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REMI BLU
Unedizione speciale
Luciano De Majo
Il presidente del Comitato Organizzatore della Barontini spiega perch stato deciso di dedicare la 44 edizione a Luciano De Majo, cronista del Tirreno, scomparso a 40 anni nel febbraio scorso
di Massimiliano Talini
Il comitato organizzatore della Barontini ha deciso di dedicare la 44 edizione a Luciano De Majo. E, sul prato della Fortezza stasera ci saranno momenti significativi con cui, insieme alla famiglia, ricorderemo Luciano davanti al popolo della Barontini. Tra i suoi tanti interessi e impegni, Luciano ha sempre lasciato uno spazio particolare al mondo del remo. Perch espressione di popolo, diceva e scriveva; perch (segue a pag. VII dellinserto)
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sfidarsi, questa volta, non ci sono solo i rioni. Pontino e Venezia che giocano in casa, Borgo che cerca il riscatto, Ovosodo e San Jacopo che hanno dimostrato di saper vogare, vogare forte. Fabbricotti, che a grinta non deve prendere lezioni da nessuno. Ardenza e Salviano, a caccia della rivincita. C qualcosa di pi. C il remo che sfida se stesso. O meglio che sfida il suo futu-
minate di blu. Sfida turistica: due parole forse un po inflazionate. Ma che per le gare remiere oggi sanno di scommessa vitale. Di lotta per la sopravvivenza. Del resto la lotta - di ben altro tipo, certo - nel dna di questa Coppa spettacolare intitolata al combattente e partigiano Ilio, per tutti Dario. Non saranno certo i barontiniani a tirarsi indietro... Juna Goti
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IL PROGRAMMA
Di seguito il programma della manifestazione. Tra sport, divertimento e solidariet. Alle 22 parte la 14esima edizione del trofeo Edda Fagni, gara a cronometro riservata alle gozzette. Partecipano gli armi dellAntignano, Colline, Montenero, Shangai Filzi Torretta, Sorgenti Corea Cigna e lequipaggio dellAccademia Navale (fuori classifica). Intorno alle 23 inizia la 44esima Coppa Ilio Barontini, gara a cronometro riservata ai gozzi a dieci remi. Sui fossi scendono le ciurme di Ardenza La Rosa, Benci Centro Ovosodo, Borgo Cappuccini, Fabbricotti, San Jacopo, Salviano, Venezia, Pontino San Marco. Le premiazioni si svolgeranno al termine delle gare (quella dei quattro subito prima dello start dei dieci). A partire dalle 20.30 sul pratone della Fortezza Nuova possibile cenare con il pesce fritto nel padellone allestito dai commercianti del mercato centrale, a cura dellassociazione SportLandia. Il ricavato sar, infatti, devoluto all associazione - che segue i ragazzi disabili e li accompagna nel mondo dello sport - per lacquisto di unimbarcazione per gli Special Olympics.
1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
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INIZIATIVE. I volontari distribuiscono il fritto pescato dal padellone LIVORNO. Non solo sport, ma anche buona cucina, divertimento e solidariet. Stasera, sul pratone della Fortezza Nuova, si potr gustare il pesce fritto cucinato nel padellone allestito sotto alle mura medicee dai commercianti del mercato centrale. Il ricavato della vendita di totani, patatine fritte e un buon bicchiere di vino (costo 5 euro) servir infatti, in accordo con il comitato organizzatore della Coppa Ilio Barontini, allacquisto di una barca per i ragazzi e le ragazza di Sportlandia, lassociazione che da anni accompagna in modo unico sport e disabilit. Gli stessi componenti di Sportlandia - capitanati dal presidente Mauro Martelli, campione di remoergometro - parteciperanno alla cottura e vendita del pesce fritto insieme ai commercianti del Mercato.
Anche il record di velocit dei rossobianchi che nel 1995 hanno chiuso il percorso in 140444
Saranno proprio i due rioni di casa a giocarsi la volata o laggancio. Senza dimenticare il terzo dei rioni baciati dalla Coppa: lOvosodo. Prima di raggiungere il Voltone e larrivo, i gozzi corrono proprio davanti alla cantina del Benci, lungo il fosso che guarda dal basso il mercato illuminato e gli scali Olandesi. I risultati dicono che lOvosodo il terzo rione da battere: nellalbo sul gradino pi basso del podio con cinque vittorie, seguito da Borgo Cappuccini (quattro), Ardenza e Montenero (una). I biancogialli si sono portati a casa il secondo posto nella prima vera gara della stagione, la Risiatori. Hanno inseguito il Venezia, davanti a un gruppo agguerritissimo di rioni. Primo fra tutti il San Jacopo (terzo nella maratona del remo). Dopo gli ottimi tempi registrati nelle prime gare potreb-
150691 145791 150782 144945 143911 145034 144016 144774 145552 145474 145207 144243 143572 143162 143162 144259 110469 110944 110965 141852 142634 141537 140444 141293 142093 141990 142091 142493 142311 144301 142770 142904 144877 144680 144485 155029 143214 145657
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gnano, Montenero, Sorgenti, Colline. E pure lAccademia che questanno, per la prima volta, apre la gara, fuori classifica. Chi andr allarrembaggio dei quartieri nord? J.G.
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Il venerd e il sabato dalle ore 23
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Da Barontini a Sgarallino: i livornesi che hanno dato la vita per difendere la libert
compagnano la passione e la fatica degli atleti in gara, attraverso i nomi di alcuni livornesi che hanno scritto anche solo un piccolo capi-
tolo della storia repubblicana. Ecco chi appartengono, cosa rappresentano, i nomi dipinti sulle barche stiriche. SAN MARCO PONTINO: Ilio Barontini. Quello del San Marco Pontino si chiamo proprio Ilio Dario Barontini. Ilio abitava in via Palestro, vicino alla casa in cui, nel 1922, furono uccisi dai fascisti i fratelli Gigli. Il Pontino era un quartiere an-
Ma anche quei valori che - sottolineano sia gli organizzatori della Coppa che i rappresentanti del centro politico 1921 (i Figli di Da-
tifascista dove tra il 1922 e il 1924 si svolsero battaglie campali, con scontri fisici e lanci di vettovaglie dalle finestre. C una targa sugli scali del Pontino che ricorda proprio il coraggio e le battaglie degli abitanti del quartiere. Quando Barontini emigr in Corsica per sfuggire alla condanna del Tribunale Speciale, part proprio dalla cantina del Pontino con una piccola barca a motore.
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ARDENZA: Alfredo Sforzini. Il gozzo dellArdenza si chiama Alfredo Sforzini. Medaglia doro per la Resistenza, ha combattuto nella IV Brigata Garibaldi. Catturato dai tedeschi e torturato, Non dice una parola e viene condannato allimpiccagione. Riportato a Cavour su un autocarro, il partigiano, quando il camion si ferma allangolo tra piazza Statuto e via Pinerolo per lesecuzione, con le proprie mani si mette il cape-
stro al collo e gridando Viva la libert si butta dal suo patibolo. Il corpo rester appeso per 48 ore con un cartello al collo: Cos finisce chi spara a un tedesco. OVOSODO: Mario Camici. Mor in carcere dopo essere stato condannato dal tribunale speciale. Il suo funerale fu allestito negli anni Trenta, in pieno regine fascista, con un corteo funebre che divent un corteo antifascista che
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suddiviso. Si pensa che porti fino al Monte di Piet (via Borra) e da qui di nuovo nei fossi. Fa parte di unisola ottenuta dalla demolizione e ricostruzione degli spazi utilizzati dalla vecchia Fortezza Nuova, che fino al vertice degli scali del Ponte di Marmo. Dove ora si trova una cabina elettrica, nel 1696, men-
tre si procede a rompere le muraglie della fortezza, si comincia a tracciare la prima strada del nuovo accrescimento, che poi prender il nome di Dal Borro, da colui che tracci i progetti da sottoporre al Granduca. Dopo lapprovazione si procede alla vendita dei lotti edificabili e quello allangolo tra la nuova strada e il
fosso dei Navicelli (come si chiamava il Fosso reale) di propriet della famiglia Pigli, che ottiene lautorizzazione a prolungare la propriet al di sotto del livello della strada, fino allacqua. La costruzione di questi fabbricati e della cantina avviene tra il 1696 e il 1720. Oggi inizia il nuovo corso nel nome di Barontini.
La cantina della Barontini, tra via Borra e gli scali del Ponte di Marmo
part silenziosamente dalla sua casa, in piazza Cavallotti, fino al cimitero dei Lupi. VENEZIA: Andrea Sgarallino. Il gozzo del Venezia si chiama Andrea Sgarallino. Quella degli Sgarallino fu una famiglia di garibaldini, che partecip alla valorosa battaglia contro linvasione austriaca nel 1948 alla porta San Marco. Gli sgarallino seguirono Garibaldi nella spedizione dei Mille.
MAGENTA: Aramis Guelfi. Il gozzo del Magenta (la sezione nautica, dopo il trittico dello scorso anno ha deciso di non partecipare favorendo il ritorno a dieci remi del Borgo) si chiama Aramis Guelfi: maestro dascia, antifascista livornese, combattente per la libert. Condannato a 4 anni di reclusione dal tribunale speciale, ha combattuto in una formazione partigiana nella zona di Volterra.
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lintenzione aprirla tutto lanno per organizzare iniziative culturali e progetti per il quartiere
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PARAGONI
IL TIFO. Il pubblico si affolla sulle spallette e davanti alle cantine nautiche lungo i Fossi
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DALLA PRIMA
ha radici profonde, lunghe, vere che si intrecciano con la storia della nostra citt; perch testimonianza del legame che unisce la citt il mare i quartieri storici i fossi medicei; perch le gare remiere sono forza, sacrificio, fatica, ma anche rispetto per gli altri; perch questo mondo che vive sul volontariato interpreta nel modo giusto i valori veri dello sport. Nessuno conosce meglio di Luciano la storia delle gare remiere, di tutte le gare remiere. La sua voce le ha fatte vivere in diretta, i suoi articoli e le sue pubblicazioni ce le hanno presentate e illustrate con grande precisione e completezza. Conoscendo bene i limiti e le contraddizioni di questo mondo voleva sempre essere aggiornato sul progetto complessivo di riorganizzazione che in discussione: sosteneva con forza e con chiare
motivazioni che bisogna avere la forza e il coraggio di innovare nelle forme e nei tempi necessari, con la massima partecipazione alle scelte organizzative, con lobiettivo di recuperare un saldo rapporto tra sezioni nautiche e territorio e di esaltare le gare remiere come grande occasione cul-
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Luciano De Majo se n andato una domenica mattina di febbraio a 40 anni. Era un cronista che tante volte ha raccontato la Barontini ai suoi lettori ed era nel Comitato organizzatore della Coppa. Lo ricorda cos sul Serrate, il giornale della Barontini, Mauro Zucchelli, che con Luciano ha condiviso gli anni al Tirreno, una certa idea del mestiere di giornalista e molte altre cose.
ti sottomano, non sarebbe stato granch differente, visto che la sua memoria era un hard disk da qualche fanta-giga, soprannomi compresi. La seconda ragione riguarda unidea delle proprie origini e la voglia di condividerle: era come fosse il mio fratello, eppure lui nato nella sezione del Pci, io allombra del campanile avevamo alle spalle mondi spesso differenti. La ricchezza poterseli raccontare, presentare, offrire: come fossero una cosa bella, uno scrigno di te da mettere in mani altrui. Ma soprattutto il terzo perch, quello vero: ha a che fare con una cosa tutta. Per Luciano non si poteva non avere a cuore quel che la tua gente ha a cuore. A cominciare da gozzi e remi: e, dentro questo mondo, principalmente quelli della Coppa Barontini. Guai a crederlo nientaltro che una voglia di accondiscendere le masse o di mimetizzarsi nella grande pancia di quel che fanno tutti: chi lo conosce bene sa che in casa sua campeggia un manifesto di Nanni Moretti che, detta allingrosso, rivendica limpossibilit di stare con la maggioranza: un po come la lettera di don Milani a Pipetta. Difficile pensare a qualcuno che avesse un senso dellidentit pi marcato di Luciano: non significa affatto mettere una zeppa sul cammino del confronto con laltro, al contrario proprio da l che si pu partire, mica da una melassa buonista che sa di gelatina, un surimi di nulla. Devessere per questo che, alla fine di quel turno di notte in cronaca, mi disse che aveva da farmi vedere la cosa che stava scrivendo: la storia del-
Ha vissuto (da cronista e da organizzatore) lepopea del remo labronico per condividere una passione di popolo
la Barontini. Sia chiaro, non centra niente latteggiamento quasi paterno che chiunque scriva ha con quel che butta gi nero su bianco: il protagonista non era lui bens la sua gente. E anche qui, non centra che lui fosse fra gli organizzatori della Barontini: laccento non era su lui bens sullepopea della Coppa. Non la penna (o la tastiera del computer che fila dentro la pagina di Word 2007) a disegnare la storia, non lego di chi scrive il protagonista sul palcoscenico: sono i soggetti che hai davanti, tu devi solo raccontare. Farti voce di chi hai davanti. Rendere storia quel che per adesso soltanto una fotografia, un gesto atletico, lentusiasmo di una vita, una palata pi gagliarda delle altre, la gente che guarda dalle spallette, una dolce sera di quasi-estate...
Sar stato perch aveva poca fiducia nel fatto che mandassi a memoria i nomi di questo o quel vogatore, di questa o quella cantina, ma quelle parole non insistevano su chi aveva vinto, su una certa strategia vincente o sul gossip delle polemiche fra i rioni. Non so cosa abbia scritto: anzi, bugia, lo so ma in realt lho scoperto adesso che Luciano ci guarda da chiss dove con quel sorrisetto beffardo ma amico. A dirla tutta, lo ricordo come un racconto epico popolare: fatto di persone e delle cose in cui credono (con testardaggine ma senza tanta prosopopea). Cosa cera dentro? Tanti cuori. Che fossero di semplici spettatori, di atleti in lizza allultimo colpo di remo, di quel mondo delle cantine del Palio che sentiva cos suo. In mezzo ai 1500 mondi di Luciano - luno cos diverso dallaltro, li ritroveremo nel giorno dellultimo saluto in cui tutti eravamo con il nodo alla gola - cera quel suo modo di stare dentro qualcosa di speciale che lui sentiva essere la Coppa Barontini: intitolata non a caso a un partigiano (ma anche ex assessore) comunista, non a caso nata in una sezione comunista. Per se Luciano alzava una bandiera
non era per inventarsi un nemico e guardarlo in cagnesco: lo faceva per buttare sul tavolo fin da subito quel che lui era, senza trucchi n moine. Ecco perch, nel suo attaccamento alla Barontini, cera, lasciatemelo dire, anche una bella fetta del suo stare a sinistra, la sua sinistra: dietro la Coppa cera e c un gruppo che, cosa unica in tutte le arzigogolate vicende della sinistra in una citt di sinistra, ha affrontato a viso aperto ciascuna delle libecciate che la sinistra qui e altrove ha avuto negli ultimi ventanni. A dispetto delle mozioni congressuali, delle scissioni, delle liti, della divisione fra sinistra di governo e sinistra di opposizione. La sinistra ha fatto cento traslochi in questo ventennio: tanti che sembra quasi abbia smarrito lidea di una propria casa o campi solo del rimpianto di averla persa. Luciano sapeva che una casa cera e non era una nostalgia da amarcord: era una microfisica di rapporti resistenti. A cominciare da quelli costruiti sulla competizione a colpi di remi in un fosso sotto gli occhi di diecimila persone e duna Fortezza. Mauro Zucchelli
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