfera di carica positiva di valore tale da compensare la loro carica negativa complessiva. Tuttavia ricerche sperimentali successive condussero allipotesi nucleare dellatomo: tutta la massa atomica si concentra in un nucleo carico positivamente, di dimensioni estremamente ridotte e di densit straordinariamente elevata, intorno al quale ruotano gli elettroni. Questo modello, proposto da Rutherford nel 1911, costituisce ancora oggi un modello di prima approssimazione altamente efficace. Lesperimento di Millikan e la carica dellelettrone Supponiamo di poter disporre di particelle molto piccole, di massa m ed elettricamente scariche, come le goccioline prodotte dalla nebulizzazione di olio di densit nota. Introduciamo queste particelle fra due piastre ai cui terminali si stabilisce una d.d.p. V . Seguendo il moto di una di esse, si osserva che la particella cade verso il basso sotto lazione della sua forza peso P = m g . Si pu dimostrare che la velocit di caduta collegata al peso della particella dalla relazione: mg = 6va dove indica il coefficiente di viscosit dellaria e a il raggio della particella.

Se disponiamo ora sulla particella una carica elettrica q, si possono avere due possibilit: a) la carica q ,disposta sulla massa m della particella, positiva; allora alla forza peso P = m g si aggiunge la forza elettrica F = q E , essa pure rivolta verso il basso, e la particella cade pi rapidamente.

b) la carica q ,disposta sulla massa m della particella, negativa; allora alla forza peso P = m g contrastata dalla forza elettrica F = q E e la particella modifica il suo stato di moto potendo scendere con minore velocit, oppure inverte addirittura il senso di moto o rimane ferma.

mg . E Poich in generale m non sempre nota, la si deve calcolare tenendo presente che essa in relazione con la densit del materiale di cui fatta e con il raggio a secondo la formula: 4 m = a 3 . Quindi basta determinare il raggio a della gocciolina. 3 Allo scopo si lascia cadere la particella in assenza di campo elettrico e se ne misura la velocit limite v1 , collegata al raggio a dalla relazione peso della particella = resistenza del mezzo:
Nel caso della particella ferma le due forze si fanno equilibrio, mg = qE , quindi: q =

4 3 a g = 6av1 3

dalla quale:

a=

9v1 2 g

Ripetendo pi volte le misure ora descritte su molte particelle variamente caricate si possono ottenere molti valori della carica elettrica disposta su di esse. Il confronto di questi valori mostra che essi sono tutti e sempre multipli di una stessa quantit conferma lesistenza di una carica elementare: la carica dellelettrone e = 1,6 10 19 C . Il modello nucleare dellatomo Verso la fine del XIX secolo, Becquerel e altri avevano messo in evidenza che da certi elementi pesanti ( uranio, radio, polonio ) venivano emesse spontaneamente radiazioni, che vennero chiamate , , dalle propriet ancora sconosciute (particelle = ioni di elio; particelle = elettroni). A partire dai primi anni del Novecento Rutherford e altri avevano avviato un ampio programma di ricerche sullinterazione di queste radiazioni con la materia, allo scopo di esplorare la struttura interna degli atomi, utilizzandole come sonde di alta energia cinetica e, quindi, molto penetranti. Questi esperimenti rivelarono un comportamento della materia totalmente in disaccordo con il modello atomico di Thomson: quando una particella che si avvicinava al nucleo, si osservavano deviazioni delle particelle a grandi angoli! Rutherford, elaborando matematicamente la sua ipotesi, ovvero determinando le traiettorie delle particelle generate dalla loro interazione colombiana con il nucleo, stabil che le deviazioni delle particelle sono descrivibili con la formula:

N 1 = cos tan te N 0 4 sin 2


dove:

N 0 il numero di particelle incidenti nellunit di tempo sullunit di superficie del bersaglio; cos tan te dipende dallintensit del fascio, dallenergia delle particelle , dal tipo di materiale bersagliato e dal suo spessore; indica langolo di deviazione delle particelle; N indica il numero delle particelle diffuse secondo angoli compresi fra e + .
Emerge quindi un modello atomico di tipo planetario nel quale: tutta la carica positiva e la quasi totalit della massa atomica sono concentrate in un nucleo di dimensioni estremamente

piccole e intorno al quale si muovono, per effetto della forza attrattiva colombiana, su orbite pressoch circolari, gli elettroni. Applicando il concetto di energia potenziale elettrica al modello dellatomo di idrogeno (un nucleo con un solo protone e da un elettrone che ruota intorno ad esso su unorbita circolare di raggio 5,3 10 11 m ), posiamo dedurre facilmente il valore dellenergia potenziale elettrica del suo elettrone (energia di ionizzazione dellatomo stesso):

Ee =

1 me ve2 2

energia cinetica dellelettrone

EP =

q N qe 4 0 r 1
1 1 q N qe me ve2 + 4 2 r 0

energia potenziale elettrostatica dellelettrone

Etotale =

energia totale dellelettrone

Dopo una serie di operazioni matematiche, abbiamo:

Etotale =

1 q N qe = 2,17 10 18 J 8 0 r

V=

Etotale 13,6V potenziale di ionizzazione qe

Lanalisi delle deviazioni delle particelle di diversa energia consent anche di dare una valutazione delle dimensioni dei nuclei: d 3,3 10 14 m . N.B. Lapplicazione dei concetti di campo e di potenziale allatomo e ai suoi elettroni ci ha consentito di ottenere importanti previsioni sulla loro struttura e su alcune loro caratteristiche. Tuttavia unanalisi pi completa dei dati sperimentali metterebbe in evidenza problemi molto gravi, non superabili mediante il solo uso dei concetti fin qui stabiliti. I problemi si risolveranno nel passaggio dalla fisica classica (fisica del continuo) alla fisica quantistica (fisica del discontinuo).

Dispense a uso interno per le classi 5^TA-5^TC A.S. 2010/2011 Elaborate ed integrate dal Prof. Antonio Grandieri sul testo di P.Marazzini - M.E. Bergamaschini - L.Mazzoni

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