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Corriere della Sera 14Novembre2006

Passera: le banche aiutino la crescita accompagnando lo sviluppo delle imprese


di Corrado Passera Sintesi dell' intervento pronunciato ieri mattina a Parigi dall' amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera in occasione di un convegno organizzato dalla Banque de Dveloppement du Conseil de l' Europe (Ceb), che la pi antica istituzione finanziaria europea, creata nel 1956, la sola a vocazione esclusivamente sociale, strumento finanziario della politica di solidariet del Consiglio d' Europa. ------Se si pone la domanda: Pu esserci crescita economica senza coesione sociale n democrazia? la risposta s. Esistono capitalismi senza democrazia (per esempio, i sistemi a partito unico) e anche sistemi capitalistici democratici (per esempio in certi Paesi emergenti) che hanno una coesione sociale estremamente debole. Ma noi non vogliamo questi modelli sociali ed economici. Se la domanda diventa: Pu esserci crescita economica senza coesione sociale n democrazia nel nostro Paese?, cio nelle nostre societ occidentali, in particolare in quelle europee, allora la risposta no. Da almeno sessant'anni le nostre societ sono caratterizzate da un capitalismo che ha fondato la propria crescita su tre impegni strettamente legati fra loro: competitivit, coesione sociale e democrazia. Noi crediamo nel modello europeo del capitalismo che associa mercato e Stato, individuo e comunit, privato e pubblico, concorrenza e solidariet, libert e regole valide per tutti. Un modello che permette di creare grandi ricchezze e una prosperit quasi generale, ma anche di sostenere coloro che non vi riescono. Che poi il modello europeo. La coesione sociale dipende, infatti, da tre fattori principali: 1) una visione condivisa del modello di societ (almeno nei suoi valori fondamentali) e l' adesione al progetto di questa stessa societ; 2) la tutela dei diritti fondamentali per tutti: diritti politici in primo luogo, ma anche giuridici, sociali (lavoro, abitazione, sicurezza, etc.), diritti dell'ambiente (cominciando con il rendere le citt pi vivibili) e diritti al welfare e alla qualit della vita (educazione, salute, pensione, assistenza, etc.);

3) l' opportunit per tutti di migliorare le proprie condizioni e di raggiungere i propri obiettivi, cio la convinzione che attraverso il lavoro, l' impegno e i risultati, chiunque pu conquistare i livelli pi alti nel mondo della cultura, dell'economa o della politica. Concetto che possiamo anche definire come meritocrazia. Se questi tre fattori esistono, esiste pure la fiducia e in tale situazione la crescita economica pi sostenibile e diventa un vero sviluppo economico e sociale, che il Pil misura in maniera limitata o addirittura erronea. In questo quadro quale ruolo, quale responsabilit per le banche per favorire una crescita sostenibile? L' allocazione delle risorse attraverso il credito un esercizio indispensabile di quella ho chiamato meritocrazia. Dunque: sostenere soprattutto le imprese che presentano piani di crescita deboli, pronte a investire in modo coerente; incoraggiare le iniziative innovatrici che abbiano un elevato contenuto di conoscenza e di capitale umano; favorire le nuove imprese, le iniziative di consolidamento e d' internazionalizzazione, anche attraverso l' accesso ai programmi comunitari; accompagnare e accelerare gli investimenti pubblici in tutti i settori chiave creando la competitivit di sistema: infrastrutture, ricerca, gestione dell' ambiente, etc.; accompagnare la crescita delle imprese anche con l' apporto, se necessario, di capitale: cio, non accontentarsi pi di fornire semplici fondi di finanziamento ma diventare, se necessario, azionisti all' interno delle imprese stesse. E questo sempre, comunque vada, per un periodo di tempo limitato. Tale modo di fare la banca non sempre incoraggiato da un mercato finanziario che il pi delle volte orientato verso i risultati a breve termine, ma l' equilibrio fra il breve e il lungo termine che deve caratterizzare l' atteggiamento delle grandi banche che si ritengono responsabili. Nel rispetto dei propri obiettivi economici e finanziari, le banche possono esercitare un ruolo fondamentale per costruire la coesione sociale, come quello di dare il credito a tutti quei settori che lo meritano ma non sempre hanno trovato nelle banche un supporto sufficiente: settori non lucrativi, studenti, immigrati, etc. Il settore bancario in molti Paesi europei - e sicuramente in Italia - ha fatto negli ultimi anni un buon lavoro sia in termini di creazioni di valore sostenibile per gli azionisti sia in termini di volano di crescita per l' economia intera. Si pu fare di pi e in questa prospettiva dobbiamo creare un vero e unico mercato europeo di servizi finanziari. Nella banca d' investimento e nel corporate banking la creazione di un mercato unico gi ben avanzata; nella banca retail, invece, l' obiettivo ancora lontano. Concludo tornando al punto iniziale. Noi vogliano, nei nostri Paesi e in Europa, una crescita economica sostenibile, che non pu esistere senza competitivit, ma nemmeno senza coesione sociale. Oggi in Europa vediamo rischi sia in termini di competitivit che di coesione sociale (esempi: periferie francesi, criminalit in certe

regioni italiane, aumento dei movimenti xenofobi, difficolt nel gestire le diversit culturali). Se non siamo capaci di dare risposte giuste e se non investiamo le risorse adeguate, metteremo in pericolo il benessere che abbiamo accumulato, ma anche il nostro sistema sociale che - per quanto ne dicano i darwinisti sociali - il mondo intero ci invidia; alla fine, la nostra stessa democrazia che mettiamo in pericolo. Il destino dell' Europa non votato al declino ma, al contrario, ad avere un ruolo sempre pi importante nella comunit globale, a condizione di saper mettere in valore le proprie conquiste e i propri punti di forza.

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