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WOLFGANG HOHLBEIN NELL'ABISSO LE CRONACHE DEGLI IMMORTALI (Die Chronik Der Unsterblichen - Am Abgrund, 1999)

QUI COMINCIA NELL'ABISSO PRIMO VOLUME DELLE CRONACHE DEGLI IMMORTALI

I Un ramo sottile gli frust il viso e gli lasci sulla guancia un graffio sanguinante. La ferita non era profonda e sarebbe guarita in fretta, come tutte le altre che si era procurato nel corso della vita. Il dolore non aveva importanza, perch, dopo aver perso in maniera orribile Raqui e la sua bambina appena nata, non c'era pi nulla che lo potesse davvero far soffrire. Tuttavia il sottile rigagnolo di sangue sulla guancia lo distolse per un attimo dai suoi cupi pensieri. Andrej Delny sollev lo sguardo, esamin l'ambiente circostante e, sorpreso, tir le briglie del cavallo. Era a casa. Pensava di aver cavalcato senza meta, ma non era cos. Era ritornato nel suo luogo natale. Il cavallo era salito al trotto sul dolce pendio della collina dove, da bambino, lui aveva scorrazzato con gli amici. Riconobbe l'impo-

nente faggio i cui rami contorti si aprivano in tutte le direzioni, come mani dalle molte dita di un gigante buono. Da bambino era caduto spesso dalla cima di quell'albero, senza tuttavia rompersi niente o procurarsi ferite. Osservava il faggio e gli sembrava sempre pi incredibile che avesse corso quei rischi; ma poi si rese conto che, dal punto di vista di un bambino, quell'albero doveva apparire ben pi gigantesco e pauroso: proprio quello che serviva per dimostrare agli amici la sua straordinaria audacia. Il pensiero lo fece rabbrividire... In che situazioni folli e pericolose si era cacciato solo per dimostrare agli altri che era il pi coraggioso? Talvolta era finita male, come dopo il fatale furto nella chiesa di Rotthurn, quando aveva soccorso un amico finito nei guai, bench non si meritasse nessun aiuto. A sedici anni era gi diventato un emarginato, un dannato la cui vita non avrebbe pi potuto prendere un corso normale. Le conseguenze di quei fatti avevano segnato tutto il suo sviluppo e infine, anni dopo, l'avevano costretto a portare nottetempo suo figlio Marius presso alcuni parenti della valle di Bors, senza la prospettiva di poterlo riprendere con s. Come mai, allora, era ritornato l? Dopo aver seppellito Raqi e la sua bambina, aveva cavalcato giornate intere senza meta attraverso la Transilvania. Non sapeva per quanti giorni. Cinque, dieci o cento... che differenza faceva? Aveva smarrito ogni percezione del tempo, non aveva imboccato nessuna direzione precisa. Si era affidato al caso, all'arbitrio delle deviazioni dei sentieri e dell'istinto del cavallo, evitando consapevolmente la vicinanza degli uomini e rifornendosi di provviste solo di tanto in tanto nei villaggi che incontrava per strada. Non poteva essere un caso. Forse, contro ogni buonsenso, lui voleva incontrare il suo primogenito, quello che, tanto tempo prima, aveva lasciato ai parenti, con la preghiera di trattarlo come se fosse carne della loro carne... Quell'idea non gli piaceva, perch era legata ai dolorosi ricordi da cui era fuggito. Sarebbe stato pi semplice seguire l'esempio del suo patrigno, Michail Nadasdy, e trasferirsi in quei Paesi per cui si era entusiasmato, ascoltando i suoi racconti appassionati. All'inizio, Andrej non aveva voluto avere contatti col vecchio spadaccino. Quando Michail Nadasdy era tornato in Transilvania da Alessandria, Andrej aveva odiato quel vecchio vagabondo, che aveva vergognosamente lasciato nei guai la moglie e il figlio adottivo per poi, come se volesse togliersi uno sfizio, mettersi a recitare la parte del padre e dell'insegnante. Dopo alcuni mesi di terribili liti e di rifiuti ostinati, tuttavia, Andrej aveva dovuto ammettere che il suo atteggiamento non era soltanto estenuante, ma

anche privo di senso. Michail, infatti, era un insegnante saggio e paziente, in grado di trasmettergli efficacemente le sue esperienze di vita e i segreti dell'arte del combattimento, acquisiti durante i suoi viaggi avventurosi. Se guardava al passato, doveva ammettere che la sua vita cosciente iniziava proprio dal periodo in cui Michail si era preso cura di lui. L'unica amarezza era data dal fatto che sua madre, Michail e lui stesso - poco dopo il ritorno del patrigno - avevano dovuto lasciare in tutta fretta il villaggio. Per un motivo che tuttora faticava a comprendere, infatti, il vagabondo era stato un bersaglio non soltanto dell'invidia e dell'emarginazione ma anche di un odio profondo, che era sfociato in un atto di violenza in cui per, grazie a Dio, nessuno era stato ferito gravemente. Quella notte stessa avevano raccolto i loro poveri averi ed erano fuggiti in fretta e furia in montagna, dove, negli anni successivi, avevano condotto una vita semplice e fatta di molti sacrifici. Soltanto lui, di tanto in tanto, era tornato al villaggio dove, di nascosto, riceveva in dono qualcosa da uno zio o da una zia e soprattutto da Barak, che non faceva mistero di disapprovare l'ostracismo dato alla famiglia di Andrej. E poi c'era stato un altro inizio: a sedici anni, Andrej aveva lasciato Michail e la madre per conoscere il mondo. Tuttavia era arrivato solo a Rotthurn, dov'era stato marchiato a fuoco per i secoli dei secoli a causa del furto in chiesa. Solo e frastornato, si era messo in viaggio per tornare all'umile casa della madre e, sulla strada, nel mezzo di quella deserta regione montagnosa, aveva incontrato Raqi. Anche lei era in fuga. Avevano trovato rifugio presso sua madre e Michail. Ma poi, l'uno dopo l'altro, erano morti tutti. I primi segnali di pericolo erano arrivati poco dopo l'incontro con Raqi: strani rumori e orme lasciate sul povero suolo su cui avevano costruito la loro capanna. Quindi c'erano state aggressioni misteriose da parte di sconosciuti che per erano riusciti a fuggire. Ormai erano tutti morti: sua madre era stata aggredita mentre strappava le erbacce dal giardino. Quando lui e Michail, attirati dallo spaventoso tumulto, l'avevano raggiunta dietro la collina, era troppo tardi: la donna era stata colpita a morte con pietre e con assi di legno appuntite. Non erano riusciti a trovare i colpevoli. La madre non si era pi ripresa dalle conseguenze dell'aggressione e, poche settimane dopo, si era spenta a causa delle ferite. A distanza di due anni, Michail Nadasdy, anche lui vittima di un agguato, era stato ferito da un colpo di spada ed era morto tra le braccia di Andrej dopo giorni di ago-

nia. Raqi, invece, era morta in maniera naturale - ma non per questo meno spaventosa - durante il parto, e con lei era morta anche la figlia. Quando il Signore l'aveva chiamata a s, la piccola aveva appena visto la luce del sole. In quel periodo, non c'era stato un giorno, non c'era stata neanche un'ora in cui Andrej non avesse pensato di porre fine alla propria vita. Non aveva paura della morte. Anzi la morte gli appariva come una vecchia, cara amica che lo avrebbe liberato dalle angosce e dai dolori. Aveva seppellito con le proprie mani tutte le persone che amava. Solo lui, fino a quel momento, non aveva avuto la grazia della morte. Allora, cosa l'aveva condotto l? L'istinto? Un istinto analogo a quello che spinge certi animali a tornare nel luogo in cui sono nati soltanto per morire? Si sentiva in debito con Raqi, indotto a seguirla e a porre fine alla propria vita? O forse era una sensazione molto, molto pi antica... la solitudine? Andrej esit a lungo prima di decidersi a far procedere il cavallo. Non aveva nulla da perdere. Bors, il suo luogo natale, si trovava sull'altro versante della collina, a poca distanza dalla riva del Brasan, sulle cui acque sorgeva la fortezza. Qualcuno si ricordava ancora di lui, oppure era passato troppo tempo da quando, con sua madre e Michail Nadasdy, aveva lasciato il villaggio? Quando, molti anni prima, aveva portato l Marius, era arrivato di notte e - per non essere riconosciuto da nessuno come Andrej Delny, uno dei presunti ladri della chiesa di Rotthurn - era ripartito prima del sorgere del sole. Ma in fondo, proprio per via di quella situazione, non aveva nulla da perdere. A preoccuparlo era il motivo per cui era arrivato l. Erano davvero solo l'istinto paterno e la preoccupazione per il figlio - l'eredit dei suoi antenati animali, come ripeteva Michail Nadasdy senza che lui capisse veramente cosa intendesse - o magari un... presentimento? Andrej avrebbe voluto ridere, ma non ci riusc. Non disprezzare i tuoi presentimenti, gli bisbigliava nella testa la voce di Michail Nadasdy. Chiss, forse sono messaggi di una parte di noi che vede cose nascoste a tutti gli altri... Ma forse non era quello il motivo per cui era l. Tuttavia rimase fermo nel suo proposito: cavalcare ancora per un po' e gettare uno sguardo alla cittadina di Bors non poteva essere un gran danno. Fece schioccare la lingua per indurre il cavallo a muoversi. Michail Nadasdy gli aveva insegnato che il cavallo pi obbediente se lo si addestra con amore e pazienza anzich con la frusta. E lui aveva compreso subito quanta saggezza ci

fosse in quel consiglio, che non valeva solo per i cavalli. Una volta in cima alla collina si ferm. Ai suoi piedi c'era la valle di Bors. E, a osservare il luogo da quella grande distanza, quasi gli sembr che il tempo si fosse fermato. Non era cambiato nulla. Il bastione si ergeva cupo e maestoso sulle limpide acque del tranquillo braccio di fiume: un vetusto monumento, il cui caratteristico profilo era stato levigato - ma non distrutto - dal tempo. In controluce, nello splendore del sole rosso del tardo pomeriggio, le sue mura sembravano quasi nere. Tuttavia, ad Andrej parve di cogliere alcuni cambiamenti: qua e l era stato riparato un danno, rinnovato un merlo distrutto, era stata cambiata una capriata dell'attiguo edificio di legno. Per la fortezza era rimasta identica. Il bastione stava l, impassibile e tenace, esattamente come lo era stato duecento anni prima e come sarebbe stato ancora per i successivi duecento. Probabilmente ai turchi il bastione non apparso cos importante da meritare di essere raso al suolo, pens Andrej ironicamente. Anche il ponte di legno, che portava dal braccio secondario del fiume al piccolo insediamento sulla riva, era ancora come ai tempi della sua infanzia, come se fosse stato costruito per l'eternit. Gi da bambino, aveva fatto di nascosto scommesse su quanto tempo avrebbe retto prima che una violenta tempesta lo spazzasse via. Riprese a cavalcare e lasci scorrere lo sguardo su Bors. A differenza della fortezza, il paese sembrava molto cambiato. Non era cresciuto di molto, ma i vicoli erano stati lastricati e molte case, anzich essere coperte di paglia e rami, avevano veri tetti con scandole di legno. Evidentemente, Bors aveva raggiunto un notevole benessere. Ma aveva perso abitanti. Andrej se ne accorse soltanto dopo aver disceso per met la collina. Nei pochi vicoli di Bors nulla si muoveva. Dai camini non si alzavano volute di fumo. Erano vuoti anche i recinti dei cavalli che lui riusciva a vedere. Ferm di nuovo la sua cavalcatura. Il suo battito era un po' accelerato, non per la paura, ma per la tensione. Abbass la mano sull'arma al suo fianco per allontanare il brandello di stoffa con cui aveva avvolto l'impugnatura, in modo che l'esotica scimitarra non attirasse sguardi curiosi e non suscitasse l'attenzione dei ladri. Era improbabile che dovesse far ricorso a quell'arma. Bors sembrava priva di vita, eppure su quel luogo non aleggiava l'odore della morte e della decomposizione. Nel cielo non volteggiavano gli uccelli che si nutriva-

no di carogne e, almeno da quella distanza, non si vedevano tracce di lotta. Doveva esserci un'altra spiegazione per quella totale assenza di vita. Forse gli abitanti del villaggio erano nei campi o nei boschi a tagliare la legna oppure erano andati a pescare nei grandi laghi che si trovavano dietro la collina e che quindi rimanevano nascosti alla sua vista. O forse si erano radunati nella fortezza per qualche festa. E avevano preso con loro tutti i cani, i gatti, i maiali, le capre, i cavalli e le mucche? Poco probabile. Doveva esserci un'altra spiegazione. Andrej smise di arrovellarsi su quelle domande inutili e fece trottare il cavallo un po' pi in fretta. Ai piedi della collina, svolt a sinistra e, per un breve tratto, cavalc su un campo appena arato, finch non raggiunse la strada di terra battuta che cominciava venti iarde prima del borgo vero e proprio. Rallent di nuovo. Il silenzio gli venne incontro come una parete e, a ogni passo, lui sentiva crescere un senso di oppressione. A schiacciarlo era il peso dei ricordi. Quello era il luogo della sua infanzia, il luogo in cui era cresciuto, in cui aveva imparato a camminare e a cavalcare, in cui aveva stretto amicizie; ma nel contempo era il luogo della sua dolorosa sconfitta e della sua pi profonda delusione. Dall'epoca in cui era stato implicato nella faccenda del furto in chiesa - cui in realt non aveva preso parte - era tornato al villaggio solo una volta. Non aveva sospettato che, nel frattempo, l'avessero cercato per tutta la Transilvania, e che i preti non avessero avuto niente di meglio da fare che diffamarlo in tutto il Paese, chiamandolo profanatore di chiese e ladro empio. Gli abitanti del villaggio, insomma, non l'avevano davvero accolto gentilmente. In quella giornata caldissima e abbagliante - al punto che la luce del sole sembrava ferire i suoi occhi ipersensibili - l'avevano inseguito per le strade del paese, coprendolo d'insulti e bersagliandolo con pietre e sterco. Gli avevano urlato dietro parole come eretico e seguace del demonio. Allora non sapeva cosa ne sarebbe stato della sua vita - in realt non lo sapeva ancora adesso! - e aveva avuto soltanto paura. Si era messo a piangere, a gridare, supplicando i suoi amici di ascoltarlo... Quegli amici che improvvisamente erano diventati nemici, perch credevano che lui avesse profanato la casa di Dio. Ora li comprendeva. Ormai non serbava pi rancore. Ma ci non attenuava la sofferenza che quel ricordo portava con s. Pens a Barak, il suo prozio, e un vago calore gli si diffuse nell'animo. A quell'epoca era stato forse l'unico a schierarsi dalla sua parte; probabilmente non per amicizia o simpatia, bens per un'innata lealt nei confronti del

suo villaggio. Il vero motivo aveva poca importanza: Andrej doveva soltanto ringraziare Barak se non era stato lapidato sul posto o bandito da Bors. Gli dispiaceva di non averlo pi rivisto. Un rumore attir la sua attenzione. Qualcosa aveva sbattuto... Forse era stato il vento che aveva preso a giocare con una scandola staccata del tetto oppure con un'imposta. Ma s, era stato il vento... Tuttavia Andrej decise di proseguire in direzione di quel rumore. Come si aspettava, non trov altro che un'imposta non fissata che scricchiolava al vento e, di tanto in tanto, sbatteva. Dato che ormai era l, poteva guardar meglio la casa... Scese di sella, spinse prudentemente la porta con la mano sinistra ed entr, tenendo la destra sull'elsa della preziosa scimitarra, l'unico oggetto di valore che il suo patrigno aveva portato a casa dai suoi viaggi avventurosi. Per un momento gli parve di sentire qualcosa nell'oscurit: un sospiro terrorizzato, qualcuno che camminava in modo affrettato eppure leggero come una piuma. Gli sembr di percepire qualcosa, la presenza di una o pi persone, che lo scrutavano di nascosto, con diffidenza. Andrej si ferm, sguain di due dita la scimitarra dal fodero e cerc di penetrare con lo sguardo l'oscurit. Ma l'oscurit rimase tale e lui non sent pi nulla. In quel luogo cos affollato di ricordi non poteva fidarsi dei propri sensi. Forse era la memoria che gli faceva percepire cose che non c'erano. Ispezion la casa con rapidit, ma a fondo, e la sua prima impressione venne confermata: gli abitanti di quella casa non erano poveri e molto probabilmente non erano quelli che abitavano l all'epoca in cui lui viveva ancora a Bors. Nella cassapanca della padrona di casa c'erano due abiti: dunque quella donna ne aveva posseduto tre, a meno che non fosse andata in giro nuda. Il marito, evidentemente un falegname, aveva avuto a sua disposizione un laboratorio ben attrezzato. Se era stato lui a costruire i mobili che arredavano la casa, doveva essere stato un maestro nel suo mestiere. Non appena si rese conto che stava pensando a quelle persone al passato, Andrej scosse furiosamente la testa. Non aveva prove che fossero morte e neppure che fosse capitata loro una disgrazia. Lasci la casa, controll la zona circostante e infine rimont in sella. Non aveva senso passare ore a setacciare il villaggio; non avrebbe ottenuto nessuna informazione in pi. L non c'era nessuno. L'unica traccia di vita in cui si era imbattuto era una gatta affamata che aveva miagolato nell'om-

bra, forse nella vana speranza di ottenere qualcosa da mangiare. Se voleva scoprire cos'era successo agli abitanti del villaggio, doveva andare alla fortezza. Dirigere il cavallo verso il ponte di legno che, superando il tranquillo braccio di fiume, conduceva alla fortezza situata su un'isola rocciosa, gli richiese uno sforzo di volont enorme perch era terrorizzato all'idea di non trovare nessuno neppure l. D'altra parte, se gli abitanti del villaggio avevano voluto sfuggire a qualche pericolo, non potevano che essere nella fortezza. Sperava di trovare suo figlio Marius al sicuro coi parenti; ma qualcosa in lui gli diceva che quella speranza rischiava di frantumarsi contro una cocente delusione. Se fosse andato avanti, probabilmente avrebbe scoperto una verit orribile, che avrebbe preferito non conoscere. Andrej si guard. Era vestito in maniera tradizionale: sandali e calzettoni, una veste, un mantello di lino fissato al collo con una semplice fibbia e un nastro per capelli che tratteneva la chioma selvaggia. Indossava una fusciacca comprata molti anni prima al mercato - Raqi aveva molte qualit, ma non quella di saper cucire - e, con quella, copriva volutamente il cinturone che aveva ereditato da Michail insieme con la scimitarra. No, il suo abbigliamento non dava nell'occhio e, con un po' di buona volont, lui poteva passare per l'abitante di uno dei villaggi pi lontani del circondario. Inoltre, negli ultimi anni, era cos cambiato che neppure lo stesso Barak l'avrebbe riconosciuto. Era importante che non lo riconoscessero: sebbene fosse passato molto tempo, sarebbe stato accolto tutt'altro che bene, lo sapeva. Era ancora considerato un profanatore di chiese e un ladro, quindi rischiava di essere la vittima di una letale caccia alle streghe. Se si trattava di fare la pelle agli eretici o a chi era sospettato di avere le mani troppo lunghe, gli uomini della Transilvania non erano certo noti per la loro delicatezza. E, ai loro occhi, lui era tutt'e due le cose. Quanto pi si avvicinava al ponte, tanto pi diventava inquieto. La parete di silenzio che circondava Bors continuava anche l, anzi sembrava ancora pi imponente. Andrej aveva l'impressione che il silenzio opponesse una resistenza quasi fisica. Persino il cavallo avanzava sul ponte con passo innaturalmente lento. Forse percepiva qualcosa che lui non poteva ancora sentire. Prov una strana sensazione, come il presentimento che, nella fortezza, avrebbe trovato solo sconosciuti. Ammesso che vi trovasse qualcuno, cosa per nulla certa. Raggiunse l'isola e, poco dopo, il portone. Era aperto. Non si muoveva

nulla. Andrej smont di sella, accarezz il collo del cavallo che diventava sempre pi nervoso - oppure era spaventato? - e prosegu a passi lenti. La bassa volta del portone gli rimandava il rumore dei suoi passi, distorcendolo, e le ombre negli angoli parevano sussurrare cupe storie di tempi andati. Ma raccontavano anche di orrori incombenti che non avevano ancora assunto una forma concreta. Andrej scacci quei pensieri e acceler il passo. Gli bastavano i problemi del presente. Il passato era passato, e il futuro non si poteva conoscere. Entr nel piccolo cortile interno in cui si trovavano semplici edifici di legno e, alzata la testa, gir su se stesso. Le secolari mura della fortezza si levavano intorno a lui, abbastanza alte da costituire un ostacolo insuperabile per un esercito non particolarmente deciso. Il cielo era soltanto una macchia slavata di lucentezza opaca e sembrava non avere la minima consistenza. Ma a lui andava bene cos: nel corso degli anni, i suoi occhi erano diventati sempre pi intolleranti alla luce, perci evitava i giorni limpidi e, d'estate, preferiva muoversi solo all'alba o all'imbrunire. Tutto era immobile. Gli pareva di trovarsi dentro una fossa scavata per dei giganti. proprio cos? pens Andrej, rabbrividendo. S, poteva essere una spiegazione: forse gli abitanti del villaggio si erano rifugiati nel bastione per sfuggire a un esercito nemico e poi avevano condiviso la sorte dei difensori della fortezza. Ma, in tal caso, dovevano esserci tracce di una battaglia accanita. Invece il cortile appariva vuoto... Ed era molto pi ordinato e pulito di quanto lo fosse al tempo in cui lui viveva l. Si gir con un movimento deciso e si diresse verso il bastione. La grande porta a due battenti era solo accostata e, quando la apr, cigol esattamente come faceva durante la sua infanzia. Entr e abbass le palpebre per dare ai suoi occhi la possibilit di abituarsi alla penombra eterna che dominava quel grande spazio, munito di finestre troppo piccole. Non temeva di essere colpito perch poteva fare affidamento sui suoi sensi, che l'avrebbero avvertito di ogni pericolo. Sent alcuni rumori lievi e indistinti, come succede sempre se si sta in silenzio in una grande sala: l'ululare del vento che entra dalle finestre aperte, lo scoppiettare delle fiaccole, forse un gemito oppure lo scricchiolio del legno. Nell'aria c'era l'odore di un fuoco e di qualcos'altro. Qualcosa che conosceva fin troppo bene. Quando apr gli occhi, trov conferma ai suoi peggiori presentimenti. I morti che aveva cercato erano l, ordinatamente allineati sul pavimento

davanti al grande camino. Erano molti, non quanti si sarebbe aspettato, tenuto conto del numero degli abitanti, per molti comunque. Per la maggior parte erano giovani... Avevano pi o meno l'et di Andrej quando aveva visto il bastione di Bors per l'ultima volta. Per c'erano anche alcuni vecchi e due o tre poco pi che bambini. Sembrava che non ci fosse stata una battaglia vera e propria, tuttavia era chiaro che alcuni di quegli uomini si erano difesi: su qualche spada si scorgeva del sangue, qua e l c'era una mano insanguinata ma non ferita oppure una macchia scura e secca su una camicia. La battaglia non era durata a lungo e solo pochi vi avevano preso parte. Il loro aspetto induceva a credere che fossero stati giustiziati. Avevano la gola tagliata. Due giovani erano stati decapitati. Mentre Andrej passava lentamente vicino ai cadaveri, fu attraversato da una sensazione di orrore indescrivibile. Lui era un maestro nell'uso della spada. Michail Nadasdy gli aveva insegnato tutto ci che aveva appreso nella terra dei saraceni e, alla fine, lui - l'allievo - aveva superato il maestro. Tuttavia, a parte qualche scaramuccia, non aveva mai combattuto davvero. Sapeva combattere, ma... avrebbe saputo uccidere? In fondo alla fila di ben trenta morti si arrest. La vista dell'ultimo cadavere lo turb particolarmente, bench avesse tutti i motivi per odiare quell'uomo con la tonaca grigia. Quel maledetto, stupido pettegolo era un monaco arrivato nel villaggio quando Andrej aveva all'incirca dieci anni. Era stato lui ad aizzare gli abitanti contro la sua famiglia, soprattutto contro Michail Nadasdy, e a farla cacciare dal villaggio. I boia non si erano limitati a sgozzarlo: gli avevano cavato gli occhi e le numerose ferite che si scorgevano gli erano state inflitte con l'unico scopo di procurargli dolore. N i suoi aguzzini erano stati cos misericordiosi da liberarlo dai tormenti con un rapido colpo: la ferita aperta nella gola non aveva sanguinato, dunque era gi morto quando gli era stata inferta. Gli avevano inchiodato al pavimento mani e piedi, in modo che si dissanguasse lentamente. Buon Dio! sussurr Andrej. Che cos' successo qui? Si gir su se stesso e lasci vagare lo sguardo all'intorno; quel massacro lo colpiva profondamente, ma l'incertezza sulla sorte di Marius, suo figlio, era ancora peggiore e generava in lui una preoccupazione angosciante. L'aveva lasciato l, sotto la protezione dei parenti, nella convinzione che nella valle di Bors sarebbe stato al sicuro. Evidentemente era stato un errore madornale. Doveva trovarlo, subito.

Quasi come in risposta, sent ancora quello strano rumore... per stavolta era certo che si trattava di un lamento. Veniva dal piano superiore, dal corridoio alla fine delle scale, oppure dalle poche stanze che vi si affacciavano. Andrej si volt di scatto e sal di corsa le scale, sguainando la scimitarra. Una delle porte era solo accostata, e la penombra all'interno sembrava ancora pi densa di quella all'ingresso. Spalanc la porta con un colpo di spalla e si precipit dentro... ma soltanto per poi fare un balzo all'indietro, inorridito. La camera era vuota, tranne che per una cassapanca intagliata e per il grande letto che, nei tempi passati, era usato dal borgomastro. Sul letto era adagiata una figura: aveva i capelli lunghi, la barba nera e indossava una camicia macchiata di rosso, sollevata per met. Teneva le braccia spalancate ed era leggermente piegata in avanti... solo leggermente, per, giacch qualcuno le aveva perfidamente inchiodato le mani alla testiera del letto, come se fosse in croce. Dal suo fianco, usciva l'asta spezzata di una lancia. Non fu tanto la vista di quel nuovo orrore a pietrificare Andrej quanto il volto. Sotto il sangue e la sporcizia, sotto la folta barba, sotto i segni dell'indicibile sofferenza, lui scorse i lineamenti profondamente scavati e li riconobbe all'istante. Naturalmente era invecchiato, tuttavia non quanto avrebbe dovuto. Le rughe gli coprivano il viso e forse aveva anche qualche cicatrice in pi. Ma, possibile o no, era indubbiamente... Barak? sussurr Andrej, sbalordito. Pronunciare quel nome sembrava quasi una beffa. Eppure, sentendosi chiamare, l'uomo agonizzante apr l'unico occhio che gli era rimasto, quello che non gli era stato cavato, e lo guard. Andrej? Non era possibile che, dopo tanto tempo, l'avesse riconosciuto dalla voce! Andrej si avvicin lentamente al letto. Lunghi brividi gli corsero lungo la schiena non appena vide il trattamento orribile che era stato riservato a Barak. Non avrebbe mai pensato che un corpo umano potesse sopportare simili tormenti. Si accost al letto e stava per rinfoderare la scimitarra, quando Barak scosse la testa - ad Andrej parve che fosse l'unica parte del corpo che poteva ancora muovere - e cos tenne in mano l'arma. Finalmente, gemette Barak. un bene... che sia arrivato tu... ho aspettato... cos tanto. Aspettato? ripet Andrej, sconvolto. Ma...

Speravo che qualcuno... tornasse indietro, sussurr Barak. Ma c' voluto... cos tanto... tempo. Liberami... D'un tratto, Andrej comprese perch Barak l'aveva riconosciuto subito. Di certo aveva pregato che arrivasse qualcuno, tuttavia gli uomini al piano inferiore erano tutti morti e non avrebbero potuto aiutarlo. Dunque quel qualcuno doveva appartenere al suo passato. Forse aveva fatto scorrere nella mente nomi e visi della sua lunga esistenza, alla ricerca di quel nome e di quel viso che lo potesse liberare dalle sofferenze. Cos aveva aspettato lui... o uno degli altri abitanti del villaggio. E aveva riconosciuto Andrej perch, per lui, era la morte che lo avrebbe liberato dal tormento. Ormai era soltanto quello per i suoi amici? La morte? Liberami, mormor Barak. Andrej si costrinse a osservare meglio Barak, sperando contro ogni ragione di poterlo ancora salvare. Non era possibile. I chiodi con cui Barak era stato inchiodato al letto erano grossi un dito e infilati sino alla capocchia nelle mani e nel legno. Alcune dita erano spezzate. Se avesse cercato di strappare i chiodi, il dolore sarebbe stato sufficiente a ucciderlo. La ferita al fianco era anche peggio. La punta della lancia era stata conficcata nel corpo di Barak. Andrej aveva imparato da Michail Nadasdy molte nozioni sull'anatomia e non osava neppure immaginare quale danno avesse prodotto l'acciaio affilato nel fianco di quell'uomo. E non riusciva a capire come potesse essere ancora vivo. Non era solo la sua et che gli sembrava incredibile - ormai doveva avere pi o meno cent'anni! -, ma c'era dell'altro: l'assalto alla fortezza era avvenuto ben pi di un paio d'ore prima, l'aveva capito dall'odore dei cadaveri gi nella sala all'ingresso. Era avvenuto il giorno prima... forse addirittura due giorni prima. Dio del cielo, Barak, da quando...? Da troppo tempo, gemette Barak. Liberami, Andrej, ti supplico! Andrej punt la scimitarra. Ci sarebbero state ancora molte cose che avrebbe voluto chiedergli, c'erano molte, troppe cose che desiderava sapere. Quale sorte era toccata a suo figlio? Chi era il responsabile di quella strage? Perch era avvenuta? E perch Barak era l'unico sopravvissuto? Ma non fece nessuna di quelle domande. Per Barak, ogni altro minuto di vita era come un'eternit all'inferno. Chiuse ancora una volta gli occhi e cerc qualcosa dentro di s... La consapevolezza che, uccidendo Barak, avrebbe fatto la cosa giusta, che non sarebbe stato un omicidio, bens una

liberazione, che lui doveva al suo benefattore. Il destino aveva giocato a Barak un tiro particolarmente orribile. L'uomo era dotato della quasi proverbiale tenacia e dell'incredibile capacit di resistenza dei Delny, due caratteristiche che, anche in quella situazione disperata, lo costringevano a non rinunciare alla vita. La stupefacente forza vitale che albergava in lui gli aveva consentito di vivere molto pi a lungo dei suoi coetanei del villaggio e adesso lo aveva obbligato a sopportare tormenti infernali per giorni, anzich per ore. Andrej alz la scimitarra e poi conficc la lama nel petto di Barak fin quasi all'impugnatura. Negli occhi di quell'uomo vecchissimo, la vita fremette ancora per un unico, interminabile momento. Poi si dissolse. La testa di Barak si pieg in avanti sul petto e, dalla sua bocca, usc un ultimo sospiro liberatorio. Andrej estrasse la scimitarra. Dietro di lui, una voce disse: Molto coraggioso, signore. Sorpreso, si volt e vide un ragazzo sui tredici anni, dal volto pallido circondato da lunghi capelli rossi e ricci. Mi ha supplicato di liberarlo e io... lo volevo anch'io. Ma non ho avuto il coraggio. Sono stato vigliacco. La vigliaccheria non c'entra, se un amico quello che devi uccidere, mormor Andrej, abbassando la scimitarra. Chi sei? Frederic, signore, rispose il giovane. Il suo sguardo sosteneva senza traccia di timore quello di Andrej. Frederic Delny della valle di Bors. E voi chi siete? Visto che Barak l'aveva chiamato Andrej, non aveva senso presentarsi con un altro nome, rischiando d'insospettire il ragazzo. Il mio nome Andrej Delny, rispose. Delny? Gli occhi dell'altro s'illuminarono, ma il sollievo lasci immediatamente il posto alla diffidenza e a una ben fondata cautela. Ora mi ricordo. Vi ho visto un paio d'anni fa, quando avete lasciato il villaggio... Era mattino presto. Avevate portato qui Marius, e le donne sostenevano che voi eravate un suo lontano parente. Ma non possibile che siate un Delny. Andrej chiuse gli occhi per un dolorosissimo istante. Marius. Aveva avuto buoni motivi per tenere nascosta l'identit del padre di quel bambino. All'epoca, si era convinto che sarebbe stato meglio non dire - se non a pochi amici fidati - che si era separato dal figlio; in tal modo, pensava, Marius sarebbe stato pi sicuro che in montagna, dove le misteriose aggressioni - culminate con la morte di Michail e di sua madre - si erano molti-

plicate. Inoltre era meglio non far sapere che l'accompagnatore del ragazzo era Andrej Delny, l'uomo accusato del furto nella chiesa di Rotthurn. Io... appartengo a un ramo secondario della famiglia. Un ramo molto piccolo. Con un gesto rivolto al prozio, continu: Barak mi ha riconosciuto. Frederic annu, con espressione pensierosa. Barak vi ha riconosciuto, conferm. E, quando siete entrato, avete pronunciato il suo nome... per questo non vuol dire nulla. Non m'interessa che tu mi creda, ribatt Andrej, brusco e inquieto. Piuttosto dimmi dov' Marius. Devo andare subito da lui. Marius? gli fece eco Frederic. Io... io... non lo so. Quando vide l'espressione minacciosa di Andrej, resa quasi folle dall'angoscia, trasal come se fosse stato colpito. Io... io... balbett. S? chiese Andrej a bassa voce. L'attesa di una notizia terribile gli serr a tal punto la gola che quasi non riusciva a respirare. Cosa sai, ragazzo? Parla. Impaurito, Frederic fece una smorfia, come se fosse molto concentrato. Marius non qui, disse infine. Da una settimana circa... Lo hanno portato a Kertz perch doveva aiutare in certi lavori. Andrej si sent pervadere da un'ondata di speranza e di sollievo. vero? insistette. Frederic annu. Ma certo, signore, disse. Vero come io sono qui. successo proprio questo. Andrej respir profondamente. Ci volle un po' perch si calmasse a sufficienza per continuare a parlare. Tu ti domandi chi sono. E fai bene a chiedertelo, dopo tutto quello che successo. Credo che tu abbia diritto a una risposta sincera. Il ragazzo chin la testa. Non sarebbe male, riconobbe. Va bene, disse Andrej. Devi sapere la verit. Era da molto che non venivo qui. Da molti anni. Sono venuto per fargli... una visita di cortesia. Allora, signore, avete scelto proprio un brutto momento, borbott Frederic, cupo. Scroll le spalle. Ma forse anche un buon momento. Se foste arrivato due giorni fa, sareste morto anche voi. Cos' successo? Frederic stava per rispondere, ma poi spost lo sguardo su Barak e il volto gli s'incup. Fino a quel momento, il ragazzo era riuscito a dominarsi incredibilmente bene di fronte a quello che aveva vissuto e cui aveva assistito, ma ora i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.

Andiamo fuori, sugger Andrej. Parleremo meglio. Frederic non rispose, ma improvvisamente si gir, lasci a passi rapidi la stanza e, senza esitare, scese di corsa le scale. Andrej voleva dare al ragazzo il tempo di calmarsi un po' e perci represse il grido con cui avrebbe voluto fermarlo. Invece guard un'ultima volta Barak e, in silenzio, gli diede l'estremo saluto; solo dopo si gir e segu il giovane Delny che aveva gi disceso le strette scale come se avesse il diavolo alle calcagna. Prima di sparire attraverso la porta, Frederic gett ad Andrej uno sguardo impaurito e, per un attimo, Andrej ebbe la grottesca sensazione che il ragazzo gli nascondesse qualcosa. Scendere le scale fu molto peggio di quanto avesse pensato. Il suo sguardo non poteva che soffermarsi su quei morti, facendogli comprendere appieno quanto mostruoso fosse stato il loro destino: la prima volta che li aveva visti, travolto dall'emozione, non aveva badato ai dettagli. Si rese conto che probabilmente non sarebbe mai riuscito a dimenticare la vista di quei poveri innocenti che riempivano la sala. L'odore acre eppure dolciastro della decomposizione gli toglieva il respiro. Ma non c'era da meravigliarsi: il bastione si era trasformato in una gigantesca cripta. Andrej non sarebbe pi riuscito a rientrarci senza avere quella spaventosa immagine davanti agli occhi. Aveva gi attraversato per met il salone quando si accorse di una somiglianza appena percepibile in uno dei corpi pi vicini al muro... Il cuore gli si ferm e, quando riprese a battere, era come se l'avesse in gola. La consapevolezza lo travolse una frazione di secondo pi tardi: era Marius, suo figlio, che doveva essere a Kertz. Ma... era impossibile! Frederic gli aveva mentito, aveva voluto nascondergli che suo figlio era morto... Con rapide falcate, Andrej raggiunse il cadavere e lo guard con orrore. Non riusciva a farsene una ragione. La pelle di Marius era cerea e quasi trasparente, come quella di una preziosa bambola di porcellana, ma, a parte il paletto che aveva infilzato nel cuore e le tracce di morsi sul collo, il bambino non sembrava ferito. I suoi occhi sbarrati fissavano il nulla: sembrava che Marius avesse riconosciuto il suo assassino e fosse stato incapace d'immaginare che potesse commettere una simile mostruosit. Gli occhi di Andrej si riempirono di lacrime. Non riusciva a comprendere. Tanto dolore, tante privazioni e tante rinunce solo per proteggere il figlio, l'ultimo legame con la sua famiglia, con Raqi, che era morta dando alla luce la bambina, sua figlia. Aveva sempre evitato Bors, si era tenuto lontano dal suo passato, aveva reciso tutti i fili in modo da non far venire a

galla che Marius era suo figlio, per non farlo colpire dall'onta di essere parente di un uomo considerato un profanatore di chiese e un ladro. In tal modo - se ne rendeva pienamente conto soltanto in quel momento - si era tenuto lontano da tutto ci che era vitale, piacevole, felice, si era lasciato sfuggire la possibilit di veder crescere suo figlio, il piacere di vederlo diventare grande, e tutto ci solo per la vaga speranza di un futuro migliore. Un futuro irrimediabilmente distrutto. Andrej non si ferm a lungo vicino al cadavere del figlio. Il senso di smarrimento e il dolore stavano diventando insopportabili e minacciavano di abbattere l'argine che, dopo la morte di Raqi, la sua mente aveva eretto per non sprofondare irrimediabilmente nella disperazione e nella follia. Perch la morte genera un simile orrore nei corpi di coloro che abbiamo amato in vita? Non appena chiusa la porta del bastione, Andrej vi si dovette appoggiare contro. Le gambe minacciavano di cedere. Era come se un gigante gli avesse infilato una mano nello stomaco, torcendogli le viscere. Vomit. Frederic era immobile nel cortile, un po' discosto. Evidentemente aveva capito che Andrej aveva trovato Marius. Io volevo... Avevo paura... Non sapevo come avreste reagito se vi avessi detto la verit. Non fa niente, gemette Andrej. Si avvicin a Frederic - che fece due passi indietro, come se temesse che l'uomo volesse sfogare su di lui la rabbia e il dolore - e gli mise lentamente un braccio intorno alle spalle. Andiamo, disse. Lasciamo ai morti la loro pace. Esit, poi concluse: Pi tardi torneremo a seppellirli. Lasciarono il cortile in direzione del ponte. Quando superarono il portone e Frederic vide lo stallone bianco di Andrej si blocc, sbarrando gli occhi. Signore, siete un nobile? Come ti viene in mente? chiese Andrej, senza riuscire a squarciare il velo oscuro dei suoi pensieri. Perch solo i nobili possiedono cavalli cos costosi. Andrej si concesse un sorriso sofferente. In un certo senso, lo stallone era stato un regalo d'addio di Michail Nadasdy; si trattava del terzo o del quarto discendente di quello splendido animale che il suo patrigno aveva portato da quella lontana terra chiamata Arabia. No, rispose infine. Non sono un nobile. Allora siete ricco? Le uniche cose che possiedo sono la mia scimitarra e questo destriero, rispose Andrej. Ti piacerebbe cavalcarlo?

Frederic spalanc gli occhi. Questo cavallo? Perch no? ribatt l'uomo. Poi, senza aspettare risposta, iss Frederic in sella. Il ragazzo era raggiante. Andrej prese lo stallone per le redini. Mentre guidava lentamente il cavallo in direzione di Bors, la sua mente vagava. Si era immaginato cos il momento in cui avrebbe rivisto suo figlio, Marius: l'avrebbe messo sul cavallo e insieme sarebbero andati a esplorare la zona; poi lui gli avrebbe mostrato i luoghi che gli erano stati tanto cari durante l'infanzia. Dopo qualche passo si rivolse a Frederic: E ora raccontami cos' successo. Chi stato? I turchi? Una banda di predoni? Oppure un principe convinto che la politica si faccia massacrando gli uomini? No, signore, rispose Frederic. La sua voce si era fatta esile, tremante. Lascia stare il 'signore'... Mi chiamo Andrej. Con un cenno che voleva essere gentile, spieg: Siamo parenti, anche se alla lontana. E forse neanche troppo, pens. Era probabile che quel ragazzo fosse il figlio di uno zio o il primogenito di un cugino. Andrej riusc a trattenersi dal chiedere a Frederic come si chiamasse suo padre. A Bors erano pi o meno tutti parenti. A quanto pareva, inoltre, quel giovane era l'unico della famiglia a essere rimasto in vita... e lui lo stava obbligando a rivivere l'orrore appena sperimentato. Va bene, Andrej, disse Frederic poco convinto. Il suo sguardo spaziava verso sud, perlustrava l'orizzonte, le cime delle montagne avvolte nella nebbia. Nei suoi occhi c'era una strana espressione e, in quel momento, Andrej si rese conto che il loro colore era sorprendentemente simile a quello dei chiari flutti del Brasan. Sono arrivati due giorni fa... alle ultime luci del giorno. Erano tanti... tanti uomini quante capre ci sono sulla nostra terra. E quante capre ci sono sulla vostra terra? chiese Andrej, ma come risposta ottenne solo una scrollata di spalle. Come molti altri abitanti di quel luogo, Frederic non sapeva contare. Ma in fondo non aveva importanza: dovevano essere stati in molti per compiere un simile massacro, anche ammesso che, per qualsiasi motivo, gli abitanti del villaggio non si fossero difesi. Soldati? chiese allora. S, rispose Frederic. Uomini armati. Armi costose, come quella che voi... che tu porti. Alcuni avevano l'armatura. Ma c'erano anche i monaci e un papa. Un cosa? Un... cardinale? prosegu Frederic, esitante.

Andrej sorrise e gli fece segno di continuare. Non voleva creare al giovane difficolt maggiori di quelle che gi aveva. Era chiaro che a Bors era arrivato un alto prelato, ma, d'altronde, che c'era di strano? Gli abitanti del villaggio avevano un buon rapporto con la Chiesa. Ai tempi di Andrej, Bors era uno dei pochi villaggi del circondario in cui ci fosse un monaco. Quello che gli aveva scagliato contro la prima pietra. All'inizio erano gentili, prosegu Frederic. Hanno chiesto un alloggio per la notte e volevano parlare coi capi del villaggio. Naturalmente hanno ottenuto entrambe le cose. Dal bastione erano arrivate risa e canti fin nel cuore della notte. Ma nel villaggio circolavano voci che i soldati e i monaci fossero alla ricerca di uno stregone. Di uno stregone? Andrej si ferm e lanci a Frederic un'occhiata perplessa, ma il giovane scosse energicamente il capo su e gi. la verit. Dicevano che era un potente stregone in contatto diretto con Satana. Credi nella stregoneria? Andrej riprese a camminare e rise forte - forse un po' troppo forte e troppo violentemente -, cercando di contenere il terribile dolore della sua recente perdita, una perdita di cui molto probabilmente avrebbe afferrato appieno il mostruoso significato soltanto di l a qualche giorno. Avrebbe quasi preferito che Frederic non continuasse a parlare. Comunque sia sono stati loro, riprese cupamente Frederic. Durante la notte, Barak ha mandato un messaggero al villaggio per ordinare a uomini, donne e bambini di presentarsi il mattino successivo alla fortezza. Poi li hanno uccisi tutti. Andrej rabbrivid. Era contento che Frederic fosse stato cos succinto. Gli avrebbe chiesto altri particolari, ma non subito. Aveva gi sentito troppo. Tutti? chiese, sconvolto. Tutti quelli che hai visto, rispose Frederic. Gli altri li hanno incatenati e li hanno portati via... Si sono presi anche tutto il bestiame e tutte le ricchezze che sono riusciti a trovare. Allora erano predoni, ringhi Andrej, furente. Su tutta la Transilvania pendeva come la spada di Damocle il pericolo turco, e quindi non ci sarebbe stato da meravigliarsi se Bors fosse stata vittima di una di quelle piccole scaramucce che accompagnavano le battaglie per respingere le mire espansioniste turche. Ma i predoni? Il villaggio non era mai stato molto tranquillo e, nella sua storia ormai gi abbastanza lunga, pi di una volta era stato coinvolto in faide coi villaggi vicini. Nessuno l'avrebbe mai am-

messo, per gli abitanti di Bors erano ben consapevoli del fatto che, un giorno, avrebbero compiuto un passo falso e ci li avrebbe portati a una bruciante sconfitta e forse addirittura alla totale distruzione. A una cosa simile si sarebbe potuto rassegnare anche Andrej... Certo, sarebbe stato arduo e, in un primo momento, lui avrebbe giurato di vendicarsi col sangue, tuttavia, col tempo, se ne sarebbe fatto una ragione. Ma com'era possibile che il suo unico figlio, tutta la sua famiglia e la valle di Bors fossero stati massacrati da un gruppo di predoni? No, non aveva senso. Frederic scosse la testa. No, non erano predoni, ma uomini di Chiesa. Fratello Toros ne conosceva uno. Altrimenti Barak non si sarebbe fidato! Andrej pens al monaco malvagio e pieno di s cui anni prima lui aveva augurato la morte... Quell'uomo, con gli occhi cavati e straziato dalle pi atroci torture, aveva ormai pagato i suoi peccati. Ironia del destino... Fratello Toros viveva sempre con voi oppure era tornato con gli altri? Era il nostro sacerdote, gli spieg Frederic. Nel suo tono si percep una punta d'orgoglio; non tutti i villaggi avevano un proprio sacerdote. Come hai fatto a salvarti? Con un moto di vergogna, Frederic distolse lo sguardo e ci volle un bel po' prima che rispondesse. Forse il tempo necessario per inventarsi una storia credibile. Sono il figlio minore ed ero responsabile delle capre, disse infine. Al mattino le portavo nei campi e la sera le riportavo indietro... Sai com', no? La sera in cui sono arrivati gli stranieri, io ero stato... disattento. Hai perso delle bestie, suppose Andrej. Conosceva quello stato d'animo. Ricordava ancora le terribili bastonate che gli aveva dato suo padre la volta in cui era tornato con tre bestie in meno di quante ne aveva portate con s al mattino. Due, mormor Frederic. stata colpa mia. Avevo visto tutti quei cavalieri e quegli uomini andare verso il villaggio e mi ero incuriosito. Sono salito sulle rocce per vedere meglio e, quando sono sceso... Le pecore non c'erano pi, complet Andrej. Frederic annu, avvilito. Non ho detto nulla a mio padre. Avevo paura che mi picchiasse. Ma, a tarda notte, quando gli altri dormivano e nella fortezza erano stati spenti anche gli ultimi fuochi, sono uscito di nascosto per cercare le capre. Non le ho trovate. Ma cos non sei andato all'adunata, disse Andrej. Ringrazia Dio che ti siano scappate due capre, ragazzo mio. Forse stato lui a suggerirti di

andarle a cercare, per salvarti la vita. Sono arrivato troppo tardi, prosegu Frederic. Sembrava quasi che parlasse a se stesso. Anzi pareva addirittura che non fosse pi in grado di sostenere il peso delle parole. Forse soltanto nel momento in cui era stato costretto a dare forma verbale al terrore riusciva a coglierlo pienamente. Erano gi andati tutti al bastione. Li ho rincorsi, ma non sono entrato dal portone principale... Sai com', avevo paura di passare dei guai; c' una via segreta per la torre, una stretta breccia nelle mura, cos stretta che ci pu passare solo un bambino. Andrej sorrise. Conosceva quel passaggio. Anche lui se n'era servito, da bambino. Il passaggio termina in una stretta galleria sopra il grande salone. Da l si pu vedere e ascoltare tutto senza essere visti. Io... mi ero nascosto l per origliare. Pensavo che forse cos avrei potuto dire che c'ero anch'io, ma che mio padre non mi aveva visto. Io... credevo che il cardinale volesse pregare con noi. Oppure che volesse... dire qualcosa... d'importante... ai capi del villaggio. S'interrompeva sempre pi spesso ed era prossimo al pianto. Per doveva continuare. Invece voleva ben altro. Lui... ha lanciato pesanti accuse al villaggio. Ha detto che il villaggio aveva stretto un patto col diavolo. Il villaggio? chiese Andrej. Tutta la valle di Bors, conferm Frederic. Diceva che eravamo alleati dell'inferno e che facevamo magie e stregonerie. All'inizio ridevano tutti, e Barak pi degli altri. Ma le accuse si facevano sempre pi gravi e cos le risate cessarono. E improvvisamente gli stranieri hanno... estratto le armi da sotto le loro vesti e hanno legato tutti. Nessuno si difeso? Solo pochi erano armati, rispose tristemente Frederic. Chi porta le armi a un'assemblea in cui si dovrebbe pregare? Qualcuno si difeso, ma gli stranieri erano molti di pi. I peggiori erano i tre cavalieri con l'armatura dorata. Con l'armatura dorata? Lo giuro, insistette Frederic. Non avevo mai visto nulla di simile. Nessuno l'ha mai visto, credo. Erano... come demoni. Spaventosi guerrieri che sembravano non provare dolore e non avere paura della morte. Andrej non replic. I ricordi del ragazzo erano offuscati dalla paura e la mente gli stava giocando un brutto scherzo. Pi tardi, passato il tempo necessario per elaborare il dolore pi vivo, gli avrebbe parlato di nuovo per

scoprire cosa intendesse davvero, quando parlava di cavalieri dall'armatura dorata. E poi? chiese dopo qualche istante. Poi hanno iniziato a torturare fratello Toros e Barak, rispose Frederic. Le torture peggiori sono state per fratello Toros, almeno all'inizio. Ha supplicato Dio che la smettessero e ha giurato sulla sua anima che non sapeva nulla di magie e stregonerie. Ma non servito. Sono andati avanti. Era come se... provassero piacere a torturarlo. Alla fine ha ammesso tutto. Che adorava il demonio e che gli aveva venduto l'anima, che tutta la valle di Bors era dedita alla magia nera e che talvolta fra noi soggiornavano streghe e terribili demoni. L'ha detto perch smettessero, mormor Andrej. Fratello Toros non mai stato particolarmente coraggioso. Frederic non ribatt, ma c'era qualcosa nel suo silenzio che ad Andrej non piaceva. Lo guard e si accorse che l'espressione del ragazzo aveva qualcosa che gli piaceva ancora meno. Non credi a queste follie, vero? esclam allora. Frederic, hai visto cosa gli hanno fatto! Sotto quelle torture si ammette qualsiasi cosa! Nella valle di Bors non si pratica la stregoneria! C'erano... voci, disse Frederic, a disagio. Da tempo. E poi... Distolse lo sguardo. Barak era... troppo vecchio. Nessun uomo pu diventare cos vecchio. Non si ammalava mai e, quando si tagliava o veniva ferito, le ferite si richiudevano in pochi giorni, mentre quelle degli altri ci mettevano settimane. Barak sempre stato robusto, gli fece notare Andrej. Inoltre esistono uomini molto vecchi. Se ne parla anche nella Bibbia. Fratello Toros non ti ha raccontato di Matusalemme? Frederic fece cenno di no. In effetti, riflett Andrej, era possibile che fratello Toros non avesse mai letto la Bibbia. E poi c'erano anche... le altre storie, mormor Frederic. Quali storie? Frederic si torceva come se stesse soffrendo. Nessuno ne parlava mai, tuttavia... Molti anni fa, dalla chiesa di Rotthurn stato rubato lo scrigno delle reliquie. Il ladro sarebbe stato un uomo in contatto col maligno, il figlio di un saraceno che si era furtivamente introdotto nella nostra comunit col falso nome di Michail Nadasdy. Andrej si volt di scatto, in modo che il ragazzo non vedesse la sua espressione sconvolta. Non era possibile! Quella follia sopravviveva ancora,

dopo tanto tempo! Ma che... stupidaggine. Si schiar la voce. I suoi pensieri erano in tumulto. Posso capire cosa pensavi di Barak. Sei giovane e lui sempre stato un tipo strambo. Ma questa storia priva di fondamento. In ogni caso gli stranieri ci credevano. Hanno catturato tutti e li hanno portati via... e molti li hanno uccisi. E perch? chiese Andrej. Faticava a seguire le parole di Frederic. Il destino l'aveva forse trascinato l per mostrargli che era diventato un angelo della morte, portatore di rovina a chiunque incontrasse sulla sua strada, compreso suo figlio? Non lo so, rispose Frederic, esitante. Uno dei cavalieri dorati ha scelto quelli che dovevano essere uccisi. C'erano anche mio padre... e mio fratello maggiore. Mi dispiace, sussurr Andrej. Mi dispiace davvero. Nei limiti del possibile, cerc di riportare chiarezza nei suoi pensieri. Non aveva il diritto di credere che tutte le ingiustizie e tutto il dolore del mondo fossero toccati a lui. Quel ragazzo aveva dovuto sopportare cose ben peggiori. Inoltre era stato testimone involontario di un terribile bagno di sangue e meritava di essere aiutato. Forse il destino non l'aveva riportato a Bors solo per tormentarlo... Quand' finita, hanno portato Barak nella sua stanza. Ho sentito le sue urla... per tanto tempo, prosegu Frederic con voce rotta. Poi gli sfugg un singhiozzo e una lacrima gli scese sul viso. L'asciug col dorso della mano. Non sei costretto a raccontarmi tutto, disse Andrej sottovoce. Possiamo parlarne pi tardi, oppure non parlarne pi, come vuoi. Frederic scosse la testa e ricacci indietro le lacrime. Dopo che se ne sono andati, ho controllato che nessuno dei torturati fosse ancora vivo e poi li ho seguiti. Volevo sapere dove stavano portando la mia mamma... e gli altri. Li hanno legati l'uno all'altro come bestie e li hanno portati via, lontano dalla valle. Dove? Frederic indic a sud, verso l'unica strada che attraversava Bors. Li ho seguiti per un tratto, ma non molto a lungo. Avevo paura e non sapevo cosa fare. Non volevo lasciare la mamma nei guai, davvero, per... Hai fatto bene, lo interruppe Andrej. Sei stato intelligente a non seguirli. Non avresti potuto fare nulla per la tua famiglia e, alla fine, ti avrebbero catturato e ucciso.

Poi sono tornato indietro, prosegu Frederic. Volevo seppellire tutti, ma, se non ne avessi avuto la forza, almeno Barak, mio padre e mio fratello. Tuttavia Barak era ancora vivo e cos... ho aspettato. Per quanto? Per un giorno e una notte e poi ancora quasi per un giorno intero, rispose Frederic. Ho pregato Dio perch liberasse Barak dalle sue sofferenze, ma non l'ha fatto. L'hai... fatto tu. Andrej si schiar la voce. Fino a poco prima quel racconto era stato orribile, ma ormai era diventato un vero tormento. Quindi hanno due giorni di vantaggio. Guard verso sud. C'era ancora un'ora di luce, forse un po' di pi. La nebbia stava scendendo dalle montagne sulla valle, come se una nuvola fosse stata tagliata dalle creste affilate e avesse sparso il suo contenuto sulla terra. Non molto. Con tutti quei prigionieri non possono essere tanto veloci. Li vuoi inseguire? Il volto di Frederic s'indur. Li ucciderai? Andrej scosse la testa e poi annu. Prima seppelliamo Marius, Barak e la tua famiglia, disse. Poi li inseguiremo. Quindi vedremo cosa faranno questi tre cavalieri dorati quando saremo di fronte a loro, pens. II Andrej mantenne la promessa: Marius, il padre di Frederic e suo fratello ebbero un funerale da cristiani. Ma lui e il ragazzo non avevano avuto la forza necessaria per scavare le fosse per gli altri venti cadaveri, cos, dopo averli trascinati nel cortile, li avevano bruciati. Di certo fratello Toros non avrebbe approvato, tuttavia loro non potevano fare di pi. Portandosi vicinissimo al fuoco - tanto che il calore gli arroventava il viso -, Andrej recit una delle poche preghiere che conosceva. Ormai da tempo non era pi convinto che Dio fosse onnipresente e benevolo. La vita gli aveva strappato troppe cose, gli aveva mostrato troppo dolore e troppi soprusi per permettergli di credere in un Dio misericordioso o anche soltanto indifferente. Adesso, per, cominciava a chiedersi se un essere onnipotente esistesse davvero da qualche parte, tra le stelle del cielo, ognuna delle quali, secondo Michail Nadasdy, era un mondo, grande come il nostro e probabilmente abitato da uomini. Il mondo di Andrej era molto pi piccolo di quello descritto da Michail Nadasdy; era pi piccolo anche di quello in cui Michail Nadasdy aveva vissuto. Nel mondo di Andrej non c'era posto per un Dio cos spietato da permettere che a un bambino come

Marius accadessero quelle cose. Tuttavia rimase immobile, come se stesse pregando in silenzio, finch il ragazzo non ebbe terminato la sua preghiera e abbass le mani. Quando Frederic fin, mormorando un Amen, anche lui mosse le labbra, come se stesse pronunciando la stessa parola, ma senza emettere suono. I due si girarono e lasciarono in silenzio il cortile, camminando a fianco a fianco. In quel momento, non aveva importanza ci che lui credeva: se non poteva fare pi nulla per suo figlio, c'era pur sempre quel ragazzo che aveva bisogno di tutto il suo aiuto. Gli aggressori non avevano razziato tutte le scorte alimentari, cos, prima della partenza, fissata per il mattino seguente, i due si erano concessi un lauto pasto e avevano riempito le bisacce del cavallo. Bench avesse cercato con attenzione, Andrej non aveva trovato niente di valore e ci gli dispiaceva. Non voleva diventare un predone, ma probabilmente il loro viaggio sarebbe stato lungo e avrebbe fatto comodo avere qualcosa da barattare. Gli aggressori avevano portato via tutto e Andrej sospettava che il loro compito fosse proprio quello di scovare ogni oggetto prezioso. I due Delny partirono alle prime luci dell'alba e seguirono senza difficolt le tracce che conducevano verso sud. Dovevano essere circa ottanta le persone partite due giorni prima da Bors e le loro tracce sarebbero state chiaramente visibili anche dopo una settimana, quindi non era necessario affrettarsi, anche perch il cavallo - che doveva portare due persone - non poteva procedere molto velocemente. Dopo un po', Frederic smont di sella e propose ad Andrej di alternarsi, ma tale soluzione si dimostr poco efficace. Andrej prefer rimettersi in groppa col ragazzo e lasciare che il cavallo trovasse il proprio ritmo. Quel giorno parlarono pochissimo. Frederic teneva lo sguardo fisso davanti a s, e un paio di volte si addorment in sella. A un certo punto stava addirittura per cadere da cavallo, ma Andrej non lo svegli. I ragazzi hanno bisogno di tempo per elaborare ci che hanno vissuto, e il sonno aiuta ad accorciare quel tempo, riflett. Avrebbe voluto che fosse cos anche per lui. Dopo la morte di Raqi e di sua figlia, si era erroneamente convinto che nulla potesse pi colpirlo. La morte del figlio aveva squarciato la cortina della sua sofferenza, insinuando in lui un orrore cos profondo che avrebbe preferito uccidersi con la sua stessa spada piuttosto che continuare a sopportarlo. Tuttavia, prima di dar seguito a quel pensiero, doveva fare ancora una cosa. Si fermarono per riposare in una radura, mangiarono parte delle provvi-

ste e bevvero l'acqua di un torrente. Andrej evitava con attenzione gli insediamenti umani. Finch non avesse scoperto cos'era veramente successo a Bors, non avrebbe potuto fidarsi di nessuno. La seconda notte, Frederic dorm meglio. Gli incubi lo tormentavano ancora e un paio di volte si svegli urlando, ma per il resto del tempo rimase tranquillo. Una volta - bench soltanto per un attimo fugace - ad Andrej sembr addirittura di scorgere sul suo volto un accenno di sorriso. Osservando il giovane dormire, Andrej prov una sensazione d'intimit, quasi uno slancio di tenerezza. Il destino gli aveva portato via un figlio, un ragazzo che conosceva appena, ma che comunque aveva amato. Per, nello stesso momento, gli aveva regalato un altro figlio... Certo, non era un figlio naturale, eppure, col tempo, poteva stabilirsi un legame tra loro, esattamente come, nel giro di qualche anno, Michail aveva stretto un legame con lui. Una volta Raqui aveva detto: Il senso della vita - ammesso che ci sia - quello di trasmettere la vita stessa. Perch combattere per un mondo migliore se non ci sar pi nessuno ad abitarlo? Ebbene, Andrej adesso aveva qualcuno. Cerc di scacciare quei pensieri. Il suo animo afflitto non gli consentiva di soffermarsi su cose del genere. Inoltre non era affatto sicuro che lui e Frederic avrebbero trascorso insieme pi di qualche giorno. Mancava ancora un'ora al sorgere del sole, ma Andrej sentiva che non sarebbe pi riuscito a prendere sonno. Si alz, fece qualche passo e infine sfoder la scimitarra. Si allontan dal ragazzo addormentato e, un po' per occupare la mente e un po' per difendersi dal freddo, si allen con la scimitarra. Si rese subito conto di non essere in forma: i suoi movimenti erano rigidi e impacciati. Era solo da qualche settimana che non si esercitava, ma era come se non l'avesse fatto per mesi. Fu necessario un po' di tempo prima di ritrovare l'abituale scioltezza e, cose molto pi importanti, l'equilibrio e la tranquillit interiore. Si esercit per mezz'ora, ritrovandosi alla fine senza fiato e coperto di sudore, ma di nuovo pervaso da quella forza e da quell'energia che non sentiva da tempo. Non appena rinfoderata la scimitarra, si gir e si accorse che Frederic si era alzato e lo stava fissando. Andrej non era in grado di decifrare l'espressione del suo viso, tuttavia non gli piaceva. Da quanto tempo mi stai guardando? Non ho mai visto nessuno combattere cos, disse Frederic, quasi con devozione.

Il mio maestro ha imparato quest'arte in una citt lontana, spieg Andrej. A Roma? A Venezia? Oh, no... In un Paese molto pi lontano. Pi lontano di Roma? Frederic sembrava alquanto perplesso. Forse un giorno ci andrai anche tu, disse Andrej scrollando le spalle e agitando una mano, come per chiudere la questione. Sei sveglio... Quindi possiamo partire, aggiunse. Frederic annu, ma non si alz e si strinse infreddolito nella coperta leggera in cui aveva dormito. M'insegni a combattere? chiese. Andrej lo guard in silenzio, poi ribatt: Perch? Frederic sembr incerto su come rispondere e allora Andrej, scuotendo la testa, and verso di lui e gli s'inginocchi accanto sull'erba umida. Tuo fratello e tuo padre sapevano usare la spada? Derek ha combattuto in una grande battaglia, spieg Frederic in tono orgoglioso. E mio padre addirittura in tre. Ha ucciso un mucchio di turchi. E ne vai fiero, mormor Andrej. Naturalmente. Questi... nemici che tuo padre e tuo fratello hanno ucciso... Credi forse che non avessero una famiglia? Che non avessero una moglie e dei figli... come te? Frederic lo guard con aria sospettosa, ma rimase in silenzio. Come ti saresti sentito se tuo padre non fosse tornato da una di quelle battaglie? Sarei stato furioso. Soltanto furioso? Non anche addolorato e dispiaciuto? Certo! rispose Frederic. Per... Allora spiegami cosa c' di buono nell'uccidere i propri nemici, lo interruppe Andrej. Per un momento Frederic lo guard, disorientato, ma poi sul suo volto si dipinse la tipica espressione di testardaggine infantile di fronte alla quale era del tutto inutile discutere. Se come dici, perch allora sei uno spadaccino cos bravo? replic il ragazzo. Chi ti dice che lo sia? Con un'espressione caparbia ancora pi marcata, Frederic indic il luogo in cui l'altro si era esercitato. Devi essere un grande guerriero. Forse lo sono, mormor Andrej. Ma ci non vuol dire che ne sia fe-

lice. Si alz. Sello il cavallo. Vai al ruscello e prendi dell'acqua fresca. Poi partiamo. Frederic lo guard ancora per qualche istante con un'espressione che faceva quasi paura. S, nei suoi occhi c'era qualcosa che andava ben oltre la testardaggine infantile... Ma poi si alz e, in silenzio, esegu gli ordini di Andrej. III Le tracce si facevano pi marcate, quindi gli uomini che stavano inseguendo non procedevano tanto velocemente quanto Andrej Delny aveva pensato. Era addirittura probabile che li avrebbero raggiunti nel corso della giornata. E poi? Fino a quel momento, Andrej aveva evitato di riflettere su quel problema. Naturalmente avrebbero cercato di liberare i prigionieri e di punire gli assassini di suo figlio Marius, di Barak e di tutti gli altri, ma la sua mente indietreggiava, spaventata, all'idea del come avrebbero fatto. Se fosse stato per Frederic - ma anche per quella voce fievole eppure sempre viva dentro di lui - avrebbe dovuto ucciderli tutti. Un'impresa quasi impossibile. Secondo il racconto di Frederic, gli aggressori erano una ventina, quindi una truppa verosimilmente composta in gran parte da soldati della Chiesa che, con un po' di fortuna e di prudenza, lui avrebbe potuto eliminare, a meno che non si fossero messi di mezzo quei misteriosi cavalieri dorati. Se la fortuna gli avesse arriso, forse sarebbe riuscito a liberare i prigionieri e a tornare con loro a Bors. Ma dopo? Come poteva proteggere quella gente se i cavalieri le avessero dato la caccia? Tra gli abitanti del villaggio ne avrebbe trovati ben pochi in grado di maneggiare le armi. Si trattava soprattutto di donne, bambini e vecchi. Un'altra possibilit era eliminare prima i cavalieri. Tuttavia, nonostante la fiducia nelle proprie capacit, restava il fatto che saper maneggiare con sicurezza una lama affilata non significava necessariamente saper combattere con pi uomini esperti nell'uso delle armi. Se non fosse riuscito a prenderli in trappola, ne sarebbe stato sopraffatto. E, se fosse andata cos, la sua impresa si sarebbe rivelata del tutto inutile. Anche quello era un insegnamento di Michail Nadasdy: non gettarsi mai alla cieca in un combattimento; riflettere sempre in anticipo su come sfruttare a proprio vantaggio i punti deboli dell'avversario. Per, dopo quello

che Frederic gli aveva detto, Andrej dubitava di trovare un punto debole nei cavalieri dorati. Non gli restava che attendere, nella speranza che il caso gli offrisse una buona carta da giocare. Intorno a mezzogiorno arrivarono a un punto in cui le tracce si dividevano. Andrej e Frederic avevano attraversato un'ampia ma bassa catena di colline, coperte di erba rada. Davanti a loro il terreno scendeva ripido fino ai piedi del rilievo, dove si apriva una valle stretta e molto lunga, per poi risalire in maniera altrettanto ripida dalla parte opposta. Bench il terreno fosse roccioso, le tracce erano ben visibili: si snodavano lungo l'avvallamento e la scarpata dalla parte opposta. Andrej valut che tre o quattro cavalieri, circa a met della valle, si erano allontanati ad angolo retto dal gruppo principale. Dopo pochi passi, le loro tracce si perdevano tra le rocce e il pietrisco. Cosa stai aspettando? Fino a quel momento Frederic era stato seduto in sella, dietro Andrej, ma adesso era sceso da cavallo con un agile movimento e aveva preso a correre in avanti, impaziente. Il cavallo soffiava, irrequieto. Dopo una breve esitazione, anche Andrej smont di sella. Era nervoso: la sua inquietudine aveva contagiato il cavallo, oppure l'animale percepiva un pericolo che i sensi umani non riuscivano ancora a sentire. Quest'ultimo pensiero lo inquiet ancora di pi e rispose alla domanda di Frederic soltanto dopo una lunga esitazione. Non so quale traccia dobbiamo seguire. La traccia principale, naturalmente, esclam il ragazzo. Li abbiamo quasi raggiunti. Ancora un paio d'ore e... Non devi mai sottovalutare l'avversario, lo interruppe Andrej. Prese le briglie e guid con cautela il cavallo lungo il declivio. Gli zoccoli frantumavano dei pezzi di roccia, che rotolavano a valle. Era stata una buona idea smontare di sella: il terreno era molto pi scosceso di quanto sembrasse dall'alto. Anche senza cavaliere, il cavallo faticava a restare in piedi e le tracce dimostravano che quelli che stavano inseguendo avevano incontrato le stesse difficolt. Inoltre molti di loro dovevano essere caduti, perch Andrej trov sangue secco - ma non vecchio - sulle rocce. Arrivato al fondo della valle, si ferm ancora una volta. Il suo sguardo scrutava, indeciso, le due tracce. Cosa aspetti? sbott Frederic. Andrej sollev le spalle. Non... lo so, disse esitante, schermando con la mano gli occhi ipersensibili alla luce. C' qualcosa che non va. Ho una brutta sensazione.

Anch'io, ribatt Frederic in tono tagliente. Se restiamo qui ancora un po', finir che ci scapperanno. L'altro lo osserv, pensieroso. Quel ragazzo non era spinto soltanto dal desiderio di rivedere la propria famiglia e di punire gli assassini del padre e del fratello. C'era qualcosa di pi. Qualcosa d'inafferrabile e di oscuro. Hai ragione, annu infine stancamente. Andiamo avanti. L'attacco avvenne quando raggiunsero la cima della collina. L le tracce si perdevano. Non c'era nessun sentiero che attraversasse il bosco, ma le piante erano cos rade che non sarebbe stato difficile procedere. Tuttavia al limitare del bosco c'era qualcuno. Andrej lo percepiva chiaramente, quasi come se potesse vederlo. La figura comparve dal nulla - un gigante massiccio, risplendente d'oro, con l'elmo ornato da corna - e gli balz addosso con un grido di guerra. Andrej sfoder la scimitarra e sfugg all'aggressore con un complicato movimento rotatorio e all'indietro. Il demone cornuto lo attacc con un urlo bestiale. La sua spada a due mani, alta come un uomo e pesante almeno mezzo quintale, si muoveva con una velocit incredibile, e Andrej comprese subito che lo avrebbe colpito. La lama infatti si muoveva con precisione mortale verso la sua gola. Sollev la scimitarra, ma non fu abbastanza veloce; l'arco che avrebbe dovuto tracciare per fermare la spada dell'avversario era troppo ampio. Il nemico gli avrebbe tagliato la testa. Ma poi inciamp in una grossa pietra e cadde all'indietro e cos la potente spada del demone guerriero, anzich decapitarlo, lo colp di striscio alla testa, procurandogli una profonda ferita che espose l'osso della tempia. Gemendo, Andrej rotol di lato, lottando con tutte le sue forze per non svenire. Il sangue, che gli scorreva sugli occhi, lo accec per qualche istante e il dolore alla testa divenne quasi intollerabile. Ma il dolore ebbe anche un altro, inatteso effetto. D'un tratto, il demone cornuto ritorn a essere quello che era davvero: un uomo con una lucida armatura d'ottone, che indossava un elmo dello stesso materiale, ornato di corna, e agitava una spada a due mani lunga una iarda e mezzo. Era alto, con le spalle sorprendentemente larghe, forte, ma non era un gigante e tantomeno un demone. Per era quasi altrettanto pericoloso. L'uomo doveva essere un guerriero esperto, perch non si lasci ingannare dalla ferita sanguinante di Andrej. Con un balzo, super la grossa pietra su cui Andrej aveva inciampato, divaric le gambe per stabilizzarsi,

e alz la spada sopra la testa, apprestandosi a concludere quello che un attimo prima non era riuscito a portare a termine. Quel gesto scaten in Andrej un'ondata di pura energia distruttrice. Era la stessa forza ardente che emanava anche Michail Nadasdy quando, durante i duelli d'allenamento, lui e Andrej si affrontavano con eccessiva durezza. La forza di Michail, tuttavia, non mirava ad annientare Andrej, bens a mostrargli la strada per trovare se stesso e per imparare dunque a combattere con maggiore concentrazione. Il guerriero dorato, invece, era un grumo compatto di violenza. Voleva uccidere il nemico il pi in fretta possibile e senza rischi. Tuttavia, agendo in quel modo, aveva risvegliato in Andrej i riflessi del guerriero eccezionalmente addestrato: qualcosa quasi inconsapevolmente - s'impossess di lui e riaccese la scintilla vitale che pareva affievolita. Quando la spada a due mani cal, Andrej non si trovava pi l. La potente lama strapp scintille alla pietra e affond di due dita nel terreno, nel punto esatto in cui, poco prima, c'era la gola di Andrej. Delny sent un grido di rabbia e il rumore del metallo che colpiva la pietra. Mentre saltava per rialzarsi, spost la scimitarra dalla mano destra alla sinistra e, da quella posizione favorevole, assest un colpo. Il tentativo and a vuoto, ma costrinse l'avversario a indietreggiare precipitosamente. Forse Andrej avrebbe potuto anche sfruttare quel vantaggio... ma, con la coda dell'occhio, colse un movimento che poteva essere soltanto di un altro aggressore. E infatti una lama pi corta, ma non meno letale, guizz verso la sua gola. Con una complicata e velocissima piroetta, pass di nuovo la scimitarra nella mano destra e fece un affondo fulmineo verso il petto del nemico. L'acciaio della lama, affilato come un rasoio, penetr quasi senza trovare resistenza nella lucente armatura e apr una ferita orribile, che tuttavia non uccise l'avversario. Se non altro, per Andrej riusc a fermarlo: al momento gli bastava. Fece un nuovo passo indietro, sopport senza battere ciglio un colpo alla spalla, e applic una tecnica che gli aveva insegnato Michail Nadasdy per rompere con un calcio la rotula dell'aggressore. L'uomo url, lasci andare la spada e cadde a terra. Adesso Andrej poteva tornare a dedicarsi all'avversario con l'armatura d'ottone. E lo fece appena in tempo. L'aggressore era davvero forte e combatteva con una spada che un giovane contadino non sarebbe neppure riuscito a sollevare. Il suo complice aveva tenuto occupato Andrej per qualche secondo soltanto, ma quel brevissimo lasso di tempo era stato sufficiente al

cavaliere dorato per riprendersi. Aveva strappato la spada dal terreno e ora, tenendola sollevata, si stava scagliando contro l'avversario. Andrej gli sferr un calcio, spazz via la spada e, con la scimitarra, segu il movimento del guerriero che cadeva a terra. La stoccata, diretta al volto, manc l'obiettivo, tuttavia fracass l'elmo del cavaliere e lo fer. Dalle labbra del gigante non usc nessun suono, ma Andrej sapeva cosa stava provando: sentiva dolore e aveva paura di morire. In lui si era fatta strada l'assoluta consapevolezza di non avere scampo. Andrej ne fu contento. Un minuscolo movimento del polso sarebbe bastato per finirlo. La scimitarra era cos affilata che poteva tranciare muscoli e ossa con un solo colpo. Eppure Andrej esitava. Voleva che quell'uomo soffrisse. Era uno di quelli che avevano ucciso la sua gente... Forse era addirittura l'assassino di suo figlio. Di certo aveva torturato Barak in maniera crudele e doveva pagare cento volte per ogni momento di quel dolore, per ogni secondo di tormento. La sua spada fece due o tre movimenti fulminei che fracassarono definitivamente l'elmo del cavaliere dorato e gli lasciarono sul viso alcune strisce insanguinate. Dalle labbra dell'uomo usc un grido di dolore. E Andrej lo gust, come se fosse un vino prezioso e dolce. Le ferite erano superficiali: nient'altro che un piccolo, terribile gioco. Detestava quell'uomo, per non voleva trasformarsi in una bestia che provava piacere nel torturare a morte i propri avversari. Smise di tagliuzzargli il viso e gli pos la lama sulla gola. Dentro di lui si lev un grido di delusione. Non voleva uccidere quell'uomo. Non cos in fretta. Non cos facilmente. Dentro di lui bruciava ancora un fuoco nero, le cui fiamme erano alimentate dall'impulso alla tortura. Forza... Fallo, Delny, gemette il cavaliere dorato. Falla... finita. Quell'atteggiamento di debolezza era una finta. Sotto il sangue e la sporcizia, Andrej intravide un volto forte, sorprendentemente bello e, nel contempo, brutale. Il volto di un guerriero abituato a sopportare il dolore e ad attendere l'occasione buona. Andrej gli premette la spada contro la gola, in modo da rendergli impossibile qualsiasi reazione. Quell'uomo stava aspettando qualcosa. Cercava di guadagnare tempo, di cogliere la minima disattenzione che gli avrebbe consentito di allontanare la lama mortale dalla gola e sopraffare l'avversario. Chi sei? chiese Andrej.

L'altro sorrise. Cosa vuoi? Il mio nome o la mia testa? chiese di rimando. Aveva un accento sorprendentemente duro, che Andrej non aveva mai sentito. Voglio i nomi degli altri. Voglio sapere dove vanno. E perch l'avete fatto. Se te lo dico, mi lascerai vivere? Puoi decidere se morire in fretta oppure lentamente, com' successo a Barak, rispose Andrej, cupo. Perch avete torturato quel vecchio? Non ha mai fatto niente di male. Alle sue spalle risuon un grido acuto. Era il grido di un bambino: stridulo, alto, a pieni polmoni. Nasceva dal terrore e dalla paura della morte. Tre... Quel numero esplose nella testa di Andrej. Aveva commesso un errore fatale. Erano le tracce di tre uomini quelle che si allontanavano dal gruppo principale! Si era distratto per un istante, ma al suo avversario era bastato. Senza curarsi della traccia insanguinata che la scimitarra gli lasciava sulla spalla, si gir di colpo, si allontan dalla lama mortale e lanci tutt'e due le gambe verso la caviglia di Andrej. Non lo colp, ma l'attacco costrinse Andrej a indietreggiare. L'affondo che segu non fer l'uomo tanto gravemente quanto Andrej aveva sperato, tuttavia lo fece inciampare e cadere sulle ginocchia. Probabilmente fu proprio quella caduta che fece decidere Andrej a chiudere la partita. Spicc un balzo per avvicinarsi, risoluto a non esitare neppure un secondo di pi. Lo straniero era troppo abile per offrirgli una seconda possibilit. Ma dietro di lui Frederic continuava a gridare. Andrej si scagli contro il cavaliere dorato e intanto gett un rapido sguardo alle sue spalle. Quello che vide lo pietrific d'orrore. Erano tre uomini, ma soltanto due - confidando nella presunta superiorit del guerriero con l'armatura d'ottone - si erano dedicati a lui. Il terzo era a caccia di Frederic. Fino a poco prima sembrava che il giovane fosse riuscito a mettersi al sicuro tra le rocce e gli alberi sul pendio. Adesso invece il terzo cavaliere era riuscito a bloccarlo e incombeva su di lui con la spada levata. Andrej reag d'istinto e fece la cosa giusta. Poteva scegliere: prendere una vita - cio decapitare l'uomo indifeso e inginocchiato davanti a lui - o salvarne un'altra. Si volt di scatto e scagli lontano la scimitarra; l'arma, trasformatasi in un fulmine d'argento, si conficc tra le scapole dell'uomo che sovrastava Frederic e lo scaravent a terra.

Ma tutto ci avvenne un istante dopo che la spada del guerriero era calata sul ragazzo... Le urla s'interruppero di colpo. E mentre Andrej correva verso il luogo in cui si trovava Frederic, il cavaliere dorato si rialz, lanciando un grugnito mostruoso. Di certo avrebbe subito raccolto la sua arma e sarebbe tornato all'attacco. Ma Andrej non esit neppure un istante. Frederic non poteva essere morto. Anche lui... No! Il ragazzo era tutto ci che gli era rimasto. Con pochi balzi potenti raggiunse le rocce dietro cui Frederic si era rintanato. Il guerriero morto era crollato sul giovane e la spada gli era scivolata via di mano. La lama era insanguinata. Con grande sforzo, Andrej sollev il cadavere che copriva Frederic. Il ragazzo era coperto di sangue. La camicia era strappata e, sotto la carne, scintillava il rosso della morte. Era arrivato troppo tardi, forse solo per pochi istanti. Comunque troppo tardi. Frederic era morto. In un primo momento, non desider altro che la vendetta. Il dolore che si aspettava non arriv. Ma la fiamma nel suo animo divamp, improvvisa, come un incendio che urlasse il bisogno di essere alimentato dal sangue per cancellare il dolore. Si gir, strapp la scimitarra dal corpo del guerriero morto e si volt di nuovo verso il margine della foresta. A parte quel terribile gelo interiore, a parte il fuoco nero che gridava vendetta, non sentiva nulla. Com'era prevedibile, il guerriero dorato impugnava di nuovo la propria spada, tuttavia non sembrava intenzionato a scagliarsi contro Andrej. L'uomo con la splendente armatura dorata era in piedi, eppure restava immobile al margine della foresta e si limitava a fissarlo. Andrej fece un passo verso di lui, ma si ferm quando lo sconosciuto scosse la testa. Non ora, Delny, disse il cavaliere. Vieni qui... Facciamola finita, in un modo o nell'altro. Non ora, ripet lo sconosciuto. Sei bravo, Delny, ma non abbastanza. Ci rivedremo, te lo prometto. E spar con la stessa silenziosa rapidit che aveva dimostrato quand'era comparso davanti agli occhi di Andrej e di Frederic. L'oscuro senso di minaccia che lo aveva accompagnato aleggi ancora per qualche istante - come un odore sgradevole -, poi scomparve. E allora sopraggiunse il dolore.

Le mani di Andrej iniziarono a tremare. Il fuoco nero nel suo animo si spense, lasciando dietro di s non un cumulo di cenere, bens un mare ribollente di puro dolore. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Cerc di rinfoderare la scimitarra. Non aveva quasi la forza di voltarsi a guardare il ragazzo. Frederic era coricato sulla schiena, con gli occhi spalancati e un'espressione incerta fra stupore e terrore. Cos'... successo? mormor. L'hai ucciso? Per un lungo istante, Andrej fu incapace di comprendere quello che vedeva. Frederic era vivo. Era in un lago di sangue, i suoi abiti erano stracciati e di certo era gravemente ferito. Per era vivo! Il suo stupore lasci il posto a un sollievo improvviso, quasi doloroso. Non muoverti! gli ordin. In nome di Dio, non muoverti! Rimani sdraiato l, fermo! S'inginocchi di fianco al ragazzo e, allorch questi cerc di alzarsi, gli spinse indietro le spalle. L'hai ucciso? ripet Frederic con la voce impastata. Forse la debolezza di quella voce era il primo segno della morte... Andrej scosse la testa. No, disse. Ma ora non ha importanza. Devi... S'interruppe e aggrott la fronte. Mentre parlava, aveva tastato con prudenza il corpo di Frederic per saggiare l'estensione della ferita. Il torace era coperto di sangue, ma la pelle era intatta. Non sei... ferito? mormor. Stordito, Frederic si sollev - stavolta Andrej non si oppose -, si guard e fece un gesto vago. No, disse infine, titubante. Sembrava pi una domanda che un'affermazione. Andrej lo fiss. Non aveva forse visto la spada che scendeva a colpirlo? Forse il giovane aveva avuto fortuna. Forse la lama del guerriero aveva soltanto lacerato la camicia senza nemmeno sfiorare la pelle. Forse il sangue apparteneva al morto che era crollato addosso a Frederic. O forse... Scacci inorridito il pensiero. Non doveva cercare nel ragazzo qualcosa che non gli apparteneva. Si era trattato di un caso, di un caso incredibile, nulla pi. Per mascherare la propria confusione, si costrinse a sorridere e si alz con un movimento troppo brusco. Ti fa male? chiese poi. No. Stavolta era un'affermazione. Frederic si gir lentamente, ritrovandosi carponi, scosse la testa e si alz a fatica. Andrej lo osservava con grande attenzione, pronto ad afferrarlo al primo segno di debolezza. Non fu necessario. Il ragazzo tremava, ma senza dubbio era illeso, bench ci fosse quasi un miracolo. Forse il destino aveva deciso di ripagargli

una minuscola parte del debito che aveva nei suoi confronti. Frederic si gir verso di lui, lo guard per un momento con aria incerta e poi si concentr sul cadavere del guerriero. Infine sollev una gamba e colp il cadavere nelle costole con tanta violenza che lo fece rotolare su un fianco. D'istinto, Andrej si allung in avanti per prendere il ragazzo e allontanarlo; invece cambi idea e gli appoggi soltanto una mano sulla spalla. Frederic scost la mano, alz di nuovo il piede per dare un altro calcio, ma poi si blocc. Dall'espressione del suo volto si capiva che era in preda a sentimenti contrastanti, per era anche chiaro che la paura e l'impotenza prevalevano su tutti gli altri. Perch l'hai fatto? chiese Andrej a bassa voce. Frederic lo guard con aria ostinata, ma non rispose. Perch ti voleva uccidere? azzard Andrej. O perch uno di quelli che hanno sterminato gli abitanti di Bors? Gli occhi di Frederic si ridussero a una fessura. Tu lo hai ucciso. diverso... mormor, poi, osservando lo sconcerto sul volto del ragazzo, improvvisamente cap quanto fosse importante quel momento. La spiegazione che stava per dargli sarebbe stata decisiva per Frederic: gli avrebbe fatto capire quale strada prendere nella vita. Perch? volle sapere il giovane. Forse perch tu sei un guerriero e io poco pi di un bambino? Perch ti voleva uccidere, rispose Andrej. Ho spento una vita per salvarne un'altra. E chi te ne ha dato il diritto? Michail Nadasdy gli aveva insegnato tante cose, ma non l'aveva preparato a rispondere a una simile domanda. Non lo so, ammise Andrej dopo una breve esitazione. Forse non esistono motivi tali da giustificare la morte di qualcuno. Ma, se mi trovassi di nuovo di fronte a una simile decisione, rifarei esattamente quello che ho fatto. Per questo hai risparmiato il cavaliere dorato? insistette Frederic in tono arrogante. La sua ostilit nasceva dall'orgoglio, da un moto infantile di collera e soprattutto dalla paura. Una paura che cercava uno sfogo e si rivolgeva contro la prima persona che gli capitava a tiro. Andrej non avrebbe dovuto dar peso a quelle parole, e invece esse lo ferirono al punto che, per un lungo istante, rimase in silenzio, incapace di rispondere. Non saprei dire chi sia stato veramente risparmiato, mormor infine. Comunque ci rivedremo, non preoccuparti. Si volt di scatto.

Adesso, per, vieni con me. Abbiamo un prigioniero che ha molte cose interessanti da raccontarci, ne sono certo. Il secondo aggressore aveva cercato di trascinarsi fino al margine del bosco, ma le forze lo avevano abbandonato a met strada. Era sdraiato nell'erba e gemeva. Quando Andrej e Frederic lo raggiunsero, port le mani al viso per difendersi e singhiozz per la paura... e forse anche per il dolore, giacch il suo ginocchio destro era rotto in pi punti. Ad Andrej bast una rapida occhiata per avere la certezza che non sarebbe pi guarito. La vista di quell'uomo gli procur una vaga fitta di dolore. Ecco un'altra cosa cui Michail Nadasdy non l'aveva preparato. Gli aveva insegnato a frantumare ciocchi di legno coi calci, con colpi di gomito e a mani nude, spiegandogli che, con la stessa facilit, avrebbe potuto fracassare ossa e sfondare crani. Ma c'era una differenza - una differenza spaventosa - tra saper fare quelle cose e sperimentarle. Con un cenno del capo fece capire a Frederic di restare indietro; s'inginocchi di fianco al ferito e gli blocc le mani con fermezza ma delicatamente. Non devi avere paura, disse. Non ti far nulla. Le sue parole non ottennero effetto. Negli occhi dell'uomo la paura si trasform in panico e lui cominci a tremare. No! piagnucol. Non toccarmi! Tu sei il demonio! Quello che raccontano di te vero. E cosa raccontano? chiese Andrej. Che voi siete alleati col demonio, gemette il guerriero. Noi? I Delny, rispose. Siete maghi e stregoni, votati alla magia nera. Con la coda dell'occhio, Andrej vide Frederic che trasaliva, ma contrast l'impulso di girarsi verso il ragazzo. per questo che avete torturato Barak? chiese. Siete stregoni, insistette l'uomo. Siete alleati del demonio. Nessuno vi pu uccidere. Se credi davvero a quello che dici, allora stato proprio sciocco da parte vostra cercare di togliermi la vita, replic Andrej. Osserv con maggiore attenzione la gamba dell'uomo, ma non mut opinione. Ammesso che la cancrena non lo uccidesse di l a qualche giorno, quel guerriero sarebbe rimasto storpio. Non poteva fare nulla per lui, se non lenire il dolore. Senza badare alle deboli proteste dell'uomo, cerc un nodo nervoso nascosto che Michail Nadasdy gli aveva mostrato e lo premette per qualche momento. Il dolore non sarebbe sparito completamente, per sarebbe diventato sopportabile. Almeno per un po'. Prima che tu lo dica, questa non una

magia e neppure un'opera demoniaca, ma solo l'antichissima arte medica di una terra lontana, sussurr. Era inutile. La paura dell'uomo aveva raggiunto un livello tale che Andrej sarebbe stato incapace di contrastarla. Nulla di ci che gli poteva dire avrebbe cancellato il terrore che quell'uomo stava provando. Come ti chiami? chiese. Drakovic, rispose il guerriero. Drakovic. Bene. Andrej annu e, prima di formulare la domanda successiva, trasse un profondo respiro. Se Drakovic gli avesse dato la risposta sbagliata, avrebbe dovuto ucciderlo. Chi vi ha mandato a Bors, Drakovic? Padre Domenicus... Lasciami in pace! Vattene! Uccidimi se vuoi, ma... non dir pi nulla. Non ti uccider, Drakovic, rispose Andrej in tono pacato. Odi se stesso per le parole che si apprestava a pronunciare, ma, quando lo fece, la sua voce suon cos fredda e minacciosa che l'odio si trasform in timore. Forse il fuoco nero dentro di lui non si era spento, anzi si stava espandendo come un'ulcera maligna. Non ti uccider, Drakovic, ripet. N adesso n in seguito. Se risponderai sinceramente alle mie domande non ti succeder nulla. Per se ti rifiuti di farlo oppure menti, allora mi prender la tua anima. Drakovic lo fiss. Voleva ribattere, ma gli manc la voce. Non sono un mago e neppure un demone, prosegu Andrej. Per so come evocare Satana. Chi padre Domenicus e perch avete attaccato i Delny? Drakovic tremava sempre pi violentemente. La paura che gli riempiva gli occhi ormai sconfinava nella follia. Poi cominci a parlare. IV Non avrebbero raggiunto Constnt prima di mezzanotte e quella sera era pi fredda della precedente. Avevano ancora un'ora di strada per arrivare al mare e la temperatura sembrava scendere a ogni miglio che li avvicinava alla costa. L'inverno era ancora troppo lontano per temere la neve, tuttavia faceva comunque molto freddo, almeno per Andrej. Tremando, si strinse nella coperta che si era messo sulle spalle e si abbass sul cavallo per sfuggire al vento tagliente che soffiava contro di loro.

Non serv a nulla. Aveva sempre pi freddo, come se il gelo non fosse fuori, bens dentro di lui. Bench fin dal crepuscolo avessero rinunciato alla protezione del bosco, imboccando la strada lastricata ma sconnessa che conduceva a Constnt e alla costa, stavano procedendo molto pi lentamente di quanto Andrej avesse pensato. Non potevano rischiare d'incontrare qualcuno, ora meno che mai. Negli ultimi giorni, Frederic era stato molto taciturno, quindi Andrej non poteva sapere in quale stato d'animo si trovasse n prevedere come avrebbe reagito se avessero incontrato uno sconosciuto. Non poteva neppure prevedere come avrebbe reagito lui stesso. La conversazione con Drakovic era durata a lungo e gli aveva permesso di scoprire cose che l'avevano colmato a tal punto di orrore e di rabbia che non era ancora riuscito a smaltirli. Ma l'avevano anche sconvolto e scosso fin nel profondo. Probabilmente molto pi di quanto fosse consapevole. Quanto manca? chiese Frederic a bassa voce. Andrej scrut il ragazzo. Erano le prime parole che pronunciava da quand'era calato il buio. C' ancora un bel pezzo, rispose infine. Due o tre ore. Forse anche di pi. Frederic strinse con la mano sinistra la coperta in cui si era avvolto, esattamente come aveva fatto Andrej, e lo guard pensieroso dall'alto del dorso del cavallo. Bench fossero molto vicini, l'oscurit non permetteva di scorgere l'espressione del suo volto. La luna era ridotta a una falce sottile e una buona parte delle stelle era nascosta dietro basse nubi nere. Ma forse era un bene che Andrej non potesse notare lo sguardo di Frederic. Il ragazzo non aveva fatto mistero del suo desiderio di veder morto Drakovic e disprezzava Andrej perch non l'aveva ucciso. Perch cavalchiamo cos piano? chiese dopo un po'. Perch siamo troppo vicini, pens Andrej. E perch non so cosa fare quando li avremo raggiunti. Si guard bene dall'esprimere ad alta voce quella sua perplessit, ma restava il fatto che, se Andrej lo avesse voluto, avrebbero potuto raggiungere facilmente padre Domenicus e i suoi sgherri. Avevano un vantaggio di un'ora, forse anche meno. Gi al calar delle tenebre - e per ben due volte - ad Andrej era sembrato di avvertire la presenza di altre persone. Era stata una sensazione molto debole, come quel fioco barlume di luce che precede il sorgere del sole. S, era stata pi un'impressione che una certezza, per lui aveva anche notato alcune tracce del recente passaggio di un gruppo numeroso. Entrambe le volte si era fermato, guardandosi intorno con attenzione: ma non aveva visto n un sospetto

luccichio del metallo agli ultimi raggi del sole, n il riflesso dei finimenti. Non aveva sentito neppure l'ansimare tipico dei cavalli o il tintinnio delle armi. L'idea di un'imboscata lo preoccupava alquanto, giacch sapeva che sarebbe stata preparata molto meglio della precedente. Hai paura, riprese Frederic, notando che l'altro non aveva risposto. Sono stanco, mormor Andrej. E lo sei anche tu. Inoltre le mie ferite non sono ancora completamente guarite... Sono guarite molto pi in fretta di quanto dovrebbero, osserv Frederic in tono aspro. Se non altro, questo prova che sei un Delny. Probabilmente vivrai quanto Barak, a meno che qualcuno non ti uccida! Potrebbe succedere molto prima di quanto pensi, disse Andrej, seccato. Non mi sento ancora in condizione di sostenere un'altra lotta contro avversari forti come i cavalieri dorati. Soprattutto perch la prossima volta ci renderanno le cose ancora pi difficili. Tu hai paura, insistette Frederic. Non sei un grande guerriero, Andrej Delny. Sei solo uno sbruffone che ha imparato ad agitare un po' la spada. Forse ha ragione, pens Andrej. Aveva paura, anche se per un motivo diverso da quello che credeva Frederic. Abbiamo tempo... disse. Ma quelle parole suonarono come una misera scusa persino alle sue stesse orecchie e Frederic non si degn neppure di obiettare. Dopo qualche istante, Andrej concluse: ... anche perch sappiamo dove sono diretti. Ammesso che quel Drakovic abbia detto la verit, brontol Frederic. Molto pi probabilmente ha mentito per farci cadere in una trappola. Non penso. Andrej scosse la testa. L'uomo aveva una paura tremenda. E aveva creduto a ci che Andrej gli aveva detto sul diavolo e sulla sua anima. Se si prestava fede a quelle parole, era impossibile mentire. Abbiamo bisogno di un posto per la notte, disse, cambiando argomento e tono di voce. Col nostro aspetto, attireremo l'attenzione. A quest'ora? Frederic scosse energicamente la testa. Non ci accoglier nessuno. Nessuno caccerebbe un uomo semiassiderato e un ragazzo ferito che bussano alla porta nel cuore della notte, ribatt Andrej. Hai bisogno di abiti puliti e di qualche ora di sonno, e io pure, prosegu, a voce un po' pi bassa. Ma soprattutto aveva bisogno di tempo per elaborare un piano sensato e per riflettere. Frederic sembr indovinare i suoi pensieri; non replic, eppure i suoi occhi lampeggiavano a tal punto di rabbia che, nonostante l'oscurit, Andrej se ne accorse. Il disprezzo del ragazzo gli faceva

male. Molto pi di quanto avrebbe dovuto. Sprofondarono nuovamente nello stesso sgradevole silenzio che li aveva accompagnati per gran parte della giornata. Faceva sempre pi freddo. Andrej cominci a battere i denti, e il vento, che lo pungeva con aghi invisibili sulle mani e sul viso scoperto, sembrava fondersi col gelo della sua anima, come se volesse annientarlo col fuoco ghiacciato dell'inferno. Per una buona mezz'ora, Frederic rimase in silenzio dietro di lui. Se la notte fosse stata pi chiara, avrebbero gi potuto vedere il mare e forse addirittura Constnt; invece tutto quello che Andrej scorgeva della citt portuale era un bagliore rosa pallido nel cielo. L'aveva pensato altre volte: le grandi citt non dormivano mai. Non era particolarmente felice di quella conferma, perch le loro possibilit di raggiungere Constnt senza essere visti diminuivano drasticamente. D'un tratto Frederic si raddrizz e punt lo sguardo davanti a s; Andrej se ne accorse e anche lui vide il chiarore apparso un po' pi avanti, su un lato della strada. Una casa, forse una piccola fattoria, in cui, nonostante l'ora tarda, c'era ancora luce. Andrej si ferm, in ascolto. Ma non c'erano rumori sospetti che potessero indicare la presenza di qualcuno in agguato. Tuttavia, mentre si avvicinavano all'edificio, i suoi sensi erano tesi allo spasimo. Il fatto che Domenicus non fosse l non significava che non avesse lasciato qualche uomo ad aspettare lui e Frederic. Il cavaliere dorato aveva detto che si sarebbero rivisti e quella era l'unica strada che conduceva a nord, verso Constnt. Drakovic, poi, gli aveva spiegato che i prigionieri sarebbero stati portati su una nave, e Constnt era il pi grande porto della zona. Anzi, per la Transilvania, era una gigantesca citt portuale sul mar Nero, e i turchi la guardavano con bramosia, perch da l si potevano controllare le principali vie commerciali verso l'interno, fino al delta del Danubio e ai Carpazi. Se era una trappola, allora era stata preparata molto bene... Ma la notte rimase silenziosa. Nessuno li aggred, sbucando dall'oscurit, e anche quando si avvicinarono all'edificio tutto rimase tranquillo. Si trattava di una grande locanda, evidentemente costruita non molto tempo prima, ed era collegata a vari altri edifici che tuttavia, nell'oscurit, restavano indistinti. Attraverso le imposte chiuse arrivava un vocio confuso e, davanti alla porta, erano legati quattro cavalli e un paio di muli denutriti. Andrej sottopose i cavalli a un rapido esame e il risultato lo tranquillizz. Gli animali non sembravano appartenere a dei guerrieri.

Leg lo stallone vicino ai due muli, sollev di sella Frederic senza tanti complimenti e si assicur che la sua camicia imbrattata di sangue secco fosse completamente nascosta sotto la coperta in cui il ragazzo si era avvolto. Quando siamo dentro lascia parlare me, disse in tono deciso. Frederic lo guard con aria di sfida e serr le labbra, ma non replic; allora Andrej si volt ed entr nella locanda. Fu colpito da un fiotto d'aria viziata e da un caos di odori e rumori, ma soprattutto dal confortevole calore di un fuoco che crepitava nell'imponente camino. Tenuto conto dell'ora tarda, nella locanda c'era un numero sorprendente di avventori. Seduti ai rozzi tavoli - a bere e a chiacchierare c'erano infatti almeno una dozzina di uomini di diverse et. Nessuno sembr stupito del fatto che loro due arrivassero l nel pieno della notte. La maggior parte stacc gli occhi dal bicchiere o smise di parlare, ma nessuno dedic loro pi di un'occhiata... a parte il locandiere, ma il suo interesse era ovviamente di natura commerciale. Be', riflett Andrej, non erano pi a Bors, bens nelle vicinanze di una grande citt il cui numero di abitanti era nell'ordine delle migliaia. Era verosimile pensare che la vita scorresse con regole diverse da quelle della piccola valle. Andrej spinse dentro Frederic, chiuse la porta dietro di s con la mano sinistra e indic con un cenno del capo un tavolo libero, posto accanto al camino. Gli avventori avevano ripreso a bere e a chiacchierare, ma lo sguardo diffidente del locandiere li segu mentre andavano al tavolo e si sedevano. Non appena si furono accomodati, il locandiere usc da dietro il bancone e si diresse verso di loro. Era un uomo molto alto, quasi completamente calvo, con le mani callose e un volto segnato che lo faceva sembrare molto pi vecchio di quanto non fosse. Indossava abiti semplici e un unto grembiule di pelle. Ancora per strada cos tardi? esclam, invece di salutarli. Andrej annu. Siamo contenti di aver trovato la vostra locanda. Siamo diretti a Constnt, ma evidentemente abbiamo valutato male la strada, rispose con una nota di profonda stanchezza nella voce. Si sentiva veramente esausto. Succede a molti, disse il locandiere. Cosa posso portarvi? Una birra non sarebbe male, rispose Andrej. E per mio fratello un bicchiere di latte caldo. Voglio anch'io una birra, protest Frederic. Allora una birra e un latte, ripet il locandiere, impassibile. E li pote-

te anche pagare? La diffidenza dell'uomo infastid non poco Andrej, il quale tuttavia ricacci in gola la risposta tagliente che aveva gi sulla lingua, prese la borsa, tir fuori alcune delle monete che aveva preso a Drakovic e al guerriero morto e le mostr al locandiere. Si rese cos conto che la diffidenza dell'uomo non era affatto ingiustificata. Fino a qualche giorno prima, lui non sarebbe stato in grado di pagare le bevande ordinate. Intascando le monete, il locandiere aggiunse: Anche qualcosa da mangiare? Se il fuoco in cucina fosse ancora acceso, sarebbe magnifico, replic Andrej. Non aveva molta fame, ma Frederic doveva mettere qualcosa nello stomaco. Forse il loro stato d'animo cos prostrato era anche dovuto a un motivo assai prosaico: dal mattino, non avevano mangiato altro che una manciata di bacche. Arrosto freddo e cavoli, esclam il locandiere. E, prima che tu lo chieda, ti dico che non ci sono camere libere. Ma potete dormire nella stalla, non costa niente. Grazie, rispose Andrej, sorpreso. Accettiamo... Dobbiamo proseguire, intervenne Frederic. Abbiamo promesso che oggi saremmo arrivati in citt. Te ne sei dimenticato? Accettiamo con piacere la vostra offerta, concluse Andrej, lanciando a Frederic uno sguardo tagliente. Non cambia nulla se arriviamo oggi o domattina presto. Il locandiere scroll le spalle e se ne and. Frederic trafisse letteralmente il suo compagno con lo sguardo. Non ci entrereste comunque, in citt. Andrej si gir goffamente sulla sedia dura per guardare l'uomo che aveva parlato. Era uno degli avventori del tavolo vicino, un uomo sui quaranta, coi capelli castani lunghi fino alle spalle e con un vestito che, almeno per i gusti di Andrej, aveva colori troppo vivaci. Il suo viso aveva qualcosa di esotico e il suo modo di parlare rivelava che il dialetto locale non era la sua lingua madre. Ma la sua faccia era cordiale e aperta e l'uomo aveva gli occhi di chi ride spesso e volentieri. Perch? chiese Frederic. Prima di rispondere, lo sconosciuto prese il boccale di birra e bevve una lunga sorsata. Al calare delle tenebre chiudono le porte della citt, disse poi. Nessuno pu entrare o uscire senza un lasciapassare. Non lo sapevate?

No, rispose Andrej. Non siamo... mai stati qui. E a quanto sembra neppure in altre grandi citt, vero? Lo sconosciuto sorrise, imitato dagli altri tre uomini seduti al tavolo con lui. Poi, mentre Andrej si stava chiedendo se interpretare quelle parole come un'offesa, l'uomo sollev il boccale di birra e fece un cenno. Perch non vi sedete con noi? Avete tutta l'aria di chi ha bisogno di qualche buon consiglio, e noi siamo curiosi di conoscere stranieri che hanno storie interessanti da raccontare. Tese la mano. Io sono Ansbert. Questi sono i miei fratelli: Vranjevic, Serg e Krusha. Andrej esit, poi prese la mano tesa e la strinse. E io sono Andrej Delny della valle di Bors. Questo mio fratello Frederic. Della valle di Bors? ripet Ansbert. Venite dalla Transilvania? intervenne Serg. Andrej annu e si alz per prendere posto al tavolo vicino. Frederic, per orgoglio, rimase seduto ancora per un po', ma poi si alz e lo segu. S, veniamo da Bors, un villaggio sulle rive del fiume Brasan... Non ditemi che non avete mai sentito nominare quel fiume, spieg Andrej, studiando attentamente i volti di Serg e dei suoi fratelli. Presentarsi col suo vero nome poteva essere azzardato - soprattutto dopo ci che era successo pochi giorni prima nella valle di Bors -, per non avrebbe scoperto nulla senza correre qualche rischio. In ogni caso, i volti degli uomini rimasero impassibili. Ansbert scosse violentemente la testa. Un fiume di nome Brasan? ripet. Mai sentito. Sorrise. Non offenderti, Delny. Non siamo della zona. Potresti essere a capo della pi grande famiglia della Transilvania o addirittura essere l'erede al trono della Valacchia e probabilmente noi non ti conosceremmo comunque. Bevve un altro sorso di birra e scrut Andrej e Frederic da sopra il bordo del pesante boccale di terracotta. Comunque non hai l'aspetto di un erede al trono, prosegu. E che aspetto ho? volle sapere Andrej. Cosa andate a fare a Constnt? intervenne Serg prima che il fratello potesse rispondere. Dietro quella frase c'era pi che semplice curiosit, Andrej lo sentiva. E improvvisamente comprese anche che quegli uomini non li avevano invitati al loro tavolo solo per gentilezza. Avevano un intento preciso. Ma lui non sapeva ancora quale fosse. Noi... volevamo far visita a nostra sorella, rispose. Si sposata cinque anni or sono, andando a vivere a Constnt. Non ci vediamo da allora.

Venite dalla Transilvania solo per una visita familiare? chiese Krusha. La strada lunga. Nostro padre morto improvvisamente la primavera scorsa, s'intromise Frederic. Qualcuno deve pur dirlo a Lugova. Andrej represse l'impulso di lanciare al ragazzo uno sguardo stupito. Sino ad allora Frederic era rimasto in silenzio, ma evidentemente aveva tenuto le orecchie ben aperte. Forse anche lui si era accorto che in quegli uomini c'era qualcosa di sospetto. Sapete dove abita vostra sorella? chiese Serg. Constnt una citt molto grande, ragazzo mio. Puoi cercare qualcuno per una settimana senza trovarlo. Anche per due o tre, esclam Ansbert. Soprattutto ora. Perch soprattutto ora? chiese Andrej. C' il mercato, rispose Ansbert. La gente arriva in citt da ogni dove. Fece un ampio gesto. E questo il motivo per cui i miei fratelli e io dobbiamo alloggiare in questa bettola anzich in una locanda adatta a noi. In tutta Constnt non c' pi una sola camera libera. Ed anche il motivo per cui di notte chiudono le porte della citt? s'inform Andrej. Serg lo fiss con un'espressione di sorpresa troppo spontanea per essere falsa. Bors deve essere proprio lontana, disse poi. Evidentemente non sapete cosa succede nel mondo. E cosa succede? ribatt Andrej. Serg e i fratelli si scambiarono uno sguardo eloquente prima che Ansbert rispondesse. C' la guerra, Delny. La guerra? ripet Andrej. Chi combatte e contro chi? C' sempre qualcuno che muove guerra a qualcun altro, replic Ansbert, sollevando le spalle. Chi combatte e contro chi... non ha nessuna importanza, non credi? Comunque non ancora scoppiata, ma gi si parla del 'pericolo turco'. I brutti tempi portano brutta gente, non cos? Ma forse questa non la cosa peggiore che possa capitare, intervenne Krusha. Andrej li guard con attenzione. Dove volete arrivare? chiese, senza mezzi termini. Ansbert sorrise. Non mi ero sbagliato su di te, Delny. Sei una persona intelligente. Arriv il locandiere con le vivande: un boccale di birra per Andrej, latte

caldo per Frederic e due porzioni di arrosto freddo con cavoli. Bench il cibo non avesse un aspetto particolarmente appetitoso, ad Andrej venne l'acquolina in bocca. Interruppero la conversazione finch il locandiere non si fu allontanato. Frederic cominci a divorare il cibo, mentre lo stomaco di Andrej emetteva un brontolio che fece sghignazzare Ansbert. Ma, sebbene avesse preso il coltello e il cucchiaio di legno posati dal locandiere vicino al piatto, Andrej non si mise subito a mangiare. In ogni caso, non sono abbastanza intelligente da capire cosa volete da noi, borbott. Ansbert sorseggi la birra e poi disse: Perch non venite con noi? Tu non sembri un vigliacco. I miei fratelli e io siamo artisti girovaghi. Abbiamo sempre bisogno di qualcuno con buone braccia e senza paura di lavorare. Possiamo trovare qualcosa da fare anche per tuo fratello. Andrej si rese conto che la tensione tra i fratelli era diventata quasi palpabile. Voleva rispondere, ma proprio in quell'istante... all'esterno si sentirono un tintinnio di armi e una voce. Una voce che aveva parlato in un dialetto straniero. Fu come un pugno nello stomaco. Per alcuni secondi ad Andrej manc letteralmente il respiro. La sensazione di una presenza sconosciuta, assolutamente malvagia, piomb su di lui con una violenza quasi fisica, cos improvvisa e brutale che, per qualche istante, egli fu incapace di formulare un pensiero chiaro. Era troppo tardi. La porta si spalanc e prima tre, poi quattro, infine cinque uomini - che indossavano un elmo e un pesante mantello di lana - entrarono nella locanda. Andrej cap subito che facevano parte del gruppo dei suoi persecutori. Ma il cavaliere dorato, quello che l'aveva quasi ucciso con la spada a due mani, non c'era. V Entr un sesto uomo e, con un esagerato brivido di freddo, chiuse la porta dietro di s. Mentre si girava, il suo mantello si apr di due dita e Andrej intravide il debole luccichio dell'oro - o forse dell'ottone - appannato dal freddo e dall'umidit della notte. Abbass in fretta il capo per non attirare l'attenzione. Tutti gli avventori scoccarono occhiate curiose ai nuovi arrivati, evitando tuttavia d'incrociare lo sguardo di quei soldati dall'aspetto tutt'altro che amichevole.

Andrej sper di confondersi tra gli altri uomini della locanda. E infatti l'uomo con l'armatura d'ottone gli pass accanto e lo ignor, dirigendosi invece a passi veloci verso il bancone e i suoi compagni. Poi ordin quello che avevano preso gli altri: una birra. Nella sala ricominciarono le conversazioni - anche se a voce decisamente pi bassa - e Andrej si chin sul piatto, mettendosi a mangiare. Non sentiva il sapore, e non vedeva neppure le occhiate stupite che si stavano scambiando Ansbert e i suoi fratelli; non percepiva nulla, giacch la presenza del cavaliere dorato riempiva la locanda di una forza che pareva sopraffare i sensi. Ma neanche quello era l'uomo con cui lui aveva combattuto. Con la coda dell'occhio, vide che Frederic, improvvisamente pallidissimo, aveva lasciato cadere le posate. Il ragazzo ebbe sufficiente padronanza di s per non fissare gli uomini al banco, ma le sue mani si erano messe a tremare. Ben presto, il tremito si estese alle braccia, alle spalle e infine a tutto il corpo. Devi controllarti, gli sussurr Andrej. Con sorpresa, Frederic reag a quelle parole con un cenno nervoso. Si pass la punta della lingua sulle labbra e, per contenere il tremore, premette le mani sul tavolo ai lati del piatto. Conoscete quegli uomini? chiese Serg a bassa voce. No, rispose Andrej. Comunque... non direttamente. Faticava persino a parlare. Era come se la presenza del cavaliere dorato e dei suoi cinque compagni riempisse la sala di un odore nauseante, che gli toglieva il respiro, oppure come se una sostanza vischiosa si fosse riversata nella sua mente, paralizzandola. Con un movimento furtivo, fece scivolare una mano sotto la coperta in cui si era avvolto e tocc l'impugnatura della scimitarra. Voleva essere pronto. Non poteva permettersi di arrivare a uno scontro con sei guerrieri, di cui almeno uno era alla sua altezza, se non addirittura pi forte, e soprattutto non poteva farlo nella locanda. Anche se avesse vinto - cosa che comunque considerava poco probabile -, in quella sala stretta e piena di gente, uno scontro si sarebbe trasformato in una strage. Ed erano gi morti troppi innocenti. Cosa aspettavano quegli uomini? Perch non guardavano gli avventori? Perch non interrogavano il locandiere per sapere se aveva visto lui? Serg bevve una lunga sorsata dal suo boccale, si pass il dorso della mano sulla bocca per togliere la schiuma e si alz. Non appena vide Serg levare una mano e rivolgersi agli uomini al banco, il cuore di Andrej co-

minci a battere all'impazzata. Signori, disse Serg. Gli occhi di Frederic erano diventati cupi per il terrore e il cuore di Andrej martellava. Serg era impazzito o li voleva tradire? Strinse con pi decisione l'impugnatura della scimitarra. Se quel saltimbanco pensava di guadagnarsi una taglia, non sarebbe vissuto a sufficienza per riscuoterla. Signori, scusatemi, chiam ancora una volta Serg. Andrej contrast con tutte le sue energie l'impulso di voltarsi, ma sent che almeno un paio di uomini si avvicinava. Cosa vuoi? chiese una voce brusca. Serg fece un sorriso da ubriaco e alz il boccale, come se volesse fare un brindisi a qualcuno che stava immediatamente dietro Andrej. Vi prego, scusate il disturbo, nobili signori... disse trascinando le parole. Ma i miei fratelli e io ci chiedevamo se non possiamo concludere un affare con voi. Andrej beveva la birra e intanto cercava di guardare con la coda dell'occhio l'uomo alle sue spalle. Vide poco pi di una sagoma, che comunque era troppo scura e piccola per appartenere al cavaliere dorato. Strinse ancora di pi l'impugnatura della scimitarra. Come puoi pensare che possiamo essere interessati a un affare con voi? chiese l'uomo. E cosa avreste da offrire? intervenne una seconda voce. Siete in viaggio per Constnt, giusto? osserv Serg. E se anche fosse? I miei fratelli e io abbiamo la stessa meta, rispose Serg. Ci chiedevamo se non potremmo venire con voi. Perch? Stavolta Andrej percep chiaramente un tono diffidente nella voce dello sconosciuto. Siamo artisti girovaghi, spieg Serg. E domani giorno di mercato. Una buona posizione vale denaro sonante. Ma non riusciremo a procurarcela se entreremo a Constnt soltanto domattina. un problema vostro, s'intromise un'altra voce, con un accento che Andrej non aveva dimenticato. Si collegava all'immagine impressa a fuoco nella sua mente: il cavaliere dorato che incombeva su di lui con la spada a due mani minacciosamente sollevata; quello stesso cavaliere che, quando la situazione si era capovolta, aveva detto: Cosa vuoi? Il mio nome o la mia testa? Perch dai retta a questa gentaglia, Bogesch? prosegu l'uomo con vo-

ce severa. Non abbiamo tempo per simili sciocchezze. L'uomo si avvicin, gir intorno al tavolo a passo veloce e si ferm dalla parte opposta. Andrej cap subito chi era. Era molto alto, aveva capelli biondi e ondulati lunghi fino alle spalle e sembrava molto pi giovane del cavaliere dorato con cui lui aveva combattuto. Il suo volto sarebbe stato anche gradevole se gli occhi non avessero avuto un'espressione spietata, che scosse Andrej sin nel profondo. Non siamo gentaglia, balbett Serg. Recitava in maniera molto convincente la parte dell'ubriaco. Siamo artisti! Artisti... come no? Il cavaliere dorato inarc un sopracciglio. Pi che altro mi sembrate ladri girovaghi, che vanno da un mercato all'altro a caccia di babbei da alleggerire. Mentre parlava, faceva scivolare lo sguardo da un volto all'altro. Andrej not con stupore che il cavaliere non gli aveva dedicato pi attenzione che agli altri, ma in compenso si era soffermato a squadrare Frederic. Perdonate mio fratello, nobile signore, esclam Ansbert. ubriaco e non sa quello che fa. Serg, scusati! Cos'ha il ragazzo? Il cavaliere fece un cenno in direzione di Frederic. malato? Frederic abbass lo sguardo, prese con mano tremante il cucchiaio e toss. Non ha nulla, rispose Ansbert. Ma la gente generosa se pensa di vedere un bambino malato. Non sembra vostro fratello, mormor in tono sospettoso il cavaliere dorato. A dire la verit non sembrate proprio fratelli. Ansbert sorrise. Forse perch abbiamo padri diversi... ... che sembrano provenire da parti diverse del mondo... complet diffidente l'uomo biondo. Da dove venite? Dal nord? Lass non si guadagna niente, sbott Ansbert, scuotendo la testa. Abbiamo passato l'estate tra la gentaglia turca e ora vogliamo andare in Transilvania, anche se temo non ne valga la pena. Smettila di perdere tempo con quella gentaglia, grid uno degli uomini al banco. Dobbiamo andare. Malthus ci aspetta tra un'ora. Il cavaliere non rispose. Guard di nuovo Frederic e sul suo volto comparve un'espressione pensierosa, come se fosse sorpreso di trovarlo l. Ma naturalmente era impossibile. L'uomo e Frederic non potevano conoscersi... a meno che il ragazzo non avesse detto tutta la verit sull'assalto a Bors. Ma allora cosa significava la reazione del cavaliere?

Riflettete sulla nostra offerta, nobile signore, riprese Serg, con la bocca impastata. Se ci portate con voi in citt, per noi vorrebbe dire una bella sommetta. Non fateci caso, s'intromise Ansbert. Abbiamo soldi sufficienti per pagare la nostra birra. Poi si rivolse al fratello, ordinandogli: Chiudi la bocca! Non voglio guai! Il cavaliere li fiss ancora per qualche istante, poi scroll le spalle e se ne and. Qualche minuto dopo, si sent il tintinnio di alcune monete lanciate sul bancone e subito dopo gli uomini lasciarono la locanda. Senza farsene accorgere, Andrej tir un sospiro di sollievo e la sua mano lasci l'impugnatura della scimitarra, anche se molto lentamente. Gli stranieri se ne erano andati e con loro era sparita anche l'oppressione generata dalla loro presenza ostile. Tuttavia Andrej era ancora sconvolto e non si sentiva del tutto sollevato. Lanci a Serg uno sguardo furioso, e poi si volt verso Frederic. Il ragazzo era ancora scosso dai tremiti - anche se non pi come prima - ed era cos pallido che sembrava davvero malato. Aveva la fronte e il labbro superiore imperlati di sudore freddo. Cos, voi non conoscete quegli uomini... osserv Serg in tono canzonatorio. Andrej lo ignor. Era uno di quelli che hai visto alla fortezza? chiese a Frederic. Frederic annu, poi scosse la testa. Due, lo corresse. Due uomini? Andrej rimase impassibile, ma la sua voce suon molto pi spaventata di quanto fosse opportuno in quel momento. Quello al... banco, prosegu Frederic, esitante. Cera anche quello. Era uno dei tre con l'armatura dorata. Quello non era oro, borbott Krusha, scrollando energicamente la testa. Anche un bambino potrebbe bucare con un chiodo arrugginito quell'armatura di ottone o rame. Solo uno stolto indossa una corazza simile. Uno stolto... oppure qualcuno per cui l'armatura non ha la minima importanza perch non teme le armi, pens Andrej. Due uomini? ripet. Erano quei due? Quei due e quello contro il quale hai combattuto, annu Frederic. Non dimenticher mai le loro facce. Andrej fu colto da una sensazione di cupo orrore. Se quegli uomini avessero anche solo lontanamente sospettato chi erano lui e Frederic, loro due non sarebbero rimasti in vita pi di qualche minuto. Era prossimo alla disperazione. Qualche giorno prima, aveva vinto il duello soltanto per ca-

so; se l'era cavata, ma doveva ringraziare pi la fortuna che la sua abilit nel combattere. Ma come avrebbe potuto sconfiggere tre nemici pressoch invulnerabili? Un uomo accanto a loro si alz e, trascinando i piedi, si diresse al bancone per pagare le proprie consumazioni; evidentemente voleva andarsene. Andrej si rivolse a Serg. Sei davvero ubriaco, oppure hai un senso dell'umorismo molto particolare? sibil, irato. Serg sostenne il suo sguardo. Preferisco sapere con chi ho a che fare, rispose, calmo. Voi non state andando a Constnt a trovare vostra sorella. Chi sono quei tizi? Uomini che meglio lasciar perdere, rispose Andrej. Fece un cenno a Frederic e cerc di alzarsi, ma Serg allung di scatto la mano e lo tenne per il braccio. Andrej lo guard, aggrottando la fronte, e l'altro, dopo qualche istante, ritir la mano. Non cos in fretta, amico mio. Forse possiamo concludere un affare, disse Serg in tono pacato e con un sorriso. Poco probabile, replic Andrej. Ora meglio se ce ne andiamo. Lo sguardo di Serg s'indur per un istante, ma si rasseren subito. Andrej sentiva che il suo interlocutore era tutt'altro che un vigliacco e Serg, dal canto suo, sembrava aver capito istintivamente che era meglio non mettersi a litigare con quello straniero. Si limit a sollevare le spalle e a mostrare di nuovo il suo sorriso da finto ubriaco. Andrej si stacc dal tavolo e fece cenno a Frederic di seguirlo. Nel frattempo, l'uomo che poco prima si era alzato aveva raggiunto la porta e stava cercando invano di aprirla. Andrej segu quel movimento con la coda dell'occhio e qualcosa d'un tratto lo allarm, bench non sapesse esattamente cosa. Si alz, coi sensi all'erta; con la sinistra apr la coperta che gli serviva da mantello e con la destra afferr l'impugnatura d'avorio intagliato della scimitarra. Serg sgran gli occhi alla vista della preziosa arma che Andrej teneva alla cintura, ma poi segu il suo sguardo e anche lui s'incup. L'avventore - non sobrio, ma neppure del tutto sbronzo - tir inutilmente ancora un paio di volte la maniglia e poi, barcollando, si rivolse al locandiere dietro il bancone. La porta... non si apre. Sei sbronzo, replic l'uomo, ridacchiando. Quella porta non ha serratura. Ma io voglio... uscire, farfugli l'avventore. Serg mise da parte il suo boccale di birra e, alzatosi lentamente, fece scivolare la mano sotto il mantello, dove senza dubbio teneva un'arma.

C' qualcosa che non va, sussurr. La sensazione di pericolo si fece cos intensa che Andrej riusciva quasi a toccarla. Ma io voglio uscire, biascic l'uomo. Il locandiere si limit a sollevare le spalle. Allora l'ubriaco si volt e si mise ad armeggiare intorno alle imposte della finestra vicino alla porta. Allora... esco dalla finestra, farfugli. No, sussurr Andrej. Poi grid: No! Spostati dalla finestra! Troppo tardi. L'uomo apr il chiavistello, spalanc le imposte e... una freccia infuocata lo colp in mezzo al petto. La violenza del colpo fu tale che l'uomo fu scaraventato all'indietro per varie iarde prima di finire, mulinando le braccia, contro un tavolo che si sfasci sotto il suo peso. In un attimo, la locanda si trasform in una bolgia. Gli avventori balzarono in piedi e si misero a gridare e a correre, come impazziti. Boccali e bicchieri andarono in frantumi, mentre l'uomo colpito dalla freccia prese a urlare, lanciando grida quasi disumane. Una seconda freccia infuocata entr dalla finestra e si conficc nella parete, a un palmo dal locandiere; poi, improvvisamente, anche le imposte delle altre finestre si misero a tremare sotto una serie di colpi violenti. Rosse fiamme palpitanti squarciarono l'oscurit. Qualcosa di piccolo e scuro vol dalla finestra aperta, sbatt contro il bancone e and in frantumi. La sala si riemp di un odore caratteristico, penetrante e inconfondibile. Olio! ansim Ansbert. Buon Dio, spegnete il fuoco! Ancora una volta l'avvertimento arriv troppo tardi. Una terza freccia infuocata entr dalla finestra e si conficc nel bancone. Nella zona davanti alla porta divamp un inferno di fiamme guizzanti, rosse e gialle. Nella locanda regnava il caos. Il panico dilagava tra gli avventori, che si ritraevano terrorizzati davanti alle fiamme, urlavano e correvano senza meta. Il locandiere sbuc da dietro il bancone e, gesticolando, indic una bassa porta nella parete alle sue spalle. Qui! Presto! No! url Serg. Non aprirla! Probabilmente il locandiere non lo sent. Spalanc la porta urlando, fece un passo nella stanza retrostante - verosimilmente la cucina - e barcoll all'indietro. Dalla sua gola spuntava una freccia infuocata. Una pioggia di dardi colpiva le imposte oppure entrava direttamente nella sala attraverso le finestre aperte. Il bancone era ormai incendiato per tutta la sua lunghezza e fiamme giallognole penetravano attraverso le fessure delle poche imposte ancora chiuse. L'aria era rovente e satura di fumo soffocante anche perch le fiamme, con velocit sorprendente, avevano

attaccato il tetto di paglia. Su Andrej cadevano scintille e paglia infuocata e lui riusciva appena a respirare; il caldo era cos intenso che gli occhi gli lacrimavano. Tossendo, si guard intorno, alla ricerca di Frederic. Non era passato neppure un minuto dalla prima freccia, ma c'erano pochi dubbi su come sarebbe finito quel subdolo agguato. Un buon terzo della sala e una parte spaventosamente grande del tetto erano gi in fiamme e il fuoco si allargava con inquietante velocit. Si rischiava di morire soffocati oppure bruciati tra mille tormenti. Finalmente Andrej scorse Frederic. Il ragazzo si era accucciato in un angolo vicino al camino e si era tirato la coperta sulla testa per proteggersi. Su di lui piovevano scintille e sul bordo inferiore della coperta guizzavano gi le prime fiamme. Andrej spost un uomo urlante, balz verso Frederic e lo sollev, mentre, con la mano libera, cercava di spegnere le fiamme che avevano raggiunto la coperta. Frederic tossiva in modo straziante. I suoi occhi lacrimavano tanto che probabilmente non riusciva a vedere e il suo farsetto lacerato mostrava tracce di bruciature. Trattieni il fiato! ansim Andrej. Cerca di non respirare il fumo, mi senti? La risposta di Frederic si perse in un lancinante attacco di tosse. Poi, fra le grida terrorizzate degli altri avventori, un pezzo del tetto di paglia, largo almeno una iarda, piomb su di loro. Andrej strinse a s il giovane per proteggerlo, poi spazz via le fiamme e il fieno incendiato e si guard intorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Due uomini avevano cercato di uscire da quella trappola mortale attraverso la cucina, pagando con la vita quel tentativo; un terzo, tanto disperato da volersi aprire un varco attraverso la porta incendiata, adesso era divorato dalle fiamme. Il calore aveva superato i limiti dell'immaginabile e cresceva ancora. Ad Andrej sembrava che ogni respiro gli bruciasse i polmoni; sentiva i capelli che si arricciavano e le ciglia e le sopracciglia che si strinavano. Frederic gemeva per il dolore e la paura. Doveva assolutamente portarlo fuori da l, a qualunque costo. Se nei prossimi minuti non fosse avvenuto un miracolo, sarebbero morti tutti e due! Andrej spinse Frederic sotto un tavolo, poi ci salt sopra e sfoder la scimitarra. Senza incontrare la minima resistenza, la lama tagli la paglia rimasta del tetto, tranci uno dei falsi puntoni e lo spinse contro quello a fianco. Allora Andrej abbass l'arma, afferr a mani nude la paglia infuocata e la ridusse a brandelli. Ormai anche la sua coperta aveva preso fuoco;

le fiamme gli bruciavano le mani e gli facevano scoppiare la pelle in grandi vesciche. E l'ossigeno, entrato dal buco che lui aveva aperto nel tetto con quello sforzo disperato, attizz il fuoco, creando un calore ancora pi insopportabile. Tutta la sala ormai sembrava un'unica brace incandescente. Il tavolo su cui stava in piedi aveva preso fuoco e gli sembrava di avere un baldacchino di fiamme sospeso sopra la testa. Aveva smesso di urlare. I polmoni gli bruciavano, le labbra erano coperte di piaghe e insanguinate. Tuttavia continuava a squarciare il tetto con violenza disperata: a mani nude, spezz un altro puntone e con uno sforzo estremo si iss sul tetto in fiamme. Una freccia gli sibil accanto, vicinissima, e, bench l'avesse mancato, era chiaro che Andrej non sarebbe stato al sicuro ancora per molto. Gli aggressori si nascondevano nell'oscurit, mentre lui, circondato dalle fiamme, offriva un bersaglio perfettamente visibile. Anche se il fuoco non l'avesse ucciso, gli arcieri non gli avrebbero lasciato il tempo di portare sul tetto anche Frederic. Schiv una seconda freccia e strisci carponi su quello che rimaneva del tetto. D'un tratto i suoi vestiti presero fuoco e lui fu costretto a fermarsi per soffocare le fiamme. Poi, gridando per il dolore e tossendo senza tregua, riprese a strisciare e cerc di orientarsi tra le cortine di fuoco. Dalle finestre aperte sotto di lui guizzavano fiamme rosse e arancione, simili a lame tremolanti che squarciassero la notte. Vide figure che si precipitavano verso la locanda - uomini e donne che abitavano l vicino e che erano stati strappati al sonno da quell'inferno -, ma vide anche uomini con archi e spade che si muovevano scompostamente ai margini dell'irregolare cerchio di luce, come insetti attirati dal fuoco. Per quanto tempo ancora Frederic avrebbe resistito? Andrej si alz e, barcollando, cerc di avanzare. Ma un violento colpo all'anca lo fece cadere in ginocchio e poi gli fece perdere l'equilibrio: Andrej gir su se stesso e cadde dal tetto. Fu un salto di poco pi di due iarde, ma il suolo era duro come la pietra e l'impatto lo fece quasi svenire. Avrebbe certamente perso i sensi se non ci fossero stati lo spaventoso dolore della freccia conficcata profondamente nell'anca... e il pensiero di Frederic, l'unica persona che gli era rimasta al mondo, la sola cosa che dava senso alla sua vita. Tremando violentemente, si mise carponi, si strapp la freccia e poi si allontan, tra la paglia incendiata e le fiamme. Dopo qualche passo, trov la forza di alzarsi e di procedere, sorreggen-

dosi al muro della locanda. Teneva la schiena aderente alla parete di mattoni: erano cos roventi da bruciargli la pelle, ma non aveva importanza, perch ormai aveva ustioni su tutto il corpo. Riusciva appena a riconoscere quello che vedeva. Tutto era confuso e accecante, tutto era... dolore. Avanz ancora, barcollando; poi, per, il muro fin, il suo appoggio venne meno e lui cadde a terra, rovesciandosi su un fianco. Stremato, perse i sensi, ma per poco. Quando riprese conoscenza, vide che davanti a lui si muoveva qualcosa, qualcuno. Sent varie grida, i rumori di uno scontro. L'urlo stridulo di un ragazzo... Frederic. Quel pensiero gli diede nuova forza. Si rialz a fatica e si diresse a tentoni verso le ombre in movimento che intravedeva davanti a s. Percep due ombre danzanti, il bagliore del metallo... Allora si pass il dorso della mano sugli occhi, spazz via le lacrime, il sangue e i brandelli di pelle, e riusc a vedere meglio. Si trovava vicino alla parte pi stretta della casa, non lontano dalla porta attraverso cui il locandiere aveva cercato invano di fuggire. A pochi passi da lui c'erano due uomini avvolti in un mantello scuro, sotto il quale scintillava il metallo di una robusta corazza. Uno di loro era piegato sulle ginocchia, il secondo gli stava dietro di un passo. Entrambi erano armati con un arco lungo e avevano posato a terra un buon numero di frecce, pronte per essere usate contro chiunque avesse cercato di mettersi in salvo attraverso la porta posteriore. Andrej sguain la scimitarra e attacc senza un momento di esitazione... Nessuno dei due ebbe il tempo neppure di abbozzare un tentativo di difesa. L'uomo inginocchiato aveva una freccia incoccata. Avrebbe potuto scagliarla - Andrej era convinto che l'avrebbe fatto e si prepar al dolore del colpo violento -, ma quello rimase semplicemente l, a fissare immobile il demonio che, avvolto in un mantello di fiamme, si scagliava urlando contro di lui. In quel momento, ai due arcieri Andrej doveva sembrare davvero un demonio, uscito dall'inferno per portarli con s. Fu l'ultima cosa che videro nella loro vita. Andrej li uccise rapidamente, senza piet e senza la minima esitazione. Nel suo animo si diffuse un'orribile sensazione di gelo. Mentre uccideva i due uomini non aveva provato nulla, n un senso di trionfo n un moto di sollievo. Aveva semplicemente eliminato un ostacolo e non troncato di netto due vite umane. Era come se avesse perso ogni emozione, come se il terrore e il dolore gli avessero incenerito ogni parvenza di umanit. Per un istante fugace era diventato soltanto una cosa, che aveva un compito da svolgere a qualsiasi costo.

Fece scorrere lo sguardo sulla casa in fiamme e sulla zona circostante, dove luce e tenebre conducevano una lotta accanita. Vide tre, quattro, forse cinque figure, una delle quali scintillava di un brillante colore dorato. Poi si concentr di nuovo sulla casa. La parte sinistra dell'edificio era tutta in fiamme; dalla parte superiore usciva un fumo nero e spesso e dalle finestre, le cui imposte erano ormai ridotte in cenere, uscivano lingue di fiamma, come dalla bocca aperta di un forno. Di certo, nella locanda, il calore doveva aver raggiunto una temperatura tale da fondere il metallo. Nessuno degli avventori poteva essere ancora in vita. Tuttavia, nel fragore delle fiamme, gli sembr di sentire alcune grida. E infatti una figura avvolta dal fuoco usc dall'edificio, fece qualche passo esitante, inciamp e poi cadde a terra, urlando. Andrej rinfoder l'arma, ignor l'uomo agonizzante, si port di scatto le mani davanti al viso e corse verso la locanda invasa dal fuoco. Entrando, fu colpito da una luce abbagliante e da un calore insopportabile. Non riusciva pi a respirare. La pelle gi ustionata si piag ancora di pi. Eppure qualcuno stava veramente urlando e, bench non potesse sapere se si trattava di Frederic, il suono di quella voce umana in quell'inferno di fuoco bast a ridargli coraggio. Attravers la minuscola cucina divorata dalle fiamme, giunse nella sala principale e inciamp nel corpo del locandiere. Riusc a non cadere, ma perse quasi subito l'orientamento. Intorno a lui non c'erano che calore, luce abbagliante e fiamme guizzanti. Gli era impossibile riconoscere quello che aveva intorno e tantomeno in quale punto dell'edificio si trovasse. Tuttavia improvvisamente... avvert la presenza di Frederic. Era come se disponesse di un nuovo senso, grazie al quale sapeva che il ragazzo era ancora vivo. E infatti si trovava proprio davanti a lui, in preda a un terrore indicibile e a dolori insopportabili. Andrej balz in avanti, sent qualcosa che bruciava e lo afferr. Ormai era praticamente cieco e il dolore lo attanagliava come una morsa; tuttavia fu proprio quel tormento insopportabile a dargli la forza di stringere Frederic a s e di trascinarsi a fatica nella direzione in cui presumeva ci fosse la porta. Il dolore non cessava, ma la misericordia della morte, che avrebbe posto fine allo strazio, gli era preclusa. Sbatt contro il bancone, strisci col piede contro un ostacolo morbido e irregolare e seppe che era sulla strada giusta. Accecato dal dolore e dal bisogno di respirare, cozz contro il telaio della porta e, con le ultime forze, usc dall'edificio attraverso la cucina in fiamme. Le forze lo abbandonarono definitivamente due passi oltre la porta. Cad-

de sulle ginocchia, lasci Frederic e si rotol a terra, per spegnere le fiamme che guizzavano sui vestiti, bench non fosse sicuro di riuscirci. Poi si volt su un fianco, premette le mani sulla testa per impedire che i capelli bruciassero e combatt con le ultime energie per non perdere i sensi. Non sapeva cosa sarebbe successo: non era mai stato ferito cos gravemente. Per riprendersi, forse gli sarebbero serviti vari giorni... oppure sarebbe morto nel giro di qualche minuto. Ma gli uomini con l'armatura dorata non avrebbero rinunciato a uccidere Frederic. Doveva resistere per portare in salvo il ragazzo. Infine riusc ad aprire gli occhi e a mettersi carponi. Aveva la vista offuscata, ma fu in grado di scorgere Frederic sdraiato al suo fianco e si rese conto che era ancora cosciente, sebbene si torcesse in modo terribile, gemendo di dolore. Andrej non riusciva a distinguere le fattezze del suo volto, ma forse era meglio cos. Si pieg su di lui e allung la mano per girarlo, per in quel momento fu colpito da un brutale calcio nelle costole che lo scaravent su un fianco. Malthus mi ha parlato di te, Delny. E mi ha detto che ti aveva anche promesso che ci saremmo rivisti. A essere sincero, non credevo che sarebbe successo cos presto. Andrej non riconobbe la voce, tuttavia not che aveva lo stesso, strano accento del colosso che l'aveva quasi tagliato a met con la sua spada a due mani. La figura splendente d'oro torn ad annebbiarsi davanti ai suoi occhi e Andrej si ritrov pericolosamente sull'orlo di quell'incoscienza contro cui aveva strenuamente combattuto. Non poteva cedere. Se lo avesse fatto, il cavaliere dorato lo avrebbe ucciso. E poi sarebbe toccato a Frederic. Allung la mano verso la cintura per afferrare la scimitarra. Il cavaliere dorato rise malignamente, con un calcio allontan la mano di Andrej e sguain la sua spada. Sei davvero coraggioso, Delny. quasi un peccato che tu non vivrai abbastanza per diventare un avversario con cui valga la pena confrontarsi. Lo sguardo di Andrej si schiar di colpo. Sentiva che le terribili ustioni stavano guarendo, tuttavia le forze lo stavano lentamente abbandonando. L'inquietante potere che gli impediva di morire chiedeva il proprio tributo. Nel giro di qualche istante avrebbe perso i sensi. La punta della spada del suo avversario gli tocc la gola, poi si spost verso il cuore, ma, invece di affondare il colpo, il cavaliere guard Andrej con le palpebre socchiuse e la testa chinata di lato. Non hai mai visto la morte negli occhi, vero? chiese. Quello che sta succedendo ti sgomenta

e ti spaventa. Annu, come se Andrej gli avesse effettivamente risposto. Non c' molto da guadagnare a uccidere un pivello come te. Sorrise. Ma purtroppo c' ancora meno da guadagnare a tenerti in vita. Afferr con entrambe le mani la spada, divaric le gambe, sollev l'arma sopra la testa... e improvvisamente una figura uscita dall'oscurit gli balz addosso e lo fece cadere. Andrej non aveva neppure la forza di girare la testa per seguire il duello. Il cavaliere url - ma pi di sorpresa e rabbia che di terrore -, poi sopraggiunse una seconda figura, con gli abiti bruciati e il viso annerito dalla fuliggine. Ad Andrej sembr di riconoscere Serg, ma non ne era sicuro. Una spada scintill. Un suono sordo, stridente, di acciaio che penetra nel metallo e nella carne. Non aveva importanza. Ormai nulla aveva pi importanza. Andrej perse conoscenza. VI Doveva essere rimasto privo di sensi molto a lungo. Ancora prima di aprire gli occhi, si rese conto che era passato tanto tempo... ore intere. Sent subito i morsi della fame e una sete straziante. Socchiuse le palpebre, ma non vide altro che un cielo scuro, pieno di stelle, e le sagome di rami spogli. Da qualche parte, vicino a lui, una voce mormorava qualcosa d'incomprensibile. Andrej concentr l'attenzione su se stesso. Non sentiva pi dolore e quando, con cautela, tese i muscoli delle gambe e delle braccia si accorse che essi rispondevano alle sollecitazioni. Non era legato. Quest'ultimo fatto - unito alla consapevolezza che, se poteva pensare, allora era vivo - gli fece quantomeno presumere che non era prigioniero di Domenicus e dei suoi tre cavalieri dorati. Gir cautamente la testa e scorse due figure sedute vicino a un fuoco da campo ormai quasi spento. Non riusciva a riconoscere i loro volti. Cerc di cogliere qualche frammento di conversazione, ma poi si arrese e volt la testa dall'altra parte. Frederic era coricato sulla schiena poco pi in l e dormiva... o forse aveva perso i sensi anche lui. Comunque vivo, pens Andrej, osservando il torace del ragazzo che si alzava e si abbassava ritmicamente. Si sollev, raggiunse carponi Frederic, scost la coperta bruciacchiata che qualcuno gli aveva steso addosso e sussult, orripilato. Gli abiti erano

carbonizzati, i capelli strinati fino al cuoio capelluto e le ciglia e le sopracciglia erano sparite. Ma il volto e la parte del torace che Andrej riusciva a vedere sotto il farsetto stracciato sembravano illesi. Allungando la mano, sfior Frederic e sent che il polso del ragazzo era velocissimo. La sua fronte era rovente. Non preoccuparti, Delny, disse una voce alle sue spalle. Ha la febbre, s, per non ha nient'altro. Andrej alz lo sguardo e scorse un volto deturpato dalle fiamme. L'occhio sinistro di Serg non c'era pi e la carne fino alla punta del mento era arrossata e coperta di vesciche. Le labbra erano cos gonfie che l'uomo faticava a parlare. Il ragazzo deve avere il miglior angelo custode che esista da questa parte del mar Nero, prosegu. Proprio come te. Nella sua voce c'era qualcosa che allarm Andrej. Nell'occhio sano di Serg si accese un lampo di diffidenza. Aveva la mano sinistra avvolta in uno straccio inzuppato di sangue, ma la destra era pronta a estrarre la spada che teneva alla cintura. Allora dobbiamo lasciarlo dormire, mormor Andrej, alzandosi. Frederic gemette e agit le braccia, ma non si svegli. Con un passo indietro, Serg fece un cenno ad Andrej, invitandolo ad avvicinarsi. Aveva mosso la mano ferita, mentre l'altra era rimasta sull'impugnatura della spada. Non la spost neppure quando Andrej obbed alla sua richiesta, compiendo il breve tragitto verso il fuoco da campo. Ormai i suoi occhi si erano abituati alla debole luce e lui riconobbe Krusha ancora prima di accogliere l'invito di Serg a sedersi presso il fuoco, bench quel cenno gli fosse sembrato pi un ordine che una richiesta amichevole. Anche Krusha era ferito, per meno gravemente del fratello, almeno in apparenza. Aveva il volto e le mani segnati da innumerevoli bruciature rosse e una brutta ferita all'avambraccio destro. Siete stati voi a portarmi qui? chiese Andrej. Era ovvio, per lui si sentiva incredibilmente confuso. Non era abituato a essere in debito con gli altri. Hanno spento il fuoco prima che le fiamme si allargassero agli altri edifici, disse Krusha, evitando di rispondere direttamente alla domanda. Ci sono stati molti morti. La gente infuriata. Lo sguardo di Andrej passava dall'uno all'altro. Il volto di Krusha era come pietrificato, mentre era evidente che Serg si sforzava di dominarsi. Di certo provava un dolore terribile. Dove sono i vostri... fratelli? mormor Andrej.

Senza muovere la testa, Krusha indic un punto alle proprie spalle e, in tono piatto, disse: Vranjevic non riuscito a cavarsela. Andrej segu il gesto con lo sguardo. Il fuoco si stava spegnendo e la sua luce si allargava solo per pochi passi. Inoltre lui, fino a quel momento, non aveva notato la figura stesa a terra. Si alz, esit un momento, poi mosse alcuni lenti passi intorno al fuoco. N Serg n Krusha lo fermarono. Non era necessario essere un medico per capire che Ansbert non avrebbe superato la notte. Il volto e le spalle erano quasi intatti, ma il resto del corpo era gravemente ustionato. I suoi fratelli gli avevano tolto gli abiti per impedire che strofinassero la pelle, procurandogli altre sofferenze, ma era un ben misero aiuto. Andrej pens ai momenti spaventosi vissuti nell'edificio in fiamme e sper che Ansbert - sebbene ancora cosciente - fosse in condizioni tali da non sentire pi il dolore. Per ci credeva poco. Sarebbe un gesto di piet liberarlo dalla sofferenza, disse Krusha. Ma io non ci riesco. Non veramente mio fratello, tuttavia lo amo come se lo fosse. Andrej non replic a quella velata richiesta e si gir con un brivido, tornando al fuoco. Lo sguardo di Serg lo segu, colmo di diffidenza - oppure di ostilit? -, mentre Krusha continuava a fissare cupo le braci che si stavano spegnendo. Vorrei porgervi i miei ringraziamenti, disse poi in un tono molto formale. probabile che abbiate salvato la vita a Frederic e a me. Probabile? sbott Serg. Avevi gi la spada alla gola. Sei stato tu ad aggredire quell'uomo? chiese Andrej. Non farti venire strane idee, replic Serg. Non l'ho fatto per te. Fissava Andrej con uno sguardo che non lasciava dubbi su quello che sentiva: odio puro. Ebbene, ti ringrazio comunque, ribad Andrej. L'ho ucciso, disse Serg. E forse uccider anche te. Probabilmente l'avrei gi fatto se Krusha non si fosse opposto. La mano di Andrej scivol istintivamente alla cintura, ma soltanto per scoprire che non c'era nulla. Serg accenn un sorriso e sollev la scimitarra. Cerchi questa, Delny? chiese. un'arma interessante... Deve valere parecchio. Non avevo mai visto un manufatto simile. Sfil l'arma dal fodero di cuoio e fece scorrere lo sguardo sulla lama affilata come un rasoio. Soprattutto nelle mani di un bifolco della Transilvania, prosegu. Come per gioco, fendette l'aria un paio di volte e ascolt il sibilo generato da quel movimento. Poi,

con lentezza esasperante, punt l'arma contro Andrej. Vedere l'arma nelle mani di Serg turb non poco Andrej. Non aveva mai permesso a nessuno - a parte Raqi - di toccare la sacra scimitarra. Nonostante la debolezza, non avrebbe faticato a strapparla di mano a Serg, ma si domin, limitandosi a dire in tono pacato: Fa' attenzione. La lama molto affilata. Dammi un unico, valido motivo per cui non dovrei provarla sulla tua gola, Andrej Delny, replic Serg. Sarebbe stupido. E tu non sembri uno stupido. Uno stupido? Andrej sollev le spalle. Avete portato qui Frederic e me... Perch darsi tanta pena se volevate uccidermi? Per qualche istante Serg si limit a fissarlo. Poi gli angoli della sua bocca si distesero in qualcosa che poteva essere un sorriso. Forse perch ho qualche domanda da farti, Delny? Cosa vuoi sapere? Quegli stranieri... Chi sono gli uomini che hanno bruciato la locanda e ucciso i miei fratelli? Cosa ti fa pensare che lo sappia? chiese Andrej, elusivo. Perch sono venuti per te, Delny, sibil Serg, infuriato. Lo sapevi. Andrej voleva ribattere, ma non ci riusc. Rimase a lungo in silenzio, poi sollev lentamente una mano e spinse indietro la lama che Serg gli teneva ancora puntata sul volto. Sapevo che cercavano Frederic e me, conferm. vero. Ma non sapevo che sarebbero arrivati a tanto, lo giuro. Ti credo, Delny, disse Serg. Per mi chiedo cosa ci sia in te di tanto pericoloso da spingerli a bruciare una locanda e uccidere una dozzina di uomini, anzich semplicemente catturarti, come avrebbero potuto fare con estremo agio. Cosa sei, Delny? Un mago? Il diavolo? Nessuno dei due, rispose Andrej. E il perch non lo capisco nemmeno io. Forse si divertono a uccidere uomini. Fece un cenno verso Frederic. Hanno annientato tutta la sua famiglia. Assolutamente senza motivo. Chi sono? chiese Serg. Sollev di nuovo la scimitarra e stavolta Andrej dovette far forza su se stesso per non strappargliela di mano. Perch lo vuoi sapere? chiese. Perch li uccider. A uno di loro ho infilato il pugnale nel cuore, ma erano in tre. Li cercher e li uccider, con il tuo aiuto oppure senza. Per col tuo aiuto farei pi in fretta.

Krusha sollev il braccio e spinse verso il basso la mano con cui Serg teneva la scimitarra. Perdona mio fratello, Delny, mormor. Il dolore oscura la sua mente. Serg lo fulmin con lo sguardo. in debito con noi! Chiudi la bocca, Serg, replic stancamente Krusha. Scosse la testa, sospir e infine tolse l'arma di mano al fratello. Poi rinfoder la lama e la restitu ad Andrej. Non ci devi nulla, Delny. Perdona mio fratello. Prendi il ragazzo e vattene, se questo che vuoi. Non te lo impediremo. Andrej prese l'arma e gett un lungo sguardo pensieroso a Frederic. Mi dispiace davvero, disse poi. Vorrei che non fosse successo, ma purtroppo non ci posso fare niente. E non puoi nemmeno aiutarci a trovare quegli uomini, ribatt Serg sprezzante. Forse s, disse Andrej. Poi esit e aggiunse: No, potrei. Ma vi farei un pessimo servizio. Peggiore di quello che ci hai gi fatto? sibil Serg. Vranjevic e Ansbert sono morti. E io ricorder questa notte per il resto dei miei giorni. Indic il proprio volto. Quale servizio potrebbe essere peggiore? Potreste morire, rispose Andrej. Credimi, con questi uomini non c' da scherzare. Neanche con me, borbott cupamente Serg. Ne ho gi ucciso uno. E anche gli altri due moriranno, che tu mi aiuti oppure no. Andrej non replic, ormai consapevole che Serg non era in grado di discutere in modo ragionevole. Il dolore fisico e lo strazio per la perdita dei fratelli l'avevano trascinato al limite del delirio. Non era in grado di controllarsi, a differenza di suo fratello Krusha. Tuttavia Andrej non sapeva in quale dei due uomini potesse riporre fiducia, ammesso che uno di loro ne fosse davvero degno. Ben presto sar giorno, disse Krusha nel silenzio che stava diventando sempre pi sgradevole. Non possiamo restare qui. La famiglia del locandiere andata a chiedere aiuto in citt. Rastrelleranno il bosco per trovare gli assassini. Credo sia meglio evitare d'incontrare i soldati. Avete un motivo per non volerli incontrare? chiese Andrej. E a te cosa interessa? ringhi Serg. Di nuovo Andrej non rispose subito. Si sentiva in colpa. Non aveva importanza che pure lui e Frederic fossero state vittime dell'attacco a tradimento; Vranjevic e gli altri erano morti solo perch si erano fermati per caso in quella locanda... e perch Andrej era stato cos superbo e ingenuo

da presumere di poter sfuggire ai tre cavalieri dorati. Come aveva potuto pensare di riuscirci? Quegli uomini di certo avevano una grande esperienza in stratagemmi, imbrogli e intrighi. Non si sarebbero mai fatti ingannare da un bifolco della Transilvania soltanto perch il suo patrigno l'aveva addestrato sino a farlo diventare uno spadaccino straordinario. Siete veramente decisi a cercare quegli uomini? chiese infine. S. Fosse l'ultima cosa che faccio, conferm Serg. Krusha continu a fissare le braci e, dopo qualche istante, annu. Ditemi ancora una cosa, prosegu Andrej. Perch ci avete invitato al vostro tavolo? Non siete artisti girovaghi. E comunque non di quelli che hanno bisogno di un uomo e di un ragazzo che carichino i loro carri e servano da mangiare e da bere. E se cos fosse? chiese Serg. Siete ladri, mormor Andrej. Ci avreste portato con voi, ci avreste dato da mangiare e pagato una stanza, ma qualche giorno dopo ci sarebbe stato un furto al tesoro di Constnt oppure in una chiesa o nella casa di un ricco commerciante... ... e vi avrebbero ritrovato addosso una parte del bottino, cos avrebbero impiccato sia te sia il ragazzo, complet Serg con una risata amara. Volevi dire questo, vero? Pi o meno... Ho ragione? Chi lo sa? Non sei stupido, Andrej Delny, almeno per essere un bifolco. Sorrise a denti stretti, ma ad Andrej non sfugg che la sua mano si era avvicinata alla cintura e, come per caso, si era fermata vicino al pugnale. E ora che vorresti fare? Intendi forse correre dai soldati e raccontare quello che hai scoperto? No, rispose Andrej. Volevo solo sapere con chi ho a che fare. Anche per me lo stesso, replic Serg, scrutandolo. Visto che abbiamo la stessa opinione, Delny, perch non ci racconti chi sei davvero e qual il tuo legame con gli uomini che hanno incendiato la locanda? Andrej gett un lungo sguardo a Frederic. Il ragazzo dormiva, per non aveva ancora trovato la pace. Continuava ad agitare le braccia e ogni tanto gemeva. Se avesse dovuto preoccuparsi solo di Frederic e di se stesso, Andrej si sarebbe alzato, abbandonando quei due uomini. Ma non era cos. Per quanto sgradevole fosse, doveva ammettere di aver bisogno del loro aiuto. Stacc a fatica lo sguardo dal ragazzo addormentato, osserv per un momento Serg e molto pi a lungo Krusha... poi cominci a raccontare,

con voce bassa ma ferma. VII Andrej nuotava con bracciate calme e vigorose attraverso le onde. L'acqua era cos gelida da strappargli continui brividi: sembrava che il freddo, anzich ristorarlo, gli logorasse le forze. Tuttavia non ritorn a riva, anzi, con una dozzina di potenti bracciate, si mosse verso il mare aperto. Faceva molta attenzione a non rimanere sott'acqua pi di un minuto, poi risaliva e faceva un lungo respiro. Non si fidava dei nuovi compagni e voleva essere pronto a tutto. Inoltre non voleva lasciare Frederic da solo con Serg troppo a lungo. Il ragazzo sguazzava da qualche parte alle sue spalle, nella risacca vicino alla spiaggia, e Serg aspettava il ritorno del fratello. Andrej era sicuro che il presunto artista lo stava osservando. Dalle ore trascorse accanto al fuoco da campo, quando avevano stretto una fragile alleanza, erano passati un giorno e due notti. Serg non aveva fatto osservazioni particolari, per non era necessario essere straordinari conoscitori degli esseri umani per cogliere la sua diffidenza. Due dei suoi fratelli erano morti e lui stesso era gravemente ferito, mentre Andrej, sotto gli occhi di tutti, era passato attraverso le fiamme senza perdere altro che i capelli e le sopracciglia. L'incredulit suscitata dalla proverbiale resistenza fisica dei Delny non era mai stata giustificata come in quel caso. Lo stesso Andrej non capiva come mai sia lui sia il ragazzo fossero guariti cos in fretta dalle ustioni; c'era qualcosa d'inquietante nella velocit con cui la pelle bruciata si era disfatta per far posto a un nuovo tessuto di un tenue colore rosa. Andrej riemerse, respir profondamente e per un po' rimase immobile. Poi per si accorse di essersi allontanato troppo dalla riva e, inquieto, decise di tornare indietro. Anzich lottare contro le onde, tuttavia, cerc di mantenere il suo ritmo, cos da giungere a riva pi in fretta. Fu tutt'altro che facile - si sentiva ancora debole e non poteva sforzarsi a lungo -, eppure essere gi in grado di camminare e di nuotare era davvero stupefacente. Comprendeva bene la diffidenza suscitata in Serg dalla sua rapidissima guarigione. Fino ad allora aveva considerato un dono di Dio l'incredibile capacit del suo corpo di guarire con una velocit sorprendente da tagli e ferite di ogni genere. Adesso per non era pi cos certo su chi gli avesse fatto quel dono. Ritrov Frederic sulla spiaggia, pi o meno nello stesso punto in cui l'a-

veva lasciato. Il ragazzo era rimasto affascinato dal mare ma, esattamente come Andrej alla sua et, non sapeva nuotare. Invece Serg era sparito. Dopo aver esplorato invano tutta la spiaggia, su Andrej cal l'ombra della preoccupazione. Le ferite dell'uomo si erano rivelate pi gravi di quanto non fosse sembrato subito dopo l'incendio e, in un secondo momento, era arrivata anche la febbre alta. Era impossibile non vedere che Serg soffriva atrocemente, bench fosse troppo orgoglioso per ammetterlo. Inoltre Andrej sapeva che la loro alleanza avrebbe retto finch i due fratelli avessero avuto un loro tornaconto e non un istante di pi. Tuttavia si sentiva responsabile per quei due artisti, soprattutto a causa di ci che era successo nella locanda. Se uno dei due fosse morto, non si sarebbe scrollato di dosso la sensazione di essere stato lui a ucciderlo. Perch era tutto cos complicato? Michail Nadasdy gli aveva insegnato tante cose, ma Andrej era sempre pi consapevole di quanto poco sapesse della vita. Anzi non ne sapeva davvero nulla! Il tempo trascorso in isolamento volontario con Raqi era stato senza dubbio il periodo pi felice della sua esistenza, ma quell'isolamento si stava rivelando una maledizione. Lui non sapeva nulla del mondo, della vita e soprattutto degli uomini. Esclusa Raqi, negli ultimi anni non aveva avuto contatti con altri se non per comprare un pezzo di carne, un sacco di grano o della stoffa con cui Raqi potesse farsi un vestito nuovo. Non sapeva fino a che punto si potesse fidare di Serg e di suo fratello, e soprattutto se poteva fidarsi. Raggiunse la riva, si alz e fece qualche passo barcollante. Aveva il cuore che martellava. L'acqua lo aveva gelato fin nelle ossa e ora lui tremava. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di alcuni giorni per tornare in salute. Giorni che non aveva. Andrej! Procedendo con ampie falcate nell'acqua bassa, Frederic corse verso di lui e Andrej not che sorrideva, cosa che non aveva mai fatto in precedenza. Soltanto la testa quasi calva e le sopracciglia annerite rivelavano che quel ragazzo aveva vissuto un'esperienza terribile nella locanda in fiamme. Eccitato, Frederic agit le braccia e, nell'ultimo tratto, si mise a saltellare allegramente; era soltanto un ragazzo felice, che si gustava la bellezza di quel momento, senza troppe preoccupazioni per il futuro. Andrej prov un'assurda invidia per quella spontaneit infantile che lui aveva perduto per sempre. Non appena gli fu davanti, Frederic disse sorridendo: Ero preoccupato per te, sei stato via molto tempo. E hai pensato che fossi annegato? Andrej si pieg sulle ginocchia e,

ridendo, spruzz Frederic. Hai gioito troppo in fretta! Io sono un provetto nuotatore! Frederic indietreggi ridacchiando e si ripar la faccia con le mani. Andrej continu a spruzzarlo e il ragazzo fece due passi impacciati all'indietro, inciamp e infine cadde sbuffando sulla sabbia. Per un breve istante, Andrej fu pienamente felice. Si lanci su Frederic con le braccia spalancate, lo gett a terra e, continuando a ridere, rotol con lui sulla battigia. Tutte le preoccupazioni sparirono. Mentre abbracciava Frederic, era come se una parte dell'energia giovanile del ragazzo fluisse in lui. Andrej sapeva che era solo un'illusione; ma era un dolce inganno, un breve, prezioso istante di gioia, che forse non gli spettava, ma che comunque lo faceva stare bene. La lotta scherzosa fin e i due rimasero seduti, l'uno di fianco all'altro, sorridendo e ansimando. Andrej strizz gli occhi all'accecante luce del sole mattutino, ma, in quella situazione, anche il dolore pungente che i raggi gli provocavano gli sembrava un regalo. Forse il dolore era l'unica cosa che tracciava davvero il confine tra la vita e la morte. Perch non so nuotare come te? chiese Frederic. Andrej si appoggi sui gomiti e, col dorso della mano, si tolse l'acqua salata dagli occhi. Presumo perch non hai imparato, rispose. Ti sembra una spiegazione adeguata? E tu, quando hai imparato? chiese Frederic. Quello sprazzo di felicit si dissolse. Improvvisamente Andrej torn a essere un ragazzo tremante di paura su una barca in mezzo al mare, con Michail Nadasdy, seduto davanti a lui, impegnato a spostarsi freneticamente a destra, a sinistra e poi indietro, deciso a rovesciare la barca e, soprattutto, a far perdere l'equilibrio a lui... Mi ha insegnato un... buon amico, rispose esitante. All'assurda invidia per Frederic si aggiunse un moto - altrettanto assurdo - di rancore: con quella domanda, il ragazzo aveva distrutto quel momento d'innocenza infantile. Un istante dopo, per, Andrej si sent in colpa per aver formulato quel pensiero e la sua cattiva coscienza si fece sentire. Un circolo vizioso, sciocco, stupido e assillante. E allora? chiese Frederic. Insegni anche a me? Mi piacerebbe imparare a nuotare. Ho paura che non sia possibile, replic Andrej. Si sentiva come travolto da un getto d'acqua incommensurabilmente fredda, come nemmeno l'ondata pi gelida avrebbe mai potuto essere. Si mise a sedere, appoggi

gli avambracci sulle ginocchia ustionate e dovette lottare con tutte le sue forze perch il folle risentimento verso Frederic non si trasformasse in un moto di odio del tutto ingiustificato. Non guardava il ragazzo, ma avvertiva che il suo stato d'animo stava cambiando. Esattamente come in lui l'innocenza infantile e l'allegria erano sparite di colpo, cos una cupa tristezza si era impossessata di Frederic. Mi hai salvato, Andrej, mormor il ragazzo. Sarei bruciato vivo se tu non mi avessi portato fuori dalla locanda. Tu avresti fatto lo stesso per me, ribatt Andrej. Suonava stupido. Era stupido. Io... ti devo dire una cosa, Andrej... mormor Frederic in tono esitante. Andrej sapeva quello che il ragazzo stava per dire. Era difficile anche soltanto pronunciarle, quelle parole. E lui non voleva sentirle. No, lo interruppe. Non devi. Gli cost molta fatica girare la testa e guardare Frederic. Vide proprio quello che si aspettava: un volto tormentato. Aveva paura di quello che il ragazzo stava per dire, ma era assai pi spaventato dalla risposta che probabilmente avrebbe ricevuto. Ma tu... So cosa vuoi dire, tagli corto Andrej. Non voglio sentirlo. Libereremo tua madre e gli altri abitanti del villaggio. Ti do la mia parola. Di pi non posso fare. Vorrei poter fare di pi, ma non posso. Qualcosa nel modo in cui Frederic lo guardava lo innervos... anzi lo spavent. Tuttavia interruppe subito il corso di quei pensieri. Se non l'avesse fatto, avrebbe dovuto ammettere che era stato lui ad attirare la disgrazia su Bors e quell'idea gli era intollerabile. Si alz, si gir e si accorse con sollievo che Serg stava venendo verso di lui e sembrava avere molta fretta. Poco dopo, anche Krusha comparve sulle dune. Si era piegato sul collo del cavallo e spronava l'animale. Qualcosa non va, mormor Andrej. Percep la reazione di Frederic solo con la coda dell'occhio, ma ne rimase comunque sconvolto. Il ragazzo si era alzato a fronteggiare i due uomini che stavano sopraggiungendo, e sul suo volto era improvvisamente apparsa un'espressione di seriet, in stridente contrasto con la sua giovinezza. In altre occasioni aveva gi notato che Frederic non sembrava affatto immaturo, anzi talvolta dimostrava un distacco che, secondo Andrej, era del tutto inconsueto per la sua et. Forse era proprio quello il motivo per cui erano l in quel momento: Domenicus e i suoi uomini non avevano soltanto

distrutto Bors e ucciso le persone che lui e Frederic amavano, ma avevano anche strappato a Frederic - e ovviamente a Marius - la giovent, il bene pi prezioso di ogni individuo. I fratelli li raggiunsero quasi nello stesso istante. Krusha sembrava sfinito: era zuppo di sudore e la bocca del cavallo schiumava. Doveva aver fatto al galoppo tutta la strada da Constnt fin l. Cos' successo? chiese Frederic prima ancora che Krusha fosse sceso di sella. Ti hanno forse inseguito? No. Krusha si lasci scivolare pesantemente a terra e volt la testa nella direzione da cui era arrivato. Almeno non credo, aggiunse a voce pi bassa. Perch galoppavi cos velocemente? insistette Andrej. Prese le briglie, tir verso di s la testa del cavallo e gli accarezz le froge per calmarlo. L'animale tremava per lo sforzo e non riusciva a rimanere fermo. Perch ho novit interessanti, rispose Krusha in tono nervoso. Non prese neppure la briga di spiegarsi; pass tra Andrej e Frederic, si pieg sulla linea della risacca, prese dell'acqua con le mani e se la gett sul volto per rinfrescarlo. Andrej lo segu. Riusciva a dominarsi a fatica. Ormai ne era certo: allearsi con Krusha e con suo fratello era stato un errore. Ma non aveva avuto altra scelta. Prima di girarsi di nuovo verso di loro, Krusha si gett altra acqua sul viso e si scost i capelli bagnati dalla fronte con entrambe le mani. stata una buona idea andare a Constnt, inizi. La citt in tumulto per l'incendio. Ci stanno cercando. Stanno cercando noi? chiese Frederic, sconvolto. Perch noi? intervenne Serg, confuso. Non cercano espressamente noi, rispose l'altro. Voglio dire: non sanno chi siamo, ma cercano gli uomini che, dopo l'incendio, sono fuggiti dalla locanda e spariti nel bosco. Uno di loro aveva l'aspetto di un bifolco della Transilvania e aveva i capelli lunghi. Ma perch? insistette Serg. Suo fratello sorrise amaramente. Otto morti non sono una sciocchezza, spieg. Anche se si tratta di qualche stupido contadino e di un locandiere ciccione. La gente paga le tasse. E per questo chiede una contropartita... Un momento, lo interruppe Serg. Intendi dire che... ci ritengono responsabili dell'incendio?

Krusha sollev le spalle. Comunque sia, il duca ha mandato la sua guardia del corpo a cercare gli uomini che gli sono stati descritti. Ma non siamo stati noi ad appiccare il fuoco! protest suo fratello. Perch non vai in citt a spiegarlo direttamente al duca? chiese Andrej, ironico. Serg era pronto a scattare, ma Krusha gli impose la calma con un gesto brusco. Non siamo in pericolo, chiar. Almeno non credo... in fondo ci troviamo a dieci miglia dalla citt. Si rivolse ad Andrej. Ho trovato gli uomini che stiamo cercando. Dove sono? Non cos in fretta, Delny. Li ho trovati e credo di sapere anche dov' la vostra gente. Ma, prima che te lo dica, c' una cosa da chiarire. Andrej not che Frederic era pronto a scattare e cerc di calmarlo con un gesto. Abbiamo un accordo, disse. Non sapevo che ci fosse altro da chiarire. Gli accordi esistono per essere cambiati all'occorrenza, replic Krusha, impassibile. Tu non ci hai detto la verit, Delny. In che senso? Naturalmente non aveva detto a Krusha e Serg tutta la verit su ci che era successo a Bors, per non era molto quello che aveva taciuto e si era allontanato dalla verit solo per lo stretto indispensabile. Non ci hai detto che abbiamo a che fare con l'Inquisizione, spieg Krusha e, mentre pronunciava quelle parole, tenne d'occhio il suo interlocutore, come se si aspettasse una precisa reazione, o forse l'assenza di una reazione. L'Inquisizione romana? mormor Serg. Qui? Sul mar Nero? Impossibile. Suo fratello continuava a fissare Andrej. E invece proprio cos. Ho ascoltato quello che si dice in giro. Offrire una birra alle persone giuste un prezzo accettabile per avere informazioni... Scroll le spalle. Non stato particolarmente difficile. Domenicus non un predone travestito da cardinale. qui su incarico della Chiesa. Cio arrivato in Transilvania per cercare uno stregone che infesta l'isolata valle di Bors. E tu sei convinto che io sia quello stregone, disse Andrej ridendo. Anche Krusha sorrise, ma soltanto per un attimo, e i suoi occhi rimasero freddi. Gi prima era lecito porsi qualche domanda, riprese. Ti abbiamo visto coi nostri occhi entrare in una casa in fiamme e uscirne senza gravi ferite. Ma sarebbe irriconoscente da parte mia, vero? In fondo hai salvato la vita a me e a Serg. Se non avessi ammazzato i due arcieri, ci

avrebbero ucciso. E non sarebbe una mossa particolarmente intelligente, s'intromise Frederic. Se davvero fossimo stregoni, sarebbe proprio stupido sfidarci. No, non sarebbe intelligente, ammise Krusha. Ma lo disse in tono ambiguo. Cosa vuoi, Krusha? chiese allora Andrej. Ci vuoi dire che la questione troppo pericolosa per te? Non venirmi a raccontare che hai paura della Chiesa. No. Per mi chiedo cos'altro ci hai nascosto. Non sapevo nulla dell'Inquisizione... E comunque non cambia niente! Cambia eccome, disse Krusha. Evidentemente continui a non capire, Delny. Non possibile trovare e liberare la tua gente. Domenicus e i suoi uomini sono qui in missione ufficiale. Sono ospiti del castello. Ora capisco, mormor Serg. Ecco perch nessuno chiede chi abbia davvero appiccato il fuoco alla locanda. E la nostra gente? volle sapere Andrej. Krusha fece uno strano cenno. Non so nulla con certezza. Ma presumo che abbiano chiuso tutti nella prigione del castello. Stasera devo incontrare un uomo che vuole vendermi delle informazioni. E cosa vuoi da me? chiese Andrej, bench sospettasse quale sarebbe stata la risposta. Avere a che fare con una banda di predoni una cosa... Ma ora abbiamo a che fare col duca. E con tutto il suo esercito, disse infatti Krusha. Li uccider tutti, anche se si andassero a nascondere fino a Roma! borbott Serg. Non essere sciocco. Andrej cerc di placarlo. Tuo fratello ha ragione. Finch rimangono nel castello... ... sono in pericolo come in nessun altro luogo, lo interruppe Krusha. Non supereranno la notte. Ma temo che non potremo fare nulla per loro. Siete dei vigliacchi! grid Frederic. Cercare d'intrufolarsi in una prigione sorvegliata da venti soldati non ha nulla a che fare col coraggio, ragazzo mio... In effetti, ha molto a che fare con la stupidit, replic tranquillamente Krusha. Siete dei vigliacchi! insistette Frederic, cupo in volto. Ma andatevene pure! Andrej e io li libereremo da soli! Ma certo, ridacchi Krusha. Li porterete fuori della citt, procurerete provviste e acqua per cinquanta persone e, con tutta calma, andrete verso il vostro villaggio. Anzi probabilmente il duca se ne star sul bordo della

strada a salutarvi, tutto compiaciuto. Sorrise, sprezzante. Ma forse c' un'altra possibilit. Quale? chiese Andrej. Krusha sorrise minacciosamente. Dipende... Quanto pensi che valgano i miei consigli, Delny? VIII Constnt era di gran lunga la pi grande citt che Andrej avesse mai visto. Michail Nadasdy gli aveva raccontato di citt che erano cento volte pi grandi e mille volte pi sontuose. Diceva che avevano le strade lastricate d'oro e torri cos alte che le loro punte sembravano toccare il cielo. Ma Andrej non aveva mai visto una citt pi grande di Rotthurn e la folla pi numerosa in cui si era trovato contava al massimo cinquecento persone. Constnt lo colp profondamente. Le mura sembravano pi alte delle piramidi che arrivavano fino al cielo di cui gli aveva parlato Michail Nadasdy e la piazza del mercato, in cui giunsero dopo aver passato una porta gigantesca, era cos grande da contenere tutta Bors e anche un pezzo della fortezza. Era gremita di gente. Andrej rinunci subito a valutarne anche solo approssimativamente il numero. Dozzine di bancarelle e di carri erano disposte secondo un sistema di vialetti stretti ma funzionali, in cui le persone si assiepavano in gruppi cos serrati che Andrej si chiese come facessero a non soffocare o a non essere travolte dalla ressa. Il rumore era indescrivibile, la confusione di odori piacevoli, inconsueti - e in parte sgradevoli - gli martoriava il naso esattamente come i colori accecanti e il caos dei movimenti gli sconvolgevano la vista. Non sapevo che al mondo ci fosse tanta gente! esclam Frederic. La sua voce vibrava per lo stupore e la paura. Anche Andrej era intimorito da quelle strade frementi di vita. Mentre si stavano avvicinando alla citt, per la seconda volta Andrej si era trovato a rimpiangere la vita da eremita che aveva condotto insieme con Raqi per tanti anni, nella convinzione che essa gli potesse dare tutto ci di cui aveva bisogno. Raqi era sempre stata al suo fianco ed era morta proprio quando stavano pensando di cominciare una nuova vita: dopo la nascita del loro secondo figlio, infatti, avevano progettato di lasciare le montagne e cercare altrove la felicit; magari, un giorno, avrebbero addi-

rittura ripreso con loro Marius. Senza la moglie e i figli, per, Andrej si sentiva privo di scopo... Forse era quello che intendeva Michail Nadasdy quando l'aveva messo in guardia dal legarsi in modo serio a una donna. Andrej scacci quei pensieri. Constnt gli faceva paura e quell'inimmaginabile numero di persone lo spaventava... Tuttavia aveva problemi pi urgenti da risolvere. Una gran quantit di problemi. Io lo sapevo, disse allora, a commento dell'affermazione di Frederic. Per non sapevo che le avremmo trovate tutte qui. Sorrise, ma forse il ragazzo non l'aveva sentito a causa del rumore oppure non aveva capito la facezia, perch guardava Andrej con aria irritata, stringendosi contro di lui ancora di pi. Andrej si era distratto solo per un istante e fu spintonato da qualcuno che gli fece quasi perdere l'equilibrio. Si volt, sorpreso e infuriato, ma soprattutto pronto a confrontarsi con qualche personaggio sgradevole che l'aveva urtato soltanto per farsi largo. Invece, con sua enorme sorpresa, si trov di fronte una bella ragazza: lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, occhi marroni e labbra piene, che davano al viso un'aria molto invitante. S? chiese la ragazza e sollev le sopracciglia, fingendo stupore. Io, io... balbett Andrej. Si dimentic tutto ci che fino a un attimo prima avrebbe voluto dire e, in compenso, gli vennero in mente migliaia di cose che avrebbe potuto dire, se solo fosse stato in grado di pronunciare anche un'unica parola. Lei rimase immobile e i loro sguardi s'intrecciarono, con mille sottintesi. Non furono che pochi istanti, ma ad Andrej sembr che il tempo si fosse fermato. Non capiva cosa gli stava accadendo n perch la vista di quella ragazza gli togliesse il fiato... come se non avesse mai visto una donna attraente! Lei sorrise timidamente e poi, con un semplice: Scusatemi... si allontan tra la folla. Non appena Frederic si accorse che Andrej non era pi al suo fianco si gir, preso dal panico, e lo guard con occhi stupiti e colmi di rimprovero. Perch te ne stai fermo l? Sembra che tu abbia visto un fantasma. Andrej segu con lo sguardo la ragazza, scuotendo la testa, fu urtato di nuovo e infine si decise a prendere la mano di Frederic e a tornare verso il bordo della strada. Lo stupore che li aveva travolti non appena avevano superato la porta della citt aveva fatto rammentare ad Andrej l'avvertimento di Krusha State in guardia perch siete ricercati... - e, al momento, quella frase gli

era sembrata ridicola. Chi avrebbe prestato attenzione a due individui in mezzo a quella folla? Subito dopo, per, si era accorto che il loro comportamento, cos diverso da quello degli altri, rischiava davvero di attirare l'attenzione. Sarebbe stato opportuno conformarsi al modo di fare di quei cittadini... Credi che riusciremo a trovare la locanda? chiese Frederic, interrompendo il corso dei suoi pensieri. In mezzo a quel rumore impressionante dovette quasi urlare per farsi sentire. Andrej si limit a scrollare le spalle. Cercare la locanda ovviamente non aveva senso. Sollev lo sguardo al di sopra della colorata confusione di bancarelle, di coperture di stoffa e osserv le facciate delle case che circondavano la piazza del mercato. Nessuna casa aveva meno di tre piani. Molte erano decorate con preziosi intagli e motivi ornamentali in pietra; i tetti erano coperti con scandole di legno tagliate regolarmente, alcuni erano addirittura di mattoni di ardesia o di argilla. Constnt era una citt incredibilmente ricca e soprattutto incredibilmente grande. Le locande dovevano essere dozzine. Cerchiamola, disse. E come? Andrej sospir, perplesso. Avrebbero dovuto chiedere informazioni a qualcuno e poi attraversare quella piazza affollatissima, cosa tutt'altro che facile. Inoltre non avevano molto tempo. La proposta che Krusha gli aveva fatto quella mattina - entrare separati in citt e ritrovarsi l dentro - al momento gli era parsa sensata, ma ora sembrava quasi una follia. Se fossero arrivati troppo tardi all'appuntamento, o se non fossero riusciti a trovare la locanda, i sopravvissuti di Bors sarebbero stati spacciati. Krusha non aveva detto granch, tuttavia gli aveva assicurato che i prigionieri sarebbero stati portati via quella notte stessa. Si guard intorno, fece cenno a Frederic di non muoversi e ritorn verso la porta. Prima, quand'erano entrati in citt, la guardia non li aveva degnati di uno sguardo. Certamente quell'uomo non sprecava energia a fissare nella memoria gli infiniti volti che gli passavano davanti ogni giorno. Inoltre sembrava non impegnarsi troppo nel suo lavoro. Era appoggiato svogliatamente all'alabarda e si mostr seccato quando Andrej gli si avvicin. Nella sua uniforme a strisce arancione e bianche sembrava pi ridicolo che marziale, almeno agli occhi di Andrej. Scusate... esord Andrej. La guardia si raddrizz un poco e rivolse allo straniero uno sguardo indagatore e sprezzante.

Mio nipote e io siamo arrivati in citt per la prima volta, riprese Andrej. Avevamo appuntamento coi miei fratelli, ma temo... Lasci la frase a met, accompagnandola con una scrollata di spalle e un'adeguata espressione di sconcerto. Il suo interlocutore reag come lui aveva sperato: il disprezzo nei suoi occhi si fece ancora pi evidente e il tono della voce assunse quella nota di condiscendenza che spesso si accompagnava a uno slancio di generosit. E ora, per la prima volta nella tua vita, vedi una citt con le mura tutto intorno e pi di dieci case, e hai cos paura che stai per pisciarti nelle braghe, vero? chiese. Andrej accentu la sua aria imbarazzata. E... molto grande, conferm. Non credevo ci fosse cos tanta gente. E abbiamo solo un'ora per trovare la locanda. Certo, certo. L'uomo gett uno sguardo pensieroso oltre Andrej, verso la citt. Forse stava cercando il nipote di cui gli aveva parlato; probabilmente menzionarlo era stato un errore. Sai almeno il nome della locanda in cui hai appuntamento, amico mio? L'Orso Guercio, rispose Andrej. Una bettola, sbuff la guardia. Forse non il posto adatto nemmeno per uno come te. Hai denaro? Non molto, rispose Andrej. Perch? Niente paura, non ne voglio, disse la guardia. Volevo solo consigliarti di stare attento. Il posto in cui vuoi andare pieno di gentaglia. Se i tuoi fratelli bazzicano da quelle parti, meglio se rifletti un po' sulla tua famiglia. Sbuff di nuovo. Ma cosa me ne frega...? facile da trovare. Dovete attraversare il mercato, poi seguite la strada fino al castello. L, voltate a destra e proseguite fino al porto. Da quelle parti, l'Orso Guercio lo conoscono tutti. Ma state bene attenti a sparire da quella zona prima del tramonto. Andrej era confuso. Nonostante la malcelata ironia, registr anche una comprensione che non si sarebbe mai aspettato da un soldato al servizio del duca. Voleva ringraziarlo, ma proprio in quel momento nel soldato avvenne una repentina trasformazione: si sollev, dritto come un fuso, e da lui spar ogni traccia di noia; sembrava teso, quasi pronto a scattare. Socchiuse le palpebre e sul suo volto comparve un'espressione che oscillava fra il terrore e la rabbia repressa. In un primo momento, Andrej pens che il suo interlocutore avesse capito con chi aveva a che fare, ma subito dopo

si accorse che non stava fissando lui, bens un punto alle sue spalle, verso la strada che portava in citt. Allora si gir, spaventato, e trasal. Dietro di lui era comparsa una dozzina di cavalieri. Gli uomini cavalcavano a spron battuto, senza curarsi minimamente della folla che camminava verso Constnt. La maggior parte era abbigliata con la stessa uniforme a righe arancione e bianche dell'uomo che lui aveva davanti, ma uno era avvolto in un mantello di velluto rosso e portava un enorme cappello con una larga falda. Alla sua destra e alla sua sinistra c'erano due uomini avvolti in mantelli neri, sotto cui risplendeva il colore dell'oro. Andrej non ebbe bisogno di vedere i loro volti per capire chi fossero. Durante l'agguato alla locanda, Serg aveva ucciso uno dei tre cavalieri dorati... perci uno di quei due doveva essere il gigante con cui lui aveva sostenuto il suo primo, vero scontro mortale. Naturalmente poteva anche darsi che a Constnt ci fossero altri cavalieri dorati; se cos era, per, tutto diventava ancora pi difficile. Senza esitare, si gir di nuovo e abbass lo sguardo. Era una reazione tanto inutile quanto priva di senso. Era poco probabile che l'uomo col mantello rosso e i suoi sgherri notassero un singolo individuo in una simile ressa. Invece col suo comportamento correva il rischio di attirare l'attenzione della guardia. Frettolosamente - troppo frettolosamente, si rimprover - sollev la testa... Ma non troppo, cos da assumere l'atteggiamento umile di un uomo che non vuole avere guai. E infatti avvenne il miracolo. I cavalieri galopparono via senza nemmeno rallentare e la sensazione di pericolo cominci a dissolversi. Andrej contrast il desiderio di guardare gli uomini che passavano attraverso la porta, ma not con la coda dell'occhio che uno dei due cavalieri dorati aveva sollevato la testa per guardarsi intorno. Forse sperava di scorgerlo da qualche parte. O forse il suo era soltanto un atteggiamento prudente, rafforzato da molti anni di battaglie. Non pens che, probabilmente, non era stato notato per un motivo molto pi banale: l'incendio nella locanda l'aveva privato dei lunghi capelli e di buona parte dei vestiti. Quasi completamente calvo e avvolto nella veste di fattura orientale che Krusha gli aveva prestato, anche Frederic avrebbe faticato a riconoscerlo a una certa distanza; inoltre era di spalle e in mezzo a una grande folla. Si sforz di non far sentire il proprio sospiro di sollievo quando l'ultimo cavaliere super la porta, entrando nella piazza del mercato con un ritmo meno sostenuto, ma sempre troppo veloce per le strade piene di gente. Prima che i cavalieri avessero raggiunto la loro meta, molti passanti si sa-

rebbero ritrovati coperti di lividi e con qualche costola rotta, se non con danni ben pi gravi. Chi... erano? chiese, esitante. Prima di rispondere, la guardia fiss ancora per qualche istante la direzione verso cui i cavalieri erano scomparsi. Erano le guardie del corpo del duca, insieme con quel maledetto prete! Andrej lo fiss, sorpreso. Il cavaliere col mantello di velluto rosso era Domenicus? Le informazioni di Frederic sull'attacco a Bors gli avevano fatto immaginare un uomo molto pi vecchio e di aspetto completamente diverso. Si aspettava un vecchio, terribile principe della Chiesa... Invece l'individuo in compagnia dei due cavalieri dorati non aveva pi di trentacinque anni, era slanciato e con una corporatura atletica. In pi aveva il volto di un guerriero: un volto duro, eppure di una bellezza singolare. Non vi... piace la Chiesa? chiese alla guardia. Era un errore e lui se ne rese conto nel momento stesso in cui pronunciava quelle parole. L'altro gli scocc una rapida occhiata di diffidenza, poi scosse la testa e disse: Certo. Ma ringrazierei Dio se quel maledetto inquisitore tornasse da dov' venuto. Da quando lui e i suoi strani compagni sono arrivati in citt... S'interruppe, come se solo in quel momento si fosse reso conto che stava parlando con un perfetto sconosciuto... magari persino con un delatore. Adesso sparisci, sbott. Ho da fare. E devi sbrigarti se vuoi arrivare in tempo all'Orso Guercio. Andrej chin il capo per ringraziarlo e si affrett a tornare da Frederic, ma il ragazzo sembrava sparito. Sulla strada erano rimasti i segni del passaggio dei cavalieri; vide molti uomini e donne bianchi come cadaveri che tenevano le mani pressate sulle braccia e sulle costole. Inoltre, esattamente dove aveva lasciato Frederic, c'era un vecchio rannicchiato a terra che, col volto deformato dal dolore, si stringeva la caviglia, evidentemente rotta. Il volto di Andrej s'incup di rabbia. Perfino per lui una caviglia rotta sarebbe stato un problema, ma prima o poi sarebbe guarito. Per il vecchio, invece, poteva essere la fine. Anche se le ossa si fossero saldate senza ridurlo a uno storpio, era comunque prevedibile che, durante l'inverno seguente, lui sarebbe morto di fame o di freddo perch non avrebbe potuto lavorare. Che razza di uomini erano quelli che calpestavano senza il minimo scrupolo la vita degli altri? Si rispose da solo: erano gli stessi individui che, per uccidere un uomo e un ragazzo, davano fuoco a un edificio in cui si trovava almeno una dozzina di persone innocenti. Andrej si guard intorno alla ricerca di Frederic. Gli aveva raccomanda-

to di non muoversi, ma evidentemente lui non l'aveva ascoltato. Proprio quando Andrej minacciava di arrabbiarsi sul serio, Frederic sbuc da un vicolo a pochi passi di distanza. Era pallidissimo e veniva verso di lui gesticolando nervosamente. Andrej! grid. Li ho visti! Erano qui e... Lo so! esclam Andrej, lanciandogli un'occhiata quasi implorante. Parla piano! No, non capisci! Frederic abbass la voce, ma il suo tono non era meno concitato. Non intendo i due cavalieri dorati! L'uomo che c'era con loro! Era... Domenicus, lo interruppe Andrej. L'uomo che ha torturato Barak e fratello Toros. Frederic era sbalordito. Come fai a saperlo? Me l'ha detto il soldato alla porta della citt... Ma credo che l'avrei capito anche da solo. Con un gesto zitt Frederic che voleva replicare. Mi ha indicato anche la strada per l'Orso Guercio. abbastanza lontano. Dobbiamo affrettarci. Krusha non sar affatto contento se arriviamo tardi. La reazione di Frederic lo turb. L'ostinazione negli occhi del ragazzo si trasform per un istante in un lampo di odio puro nei confronti di Andrej. T'interessano soltanto quei due ladri? sibil. Ti ho detto che ho visto l'uomo che ha ucciso mio padre e gli altri! Non pu essere lontano! Possiamo raggiungerlo! Prima di rispondere, Andrej si guard intorno. Frederic aveva parlato a voce abbastanza alta da farsi sentire a parecchi passi di distanza. Ma, grazie a Dio, sembrava che nessuno avesse dato importanza alle sue parole. Afferr con forza Frederic per le spalle, lo gir e lo spinse brutalmente davanti a s. S, questo tutto quello che mi interessa, mormor in un tono cos tagliente che era come se avesse urlato. Quei due ladri sono al momento l'unica possibilit di scoprire dove sono imprigionati tua madre e gli altri! Ma cosa vuoi, per tutti i diavoli? Vuoi vendicarti oppure salvare la vita alla tua famiglia? Frederic si divincol, fulminandolo con lo sguardo. Vorrei avere una spada! replic. Vorrei essere grande e non dover pi obbedire agli ordini! Andrej perse la pazienza. Afferr di nuovo Frederic per le spalle e lo scroll cos violentemente da fargli sbattere i denti. Ora stammi a sentire... Quasi grid. Se credi che sia cos facile togliere una vita, ti sbagli! Vuoi una spada? Accomodati! Puoi avere la mia scimitarra. Per quello che mi riguarda, puoi anche andare a uccidere quell'uomo! Forse ci riuscirai!

Di certo non penser di essere aggredito da un marmocchio! E poi? Cosa... intendi? chiese Frederic irritato. Ammesso che tu ci riesca e che tu riesca pure a cavartela grazie alla confusione che si scatener, cosa succeder dopo? Credi che una volta infilata la spada nel cuore di un uomo sia tutto finito? Lo sai che quello non muore? Ti rendi conto che continuer a vivere dentro di te? Sollev una mano e colp col medio e con l'indice la fronte di Frederic con tale energia che gli fece male. Vedrai la sua faccia ogni volta che chiuderai gli occhi. Ti apparir nel sonno. Ti verr a trovare negli incubi e ti chieder perch gli hai tolto la vita! E tutto ci per molto, molto tempo... Forse per il resto dei tuoi giorni! Frederic lo fissava e Andrej lesse nel suo sguardo qualcosa che lo turb ancora di pi dell'odio nato dal dolore che vi aveva scorto poco prima. Frederic non aveva capito il suo ammonimento. Ancora peggio: gli era del tutto indifferente. Forse per Frederic era troppo giovane per comprendere l'enorme differenza tra l'uccidere per difendersi e l'uccidere a sangue freddo. Per un attimo, lo stesso Andrej non seppe se aveva paura per Frederic o di Frederic. Le sue parole erano arrivavate troppo tardi? Le cose mostruose che Frederic era stato costretto a vedere gli avevano gi distrutto l'anima? Forse quel ragazzo non poteva che essere duro e spietato come i suoi aguzzini. Sarebbe bastato quello per uccidere Domenicus e i due cavalieri dorati che erano stati con lui nella valle di Bors, come pure ogni altro cavaliere dorato che la sorte avesse spinto sulla sua strada. un metodo davvero singolare per insegnare al ragazzo il rispetto per la vita, disse una voce alle sue spalle. Andrej si volt, infuriato. Non immischiatevi... S'interruppe all'istante, scorgendo la giovane donna dai capelli neri che poco prima l'aveva urtato. In mezzo a quella folla, avrebbe dovuto avere un'aria smarrita, invece sembrava del tutto a suo agio. Era poco pi alta di Frederic e portava un abito di velluto nero che sottolineava la figura slanciata, ma sembrava invulnerabile. Era difficile descriverla... Sembrava che da lei si propagasse una sorta di energia. Probabilmente dipendeva dai suoi occhi: erano allegri e sfrontati come quelli di una bambina eppure sembravano anche velati da una consapevolezza del tutto inadeguata a quel viso infantile. Oppure dipendeva dalla sicurezza con cui portava i capelli, sciolti in riccioli che le ricadevano sulle spalle? O forse era per il grazioso pugnale tempestato di gioielli che portava alla cintura? Andrej si rese conto all'istante che stava guardando la donna in un modo

che poteva sembrare indiscreto o perlomeno scortese, cos si rifugi dietro un sorriso imbarazzato. Perdonatemi, disse. Non volevo... Sono io che devo scusarmi, lo interruppe la giovane donna dai capelli neri. Non ho nessun diritto d'immischiarmi... Ma voi non ne sapete molto di bambini, vero? vostro figlio? No, rispose Andrej, confuso. Non vostro figlio oppure non ne sapete molto di bambini? chiese la sconosciuta, sorridendo. Lo sconcerto di Andrej cresceva. A imbarazzarlo non erano tanto le parole della giovane, quanto la sua presenza. Non riusciva a pronunciare neppure una frase sensata e non soltanto per l'aspetto insolito della donna o per la sua ancora pi insolita apparizione. Non riusciva a staccare gli occhi da quella giovane delicata e sentiva un incontenibile desiderio di trattenerla. La brama di prenderla tra le braccia e non lasciarla pi lo spavent oltre misura, perch gli sembr completamente inopportuna oltre che un tradimento nei confronti di Raqi. Il petto gli si alzava e abbassava, seguendo il respiro, diventato affannoso e irregolare; un delicato rossore sulle guance della donna rivel ad Andrej che pure lei stava provando quelle sensazioni... oppure era infuriata con l'uomo che la fissava con tanta insistenza? Eppure lei sostenne il suo sguardo in maniera cos aperta che lui si sent annegare in quegli occhi simili a laghi di montagna, profondi e puri. Tutt'e due le cose... Bench avesse parlato con voce stentata, Andrej riusc finalmente a rompere il silenzio, che stava diventando imbarazzante. Ma... Allora permettetemi di dirvi che non si pu educare un bambino con la paura, prosegu la giovane. E aggiunse, in un sussurro: La paura una pessima maestra. Io non ho paura, dichiar Frederic con la sua tipica caparbiet. Certo che no. Lei sorrise dolcemente. Nessun vero uomo ha paura. Come ti chiami, piccolo eroe? Frederic, rispose il ragazzo in tono diffidente. Ma da molto tempo che non sono pi piccolo. Socchiuse le palpebre. Perch lo volete sapere? Oh, scusa, non volevo offenderti. Era soltanto un modo per capire con chi stavo parlando. Io mi chiamo Maria. E voi come vi chiamate? chiese, rivolta ad Andrej. Mi chiamo Andrej. Frederic mio... nipote. Quelle parole non suona-

rono convincenti nemmeno alle sue orecchie. Cosa gli stava succedendo? L'ultima volta che si era sentito cos in presenza di una donna era stato quando aveva conosciuto Raqi... Quel pensiero fu come una pugnalata. Paragonare una qualunque persona - non importava chi - alla sua amata Raqi era un tradimento al loro amore. Io... Mi dispiace, ma non possiamo fermarci, disse, a disagio. Abbiamo un appuntamento... e ancora parecchia strada da fare. Senza dubbio vostra madre vi ha dato il buon consiglio di non fermarvi a parlare con chi non conoscete, osserv Maria, fingendo un'eccessiva seriosit. Poi rise - la sua risata era limpida e chiara come una campana di cristallo - e allung la mano verso Frederic. Hai tempo di farti regalare una stecca di zucchero, Frederic? Ormai il ragazzo era confuso al pari di Andrej. Una donna che s'intratteneva per strada con uno sconosciuto? Una donna bellissima come quella Maria? Ma Andrej d'un tratto si rese conto che c'era qualcos'altro. La semplice presenza di quella donna aveva qualcosa che lo spaventava al punto di farlo scappare. E probabilmente l'avrebbe fatto se sul viso di Frederic non fosse comparsa una strana espressione. Il ragazzo sembrava ancora spaventato e incerto, eppure... Mi dispiace, per non... mormor Andrej. Invece Frederic, come se non avesse sentito quelle parole, disse: Volentieri. Maria si abbandon di nuovo alla sua risata cristallina, in cui si avvertiva un bonario tono canzonatorio. I suoi occhi scintillavano. Frederic! esclam Andrej. Andrej... Non potete essere cos senza cuore da rifiutare una stecca di zucchero a un bambino che, per la prima volta nella vita, si trova in una citt con un vero mercato, cerc di convincerlo Maria. Come fate a sapere che la prima volta? chiese Andrej, diffidente. Maria rise di nuovo. Ce l'avete scritto in faccia! Allung una mano verso Frederic e con l'altra gli fece un gesto d'invito. Frederic sollev il braccio per contraccambiare il suo gesto, poi si gir solo per met verso Andrej e gli lanci un'occhiata fugace. L'espressione del suo viso si trasform di colpo. In un primo momento, Andrej pens che Domenicus fosse tornato col suo seguito e che il ragazzo fosse in procinto di fare una sciocchezza, saltando addosso, con un urlo feroce, all'assassino della sua famiglia, senza riflettere sulle inevitabili conseguenze. Quindi si sforz di non farsi pren-

dere dal panico, ma di voltare appena la testa in modo da poter guardare con la coda dell'occhio nella stessa direzione in cui si era fissato lo sguardo di Frederic. Il ragazzo stava osservando due uomini che avanzavano sui loro cavalli in mezzo alla folla... Andrej sospir, sollevato, ma subito dopo li riconobbe. Per un istante il cuore gli si ferm, poi riprese a martellare con una foga dolorosa. Si trattava dei cavalieri dorati che l'avevano aggredito nella locanda e non era difficile immaginare cosa sarebbe successo se si fossero accorti della sua presenza. Cavalcavano molto lentamente, come se stessero cercando qualcuno... Andrej sapeva bene chi. La minaccia che rappresentavano era quasi tangibile. Cercando di tenerli d'occhio, Andrej si rivolse di nuovo a Maria. Non voglio fare il guastafeste, balbett, senza riuscire a celare completamente il terrore. Ma oggi non abbiamo tempo, davvero. Forse un'altra volta. Sul volto di Maria si dipinse la delusione, unita all'incapacit di comprendere perch Andrej sembrasse cos spaventato. Ma Andrej non poteva pi permettersi nessun riguardo. La conversazione con la giovane donna per lui prese improvvisamente un significato inatteso: i cavalieri scrutavano in mezzo alla folla, ma erano alla ricerca di un uomo e di un ragazzo e forse non avevano calcolato che i ricercati potessero mettersi a chiacchierare con una bella ragazza. Oh, no, non potete farmi questo, esclam Maria. Dava l'impressione di non volersi rassegnare a quel rifiuto. Non sarete cos spietati da piantarmi qui, vero? Andrej cerc di sorridere, ma gli venne solo una smorfia. Non aveva nessuna intenzione di mettere' in pericolo la vita della giovane perch lei si stava intrattenendo con loro. Mi dispiace, ma purtroppo dobbiamo andare. Forse il destino vorr che c'incontreremo in una situazione pi favorevole. Non attese la replica, afferr Frederic per il braccio e lo trascin con s. Maria non pot che lasciare il ragazzo, al quale, fino a quel momento, aveva tenuto una mano. L'espressione del suo viso mostrava quanto fosse contrariata e confusa. Grid ancora qualcosa, ma Andrej non riusc a capire le parole, che si persero nel frastuono del mercato. Era arrivato il momento. Andrej percep il luccicare di una corazza dorata. Acceler il passo senza riguardo per Frederic, che si faceva letteralmente trascinare. Un'altra occhiata conferm i suoi timori. I cavalieri dorati guidavano i loro cavalli attraverso la piazza del mercato e si dirigevano

verso di loro, senza curarsi delle persone che incontravano. Ci hanno notato, bisbigli a Frederic. Muoviti, altrimenti ci prendono. Dopo quelle parole, Andrej non fu pi costretto a combattere contro la resistenza del ragazzo, anzi fatic a tenere il suo passo. Frederic sgusciava tra la folla come un'anguilla. Cos raggiunsero indisturbati l'altro lato della piazza e s'infilarono in un vicolo il cui selciato era coperto di escrementi e ingombro di spazzatura. Bench fossero ancora ostacolati dai venditori ambulanti e dalla gente che stava andando al mercato, riuscirono a procedere un po' pi velocemente. Arrivati alla fine del vicolo, Andrej appoggi la mano sull'impugnatura della scimitarra e si ferm per un attimo; poi, senza esitare, i due svoltarono a sinistra e imboccarono un altro vicolo. Furono costretti a cambiare direzione almeno altre due volte. Il loro passo si fece sempre pi lento, fino ad adattarsi a quello dei passanti che incontravano. Era da un po' che non sentivano pi il rumore degli zoccoli dei loro inseguitori, ma Andrej sapeva bene che i cavalieri non avrebbero rinunciato facilmente a cercarli. Probabilmente stavano perlustrando tutti i vicoli della zona... Poteva soltanto sperare che non avessero la certezza di averli riconosciuti e che dunque li stessero seguendo per un semplice controllo. Se cos non era, la citt sarebbe stata invasa da soldati, che avrebbero frugato ogni casa e ogni vicolo. A quel punto, li avrebbero catturati di sicuro, prima o poi. Non doveva succedere. A una dozzina di passi da loro c'era uno stretto portone; era aperto e sembrava offrire un rifugio. Andrej si guard furtivamente intorno e poi lo raggiunse. Una rapida occhiata gli fu sufficiente per vedere che si apriva su un piccolo cortile, circondato da un muro ad altezza d'uomo, contro cui erano ammucchiate una montagna di pattume e una pila di legna marcia, alta fino alle ginocchia. S'infil rapidamente sotto l'arco di pietra, guard a sinistra e a destra e trov conferma alla sua prima impressione: sia quel sudicio cortile sia la casa che vi si affacciava erano disabitati e abbandonati. La casa era chiusa da un'unica porta, costruita alla meglio con assi marce. Le cinque finestre che poteva vedere dalla sua posizione erano inchiodate con assi. Andrej si avvicin alla porta, chiuse gli occhi e rimase in ascolto. Riusciva a sentire distintamente i rumori del mercato e delle strade, ma la casa era silenziosa. S, doveva proprio essere vuota. Con decisione infil la mano in una fessura tra le assi della porta, tir e quasi perse l'equilibrio perch, sotto la sua presa, il legno marcio si sbricio-

l. Senza esitare, spacc la porta e trascin Frederic all'interno dell'edificio. Furono avvolti da una penombra polverosa, da un vuoto spettrale e da uno sgradevole fetore di marcio, su cui spiccava un acuto odore dolciastro, come se, in quella casa, qualcuno fosse morto da poco e non fosse ancora stato sepolto. Forse era proprio quello il motivo per cui l'edificio era inutilizzato. Andrej chiuse alle proprie spalle la porta semidistrutta, si avvicin a una finestra sulla parete opposta, sbirci attraverso le fessure - larghe un dito tra le assi che la chiudevano e vide la strada da cui erano arrivati poco prima. C'erano ancora molti passanti, ma sembrava che nessuno avesse notato che due singolari forestieri si erano infilati in un portone. Forse Constnt era troppo grande perch si prestasse attenzione a due sconosciuti, per quanto il loro aspetto fosse particolare. Frederic, che sembrava completamente sfinito, si sedette a gambe incrociate sul pavimento. Andrej segu il suo esempio, ma non prima di aver sguainato la scimitarra e di averla appoggiata a terra, a portata di mano. Riposati un po', disse. Resteremo qui fino al calare delle tenebre. Non era convinto che quel nascondiglio fosse la scelta migliore. Se li avessero scovati, non avrebbero avuto una via di fuga. In una situazione del genere, la sua unica possibilit sarebbe stata combattere; ma anche una vittoria sarebbe servita a poco, perch non avrebbe avuto comunque scampo in quella maledetta citt, con le porte d'ingresso chiuse e con dozzine forse centinaia - di soldati alle calcagna. E i suoi peggiori timori sembrarono realizzarsi pochi minuti pi tardi, quando, nella casa, risuon un rumore inequivocabile: alcuni cavalieri si stavano avvicinando all'edificio. Andrej balz immediatamente in piedi. Un sudore viscido gli imperl la fronte e la mano che teneva la scimitarra trem. Sbirci nel vicolo attraverso le fessure della finestra, ma non riusc a vedere nulla. C' qualcuno? chiese Frederic con voce tremante. Sta' zitto, bisbigli Andrej. Sono qui. Grazie allo spiraglio tra le assi, vide un pezzo di criniera, il pomo di una sella, la gamba corazzata di un cavaliere, il fodero di una spada che dondolava al ritmo del cavallo... Strinse ancora pi forte l'impugnatura della scimitarra. I due uomini con l'armatura dorata cavalcavano molto lentamente e osservavano tutto con attenzione. Da un momento all'altro, Andrej si aspettava di sentire il grido che avrebbe ordinato loro di uscire dalla casa.

Ma non accadde nulla del genere. Dopo qualche minuto, finalmente - finalmente! - si allontanarono. Andrej rimase immobile, terrorizzato all'idea che i due cavalieri si fermassero e tornassero indietro per osservare meglio la casa abbandonata. Ma poi il rumore degli zoccoli si affievol sino a diventare inavvertibile. Quel nascondiglio li aveva salvati... e tuttavia poteva trasformarsi in una trappola mortale. IX L'Orso Guercio corrispondeva cos bene alla descrizione della guardia che Andrej avrebbe potuto riconoscerlo anche senza l'insegna dipinta sulla porta. Ai due Delny era servita pi di un'ora per raggiungere prima il porto e poi la strada in cui si trovava la locanda, perch Andrej era stato attentissimo a evitare le pattuglie che, in numero crescente, sciamavano dal castello e perlustravano la citt. Si ferm a qualche passo di distanza dal basso edificio e si guard intorno. La strada era desolata e squallida, esattamente come si aspettava. Nella zona del porto, le case erano pi basse, pi vecchie e soprattutto pi misere di quelle della parte occidentale della citt. Le persone che ci abitavano, inoltre, sembravano ad Andrej pi povere e molto meno rassicuranti. Con quel pensiero, entr nella locanda, attribuendo la sgradevole sensazione di essere scrutato dalle tenebre alla propria indomabile insicurezza. L'interno dell'Orso Guercio ricordava la locanda in cui avevano perso la vita Ansbert e Vranjevic: era una grande sala rettangolare con poche finestre e un pavimento di paglia e argilla. Il bancone era composto di una fila di botti vuote su cui qualcuno, con pi buona volont che abilit da falegname, aveva inchiodato una rozza asse; anche le poche sedie e i tavoli erano simili a quelli della locanda bruciata. Forse, in quella parte del Paese, tutte le bettole erano simili, pens Andrej: semplici, ma abbastanza robuste da resistere alle risse. A patto che non si risolvessero con frecce incendiarie e brocche piene d'olio. Bench l'Orso Guercio fosse pieno di avventori, trov subito Krusha. La figura rannicchiata vicino a lui aveva il volto coperto da un telo, goffamente avvolto a mo' di turbante, somigliante a quello usato dai musulmani. A causa delle mire espansionistiche dei turchi e alla conseguente diffidenza verso quelle genti, non era del tutto privo di pericoli farsi vedere a Constnt con un turbante in testa. Per l'abito semplice e la fusciacca colorata che lo teneva legato erano nello stile degli abiti di quella zona.

Nell'avvicinarsi, Andrej si rese conto che i suoi timori peggiori si erano avverati. L'uomo accanto a Krusha non era l'informatore con cui aveva appuntamento, ma Serg. Sebbene quell'abbigliamento gli sembrasse un po' troppo eccentrico, dovette ammettere che faceva bene a portarlo: le guardie della citt cercavano degli incendiari e quindi non si sarebbero lasciate sfuggire un uomo ricoperto di ustioni. Frederic e Andrej si diressero verso il loro tavolo sul quale erano posati due boccali di birra. Krusha li guard, senza espressione, mentre nell'unico occhio rimasto di Serg - la sola cosa del suo viso che non fosse nascosta dal grossolano pezzo di stoffa - brill prima l'incredulit e poi la rabbia. Senza salutarli, i due Delny si accomodarono sulle due sedie ancora libere. Eccoci qui! esclam Andrej con fare provocatorio. Pensavo che avessimo appuntamento con un informatore. Dov'? I fratelli lo guardarono, cupi. Ci eravamo convinti che vi avessero arrestato, oppure che aveste cambiato idea. Come mai cos tardi? Serg, che aveva scostato la stoffa per parlare, li guardava con aria di rimprovero. Con un gesto teatrale rimise a posto il suo turbante in modo che si potesse vedere soltanto l'occhio. Siamo dovuti sfuggire alle guardie del duca. Stamattina abbiamo incontrato i cavalieri dorati e loro si sono insospettiti. Ma non credo ci abbiano riconosciuto. Non appena not l'espressione di terrore di Serg, si affrett ad aggiungere: Altrimenti avrebbero reagito in modo ben diverso. Mi ricordano coi capelli lunghi e con abiti di foggia tipica della Transilvania. E questo va a mio vantaggio. Un bel vantaggio, se sono ancora sulle tue tracce, brontol Serg. Mah! Forse mi hanno preso per un ladro. Di bene in meglio, ringhi Serg. Cosa avete combinato? Niente, si affrett a rispondere Andrej, ma, per chiss quale motivo, rivide improvvisamente il volto di Maria. Fu tentato di parlare a Serg di quell'incontro, ma poi decise di non farlo. In fondo ai due fratelli non interessava. Pu anche essere che l'agitazione in citt abbia poco a che fare con noi... o forse nulla, prosegu. Poco o nulla? Andrej scroll le spalle. Oggi al mercato qualcuno ha detto che la gente ha paura. C' il timore che i turchi abbiano messo Constnt in cima alla lista delle loro prossime conquiste. Forse anche per questo che il duca ha rinforzato la guardia. Serg port automaticamente la mano alla testa e si aggiust il turbante.

Spero che non mi prendano per uno di quei maledetti musulmani. Andrej gli gett un'occhiata sprezzante. Non credo. Ti prenderanno per un ladro, piuttosto. Serg lo fulmin con l'unico occhio, ma si trattenne dal rispondere. Il mio informatore mi ha detto le stesse cose, s'intromise Krusha. Cio che i turchi si stanno raccogliendo a sud, a un paio di giorni a cavallo da qui. Ed questo il motivo per cui dobbiamo rinviare l'azione a domani. Credevo che volessimo chiudere in fretta questa faccenda, esclam Andrej, sorpreso. Hai ragione, disse Krusha in tono pacato. Ma nella vita non c' nulla di certo. Comunque non preoccuparti, in linea di principio non cambia nulla, aggiunse in fretta, quando si accorse che Andrej si stava infuriando. Ho scoperto che i prigionieri saranno portati via domani notte. E allora? sbott Frederic. Potremmo liberarli gi oggi! Non ti rendi conto di quello che dici, sbarbatello, ringhi Serg, sprezzante. Credi che sia una passeggiata? Una cosa del genere deve essere studiata nei particolari. A cosa ci serve trovare i prigionieri se poi non possiamo portarli fuori della citt? Sta' zitto quando parlano i grandi, moccioso. Questo vuol dire che potremo ritrovarci nel bel mezzo di una guerra coi turchi? comment Andrej, stupito. Krusha scosse la testa. No, replic con decisione. Non dobbiamo mettere radici qui. Faremo quello che dobbiamo fare e spariremo prima che le scimitarre marcino verso le porte della citt. Non potremmo almeno prendere contatto coi miei, stanotte? incalz Frederic. Almeno cos sapremmo come stanno e se... No, sibil Krusha. Dobbiamo aspettare fino a domani. Senza il mio informatore non possiamo fare nulla. Ci mancava anche questa, sibil Andrej, cui non piaceva affatto dipendere da uno sconosciuto. Sarebbe meglio se, fino ad allora, non ci facessimo vedere insieme. Frederic e io cercheremo qualche topaia in cui rifugiarci. Domani a che ora ci troviamo? Alla stessa ora di oggi, sussurr Krusha. Ma non arrivate in ritardo! In quel momento sopraggiunse l'oste, chiedendo se volevano qualcosa. Serg gli fece cenno di no, spiegando che i suoi amici non potevano fermarsi oltre. Andrej e Frederic non aspettarono la replica dell'uomo; si alzarono immediatamente e lasciarono la locanda senza nessuna esitazione.

Poi, seguendo la stessa via complicata che, attraverso decine di stretti vicoli, li aveva portati al luogo dell'appuntamento, si diressero al loro nascondiglio. Andrej non smetteva un istante di guardarsi intorno furtivamente, travolto dalla sensazione che, nell'oscurit, ci fossero migliaia di occhi che lo spiavano. In quella citt si sentiva molto pi indeciso e insicuro che in aperta campagna. E ne aveva ben motivo. Constnt sembrava in preda a una straordinaria inquietudine. Per strada c'erano solo poche persone e la maggior parte dei passanti era tesa, nervosa e camminava in fretta, ignorandoli. Naturalmente ad Andrej andava bene cos, eppure trasaliva ogni volta che gli sembrava di cogliere un movimento nella penombra. E infatti per due volte furono costretti a sparire in un vicolo laterale, cos da evitare alcuni uomini che portavano lo stemma ducale sull'uniforme arancione e bianca. E, in tutti e due i casi, Andrej aveva posato la mano sull'impugnatura della scimitarra coperta con una fusciacca per nasconderla agli sguardi curiosi -, pronto a colpire. Tir il fiato solo quando ebbero raggiunto la casa abbandonata. Questo manda all'aria i nostri piani, disse dopo che furono entrati. Comunque per stanotte dovremmo essere al sicuro. Mettiti comodo. Io esco per sentire cosa si dice in giro. Forse scoprir qualcosa d'importante. Cercher anche di procurare un po' di cibo. Sollev davanti a Frederic una vecchia brocca incrinata che aveva trovato sotto la stretta scala di legno. E con questa prender dell'acqua, cos non morirai di sete. Io non me ne star qui ad aspettare che tu ritorni, usandomi la bont di portarmi qualcosa da bere, disse Frederic deluso. Qui da solo non ci resto. Andrej voleva replicare, ma il ragazzo prosegu a voce ancora pi alta: Vengo anch'io. Mi sono gi riposato prima. Mi tratti come se fossi un bambino! Andrej sospir. Evidentemente a Frederic non andava affatto a genio di restare l, ma non c'era da stupirsi. Trovarsi da solo in quel luogo, che a un giovane contadino della Transilvania appariva assai minaccioso, era gi un sufficiente motivo di paura; sapere poi che tutte le guardie del duca, compresi un paio di misteriosi cavalieri dorati, erano sulle sue tracce era decisamente troppo. Dobbiamo evitare ogni rischio inutile, insistette. Se a quest'ora usciamo in due, daremo pi nell'occhio. Ma Frederic non voleva cedere e, alla fine, Andrej fu costretto a troncare le sue obiezioni con un secco movimento della mano. Tu resterai qui, e basta, afferm. E ti do un consi-

glio: non seguirmi! Se lo facessi, metteresti a repentaglio la vita dei tuoi parenti. una minaccia? chiese Frederic, in tono impaurito e ostinato nel contempo. S, una minaccia, conferm Andrej. E voglio sia chiaro una volta per tutte che qui non sei tu a dettare le regole del gioco: a farlo sono il duca, i cavalieri dorati, Domenicus e quei 'ladri' cui ci siamo affidati. Noi due siamo in fondo alla lista. Si gir senza aggiungere una parola e usc. Mentre percorreva i vicoli che, attraverso diverse biforcazioni, l'avrebbero condotto nelle strade pi ampie, cerc di calmarsi. Frederic aveva un modo di fare che gli dava sui nervi. Non c'erano decisioni e accordi che non commentasse e criticasse. Senza contare che, finch rimanevano a Constnt, mettersi a litigare era tutt'altro che privo di rischi. Bastava una parola avventata o detta a voce troppo alta per mettere le guardie sulle loro tracce... Poteva addirittura decidere il fato dei superstiti di Bors. Si era diretto verso la piazza del mercato, ma non sapeva perch avesse scelto proprio quella strada. Si stava semplicemente gustando il piacere di stare solo, senza quel ragazzo cocciuto che non perdeva occasione per farlo andare in bestia. Era tentato dall'idea di riempire subito la vecchia brocca a una fontana e poi tornare immediatamente nel rifugio per rovesciarne il contenuto in testa a Frederic alla prima risposta insolente. Bighellon per i vicoli poco frequentati - sempre attento alle uniformi e al tintinnio delle armi - e improvvisamente si ritrov nel luogo in cui aveva incontrato la ragazza. A quell'ora, la piazza del mercato dava un'immagine ben diversa da quella offerta alla luce del giorno. L'odore che stagnava sulla piazza era un disgustoso miscuglio d'immondizia ed escrementi che gli faceva rivoltare lo stomaco; ma c'erano anche resti di frutta e verdura, alcuni dei quali sembravano ancora commestibili. Sebbene il sole fosse quasi tramontato, la piazza era animata. Alcuni mercanti stavano portando al sicuro le merci avanzate; altri si mettevano in cammino verso il luogo in cui avrebbero passato la notte. Ma non pochi si erano coricati - nel modo pi confortevole possibile - sull'acciottolato vicino alle loro merci, in modo da essere gi pronti la mattina seguente. Andrej presumeva che parecchi di loro, se avessero potuto permettersi quel lusso, si sarebbero presi una branda in una locanda. Alla vista delle bancarelle vuote, il suo stomaco cominci a brontolare. Il pi furtivamente possibile, si guard intorno alla ricerca di qualcosa da mangiare. Se il mercato fosse stato ancora aperto, avrebbe sacrificato buo-

na parte dei soldi che gli tintinnavano nella borsa per un pezzo di pane e un po' di formaggio. Ma, visto che non era possibile acquistare nulla, non gli restava altro che guardarsi intorno per raccattare qualcosa. Ebbe fortuna. In mezzo a un vicolo ingombro di carretti, inciamp letteralmente in un paio di rape gialle e in alcuni cavoli che erano stati gettati via insieme con dei trucioli di legno. Non avevano un aspetto molto appetitoso, ma erano commestibili. Avvolse il suo tesoro in un pezzo di tela che qualcuno aveva distrattamente buttato via e si avvi verso una piccola aiuola rotonda nei pressi della piazza; l'aveva notata quella mattina e, per la posizione isolata, gli era sembrata adatta come nascondiglio provvisorio; inoltre, al centro, aveva un pozzo. La sete divenne improvvisamente intollerabile. Senza prestare la necessaria attenzione, si precipit verso l'aiuola deserta e si avvicin al pozzo per prendere l'acqua con un secchio legato a una catena. Dopo aver placato la sete, riemp la brocca per bere ancora una volta, con pi calma, prima di ritornare da Frederic e sorbirsi le sue incessanti lamentele. Una cena non del tutto disprezzabile forse lo tranquillizzer un po', riflett. Mentre era immerso in quei pensieri, sent una mano che si appoggiava dolcemente sulla sua spalla. Si volt, fulmineo, e nel contempo sguain la scimitarra. Era pronto a combattere, pronto a tutto, o, meglio, a quasi tutto. Infatti, quando vide il suo avversario, si sent ridicolo. Era Maria, avvolta in un ampio mantello col cappuccio cos calato sul viso che Andrej la riconobbe solo per gli occhi allegri e brillanti. Mi arrendo, grid lei, fingendosi terrorizzata. Credetemi, non ho nulla su di me con cui possa combattere. Imbarazzato oltre ogni dire, Andrej rinfoder immediatamente la scimitarra. Sul volto gli comparve un rossore che rivelava quanto fosse a disagio. Da dove arrivate? chiese incerto. Non sembra che siate felice di rivedermi, replic Maria. Con un rapido movimento si tolse il cappuccio e la chioma nera le ricadde sulle spalle. Stamattina ve la siete data a gambe. Non... era a causa vostra, balbett Andrej. Ma certo. Per allora avete dei segreti. Fatemi indovinare: si tratta di una donna. Ho ragione? No. Andrej scosse con decisione la testa, come se volesse convincerla una volta per tutte. Non si tratta di una donna. Almeno non nel senso che intendete voi.

E cosa intendevo? lo prese in giro Maria, corrugando la fronte e sottolineando cos l'espressione maliziosa del viso. Eh... non lo so, farfugli Andrej. Si rendeva conto che il suo volto stava prendendo il colore di un pomodoro maturo. Stamattina si trattava dei parenti di Frederic. Se non sbaglio, i suoi parenti sono anche i vostri, no? Il sorriso di Maria era dolce come lo zucchero. Eh... s. Certo. Andrej si sent avvampare. Ma era da tanto tempo che non li vedevo. S, s. E ora, cosa vedete? Maria si avvicin di mezzo passo e si alz sulla punta dei piedi. Io? gracchi Andrej. Sentiva il cuore battergli in gola. Io vedo... S? lo sollecit Maria con voce languida. Cosa vedete? I pensieri di Andrej - quei pochi che gli erano rimasti - si accavallarono. Siete... in giro da sola? ansim. Maria pieg la testa e il suo sorriso speranzoso divenne un po' pi freddo. Parlate come mio fratello. Ma quello l'ho lasciato a casa. Altrimenti non mi sarei potuta avvicinare e non avrei potuto farvi una sorpresa. Ho pensato che... No, sapevo che vi avrei rivisto. Dove avete lasciato il vostro nipotino? nel nostro alloggio, rispose Andrej, avvertendo il sudore che gli scorreva sulla fronte. Da alcuni nostri amici. Maria slacci i bottoni del mantello e si sedette sul bordo del pozzo. Appoggiandosi con le mani, si chin leggermente in avanti, mettendo in evidenza la scollatura. L'attaccatura dei suoi seni si alzava e abbassava a ogni respiro. Con tutta la buona volont, Andrej non poteva considerare casuale quel comportamento. Prima di Raqi, c'erano state due o tre occasioni in cui era sparito in un fienile con una bella contadinella, dopo che lei gli aveva fatto gli occhi dolci. Ma l era tutto diverso. Era pura follia. Come ipnotizzato, Andrej si fece sempre pi vicino e, con voce leggermente impastata, disse: Non dovreste farlo. Cosa non dovrei fare, straniero? chiese lei, guardandolo con aria ingenua. C' qualcosa di sbagliato nel seguire i pi intimi e profondi sentimenti? C' qualcosa di sbagliato nell'andare incontro al destino? Io... No. Andrej pens alle guardie che certamente stavano perlustrando quella zona. Pensava al pericolo che correva se avessero scoperto... lui, lo stregone. Al momento, tuttavia, gli sembrava piuttosto di essere stato

stregato. solo che... Sono soltanto un uomo semplice, che viene da un isolato villaggio della Transilvania, mormor in tono sconsolato. E cosa c'entra? ribatt Maria, sorridendo e chinandosi ancora un po' in avanti. Gli uomini della Transilvania non sono veri uomini? Cosa volete dire? Certo... naturalmente, rispose Andrej impacciato. Voleva fuggire da quella giovane donna eccitante e disponibile come se fosse stato il suo peggiore nemico. Ma poi non riusc a nascondere la verit. Potrebbe essere... che sia sul punto... d'innamorarmi di voi. E cosa c' di strano se due persone si amano o sono sul punto d'innamorarsi? Non la cosa pi normale del mondo? Tu... voi mi piacete, nel caso non ve ne foste accorto. Maria fece risuonare la sua risata cristallina. Andrej sent dentro di s una sorta di eccitazione che gli sembr un ennesimo tradimento a Raqi, ma ormai in lui ragione, prudenza e cautela erano sparite. Sapeva che era sbagliato abbandonarsi al gioco seducente e demoniaco di Maria, sapeva di non essere che un passatempo per quella donna, spinta a cercare emozioni che potessero animare una vita probabilmente agiata ma noiosa. Eppure non gli importava. Le mani trovarono da sole la strada, scivolarono sulla sua schiena e la attirarono a s. Temeva che, da un momento all'altro, lei lo respingesse, mettendosi a chiedere aiuto a voce cos alta da richiamare le guardie, che lo avrebbero arrestato come violentatore, per poi scoprire che la loro preda era ben pi sostanziosa di quanto pensavano, perch Domenicus stava cercando proprio quell'uomo per sottoporlo a giudizio. Mentre stringeva tra le braccia il corpo eccitante e fremente di Maria, fu colpito dal pensiero che forse la donna gli stava giocando un tiro malvagio, che si era assunta il compito di farlo cadere in una trappola ordita dai cavalieri dorati. Ma non era cos. La strinse a s, famelico, le ricopr le guance di baci impacciati ma palpitanti. Con grande sorpresa, si rese conto che pure lei ardeva dal desiderio: gli prese il volto tra le mani e lo port dolcemente a s, poi le loro labbra s'incontrarono in un bacio che sembr non finire mai. Tutto procedeva molto pi in fretta di quanto dovesse: nel modo in cui si toccavano c'era una naturalezza che scacciava ogni inibizione e rendeva impossibile difendersi dall'improvviso rivelarsi della passione. I loro corpi sembravano diventati uno solo. Era come se si sciogliessero l'uno nell'altra. Le accarezz le spalle, poi si spost lentamente verso il

seno. Troppo in fretta, troppo in fretta, troppo in fretta... Tutto il corpo della donna sembrava vibrare sotto le sue carezze, ed era proprio quella risonanza che impediva loro di fermarsi. Ormai da tempo aveva dimenticato dove si trovava, aveva dimenticato che in qualunque momento poteva sopraggiungere un testimone di quell'appassionato spettacolo. Le appoggi la bocca sul collo, mentre le loro mani, come in un accordo segreto, allargavano la scollatura del prezioso abito della ragazza. Quando le labbra frementi di Andrej si posarono sul seno di lei, Maria, con un gesto sfacciato, fece uscire i capezzoli dalla scollatura. Lui li solletic con la lingua ed essi si rizzarono. Intanto lei gli accarezzava la testa, poi fece scivolare le mani lungo il collo e sulla schiena. Legati in uno stretto abbraccio, si staccarono dal bordo del pozzo e si distesero sul terreno. Ormai avevano completamente dimenticato il mondo intorno a loro. Cos'era il mondo in confronto a quello che stavano vivendo? Ti ho cercato, sussurr teneramente Maria all'orecchio di Andrej. Dal primo momento che ti ho visto, ho capito che ti volevo. Lo so, quello che ti sto dicendo non molto decoroso, ma... Andrej le chiuse le labbra con un bacio e sussurr: Per me stata la stessa cosa. Mi sono sentito come... se mi avessi fatto un incantesimo. Poi ud un rumore di passi leggeri e fu percorso da un improvviso terrore. Di colpo si rese conto di quello che stava facendo; con uno strattone deciso, si allontan da Maria e balz in piedi, portando la mano all'impugnatura della scimitarra. Era pronto a tutto: a un'imboscata in cui Maria l'aveva fatto cadere, a una pattuglia di guardie attirata dai loro gemiti appassionati, a qualche guardone che non si voleva perdere lo spettacolo di due amanti dimentichi del mondo circostante. Non era nulla di tutto ci. Frederic... gemette Andrej sorpreso e spaventato insieme, mentre si guardava freneticamente intorno per capire se il ragazzo era stato inseguito. Per Dio, cosa ci fai qui? Ho sentito... un rumore, balbett Frederic. Ti ha seguito qualcuno? chiese Andrej, brusco. No. Il ragazzo scosse la testa. Aveva un'aria molto infelice. Non credo. Qualcuno ti ha costretto a lasciare il nascondiglio? Il ragazzo scosse di nuovo la testa. Avevo solo... paura. Andrej sospir di sollievo. Avrebbe voluto prendere per le orecchie quel maleducato Delny e dargli uno scappellotto. Aspetta l, vicino a quella

casa, gli ordin. Arrivo subito. E guai a te se stavolta non fai quello che ti dico! Frederic non disse pi nulla; evidentemente aveva capito di aver esagerato. Con un cenno del capo fece intendere ad Andrej che avrebbe obbedito al suo ordine e corse via a passi veloci ma silenziosi. Andrej torn a voltarsi verso il pozzo per spiegare a Maria la situazione. Ma lei non c'era pi. Erano rimasti solo il fagotto e la brocca. Maledizione, mormor. I suoi sentimenti erano nel caos. La fiamma che fino a poco prima lo aveva avvolto si era trasformata in una struggente sensazione di perdita. Aveva stretto tra le braccia il corpo inebriante di quella donna... e adesso forse non l'avrebbe rivista mai pi. Inoltre non sapeva quanto avesse sentito della conversazione con Frederic. Al posto di Maria, si sarebbe fatto parecchie domande, per esempio a quale nascondiglio si riferisse Andrej e perch lui aveva avuto paura che suo nipote fosse stato seguito. Forse, dopo l'improvvisa comparsa di Frederic, era corsa via, troppo spaventata per comprendere il senso delle brusche parole di Andrej. Sperava che fosse cos. Quella giovane donna che l'aveva sconvolto cos profondamente poteva diventare molto pericolosa. Se avesse confidato qualcosa al fratello - sicuramente un personaggio altolocato -, c'era il rischio che quell'uomo scatenasse una vera caccia alle streghe contro di lui. E, a quel punto, avrebbe avuto poca importanza se l'avessero considerato un incendiario o una spia dei turchi. X Andrej fatic ad addormentarsi: i suoi pensieri tornavano sempre a Maria. Poteva letteralmente sentire il profumo della sua pelle e un brivido di piacere gli percorse la schiena all'immagine delle dita della donna che lo accarezzavano e delle unghie che si conficcavano dolcemente nella sua pelle. Ma c'erano anche altre immagini che s'inseguivano nella sua mente, immagini di dolore e violenza, quelle della locanda in fiamme in cui uomini innocenti erano morti soltanto perch i cavalieri dorati volevano uccidere lui. I ricordi dei due avvenimenti si alternavano come se fossero l'uno parte dell'altro e, nel labile confine tra veglia e sonno, s'impossess di lui l'assurda sensazione che tra loro esistesse un legame. Com'era possibile? Solo all'alba cadde in un sonno liberatorio. Poco dopo si risvegli, sfinito e in un bagno di sudore. Gli fu necessario qualche istante per rendersi

conto di dov'era. Si alz silenziosamente, and alla finestra e guard nel vicolo attraverso le fessure tra le assi. Considerata l'ora, c'era parecchia animazione. Alcuni marinai, con le loro sacche in spalla, andavano in una direzione che lui non aveva ancora esplorato; probabilmente, da qualche parte, dietro le case vicine al loro nascondiglio, c'era una scorciatoia per il porto. Lui sapeva che Constnt doveva la propria ricchezza alla posizione favorevole sul mar Nero ed era considerata la Venezia d'Oriente, perch aveva un'importanza fondamentale nei commerci non soltanto con le altre citt portuali dello stesso mar Nero, ma anche col vicino Mediterraneo. Ma non c'erano solo i marinai. Un commerciante che spingeva un carretto di legno carico di verdure - diretto probabilmente al mercato - si doveva aprire la strada tra donne miseramente vestite che schiamazzavano. Qualche passo pi indietro, sciamava un gruppo di bambini urlanti. Alla loro vista, Andrej si sent trafiggere il cuore. Suo figlio Marius avrebbe potuto essere tra quei bambini, come pure Frederic, ma la loro infanzia era finita nel momento in cui Domenicus e i cavalieri dorati erano arrivati a Bors. Spost lo sguardo sul ragazzo addormentato. Almeno mentre dormiva accovacciato, con le ginocchia quasi all'altezza del mento e la testa appoggiata alle mani congiunte come in preghiera - sembrava davvero un bambino. Improvvisamente Frederic apr gli occhi, fiss Andrej e si alz di scatto. Oh! Mi sono addormentato? Non c' motivo di agitarsi. Abbiamo tutta la giornata. Non dobbiamo essere all'Orso Guercio prima di sera. E cosa facciamo intanto? Daremo un'occhiata in citt. Ma con prudenza e senza attirare l'attenzione. Perch non restiamo qui? chiese Frederic. Andrej scosse la testa. Aveva riflettuto a lungo su quella possibilit. Dobbiamo usare questa casa solo in caso di necessit. possibile che i soldati setaccino ogni edificio. E, se dovessero arrivare qui, non voglio che ci trovino. Si mossero rapidamente, ma con prudenza, in attesa del momento propizio per scivolare inosservati fuori dall'edificio. Andrej stava all'erta, pronto a squagliarsela con Frederic alla comparsa di un'uniforme arancione e bianca. Decise tuttavia di prendere il toro per le corna. Era poco probabile che i cavalieri dorati e le guardie pensassero che lui stesse tranquillamente gironzolando per le strade di Constnt; era molto pi plausibile che setac-

ciassero ogni angolo nascosto della citt e ogni pertugio. Anche per quel motivo non aveva lasciato niente nella casa: se i soldati l'avessero perlustrata durante la loro assenza, non avrebbero trovato tracce. Soltanto cos poteva essere sicuro che il nascondiglio fosse ancora utilizzabile in caso di emergenza o per trascorrervi un'altra notte. Uscito, si diresse subito verso il castello. Sapeva che esso aveva un ruolo centrale nella vita della citt; inoltre poteva essere assai utile conoscere il complicato sistema di vicoli che si sviluppava intorno a esso. Doveva prendere confidenza con l'ambiente. Si fiss nella mente il corso delle strade e le caratteristiche degli edifici, sempre cercando di evitare le guardie ducali. Ma non vide n i cavalieri dorati n gli sgherri dell'inquisitore. Sono curioso di sapere come il nostro informatore riuscir a farmi sgattaiolare l dentro, sussurr a Frederic prima di riprendere la direzione del porto. Bighellonare in una citt in cui tutti erano affaccendati rischiava per di attirare comunque l'attenzione. meglio se torniamo verso la piazza del mercato. L c' pi gente e nella folla daremo meno nell'occhio, disse quando i raggi del sole cominciarono a irritargli gli occhi ipersensibili, facendogli capire che era mezzogiorno. Esattamente com'era accaduto il giorno precedente, fecero molta fatica ad aprirsi la strada nella ressa senza perdersi di vista. Gli urti e gli spintoni erano continui. Inoltre si era formato un capannello presso un banchetto di verdure che prima aveva cominciato a traballare e poi si era rumorosamente rovesciato. Tutti volevano impossessarsi delle prelibatezze cadute ai loro piedi, Anche Andrej e Frederic si chinarono, ma, quando videro arrivare a cavallo le guardie del duca, si avviarono nella direzione opposta. A distanza di sicurezza, osservarono gli avvenimenti, che culminarono in una lite tra il commerciante e la piccola folla. Non era tuttavia prevedibile da quale parte si sarebbero schierate le guardie, che avevano gi minacciosamente estratto le spade. meglio sparire prima di essere coinvolti, bisbigli Andrej. Si gir per lasciare la piazza del mercato il pi velocemente possibile, ma rimase come pietrificato. Davanti a lui c'era Maria. Cosa... Come mai sei qui? farfugli. Nella testa gli passarono mille cose. Gli avvenimenti della notte precedente gli sembravano un sogno lontano, che nemmeno il pi potente incantesimo avrebbe potuto far ritornare. Ramment tuttavia di aver gi pensato che, per quella donna, lui proba-

bilmente non era che un trastullo. Magari si era gi divertita con stallieri e camerieri, e poi aveva voluto far girare la testa a qualche ingenuo straniero... Vi ho visti laggi. Lei indic la strada che conduceva al castello. Cio, ho sperato che foste voi. In fondo ho ancora un debito con questo ragazzo e non mi piace essere debitrice, soprattutto se si tratta di una stecca di zucchero! Confuso, Frederic guard prima Andrej e poi Maria. Va bene, disse Andrej. Ma davvero non abbiamo... ... molto tempo, lo so, concluse Maria. Neppure io ne ho molto. Mio fratello mi sta aspettando. Forza, venite. Afferr Frederic per la mano e si avvi cos in fretta che il ragazzo, prima di mettersi al suo passo, venne quasi trascinato per qualche iarda. Andrej li segu, tenendo d'occhio la moltitudine di gente che sciamava in ogni direzione. Ancora una volta si domand se non avesse perso completamente la ragione: probabilmente non c'era motivo per essere diffidenti, per non riusciva a scacciare la sensazione che Maria gli nascondesse qualcosa di estrema importanza. Forse era stata incaricata da qualcuno di carpire la fiducia di Andrej e scoprire cos i suoi piani segreti? Si rendeva conto dell'assurdit di quei pensieri, ma non poteva farci nulla. I suoi sentimenti nei confronti di quella giovane donna erano contrastanti. Da una parte, si sentiva attirato da lei, al punto di essere incapace di resisterle e di fremere alla sola idea di sfiorarla. Dall'altra, non riusciva a comprendere il suo modo di fare energico e risoluto. Era... di una schiettezza inconsueta e inquietante nel contempo, una schiettezza che lui non aveva mai visto in nessun'altra donna. Forse era la figlia di un ricco nobile o la moglie di un cavaliere ospite del castello. Restava il fatto che, vista la situazione, non poteva fidarsi di nessuno. Oltretutto l'ora fissata per il loro appuntamento era ormai vicina. Ma forse non era giusto sottrarre a Frederic quei preziosi momenti di gioia. Attraversarono la piazza del mercato. Nonostante la calca, Maria si muoveva cos veloce che Andrej faticava a tenere il suo passo e quello di Frederic. Finalmente raggiunsero una bancarella che, oltre a frutta e verdura, aveva anche stecche di zucchero e altre leccornie. Maria invit Frederic a scegliere quello che voleva e il ragazzo riflett a lungo. Andrej non riusc a contenere un sorriso quando vide l'espressione beata sul volto del ragazzo. Le mani di Frederic tremavano come quelle di un orefice che deve scegliere una pietra preziosa per un gioiello pregiato. In-

fine, prese proprio ci che la giovane donna gli aveva offerto sin dall'inizio: una stecca di zucchero. Maria si volt verso Andrej e sorrise. Era incredibilmente bella e improvvisamente lui la vide non soltanto molto pi giovane di quanto gli fosse sembrata la prima volta ma anche cos affascinante da annullare ogni facolt mentale. In quella piazza sudicia e caotica, Maria era completamente fuori posto. Andrej la fissava, estasiato, tuttavia si accorse che non faceva neppure il gesto di pagare la stecca di zucchero. Al venditore sembrava una cosa ovvia. Ad Andrej no. Ma in quel momento rifiut di pensarci. Allora, Andrej... Non valsa la pena perdere qualche minuto per questo sorriso? gli chiese. Sulle prime, quelle parole sembrarono ad Andrej quasi ridicole. Per il modo in cui Maria gli stava davanti, il suo sorriso allegro e gli splendidi riflessi che il sole creava sui suoi capelli neri trasformarono ben presto il suo stato d'animo in quello di un ragazzo poco pi grande di Frederic. Il sorriso spensierato della donna gli faceva battere il cuore pi in fretta e la sua allegria contagiosa era un toccasana per Frederic... Ma proprio per quel motivo Andrej si sentiva stringere dall'angoscia. La sensazione che lei avesse un segreto oscuro divenne incontenibile. S, disse, scrollando le spalle e spostando lo sguardo. Era confuso, quasi smarrito, e, poich non riusciva a sciogliere la contraddizione dei suoi sentimenti, la sua angoscia crebbe. Maria non contribuiva di certo ad allentarla. Da dove vieni, Andrej? chiese. Da occidente? Si vede tanto? chiese Andrej di rimando, improvvisamente consapevole dell'enorme quantit di cose che li separavano. Non lo so, non sono mai stata in Transilvania, anche perch mio fratello non me lo permetterebbe mai... Tuttavia mi hanno raccontato che sulle montagne vivono ancora trib barbare che adorano gli dei pagani. S'interruppe, improvvisamente turbata. Cio... Non questo che intendevo, riprese. Non voglio dire che tu sembri un barbaro pagano, ma solo che... Esit, incapace di trovare le parole adatte e si rifugi in una scrollata di spalle, accompagnata da un sorriso imbarazzato. Temo che mio fratello abbia ragione, concluse. A volte dico proprio delle sciocchezze. Solo che normalmente non lo ammetti, disse una voce alle spalle di Andrej. Almeno non quando sono nei paraggi. Andrej stava per voltarsi, ma si blocc quando vide la reazione di Frede-

ric. Il volto aveva perso ogni colore e gli occhi, cos grandi che sembravano uscire dalle orbite, erano incupiti dalla paura. Il ragazzo prese addirittura a tremare. Allora Andrej si gir di scatto e trattenne a stento un grido di sorpresa. Dietro di lui c'era un uomo molto alto, con le spalle larghe, gli occhi scuri e corti capelli neri. Indossava ancora quel mantello rosso che, quando si trovava a cavallo, gli aveva conferito un'aria cos autorevole - bench adesso sembrasse pi pacchiano che elegante - e reggeva tra le mani l'enorme cappello dalla tesa larga. Sul suo petto pendeva una croce d'oro tempestata di pietre preziose che doveva pesare almeno una libbra. Domenicus squadr Andrej con un'occhiata rapida ma molto attenta prima di rivolgersi nuovamente a Maria, scrollando esageratamente la testa. Succede sempre cos, sospir. Non ti posso perdere di vista un momento. Spero che mia sorella non vi abbia disturbato. Sapete, talvolta davvero sfacciata. Andrej non replic, certo che Domenicus non si aspettava comunque una sua reazione. Ma not che l'inquisitore non era affatto un uomo di Chiesa come quelli che lui conosceva: non stava in mezzo al popolo, ma al di sopra del popolo e la piena consapevolezza del suo rango gli creava intorno una sorta di barriera invisibile. E soprattutto era l'assassino di suo figlio, di Barak e di tutti gli altri della valle di Bors. Quel pensiero si form con qualche istante di ritardo, ma suscit in Andrej una rabbia violentissima. Improvvisamente anche le sue mani cominciarono a tremare e per un momento l'immagine di Domenicus si sfoc davanti ai suoi occhi. Il cuore gli batteva all'impazzata e fu costretto a far violenza su se stesso per non estrarre la scimitarra e uccidere quell'uomo all'istante. Se in quel momento Domenicus l'avesse guardato, senza dubbio gli avrebbe letto negli occhi quei pensieri. L'inquisitore, per, guardava Frederic e lo stava facendo in modo particolare... non ostile, ma in un certo senso diffidente e sbalordito. Perch sei cos spaventato, piccolo? chiese. Ci conosciamo? Voi... voi siete... balbett Frederic. Domenicus sospir. Capisco, disse. S, hai ragione, ragazzo mio. Mi chiamo padre Domenicus e, prima che tu me lo chieda, s, sono l'inquisitore che ospite del castello. Ma qualunque cosa ti abbiano raccontato, non hai motivo per avere paura di me. Ma voi...

Sta' zitto, Frederic, disse Andrej. Anche la sua voce tremava. Si schiar la gola e si sforz di mostrare un'espressione impassibile, poi, con un movimento rigido, si volt di nuovo verso Domenicus. Vi prego, perdonate mio nipote, eccellenza. uno stupido ragazzino che crede a tutte le sciocchezze che sente. E quali sciocchezze avrebbe sentito? chiese Domenicus freddamente, giocherellando con la croce d'oro. Poi sorrise, ma era il sorriso pi gelido che Andrej avesse mai visto sulle labbra di un essere umano. Non lo so, rispose Andrej. Vi prego, perdonateci ancora se vi abbiamo disturbato. Ora dobbiamo davvero andare. Frederic, vieni! Il ragazzo sembrava non aver sentito quelle parole e continuava a fissare l'inquisitore. Allora Andrej lo prese per le spalle e lo trascin con s. Con un breve cenno a Maria si gir per andarsene, ma inaspettatamente Domenicus disse: Perch avete cos fretta? Mi piacerebbe chiacchierare un po' con voi, Andrej Delny. Impietrito, Andrej strinse le spalle di Frederic e il suo cuore rallent i battiti, ma il pulsare del sangue divenne cos profondo che lui lo pot sentire fin nella punta delle dita. Sollev lentamente le mani dalle spalle di Frederic, allontan il ragazzo e si volt di nuovo verso Domenicus. Con la mano destra scost il mantello, poi port la stessa mano sull'impugnatura della scimitarra. L'inquisitore non era pi solo. Dietro di lui c'erano due uomini con l'armatura di cuoio e un mantello di lana lungo fino alle caviglie. Andrej non aveva bisogno di guardare per sapere che pure alle sue spalle erano comparsi alcuni uomini armati. I cavalieri dorati non si vedevano, ma di certo erano l, da qualche parte. Cerc Maria con lo sguardo. La giovane donna, confusa, fissava alternativamente lui e il fratello. O non capiva cosa stava succedendo oppure era la migliore attrice che Andrej avesse mai conosciuto. Domenicus, cosa... Ora meglio se te ne vai, Maria, mormor il fratello. Potrebbe diventare pericoloso. Cosa vuol dire? La voce di Maria era tagliente, quasi aggressiva. Ho diritto a una spiegazione! Conosci quest'uomo? Vuol dire che tu mi hai messo in trappola, disse Andrej. Presumo che ieri tuo fratello, con molta abilit, abbia orientato la tua attenzione verso di noi. Maria impallid. vero? Domenicus!

L'inquisitore la guard per un attimo, inarc il sopracciglio sinistro e si rivolse di nuovo ad Andrej senza rispondere alla domanda. Smettetela, Delny! disse. Non avete pi nessuna possibilit. Lo vedremo, replic Andrej. In apparenza sembrava deciso, ma il suo animo era in subbuglio. I due soldati dietro l'uomo di Chiesa avevano messo le mani sulle spade, per non le avevano ancora estratte. La loro tensione, comunque, era palpabile. Avevano paura di quella situazione imprevedibile e quindi rischiosa. So quanto siete pericoloso, Andrej Delny, mormor Domenicus. Senza dubbio siete disposto a battervi prima di essere catturato. Ma pensate al luogo in cui ci troviamo. Potreste uccidere degli innocenti. Lo volete davvero? Andrej sent che alle sue spalle si stavano avvicinando almeno due uomini, forse di pi, e molto probabilmente tra loro c'era uno dei cavalieri dorati. Arrendetevi senza resistere e io vi assicuro che avrete un processo giusto, prosegu Domenicus con un sorrisetto tirato, visto che Andrej non reagiva. Come a Barak? chiese Andrej dopo una lunghissima pausa. A Barak? Domenicus fu costretto a frugare nella memoria prima di ricordare quel nome. Poi annu. Ah, s. Il vecchio testardo della valle di Bors. Dimenticate alla svelta i nomi degli uomini che avete torturato a morte, sibil Andrej. Oppure ormai sono cos tanti che non riuscite pi a ricordarli? Barak Delny era uno stregone, rispose Domenicus con freddezza. Ha ammesso di aver venduto l'anima al diavolo. Anche voi siete un seguace di Satana? Se lo fossi, dovreste saperlo, disse Andrej. Frederic, corri! Con un gesto rapidissimo si volt, diede a Frederic una spinta che lo fece barcollare e, con la coda dell'occhio, percep un movimento frenetico. Si era sbagliato. Dietro di lui si trovavano ben pi di due soldati e, in mezzo a loro, c'era un cavaliere dorato: il gigante contro cui aveva gi combattuto una volta e che si era lasciato sfuggire per un pelo! Gli aveva promesso che si sarebbero rivisti, ma Andrej non avrebbe mai immaginato che sarebbe successo nel bel mezzo di Constnt e alla presenza dell'inquisitore. Due uomini attaccarono Andrej con le spade sguainate. Con un'abile mossa, lui evit un violento colpo di spada calato a due mani che l'avrebbe

decapitato, ma scivol e cadde sul fianco. Una seconda lama colp la pietra a poca distanza dalla sua spalla sinistra, generando una pioggia di scintille. Andrej rotol via, colp con un calcio le parti basse dell'aggressore, che si era sporto troppo in avanti, e, con lo stesso movimento, balz in piedi. L'uomo che aveva cercato di decapitarlo lo aggred di nuovo. Schiv la lama che sibilava contro di lui, scost le braccia dell'uomo e lo colp alla gola col taglio della mano. Il colpo poteva essere mortale, ma era stato assestato in modo approssimativo e con forza insufficiente; il soldato lasci cadere la spada, barcoll all'indietro, stringendosi le mani alla gola, ma riusc a restare faticosamente in piedi. Andrej fint un calcio contro il terzo assalitore, poi arretr con un balzo e riusc a tirare il fiato per qualche istante. Dall'inizio della zuffa erano passati solo pochi istanti, ma la situazione era totalmente cambiata: solo tre dei quattro uomini si erano concentrati su di lui. Il quarto si era slanciato su Frederic, ma aveva mancato il ragazzo ed era caduto sulle ginocchia. Aveva il volto deformato dal dolore e non era in grado di reggersi in piedi. Invece il cavaliere dorato - quello con cui Andrej aveva combattuto nel bosco - se ne stava immobile a una certa distanza e osservava il suo nemico con un misto di curiosit e serena pacatezza. Non aveva fatto neppure lo sforzo di estrarre l'arma e probabilmente non aveva neppure intenzione di farlo. Andrej comprese istintivamente che, da quell'avversario, non doveva aspettarsi un duello leale. Avrebbe semplicemente atteso che i suoi compagni lo catturassero oppure sarebbe intervenuto solo quando lui si fosse trovato in grave difficolt. Arrendetevi, Delny! lo invit Domenicus con voce tagliente. Oppure siete cos pazzo da voler morire? I due uomini che stavano alle spalle dell'inquisitore non avevano preso parte allo scontro. Il primo aveva afferrato Maria e la tratteneva con rispettosa fermezza. L'altro aveva sfoderato la spada, piazzandosi in posizione difensiva tra Andrej e il suo signore. Per qualche inesplicabile motivo, i soldati cercavano di evitare un duello. E improvvisamente Andrej cap il perch. Non erano soli. La gente intorno a loro, presa dal panico, si era portata a distanza di sicurezza non appena i soldati avevano sfoderato le armi, e ora formava una sorta di arena vivente, larga pi di dieci passi, al cui centro si trovavano Andrej e i suoi avversari. C'erano dozzine di testimoni, probabilmente centinaia. N il cavaliere dorato n l'inquisitore volevano che Andrej esalasse l l'ultimo respiro. Intendevano prima torturarlo e poi met-

terlo al rogo. Fino a quel momento neppure Andrej aveva sguainato la scimitarra. Non aveva bisogno di armi per eliminare un paio di avversari normali. Dietro di lui risuon un urlo soffocato. Gett una rapida occhiata alle proprie spalle e si accorse con orrore che il quarto soldato si era rialzato e aveva afferrato Frederic. Il ragazzo si difendeva con tutte le sue forze, ma ovviamente non poteva contrastare un adulto. In pi, il cavaliere gigantesco, con un gelido sorriso, si era portato alle spalle dei due e aveva posato la mano sulla spada. Andrej soppes velocemente la possibilit di raggiungerlo con un balzo e liberare Frederic, ma scart subito quell'idea. Il soldato sarebbe morto prima ancora di comprendere cosa stava succedendo, ma il cavaliere dorato non avrebbe esitato a uccidere Frederic. Arrendetevi, Andrej Delny! ripet Domenicus. Gi troppo sangue innocente stato versato. Avete la mia parola che vi sar resa giustizia. Andrej ebbe l'impulso di scagliarsi contro Domenicus anzich sul soldato che teneva Frederic, per prenderlo come ostaggio e fargli provare sulla sua pelle cos'era la giustizia. Ma poi lesse chiaramente sul volto dell'inquisitore che una simile evenienza era stata prevista. Domenicus non trascorreva le sue giornate in preghiera o facendo opere pie e Andrej sapeva riconoscere un guerriero quando lo vedeva negli occhi. Vide, o meglio percep, che tre uomini gli si stavano avvicinando da direzioni diverse. Erano tesi, avevano paura. Ora! ordin il gigantesco cavaliere dorato. I tre soldati balzarono verso di lui con un movimento perfettamente coordinato. Andrej cap che quell'attacco era frutto di un lungo esercizio; una tecnica tutt'altro che cavalleresca, ma proprio per questo efficace. Anche il migliore spadaccino sarebbe stato in grave difficolt davanti a un'aggressione condotta da direzioni diverse. Andrej rimase immobile. Poi, improvvisamente, la scimitarra sibil fuori del fodero con un movimento fluido che era, insieme, un affondo. Dur una frazione di secondo: la lama era scivolata cos velocemente nel cuoio e nella carne che, sull'acciaio affilato, non era rimasta neppure una goccia di sangue. In pratica il soldato era gi morto, ma sembrava che il suo corpo non se ne fosse accorto: barcoll con la spada tesa verso Andrej e sul suo volto apparve un'espressione sorpresa e rassegnata insieme, mentre l'armatura di cuoio si apriva e metteva in mostra sul petto una sottile linea rossa che sembrava tracciata con un pennello finissimo. Andrej si avvicin all'uomo con passo tranquillo; poi fece un movimento

semicircolare con la scimitarra. Come aveva previsto, non colp nessuno degli altri due aggressori, ma costrinse i soldati a sospendere l'attacco e a mettersi frettolosamente al sicuro. Nel momento stesso in cui il moribondo si accasciava lentamente davanti a lui, Andrej lo scavalc con un salto a gambe divaricate che lo fece piombare su Domenicus e sulla sua guardia del corpo. Tutto intorno si levarono delle grida. L'arena sembr esplodere e gli spettatori si trovarono improvvisamente a doversi confrontare con la possibilit di perdere la vita. Da qualche parte al margine del suo campo visivo, Andrej vide scintillare qualcosa di dorato. Frederic url. La concentrazione di Andrej era assoluta: era come se fosse un tutt'uno con la sua scimitarra. Non si mosse: divenne lui stesso un unico movimento rapidissimo e fluido, che gli spettatori terrorizzati colsero come un'ombra velocissima, quasi indistinta. La scimitarra tagli l'aria con un rumore di seta strappata. La guardia del corpo di Domenicus reag. Con vago stupore, Andrej not che quell'uomo era disposto a morire per l'inquisitore, e si accorse pure che era veloce... sorprendentemente veloce per un uomo che non era stato allenato per anni nell'arte della spada da Michail Nadasdy. Ma, in confronto ad Andrej, la sua reazione era ridicolmente lenta... e inutile. La scimitarra era cos affilata che lo avrebbe decapitato e, nel contempo, avrebbe vibrato un colpo mortale all'inquisitore. Tuttavia Andrej non aveva intenzione di uccidere Domenicus. La sua morte avrebbe avuto come inevitabile conseguenza la morte di Frederic e probabilmente anche quella degli abitanti di Bors tenuti prigionieri nel castello. XI Il colpo era debole in confronto a quello che Andrej avrebbe potuto sferrare, per fu abbastanza violento da uccidere immediatamente il soldato e scaraventarlo contro l'inquisitore. La scimitarra complet quasi da sola il movimento, descrisse un semicerchio e improvvisamente sibil dal basso verso l'alto, finch non trov resistenza. Il soldato che teneva ferma Maria si guard intorno senza comprendere cos'era successo e lentamente si accasci. Ancora prima che cadesse a terra, Andrej aveva gi raggiunto la giovane, trascinandola a s e torcendole un braccio dietro la schiena. La scimitarra, immobile, era a

mezzo pollice dalla sua gola. Da quando aveva sguainato l'arma era passato solo qualche secondo. Sta' ferma, disse Andrej a Maria. Parl rapidamente, a bassa voce. Non ti faccio niente, non temere. Poi grid: Se qualcuno si muove, la uccido! La giovane donna s'irrigid e i due soldati che si erano girati per attaccarlo - ma in modo lento e goffo, come marionette nelle mani di un burattinaio maldestro - si bloccarono, indecisi. Solo il cavaliere dorato reag prontamente. Con un passo fulmineo si avvicin a Frederic e lo afferr; nella sua mano sinistra brillava un coltello. Malthus! No! Domenicus si alz di scatto e sollev il braccio sinistro in direzione del cavaliere per fermarlo; poi alz l'altro braccio con un gesto quasi identico, ma nel contempo pi sciolto, verso Andrej. Aveva una piccola ferita sulla fronte che doveva essersi procurato quando il soldato l'aveva trascinato a terra. Malthus fece un altro passo verso Andrej e pieg all'indietro la testa di Frederic. Andrej vide che il ragazzo voleva gridare, ma non aveva sufficiente fiato. Negli occhi del cavaliere dorato comparve una luce fredda e malvagia. Non prest la minima attenzione n al gesto di Domenicus n alle sue parole. Malthus, fermatevi! disse l'inquisitore in tono aspro. Ve lo ordino! Il cavaliere fece ancora un passo prima di bloccarsi e allent un po' la presa sulla testa di Frederic in modo che questi potesse respirare. Lasciate andare mia sorella! grid Domenicus ad Andrej. Era un uomo abituato a comandare, si sentiva chiaramente. E, bench il tormento riflesso nei suoi occhi rischiasse di contraddire il tono imperioso, aveva comunque una voce dura e inflessibile. Temo di non poterlo fare, venerabile padre, rispose Andrej sarcastico. Sarebbe una cosa stupida. E io odio fare cose stupide. Lasciala, oppure il giovane morir! grid Malthus. E se la libero, ci lasciate andare? Malthus voleva rispondere, ma Domenicus lo ferm con un gesto autoritario. Sapete che non lo faremo, Delny, disse. Non peggiorate la vostra situazione. Vi do la mia parola che, se libererete Maria, questo contrattempo sar dimenticato. Non avr la minima influenza sul vostro processo. Era una proposta quasi grottesca, ma Andrej gli credette. Aveva appena

ucciso due uomini davanti agli occhi di Domenicus, eppure l'inquisitore era pronto a dimenticare quel contrattempo. O adorava sua sorella, oppure una vita umana gli era indifferente quanto la polvere sulle scarpe. Forse entrambe le cose. La mente di Andrej era in subbuglio. Michail Nadasdy avrebbe definito quella situazione uno stallo, ma non poteva restare cos ancora a lungo. Il rapporto di forza era sempre pi squilibrato a suo svantaggio. La maggior parte degli spettatori era ammutolita e adesso osservava gli avvenimenti con morbosa curiosit, ma la tensione sembrava diffondersi come un'onda provocata da un sasso lanciato in acqua. Quanto ci sarebbe voluto perch sopraggiungessero i soldati del duca, che probabilmente non si curavano della vita di Maria quanto suo fratello? Dico sul serio, Domenicus, ribatt Andrej. Liberate il ragazzo, lasciateci andare e a vostra sorella non accadr nulla. Non ho pi niente da perdere. Odi se stesso per quello che si apprestava a fare, ma, per dare maggiore efficacia alle sue parole, con un minimo movimento della scimitarra scalf la pelle di Maria. Probabilmente la donna sent soltanto un leggero dolore, ma inspir profondamente e s'irrigid. Sul suo collo cadde un'unica goccia di sangue. Domenicus sgran gli occhi e strinse la pesante croce d'oro che gli pendeva sul petto. Andrej not che stava accadendo proprio quello che aveva temuto: nella piazza del mercato si era scatenata una sorta di panico silenzioso e la gente aveva cominciato a darsi alla fuga, bench solo pochi avessero capito il vero motivo di quel fuggi fuggi generale. Dal castello si stava avvicinando una mezza dozzina di lance, che sembravano dondolare al di sopra della folla; sotto quelle lance, luccicavano l'arancione e il bianco. A Frederic e a lui restava circa un minuto, valut Andrej; se la ressa avesse rallentato a sufficienza i soldati, ne avrebbero avuti un paio. Anche Domenicus aveva notato i soldati, ma nei suoi occhi non ci fu nessuno scintillio di trionfo. Era consapevole del pericolo che l'arrivo delle guardie comportava per la sorella. Evidentemente stava riflettendo. Strinse a pugno la mano destra, chiuse gli occhi per un istante, poi annu. Lasciate andare il ragazzo! Malthus schiumava di rabbia. Anzich liberare Frederic, fece scorrere il coltello sulla sua gola. Il taglio non era pi profondo di quello che Andrej aveva fatto a Maria, tuttavia era pi lungo. Un fiotto di sangue usc dalla

gola di Frederic e macchi la sua veste. Malthus! Domenicus quasi url. Lasciatelo andare! Subito! Per un momento spaventosamente lungo, il cavaliere dorato non reag, scrutando Andrej con un odio che questi non riusciva a spiegarsi. Premette il pugnale insanguinato sulla fronte di Frederic e il ragazzo pieg indietro la testa fin dove gli fu possibile. Domenicus grid un'altra volta: Malthus! e finalmente il cavaliere abbass il pugnale, dando una spinta a Frederic. Il ragazzo barcoll in avanti e cadde in ginocchio davanti ad Andrej. Sar felicissimo di rincontrarti, Delny... Spero solo che tu riesca a trovare un'altra giovane donna dietro cui nasconderti. Il tono era di scherno, ma Andrej non si fece ingannare. Bench non ne comprendesse il motivo, percepiva chiaramente che, dietro quelle parole beffarde, si celava la paura. Una paura che forse aveva le sue radici nel fatto che, nello scontro alla locanda, uno dei cavalieri dorati era stato ucciso... Certo, era stato Serg a ucciderlo, per Malthus non poteva saperlo. Date la vostra parola, Andrej Delny? chiese Domenicus. La lama di Andrej rimase a mezzo dito dalla gola di Maria, ma lui lasci il braccio della donna e aiut Frederic a rialzarsi. Il taglio sulla gola del ragazzo non sanguinava pi, per, tra le sue dita, scorrevano alcune gocce dense che avevano lo stesso colore del mantello di Domenicus. Delny! Andrej torn a rivolgersi all'inquisitore. A vostra sorella non succeder nulla, dichiar. La liberer non appena saremo al sicuro. Fece un passo indietro e Domenicus non cerc di fermarlo. Era abbastanza intelligente da cogliere le implicazioni di quella situazione. Per disse: Non uscirete mai dalla citt... Lo sapete, vero? Vedremo, rispose Andrej con un altro, cauto passo indietro. In quello stesso istante, Frederic gli si avvicin, prese il sottile pugnale dalla cintura di Maria e scagli l'arma contro Domenicus. Il ragazzo ag cos in fretta che Andrej non ebbe la minima possibilit di fermarlo. Il pugnale penetr fino all'impugnatura nella gola dell'inquisitore e usc dalla nuca. Domenicus si strinse la gola con le mani, gorgogli, cercando di urlare, e sput sangue. Maria emise uno stridulo grido di orrore e balz in avanti con tale slancio che Andrej ebbe appena il tempo di spostare la scimitarra per evitare che la ragazza si tagliasse la testa da sola. Con un ringhio bestiale, Malthus sguain la spada, ma nella foga inciamp in uno dei soldati e cadde a terra con un grido acuto di rabbia.

Andrej non perse tempo a guardare se era inseguito e si apr un varco tra la folla. Si lanci un'occhiata alle spalle soltanto quando Frederic e lui arrivarono all'altezza di un vicolo che correva tra due edifici tinteggiati di bianco. In effetti erano inseguiti; non da Malthus o da una guardia dell'inquisitore, bens da una mezza dozzina di soldati del duca di Constnt. Gli uomini con l'uniforme arancione e bianca si facevano largo tra la folla con ancor meno riguardo di quello usato da lui e da Frederic; inoltre, se necessario, usavano le armi per procedere pi velocemente. Infatti la distanza tra loro diminuiva sempre pi. Andrej svolt a sinistra, corse ad ampie falcate verso un banchetto di verdura e assest tre colpi fulminei con la scimitarra. Il banchetto croll immediatamente, trasformandosi in una frana di cavoli, porri e rape che Andrej e Frederic superarono con un potente balzo. Dopo aver fatto la stessa cosa con un altro banchetto, Andrej si guard alle spalle e vide che la met dei loro inseguitori scivolava su un torrente di brocche e boccali rotti, e l'altra met veniva ricoperta da una stoffa svolazzante delle dimensioni di una piccola vela. Cerc di aumentare ulteriormente la velocit, ma non ci riusc. La ressa con cui dovevano lottare li frenava. Finalmente raggiunsero l'altro lato della piazza del mercato e s'infilarono in un vicolo. Dopo qualche passo, Andrej riconobbe quella stradina: era la stessa lungo la quale erano fuggiti il giorno precedente. Ora avevano almeno una possibilit di seminare i loro inseguitori. Procedevano in fretta, nessuno cercava di fermarli. Sebbene cambiassero continuamente direzione, Andrej sapeva benissimo dove voleva andare. Doveva solo far perdere le tracce agli inseguitori... cos sarebbero stati liberi, almeno per il momento. Per non dare inutilmente nell'occhio e per tirare il fiato, rallentarono il ritmo. Dove vuoi andare? chiese Frederic. Cosa credi? sibil Andrej. Pensi che dopo il tuo brillante gesto possiamo farci vedere ancora in giro? Anche se le persone che incrociavano si facevano da parte o non li osservavano apertamente, Andrej percepiva la loro diffidenza. Non c'era da meravigliarsi: la sua scimitarra era ben visibile e la gola insanguinata di Frederic non era una cosa che si vedeva tutti i giorni. Dovevano assolutamente trovare un nascondiglio prima che qualcuno li denunciasse e cancellare subito i segni pi evidenti che i fatti appena accaduti avevano lasciato sui vestiti e sul corpo di Frederic. Con un po' di fortuna, avrebbero potuto usare il loro vecchio rifugio.

Dalla piazza del mercato arrivavano rumori e grida: la caccia per trovarli si era estesa. Uno straniero quasi completamente calvo, che indossava una veste appariscente, con una scimitarra preziosa e un ragazzo anche lui quasi senza capelli e con un taglio fresco alla gola... Non sarebbe stato difficile rintracciarli, neppure in una citt cos grande. Andrej stava gi per superare il portone della casa abbandonata, ma poi cambi idea; la notte precedente in quel luogo non erano stati scoperti e forse tra quelle vecchie mura sarebbero stati al sicuro per qualche ora. Il rumore e le grida provenienti dalla piazza del mercato si fecero pi alti, per sembrava che l nel vicolo non ci fosse nessuno. Si ferm e si guard intorno e, non appena fu sicuro che nessuno li osservasse, afferr Frederic per un braccio e lo trascin con s. Pass rapidamente sotto l'arco di pietra del portone e si diresse verso la porta. Un ultimo sguardo gli conferm che nessuno si stava curando di loro. Riusciva a sentire ancora chiaramente i rumori della piazza del mercato e della strada, ma la casa era sempre silenziosa. Dopo aver spalancato la porta, trascin dentro brutalmente Frederic e gli diede una spinta che lo fece letteralmente ruzzolare nella stanza. Come l'ultima volta, percep la polverosa penombra e l'odore dolciastro che quasi lo fece vomitare, per non gli importava. Quella casa in rovina gli appariva come un amico fidato, che, nel momento del bisogno, era disposto a dargli un aiuto del tutto disinteressato. Chiuse la porta dietro di s, attravers la stanza in fretta per raggiungere la finestra sull'altro lato, da cui poteva tener d'occhio la strada, e spi attraverso la fessura tra le assi. Nella strada c'erano poche persone e sembravano cos prese dai fatti loro che non prestavano attenzione all'ambiente circostante. Andrej poteva soltanto sperare che nessuno avesse notato i due forestieri entrati di soppiatto in quell'edificio. Si volt verso Frederic. Il ragazzo aveva strappato una striscia di stoffa dall'orlo della sua veste e cercava maldestramente di bendarsi. Non sanguinava pi, ma forse anche il ragazzo aveva pensato che quella ferita fosse un segno che avrebbe permesso d'identificarli facilmente. Andrej rimase per un po' a guardare il suo protetto che cercava invano di annodare dietro la nuca la striscia di stoffa troppo rigida, poi allung la mano. Non appena Frederic si avvicin per farsi aiutare, gli diede un ceffone che lo fece cadere a terra. Frederic non emise neppure un gemito e rimase immobile per qualche istante prima di riuscire a comprendere il perch di quello schiaffo. La benda improvvisata gli era scivolata dalle mani e lui si

premeva la destra sulla guancia. Nonostante la penombra di quel luogo polveroso, Andrej scorse un chiaro segno rosso e cap che l'aveva colpito pi forte di quanto avesse voluto. In realt non aveva nemmeno avuto intenzione di colpirlo: era semplicemente successo. Ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare in s una traccia di dispiacere per quel gesto. Al contrario, doveva dominarsi per non saltare addosso a Frederic e dargliele di santa ragione. Perch... l'hai fatto? mormor Frederic. I suoi occhi si erano improvvisamente inumiditi, ma la voce era ferma. Il tremore e le lacrime del ragazzo erano dovuti esclusivamente alla rabbia. Ringrazia Dio che non hai dieci anni di pi, replic Andrej con freddezza. Altrimenti probabilmente adesso saresti morto. Il suono della propria voce lo spavent. A fargli orrore non era soltanto il gelo di quelle parole, ma anche la consapevolezza di aver davvero pensato ci che aveva detto. Frederic lo fissava, sbalordito. Il luccichio nei suoi occhi si era spento con la stessa velocit con cui era comparso. Dopo un po', cerc a tastoni la striscia di stoffa e, una volta trovatala, si rialz. Mi hai ingannato... Perch? chiese in tono indifferente, come se la risposta non lo interessasse. Ti rendi conto di quello che mi hai chiesto? Andrej dovette trattenersi per non colpirlo ancora e per non inveire contro di lui. Non hai capito nulla di quello che ti ho insegnato? No, rispose Frederic, riuscendo finalmente ad annodare la striscia di stoffa, che tuttavia sembrava cos stretta da strozzarlo. Fulmin Andrej con lo sguardo. Non l'ho capito. E credo di non volerlo neppure capire. Sai, non facile ascoltare parole di pace e di tolleranza dalla bocca di un uomo che sa combattere come te... E mi difficile anche credere che siano vere! Tu non hai capito, borbott Andrej con tristezza. E come avrei potuto? esclam Frederic. Andrej lo fiss, sbalordito: quel ragazzo alzava la voce con lui! Come posso credere alle tue parole di pace e perdono se combatti come il diavolo? Avresti potuto ucciderli tutti e sei e senza neppure affaticarti! cos, vero? No, replic Andrej con calma. Ne avrei ucciso qualcuno, ma alla fine mi avrebbero annientato. Quanto tempo ci hai messo per imparare a maneggiare cos la scimitarra? ribatt Frederic con fare provocatorio. Dieci anni? Venti? Met della

tua vita? O di pi? Hai passato gran parte della tua vita a imparare a uccidere! Ho imparato a combattere, non a uccidere, replic Andrej. Si rese conto che non stava rispondendo, ma che si stava difendendo. Sembrava assurdo, eppure era costretto sulla difensiva da un ragazzo! Naturalmente... C' una bella differenza, osserv Frederic con perfidia. Quanti uomini hai gi ucciso nella tua vita, Andrej? Cento? Duecento? Ne ho uccisi sei... e il primo per difendere la tua vita. Come pure tutti gli altri, pens. Non sarebbe servito a nulla dirlo ad alta voce. Sicuramente Frederic non avrebbe compreso il senso di quelle parole. Ma se le avesse pronunciate, forse la propria mente avrebbe preso una strada che lui non voleva percorrere. Non ti credo. Frederic sembrava un po' incerto. Io... ho visto di cosa sei capace! Andrej chiuse gli occhi e, prima di rispondere, trasse un profondo respiro. Il suo animo era in subbuglio. Doveva fare attenzione a non dire - addirittura a non pensare - cose di cui poi si sarebbe pentito. Non ho mai ucciso nessuno e non uccider mai nessuno se non per salvare la mia vita o quella di un altro, disse con calma. Su un punto hai ragione, Frederic: ho passato molti anni della mia vita a imparare l'arte della spada. E ho avuto il miglior maestro che mai ci sia stato al mondo, per lui non mi ha insegnato soltanto a maneggiare la scimitarra... Mi ha insegnato anche altro... qualcosa di molto pi importante: il rispetto. Per cosa? Per la vita, Frederic. L'unico bene al mondo che abbia un valore reale. Nessuno ha il diritto di stroncare una vita come se niente fosse. Non ce l'ho io e non ce l'hai tu. E Domenicus? ribatt Frederic ironico. Agisce in nome di Dio! Perch non l'hai detto a Barak? Sono sicuro che, se avesse saputo queste cose, avrebbe apprezzato i due giorni in cui quella... bestia l'ha fatto torturare! L'odio che vibrava nella voce di Frederic fece rabbrividire Andrej. Non era giusto che un ragazzo provasse un simile livore. Non so se esiste un Dio, prosegu il ragazzo a bassa voce. Ma, se c', allora gli uomini come Domenicus non agiscono in suo nome. Loro sostengono che cos, per non vero... Ha meritato di morire! Aveva la mia parola, rispose Andrej. Tu mi hai disonorato nel momento in cui l'hai tradita.

Frederic strabuzz gli occhi, ma Andrej gli imped di parlare con un gesto imperioso. Ormai non aveva pi dubbi: Frederic non voleva capire quello che cercava di dirgli. E forse aveva ragione. Forse era lui, Andrej, che si sbagliava... Forse il principio della vendetta di cui parlava l'Antico Testamento e che determinava le azioni e i pensieri di Frederic era la reazione giusta a ci che era successo a Bors. In ogni caso, Andrej non voleva pensarci e cambi tattica. Forse non hai capito quello che hai combinato, prosegu. Ho ucciso un uomo che meritava di morire, sibil Frederic. Tu sei troppo vigliacco per fare una cosa del genere! Hai fatto molto di pi, disse Andrej. Praticamente ora non abbiamo pi nessuna possibilit di liberare gli abitanti di Bors. Ammesso che siano ancora vivi. Tocc a Frederic rimanere sbalordito. Cosa... vuoi dire? balbett. Andrej fece un sorriso amaro. Tu non sai nulla, mormor. Del resto, come potresti? Non cos facile da spiegare. Mi hai chiesto quanto tempo mi servito per imparare a usare la spada. Tanto. Molto pi tempo di quanto normalmente occorre a un cavaliere. Ma saper maneggiare un'arma non sufficiente. Sfoder la scimitarra, la gir e porse a Frederic la raffinata impugnatura d'avorio. Vuoi imparare? chiese. Prendila. Ti basta un anno per diventare bravo e in due saresti in grado di sconfiggermi. Ma questo non tutto. Non neppure la cosa pi importante. Ci sono regole, Frederic... Per esempio che la parola si mantiene anche di fronte a un nemico mortale. Soprattutto di fronte a un nemico mortale. Frederic osservava l'arma in un modo che fece rabbrividire Andrej. Per l'ennesima volta si chiese se il seme della violenza non fosse gi germogliato da tempo nel ragazzo. Anzi, ancora peggio: forse gli avvenimenti degli ultimi giorni non erano stati altro che una pericolosa accelerazione dei tempi. Magari quel ragazzo era gi malvagio... Era ancora giovane, certo, tuttavia non era da escludere che fosse gi avviato a diventare un uomo crudele e spietato come Domenicus e i cavalieri dorati del suo seguito. In fondo, lui non sapeva nulla di Frederic, a parte il suo nome. Nello sforzo di raccontare il meno possibile della sua storia e dei suoi legami familiari, aveva spostato ogni conversazione su questioni generali. Il ragazzo ritir la mano e Andrej rinfoder la scimitarra con un sospiro di sollievo. Non sapeva cosa avrebbe fatto se il ragazzo l'avesse presa. In fondo non altro che un gioco, riprese poi in tono tranquillo, quasi rassegnato. Ci sono regole, Frederic. Si d la propria parola e la si mantiene,

qualsiasi cosa accada. Nel momento in cui hai ucciso Domenicus, hai dato libert a Malthus e agli altri di agire come volevano. L'avrebbero fatto comunque! ribatt Frederic furibondo. Non in quel senso, replic Andrej. Bench sapesse di non essere in grado di spiegare adeguatamente quello che voleva dire, prosegu: Si vendicheranno, Frederic. Forse uccideranno qualcuno della tua gente. Forse tutti. E quando ci troveremo a faccia a faccia, la prossima volta, non ci sar nessuna trattativa! Tanto li uccider comunque! Andrej si rassegn. Non aveva senso. Frederic non poteva o non voleva capire quello che cercava di dirgli. Per un momento, ebbe quasi paura di quel ragazzo. Per evitare che Frederic gli leggesse quel sentimento negli occhi, si volt e si diresse alla finestra. Era confuso. Aveva detto la verit quando aveva affermato di non aver mai ucciso un uomo prima di allora, e aveva detto molto pi della verit quando aveva sostenuto che era stata un'esperienza terribile. Aveva difeso la propria vita e anche quella di Frederic: ecco il motivo per cui aveva ucciso. Ma non poteva lavar via il sangue che aveva sulle mani. Nel frattempo, qualcosa nel vicolo era cambiato. La gente non camminava pi in fretta, ma si era riunita in piccoli capannelli e parlava concitatamente di quello che aveva sentito o forse addirittura visto. Il frastuono proveniente dalla piazza del mercato si era placato, ma su tutta la citt aleggiava un'atmosfera di tensione. Frederic non aveva semplicemente ucciso un uomo. Aveva ucciso un inquisitore, un principe della Chiesa, che oltretutto era un ospite del duca. Andrej non sapeva granch del potere e dell'influenza che la Chiesa aveva in quella parte del Paese, ma non poteva essere trascurabile, altrimenti Domenicus non si sarebbe potuto comportare con Andrej come aveva fatto. Che lo volesse o no, il duca avrebbe reagito a quella sfida, soprattutto a causa dei turchi che probabilmente si stavano preparando ad attaccare Constnt. In una condizione cos precaria, il duca non si poteva permettere la bench minima debolezza. Andrej sent Frederic allontanarsi e salire la scala marcia che portava al piano superiore. Per un momento desider cancellare tutto quello che era successo e riportare il tempo al momento in cui - anni dopo la sua cacciata - era tornato nella valle di Bors. A posteriori, gli sembrava che ogni passo fatto e ogni parola pronunciata da allora fossero sbagliati. Poco dopo, per, sent in strada un certo trambusto e, dalla finestra,

scorse due soldati con le uniformi del duca che si avvicinavano all'edificio a passi veloci. In mezzo a loro c'era una figura avvolta in un mantello di velluto verde scuro. I tre procedevano a passo spedito lungo il vicolo e la gente si faceva da parte per lasciarli passare. Non appena furono proprio di fronte al suo nascondiglio, Maria volt la testa e lo guard. Il cuore di Andrej prese a battere all'impazzata. Naturalmente la giovane donna non guardava lui... Era poco probabile che lo vedesse o anche solo sospettasse che fosse l. Infatti lei non rallent il passo, anzi prosegu ancora pi spedita, eppure, per un istante, Andrej si sent come se quegli occhi scuri l'avessero accarezzato. Nonostante la distanza, riusc a scorgere il pallore della donna. Il viso di Maria era una sola macchia bianca, che sembrava addirittura pi chiara della parete imbiancata a calce dietro di lei. Con una mano teneva un fazzoletto inzuppato di sangue pressato alla gola, e con l'altra reggeva qualcosa che ad Andrej sembr la croce d'oro di Domenicus. Il suo prezioso vestito era ricoperto di macchie secche e orribili... il sangue del fratello. Maria continu a osservare l'edificio - Andrej era sicuro che stava guardando proprio la finestra dietro cui c'era lui - e riprese a fissare davanti a s soltanto dopo aver superato la casa. La segu con lo sguardo finch non fu sparita e poi rimase a lungo immobile a fissare nel vuoto. Infine si accovacci contro la parete sotto la finestra, appoggiando la testa alle pietre sgretolate. Trascorse quasi mezz'ora prima che Frederic ridiscendesse la scala, facendo gemere sotto il suo peso il legno vecchio. Uno degli scalini marci si stacc, cadde sul pavimento, si ruppe e sollev una gigantesca nuvola di polvere. Andrej alz lo sguardo e vide che il ragazzo non tornava a mani vuote, ma reggeva sulle braccia un mucchio disordinato di abiti. Mantenere l'equilibrio sui gradini marci non era semplice, per lui. Andrej si alz e gli and incontro, ma non fece neppure il gesto di aiutarlo. Cos'hai trovato? chiese, bench sapesse che si trattava di una domanda del tutto superflua. Altri vestiti, rispose Frederic. Con le nostre vecchie cose attiriamo l'attenzione. Di certo ci stanno gi cercando. Dove li hai trovati? Al piano superiore, in una vecchia cassapanca. Andrej afferr una lunga camicia di lino e la annus. Menti. Queste co-

se sono fresche di bucato. Frederic serr testardamente le labbra, poi scroll le spalle e, con un movimento del capo che poteva essere un gesto di assenso, continu: Da lass si pu raggiungere il cortile qui a fianco. Queste cose erano stese. Non mi ha visto nessuno. Ne sono certo! Andrej ingoi la frase rabbiosa che aveva sulla punta della lingua e osserv le vesti. Erano semplici calzoni, fusciacche colorate e vesti inamidate che sarebbero andati benissimo a lui, ma non a Frederic. Tuttavia quelle cose avrebbero attirato meno l'attenzione dei vestiti che portavano in quel momento, insanguinati e fin troppo noti agli sgherri che erano sulle loro tracce. Dopo essersi cambiato, Andrej disse: Non possiamo restare qui. Frederic si rimbocc le maniche della veste troppo grande e si avvolse una fusciacca intorno ai fianchi per rimborsare la stoffa in eccesso. L'effetto complessivo era proprio ridicolo. Non sarebbe meglio restare qui finch non cala il buio? chiese. Certo. Ma temo che la nostra vicina non sar particolarmente entusiasta quando si accorger che qualcuno le ha rubato la biancheria. Inoltre dobbiamo incontrare Krusha e suo fratello. Adesso ancora pi urgente. XII La situazione si era fatta ancora pi seria. Andrej poteva soltanto sperare che l'informatore si trovasse effettivamente all'Orso Guercio e che quindi si potesse agire senza ulteriori ritardi. Ogni ora che trascorrevano a Constnt li avvicinava sempre pi al carcere... nel senso che ci sarebbero finiti, e non per salvare gli abitanti di Bors. Strapp una striscia di stoffa lunga un braccio dalla veste che gli aveva prestato Krusha e, con quella, avvolse la scimitarra. Poi chiese a Frederic: Fammi vedere la gola. Il ragazzo port la mano alla benda sudicia e fece un passo indietro, scuotendo la testa. solo un graffio, minimizz. Ma deve farti male. Non molto. E non sono una femminuccia. Andrej sospir. Frederic era troppo orgoglioso per ammettere che gli faceva male. Un comportamento non molto intelligente, ma comprensibile, data l'et. Inoltre quello non era il momento per mettersi a discutere. Indic la porta con uno stanco cenno del capo e borbott: Andiamo.

Per non finire nelle mani delle pattuglie del duca e degli sgherri dell'inquisitore fecero un lungo giro. Gli abiti rubati da Frederic offrivano una certa protezione, ma gli uomini del duca stavano cercando proprio loro e non avrebbero esitato a catturarli se li avessero riconosciuti come gli assassini di Domenicus. E pi si avvicinavano al castello, meno Andrej si sentiva sicuro. Molto probabilmente i due cavalieri dorati si trovavano l, a meno che non fossero anche loro alla ricerca degli assassini dell'inquisitore - cosa di cui Andrej dubitava -, ma soprattutto al castello c'era Maria. E, bench sapesse che era un'idea folle, fu costretto a lottare contro il pensiero che la giovane donna lanciasse un'occhiata dalla finestra, lo riconoscesse e informasse subito le guardie. Naturalmente non successe nulla del genere, ma Andrej trasse un respiro di sollievo non appena ebbero passato il castello - che in realt somigliava pi a una vecchia fortezza - e svoltarono in direzione del porto. Si diede anche dello stupido, perch si comportava come se fosse la prima volta in cui si trovava in una situazione pericolosa... Ma il vero motivo della sua insicurezza giaceva nel profondo del suo animo. La vera causa di quel turbamento era Maria, che aveva risvegliato in lui qualcosa che sarebbe stato meglio lasciare sepolto. Il numero delle pattuglie aumentava a mano a mano che Andrej e Frederic si avvicinavano alla zona del porto. Pi di una volta furono costretti a cambiare frettolosamente direzione, cercando rifugio in un vicolo o in un cortile. Cos riuscirono a raggiungere l'Orso Guercio solo dopo due ore. In quella miserabile locanda, i loro abiti consunti e mal tagliati non davano nell'occhio e la scimitarra che Andrej aveva nascosto sotto la camicia sicuramente non era l'unica arma che era tenuta a portata di mano. L'avvertimento che la guardia alla porta della citt gli aveva dato era giusto, per non era quello l'unico motivo per cui in quell'osteria si percepiva un forte nervosismo: il vero punto di tensione era infatti l'assassinio di Domenicus, messo in relazione col pericolo turco. La pericolosa miscela di alcol, supposizioni incontrollabili e aggressivit che regnava nella locanda minacciava di esplodere da un momento all'altro. Se quegli uomini avessero pensato anche per un solo istante che gli assassini potevano trovarsi fra loro, la vita di Frederic e Andrej non avrebbe avuto pi valore di un fico secco. Inoltre non sarebbe stato strano se il duca o Maria avessero messo sulla loro testa una taglia... che tutti gli avventori della locanda avrebbero intascato pi che volentieri. Quasi con ripugnanza, Andrej e Frederic riuscirono ad aprirsi un varco

nello stretto spazio fra i tavoli e le panche. La locanda era strapiena. Ai tavoli si discuteva appassionatamente e spuntavano sempre le stesse parole: assassini e turchi. L'enorme confusione presentava tuttavia il non trascurabile vantaggio che i due nuovi arrivati furono degnati appena di uno sguardo. Come Andrej aveva immaginato, i due fratelli erano seduti ancora al piccolo tavolo nell'angolo pi nascosto. Serg aveva la testa sempre avvolta nel goffo turbante e Krusha stava parlando animatamente con uno sconosciuto, di gran lunga pi vecchio, col viso deturpato e i capelli grigi. L'uomo indossava abiti semplici, ma non proprio a buon mercato e poco adatti all'ambiente. Non appena Andrej e Frederic si avvicinarono, la conversazione s'interruppe bruscamente e i tre li fissarono con aria irosa. Senza parlare, i due Delny presero posto sulle sedie libere. Hai i nervi saldi, Delny, sibil Serg da sotto il suo velo. Sei stupido o soltanto arrogante per avere il coraggio di venire qui dopo tutto quello che hai combinato? Sono soprattutto assetato, rispose Andrej. Per quale altro motivo sarei venuto in una locanda? Krusha sorrise, fece un cenno all'oste e sollev due dita. Lo sconosciuto dai capelli grigi rest in silenzio, come se la cosa non lo riguardasse, ma tenne gli occhi fissi su Andrej e il suo sguardo si faceva sempre pi penetrante. Inoltre avevamo un appuntamento, se non ricordo male, riprese Andrej dopo un po'. Questo prima che tu uccidessi l'inquisitore e offrissi al duca il pretesto per mettere sottosopra la citt! sbott Serg. Devi essere completamente pazzo per venire qui! Andrej lo guard, pensieroso. Le notizie si diffondono in fretta. E pi sono brutte, pi in fretta si diffondono, conferm Krusha. Il duca ha messo una taglia sulla tua testa, Delny. E solo sulla tua testa, se capisci cosa voglio dire. Sospir. Cinquanta libbre d'oro. E senza fare domande. ... una bella somma, esclam Andrej, sorpreso. un patrimonio, conferm Krusha. Sufficiente per tentare anche me... Ma insufficiente per farmi dimenticare la morte dei miei fratelli. Andrej non sapeva come interpretare quell'affermazione. Krusha era senza dubbio il pi intelligente dei due fratelli, ma non per quello era il pi

fidato. Devo andarmene? chiese. No, rispose Krusha. Arriv l'oste e pos sul tavolo due boccali di birra scura che Krusha pag subito. Attesero finch l'uomo non si fu allontanato, poi Krusha prosegu: Ammetto che credevamo non saresti venuto. Ma, in fondo, abbiamo stretto un patto. Sicuramente vuoi ancora liberare la tua gente. Altrimenti non sarei qui. Andrej gett uno sguardo interrogativo all'uomo coi capelli grigi, ma Krusha cerc di tranquillizzarlo con un rapido gesto. Jk fidato, disse. Non temere, puoi parlare apertamente. Andrej bevve un sorso di birra. Aveva un sapore peggiore dell'aspetto, ma non aveva importanza. Doveva rimanere lucido. Mi dispiace per... Esit, decidendo all'istante che non era necessario raccontare a Krusha tutti i particolari. ... per il contrattempo nella piazza del mercato. Aver ucciso un ospite del duca nonch un importante emissario della Chiesa sarebbe un contrattempo, per te? gracchi Serg. Ti dispiace per la sua morte? s'inform Andrej in tono quasi amichevole. Per niente, rispose Krusha al posto del fratello. Ma rende tutto pi difficile. Quello che avete fatto mette il duca in una posizione ingrata, soprattutto perch ha bisogno assoluto di alleati in caso di un attacco dei turchi. Far tutto ci che in suo potere per catturarvi. Il rischio che si corre a farsi vedere con voi cresciuto enormemente. E con quello anche il prezzo che dovremo pagare per il vostro aiuto, borbott Frederic. Temo che sia raddoppiato, conferm Krusha in tono pacato. Andrej era perplesso. Correggimi se sbaglio... Ricordo bene oppure non avevamo parlato di un prezzo per il vostro aiuto? Krusha sogghign. Ricordi bene, Delny. Allora cos' che pu raddoppiare? Prima di rispondere, Krusha bevve una lunga sorsata di birra. Non mettiamoci a litigare sulle minuzie, disse, sorridendo e indicando l'uomo dai capelli grigi. Jk ha informazioni sicure sul luogo in cui si trova la vostra gente e anche sul loro destino. E per quelle cosa chiede? si inform Andrej. Solo una parte di quello che chiediamo noi, rispose Krusha. Si divertiva a tenerlo sulle spine e Andrej dovette dominarsi per apparire tranquillo. E cosa chiedete voi? domand allora.

Non molto, se si pensa a quello che ottieni tu e al rischio che corriamo noi. Solo quello che si trova nel forziere del duca. Andrej spalanc gli occhi, incredulo. Come? Il forziere personale del duca, ripet Krusha. Si dice che sia ben fornito. E ancora di pi da quando l'inquisitore ospite del castello. Ma non preoccuparti, prosegu, con un sorriso privo di umorismo, non cos pesante che un ragazzo robusto come te non riesca a portarlo. Voi siete pazzi, mormor Andrej. Per niente, ribatt Krusha, tranquillo. Come ho gi detto, corriamo un rischio enorme. Se ci beccano con te, ci rimettiamo la pelle. Alto rischio, alto prezzo. Sollev le spalle. Ma naturalmente la scelta tua. Per non prendetevi troppo tempo, prosegu Jk. Erano le prime parole che pronunciava da quando Andrej si era seduto al tavolo. Aveva una voce bassa ma chiara, che in qualche modo era in contrasto col volto deturpato. La vostra gente sar portata via stanotte. Dove? chiese Andrej. Jk sorrise e rimase in silenzio. Allora? intervenne Krusha. Hai deciso? Ho altra scelta? disse Andrej, cupo. No, esclam Krusha. Saprai tutto quello che ti serve non appena saremo in possesso del forziere. Non chiediamo l'impossibile. Jk lavora al castello, ti far entrare di nascosto al tramonto del sole. E t'indicher anche la strada per le stanze del duca. Tutto quello che devi fare togliere di mezzo le guardie e mettere il contenuto del forziere in due o tre sacche di pelle che poi getterai dalla finestra. Serg e io saremo l fuori all'ora accordata per prenderle. Noi non siamo ladri! si ribell Frederic, ma Andrej lo costrinse al silenzio con un gesto irritato. Se cos facile, come mai non lo fate voi? obiett. Nessuno ha detto che facile, replic Krusha. Inoltre perch dovremmo correre un rischio inutile se si pu affidare il lavoro a un altro? I pensieri di Andrej correvano velocissimi, ma nel contempo sembravano muoversi in una densa palude. La proposta di Krusha non gli piaceva: subodorava una trappola. Ma se l'uomo coi capelli grigi aveva detto la verit, allora non gli restava altra scelta. E chi mi dice che mi posso fidare di voi? chiese, guardando alternativamente Krusha e Serg. Nessuno, disse Krusha. Ma, se ti avessimo voluto tradire per intascare la taglia, avremmo potuto farlo senza problemi. Come ho gi detto,

una decisione tua. I prigionieri saranno portati via un'ora dopo mezzanotte. Perci hai poco tempo per riflettere sulla nostra offerta. Diciamo finch non ho finito la birra, intervenne Serg in tono perfido e Krusha gli lanci un'occhiataccia. A quanto pare, avete superato in fretta il dolore per la morte dei vostri fratelli, not Andrej acido. Certo che no. Lo sguardo di Krusha si fece duro. Uno dei tre assassini gi morto e anche gli altri due non lasceranno vivi questa citt. Ma le due cose non sono collegate. E se tu non avessi ucciso l'inquisitore, allora l'avrei fatto io, concluse Serg. Sollev il boccale di birra, lo vuot in un sorso e lo sbatt cos violentemente sul piano del tavolo che alcuni avventori lo guardarono, aggrottando la fronte. Allora? Andrej fiss l'uomo dai capelli grigi e chiese: Come entro nel castello? XIII Nel buio, il castello aveva ancor pi l'aspetto di un villaggio fortificato o una fortezza. L'imponente profilo ricordava ad Andrej una cupa montagna abitata da demoni, le cui creste si fondevano in lontananza col cielo nero. Gli sembrava di essere osservato da minuscoli occhi di diavoli malvagi. Era soltanto un'illusione, prodotta dalla sua mente in subbuglio e ispirata da quella congerie di ombre e di oscurit, eppure quella consapevolezza non cambiava il fatto che la costruzione avesse qualcosa d'inquietante e di minaccioso. La voce di Krusha interruppe il morboso corso dei suoi pensieri e riport Andrej alla realt, che in ogni caso non era pi gradevole. La finestra, lass. E indic una finestra illuminata sul muro del maschio. Quella la camera da letto del duca. Le guardie fanno la ronda a intervalli irregolari sul camminamento. Devi fare attenzione che nessuno ti veda. E voi dove sarete? chiese Andrej. Non preoccuparti per noi. Krusha infil una mano sotto la veste e tir fuori tre bisacce di pelle, pi grandi di quanto Andrej avesse pensato. Quando le prese e le esamin sommariamente, si accorse che erano piene per met di pezzi di sughero. In acqua? Aspetteremo in una barca sotto le mura, conferm Krusha. Non ap-

pena avrai gettato le bisacce fuori della finestra, sparisci. Ci ritroviamo all'Orso Guercio. Serg e io ti aspetteremo fino a mezzanotte. Erano tre ore, non molte se pensava a quello che doveva fare; ma tre ore potevano anche essere un'eternit. Bisognava essere rapidi, altrimenti il piano sarebbe fallito. Infil le bisacce sotto l'uniforme a strisce arancione e bianche che Jk gli aveva procurato mezz'ora prima e osserv il risultato con occhio critico; poi tir, press e schiacci le bisacce finch non riusc a evitare quantomeno che formassero una gobba troppo visibile sotto la tela grezza. L'uniforme imbottita era ridicola, e ridicolo si sentiva anche lui. Ridicolo e impotente. Quell'impresa era una vera follia. Il suo travestimento non avrebbe retto neppure a un'occhiata superficiale e tantomeno a uno sguardo sospettoso. Forse poteva apparire come un soldato della guardia ducale, ma ignorava come muoversi o comportarsi; nella migliore delle ipotesi, l'inganno sarebbe venuto alla luce non appena qualcuno gli avesse rivolto la parola. Ora vai! disse Krusha. Jk ti aspetta alla porta. Andrej lo fiss senza dire una parola, poi si volt verso Serg e Frederic e consegn al ragazzo la scimitarra avvolta in un pezzo di stoffa. Tienila d'occhio, disse. Pronunciare quelle semplici parole gli cost un'enorme fatica. Fu sorpreso nel notare quanto gli fosse difficile separarsi dalla scimitarra. Era molto pi che una semplice arma, per lui. Dalla morte di Michail Nadasdy, l'aveva quasi sempre tenuta su di s o comunque vicina. Ma portarla nel castello era impossibile. Alla cintura aveva una spada pesante e grossolana, che faceva parte del normale armamento delle guardie. Nulla di pi che un pezzo di vecchio metallo - aveva commentato Andrej -, che non valeva neppure il ferro con cui era stata forgiata. Lo far, promise Frederic solennemente. E, se non dovessi tornare, pensa a quello che ti ho detto sulle armi. Commovente, not ironico Serg. Non preoccuparti, Delny. Se dovesse succederti qualcosa, ci occuperemo noi di tuo fratello e anche della tua spada. Che senso aveva continuare quella conversazione? Senza aggiungere altro, Andrej si gir e, prima di mettersi in marcia, indoss il ridicolo elmo delle guardie, che ricordava una scodella da barbiere. Poi si avvi a passi rapidi e non rallent il ritmo, ma la sua insicurezza aumentava a mano a mano che si avvicinava al castello. Ormai non aveva pi la sensazione di commettere un terribile errore, sapeva di stare commettendo un errore. Non era un ladro, eppure si trovava coinvolto in un furto... come se il furto

nella chiesa di Rotthurn non avesse gi sconvolto abbastanza la sua vita. Si ritrov a chiedersi come mai non avesse fatto la cosa pi ovvia, cio ottenere con la forza le risposte che voleva da Jk e dai due fratelli... Si trovava ormai nei pressi del portone, che era aperto e sorvegliato da quattro uomini armati. Non pot fare a meno di notare che quei soldati svolgevano il loro compito con molta pi seriet del soldato con cui aveva parlato alla porta della citt. Di Jk non c'era traccia. Andrej abbass lo sguardo - non tanto da essere notato, ma abbastanza per nascondere buona parte del volto sotto la visiera dell'elmo -, acceler ulteriormente il passo e incurv le spalle in avanti, nella speranza di essere scambiato per qualcuno che ritorna sfinito dopo una lunga giornata di ricerche infruttuose e quindi non nello stato d'animo di parlare o anche solo di scambiare uno sguardo amichevole coi suoi compagni. Da Jk aveva saputo che, a causa del pericolo turco, nel castello stazionavano centocinquanta soldati. Era un bel numero, ma insufficiente perch l'apparizione di un volto sconosciuto fosse considerata ovvia. Tre dei quattro soldati lo ignorarono oppure gli lanciarono soltanto una rapida occhiata. L'atmosfera di tensione che aveva aleggiato per tutto il giorno sulla citt era chiaramente percepibile anche l. Ma forse al castello c'era un tale via vai che gli uomini alla porta erano stanchi di esaminare con attenzione ogni singola figura in arancione e bianco. Per tre di quegli uomini era stato sicuramente cos. Il quarto, invece, con grande terrore di Andrej, lo scrut, tese i muscoli e improvvisamente gli si par davanti. Andrej riusc a stento a contenere l'impulso di afferrare l'arma. Invece si ferm e guard la sentinella dritto negli occhi. Ma, prima che uno dei due potesse dire qualcosa, dall'interno del castello si lev un grido. Andrej guard nella direzione da cui era partito l'urlo e vide Jk, che si stava dirigendo in tutta fretta verso di lui. Indossava un mantello semplice ma di taglio elegante e anche un berretto di velluto rosso scuro. Dalla reazione della guardia, Andrej concluse che Jk era molto pi che un cortigiano di basso rango o un semplice servitore al soldo del duca. Andrej! grid. Dov'eravate finito? Credete che faccia una buona impressione arrivare tardi il primo giorno di servizio? Fece un cenno al soldato. Lasciate passare quell'uomo! Non disse per favore. Il tono della sua voce era quello di un uomo abituato a dare ordini e a essere obbedito. La sentinella indietreggi, solerte, e abbass di scatto lo sguardo; Jk fece un altro cenno indispettito.

Andrej si affrett a seguire quell'invito. Veloce, con lo sguardo umilmente abbassato, pass davanti alle guardie sotto l'arco del portone, molto pi grande e vecchio di quanto avesse pensato. Nell'aria c'era un odore di pietre umide e di muffa, e le travi imponenti, che reggevano il tetto, erano diventate nere come la pece a causa del tempo, della fuliggine e della polvere di decenni, se non di secoli. Il legno del portone a due battenti attraverso cui stavano passando sembrava diventato di pietra, ma ad Andrej non sfugg che i suoi cardini erano ben oliati. Forse era quello il motivo per cui la fortezza si trovava nel mezzo della citt: a parte le strutture del porto, quella era la parte pi antica di Constnt, e si era sviluppata proprio intorno al nucleo della fortezza, diffondendosi poi come un germoglio intorno alle radici di un antico e imponente albero. Quello che Andrej non riusciva a comprendere, invece, era come mai in quell'edificio si percepisse la netta sensazione di trovarsi gi in uno stato d'assedio. Sembrava che il duca di Constnt non godesse di grande popolarit fra i suoi sottoposti... oppure era gi pronto a misurarsi con la forza militare turca. Siete arrivato in ritardo, mormor Jk non appena Andrej lo raggiunse. Si avviarono a passi rapidi verso la seconda porta interna. Ora dobbiamo fare in fretta. Perch? domand Andrej senza guardare il suo accompagnatore. Non sapeva chi fosse quell'uomo dai capelli grigi, ma, dalla reazione degli uomini di guardia, aveva concluso che a un soldato semplice del duca non era permesso guardare i nobili negli occhi. Forse i subalterni del duca avevano semplicemente paura. Perch ho fatto certi preparativi, rispose Jk. Bench la sua voce fosse ridotta a un mormorio, essa restava sempre cos chiara e penetrante da far temere ad Andrej che si sentisse in ogni angolo del castello. Di certo uno degli incarichi di Jk presso la corte era collegato alla sua capacit di parlare in quel modo. Il castello in subbuglio! Se avessi anche soltanto sospettato che avreste cercato di uccidere vigliaccamente Domenicus, avrei fatto di tutto per annullare questa spedizione! E perch non l'avete fatto? ribatt Andrej. Visto che Jk non gli rispondeva e si limitava a osservarlo con sguardo interrogativo e beffardo, prosegu: Voglio dire, voi siete un nobile, vero? Non siete un semplice servitore, come avete fatto credere a Krusha e a suo fratello, ma un membro della corte. Forse addirittura un amico intimo del duca. Siete un buon osservatore, Delny, annu Jk.

Perch derubate il vostro signore? Se vi prendono, v'impiccheranno. Impiccarmi? Oh, no, il nostro duca non cos misericordioso. Jk sorrise. Per rispondere alla vostra domanda, sappiate che pure i nobili devono mangiare, mantenere le propriet terriere e pagare i loro servitori. Ce ne sono alcuni che vedono nell'onore di lavorare per il duca una ricompensa sufficiente. Ma purtroppo l'onore non riempie la pancia. E il nostro signore non particolarmente generoso. Alz le spalle. Inoltre parecchi pezzi d'oro che adesso sono nel suo forziere sono usciti dalla mia borsa... Basta cos. Qui anche i muri hanno le orecchie. Avevano ormai attraversato per met il cortile e Andrej si era guardato intorno. L'impianto della fortezza era semplice ma funzionale. A sinistra del portone di accesso si levava un edificio costruito per met in pietra e per met in semplice traliccio: probabilmente ospitava la scuderia, l'armeria e la dispensa. Vicino c'erano alcune piccole case - alloggi per la servit e fabbricati di servizio, pens Andrej - che sembravano costruite in secoli diversi. Di fronte al portone sorgeva il palazzo, un edificio quasi accogliente di tre piani con grandi finestre, una bella scalinata e un gran numero di torrette e balconi chiusi ornamentali. Tutta la struttura era dominata da un'imponente maschio alto almeno cento piedi. Era palesemente pi antico del resto della fortezza: lo rivelavano il suo stile architettonico e il materiale con cui era stato edificato. L'ingresso si trovava a venti piedi di altezza, al termine di una stretta scala facile da difendere e c'erano alcune aperture simili a feritoie. Di per s, quel maschio era una fortezza nella fortezza. Espugnarlo doveva essere quasi impossibile. Impressionante, vero? mormor Jk. Non gli era sfuggito lo sguardo indagatore di Andrej. Nel corso della sua storia, stato assediato una dozzina di volte, ma non mai stato conquistato. Andrej guard in alto, verso l'unica finestra illuminata appena sotto la cima merlata del maschio. Mi chiedo che razza di uomo sia quello che preferisce vivere in un edificio cos tetro anzich in una casa. Indic il palazzo. Forse un uomo che preferisce la sicurezza al lusso e agli agi, disse Jk, sorridendo beffardo. Il mondo malvagio, Andrej. E a Constnt le persone invidiose sono parecchie. Fece un rapido gesto. Silenzio, ora! Dopo aver attraversato il cortile, si avvicinarono al maschio. Per raggiungerlo avevano due possibilit: fare un ampio giro - che li avrebbe portati allo scoperto -, oppure procedere lungo la scalinata esterna che condu-

ceva al palazzo... E, naturalmente, la porta alla fine della scalinata si apr proprio nel momento in cui Andrej e Jk ci passavano sotto. Uscirono una mezza dozzina di uomini armati, tra cui il cavaliere dorato di cui Andrej non conosceva il nome e Maria. Andrej distolse subito lo sguardo e soffoc l'impulso di affrettare il passo. Per un attimo, anche se a lui parve un'eternit, pens che il cavaliere l'avesse riconosciuto; s, di certo l'aveva riconosciuto quando aveva voltato la testa verso di lui... Invece il cavaliere dorato scese la scala senza degnarlo di uno sguardo. Maria e gli uomini del duca lo seguivano pi lentamente. La sorella di Domenicus aveva i capelli raccolti in una crocchia. Non indossava pi il vestito sporco di sangue, ma una veste nera e teneva il viso nascosto dietro un velo semitrasparente e traforato. Sembrava ancora pi bella che durante il loro primo incontro nella piazza del mercato. Non fatevi illusioni, Andrej, sussurr Jk. Una donna del genere non farebbe comunque per voi... anche se non aveste conficcato un pugnale nel collo di suo fratello. Andrej si stizz. I suoi sentimenti erano cos palesi? Gli bast uno sguardo al volto di Jk per avere la risposta: s. La sua confusione si trasform in terrore. Cosa gli era successo? Stava entrando dritto nella tana del leone e, per sopravvivere alla prossima mezz'ora, aveva bisogno di tutta la concentrazione possibile... E invece non trovava di meglio che pensare a una donna! Non entrarono nel maschio attraverso le scale, come Andrej si aspettava; Jk lo condusse a un piccolo edificio costruito con tozze pietre su un lato del bastione, apr una porta minuscola e fece un cenno impaziente. Andrej si chin sotto il basso architrave, poi si gir e guard ancora una volta nel cortile. Maria e i suoi accompagnatori si trovavano a met strada dal portone. Evidentemente, nonostante l'ora tarda, la donna voleva lasciare il castello. Doveva essere quello il motivo della presenza della scorta... Il cavaliere dorato si diresse a passi veloci verso la scuderia e Andrej lo osserv finch non spar all'interno. Un tipo sgradevole, vero? borbott Jk. Esattamente come gli altri due. Quando se ne saranno andati ne sar felice. Chi sono? chiese Andrej, mentre superava definitivamente la porta, si rialzava e cercava di orientarsi in quello spazio. Voleva capire anche perch Jk aveva alluso al fatto che i cavalieri dorati erano tre. Serg ne aveva ucciso uno, dunque i conti non tornavano. Sono al servizio dell'inquisitore, ma nessuno sa molto di pi. Credo

neppure il duca. Indic una porta sulla parete opposta. Da qui dovrete procedere da solo. Ma non potete sbagliare strada. Salite le scale fino all'ultimo piano. La stanza da letto del duca in fondo al corridoio. Fece un gelido sorriso. La riconoscerete facilmente. Davanti alla porta c' una guardia armata. Normalmente sono due, ma il duca ha mandato quasi tutti i suoi uomini alla ricerca degli assassini di Domenicus. Come faccio a evitare la guardia? chiese Andrej. Il sorriso di Jk divenne ancora pi freddo. Non deve avere il tempo di chiedere aiuto. Fuori, sui camminamenti, ci sono uomini di pattuglia. Non tanti come al solito, ma non necessario che l'urlo lo sentano in cinque, basta che lo senta uno solo, no? Allora mi state chiedendo di ucciderlo. Di uccidere uno dei vostri uomini. Un soldato, replic Jk, sollevando le spalle. A cosa servono i soldati se non a morire? E se questo dovesse placare la vostra coscienza, Andrej, sappiate che togliete una vita, ma ne salvate cinquanta. E cosa m'impedisce di fare questo stesso conto con la vostra vita? chiese Andrej a bassa voce. Voi sapete dove sono i prigionieri. Port la mano alla cintura. Il sorriso di Jk divenne cinico. Lasciate stare la vostra arma, Delny, disse. Volete sapere dove sono i prigionieri? Ve lo dico. Sono vicinissimi. Il carcere proprio sotto i nostri piedi. Dovete semplicemente scendere le scale anzich salirle e li troverete. Anche ammesso che non ne sentiate i lamenti, sicuramente non vi sfuggir il puzzo. Non ci sono molte guardie. Due, forse tre... Scroll le spalle. Per un uomo come voi non sono certo un ostacolo, presumo. Ma come pensate di portare fuori dal castello cinquanta persone di cui almeno la met malata o ferita e tutto questo senza farvi vedere? Andrej fiss Jk e improvvisamente sent un impulso che gli era del tutto sconosciuto: voleva colpire quell'uomo, non per punirlo di qualcosa o per ottenere informazioni, ma perch desiderava fargli male. Sapete, Jk... sibil, dopo aver lasciato passare qualche istante per riprendere il controllo. Io non conosco il vostro duca, ma sono certo che voi due siete fatti della stessa pasta. Molto pi di quanto crediate, Delny. Se dopo mezzanotte sarete ancora vivo, allora ci vedremo all'Orso Guercio. Cos avrete tutto il tempo d'insultarmi a vostro piacere. Indic ancora una volta la porta alle sue spalle, fece un cenno ad Andrej

e, senza aggiungere altro, gli pass davanti per uscire nel cortile. Un momento dopo la porta si chiuse e Andrej si ritrov nell'oscurit quasi completa. Per un istante temette di sentire il rumore di un chiavistello e di essere stato imprigionato in quel luogo, ma poi ricord che il chiavistello era all'interno della porta e scosse la testa, pensando: Tra poco, comincer addirittura a vedere i fantasmi... Allung le braccia, avanz a brevi e prudenti passi e raggiunse la porta che Jk gli aveva indicato. Non era chiusa. L'apr di uno spiraglio e vide una luce tremolante. Dall'altra parte, c'era la scala di cui Jk aveva parlato. Era molto pi stretta di quanto lui avesse immaginato: probabilmente era soltanto una delle tante scale nell'edificio. Andrej tese le orecchie. Le pareti del maschio, spesse pi di una iarda, inghiottivano ogni rumore esterno. Dal fondo della tromba delle scale, invece, giungevano suoni ovattati, quasi impossibili da identificare. Rapidamente, ma senza correre, sal le scale. Anche dall'alto gli arrivavano vari rumori, ma erano piuttosto riconoscibili: il vento che ululava tra i merli di pietra, i cigolii e i gemiti di quelle strutture cos vecchie... Spesso, nella sua infanzia, Andrej aveva giocato di nascosto nel torrione di Bors - una costruzione altrettanto antica e poco meno imponente -, perci quei suoni gli erano familiari. Di tanto in tanto passava davanti a una fiaccola che, insieme con una luce guizzante ma fioca, spandeva fuliggine. Tra una fiaccola e l'altra, per, le zone buie si facevano sempre pi ampie e la strada verso l'alto sembrava non finire mai. Dopo almeno duecento gradini, la scala terminava davanti a una porta di legno massiccio, rinforzata con robuste fasce di ferro. Il legno era cos vecchio che sembrava pietra e, sebbene la porta non fosse chiusa a chiave, Andrej si dovette impegnare a fondo per aprirla quanto bastava per scivolare dentro. Il chiavistello dall'altra parte era cos robusto che avrebbe potuto reggere all'attacco di duecento tori infuriati. Quando Jk aveva sostenuto che il duca teneva molto alla propria sicurezza non aveva mentito, riflett. Una volta dentro, Andrej richiuse la porta con attenzione e si guard intorno. Si trovava in una stretta nicchia affacciata su un corridoio pi largo e meglio illuminato. Era assai probabile che la scala da cui era salito non fosse l'entrata ufficiale, bens una via di fuga segreta nel caso - inverosimile - che il maschio fosse stato conquistato. Il duca aveva pensato davvero a tutto. Avanz con prudenza e sbirci da dietro un angolo. Come aveva detto

Jk, il corridoio finiva dopo una quindicina di passi davanti a una porta, presso la quale era di guardia un soldato con la divisa coi colori del duca. Dire che il soldato prendeva poco sul serio il proprio compito sarebbe stato un eufemismo. Dopo essersi aggrappato all'alabarda, aveva appoggiato le natiche alla parete e si era addormentato in quella posizione, russando cos sonoramente che Andrej lo sentiva anche dal suo nascondiglio. Gett uno sguardo nell'altra direzione per assicurarsi che Jk gli avesse detto la verit sul fatto che ci sarebbe stata una sola guardia, poi usc dalla nicchia e si mosse veloce e silenzioso verso la porta alla fine del corridoio. Era sicuro di non aver fatto nessun movimento imprudente o sbagliato, tuttavia la guardia sent qualcosa oppure colse la presenza di un'altra persona. Infatti l'uomo si scosse e guard spaventato in direzione di Andrej. Spaventato, s, ma per nulla intontito o assonnato. Andrej cambi fulmineamente tattica. Avanz deciso, cominciando a gesticolare e poi esclam in tono severo: Ma cosa combini, stupido? Dormi mentre fai la guardia? Se il duca lo viene a sapere ti far frustare, lo sai? L'uomo lo guard, confuso, ovviamente a disagio. Ma Andrej gli lesse negli occhi che si stava chiedendo chi diavolo fosse quell'uomo. La diffidenza prese in fretta il sopravvento sull'imbarazzo. Chi...? inizi a dire. Ho un ordine per te dal duca, lo interruppe Andrej. Ancora due passi e l'avrebbe raggiunto. Che ordine? chiese la guardia diffidente. Il duca era... Giunto di fronte alla guardia, Andrej alz la mano destra come per fare un gesto di stizza, ma in realt per distrarre l'attenzione dell'uomo; con l'altra mano, infatti, sfoder la spada, sollevandola con un movimento fluido e straordinariamente violento e colp il mento del soldato col pomo dell'arma. Con un suono sordo, la testa del soldato scatt all'indietro e sbatt contro l'intelaiatura della porta. Andrej riusc a sostenere l'uomo che stava crollando a terra e cerc di afferrare anche l'alabarda, ma la manc e l'arma cadde a terra, tintinnando fragorosamente. Quel rumore risuon nelle orecchie di Andrej cos a lungo e in maniera tanto penetrante da convincerlo che si sarebbe sentito in tutto il castello. Ma non successe nulla. Dai camminamenti non giunsero grida; dalle scale non arriv nessun rumore di passi. La sua immaginazione lo aveva ingannato di nuovo. Fare il ladro non proprio il mio mestiere, pens con amarezza.

Dopo aver rinfoderato la spada, apr la porta della stanza del duca e, gemendo, trascin l'uomo all'interno. Si guard intorno con attenzione per controllare di essere davvero solo, poi usc di nuovo nel corridoio e raccolse l'alabarda. Quindi, dopo aver chiuso accuratamente la porta dietro di s, s'inginocchi di fianco al soldato e lo esamin. Era vivo, anche se probabilmente si sarebbe svegliato soltanto di l a qualche ora. Che a Jk piacesse o no, su quel punto Andrej non si era attenuto al suo piano. Si alz, ritorn alla porta, tir il catenaccio e sottopose la stanza a un esame pi attento. Bench non conoscesse il duca, ci che vide corrispondeva in pieno all'idea che si era fatto di lui: l'arredamento era semplice e scelto in base alla funzionalit, non alla bellezza. Tuttavia c'era qualcosa che suggeriva lo sfarzo... qualcosa che era forse legato alle dimensioni della stanza. C'era da scommetterci che occupasse quasi tutto il piano. I mobili, imponenti e massicci, apparivano minuscoli in quello spazio enorme e ci faceva s che i visitatori - Andrej compreso - si sentissero come persi: un effetto probabilmente voluto, che rivelava sull'inquilino di quella stanza molto pi di quanto lui stesso volesse ammettere. Nel giro di pochi secondi, Andrej aveva gi memorizzato tutto quello che gli serviva sapere. Il forziere stava esattamente dove Jk aveva detto e cio su un piccolo cassettone vicino al letto. Ma, prima di raggiungerlo, Andrej si avvicin alla finestra e guard fuori. Se fosse stato giorno, avrebbe potuto vedere tutta la citt. Invece scorse soltanto un'infinit di ombre squadrate, in cui splendevano pochissime luci. La finestra era orientata verso il porto e il mare, e dunque da l si godeva una bella vista anche sulla piazza del mercato. Andrej si sporse e vide che il maschio, parte integrante della struttura di difesa esterna, superava di almeno venti piedi le mura con le loro palizzate di legno. Tuttavia era sufficiente che qualcuno, l sotto, volgesse lo sguardo in alto perch lui venisse scoperto. Ma, dato che non si vedevano pattuglie, si arrischi a sporgersi ancora un po' e a guardare in basso. La parte posteriore del castello terminava in una fossa, forse un piccolo lago artificiale, su cui riusciva a cogliere il profilo di una barca. Krusha e suo fratello erano gi arrivati. Bench fosse convinto che non lo potessero vedere, fece loro un cenno e poi si allontan dalla finestra. Era il momento di prendere il bottino e sparire. Si avvicin al forziere e, come si aspettava, vide che il coperchio di ferro borchiato era chiuso. Sfil il pugnale dalla cintura e cerc di aprire il

lucchetto, che tuttavia si dimostr straordinariamente resistente, costringendolo a ricorrere alla spada. Se la solidit del forziere corrispondeva al valore del contenuto, allora l dentro doveva esserci un patrimonio... Andrej colp violentemente il lucchetto tre o quattro volte col pomo della spada e, con uno scricchiolio, la serratura infine cedette. Il forziere era pieno a met di piccole monete d'oro di diverse dimensioni; inoltre c'erano due sacchetti di velluto che contenevano pietre preziose di diverso tipo e colore. Andrej fu sul punto di cedere alla tentazione e intascarsi alcune monete. Se Jk avesse mantenuto la parola e lui fosse riuscito a liberare i parenti di Frederic, per il ritorno non avrebbe avuto bisogno soltanto di fortuna, ma anche di denaro. Ci riflett un poco e infine decise di non farlo. Rispetto alla situazione, forse era un errore, per lui non era un ladro. Rinfoder in fretta la spada, tolse da sotto l'uniforme le tre bisacce riempite di sughero e divise in esse il contenuto del forziere. Quando ebbe finito, leg accuratamente i sacchi e si accorse che erano molto pesanti. Non era sicuro che galleggiassero, ma sperava che Krusha sapesse quello che stava facendo. Anzi c'era da sperare che lo sapesse soprattutto Jk. Prima di guardare con cautela fuori della finestra, si assicur ancora una volta che i nodi fossero ben stretti. Poi si sporse e vide che proprio sotto di lui, sul camminamento, c'erano due soldati del duca. I due avanzavano con calma e di tanto in tanto si fermavano addirittura a gettare uno sguardo sulla citt. Ci volle un bel po' prima che sparissero alla vista, e ancora di pi perch Andrej avesse l'assoluta certezza che non lo potessero vedere. Finalmente si decise e lanci la prima bisaccia pi lontano che pot. Non riusciva a scorgere la barca con Krusha e suo fratello, ma era sicuro che i loro sguardi fossero appuntati sulla finestra appena sotto la cima del maschio. Mentre si stava preparando al lancio della seconda bisaccia, sent un fruscio alle sue spalle. Poi una voce bassa ma molto chiara disse: Adesso basta, Delny. Andrej si volt, spaventato, lasci cadere la bisaccia e afferr la spada, ma non la sguain perch vide Jk uscire da dietro una tenda di velluto rosso. Evidentemente dietro quella tenda c'era una porta segreta. Jk? mormor, cupo in volto. Siete pazzo? Cosa fate qui? E perch... non mi avete detto di questa porta segreta? Il suo presunto complice non rispose. Si avvicin in fretta al soldato svenuto e si chin su di lui. Non appena comprese che l'uomo era ancora

vivo, aggrott la fronte e disse: Avete proprio il cuore tenero, Delny. Vi ho chiesto una cosa, Jk, replic Andrej in tono tagliente. Cosa ci fate qui? Dobbiamo cambiare i nostri piani. Jk indic con un movimento del capo le due bisacce di pelle che giacevano ai piedi di Andrej. Non buttatele in acqua, per favore! Sarebbe un vero peccato se il loro contenuto si danneggiasse, non vero? Jk, maledizione! esplose Andrej. Si avvicin di un passo all'uomo dai capelli grigi, ma poi si ferm. Era confuso oltre ogni dire. Cosa stava succedendo? Cosa voleva dire tutto quello? Ve lo ripeto: dobbiamo cambiare i piani, anche se di poco. Jk sospir e tir fuori dalla veste un pugnale sottile, con cui tagli la gola al soldato addormentato. Andrej sgran gli occhi. Cosa...?! Alzatosi, Jk raggiunse la porta con due rapidi passi e apr il catenaccio. Poi fece scorrere il pugnale sul dorso della mano destra, procurandosi una ferita lunga un dito, e infine usc nel corridoio, urlando: Guardie! Andrej sguain la spada per saltargli addosso, ma era troppo tardi. Jk lasci cadere il pugnale e si fece da parte, continuando a gesticolare con la mano insanguinata. In un batter d'occhio, la stanza si riemp di uomini in arancione e bianco. I soldati del duca si erano disposti nel corridoio, in attesa di entrare in azione! Andrej arretr fino alla parete e vibr un fendente che non colp nessuno, ma che almeno gli diede un po' di respiro, poi cerc disperatamente una via di fuga. Niente. Dal corridoio sopraggiunsero altri uomini armati: ormai, di fronte a lui, c'era oltre una dozzina di soldati, che gli puntavano contro spade e lance. Era pur vero che non aveva paura di combattere contro pi avversari, ma quella superiorit numerica era troppo anche per lui. Esit, poi lasci cadere a terra la spada e alz le mani. Uno dei soldati gli si avvicin, puntandogli la spada alla gola. Fermo! grid Jk in tono tagliente. Non toccatelo! Lo voglio vivo! Il soldato abbass la spada e fece un passo indietro. Come ordinate, mio signore, disse. Gli occhi di Andrej lampeggiarono. Fiss Jk e ripet: Signore? Signore, conferm il duca di Constnt. XIV Il giorno successivo doveva essere gi iniziato da tempo o forse era gi

sopraggiunta la notte. Andrej non aveva nessuna possibilit di misurare lo scorrere del tempo, perch la sua segreta non aveva finestre. Sin da quando l'edificio era stato costruito, in quello spazio l'arbitraria divisione del giorno in ore e minuti fatta dagli uomini aveva perso ogni validit, come pure l'eterno succedersi del giorno e della notte. L'unica luce che, a intervalli irregolari, illuminava la cella di Andrej era una fiaccola fumosa, il cui baluginio rossastro penetrava attraverso l'inferriata della finestrella nella porta. Ma arrivava solo raramente, talvolta per qualche secondo, altre volte per qualche minuto. Andrej ormai aveva smesso da tempo di cercare una logica nell'accendersi e nello spegnersi della fiaccola e aveva anche smesso di misurare il tempo che aveva trascorso in quel buco. Potevano essere molte ore o pochi giorni, ma il numero esatto di quelle ore e di quei giorni gli era diventato del tutto indifferente. Finch non avesse intravisto qualche possibilit di fuga, non avrebbe avuto nessuna necessit di pensare da quanto tempo era rinchiuso l. E di possibilit non ne aveva. Andrej dubitava che Jk Demagyar sapesse con esattezza chi aveva fatto mettere in quella segreta; comunque sembrava convinto che il suo prigioniero fosse un uomo particolarmente pericoloso. Infatti Andrej non soltanto era stato portato nella cella pi profonda e sicura del castello, ma gli avevano anche incatenato mani e piedi e messo un collare di ferro, legato a un anello alla parete per mezzo di una catena cos corta che lui non poteva sedersi comodamente n tantomeno alzarsi e appoggiarsi alla parete. Le membra gli dolevano per la posizione scomoda e il suo stomaco si lamentava perch, da quand'era finito laggi, non aveva ricevuto nulla da mangiare e neppure un sorso d'acqua. Improvvisamente, nella finestrella rettangolare grande poco pi del palmo di una mano, ricomparve la luce rossastra della fiaccola. Stavolta, per, non si spense dopo pochi secondi, diventando invece sempre pi luminosa. Poi Andrej sent un rumore di passi che si avvicinavano. Probabilmente si trattava del carnefice... Si era gi chiesto diverse volte in quale modo l'avrebbero giustiziato. La decapitazione era il metodo preferito, ma se Domenicus, prima della sua morte, aveva convinto il duca che Andrej Delny era uno stregone, allora il duca gli avrebbe certamente procurato una morte lenta e dolorosa. Aveva sentito dire che le streghe venivano bruciate... Di certo si trattava di un metodo impressionante, ma non era il pi spaventoso che Andrej riusciva a immaginare... Scacci quei pensieri sgradevoli, si alz per quanto gli era possibile e si fiss sulla porta, bench non riuscisse a scacciare la sensazione che i visi-

tatori in arrivo non sarebbero stati molto pi piacevoli delle congetture che aveva appena formulato. Non aveva torto. Una chiave scricchiol nella serratura e un attimo dopo la porta si apr. Andrej lanci un'occhiata e poi abbass il viso, perch i suoi occhi, ormai abituati all'oscurit, soffrivano alla luce violenta della fiaccola. Nella cella entrarono due figure... No, forse erano tre. Nella penombra scorgeva soltanto profili indistinti. Poi sent una voce molto chiara e rabbiosa: Chi stato? Andrej scroll la testa, cercando di scacciare le lacrime che la luce gli aveva fatto sgorgare, e guard Jk Demagyar. Gli occhi del duca fiammeggiavano di rabbia, ma quella rabbia non era diretta contro di lui. Avevo ordinato di trattare bene il prigioniero, url il duca. Guardatelo! pi morto che vivo! E sentite come puzza! Mi... dispiace, mio signore, balbett uno dei due soldati al suo seguito. Pensavamo che... Se volessi da voi un pensiero, allora ve lo chiederei! lo interruppe Demagyar. Adesso va' a prendere qualcosa da mangiare per quest'uomo! E acqua e sapone! Non voglio che puzzi come una capra! Camminando all'indietro, il soldato si affrett a lasciare la cella. Andrej sent che si allontanava correndo. Demagyar si rivolse al secondo uomo. Lasciaci soli! ordin. Il soldato esit. Siete sicuro, mio signore? ... pericoloso. Credi che riesca a strappare le catene dalla parete, oppure che si trasformi in un corvo e mi divori gli occhi? chiese il duca con fare canzonatorio. Sparisci! Se avr bisogno ti chiamer! Allung la mano e strapp la fiaccola dalle mani dell'uomo, il quale si allontan subito correndo. Evidentemente Jk Demagyar non era famoso per la sua magnanimit. Il duca si avvicin, ma si tenne a una certa distanza, come se si fidasse della catena di Andrej molto meno di quanto aveva sostenuto poco prima. Poi fece oscillare la fiaccola. La spost dalla mano destra alla sinistra, che era fasciata da una benda bianca e pulita, e la sollev un po', finch il calore delle fiamme quasi non gli scott il viso. Mi dispiace, davvero, mormor. Non volevo che vi trattassero cos, Delny. Ma sapete come si dice: se vuoi essere sicuro che una cosa sia fatta bene, allora falla tu stesso. Le vostre premure mi commuovono fino alle lacrime, replic Andrej, acido. Se potessi vi abbraccerei. Demagyar rise. Non fraintendetemi, Andrej. solo che mi diverto meno a giustiziare un uomo mezzo morto.

Andrej non replic. Il duca non gli avrebbe mai detto quello che voleva sapere. Per essere un uomo incatenato da due giorni a una parete e tenuto senza un goccio d'acqua, avete un aspetto straordinariamente buono, riprese Demagyar. Andrej intu che il duca lo stava studiando. S, quasi certamente ignorava chi era lui e per quale motivo i tre cavalieri dorati e Domenicus avevano razziato la valle di Bors: era poco probabile che gli avessero raccontato qualcosa. Ma evidentemente sospettava che lui nascondesse qualche segreto. Quantomeno sapeva di non avere a che fare con un semplice bifolco della Transilvania. Noi Delny siamo robusti, replic infine. Non facile ucciderci. S, l'ho sentito dire. Il duca sollev le spalle. La fiaccola nella sua mano tremolava, proiettando sulla parete una pioggia di minuscoli riflessi rossi. Ma io far tutto il possibile. Perch? chiese Andrej con calma. Perch vi faccio giustiziare? Lo sguardo di Demagyar lampeggi, come se la domanda l'avesse davvero sorpreso. Avete pur sempre cercato di derubarmi, Delny, rispose con un sorriso. E avete ucciso uno dei miei soldati. Osserv la propria mano bendata e prosegu, in tono di falso dispiacere: Era un brav'uomo. Non sar facile rimpiazzarlo. Oggi difficile trovare uomini affidabili. Amate particolarmente questi terribili giochi, oppure c' un motivo pi profondo che vi spinge a derubarvi e a uccidere i vostri stessi soldati? Demagyar cerc di nascondere la sorpresa, ma ad Andrej non sfugg la rapida occhiata, quasi spaventata, che il duca lanci verso la porta prima di rispondere. Se ci fosse un motivo, non sarebbe particolarmente intelligente da parte mia confidarvelo, non credete? Quindi c' un motivo, pens Andrej. E aveva anche una vaga idea di come scoprirlo, bench non fosse ancora in grado di spiegarsi compiutamente come ci sarebbe riuscito. Perch siete venuto, duca? chiese poi, con aria ironica. Solo per accertarvi delle mie pessime condizioni? In realt, Delny, non vi potete lamentare, replic Demagyar. Poi scosse la testa. Sono venuto per comunicarvi che il vostro processo inizia tra due ore. Il mio... processo? Sembra che abbiate davvero una pessima opinione di me, sospir Demagyar. Avrete un processo equo, ovvio.

Presieduto da voi, immagino. E la condanna gi decisa. Ovviamente, disse Demagyar, asciutto, e indic la mano ferita. Basterebbe l'aggressione al duca di Constnt per condannarvi a morte, Delny. Non potrei salvarvi neppure se lo volessi. Ci sono leggi cui anch'io mi devo attenere. E vi dispiace, vero? L'osservazione sarcastica di Andrej non scosse Demagyar. Tuttavia sono qui per farvi un'offerta, prosegu. Morirete, s, ma dipender da voi se avrete una morte rapida e senza dolore oppure se la vostra agonia durer ore o addirittura giorni. Scelgo i giorni, replic Andrej, cercando di provocarlo. Sono avido di piacere, non lo sapevate? Non sapete quello che state dicendo, ribatt il duca. Il mio boia un maestro. E gli piace quello che fa. Cosa volete? chiese Andrej. Non era un vigliacco, ma neppure un pazzo. Solo un'informazione. Domenicus... l'inquisitore. Chi ? Temo... di non capire, farfugli Andrej. Smettete di fingere, sibil Demagyar. Sapete bene cosa voglio dire. Domenicus non ... non era un inquisitore normale. La lunga mano di Roma di solito non arriva fin qui; noi, in genere, abbiamo a che fare con la Chiesa di Bisanzio e col patriarca di Costantinopoli, i cui rapporti con Roma - diciamo cos - sono un po' tesi. Quindi ci deve essere un motivo assai grave, se il nostro stimatissimo re permette all'Inquisizione di venire qui a macellare la gente a suo piacere. Evidentemente a Domenicus l'ha permesso. S, e mi chiedo perch. Cosa c' di cos eccezionale in una valle della Transilvania da costringere il re a dare il permesso a un esercito straniero di distruggere un intero villaggio? Non lo so, rispose Andrej. Dopo una breve pausa, riprese: Forse non lo sa neppure lui. Il duca scosse la testa, pensieroso. Ci ho riflettuto anch'io, ma i documenti dell'inquisitore sono in regola. Anzi, non posso provarlo, ma tutto lascia pensare che Domenicus e i suoi sinistri accompagnatori fossero qui su incarico diretto da Roma. E il fatto che siano giunti qui poco prima di voi dimostra che vi stavano aspettando. Uno spreco di energie un po' esagerato per far fuori un solo uomo e un ragazzo, non credete anche voi, Delny?

Un compito che vi assumerete voi, vero? replic Andrej. La sua catena tintinn. Ma perch dovrei aiutarvi, ammesso che lo possa? Non ho paura di morire. E il dolore prima o poi finisce. E se vi dessi la mia parola di lasciare in vita il ragazzo? Frederic? Andrej non riusc a mascherare l'orrore nella sua voce. vostro prigioniero? Cosa pensavate? chiese Demagyar con fare canzonatorio. Lui e anche quei due pazzi che credevano di potermi derubare. Ditemi il vero motivo per cui l'inquisitore venuto in Transilvania, e il ragazzo rester vivo. Ha ucciso Domenicus, Andrej ricord al duca. E allora? Demagyar fece un gesto sprezzante con la mano sana. Mi ha fatto un servizio. Dunque... Qual il grande segreto della valle di Bors? Non lo so, rispose Andrej. Il volto di Demagyar s'incup. Allora mi dispiace. In questo caso non posso fare nulla per voi. Fiss Andrej ancora per un momento, in palese attesa che il prigioniero ci ripensasse e rispondesse. E la delusione si dipinse sul suo volto quando cap che non sarebbe successo nulla. Infine scroll le spalle, si gir verso la porta e, senza aggiungere una sola parola, usc dalla cella. Andrej si ritrov di nuovo solo nell'oscurit. Forse aveva commesso il suo ultimo errore. XV Poco dopo, quattro soldati entrarono nella cella di Andrej: lo liberarono dalle catene e gli portarono acqua e abiti puliti, con cui lavarsi e cambiarsi. Lui not che gli uomini tenevano costantemente una mano sull'impugnatura della spada e sent che, nel corridoio, ce n'erano altri. Un tentativo di fuga non sarebbe stato soltanto inutile, ma anche stupido. Doveva attendere l'occasione giusta, approfittare di una distrazione dei suoi guardiani. Un'occasione che forse non sarebbe mai giunta... o che forse si sarebbe presentata nel giro di qualche minuto. Doveva rimanere calmo e lucido. Non aveva intenzione di farsi uccidere - n lentamente n velocemente senza opporre resistenza. Quando fu rimesso in catene e portato fuori della cella, obbed senza ribellarsi. La sua cella si trovava nei sotterranei del castello, proprio come

lui aveva pensato. Percorsero un corridoio tetro, angusto e cos basso che dovettero camminare chinando la testa. Alla fine del corridoio c'era una scala stretta, ripida e talmente lunga da sembrare infinita. Quindi, dopo aver superato una massiccia porta di quercia, giunsero nella prigione vera e propria, che si trovava molto pi in alto rispetto alla cella di Andrej. Andrej percep all'istante il dolore che aleggiava in quel luogo. Non soltanto il suo respiro, ma anche quello dei soldati si fece pesante. Le due enormi celle, chiuse da gigantesche inferriate, che fiancheggiavano il corridoio erano piene a dismisura. Il puzzo di escrementi umani si mescolava con quello della malattia e della morte; da entrambe le celle, poi, si levavano gemiti e lamenti soffocati. Bench, accalcati nelle celle, ci fossero oltre cinquanta persone, tra uomini, donne e bambini, quei rumori erano sorprendentemente deboli. Molti dei prigionieri non avevano pi nemmeno la forza di lamentarsi. Quella vista serr il cuore di Andrej, che si scopr a chiudere gli occhi, incapace di sopportarla. Era stato portato nella sua cella privo di sensi, perch un soldato l'aveva colpito. Ora comprendeva che, in fondo, stordirlo era stato un atto di piet. Il tempo che aveva trascorso nella segreta, solo coi suoi pensieri, era stato terribile; ma sarebbe stato un vero inferno se lui avesse avuto nel cuore le immagini di quello che Demagyar aveva fatto agli abitanti del villaggio. Sapeva che la famiglia e gli amici di Frederic erano incarcerati l, ma vederli direttamente era un'altra cosa, soprattutto perch quello che stava vedendo superava ogni immaginazione. Andrej cerc di non farsi travolgere dall'orrore e si costrinse a guardare. Vide facce grigie, segnate dalla sofferenza, dal dolore e soprattutto dalla paura, ma non scorse Frederic. Se Demagyar aveva detto la verit e Frederic era davvero suo prigioniero, allora l'aveva rinchiuso in un altro luogo. Ripresero a salire e finalmente arrivarono nel cortile. Andrej chiuse gli occhi e d'istinto sollev una mano per proteggersi dalla violenta luce del sole. Immediatamente uno dei guardiani sollev la lama della spada contro la gola di Andrej e un altro gli spinse la punta dell'alabarda contro il ventre. Andrej s'immobilizz. Qualsiasi cosa Demagyar o Domenicus avessero detto loro, una cosa era certa: i soldati del duca avevano una paura maledetta di lui. E quella cosa poteva anche tornare a suo vantaggio... ma non ora. C'erano mille motivi che sconsigliavano di tentare la fuga in quel momento, il primo dei quali era il fatto che Frederic si trovava nelle mani del duca. Riabbass il braccio, attese finch i soldati non ebbero spostato le armi e

si sforz di sorridere. Ci che leggeva sui volti di quegli uomini era paura o odio? In fondo erano convinti che lui avesse ucciso uno dei loro compagni. Mentre proseguivano, Andrej osserv il cortile interno del castello. I suoi occhi si abituarono in fretta all'abbagliante luce del giorno, ma lo spettacolo che gli si offr non fu gradevole. Di giorno la fortezza appariva tetra come di notte, bench non si potesse pi attribuire quell'impressione all'oscurit e alle ombre sinistre. Andrej si ritrov in un luogo inquietante, freddo, in cui sembrava non esistessero sentimenti umani e sorrisi. I soldati lo condussero in una sala - grande e quasi vuota - al primo piano del palazzo, che Andrej ipotizz fosse la sala delle udienze di Jk Demagyar. Era dominata da un grande camino, spento da tempo, su cui campeggiava uno scudo con lo stemma dei Demagyar, sotto il quale erano incrociate una mazza ferrata e una spada corta. Le due armi non erano soltanto ornamentali: esattamente come lo scudo, mostravano i segni delle battaglie. Davanti al camino era stato posto un lungo tavolo al quale erano seduti Demagyar e altre due persone che Andrej non aveva mai visto. La prima portava i colori del duca e l'altra - probabilmente un alto dignitario cittadino - indossava una veste molto lussuosa. E c'erano ancora due posti liberi, uno dei quali era vicino al duca. Sapete perch siete qui, esord Demagyar. Per gustare il piacere della vostra ospitalit? fece Andrej. Se cos, avrei un reclamo per la mia stanza... Uno dei soldati lo colp alla nuca con tale violenza da farlo barcollare. Non volendo dargli la soddisfazione di cadere a terra, Andrej strinse i denti e lo fulmin con lo sguardo. Sembra proprio che non abbiate ancora capito la gravit della vostra situazione, Delny, borbott Demagyar, aggrottando la fronte. Le maniere della servit lasciano un po' a desiderare, mormor Andrej. Ebbe la sensazione che l'uomo alle sue spalle stesse levando il braccio e s'irrigid, ma il duca fece un gesto e il colpo gli fu risparmiato. Poi Demagyar si rivolse all'uomo alla sua sinistra. Come vi avevo detto, conte Bathory, un barbaro della Transilvania, sospir, scuotendo il capo. Sembra addirittura che non capisca in che situazione si trova. L'uomo alz una mano per far tacere il duca e si rivolse direttamente ad Andrej. cos, Delny? Non sapete perch siete qui? Ignorate di cosa siete accusato?

Andrej era sempre pi perplesso. Sapeva bene che quel cosiddetto processo era soltanto una farsa; Demagyar gli aveva gi detto che la condanna era decisa. Eppure, mentre il conte Bathory parlava, colse uno sguardo quasi implorante da parte del duca, come se questi gli volesse offrire una via d'uscita. Ma perch? Ve l'ho detto, conte Bathory: un pazzo, ribad Demagyar, dato che Andrej non rispondeva. I suoi complici lo hanno mandato avanti proprio perch stato cos stupido da accettare d'impegnarsi in un'impresa scriteriata. Forse cos, s'intromise il secondo uomo. Ma sono comunque dell'idea di sottoporlo a uno scrupoloso interrogatorio. Forse sta solo recitando la parte dello stupido. A che gli servirebbe, Florescu? obiett il duca. Sa che non pu aspettarsi piet. Si schiar la voce, guard per un momento Andrej, poi si alz. Allora facciamo cos. Andrej Delny, della valle di Bors, vi accuso ufficialmente di essere entrato nel castello, e in particolare nella mia camera da letto, per rubare il tesoro ducale. A ci va aggiunta l'aggressione fisica a Jk Demagyar, duca di Constnt e vicario del re. Gesticol con la mano ferita. Forse non lo sai, selvaggio, ma ogni aggressione fisica al duca inevitabilmente punita con la morte. Ammetti i tuoi crimini? Non aveva neppure nominato il soldato ucciso. Ma in fondo quell'uomo aveva fatto solo quello che, secondo lui, dovevano fare i soldati: era morto. Ho altra scelta? chiese Andrej. Stavolta Demagyar non imped ai soldati di colpirlo. Andrej non emise un gemito, bench rimanere ritto sulle gambe gli costasse un notevole sforzo. una pazzia, sospir il duca. Tuttavia vogliamo darvi ancora una possibilit. Si alz, dirigendosi a un piccolo tavolo collocato vicino al camino e ritorn con due panciute bisacce di pelle. Siete stato sorpreso con tre di queste bisacce, con cui volevate portare via la refurtiva, riprese, mettendo le presunte prove sul tavolo davanti a s. Due le abbiamo recuperate, ma i vostri complici sono fuggiti con la terza... Vale a dire, sfortunatamente, con un terzo del nostro patrimonio. Fece un sorriso tirato. Vorremmo riavere quel terzo, Andrej Delny. Andrej non capiva pi nulla. Jk Demagyar era probabilmente l'unico in quella stanza a sapere dove fossero Krusha e Serg e quindi dove si trovasse la terza bisaccia. Perch il duca voleva derubare se stesso? Non so di cosa stiate parlando, riusc soltanto a borbottare.

Florescu vibr un pugno sul tavolo. Non essere sfrontato! Devi rispondere alle domande. Altrimenti disponiamo di metodi molto efficaci per scioglierti la lingua! Chi sono i tuoi complici? chiese il conte Bathory. Dove avevate appuntamento? E chi vi ha raccontato del forziere del duca? Oppure non era il denaro che stavi cercando? continu Demagyar, sollevando con un movimento drammatico la mano ferita. Volevi forse infilarmi il pugnale nella gola e non nella mano? Se avessi voluto la vostra morte, di certo ora non sareste in grado di pormi questa domanda, replic Andrej con calma. S'irrigid, ma l'atteso colpo alla nuca non arriv. Il duca sospir ancora, guard prima Andrej, poi i soldati dietro di lui e mosse in maniera quasi impercettibile il mignolo della mano destra; nello stesso istante, un tremendo dolore esplose nelle reni di Andrej, che cadde in ginocchio con un gemito e, per alcuni momenti, fu costretto a resistere strenuamente per non perdere i sensi. La nostra pazienza si esaurita, Delny, sibil Demagyar. Odio far torturare una persona, ma non esiter a farlo se continuerai a essere cos cocciuto! Come si chiamano i tuoi complici? Dove si nascondono? Se ce lo dirai, forse avr misericordia! Pur avvertendo un dolore insopportabile alla schiena, Andrej si rialz. Non riusciva a dare un senso alle parole di Demagyar, ma forse non le avrebbe comprese neppure se il soldato non l'avesse colpito cos violentemente da portarlo al limite dell'incoscienza. Intuiva per che quel processo era soltanto una messinscena preparata accuratamente, forse a beneficio di Florescu e Bathory. Ma cosa voleva far credere loro? Non so dove sono, balbett. Non so neppure bene chi sono. Li ho conosciuti solo qualche giorno fa. Dove? chiese Bathory. Andrej lo fiss e il conte sostenne il suo sguardo per qualche istante prima di fare un cenno a un soldato, che super rapidamente Andrej, appoggi un fagotto avvolto in una tela di lino sul tavolo davanti al conte e poi ritorn al proprio posto, camminando all'indietro. Il conte Bathory apr il fagotto: conteneva i vestiti strappati che lui e Frederic avevano lasciato nella casa abbandonata. Sono tuoi questi vestiti? chiese. Se s, allora spiegami come si sono strappati. Che importanza ha? esclam Andrej. Ho gi ammesso di aver voluto derubare il duca.

E ci punibile con la morte, ribad Florescu. Mi chiedo tuttavia perch un uomo sia disposto a sopportare atroci sofferenze soltanto per proteggere due complici che sostiene di conoscere solo da qualche giorno. Pensa bene alle prossime parole che dirai, Delny, intervenne il conte Bathory. Le tue ustioni dimostrano che tu e i tuoi amici siete responsabili dell'incendio della locanda, e questo un altro grave crimine. Mi potete uccidere una volta sola... o sbaglio? chiese Andrej con freddezza. Guard Demagyar. Il duca si sforzava di mantenere un'espressione cupa, ma non riusciva a nascondere il luccichio trionfante dei suoi occhi. Sembrava proprio che quell'interrogatorio procedesse secondo i suoi desideri. Ma quali erano? Ti sbagli, Andrej Delny, replic Florescu. La tua morte non sar una faccenda breve. Anche a me ripugna sottoporre un uomo alla tortura, ma i tuoi crimini sono troppo gravi. Il popolo vuole giustizia. Se persisti nella tua testardaggine, impiegherai un'intera giornata a morire. Suvvia, rivelaci il nome dei tuoi complici. E quello del vostro mandante, disse il conte. Non capisco cosa vogliate dire, mormor Andrej. Voglio facilitarti le cose, intervenne Florescu. Tu non sei cos sciocco come vuoi farci credere. Nessuno tanto stupido da pensare d'insinuarsi nella stanza da letto del duca, prendere il suo forziere, fuggire... il tutto senza essere visto. La tua reale intenzione era un'altra: volevi uccidere il duca, vero? Sarebbe stato pi facile che rubargli il tesoro, not Andrej, sarcastico. Forse speravi che la confusione successiva alla sua morte ti avrebbe fornito un'adeguata copertura per la fuga, insistette Florescu. Il conte Bathory sembrava pensieroso e vagamente spaventato. Demagyar, invece, non nascondeva pi la sua soddisfazione. Dicci il nome del mandante, dove si nascondono i tuoi complici e... Florescu si ferm per un attimo, giusto il tempo di rivolgersi a Demagyar con un'occhiata interrogativa, alla quale il duca rispose con un cenno di assenso. ... avrai salva la vita, concluse. Il conte Bathory aggrott la fronte. Perdonate, Florescu, ma quest'uomo... Quest'uomo non che uno strumento, lo interruppe l'altro. Serve a poco distruggere il pugnale se non si sa chi lo ha lanciato. Il conte Bathory si prepar a rispondere, ma non riusc a parlare. Dall'e-

sterno giunsero voci concitate, poi la porta si spalanc ed entrarono due guardie, camminando all'indietro e agitando le mani con fare impotente. Quindi apparve una donna: i capelli neri, gli occhi fiammeggianti e l'aria agitata le conferivano un aspetto da angelo vendicatore. Accanto a lei c'erano due uomini che indossavano lucide armature di ottone. Andrej li aveva gi visti: il primo era il gigantesco Malthus, che lui non era riuscito a uccidere per un soffio; il secondo l'aveva visto per la prima volta nella locanda in fiamme. Demagyar si alz per met dalla sedia. Contessa! esclam. Ma... Cosa succede qui? lo interruppe la sorella dell'inquisitore in tono tagliente. Il suo era stato quasi un urlo. Perdonatemi, contessa, disse Demagyar, a disagio. Vi devo pregare di uscire. Stiamo celebrando un processo a... A un uomo che noi rivendichiamo! lo interruppe Maria, al colmo dell'ira. Come? Demagyar fiss la donna con sguardo interrogativo. Maria ignor i due soldati che cercavano di bloccarla - senza per ritrovarsi nella rischiosa situazione di doverla toccare - e arriv decisa fino a Demagyar, fermandosi davanti al tavolo e assumendo un tono di sfida. Risparmiatevi pure le arie da gran signore, Demagyar. Non avete nessun diritto di condannare quest'uomo! Il diritto di giudicare l'assassino di mio fratello spetta solo a me! E io mi avvalgo di questo diritto! Il duca non rispose subito, fissando invece Maria in un modo difficile da interpretare. Anche Florescu sembrava tanto confuso quanto offeso, mentre il conte Bathory si teneva in disparte. Con la coda dell'occhio, Andrej vide che i due cavalieri dorati gli si avvicinavano e, come per caso, si mettevano dietro di lui, l'uno a destra e l'altro a sinistra. Non credeva che l'avrebbero aggredito. Non potevano ucciderlo l, sotto gli occhi di Demagyar e di tutti gli altri, esattamente come non avevano potuto farlo durante il loro ultimo incontro sulla piazza del mercato, alla presenza di tanti testimoni. Contessa, potete essere certa che comprendiamo e condividiamo il vostro dolore, disse il conte Bathory. Tuttavia... Tuttavia io ho la parola di Demagyar, lo interruppe Maria. Oppure avete gi dimenticato la vostra promessa di consegnarmi Andrej Delny e il ragazzo, duca? Demagyar scosse la testa. Certo che no, rispose con voce dura. Ma successo prima che quest'uomo entrasse nel mio castello e tentasse di uc-

cidermi. Maria lanci ad Andrej uno sguardo terrorizzato. ... vero? No, rispose lui, tranquillo. Il duca sorrise. Mente, ovvio. Cosa vi aspettavate? Mi aspetto che manteniate la vostra parola, duca. Cercate di comprendere, contessa, sospir Demagyar. Non potrei affidarvi Delny neanche se lo volessi. Dice la verit. Il conte Bathory indic Andrej. Delny si reso colpevole di crimini gravi. impossibile affidarlo a voi o a chiunque altro. Non prima che la giustizia abbia fatto il proprio corso. Maria strinse i pugni e fu scossa da un tremito. Andrej immaginava benissimo quello che stava provando. Tuttavia la donna riusc a dominarsi, apr i pugni, si rilass e fece due passi indietro. Lo vedremo, disse con voce strozzata. Vi vorrei comunque consigliare di non toccarlo. Vi prego, contessa, calmatevi, disse Demagyar in tono affabile. Comprendo il vostro dolore, ma purtroppo non posso far nulla per voi. Evidentemente non capite come stanno le cose, replic Maria con freddezza. Se mio fratello muore, sarete costretto a spiegare perch vi rifiutate di consegnare l'assassino di un inquisitore. Volete davvero sfidare l'ira della Chiesa di Roma? Se mio fratello muore? pens Andrej, sconcertato. Vostro fratello... vivo? chiese. Silenzio! url Demagyar. Tu devi parlare soltanto se ti stata posta una domanda. Maria rispose comunque. S, vivo, ma non so ancora per quanto. Se muore, Dio abbia piet di voi, Andrej Delny. Da me non dovete comunque aspettarvi nessuna piet. Si rivolse di nuovo al duca. La stessa cosa vale per voi, Jk Demagyar. Lo so che qui non avete molta considerazione della Chiesa di Roma, per mio fratello non un prelato qualsiasi. Ha amici potenti che si domanderanno come mai sia stato aggredito mentre era sotto la vostra protezione. E, pensateci bene, se davvero i turchi attaccheranno Constnt, anche voi avrete bisogno di amici! Demagyar non reag a quella minaccia: si capiva che non ne era affatto impressionato. Senza rendersene conto, Maria aveva detto un'importante verit: in quella parte del Paese, la parola della Chiesa di Roma non contava granch. Roma era potente, s, ma anche molto lontana. E se davvero i turchi avessero cercato di conquistare Constnt, il papa non avrebbe potuto impedirlo.

Ora vi prego di andarvene, disse il duca in tono gentile ma distaccato. Pi tardi m'intratterr volentieri con voi. Non dimenticate quello che vi ho detto, mormor Maria. Si gir, lanci ad Andrej uno sguardo gelido e usc dalla sala insieme coi due cavalieri dorati. XVI L'assurdo interrogatorio dur ancora circa due ore. Alla fine, Demagyar consigli ad Andrej di farsi un esame di coscienza fino al mattino seguente e ordin che il prigioniero non fosse riportato in cella, bens in una minuscola stanza del palazzo, poco pi grande della segreta e chiusa da una porta altrettanto massiccia. Perlomeno era arredata, seppure in modo spartano, e aveva una finestra. Anche l, tuttavia, Andrej fu incatenato a un robusto anello di ferro fissato alla parete e si rese subito conto che la catena non gli lasciava pi libert di movimento di quanta ne avesse nella vecchia cella. Evidentemente la sala di Demagyar era usata molto spesso, al punto di rendere necessaria quella cella di transito per i prigionieri. Gli diedero qualcosa da mangiare e una ciotola d'acqua. Dopo circa mezz'ora, la porta si spalanc di colpo ed entrarono Maria e uno dei cavalieri dorati. Andrej era sorpreso. Dopo l'ingresso della donna nella sala delle udienze, non avrebbe mai immaginato di rivederla cos presto, se non con un coltello in mano per tagliargli la gola. Tuttavia sul suo volto non c'era rabbia n odio. Sembrava triste, ma non furiosa. Andrej si sollev dalla sua branda per quanto gli permetteva la catena. Contessa... Non dire sciocchezze, Delny, esclam Maria stancamente. Non sono una nobile. Chiuse gli occhi, rimase in silenzio per qualche istante - un tempo che ad Andrej sembr eterno -, poi chiese a bassa voce: Perch? Lui cap immediatamente cosa voleva sapere, ma non rispose subito, fissando invece il cavaliere dorato. L'uomo sostenne il suo sguardo. Nei suoi occhi c'era una promessa inquietante, accompagnata da quel gelo terribile che colpiva cos profondamente l'animo di Andrej. Vorrei parlare con lui da solo, disse infine. Il cavaliere rise seccamente e disse qualcosa in una lingua che Andrej non conosceva.

Parlate in modo che ci capisca, ordin Maria, senza girarsi verso il suo accompagnatore. E adesso lasciateci soli. Vi prego, Maria! replic il cavaliere dorato. Quest'uomo ... legato mani e piedi, nonch incatenato alla parete, Kerber! Che cosa mi pu fare? un assassino! sibil il cavaliere con una smorfia. Ed pericoloso anche se incatenato. Che cosa pu fare? ribad Maria in tono aspro. Strappare le catene? Oppure trasformarsi in un lupo e sbranarmi? Andate via, Kerber! Ve lo ordino! Lo sguardo del cavaliere rivel ad Andrej che quella donna non aveva nessuna autorit su di lui. Tuttavia scroll le spalle, si gir e diede qualche colpo sulla porta. Quando essa si apr, Andrej vide che nel corridoio c'erano molti soldati. Non portavano le divise arancione e bianche delle truppe ducali, bens l'armatura nera senza decorazioni dei soldati arrivati con Domenicus. Allora? disse Maria. Ora siamo soli. Mi dispiace davvero per quello che successo a tuo fratello, Maria. Non dipeso dalla mia volont, esord Andrej. Non volevo che succedesse, ti prego, credimi. Il volto di Maria s'indur. Non sono venuta per sapere cosa volevi tu, Delny. Perch l'ha fatto? Un... bambino, mio Dio! Com' possibile che un bambino odi una persona al punto di ucciderla? Perch quella persona ha sterminato la sua famiglia, rispose Andrej. Domenicus? Maria scosse la testa con un'espressione incredula sul bel volto. Non possibile. Menti! Io c'ero... Ho visto quello che hanno fatto i soldati di tuo fratello. Non giustifico il comportamento di Frederic, ma lo capisco. Ancora prima che finisse la frase, qualcosa si spense negli occhi di Maria. Era venuta per... No, Andrej non sapeva perch era venuta. Di certo non voleva soltanto accusarlo e minacciarlo... C'era un motivo diverso, completamente diverso. Ma, qualunque fosse, ormai era svanito. Adesso leggeva nei suoi occhi un sentimento di rabbia e di amarezza. Prima che potesse dire qualcosa, Andrej prosegu: Cosa sai dei cavalieri dorati? Non molto, confess lei. Sono le guardie del corpo di mio fratello. Sono fidatissimi. Sacrificherebbero la vita per proteggerlo. Andrej sorrise. S, ma nel momento decisivo non l'hanno fatto. Il volto di Maria s'incup ancora di pi, rivelando che lei aveva colto nel-

le parole di Andrej una nota di perfidia. Per lui, che non le aveva pronunciate con quell'intenzione, sollev subito le mani e, gridando per sovrastare il tintinnio delle catene, disse: Ti prego, perdonami! Ho detto una cosa stupida. Ma rispondi a una domanda: tu non c'eri, vero? Quando tuo fratello andato nella valle di Bors, tu sei rimasta a Constnt. Mio fratello non mi porta con s durante le sue missioni, rispose Maria. Nel suo sguardo c'era sempre una rabbia vicinissima all'odio, per la sua voce si era fatta un po' incerta. E non lo fa per buoni motivi, spieg Andrej. Non so nulla degli affari di tuo fratello, Maria, e ignoro che cosa faccia con precisione un inquisitore. Per so quello che ho visto. Bors il mio paese natale. Quando l'ho lasciato, tempo fa, ci vivevano pi di cento persone. Poi, una settimana fa, sono tornato, trovando soltanto un vecchio agonizzante, che era stato torturato spietatamente, e un ragazzo che aveva visto uccidere suo padre e suo fratello. Maria lo fissava in silenzio. Stava riflettendo su quelle parole, per non gli credeva. D'altronde, come avrebbe potuto? Gli uomini di tuo fratello hanno ucciso mio figlio, met degli abitanti di Bors e poi hanno catturato l'altra met. Non so perch l'abbiano fatto, e non m'interessa neppure. Non c' nessuna giustificazione per una cosa simile, nemmeno se la si fa in nome della Chiesa o di un principe. Le missioni di Domenicus sono ispirate alla volont di Dio, rispose Maria. Sembrava una spiegazione... imparata a memoria. Probabilmente aveva sentito tante volte quelle parole che le ripeteva senza pensarci. Forse prima di quel momento non aveva pensato a quello che diceva. La volont di Dio? Andrej scosse la testa. Certo che no, Maria. E se davvero volont di Dio che succedano cose simili, allora non voglio avere nulla a che fare col vostro Dio. A Domenicus sarebbe bastata questa frase per mandarti al rogo, replic lei, in tono pi spaventato che minaccioso. Poi scosse la testa con forza e i capelli ondeggiarono. Non sarei dovuta venire... Mi sono illusa di comprendere perch ti eri comportato cos, ma stato un errore. Sono stata stupida. Sospir, distolse lo sguardo e fece per andarsene. Andrej allung istintivamente la mano, come se volesse trattenerla, ma la catena blocc il movimento prima che lui potesse completarlo. Tuttavia la donna si ferm di colpo, come se lui l'avesse davvero trascinata indietro. Aspetta, grid Andrej. Ti prego! A quale scopo? mormor tristemente Maria. Per costringermi a sen-

tire altre bugie? Le si riempirono gli occhi di lacrime, ma cerc di trattenerle. Non ti basta sapere che mio fratello morir? Vuoi infangare anche la sua reputazione? Non sei migliore di Demagyar. Andrej non comprese l'ultima frase, ma in quel momento non aveva importanza. Non mi credi e ti posso capire. Ma ti prego di fare una cosa: va' nelle segrete. Come? Vai nel carcere di Demagyar, ribad Andrej. Guarda le persone che vi sono tenute prigioniere. Parla con loro. Chiedi chi sono e da dove vengono. Le segrete... Maria ripet quella parola come se non ne conoscesse neppure il significato. E se non avesse avuto la minima idea di quello che avevano fatto suo fratello e le tre guardie del corpo? Oppure, pi semplicemente, se non avesse voluto saperlo? Va' laggi, ammesso che Demagyar te lo permetta, la preg ancora Andrej. E, se sar ancora vivo, torna qui e ne riparleremo. E... per favore, non dirlo a Kerber e a Malthus. Ormai Maria non cercava pi di resistere al pianto, per reprimeva ogni gemito. Andrej non avrebbe saputo dire con certezza perch il suo viso fosse rigato di lacrime. Senza aggiungere una parola, la donna si volt, buss debolmente alla porta, che venne aperta immediatamente - come se l'uomo l fuori avesse atteso con la mano sul chiavistello -, e lasci la stanza. Andrej ripiomb in uno stato di profonda confusione. Era successo di nuovo: la semplice presenza di Maria gli rendeva impossibile formulare anche un solo pensiero coerente. Le poche parole che era riuscito a pronunciare gli erano costate uno sforzo enorme. Cos'era? Maria lo turbava tanto solo perch era completamente diversa dal fratello? Oppure in lei c'era qualcosa che lo toccava in profondit? Si chiese - e non per la prima volta - se non si fosse innamorato di quella donna... Oppure il suo sentimento non era altro che il riflesso del gioco che loro due avevano condotto in una notte magica, vicino a un pozzo di Constnt? Era turbato e neppure la consapevolezza che quell'amore non poteva avere nessun futuro lo aiut a scuotersi. XVI Non appena si fece buio, le guardie gli portarono un altro pasto. Andrej

lo divor con la stessa avidit con cui aveva divorato il precedente, eppure non si sent sazio. Negli ultimi giorni, aveva mangiato poco, in modo irregolare, e aveva chiesto al suo corpo sforzi notevoli. Per la prima volta si domand come sarebbe stato morire di fame. Ma, per come si stavano mettendo le cose, forse non avrebbe avuto occasione di rispondere a quella domanda. Pass poco pi di un'ora, poi si sentirono alcuni passi nel corridoio e la porta della stanza si apr di nuovo. Entrarono tre uomini. Due lo tennero a bada con l'alabarda; il terzo lo liber dalle catene e gli leg i polsi con una robusta corda. Fu condotto fuori della stanza e, davanti alla porta, scorse altri due uomini dal volto truce che sguainarono le armi al suo passaggio. Sembrava davvero che i soldati di Demagyar avessero una paura folle del loro prigioniero. Si aspettava che lo riconducessero nella sala delle udienze, invece gli uomini lo portarono nel cortile, dove lo attendevano una mezza dozzina di cavalli gi sellati, il duca e un altro uomo che lui riconobbe soltanto dopo qualche istante: era il conte Bathory. Non appena Andrej e la sua scorta furono scesi dalle scale, il duca balz in sella e fece un gesto verso il portone. L'inferriata si alz e uno dei due grandi battenti venne aperto. Facciamo una cavalcata? ironizz Andrej. Uno dei soldati fece per colpirlo, ma Bathory lo ferm con un cenno della mano. Risparmiati le battute, Delny, e gustati la cavalcata. Potrebbe essere l'ultima... A meno che tu non metta giudizio e confessi chi ti ha affidato l'incarico. Andrej lo osserv con sguardo interrogativo. Davvero non capiva cosa intendesse il conte Bathory, ma non aveva comunque un buon presentimento. Ti metteremo a confronto con alcune delle tue vittime, Delny, intervenne Demagyar. facile uccidere un uomo in un'imboscata, ma staremo a vedere cosa succeder quando dovrai guardare negli occhi una delle tue vittime. Secondo me stiamo facendo un errore, borbott il conte Bathory, mentre si voltava verso il proprio cavallo e montava in sella. Sarebbe stato meglio portarlo qui. Avete sentito cos'ha detto il medico, replic Demagyar. Quell'uomo non ce la farebbe a percorrere la strada per arrivare in citt. gi un miracolo che abbia retto cos a lungo. Lanci ad Andrej uno sguardo di rim-

provero. Un'altra vittima innocente che probabilmente non arriver a domani, Delny. Non capisco di cosa parliate, disse Andrej. Sto dicendo che non hai fatto il tuo lavoro sino in fondo, Delny, ribatt il duca. Una delle tue vittime sopravvissuta. Un'ora fa, sono giunte alcune notizie dalla locanda che avete bruciato. Avresti dovuto accertarti che fossero morti tutti, Delny. Di chi... parlate? chiese Andrej, confuso. Di uno degli altri avventori, Delny, replic Bathory. Ha visto te e i tuoi complici. Siete stati un po' distratti, a quanto pare. Lo fiss intensamente per qualche istante prima di aggiungere, cambiando tono: C' un'altra strada, Delny. Perch non risparmi a te e a noi l'incomodo e non ci dici finalmente la verit? Dovrei confessarvi chi mi ha spinto a entrare nel castello? Mentre poneva quella domanda, Andrej scrut il duca, notando che sembrava aver perso il dominio di s dimostrato nel precedente incontro. Sobbalz appena, ma abbastanza per risvegliare la diffidenza del conte Bathory, che infatti aggrott la fronte e fiss Demagyar con aria pensierosa. E il duca fece un sorriso tirato. Andrej non sapeva nulla di Bathory, se non il nome e il fatto che, evidentemente, Demagyar non poteva ignorarlo. L'impressione che aveva gi avuto si rafforz: il conte Bathory, quanto a rango e influenza, era di poco inferiore al duca. E non apparteneva necessariamente alla sfera degli amici di Demagyar. Risparmiatevi la fatica, disse infine Demagyar. Sta solo cercando di salvarsi la pelle. Bathory non replic, ma il suo silenzio era eloquente e Demagyar sembr innervosirsi ancora di pi. Allora il duca, con un movimento sorprendentemente rapido, fece voltare bruscamente il cavallo e ordin: In sella! Dietro Andrej, montarono in sella quattro soldati. Quando raggiunsero il portone, si unirono altri due uomini coi colori ducali. Cavalcavano in fretta e, in breve, si lasciarono alle spalle le mura del castello. Il conte Bathory e Demagyar erano in testa alla piccola colonna, l'uno di fianco all'altro, ma a una distanza che non permetteva loro di comunicare. Andrej si chiedeva quale fosse il piano di Demagyar. Non aveva dubbi che stava tramando qualcosa, giacch sapeva che all'incendio della locanda non era sopravvissuto nessuno... E anche se non fosse stato cos, lui comunque non aveva

parlato di cose compromettenti. Demagyar doveva saperlo. A quale scopo, dunque, quella lunga, inutile cavalcata? Ottenne la risposta a quella domanda quando arrivarono a met della strada che univa il castello alle mura della citt. Su Constnt aleggiava un silenzio sinistro. Gi la notte precedente, Andrej aveva notato che, al calar delle tenebre, erano poche le luci che rischiaravano la citt. Ma quel giorno sembrava che le strade attraverso cui stavano passando al galoppo fossero morte. Le poche persone che incontravano si ritiravano velocemente nelle case, quasi come se fuggissero. Dipendeva dalla minaccia dei turchi oppure dal fatto che Jk Demagyar non era particolarmente amato dai suoi sudditi? Improvvisamente Andrej sent che qualcosa non andava. C'era troppo silenzio. Nelle case che costeggiavano il vicolo in cui stavano cavalcando non splendeva una sola luce. Il rumore degli zoccoli risuonava con una lunga eco metallica. Il pericolo nell'aria era quasi palpabile. E Andrej non sembrava l'unico a percepirlo. I due uomini alla sua destra e alla sua sinistra cominciarono a dare segni di nervosismo. Soprattutto Demagyar si guardava intorno, come se qualcosa lo rendesse inquieto... o come se attendesse qualcosa. Poi si sent un sibilo. L'uomo alla sinistra di Andrej improvvisamente sobbalz, alz le mani e rest bloccato a met del movimento. Dal suo petto spunt una freccia piumata. Per un istante terribile il soldato rimase come pietrificato in sella, poi, con un sospiro appena avvertibile, si pieg di lato e cadde a terra. Nello stesso istante scoppi l'inferno. Altre frecce sibilarono da tutte le parti e uomini con mantelli neri e spade sguainate uscirono correndo dalle porte lungo la strada. Una freccia, scoccata da una balestra, fer di striscio il cavallo di Andrej, lasciandogli un graffio sanguinante sul collo. L'animale s'impenn e Andrej cerc di rimanere in groppa, ma, avendo le mani legate, non riusc ad afferrare il pomo della sella e cadde all'indietro. Con un ultimo sforzo, si gir e, anzich la schiena o la testa, sbatt violentemente solo il ginocchio sinistro. Poi rotol via per sfuggire agli zoccoli del cavallo imbizzarrito e si rialz. Fu subito aggredito da un uomo che indossava un nero mantello svolazzante. Andrej port istintivamente le mani davanti al viso, ma, per un motivo incomprensibile, l'uomo esit a colpirlo, bench potesse farlo senza difficolt. In quella situazione, tuttavia, Andrej non poteva permettersi il

minimo scrupolo. Con un calcio fulmineo, scaravent a terra l'aggressore; quindi avvert un movimento alle sue spalle e istintivamente si gett di lato. La lama di una spada gli sfior il volto e colp un muro, generando una pioggia di scintille. Andrej complet il movimento rotatorio e, con sua grande sorpresa, si accorse che ad attaccarlo era stato un uomo del duca; e il suo stupore aument quando si rese conto che l'uomo aveva sbagliato intenzionalmente il bersaglio. Ma non aveva tempo per scoprire il perch: scart di lato e, con un calcio, sped a terra anche quel soldato. L'uomo cadde, chiuse gli occhi e lasci andare la spada. Ma non era un bravo attore. Non era n privo di sensi, n ferito, n tantomeno morto: stava soltanto fingendo di essere svenuto. Andrej, sempre pi perplesso, si guard intorno. La battaglia nel vicolo era ormai decisa: gli aggressori erano in schiacciante superiorit numerica e, nel corso del primo attacco, avevano gi eliminato met delle guardie ducali. Anche ammesso che quel soldato fosse il pi vigliacco tra gli uomini del duca, avrebbe comunque perso la vita: senza dubbio, prima di andarsene, gli aggressori mascherati si sarebbero assicurati che le loro vittime fossero davvero morte. L'unica possibilit di sopravvivere a quella carneficina era la fuga. Una possibilit che ad Andrej sembrava negata. Schiena contro schiena, Jk Demagyar e il conte Bathory si difendevano, rivelando una grande abilit, ma oltre a loro erano rimasti soltanto un soldato e Andrej. I loro avversari dovevano essere almeno una dozzina. Andrej non capiva come mai quello scontro non fosse gi finito da tempo. Come se quel pensiero avesse dato lo spunto al destino, in quel preciso istante l'ultimo degli uomini di Demagyar fu ucciso, trapassato da due spade, e, nel contempo, anche il duca venne colpito. Una lama cozz contro la maglia di ferro che copriva la sua spalla, sprizzando scintille; Demagyar url, lasci cadere la spada e croll in ginocchio, scoprendo la schiena del conte Bathory, che venne colpito di piatto alla nuca. Con un gemito, anche lui abbandon l'arma e cadde in avanti. Andrej si guard intorno. Alla sua sinistra c'erano tre aggressori mascherati; dall'altra parte ce n'erano quattro... e non aveva contato quelli che avevano colpito Demagyar e il conte Bathory. Quegli uomini sapevano maneggiare bene le armi e lui era legato. Non aveva la minima possibilit. Anche se avesse avuto la sua scimitarra, non sarebbe stato in grado di difendersi da tanti avversari.

Tuttavia sollev le mani legate e si mise in una posizione ben salda, con le gambe leggermente divaricate. Trasse un profondo respiro, cerc di rilassarsi e sciolse i muscoli come gli aveva insegnato a fare Michail Nadasdy. Quasi all'istante sent ritornare l'abituale elasticit e la forza interiore. Era sicuro di poter eliminare due o tre aggressori prima di essere sopraffatto. Ma gli uomini rimanevano immobili. Andrej sent una porta aprirsi alle sue spalle. Stava per girarsi di scatto, ma la sua reazione arriv troppo tardi. Un violento colpo alla nuca gli fece perdere i sensi. XVIII Andrej si svegli con la testa dolorante, un sapore disgustoso in bocca e mani e piedi legati. Negli ultimi giorni gli era gi capitato, ma quella volta c'era qualcosa di nuovo: Io avevano bendato. Per sentiva che non era da solo... E non si trovava neppure all'aperto, bens in uno spazio chiuso e molto grande, probabilmente un magazzino. Una tremenda confusione di odori gli aggred le narici: paglia bagnata, farina, cereali, verdura ormai marcia, legno e spezie; il tutto mischiato con un sentore lieve ma penetrante di salsedine. La sua nuova prigione si trovava nelle vicinanze del porto. Sentiva anche vari rumori: uomini che correvano qua e l, metallo che tintinnava, qualcosa di molto pesante che veniva trascinato... Nessuno parlava. Andrej era legato in posizione eretta a una colonna o a un palo. Altre funi intorno alle gambe e alla fronte gli impedivano ogni movimento, seppure minimo. Non poteva nemmeno girare la testa. Chiunque fosse stato a catturarlo sapeva benissimo di cos'era capace. Senza dare nell'occhio, Andrej tese i muscoli per provare la resistenza delle corde e si rese conto che erano abbastanza robuste da tenere fermo un toro infuriato o almeno una dozzina di uomini... non importava quanto furiosi. Andrej decise di non sprecare inutilmente le energie e di concentrarsi su quello che i suoi sensi gli comunicavano. Valut che in quello spazio c'era almeno una dozzina di uomini affaccendati a portare dentro e fuori delle merci. I respiri ansimanti, i gemiti e i lamenti rivelavano che quelle persone stavano spostando oggetti molto pesanti. Era singolare che nessuno dicesse una parola. Cerc d'ignorare i rumori di quelli che stavano lavorando e di cogliere

invece gli altri suoni. Ci riusc, ma non scopr nulla di nuovo. L'unico rumore sconosciuto era un particolare gemito - o era uno scricchiolio? - che sembrava provenire da qualcosa di molto grosso che si muoveva. Ma non riusc a identificarlo. Il tempo passava, bench Andrej non avesse la possibilit di stabilire se si trattasse di un'ora o pi. Finalmente sent avvicinarsi alcuni passi rapidi e decisi e, ancor prima che gli venisse strappata la benda dagli occhi, ebbe la sensazione che, vicino a lui, ci fossero molti uomini. Apr cautamente le palpebre per non rimanere accecato, ma ci vollero alcuni secondi perch la macchia sfocata davanti ai suoi occhi si trasformasse in un volto. Un volto che conosceva bene. Sei sveglio, Delny? chiese Jk Demagyar. Spero che il colpo non sia stato troppo forte. Non preoccupatevi, duca. pi robusto di quanto sembri. Malthus, che stava alle spalle di Demagyar, spalanc il mantello, mostrando l'armatura splendente, e sorrise. Anche fin troppo robusto. Slegatemi e vi mostrer quanto sono robusto, ribatt Andrej. Erano parole ridicole, addirittura infantili. Eppure non riusc a dire altro. Era sbigottito. Come mai Demagyar era davanti a lui, illeso e libero? Poi un'idea paradossale, illogica, si form nella sua mente: quella situazione era la tessera di un mosaico ben preciso, bench lui, al momento, non avesse sufficiente immaginazione per ricostruirlo. Un po' di pazienza, Delny, ribatt Malthus, ridendo. I suoi occhi lampeggiarono come acciaio. Il tuo desiderio sar esaudito, ma ci vorr ancora un po'. Non troppo, per. Aggrottando la fronte, Demagyar guard prima il cavaliere e poi Andrej. Tenuto conto che vi conoscete da pochi giorni, incredibile l'odio che provate l'uno per l'altro, osserv, pensieroso. Quindi scroll le spalle. Ma questo non un problema mio. Uccidetelo, Malthus, cos potremo concludere i nostri affari. Non ancora, replic il cavaliere dorato. Il duca lo fiss, disorientato. Pensavo che... ... che gli avrei tagliato la gola se fosse stato qui, davanti a me, legato e indifeso? lo interruppe Malthus. Scosse la testa. Non uccido a tradimento, duca. Delny morir, ma in un duello leale. Come volete, sbott Demagyar, sprezzante. Andrej si chiese se il duca si rendesse conto che Malthus aveva ucciso per molto meno. E che era assai probabile che non avesse neppure bisogno

di un motivo per uccidere. No, forse non lo sapeva e non era neanche consapevole del pericolo che correva a stuzzicare Malthus. Jk Demagyar apparteneva a quella categoria di uomini che trattano la vita degli altri con arroganza perch si considerano immortali. Dov' finito quel pagano? Demagyar si guard intorno con aria interrogativa. Malthus accenn un freddo sorriso. Se posso darvi un consiglio, duca, non dovreste parlare cos se vi pu sentire... o se pu farlo uno della sua gente, replic in tono ironico. Molti di loro conoscono la vostra lingua, sapete? Poi tese una mano e disse: La lama. Demagyar sembr contrariato, quindi scroll ancora una volta le spalle e infil una mano sotto il mantello, tirandone fuori un involto di stracci, sottile e lungo almeno una iarda. Ignor la mano tesa di Malthus e, con rapidi gesti, apr l'involto. Apparve la scimitarra di Andrej. Un'arma fantastica, comment, con sincera ammirazione. Non ho mai visto una spada cos. Mi chiedo quanto valga. Pi della vita di un uomo, duca, intervenne Malthus. Era impossibile non cogliere il tono di minaccia nella sua voce, ma Demagyar, impassibile, prosegu, rivolgendosi ad Andrej: A chi l'hai rubata, Delny? Andrej fiss la scimitarra. Il cuore gli batteva all'impazzata. Il pensiero che quella lama sarebbe finita nelle mani del cavaliere dorato gli era intollerabile. Inoltre non sapeva quali intenzioni avesse quell'uomo. Come fate ad avere questa scimitarra? mormor. Al suo possessore non serviva pi, rispose Demagyar. D'altronde, che se ne fanno i morti di un'arma? Li avete...? Ora non venirmi a raccontare che hai compassione di quei due ladruncoli, sbott Demagyar. Un ladro dal volto bruciato e un assassino di professione. Prima o poi sarebbero finiti comunque sulla forca. E ti hanno sacrificato senza esitare, Delny, credimi. E Frederic? chiese Andrej. Il ragazzo? Il duca esit. Poi disse: Per lui stato meglio cos. L'avete... ucciso? Il nostro amico qui... - Demagyar indic Malthus con un cenno del capo - ... e una certa giovane donna molto adirata mi hanno fatto pressione affinch glielo consegnassi. Puoi ben immaginare il perch. Rispetto a quello che lo attendeva, credimi, una punta infilata velocemente nel cuore

stata una vera grazia. Voi... avete ucciso Frederic? mormor Andrej. Poi, improvvisamente, esplose con una tale furia che quasi si spavent di se stesso. Tu, assassino! url. Tu, maledetto mostro assetato di sangue! Perch l'hai fatto? Era come impazzito. Gridava, tirando allo spasimo le corde che lo legavano e sputava fuori tutto il dolore e la rabbia, finch le forze non lo abbandonarono e croll, senza fiato. Jk Demagyar lo guard. Se non avesse gi ampiamente dimostrato di essere un individuo crudele, nei suoi occhi si sarebbe forse potuto cogliere un lampo di rammarico. Lo amavi proprio, quel ragazzo, Delny... Credimi, gli ho risparmiato sofferenze atroci. Aveva amato Frederic? Oh, s. E anche molto pi intensamente di quanto avesse sospettato. Andrej rimase in silenzio, fissando il pavimento e lottando per ricacciare indietro le lacrime. Il suo dolore era indescrivibile. Quel ragazzo era tutto ci che gli era rimasto, l'unico ricordo della sua famiglia, l'unico legame con la sua vita precedente. Demagyar gli aveva tolto tutto, non per crudelt o per calcolo, ma per una semplice mancanza di scrupoli. E proprio quella motivazione cos banale rendeva il suo gesto ancora peggiore. Ti uccider, sibil Andrej, con una freddezza nella voce che quasi lo spavent. Non so come e quando, ma te lo prometto: ti uccider! Anche se dovessi ritornare dal mondo dei morti per mandarti all'inferno. Jk Demagyar lo guard, sbalordito. Cerc di ridere, ma il suono che gli usc di bocca fu quasi un rantolo e si spense subito. Senza dire una parola, Malthus tese il braccio, prese dalle mani di Demagyar la scimitarra e la accost al palo cui era legato Andrej. Che spreco, sospir Demagyar. Ma fate come volete... Dov' finito... ... quel moro? complet qualcuno apparso sulla soglia. Una figura altissima, avvolta completamente in una stoffa nera, entr nel magazzino. L'uomo era alto almeno due iarde, ma era molto pi slanciato di Malthus e non aveva le spalle larghe di questi. Il suo volto aveva un colorito marrone scuro, quasi nero. Anche il turbante che indossava era nero; solo gli anelli e l'impugnatura tempestata di pietre preziose della scimitarra che aveva al fianco davano un po' di colore a quella cupa figura. Mentre si avvicinava a passi lenti, prosegu: Oppure volevate dire 'quel pirata'? O ancora 'quel pagano'? Parlate pure tranquillamente, duca. Nulla di queste cose falsa. Abu Dun... Malthus accenn ad abbassare la testa. Puntuale come

sempre. Cosa che non si pu dire dei vostri soci in affari, ribatt il musulmano, senza distogliere lo sguardo dal duca. Abu Dun aveva penetranti occhi blu scuro; inoltre il colore di uno era leggermente diverso da quello dell'altro. Gli uomini stanno arrivando, disse il duca. La sua voce era un po' esitante. Non facile condurre cinquanta uomini e donne attraverso la citt senza dare nell'occhio. Per saranno puntuali. Lo spero, replic Abu Dun. Dobbiamo salpare con la marea. La nave non pu restare in porto fino al mattino. Saranno puntuali, ribad Demagyar. A parte questo, non abbiamo ancora concluso il nostro affare. Abu Dun gett a Malthus uno sguardo interrogativo. Il cavaliere si strinse nelle spalle e disse: Il duca prender un terzo della somma... in anticipo. Non ho ancora visto gli schiavi, not Abu Dun. E se non valgono niente? Vi prego, amico mio... Sono anni che facciamo buoni affari e non vi ho mai imbrogliato. Quindi non cominciate a mercanteggiare, replic Malthus. Io corro un grande rischio, prosegu Demagyar. Permettere l'ingresso di una nave pirata musulmana nel porto di Constnt, mentre i turchi si stanno preparando ad attaccare... Be', soltanto questo vale la cifra che mi ha riferito Malthus! Una nave pirata? Abu Dun sorrise, poi si fece improvvisamente serio e guard Demagyar in un modo che lo fece impallidire. Non inducetemi a cambiare idea, duca! Abu Dun e Demagyar si allontanarono di qualche passo da Andrej e presero a discutere. Ben presto, tuttavia, la loro contrattazione si anim e i due si misero a gesticolare. Evidentemente lo straniero, a dispetto del consiglio di Malthus, non voleva rinunciare a mercanteggiare. Un pirata... mormor Andrej. Un mercante di schiavi, lo corresse il cavaliere. Non gli piace sentire la parola 'pirata', bench lui sia proprio questo. Io... non capisco, Malthus. Comprendo che mi vuoi uccidere; e posso anche capire perch hai ucciso Barak, anche se ti disprezzo per il modo in cui l'hai fatto. Ma tutti gli altri? Hai assalito un villaggio, catturando i suoi abitanti per poi venderli come schiavi? Anche un uomo come te dovrebbe conservare un minimo di onore!

Per un istante, gli occhi di Malthus s'infiammarono di puro odio, ma lui riusc a dominarsi e a contenere l'irritazione. Non stata un'idea mia. Inoltre bisogna pur vivere. Andare in giro in nome di Dio per liberare il mondo dai servitori del demonio ha un prezzo piuttosto elevato. Era impossibile non cogliere la nota d'ironia nella sua voce. E Andrej non fu minimamente sorpreso da quell'affermazione cinica. Aveva visto Domenicus una sola volta, ma sapeva quanto fosse spietato; anche se portava a termine le sue missioni sotto il vessillo e in nome della Chiesa, era comunque un mostro. I vostri amici a Roma sanno in che modo diffondete il messaggio del Signore? chiese. Malthus fece una smorfia. Fai troppe domande, Andrej Delny, disse. E poi, con le risposte non otterrai nulla. La nave salpa tra un'ora. Non appena l'ultimo uomo sar salito a bordo, io ti uccider. Andrej guard la sua scimitarra. Con quella? Malthus scosse la testa. Questa per te, Delny. Ti ho promesso un duello leale e lo avrai. Che generosit. Andrej fece un sorriso di scherno. Malthus sospir. Sei troppo giovane... Almeno lo sei per essere uno di noi. Quanti ne hai gi uccisi? Fiss Andrej con aria interrogativa, ma, visto che lui non rispondeva, sul suo volto comparve un'espressione di autentica meraviglia. Nessuno? Non hai ancora ucciso nessuno di noi? Non hai mai sperimentato la 'trasformazione'? Non ho la pi pallida idea di quello che stai dicendo, replic Andrej, sprezzante. Non sento nessuna spinta a uccidere uomini soltanto perch sono come te o come me. Malthus gli rivolse un'occhiata che avrebbe potuto essere quella di un padre il cui rampollo gli avesse appena dato una risposta particolarmente stupida. Non sai nulla di te stesso? chiese poi, quasi deluso. So abbastanza da sapere che non voglio diventare come te, ribatt Andrej. Niente paura, Delny, non lo diventerai. La mia spada ti liberer da questo destino. Ma non preoccuparti, preferisco ucciderti in un duello leale piuttosto che ammazzarti subito. E poi cercherai un altro villaggio per torturarne a morte gli abitanti? sibil Andrej. Mi chiedo solo quale piacere provi a piantare un paletto di legno nel cuore di un ragazzo come mio figlio Marius. O forse non ti sei neppure sporcato le mani? L'hai lasciato fare a uno dei tuoi compari? Quel bambino era tuo figlio? chiese Malthus, apparentemente incredu-

lo. S, era mio figlio. Andrej non cerc pi di contrastare le lacrime che gli salivano agli occhi. E non avr pace finch non mi sar vendicato dei suoi assassini. Sembrava che Malthus non avesse neppure sentito le sue parole. Fissava Andrej con un misto di sorpresa e incredulit... anzi, sui suoi occhi sembrava calato addirittura un velo di sgomento. Se hai qualcosa a che fare con quell'assassinio vigliacco, faresti meglio a dirmelo subito, sbott Andrej, infuriato. E se cos, allora sta' sicuro che ti uccider, qualsiasi cosa tenti di fare! In Malthus, lo sgomento parve lasciare il posto allo sconcerto. Non ne ho idea, mormor, scuotendo la testa e sospirando profondamente. Avrei dovuto ascoltare Kerber e Biehler. Mi avevano messo in guardia su di te fin dall'inizio. Ma ora troppo tardi... Kerber e Biehler? ripet Andrej disgustato. Gli altri due cavalieri? I tuoi complici? Complici? gemette Malthus. Non la parola giusta... Sono gli uomini dall'armatura dorata giunti con te a Bors per eliminare gli abitanti del villaggio e uccidere mio figlio, no? ribatt Andrej in tono tagliente. Oppure vuoi farmi credere che i morti della fortezza me li sono immaginati? Il gigante lo guard in silenzio, ma la sua espressione rivelava che si sentiva sempre pi confuso. Parla! grid Andrej. Voglio sapere se hai a che fare con la vigliacca imboscata tesa da Domenicus agli abitanti di Bors con lo scopo di farli massacrare! Malthus annu, lentamente e quasi con cautela. Se consideri gli avvenimenti da questo punto di vista... s. Se tu stesso lo ammetti, allora vero: sei l'assassino di mio figlio! mormor Andrej con raccapriccio. Malthus cerc di non distogliere lo sguardo, ma non ci riusc e prese a fissare il vuoto. Io non sono l'assassino di tuo figlio. Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole le fece sembrare vere e false nel contempo. Per qualche istante regn un silenzio quasi insopportabile. Andrej sentiva un orrore cos profondo che avrebbe voluto strappare il cuore dalla carne viva del cavaliere dorato. Negli ultimi giorni aveva cercato di evitare ogni pensiero di vendetta e di concentrarsi sul compito di salvare gli abi-

tanti di Bors. Ma ora aveva davanti a s l'uomo che, seppur in modo ambiguo, aveva ammesso di aver ucciso suo figlio. Era troppo. Slegami, disse. Cos la finiremo subito. Non cos in fretta, ribatt Malthus. Avrai la tua possibilit di combattere... ma solo quando l'ultimo uomo sar salito a bordo. Rise senza umorismo. E, credimi, puoi considerarti fortunato se all'ultimo momento non ti consegner a Kerber o a Biehler! Ci volle qualche tempo prima che le parole del cavaliere si facessero strada nella mente sconvolta di Andrej. Serg aveva ucciso uno dei cavalieri dorati, quello che aveva aggredito Andrej subito dopo l'incendio della locanda. Quindi non potevano essere in tre! A Kerber o a Biehler? balbett. Non pu essere... Uno di voi deve essere morto! Hai parlato tu stesso con Kerber, qui a Constnt, disse Malthus beffardo. Ti sembrato morto? Ma non l'uomo cui mi riferisco, afferm Andrej, la cui fronte era ormai imperlata di sudore. Parlo di quello che hai chiamato Biehler: mi voleva uccidere dopo che mi sono messo in salvo dalla locanda in fiamme. Ma Serg lo ha eliminato. Malthus reag in maniera sorprendente. Pieg indietro la testa e rise. Questa buona, esclam, non appena riusc a riprendersi. Scosse la testa. Non credevo che tu fossi cos ingenuo. Cosa c'entra l'ingenuit? chiese Andrej, cercando di contrastare il panico che si stava mescolando al sospetto di essere sul punto di apprendere una verit mostruosa. Serg era convinto che il tuo amico fosse morto. E non era uno che si sbaglia in cose del genere. Posso immaginarlo, sogghign Malthus. Comunque non gli ha portato molta fortuna, dato che Serg ormai cibo per i pesci. Andrej fiss il cavaliere con un misto di orrore e disgusto. E immagino sia questo il destino cui mi vuoi condannare... Dopo aver torturato a morte mio figlio con un paletto, adesso mi vuoi uccidere e gettare in mare. Certo che no. Malthus scosse la testa, meravigliato. Cosa vai a pensare? Il suo volto aveva assunto di nuovo un'aria arrogante. Sai qual il tuo problema, Delny? Non sai nulla di te stesso e della tua natura pi segreta. S, Serg ha ucciso Biehler. Ma ci non significa che Biehler sia morto. Perch, a differenza di te, Biehler ha gi molte 'trasformazioni' alle proprie spalle. Andrej apr e chiuse la bocca, come un pesce che cerchi di respirare.

Ha cosa? Ha molte 'trasformazioni' alle proprie spalle, ripet Malthus e aggrott la fronte, fingendo stupore. Altrimenti come credi che si ottenga una parte d'immortalit? XIX Dopo essersi accordato con Abu Dun, Jk Demagyar era partito per andare incontro ai prigionieri e alle guardie e non era ancora tornato, bench fosse gi passata da tempo l'ora in cui aveva assicurato che sarebbe stato l. Nel frattempo, Malthus e il commerciante nero di schiavi mostravano segni di nervosismo, sebbene il cavaliere dorato si sforzasse con maggiore efficacia di contenere la propria irritazione. Andrej era troppo lontano dai due uomini per cogliere le parole che si stavano scambiando, ma non era necessario: Abu Dun gesticolava, concitato, mentre Malthus si limitava a secchi gesti furiosi. Di certo, non era un dialogo pacato. D'un tratto, dall'esterno, giunsero alcuni rumori: zoccoli che battevano, passi rapidi e un suono che lasciava intendere come stesse arrivando un gruppo numeroso. Un attimo dopo la porta si apr. A differenza di quello che Andrej, Malthus e Abu Dun si aspettavano, non entr Demagyar, bens Maria, accompagnata dagli altri due cavalieri dorati: Kerber e Biehler. Non c'erano dubbi: Biehler era l'uomo che Serg aveva ucciso. Eppure non aveva neppure un graffio. Allora! url Maria, prima ancora che Andrej potesse imbastire un pensiero sensato. Malthus la guard con fare interrogativo e si prepar a parlare, ma la sorella dell'inquisitore gli pass davanti e si diresse verso Andrej. Slegate quest'uomo! ordin in tono perentorio. Immediatamente! Malthus lanci un'occhiata interrogativa a Kerber Biehler, ma ottenne soltanto una scrollata di spalle. Avete capito, Malthus? lo apostrof Maria. Lo dovete slegare! Visto che il suo interlocutore non reagiva, si mise lei stessa ad armeggiare con le corde che imprigionavano Andrej, ma fu ben presto costretta a rinunciare a quell'impresa per lei impossibile. Cosa succede? Non capite quello che dico o siete improvvisamente diventato sordo? Vi prego, Maria... borbott Malthus, a disagio. Io... Vi ho dato un ordine, lo interruppe Maria. Eseguitelo! Subito!

Malthus le si avvicin di qualche passo, ma evit il suo sguardo. Non posso, mormor. Cosa intendete? Vostro fratello non sarebbe di questo parere, spieg Biehler al posto di Malthus. Non sarebbe del parere...? Maria s'interruppe bruscamente e trasse un profondo respiro, come se non volesse o non potesse credere a quello che aveva appena sentito. Poi continu con voce roca ma controllata: Io rappresento il parere di mio fratello. E vi ordino di liberare immediatamente quest'uomo! No, disse calmo Biehler. No? No, conferm Biehler. Vi prego, Maria, cercate di comprendere... Malthus sembrava tormentato. Tutti noi vi amiamo e vi rispettiamo. Daremmo la vita per voi, senza esitare, ma gli ordini di vostro fratello erano chiari: quest'uomo uno stregone. E noi gli daremo il giusto castigo. Uno stregone... Maria ripet la parola in tono angosciato e rivolse ad Andrej una lunga occhiata assorta prima di rivolgersi di nuovo a Malthus. E tutta la gente l fuori? chiese. Quegli uomini e quelle donne sono tutti... stregoni? la sua gente. Malthus indic Andrej. Il suo villaggio aveva stretto un patto col demonio. Vostro fratello aveva ordinato di catturarli e portarli a Roma, dove sarebbero stati processati. A Roma? Non forse ad Alessandria? O ad Akkad? intervenne Andrej con un sorriso tirato. Maria, guarda il comandante della nave. A me pi che altro sembra un commerciante di schiavi. Maria sottopose Abu Dun, che si trovava a pochi passi da lei, a un lungo e attento esame. Poi si rivolse di nuovo a Malthus e lo fiss con sguardo gelido. vero? Maria, non dovete credere a questo assassino seguace di Satana, intervenne Kerber. Sta cercando di salvarsi la pelle con ogni mezzo! Senza degnare di un'occhiata la guardia del corpo del fratello, la donna continu a fissare Malthus. vero? ripet. Eseguiamo solo gli ordini di vostro fratello, ribad Malthus. Che sarebbero quelli di vendere dei cristiani come schiavi? Maria ansimava per la rabbia. Non credo neppure a una parola. Quegli uomini non sono cristiani, disse Malthus. Ed stato su ordine

di vostro fratello che... Un ordine che purtroppo lui non pu n confermare n smentire, replic Maria, livida. Un po' troppo comodo per voi. Ma dovreste riflettere su quello che state facendo. Mio fratello non ancora morto. E noi preghiamo Dio che sopravviva al tentato omicidio da parte di questo stregone, rispose Malthus. Tuttavia, finch in vita e non ci pu sciogliere dagli ordini che ci ha dato, dobbiamo eseguirli. Mi dispiace. Dovreste salire a bordo, Maria, disse Kerber. Vostro fratello gi sulla nave s'intromise Biehler. Il Gabbiano pronto a salpare. Io non vado da nessuna parte, afferm Maria. E non permetto che... Per favore, non costringeteci a portarvi a bordo con la forza, la interruppe Malthus. Per, se sar necessario, lo faremo, gli si leggeva negli occhi. Per un momento Maria rimase immobile, quasi impietrita, poi rivolse ad Andrej una lunga occhiata impotente, quindi si volt di scatto e usc a passi rapidi. Kerber la segu subito e, qualche istante dopo, Biehler lo imit. Abu Dun, che aveva seguito la scena in silenzio, ma con evidente incredulit, scosse la testa. inconcepibile, mormor. Voi cristiani ci considerate barbari e selvaggi, ma permettete alle vostre donne di parlarvi in un modo che da noi sarebbe punito con la morte. la sorella del nostro signore, disse Malthus. Finch vivo, le dobbiamo lo stesso rispetto che dobbiamo a lui. Abu Dun pieg la testa di lato. E se non fosse pi vivo? Dovete andare alla vostra nave, tagli corto Malthus. Presumo che intendiate sorvegliare l'imbarco degli schiavi. Il mercante di schiavi aggrott la fronte. Sembrava un po' contrariato, ma non disse nulla e si limit a storcere la bocca con disprezzo; infine si gir e, senza aggiungere una parola, usc. Malthus lo segu fino alla soglia e rimase a guardare il mercante di schiavi che si allontanava. Poi si avvicin a passi lenti ad Andrej, sguain la spada e la sollev. L'imponente lama sembrava un fulmine argenteo. Andrej tese i muscoli. Tuttavia Malthus, invece di decapitarlo, fece scorrere la spada a un filo dalle sue spalle, facendola poi strisciare lungo il braccio senza fargli neppure un graffio. Quindi si abbass ancora e infil la lama nel legno del pavimento, facendone saltar via un pezzo lungo una spanna. Non appena il cavaliere sollev la spada e fece qualche passo indietro, le corde che tene-

vano Andrej caddero a terra. Andrej vacill, tuttavia riusc a tenersi in piedi. Ma quando cerc di afferrare la scimitarra, Malthus scosse la testa. Non cos in fretta, Delny, disse. Siete stato legato per ore. Aspettate finch il sangue non avr ripreso a scorrere regolarmente. Scaldate i muscoli e scioglieteli. O avete cos fretta di morire? Andrej guard incredulo il gigantesco cavaliere dorato, ma Malthus annu, come a confermare le sue parole. I dubbi di Andrej sparirono. Se il suo avversario avesse avuto intenzione di ucciderlo a tradimento, difficilmente l'avrebbe slegato. Ciononostante, Andrej si allontan di qualche passo senza perdere di vista Malthus neppure per un istante. Le braccia e le gambe gli formicolavano. All'inizio il formicolio era appena percepibile, poi si fece cos intenso da diventare doloroso. Malthus aveva ragione: in quel momento, Andrej non avrebbe avuto neppure la forza di tenere in mano la scimitarra e tantomeno di combattere. Perch lo fai? chiese poi, massaggiandosi le articolazioni dei polsi e aprendo e chiudendo il pugno. Non ottenne grandi risultati. Il sangue che tornava a scorrergli liberamente nelle vene gli procurava dolori pi atroci di quelli che aveva dovuto sopportare negli ultimi giorni. Non voglio sconfiggere un avversario che non si pu difendere, spieg Malthus. Non intendevo questo. Cosa c'entri tu con Kerber e Biehler, con quei... pazzi? Tu non sei come loro. Il cavaliere dorato sorrise. Hai ragione, Delny. Sono pazzi. Uccidere li diverte. E tu non ti diverti? Lo faccio solo quand' necessario. Quei due sono pazzi, ma utili. Prima o poi li uccider, tuttavia non ancora arrivato il momento. Utili? ripet Andrej. Servono a Domenicus per massacrare degli innocenti? Arriver il giorno della liberazione, replic Malthus. E ce ne sono tanti come noi... Pi di quanti tu immagini, Delny. E allora ti libererai di Domenicus e di quei due folli. Ciascuno sceglie la propria strada, Delny, disse Malthus. Anche tu l'avresti fatto se non ci fossimo incontrati. Credi che non ti capisca? Un tempo ero anch'io come te. Mi sono lamentato del mio destino e ho giurato che non sarei diventato cos. Non volevo uccidere per vivere. Sono passati anni prima che uccidessi uno della nostra razza. Ed passato ancora pi

tempo prima di comprendere che era giusto. Uccidere la nostra sorte. Tu uccidi per poter vivere pi a lungo? chiese Andrej, interdetto. Credi davvero di essere invulnerabile? Oh, no. Il cavaliere scosse la testa con decisione. Noi siamo molto vulnerabili. Ma se non veniamo uccisi nella maniera giusta, allora ritorniamo. un'opera del demonio, mormor Andrej, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Un'opera del demonio? ripet Malthus, come se lui stesso avesse riflettuto pi volte sul significato di quelle parole. Poco probabile. Non ti sei accorto di quanto siano diversi tra loro gli uomini? Noi siamo soltanto una piccola eccezione rispetto a quello che gli uomini considerano 'normale'. Cerca di capirmi: non veniamo dall'inferno. Veniamo feriti e sanguiniamo come chiunque, per le ferite si rimarginano molto pi in fretta rispetto agli altri uomini... almeno finch ci nutriamo di una particolare linfa vitale. Una particolare linfa vitale... Andrej cominciava a intuire il significato di quelle parole. Tutto ci che aveva visto nei suoi incubi pi spaventosi era vero. La realt era mille volte peggiore di come aveva immaginato. E Malthus gli aveva fatto gettare uno sguardo proprio oltre la cortina della realt, mostrandogli che, l dietro, si nascondevano la follia e qualcosa di fronte alla quale impallidiva persino l'orrore della morte. Se era disposto ad accettare tutto ci anche una volta soltanto, le conseguenze di quella scelta sarebbero state spaventose. Durante tutti gli anni in cui Michail Nadasdy l'aveva addestrato nell'uso della spada, Andrej non si era mai chiesto perch lo sottoponesse a una simile fatica. Non si era mai domandato che senso avesse trasformare in un provetto spadaccino il figlio di un contadino della Transilvania. Per lui era stato ovvio che Michail Nadasdy spendesse i migliori anni della sua vita per addestrarlo quotidianamente, come se un giorno la vita del suo figliastro avesse dovuto dipendere proprio da quello. Non aveva mai chiesto spiegazioni perch, in cuor suo, l'aveva sempre saputo. Una parte di lui era sempre stata consapevole di possedere quell'eredit che lo avrebbe reso un emarginato. Non a Bors, dove alcune persone avevano pi o meno a che fare con quella maledizione e quindi riuscivano a vivere relativamente tranquilli, e neppure in Transilvania, dove quel fenomeno era magari pi diffuso che in altre parti del mondo, ma agli occhi delle persone normali come Maria.

Se non dici nulla, allora forse hai capito, finalmente, osserv Malthus. Posso solo sperare che sia cos. Sarebbe terribile se dovessi morire senza le conoscenze necessarie. Non ho capito nulla, rispose Andrej, asciutto. Se non che tu sei l'assassino di mio figlio. Dopo una pausa, Malthus replic: Mi dispiacerebbe se tu avessi capito solo questo. Soprattutto perch non la verit. Almeno non nel senso che intendi tu. Si chin in avanti. Ognuno di noi muore dopo un periodo di vita pi o meno normale, a meno che prima non venga fatto a pezzi, stritolato o divorato dalle fiamme. Perch credi che fin dall'inizio dei tempi si brucino le persone sospettate di essere seguaci del maligno? Perch si lapidano gli eretici finch i loro corpi non diventano una massa irriconoscibile? Perch si squartano gli emarginati cui si affibbiata la responsabilit di crimini mostruosi? Vuoi dire che... balbett Andrej. Voglio dire che le persone normali molto spesso ci riconoscono e ci annientano, se capitiamo nelle loro mani, complet Malthus, acido. Non hanno piet di noi. E ci darebbero la caccia in maniera ancora pi bestiale se conoscessero il nostro segreto. Quale segreto? Il cavaliere esit e Andrej percep il dubbio che gli impediva di parlare. E va bene, disse infine Malthus. Hai il diritto di sapere a quale razza appartieni. A quale razza appartengo? ripet Andrej, col cuore in gola. Una parte del segreto questa: possibile ucciderci molto pi facilmente di quanto credano alcuni degli stessi iniziati. Basta un paletto appuntito nel cuore. Per come lo aveva detto, era chiaro che si trattava della parte meno importante della verit. E qual l'altra parte del segreto? chiese Andrej con voce roca. Malthus sorrise tristemente. vero che viviamo pi degli altri, ma non in eterno. A meno che... A meno che... A meno che non ci nutriamo del sangue della nostra stessa razza. A meno che non uccidiamo uno dei nostri, prendendo la vita dalla sua linfa vitale. Andrej lo fiss, sbalordito. Il cuore gli batteva all'impazzata, e le mani gli tremavano come se avesse fatto un grande sforzo.

Voglio essere sicuro che tu abbia capito, Delny, riprese Malthus, tranquillo. La nostra lotta consiste nel riuscire a prendere la forza dell'altro. l'unico modo che abbiamo per fare un altro passo nell'eternit. Andrej non replic. Ogni parola sarebbe stata priva di senso. Malthus era diverso da Kerber e Biehler. Senza dubbio era il pi pericoloso dei tre, ma probabilmente aveva dovuto patire un destino pi tragico rispetto ai suoi complici. Ed era convinto di ci che aveva appena spiegato ad Andrej. Molto tempo prima, Malthus doveva aver ceduto alla consapevolezza del proprio destino. Anche il cavaliere sembr aver perso interesse a continuare quel dialogo. Indietreggi di qualche passo e fece sibilare pi volte la sua spada nell'aria. Notando la facilit con cui maneggiava quell'arma cos pesante, Andrej si spavent. Il suo avversario era molto pi forte e lui aveva gi sperimentato sulla propria pelle quanto fosse abile. Era vero che, in quella prima occasione, lo aveva quasi sconfitto, ma era stata poco pi che fortuna; probabilmente la vittoria era dovuta solo al fatto che Malthus lo aveva sottovalutato. Di certo non avrebbe commesso una seconda volta quell'errore. Mentre Malthus lo osservava attentamente, Andrej cerc di sciogliere i muscoli. Poi brand la spada e fece qualche stoccata di prova. Non aveva ancora recuperato la sua abituale scioltezza, soprattutto per confrontarsi con quell'avversario. Avrebbe dovuto approfittare di ogni minimo vantaggio per poterlo sconfiggere; tuttavia dubitava di riuscire a battere un uomo che era disposto a sacrificare ogni vittima per procedere sulla via dell'immortalit. Non pensare alle tue possibilit! gli sussurr la voce di Michail Nadasdy. Prendile! E se non ne hai, createne qualcuna! L'esito di quasi tutte le battaglie si decide nella testa! ...e, se perdi, perderai anche la testa, pens Andrej. Sorrise, abbass la scimitarra e rimase immobile con gli occhi chiusi per quasi un minuto. Quando apr le palpebre, i dubbi e le paure erano spariti. Si sentiva tranquillo, saturo di una grande energia. Con estrema concentrazione prov tre diverse tecniche d'attacco, poi abbass la lama e si volt lentamente verso il suo avversario, facendogli un cenno col capo. Sono pronto, annunci. Una tecnica notevole, disse Malthus. L'avevo vista soltanto una volta, finora.. E chi la praticava? Un uomo originario di una terra lontana. Era un guerriero potente. L'ho ucciso, rispose Malthus. E nello stesso istante attacc.

Per un uomo della sua stazza era molto veloce. S, pens Andrej, sembrava combattere pi velocemente e con maggiore agilit rispetto al loro primo scontro nel bosco. E stavolta non cercava di prenderlo alla sprovvista con tecniche raffinate e abili finte, ma contava esclusivamente sulla forza e sul suo corpo massiccio, che, uniti alla velocit, formavano una combinazione mortale. Ad Andrej non rest altra scelta che mettersi al sicuro con un rapido balzo e parare alla meno peggio il fendente di Malthus. Quel primo colpo rischi di strappargli di mano l'arma, e lo fece barcollare all'indietro. E l'attacco successivo del cavaliere dorato fu assai pi insidioso di quanto non sembrasse in apparenza: Andrej riusc a parare il colpo solo all'ultimo momento, ma perse l'equilibrio, riuscendo a rimanere in piedi soltanto grazie a un istintivo movimento in avanti. Era proprio quello che Malthus stava aspettando. Nel bel mezzo del movimento, cominci a ruotare su se stesso e poi, con la spada, sbatt appena sopra il paradita della scimitarra di Andrej, trascinando il braccio dell'avversario verso l'alto; nello stesso istante, lo colp in faccia con un pugno. Andrej barcoll, sput un po' di sangue e, per qualche secondo, fu praticamente cieco. Con uno sforzo estremo, par il colpo successivo di Malthus, ma non riusc a evitare il calcio che il gigante gli assest. Cadde al suolo, ma rotol rapidamente di lato, avvertendo subito dopo un bruciore lancinante: Malthus gli era saltato addosso e, con un altro colpo, gli aveva procurato una ferita al petto. Il cavaliere rise, fece un passo indietro e abbass la spada. Non era minimamente affaticato. Andrej, che si era appoggiato ai gomiti per esaminare la ferita, vide che non era cos profonda da indebolirlo. Ma, con quell'attacco, Malthus avrebbe potuto tagliargli la gola o addirittura decapitarlo. E non era andata cos soltanto perch una vittoria facile non lo avrebbe soddisfatto. Andrej si rialz a fatica, strinse la spada e annu al suo avversario con aria di sfida. Malthus sollev l'arma, salut ironicamente e, un attimo dopo, invest Andrej con una grandinata di colpi, alternando stoccate a finte. Aveva cambiato tattica: anzich attaccarlo con violenza brutale, lo sorprendeva con colpi incredibilmente veloci ma anche assai precisi; inoltre preferiva non sfruttare il peso della sua arma, affidandosi invece alla velocit e alla sua tecnica perfetta. Ed era una tecnica superiore a quella di Andrej. Lui non lo comprese subito, ma, quando se ne rese conto, ne fu sbalordi-

to. Il fatto che non aveva praticamente nulla da opporre alla superiorit fisica e all'esperienza dell'avversario fu una rivelazione sconcertante. Andrej aveva imparato da Michail Nadasdy le tecniche e gli stratagemmi con cui il suo maestro, nel corso di molti anni, aveva affinato l'antica arte della scherma dei saraceni. E Michail aveva indotto Andrej a credere che, grazie a quelle conoscenze, sarebbe stato all'altezza di ogni avversario. Ma aveva esagerato, e Andrej ne dovette prendere dolorosamente atto. Quindi, alla fine, Malthus lo avrebbe sconfitto. E Malthus lo sapeva. Sul viso del gigante comparve un sorriso di trionfo, ma la sua attenzione non si allent. Attacc Andrej senza piet, non lasciandogli altra scelta se non difendersi con parate incerte e scarti. Andrej fu colpito di nuovo. Improvvisamente Malthus scost di lato la scimitarra e, con un secondo affondo, infil di un palmo la lama nel corpo del suo avversario. Nello stomaco di Andrej esplose un dolore terribile, che si allarg a ondate in tutto il corpo. Si pieg, lasciando la scimitarra, e cadde in ginocchio. Poi attese il colpo mortale. Ma, invece di decapitarlo, Malthus indietreggi di due passi, abbass l'arma e attese che la vita di Andrej uscisse dal suo corpo insieme col pulsante fiotto rosso scuro. Andrej afferr di nuovo la scimitarra con la mano insanguinata e faticosamente si rimise in piedi, puntellandosi sulla lama. Le sue ginocchia riuscivano appena a sostenere il peso del corpo. No, si disse, gli insegnamenti di Michail non erano affatto una garanzia d'invincibilit. Il suo corpo non aveva ancora subito colpi mortali, ma la perdita di sangue lo indeboliva. E la debolezza andava di pari passo col dolore. Sei in gamba, Delny, disse Malthus. A quanto pare, hai avuto un ottimo insegnante. Ma c' una cosa che non ti ha spiegato: non bisogna usare la propria natura come un'arma! un alleato inaffidabile. Si prepar per un altro affondo. E stavolta faceva sul serio. Andrej percep l'attacco un attimo prima che avvenisse, quindi si lasci cadere all'indietro e, ancora prima di toccare terra con le spalle, sferr un calcio alle ginocchia del suo avversario. Il colpo non fu sufficiente a fermare quell'uomo cos pesante - e tantomeno a rallentarlo -, tuttavia gli fece quasi perdere l'equilibrio. La spada manc la gola di Andrej e tracci un solco profondo nel pavimento del magazzino. Andrej balz in piedi, colp alla cieca dietro di s e si accorse che la

scimitarra aveva urtato qualcosa. Sent un grugnito di dolore. D'istinto si gir e vide Malthus che lo attaccava come un toro infuriato. Aveva una ferita al petto, ma sembrava non curarsene. Andrej non cerc di parare l'attacco... Ogni tentativo di fermare quel gigante infuriato sarebbe stato un suicidio. Invece si lasci cadere ancora all'indietro, ma, con grande agilit, trasform la caduta in un salto, e cos si ritrov ancora in piedi quando Malthus cerc di colpirlo, mancandolo per un soffio. Poi sollev il braccio e la lama della scimitarra colp il cavaliere alla coscia nel preciso istante in cui lui stava per tornare all'attacco. Malthus cadde a terra con un terribile grido di dolore, ma, sebbene la ferita alla coscia sanguinasse copiosamente, si rialz subito. Il suo volto era deformato dalla sofferenza e dallo sforzo di reggersi in piedi. Tuttavia, non appena Andrej cerc di sfruttare quel vantaggio temporaneo, Malthus rispose con una violenta - e precisa - combinazione di colpi che l'altro evit a stento. Andrej si convinse che il cavaliere non avrebbe retto ancora per molto.., per, dopo qualche istante, comprese di essersi sbagliato. Contro ogni regola della natura, il flusso di sangue dalla gamba di Malthus s'interruppe di botto. Bench Andrej sapesse perfettamente quello che stava succedendo, not, sbalordito, che ogni segno di dolore era sparito dal volto del cavaliere dorato. Poi l'uomo torn a ergersi in tutta la sua altezza. Era impossibile! Nonostante le spiegazioni di Malthus, Andrej non aveva ancora pienamente compreso la sua condizione. S, pure le sue ferite guarivano molto pi in fretta rispetto a quelle degli altri... Ma nessun essere umano poteva riprendersi cos rapidamente da una simile ferita! Un taglio profondo e sanguinante non si poteva risanare in quel modo! Eppure, in fondo... S, era una cosa su cui aveva riflettuto a lungo, cercando cocciutamente di capire. Procurarsi una ferita che avrebbe potuto uccidere qualsiasi altro essere umano - esclusi Barak e Frederic -, e invece guarire. Era una cosa che spiegava perch fratello Toros l'avesse cacciato dalla valle di Bors come se fosse il demonio. Era una cosa che spiegava perch la Chiesa avesse mandato Domenicus a eliminare una volta per sempre tutti i Delny. Era una cosa che riguardava lui e i cavalieri dorati... In un lampo, tutto si frantum: la sua visione del mondo, le convinzioni che l'avevano tenuto in vita e che gli avevano dato la fiducia necessaria per andare avanti nonostante i terribili dolori patiti. In quel brevissimo istante, Andrej comprese tutta la verit, poi riusc a staccarsi dai suoi pensieri e si ritrov in una realt non meno minacciosa.

Sei in gamba, Delny, disse Malthus con la voce che gli tremava leggermente. Nei suoi occhi era rimasta la rabbia. Ma non abbastanza. Non ho pi tempo, sai? La mia nave sta per salpare. Andrej riusc a parare il successivo affondo, ma la violenza del colpo lo fece barcollare. Malthus cambi di nuovo tattica. Era meno impetuoso e si affidava a una combinazione di tecnica raffinata e di forza bruta. Andrej si difendeva con relativa facilit, ma ogni colpo gli diffondeva ondate vibranti di dolore nelle braccia e nelle spalle. A ogni attacco, si sentiva sempre pi stanco. Indietreggiava, e il gigante, con una costanza spietata, lo seguiva sempre pi dappresso, e i suoi fendenti non perdevano forza. Andrej era prossimo alla disperazione. Fin dall'inizio del duello era stato sulla difensiva e, in base a quello che Michail Nadasdy gli aveva insegnato, quella era la strada pi sicura per perdere. Per Malthus non gli offriva la minima occasione di prendere l'iniziativa. Risent la voce di Michail: Se sei pi debole del tuo avversario, allora cerca il suo punto debole! Ma quel cavaliere non aveva punti deboli! Con spietata ostinazione, spingeva indietro Andrej e lo sfibrava a ogni colpo. Di l a poco avrebbe attaccato per rompergli la guardia e ferirlo gravemente. Di certo, non l'avrebbe risparmiato per la terza volta. Andrej par un altro colpo e, quasi per caso, fer alla mano l'avversario in modo non troppo profondo, ma senza dubbio doloroso. Malthus grugn e ancora una volta i suoi occhi s'infiammarono di una furia mortale. Si fece di nuovo avanti con tale violenza che Andrej fatic a restare in piedi. Tuttavia Andrej sent che quell'uomo poteva essere sconfitto. Era ben lontano dalla vittoria, ma almeno ritrov un po' di speranza. Impegnava nove decimi della sua mente per difendersi dagli attacchi del cavaliere dorato, che si facevano sempre pi impetuosi; ma il rimanente decimo si affannava a cercare un punto debole del suo avversario, un punto da sfruttare a proprio vantaggio. Doveva farlo infuriare, perch un avversario infuriato commette errori. Quando la spada di Malthus gli sibil addosso ancora una volta, Andrej par il colpo, ma quel gesto gli cost quasi tutte le forze residue. Forse hai ragione, Malthus, disse sorridendo. ora di farla finita con questa sciocchezza. E... la sai una cosa? A differenza di me, tu non sei affatto in gamba. Sei soltanto alto, forte e vecchio. Troppo vecchio. Ma non in gamba.

Malthus non rispose, ma le sue labbra si serrarono sino a formare una striscia esangue e, nei suoi occhi, divamp la voglia di uccidere. Colp con una tale forza che, se avesse preso Andrej, probabilmente l'avrebbe tagliato in due. Ma Andrej si spost di lato all'ultimo momento e prese a girare intorno al suo avversario, saltellando. Non fer Malthus alle spalle, come avrebbe potuto fare; invece gli assest un calcio nel sedere e poi gli rise in faccia quando il gigante si gir di scatto con un ringhio furioso. Perch non ti arrendi, Malthus? chiese poi con fare provocatorio, mentre giocherellava con la scimitarra, passandola da una mano all'altra. Chiss, magari ti lascer addirittura in vita... Non molto divertente uccidere un avversario incapace come te. Con uno sbuffo infuriato, Malthus alz la spada e si scagli contro di lui con l'inesorabilit di una forza della natura. Andrej non cerc di fermarlo. Cadde in ginocchio, afferr la scimitarra con entrambe le mani e, girandosi sul fianco, sollev di slancio la lama. L'acciaio penetr nel corpo di Malthus senza trovare resistenza, tranci la colonna vertebrale e usc a met della schiena. Il cavaliere sembr diventare di pietra. Dalle sue labbra giunse soltanto un sospiro, in cui ad Andrej sembr di riconoscere anche una punta di sollievo. Le sue dita si aprirono, la spada cadde a terra tintinnando e l'uomo gigantesco croll in ginocchio. Avendo le mani ancora serrate sull'impugnatura della scimitarra, Andrej sent che la lama continuava a muoversi, devastando orribilmente le viscere di Malthus. Sulle labbra del gigante apparve un rivolo di sangue. Gemendo per il dolore, e con gli occhi ormai vitrei, cominci a tremare da capo a piedi. Andrej non voleva provocare altro dolore a quell'uomo. Non voleva provocare dolore a nessuno. Ma non aveva scelta. Continu a muovere la spada. Malthus lanci un nuovo gemito e altro sangue scuro gli sgorg dalla bocca. Andrej si disprezzava per quello che stava facendo, ma, se avesse lasciato a quel gigante una sola possibilit, l'avrebbe pagata con la vita. Bench sapesse gi la risposta, chiese: Se ti lascio in vita, te ne andrai? Nessuna... possibilit... Delny, disse Malthus con voce strozzata. Se mi... risparmi... ti... uccider. Allora non mi lasci altra scelta. Nelle parole di Andrej c'era una vaga compassione. Uccidimi... sussurr Malthus. Ma prima rispondi... ancora a una do-

manda. Quale? Sono... davvero... il tuo primo? Andrej annu. Allora... tra poco avrai una sorpresa, gemette Malthus. Ci rivedremo, Delny. Forse prima di quanto... credi. E ora finiscimi! Le ultime parole, con uno sforzo estremo, le aveva quasi urlate. Andrej lo guard ancora una volta negli occhi, poi si rialz di scatto ed estrasse la scimitarra dal corpo di Malthus; quindi, con lo stesso movimento, fece sibilare la lama nell'aria e la conficc nel cuore del cavaliere. Malthus rimase ancora un istante caparbiamente immobile, poi cadde in avanti, crollando con un rumore sordo sul sudicio pavimento di legno. Andrej fece un passo indietro e scroll violentemente la scimitarra per ripulirla dal sangue, poi la rinfoder. Si sentiva... vuoto. Quello che aveva sempre atteso non arriv. Non avvertiva un senso di trionfo n di soddisfazione e neppure il sollievo. Era semplicemente stremato. Malthus aveva parlato di una sorpresa o di una trasformazione, ma, qualunque cosa avesse inteso, non stava accadendo nulla. Andrej aveva ucciso il primo della sua specie, per in quel momento si sentiva soltanto un assassino, anche se era stato costretto a uccidere. Poi accadde qualcosa che lo terrorizz. A passi lenti, si avvicin al cadavere. In un primo momento ebbe paura che gli occhi si riaprissero, fiammeggiando all'intorno per poi fissarsi su di lui con uno sguardo gelido. Gli sembr di cogliere un vago tremolio nella mano destra del morto, un movimento appena percettibile che tuttavia si stava propagando in tutto il corpo. Vide l'uomo che si muoveva, si rialzava e gli andava incontro... Ma era soltanto la sua immaginazione. Malthus era morto. Proprio come qualsiasi altro essere umano. Tuttavia il cavaliere dorato gli aveva detto che poteva essere ucciso davvero soltanto con un paletto nel cuore... Forse, per, gli aveva mentito, forse l'aveva fatto per avere un po' pi di tempo per riprendersi e tornare a lottare contro il suo avversario. Forse gli aveva raccontato quella favola del paletto per prendersi gioco di lui. La mente gli suggeriva quei dubbi, per qualcosa nell'animo di Andrej suggeriva che erano infondati. E che lui sapeva esattamente cosa fare. Andrej pos il ginocchio destro a terra, vicino al morto, cos vicino da sfiorare - quasi con delicatezza - il suo braccio. Con suo grande stupore, si ritrov completamente concentrato su se stesso, molto pi profondamente di quanto fosse mai avvenuto dopo gli esercizi in preparazione al combat-

timento che gli aveva consigliato Michail. Nel contempo, tuttavia, si sentiva lontanissimo da se stesso, risucchiato dalla consapevolezza che stava per fare quello che doveva essere fatto. Avvicin la testa alla gola di Malthus. La luce del sole che penetrava nel magazzino sembr offuscarsi e insieme accecarlo con raggi sempre pi violenti. La sua ipersensibilit alla luce stava peggiorando e lo costringeva a tenere le palpebre socchiuse. Riusciva appena a vedere la sua vittima. D'un tratto sent una mano gelida che gli afferrava il cuore per stritolarlo senza piet. Ogni sua fibra bramava il nutrimento che lui aveva rifiutato per troppo tempo. Ogni sua fibra gridava perch lui seguisse finalmente il richiamo della sua natura. I suoi denti toccavano gi la gola del morto e, per uno spaventoso istante, Andrej si rese pienamente conto di quello che stava per fare. Comprese lo spaventoso significato di ci che Malthus gli aveva detto e non riusc a frenare il tremito alle mani e alle ginocchia. Ma, come una iena con la sua preda, come un animale che non abbandona il suo pasto mostruoso a meno che non gli venga brutalmente sottratto, si apprest a cibarsi di quel singolare nutrimento. I suoi denti si conficcarono nella carotide del cavaliere dorato. Nello stesso istante, nel suo corpo si diffuse l'ardente calore della pura forza vitale. Mentre succhiava e succhiava, nelle sue vene fluivano ondate d'incredibile energia, che lo bruciava e lo divorava, come se lo volesse distruggere. Lanci un grido di pura agonia. Un dolore inconcepibile, un calore e un tormento inimmaginabili gli pulsavano nel corpo in ondate sempre pi violente e intense; nel contempo, tuttavia, Andrej sent un flusso crescente di pura energia vitale, una forza che superava i limiti dell'immaginazione e riempiva le cellule del suo corpo sin quasi a farle esplodere. E poi... arriv Malthus. L'energia che quella trasformazione gli stava portando era accompagnata da qualcos'altro. Non era una sensazione fisica, non era come se Andrej stesse risucchiando in s la coscienza del cavaliere dorato, i suoi pensieri, i suoi sentimenti o i suoi ricordi. Era la pura essenza di quell'uomo, tutto ci che Malthus aveva lasciato: l'amarezza, la rabbia, la tetra rassegnazione di fronte a un destino che non aveva scelto liberamente e che forse non aveva voluto. Ma da Malthus ad Andrej fluivano anche la forza e l'energia vitale di tutti quelli che Malthus aveva ucciso e di cui aveva bevuto il sangue, l'energia pulsante che il cavaliere dorato aveva gi reso

parte di se stesso... Un'energia che non era pura, bens indefinita, trasformata in qualcosa che era molto pi simile a Malthus che alla natura degli avversari sconfitti. La battaglia era dura, incredibilmente dura. Per molto tempo, Andrej non fu certo di riuscire a vincerla. Pi di una volta corse il pericolo di diventare Malthus anzich trasformare quest'ultimo in una parte di se stesso. Era la sua prima trasformazione. Non aveva esperienza di quel sinistro avvenimento, non sapeva cosa gli sarebbe successo e soprattutto ignorava cosa poteva o doveva fare per difendersi dalla sopraffazione del suo animo attraverso quella pura energia negativa. Andrej rischi di cadere in un vortice di amarezza e odio, che avrebbe travolto il suo spirito come un'onda di nero catrame vischioso, deciso a trascinarlo sempre di pi nell'abisso e a strappargli l'anima. Improvvisamente, per, non fu pi solo. Nell'oscurit che lo circondava, comparvero i volti di Raqi e di Michail Nadasdy, il pi grande - l'unico - amore della sua vita, e il migliore amico e padre che si potesse avere. Raqi, giovane e di una bellezza splendente come il giorno in cui l'aveva vista per la prima volta, gli sorrideva, mentre Michail Nadasdy aveva la sua tipica espressione ironica e bonaria. Andrej sentiva che non erano realmente presenti. Ma non era importante. Le sue mani si allungarono verso l'oscurit, come se lui avesse potuto davvero sfiorare quei visi familiari. E comunque, bench fosse solo un'illusione, dal ricordo di quelle due persone ricav nuova energia. No, non erano davvero l, ma la cosa gli era indifferente: ci che contava era quello che Raqi e Michail Nadasdy rappresentavano per lui. Il resto fu quasi facile. Il flusso rosso sangue che, fino a poco prima, voleva strappare via Andrej s'impenn un'altra volta e poi si dissolse. La forza che era fluita in lui da Malthus era ancora percepibile, tuttavia ormai faceva parte di lui; non era pi sua nemica, ma un tranquillo serbatoio nel profondo dell'animo, al quale avrebbe potuto attingere. Forse, in un certo senso, aveva dissolto anche Malthus e gli altri... Lo sperava. Andrej era inginocchiato ancora vicino al morto. Si sentiva spossato come mai in vita sua, ma anche attraversato da una forza che non si poteva descrivere a parole. Nello stesso istante, risuon un sibilo e, prima che lui potesse scansarsi, una freccia piumata lunga poco pi di una spanna gli trapass la spalla sinistra e lo inchiod letteralmente alla trave davanti alla quale si trovava. Andrej url per il dolore; con la mano destra afferr la minuscola freccia e

cerc di strapparla, ma si procur un dolore ancora pi intenso. Gemendo, abbass la mano, volt la testa e guard la porta, convinto che si sarebbe trovato davanti gli altri due cavalieri dorati. Invece vide Jk Demagyar, fermo a poca distanza dalla soglia. Senza la minima fretta, il duca sollev la balestra e, con un tiro preciso, inchiod alla trave anche la mano destra di Andrej. Incredibile, mormor mentre si avvicinava, scuotendo la testa e caricando un'altra freccia nella balestra. Quando gli antichi dei duellavano tra loro probabilmente avveniva qualcosa di simile... E io che ti avevo preso per un barbaro selvaggio! Andrej combatt con tutta la sua forza di volont contro il dolore, tese i muscoli e cerc di tirar via la mano, ma non ci riusc. La freccia si era conficcata cos profondamente nel legno che avrebbe avuto bisogno di entrambe le mani per strapparla. Demagyar lo osserv per qualche istante, poi sollev la balestra e mir al cuore di Andrej. Non provarci, Delny, disse. Ho visto quanto sei veloce. Tuttavia non hai visto tutto, altrimenti mi avresti ucciso subito, pens Andrej. Smise comunque di lottare per liberarsi. Non aveva senso procurarsi altro dolore se non si poteva ottenere nulla. Cosa sei, Delny? chiese Demagyar. Un mago? Oppure ha ragione Domenicus e sei davvero un seguace del demonio? Andrej cercava di riflettere. Di certo Jk Demagyar era stato testimone della trasformazione e, con tutta probabilit, aveva seguito anche gli ultimi istanti del duello. Per non sapeva ogni cosa e lo dimostrava la sua convinzione di poter uccidere Andrej con un unico colpo di balestra. Se avesse veramente capito chi si era trovato davanti, non avrebbe perso tempo a parlare con Andrej... Perlomeno non lo avrebbe fatto se avesse avuto almeno un briciolo d'intelligenza. Chi pu saperlo? chiese di rimando Andrej. Ma, se avete ragione, non sarebbe molto intelligente da parte vostra sfidarmi. Il duca sorrise. Non ti arrendi mai, vero? Comunque non illuderti che io ti uccida come ho ucciso il ragazzo. Piuttosto rispondi ancora a una domanda. Perch dovrei farlo? Se non altro perch rimarrai in vita finch non avr finito di parlare con te. Demagyar agit divertito la balestra, and verso il cadavere di Malthus, si chin e, dopo una breve esitazione, prese la massiccia spada del

gigante. Il duca non era gracile, per gli cost molta fatica sollevare l'arma e reggerla con le braccia tese in avanti. Fammi pensare... mormor, come trasognato. successo dopo che... hai trapassato il suo cuore con la spada. Fiss Andrej. Mi chiedo se con te succederebbe lo stesso... Un gelido orrore s'impadron di Andrej e quasi lo paralizz. Era un'idea assurda: dopo tutto quello che aveva sopportato, doveva forse morire in quel modo? D'istinto, cerc di sollevarsi, ma la spalla e la mano erano saldamente inchiodate alla trave e lui era inginocchiato in una posizione che non gli permetteva il minimo movimento. S, succederebbe lo stesso, mormor Demagyar. Aveva interpretato bene la reazione dell'altro. Ferm lo sguardo sulla mano destra di Andrej e sul suo viso apparve un'espressione sorpresa e pensierosa. Anche Andrej si volt a guardare. La mano aveva smesso di sanguinare. Cosa...? mormor Demagyar. Fuori della porta si sentirono alcuni rumori, poi si lev un grido strozzato. Per Andrej non era affatto sicuro di quello che aveva sentito e si convinse di aver udito il tintinnio del metallo. Ma Demagyar si gir di scatto. Non scappare, Delny, disse con aria cinica. Ritorno subito. Si avvicin velocemente all'uscita del magazzino e, quando ormai era a un passo di distanza dalla porta, questa si spalanc con tale violenza che and a sbattere contro la parete e il duca riusc a evitarla solo grazie a un fulmineo salto all'indietro. Un soldato, con la divisa a righe arancione e bianche, entr di spalle nel magazzino, fece due passi barcollanti e cadde a terra, proprio vicino a Demagyar. Era la sua ultima possibilit, ammesso che fosse tale. Andrej si prepar interiormente a sopportare il dolore e tir con tutte le sue forze la mano destra verso di s. In un primo momento non fu sicuro di averla liberata, ma poi si rese conto che poteva muovere il braccio, recuperando cos almeno in parte la capacit di muoversi. Il dolore lo fece quasi svenire e sarebbe crollato a terra se la freccia conficcata nella spalla non l'avesse bloccato contro la trave. Nel frattempo, Jk Demagyar si era portato sulla soglia del magazzino e aveva sguainato la spada, pronto a combattere. Improvvisamente, tuttavia, si blocc, rimanendo come impietrito. La vista di Andrej era ancora confusa, per, bench potesse vedere soltanto il profilo di Demagyar, lui not che era impallidito. I suoi occhi erano spalancati, cupi di terrore. Andrej strinse i denti, sollev la mano destra e cerc di afferrare la frec-

cia conficcata nella spalla, ma le sue dita rifiutavano di obbedirgli. Era tuttavia assolutamente certo che, entro poco tempo, avrebbe avuto gli stessi poteri di Malthus. Il suo corpo si sarebbe rigenerato in fretta come quello del gigante dopo il terribile colpo con cui lui gli aveva quasi tranciato una gamba. Doveva soltanto aspettare che i muscoli e i tendini recisi della mano si ricostruissero. Ma non sapeva se quel processo si sarebbe concluso in tempo per permettergli di combattere contro il duca. Al momento, comunque, Demagyar sembrava aver perso ogni interesse per lui. Il duca fece un incerto passo all'indietro e abbass la spada; probabilmente l'arma era troppo pesante per poterla tenere a braccia tese per molto tempo. No, balbett. Non... pu essere. Andrej sollev di nuovo la mano e strinse la freccia. Ogni movimento gli procurava dolori terribili, ogni dito sembrava essere in fiamme. Ma era molto vicino a liberarsi. Demagyar fece un altro passo indietro. Davanti a lui, sulla porta del magazzino, c'erano il conte Bathory e un uomo alto, che indossava una maglia di ferro. Tutti e due erano armati di spada e il conte Bathory aveva la fronte bendata. Il terrore del duca, per, non era generato dal nobile o dal suo accompagnatore; Demagyar fissava una figura molto pi piccola, con un abito strappato e imbrattato di sangue secco, che stava tra il conte Bathory e il soldato con la maglia di ferro. Ma... non pu essere, farfugli Demagyar. Io ti ho ucciso! S, replic Frederic. L'avete fatto. Apr la veste: dal petto gli spuntava il manico di un pugnale. Andrej si sent gelare e, per qualche istante, non fu in grado di formulare neppure un pensiero coerente. La prossima volta, per, mirate dritto al cuore e non di fianco, prosegu Frederic. Lentamente sollev la mano, strinse le dita intorno all'impugnatura del pugnale e cominci a sfilare cautamente l'arma. Il sangue prese a sgorgare dalla ferita e il viso del ragazzo divenne grigio come la cenere. Vacill, emise un profondo gemito di dolore e sembr sul punto di cadere, ma poi ritrov l'equilibrio. Tir fuori il pugnale un po' alla volta e, praticamente nello stesso istante in cui la punta della lama lunga quasi una spanna gli usciva dal corpo, la ferita smise di sanguinare. Dovevate fare in un altro modo, continu con voce rotta. Poi sollev la mano insanguinata, che brandiva il pugnale, e si scagli contro Demagyar, gridando: Cos!

La lama penetr nel petto del duca. Il movimento di Frederic era lento, poco pi rapido di quello con cui lui aveva estratto l'arma dal proprio petto. Tuttavia Demagyar non fece neppure un vago tentativo di difendersi. Rimase immobile, fissando il pugnale che Frederic gli conficcava nel cuore lentamente e senza piet; infine, con un profondo gemito, croll in ginocchio. Quando i loro volti si trovarono alla stessa altezza, Frederic ritir la mano e fece un movimento fulmineo. Demagyar lasci cadere la spada, si prese la gola con le mani e cadde all'indietro, rantolando. Tra le sue dita flu del sangue rosso chiaro. Vedete, signore... si fa cos, disse Frederic con voce terribilmente pacata. Il conte Bathory si avvicin al moribondo e lo osserv con freddezza per qualche istante, poi raggiunse Andrej. Senza dire una parola, rinfoder la spada, afferr con entrambe le mani la freccia della balestra e la tir via con uno strattone violento. Andrej url per il dolore, mantenne faticosamente l'equilibrio e si premette la mano sulla ferita che aveva ripreso a sanguinare. Bathory lo fiss con un'ombra di compassione sul viso. Poi tocc a Frederic avvicinarsi ad Andrej. Sul volto del ragazzo c'era un accenno di sorriso. Se non fosse stato per la luce nei suoi occhi - una luce che fece rabbrividire Andrej -, lo si sarebbe potuto considerare un ragazzo assolutamente normale... forse un po' troppo mingherlino. questo che ho cercato di spiegarti in tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme, disse Frederic. Ma parlarne incredibilmente difficile. Inoltre non mi hai mai voluto ascoltare Forse ha ragione, pens Andrej. Dentro di s l'aveva sempre saputo. E adesso ammise altres che se ne sarebbe dovuto accorgere... almeno dopo l'incendio della locanda. Non se n'era accorto perch non aveva voluto accorgersene. Sei orgoglioso di te stesso? La sua voce era colma di tristezza. stato pi facile uccidere il tuo secondo uomo? Ormai dovresti essere... allenato. Hai uno strano modo di ringraziare, mugugn Frederic. Se non fossimo... Se non avesse ucciso Demagyar, l'avrei fatto io, s'intromise il conte Bathory. Avreste ucciso il vostro duca? Andrej lanci un'occhiata incredula al conte e rimase immobile in una posizione un po' strana. La ferita alla spal-

la aveva smesso di sanguinare, il dolore era sparito, ma lui continuava a premere la mano e cercava almeno di suggerire una certa difficolt a reggersi sulle gambe. Tuttavia lo sguardo del conte Bathory rivelava che Andrej non era affatto convincente. Era un pessimo duca, spieg. E di certo non era amato dai suoi sottoposti. Prima o poi qualcuno lo avrebbe ucciso. Avete visto il suo... castello, no? Credete che si sia trasferito senza motivo in una fortezza? Scosse la testa con aria sprezzante. Jk Demagyar era un despota mostruoso e anche stupido. Non ho creduto neppure per un istante alla storia del presunto furto... come pure a quell'agguato notturno malamente recitato. Mi sorprendo che siate ancora vivo, esclam Andrej. Grazie a Dio! Bathory sorrise. Dovevo sopravvivere. Demagyar aveva bisogno di un testimone credibile per il presunto attentato alla sua vita. Questo gli avrebbe offerto il pretesto per esigere tasse e tributi ancora pi alti e per liberarsi di alcuni dissenzienti che ormai da tempo gli erano d'impaccio. Come ho gi detto, Jk Demagyar era un mostro. Non preoccuparti, nessuno verser una lacrima per lui e nessuno si far troppe domande su com' morto. Andrej guard il pugnale infilato nella cintura di Frederic. Voleva dire qualcosa, ma il conte Bathory prosegu, a voce un po' pi alta: Nessuno si far troppe domande, Delny... a meno che tu non li costringa a farle. Andrej comprese. Negli ultimi giorni aveva visto troppe cose che avrebbe preferito non vedere e probabilmente sarebbe stato meglio non scoprire cosa significavano. Sarebbe saggio se voi due lasciaste la citt, riprese Bathory. In fondo, dovrei farvi giustiziare. Gi immagino la faccia disperata del boia quando scoprir che non se ne fa pi nulla. Inoltre... Be', a dire la verit, non voglio neppure sapere cosa avete combinato. Non lo capisco, e dubito che voi o chiunque altro me lo possa chiarire. Ci lasciate andare? esclam Andrej. Qualsiasi altra soluzione sarebbe troppo complicata, rispose il conte con un evidente nervosismo nella voce, mentre osservava la spalla di Andrej. Quando poi si accorse che la ferita si era quasi completamente rimarginata, distolse lo sguardo, sbalordito. E... la sua famiglia? chiese Andrej, indicando Frederic. La nave salpata, rispose il conte, stupito. E lo stesso vale per l'altra.

Quale altra? Il Gabbiano... La nave di Domenicus. Sta salpando proprio ora. Andrej voleva muoversi subito, ma il conte gli pos una mano sull'avambraccio per calmarlo e scosse la testa. Non ha senso, Delny. Non troverai nessuno che ti aiuti a bloccare la nave di un inquisitore. Andrej fece un passo indietro. E il pirata? gi per mare. E credo di sapere dove vuole andare. Sospir profondamente. Per devi decidere quale delle due navi intendi inseguire, Delny. Viaggiano verso porti diversi e, a meno che tu non sia in grado di trovarti contemporaneamente in due luoghi... Lo sguardo con cui accompagn quelle parole rivelava che il conte non escludeva del tutto quella possibilit e che avrebbe fatto volentieri a meno di una risposta. Lo sguardo di Andrej si spost da Frederic al conte Bathory e poi di nuovo sul ragazzo. Voglio inseguire Abu Dun, disse infine. E pens: Quanto agli altri due cavalieri dorati... Possono anche essere quasi invincibili, ma ancora non sanno cosa significa sfidare l'ira di un Delny.

QUI FINISCE NELL'ABISSO PRIMO VOLUME DELLE CRONACHE DEGLI IMMORTALI

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