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Corso pratico di pittura di Gian Berra

Know how gratuito offerto da Gian Berra relativo ai corsi da lui tenuti dal 1993 al 2005 presso il suo studio di Covolo di Piave, Treviso.

Nuova edizione 2011

Gian Berra

Il corso pratico di pittura. 1


Ho tenuto questo corso pratico di pittura dal 1993 al 2005 con la partecipazione totale di circa 850 allievi.

Il Montello felice, Gian Berra 2001 Know how gratuito per chi lo desidera. Indice: Introduzione seconda serata terza serata considerazioni psicologiche Gian Berra hippie Lidea mi venne nel 1993. Lanno in cui sentivo lesigenza di allargare un po i miei interessi oltre il semplice fare quadri. Non che avessi perso questo interesse, ma non mi bastava, e poi ero stufo di fare il solito tran tran. Perch non organizzare un corso di pittura? E provare ad invitare chi voleva provare a pitturare? Ne parlai a casa, cera spazio in cantina. E la cantina era grande, asciutta e con un ingresso comodo dalla strada. Cos mi buttai. Preparai dei cavalletti alla buona, per dipingere da seduti, con un piano su cui appoggiare pennelli e colori. Applicai molti neon cos da avere molta luce e partii a mettere un centinaio di locandine nei paesi vicino al mio. Ebbi la fortuna di un amico che mi fece pubblicare nel quotidiano locale un piccolo annuncio in cui si annunciava levento. 2

Avevo una certa ansia. Agivo dimpulso, in modo creativo. Mi interessava la cosa in modo emotivo, ma cosa sarebbe accaduto? Non lo sapevo, ma mi piaceva osare. La gente cominci a telefonare. Mi allarmai quando le conferme arrivarono a 15. poi quando arrivarono a 18 dovetti organizzare due sessioni in quanto i cavalletti erano solo 16. Rifeci delle telefonate per dividere gli allievi in due serate: marted e gioved. La sera del marted mi feci aiutare da mia moglie Rosa per accogliere quelli che venivano ed annotare i nominativi. Mi sentivo gasato a dovere e mi lanciai nellavventura. La tecnica dinsegnamento: Non volevo scimmiottare laccademia. No, io volevo dare la mia esperienza. Cos come era. Con le cose che sapevo. Con i trucchi e le esperienze fatte in tanti anni di pratica di pittura. Cose essenziali, pratiche appunto. Il massimo della semplicit e essenzialit. Il quadro era un prodotto concreto da fare. Nel minimo tempo possibile. Tre serate per un quadro quasi presentabile. Nessuno di chi era la aveva mai dipinto, e le loro aspettative erano enormi. Volevano giocare a fare lartista. Come diventare bambini e finalmente fare le cose senza regole giocando con le loro emozioni edivertirsi. Come in fondo dovrebbe essere larte. La mie una idea dellarte superficiale? Pu darsi, lo ammetto, ma io ho cominciato cos: esprimere me stesso giocando con lentusiasmo e il fuoco che mi ardeva dentro. Anche tutta questa gente aveva del fuoco dentro altrimenti non sarebbe venuta l, dopo magari una giornata di lavoro con ancora dentro tutta la tensione di una giornata di fretta subita da tanto tempo. Io proponevo di realizzare un quadro ben definito pronto sul cavalletto centrale. Era un mio dipinto, un po semplificato. Di fianco un altro cavalletto con una tela bianca su cui io avrei rifatto lo stesso dipinto fase per fase, spiegando ogni passaggio con infinita pazienza, aspettando e consigliando e rispettando i tempi di ciascuno semplificando al massimo ogni intervento. Io avevo gli tessi pennelli e gli stessi colori di tutti gli altri. Ciascuno con due piattini: uno per attingere i colori, laltro per mescolarli. E un vasetto ciascuno di bianco a rapida essiccazione ( di cui parler pi avanti ).

Questa la prima puntata. A presto la prossima. Ciao, Gian

Barche in laguna, Gian Berra 1998

Il corso pratico di pittura ( 2 )


Proporre un corso pratico di pittura a chi non ha mai dipinto impone alcune scelte precise: - Il corso una offerta a pagamento, per cui il cliente ha sempre ragione. Anche quando sbaglia ha comunque ragione. Sta al maestro dare le nozioni in modo che lallievo raggiunga il proprio meglio. In ogni caso il risultato del lavoro fatto da ritenersi buono. Ma si deve far notare che migliorabile. E dire come fare. -Ogni miglioramento ( o correzione) va fatto vedere in pratica. Il maestro deve sempre chiedere il permesso allallievo se pu intervenire lui a correggere o migliorare ci che non va. Di solito ci scontato. Ma meglio chiedere: denota rispetto per il lavoro fatto dallallievo. - Linsegnante lavora per gradi sul proprio quadro, spiegando i vari passaggi con pazienza. Controllando di tanto in tanto con una passeggiata tra gli allievi. Lodando chi ha fatto bene. E precisando per chi non sa come fare. - Le lodi incuriosiscono gli altri che curiosi danno una occhiata a chi ha fatto bene. E imitano. - Di solito ognuno sbircia il vicino e scambia con lui le proprie considerazioni. E una funzione del corso: creare alleanze, e cos costruire una propria sicurezza condivisa. - Ogni passaggio va spiegato, inserendo poco a poco nozioni di prospettiva limitate al quadro in oggetto. Si nominano i colori usati e le loro propriet - La prima serata dedicata al disegno del soggetto del quadro. Prima a matita, poi con labbozzo del disegno usando un colore neutro. Si impara cos ad usare il pennello come fosse una matita. Di solito la prima serata si fa ora a dare una prima mano al fondo del quadro. Al cielo se un paesaggio. 4

- La seconda serata si riempie di colore tutto il quadro in maniera veloce e possibilmente spontanea. E si da la seconda mano di finitura al fondo o al cielo. Questa di solito la fase pi difficile da spiegarein quanto si tratta di fare una velatura. Cio il colore dato durante la prima serata non va COPERTO o CANCELLATO, ma va bens velato. Cio va migliorato e completato. - La terza serata si fa la velatura o il completamento di ci che si fatto durante la seconda serata. E una rifinitura ( la terza) al cielo o al fondo del quadro. Lultima mezzora, o durante una eventuale quarta serata si da una controllata di assieme e una rifinitura con tocchi di colore spontanei e materici a quei particolare cui si vuol dare un risalto particolare. La serata finale quella pi impegnativa. Il quadro deve essere finito e portato a casa e lallievo deve fare bella figura coi familiari. E qui che il maestro lo deve essere davvero. Deve avere abbastanza occhio da vedere il quadro non con il suo giudizio,ma bens con gli occhi di chi lo guarder. E chi lo guarder non si intender quasi nulla di pittura ne sapr leggere il quadro. Ma si accorger subito se qualcosa stona ( pur non sapendo spiegarsi il perch! ). Perci occhio alle stonature, alle pennellate date per caso, Al ripetersi dei segni di un pennello insicuro ( basta ogni tanto variare il gesto della pennellata per ingannare locchio ). Al troppo colore o ai contorni imprecisi. Ogni cosa va detta e fatta notare agli allievi. Anche se non capiscono, il cervello archivia tutto e mette da parte. Dopo alcuni quadri fatti con fatica, le nozioni ripetute escono da sole automaticamente e lallievo si accorge con gioia di aver fattosenza saperlo una cosa bella. E questo un momento speciale: lobiettivo del corso far diventare poco alla volta le persone creative: cio esse imparano a lasciar uscire dal proprio interiore le loro emozioni senza mediarle dalla ragione ( che porta con s la paura di essere espressa senza controllo ). Naturalmente ci vuole la PRATICA. Cio il fare le cose, guidati da uno che le fa per te. E te ne mostra il risultato al momento. Per quelli che hanno ottenuto un risultato non completo ( mai dire che brutto o scadente ). Io mi offro di completare al momento il quadro dellallievo ( mai dire correggere ). E metto, col consenso dellautore, il quadro incriminato sul cavalletto centrale, visibile da tutti. E lo completo in diretta spiegando ogni mia azione con pochi tratti decisi ed efficaci. Rispettando comunque il lavoro fatto dal suo autore. E destando stupore per il bel risultato ottenuto rispetto a prima. Lui lo porter a casa sicuro di aver fatto comunque un buon lavoro. Esistono sempre gli insoddisfatti. Spiego loro che non possibile giudicare al momento un proprio lavoro. Esso va visto in una situazione successiva e guardato al di fuori della condizione emotiva della serata. Bisogna che lattenzione possa essere applicata al lavoro fatto, al di fuori del momento in cui stato eseguito e al di fuori della stanchezza e dalle emozioni della serata. Allora il giudizio diverso e non pi legato alle aspettative. Infatti durante lo svolgimento delle serate, faccio continuamente il confronto con la serata precedente, in modo da rendere consapevoli del momento e delle cose che stiamo per fare, 5

rispetto a quelle che abbiamo gi fatte. Il corso strutturato in moduli di tre quadri da fare in dieci serate: un paesaggio, una natura morta, un quadro con lacqua. Ogni volta variati e mai ripetuti. Se gli allievi di una sezione sono particolarmente bravi, allora lascio che siano essi a scegliere il quadro da fare a scelta tra quelli disponibili in studio. Le sezioni sono tre: autunno, inverno e primavera. Dal primo marted di ottobre a met giugno. Di solito si organizzano almeno due serate di pizza da fare assieme. Lincentivo per partecipare alle serate di pizza che io offro gratuitamente un mio quadro in omaggio, da sorteggiare tra i partecipanti. A patto che mi paghino la pizza, naturalmente. Ciao a tutti, Gian.

Dolce sonno, Gian Berra 2002

Il corso pratico di pittura, 3


Know how gratuito 3 Ecco. Con questo ivio penso di completare la spiegazione riguardo la gestione e i risultati del corso pratico di pittura che va avanti ormai da 12 anni. Quando iniziai mi posi il problema del costo del corso. Come impostare la cosa? Non intendevo fare soldi col corso, per nemmeno perderne. 6

Mi piace stare con la gente e dare a tutti il massimo di ci che sono. E fare ci nella maniera che pi mi piaceva. Faccio parte di una associazione culturale che ho fondato anni fa con degli amici. Tra i sui scopi potevo benissimo inserire anche quello dello sviluppo della creativit. Decisi una quota di partecipazione adeguata a coprire le spese e magari contribuire anche a pagare una parte delle bollette di luce e riscaldamento. Da allora la quota rimasta praticamente la stessa. Per nulla esclude che altri possano vedere la cosa anche a scopo di lavoro giustamente retribuito. Tengo regolarmente nota dei partecipanti, ma le carte di tanti anni poi si perdono o si confondono. Per posso dare alcune statistiche di massima. Finora il numero approssimativo degli allievi che si sono iscritti di circa 850 ( pi o meno). Ogni allievo ha dipinto minimo circa 3 quadri. Ma una parte ha ripetuto varie volte il corso. Diciamo che sono stati dipinti in totale circa 3500 quadri. I corniciai della zona ne sono davvero felici. E anche i negozi di belle arti che consiglio agli allievi. La zona dove vivo svantaggiata. Pochi paesini e due centri urbani abbastanza grossi, ma lontani. La gente per venire al corso fa abbastanza strada. Ma poi si affeziona e ritorna o manda altri amici. Il corso ha alti e bassi. Dopo tanti anni ho un po sfruttato la zona e da qualche anno le iscrizioni sono ad un basso livello ( massimo 10 persone a corso ) ma comunque si continua. Il corso almeno mi serve come pubblicit personale? Si e no. Il rapporto che si crea tra maestro e allievo cos personale che poi capita che nessuno ha il desiderio di comprare un quadro del maestro. E io non ne parlo nemmeno. In tutti questi anni ho solo venduto due (2) quadri ad allievi. Per a livello di soddisfazione personale la cosa speciale. Per me vedere tanti che scoprono di vedere e di rappresentare la soddisfazione pi grande.

Attimi con la sigaretta, Gian Berra 2003

CONSIDERAZIONI PSICOLOGICHE:
Forse sono quelle pi importanti. Sono il risultato vero del corso. - Dopo circa una sessione o due lallievo impara a vedere. A vedere la realt che gli sta attorno con consapevolezza. Nota i colori delle montagne lontane. Le linee di prospettiva delle case e il loro raggrupparsi. Le linee del paesaggio e colori cangianti delle nuvole, i colori dellacqua. Per lui una scoperta piacevole e inattesa che lo affascina. Ora la realt non solo ci che c. Ma uno spettacolo da ammirare, gustare. Un piacere. Un potere che non perder pi. - Dato che invito ad analizzare di continuo il lavoro fatto e a dare senza timori un giudizio chiaro, lallievo impara a vedere il dipinto suo o altrui come oggetto. Perci poco alla volta impara a dare giudizi tecnici. Vede gli errori e le cose belle. - Poi per quelli pi svegli si comincia a dare anche un parere emotivo del contenuto e le soluzioni adottate. E magari alcuni inventano soluzioni alternative. - IL MOMENTO MAGICOgiunge quando si comprende che le regole non sono fine a s stessema servono a lasciar esprimere il tesoro nascosto dellanima. A volte una pennellata selvaggia, un colore non previsto, un guizzo non programmato fanno miracoli. E quando si scopre la magia di inventare la realt si diventa creatori. - Ri-creare la realt un potere che si condivide con altri attraverso il quadro. Ogni azione che contiene emozione a sua volta si riflette con grande forza su chi poi guarder il quadro. E agir nella coscienza dellosservatore con uguale forza. E entrare nellaltra coscienza e porvi la propria. - Se la nostra coscienza felice, noi trasmetteremo agli altri la nostra sincera ( pi o meno) 8

felicit. Ma anche il nostro entusiasmo. Creiamo RELAZIONI tra coscienze. - Io ripeto di continuo che questo scambio continuo. Ma quasi mai cosciente. Quando un nostro messaggio viene alla vista di unaltra coscienza, avviene in maniera subliminale. Cio losservatore non si accorge di ci che ha visto o sentito. Ma il cervello registra ogni cosa e non dimentica nulla. Tutto viene immagazzinato nel computer personale di ciascuno che io chiamo lato oscuro, cio nascosto alla coscienza. E da l agisce con oscure regole sul comportamento e le decisioni. E un seme che noi abbiamo contribuito a seminare. Germoglier e dar frutti. Ma nessuno sapr quando e quali. - Esiste anche un ulteriore livello professionale a cui per pochi allievi finora sono giunti. E il livello in cui le emozioni espresse possono anche essere simulate, deformate, variare a piacere. E il livello di espressione in cui possibile manipolare a piacere le sensazioni di chi ammira il quadro. Un quadro come progetto, non solo come emozione spontanea espressa. Ritengo che la cosa sia un livello che si apprende con lesperienza. E non tutti poi hanno il tempo o la voglia di continuare a dipingere a casa. Ma qualcuno ce la fatta. Ecco. Dopo tanti anni sento un po di stanchezza. Forse tre o quattro anni smetto, o varier la cosa in modo che mi impegni un po meno. Per ne valsa la pena, specialmente a livello di relazioni umane. Gian Berra http://sites.google.com/site/gianberrasite/

La strega, Gian berra 202

Gian Berra hippie nel 1972

La foto ritrae Gian Berra nel 1972-73. Gian era un giovane che dopo una breve esperienza universitaria aveva abbracciato con ardore gli ultimi fuochi dellepoca hippies Ma la provincia veneta era distante dalle passioni di libert della fine degli anni sessanta: il Veneto non la California e nemmeno Parigi. Ma Gian Berra non si rende ancora conto che vive in una realt addormentata da secoli e svuotata da ogni entusiasmo. Chi il ladro che ha rubato la vitalit al popolo in cui si trova a vivere? Perch la gente sembra cieca alla natura che ogni giorno le alimenta la vita? Sono domande ingenue e terribili. Loro non possono avere una risposta per un artista che sta per scoprire di esserlo: Gian non ne potr fare a meno di porsi queste domande. Gian Berra gi dipinge e si dedica alla scultura, ma non lo considera ancora un lavoro. Per questo tenta alcune fughe allestero. Prima parte con il cugino Renzo per la Svizzera e si ferma per un po a Shaffausen e a Tayngen. Poi con lamico Giannetti se ne va in Germania e visita Braunsweig e Hannover. Comincia a vedere altri orizzonti e gente diversa. Quando ritorna un poco deluso a casa si accorge che anche in Italia i tempi sono cambiati. Il 68 finito e la realt rimasta quella di prima. Sembra che una occasione sia stata sprecata specialmente dai giovani. A Gian Berra rimane solo la sua moto, il suo giubbotto alla Che Guevara e tanti sogni cos lontani da quella provincia senza speranze. Gian apre il suo primo studio d'arte a Valdobbiadene nel 1973. Questo sar solo il primo tentativo di mettersi in mostra con i suoi dipinti e fare le prime esposizioni di quadri in provincia di Treviso nella regione di Venezia. La realt dellarte che lui trova deprimente. La provincia ha poco altro a cui pensare oltre al calcio e alle discussioni politiche.Nel 1977 avviene la svolta: lascia Valdobbiadene per Covolo di Piave. Non un gran salto, ma almeno fuori da un paese che ha deciso di ammirare solo s stesso. Nellinverno del 1977 fa la sua prima mostra a Treviso presso la galleria Lo scrigno di Val, in Piazza del grano. E un grande successo che dona a Gian Berra le prime soddisfazioni concrete. Gian organizza nel 1978 una mostra presso la galleria Brotto a Cornuda . E un successo. Inizia da questo anno la stagione pi avventurosa di Gian Berra. Conosce nel 1978 Vincenzo Martinazzo, un collezionista con il cuore gonfio di una autentica passione per lArte. Lo chiamano 10

tutti Ciccio e lui accoglie Gian Berra nella sua galleria di Montebelluna. Negli anni seguenti Gian Berra organizza parecchie mostre tra cui rammento quelle nella sala di Ca de Ricchi a Treviso nel 1979 e nel 1980. E in quellanno che Gian mette su famiglia e decide di fare un altro grande salto. Nel 1981 lui apre uno studio a Trento, in piazza S. Maria Maggiore. Non sar solo uno studio, ma anche un posto dove incontrarsi con artisti amici. Gian Berra inviter lamico pittore Donadel Bruno di Pieve di Soligo (TV) nellautunno del 1981. Ma la famiglia di Gian cresce e lui ritorna a casa nel 1982. Passa qualche anno di pausa e nel 1990 lui fonda lassociazione culturale la Criola. Questo un altro tentativo da artista per scuotere lambiente assonnato e deprimente di un paesaggio veneto senza speranze. Gian Berra raccoglie con infinita pazienza attorno a s ogni artista dei dintorni. Gian organizza mostre, incontri, manifestazioni e cene di poeti con gli incontri di "Poesia New Age". Poi nel 1993 inaugura il corso pratico di pittura. Questa forse liniziativa che avr pi successo: durer sino 2005 quasi ininterrottamente, con due corsi allanno. Vi partecipano pi di 800 allievi, molti dei quali diventeranno bravi pittori.Negli anni 80 Gian Berra organizza esposizioni delle sue opere nelle maggiori citt italiane e in Germania a Dusseldorf, Monaco, Wurzburg. Nel 1998 si specializza in Psicosintesi terapeutica ed inizia l'indagine intima sul potere dei simboli e delle immagini. Indaga la potenza nascosta delle immagini e il loro effetto occulto sull'inconscio collettivo. Le immagini hanno un loro potere che pu essere gestito da una coscienza consapevole. Organizza alcune conferenze sul tema della "Paura" spiegata come fantasma-immagine. Nel 2001 espone per la prima volta in una mostra di sue opere, cinque totem che lui ha costruito con le sue mani. Totem senza tab il titolo di quella esposizione e Gian inizia a scrivere i famosi Saggi selvaggi che ora possibile trovare in intenet. Lui la chiama Psicologia Sciamanica. Nel 2002 scrive il libro " Psicologia Sciamanica", una raccolta di scritti dedicati a tale tema. Nel 2006 esce in stampa il suo primo romanzo Wasere, cuore di drago dedicato all'anima ferita di Segusino, il suo paese di nascita e il libro di poesie e racconti Caos barocco. Sono reperibili su Lulu.com. Nel 2008 inizia la ricerca sullo "Sciamanesimo della sala d'aspetto" come funzione necessaria in un periodo storico come il nostro in cui gli "assoluti" tradizionali tramontano annegati nella globalizzazione. Finalmente tornato un Caos salutare? Gian Berra frequenta le periferie di ogni citt o piccolo paese e scopre prospettive vitali che dormono da secoli.

Che sia giunta l'ora di richiamarle?

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