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Aumento tassazione rendite finanziarie Alcune riflessioni

di Maurizio Mazziero
Copyright 2011 Tutti i diritti riservati

In questo periodo si fa un gran parlare di aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Una tassazione, talvolta conosciuta anche come capital gain (voce che comprende parzialmente linsieme delle rendite finanziarie), pari al 12,5% sui guadagni. La proposta prevede un aumento dellaliquota, portandola al 20%, e riscuote un largo consenso trasversale fra i partiti, in particolare nello schieramento di opposizione che ne fa spesso una bandiera in incontri e dibattiti. Indipendentemente dal fatto se tale proposta possa essere condivisibile o meno da una larga fascia di popolazione, si cerca di seguito di portare qualche riflessione: 1. Aumentare la tassazione rende pi difficile la collocazione dei Titoli di Stato, il cui saggio di interesse viene determinato dalla loro appetibilit. In questo periodo i Titoli di Stato italiani sono gi fortemente penalizzati dai timori sul debito pubblico e dalla fragile solvenza di alcuni Paesi dellEurozona, con tassi di interesse che sono superiori di oltre il 2% rispetto a quelli tedeschi. Aumentarne la tassazione corrisponderebbe immediatamente ad aumentare il tasso di interesse, con effetti nulli, o peggio, deleteri sui conti pubblici. 2. Lipotesi di esentare dallaumento i Titoli di Stato, oltre a introdurre un principio iniquo, causerebbe uninevitabile distorsione in quanto il maggior carico fiscale andrebbe a colpire le obbligazioni emesse da societ, rendendo pi oneroso il reperimento di capitali in un periodo di restrizione creditizia da parte delle banche. La ricaduta negativa si manifesterebbe ancora una volta sulla crescita, sulla competitivit e sul carente livello di occupazione. 3. Fra le rendite finanziarie vi sono anche i rendimenti sulle compravendite azionarie; la dinamica tale che le plusvalenze si generano per lo pi quando i mercati azionari salgono, mentre quando scendono si generano minusvalenze che possono

essere recuperate nei successivi quattro anni. Ci significa che nei periodi di magra, le perdite produrranno meno introiti fiscali con trascinamento anche sugli anni successivi. Pertanto proprio quando lo Stato impegnato ad istituire ammortizzatori sociali per contrastare la crisi, vi saranno su questo capitolo minori entrate, che si protrarranno nel tempo. Il risultato complessivo una ulteriore fonte di instabilit di bilancio, con potenziali buchi derivanti da previsioni imprecise. 4. Una maggiore tassazione influenza anche lappetibilit degli investimenti stranieri nel nostro Paese; un elemento che viaggia di pari passo con le ben note lungaggini burocratiche e con il rischio giuridico derivante da giudizi civili e penali senza fine. 5. La maggiore entrata derivante dallaumento dal 12,5% al 20% delle tassazioni finanziarie potrebbe valere nel caso pi ottimistico circa 1,5 miliardi di euro lanno, semprech i mercati vogliano mantenere unintonazione positiva anche a dispetto di uneconomia boccheggiante. Nel triennio 2012-2014, visto che il 2011 sta per superare il giro di boa, difficilmente si potrebbe arrivare a 5 miliardi, cifra ben lontana dai 40 necessari. 6. La tassazione sulle rendite finanziarie colpisce in primis la larga fascia di popolazione che con molta fatica e sudore cerca di risparmiare e che costituisce il nucleo sano del Paese. Con questi risparmi le famiglie cercano di programmare il loro futuro, contrastando se possibile la perdita del valore di acquisto del denaro determinata dallinflazione. Un denaro che ha gi subito una tosatura nel salario, che quotidianamente viene ancora prelevato nelle tasse sui consumi, che viene tolto dai risparmi e che infine vede lo Stato commensale nella successione ereditaria. 7. La tassazione sulle rendite finanziarie NON colpisce i grandi patrimoni, che possono sempre trovare veicoli a minori imposizione e paradisi fiscali. Concludendo, cari politici (di sinistra, di destra e di centro), prima di sbandierare la fiscalit finanziaria come panacea per il riequilibrio dei conti pubblici, tornate un po a studiare e risparmiateci la demagogia che ci viene giornalmente profusa a piene mani. Anzi, intanto che studiate, sospendetevi lassegno mensile fino a che non ci presenterete un bilancio in pareggio; tanto si tratta di un periodo momentaneo visto che quando cesserete lincarico pubblico potrete contare su una dignitosa pensione. Vanzago, 29 giugno 2011 Maurizio Mazziero Copyright 2011 Tutti i diritti riservati

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