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Unione Inquilini - Livorno

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Storia di gravi sprechi di denaro pubblico, di un sindaco colpevole di grave discriminazione razziale, e di una famiglia Rom ingiustamente lasciata senza alcuna forma di tutela, privata dei suoi diritti, pi elementari.
Breve storia della famiglia Dibran. Uno sfratto per morosit (incolpevole) ancora senza soluzione. 2009: inizia lodissea dello sfratto. Cera una volta il progetto Citt Sottili, per lintegrazione dei Rom ed extracomunitari del territorio pisano, affidato alla COOP. Il Cerchio. Cera ma non c pi: cinquanta famiglie finiranno in mezzo alla strada, o nei boschi, non pi persone ma animali, a causa del caro affitto e della miopia istituzionale. Parliamo di sfratti per morosit, incolpevole ancora una volta. E di un progetto costato una decina di milioni deuro finiti in crusca e nelle tasche dei proprietari di casa, mentre si potevano costruire pi di 50 alloggi pubblici (100 in autocostruzione) risolvendo in modo definitivo il problema. Noi dellUnione Inquilini conosciamo bene la vicenda di una famiglia integrata secondo le regole di Citt Sottili, e pensiamo sia importante farla conoscere. Si tratta di una famiglia allargata, 12 persone in tutto: il capofamiglia Dibran Izeir che Ulema (guida spirituale), la moglie, il figlio scapolo, laltro figlio sposato con nuora e i loro 5 figli, pi la figlia e i due minori, che dividono un difficile cammino dintegrazione nella nostra citt. Eppure in buona parte il progetto ha funzionato, i bambini sono tutti regolarmente iscritti a scuola e frequentano la materna e la scuola elementare con regolarit, e rappresentano un futuro migliore per questa famiglia. Non stata invece portata a compimento linserimento lavorativo, che ha avuto pi di una disavventura. I figli hanno lavorato come muratori e hanno partecipato materialmente alla costruzione delle nuove case del villaggio Rom di Coltano, come dipendenti lavoratori della cooperativa (oggi fallita) che ha avuto laffidamento dei lavori. Ma non hanno ricevuto stipendi negli ultimi mesi e ad oggi nessuno di loro ha ricevuto le paghe arretrate: sono dunque disoccupati entrambi. Iseir (baba) non ha un locale di culto per la preghiera comune e si arrangia come pu. La figlia e la nuora cercano, con qualche lavoretto di pulizia, di collaborare al sostentamento della famiglia lottando per la sopravvivenza, sostenuti dalla fiducia del progetto Citt Sottili che li ha inseriti a Livorno provvisoriamente prima in Via del Litorale, e poi per tre anni nel palazzo nuovo in Piazza Cavallotti. Finch lo sfratto di morosit ha interrotto la loro speranza di una vita dignitosa, e li ha portati come decine di famiglie livornesi a rivolgersi allUnione Inquilini. Dovevano pagare 1500 euro al mese per laffitto delle due abitazioni contigue in cui sono state divisi i membri della famiglia di Baba. Difficile capire come si possa pensare di inserire in abitazioni private a prezzi di mercato famiglie di badanti, muratori, colf. Affitti astronomici per famiglie che al massimo potrebbero pagare 150 - 250 euro al mese, affitti/insostenibili per lavoratori precari, come tante troppe famiglie straniere e livornesi: la morosit sicura e incolpevole. Il tempo stringe: bisogna che il Sindaco, firmi la proposta degli uffici e si attivi per le procedure necessarie a consentire la disponibilit dei locali individuati come alloggio temporaneo per la famiglia in emergenza abitativa, dallufficio casa. Linerzia della giunta comunale, di fronte a rischi di sgombero senza soluzione alternativa indegno di una citt a maggioranza di sinistra e progressista. (dal comunicato stampa dellottobre 2009) dellUnione Inquilini.

2010: limpegno dellUnione Inquilini per questo caso, contro unevidente gravissima discriminazione razziale.
La famiglia Dibran stata tutelata dal sindacato e ha ricevuto attestati di solidariet da molti livornesi, come dimostrano le immagini girate sui siti dell'Unione Inquilini. Per un anno con picchetti affollati, siamo riusciti a farli rimanere nella loro abitazione in piazza Cavallotti. Gi a aprile 2010 l'ufficio casa comunale aveva individuato una sistemazione provvisoria idonea che il sindaco di Livorno non ha mai voluto sottoscrivere, perch erano responsabili gli amministratori pisani dellalloggio in citt della famiglia. Famiglia che per residente in citt da anni con figli nati a Livorno e iscritti alle scuole cittadine. Che sia difficile gestire l'emergenza casa e il sociale in citt, lo dimostrano le dimissioni, in rapida successione, dei due assessori titolari delle scomodissime deleghe. Cos nonostante le sollecitazioni dell'ufficio, il sindaco ha congelato la questione per mesi. L'esecuzione dello sfratto, in assenza di soluzioni alternative si risolta nellottobre 2010 con sette bambini sfollati con la loro famiglia. A seguito delle proteste del comitato sfrattati le donne e i figli sono stati precariamente alloggiati da affittacamere fino alla farsa finale: accusati di aver rubato la mobilia (che invece era stata ammassata in una stanza, su richiesta dell'ufficiale giudiziario) sono stati privati di qualsiasi tutela dal sindaco di Livorno. Le accuse sono cadute quasi subito, ma ormai per i Dibran, sfollati e spaventati dalla minaccia di essere separati dai figli, rimasta solo la fuga nei boschi. Da parte nostra abbiamo chiesto l'intervento della protezione civile a causa del gelo invernale in assenza di abitazioni alternative, ma non abbiamo avuto risposte positive. Siamo a Giugno 2011 ma nulla cambiato per i piccoli esposti a terribili rischi: due incidenti sono costati quasi la vita a due di loro, e ignoti criminali hanno tentato di rapire i figli sotto gli occhi atterriti della giovanissima mamma. In tutto il territorio livornese non c' un solo campo autorizzato e adeguatamente attrezzato con servizi igienici per i rom livornesi (che sono poche decine) costretti a nascondersi nei boschi. Situazione intollerabile davvero dopo la tragica morte di quattro bimbi rom nel 2007. Specie dopo le accorate dichiarazioni del sindaco che ha fatto promesse mai mantenute. Cos i Dibran non possono rientrare in citt pur essendo residenti e non possono avere una sistemazione di cui pure hanno diritto trattandosi di sfratto incolpevole e avendo a suo tempo fatto domanda di emergenza abitativa. Per questo siamo pronti a portare il caso di questa famiglia all'attenzione della stampa, per farne un caso nazionale e ad interessare l'autorit di giustizia internazionale: si tratta con tutta evidenza di una situazione gravissima di discriminazione razziale e di omissione di tutela nei confronti di minori. La legge deve essere uguale per tutti: cos non stato nei confronti di una famiglia sfrattata, privata di soccorso solo perch Rom.
La scuola, stata lunica istituzione pubblica, rimasta fedele ai valori democratici costituzionali. Riteniamo importante divulgare una copia della lettera inviata dalla preside della scuola al Sindaco, lettera a oggi ancora priva di risposta. Per rispettare il riserbo dell'istituto scolastico abbiamo omesso nomi e riferimenti personali. Questa lettera ci ha profondamente commosso. Anche se il sindaco si dimostrato sordo e muto. Siamo convinti con laiuto della popolazione livornese di riuscire a sconfiggere il razzismo e la xenofobia: occorre obbligare lamministrazione comunale a rispettare la decisione del Consiglio Regionale che impegna i comuni ad occuparsi dei rom residenti (a Livorno poche decine), per garantire loro il diritto allo studio, alla salute e al lavoro. Nel caso della famiglia Dibran sfrattata per morosit incolpevole inserita nelle liste dellemergenza abitativa, la risposta va data come a tutti gli altri, assegnando loro dei locali, in una residenza temporanea per sfrattati, in attesa di unassegnazione definitiva.

Scrivete la vostra opinione al sindaco unioneinquilini.livorno@gmail.com.

acosimi@comune.livorno.it

all

Unione Inquilini Livorno

Livorno 13 giugno 2011

La lettera della Comunit scolastica Sindaco Cosimi allinizio di aprile 2011.


Relazione sulla situazione della famiglia Dibran

inviata

al

La comunit scolastica delle scuole frequentata dai bambini e bambine della famiglia Dibran questanno si trovata a fronteggiare lemergenza relativa al recupero di 7 bambini Rom, di origine macedone, nati in Italia, (5 a Livorno) che gi frequentavano da diversi anni la scuola e che, avendo perso la casa in cui erano residenti in Livorno, dal mese di novembre 2010 sono sfollati ai margini di un campo nomadi di Marina di Pisa. I bambini appartengono tutti ad un unico nucleo famigliare che risiede regolarmente a Livorno (in Via dei Cavalieri) ed iscritta allanagrafe dal 7 agosto 2004. Pur essendo costretti a vivere nel Campo di Marina di Pisa, sono tuttora a tutti gli effetti cittadini livornesi. Gli adulti maschi svolgono lavoretti occasionali, raccolgono rottami di ferro e altri rottami, ma non hanno risorse sufficienti a provvedere alla propria autonoma sussistenza e ad unabitazione decorosa per i bambini. La coppia dei capostipite (gi in salute precaria) vive insieme a 7 figli /nuore che sono a loro volta genitori di 9 bambini da 1 a 11 anni. I sei bambini pi grandi, da gi da alcuni anni frequentavano le scuole elementari e dellinfanzia. Il clan famigliare molto protettivo, i genitori fanno del loro meglio e i bambini sono molto legati a loro, non fanno accattonaggio, ma non riescono a trovare alcun lavoro stabile. Cercano lavoro attivamente e sono regolarmente iscritti ai Centri per lImpiego di Livorno. Anche i lavori pi umili nei cantieri, nei ristoranti e nelle lavanderie non vengono loro affidati, e chi si prederebbe una zingara in casa per fare i lavori domestici o la badante? Senza contare che le donne hanno anche degli altri bambini molto piccoli da accudire. Sono genitori che hanno grandi difficolt a corrispondere ai bisogni materiali dei loro figli, ma sono tuttavia pienamente soddisfacenti dal punto di vista affettivo: amano molto i loro bambini e i bambini sono molto legati a loro. Pertanto non si possono ipotizzare soluzioni di allontanamento che sarebbero ingiustamente punitive per i genitori ed eccessivamente dolorose per i bambini. La famiglia, pur figurando da sette anni nelle anagrafi comunali di Livorno, dopo aver perso la casa, che non era in condizioni di pagare, in questi ultimi mesi vissuta in terra di nessuno, in condizioni igieniche ed economiche gravemente precarie, sempre nella speranza che qualcuno si muovesse a risolvere il problema e trovasse loro unabitazione. Nel primo mese anche gli operatori scolastici non sapevano cosa fare e si sono limitati alla mera assistenza, portando loro indumenti e viveri per alleviare lo stato di necessit, ma nella impossibilit di provvedere ai bisogni di cura e di educazione dei bambini. Questi bambini non hanno pi una scuola di stradario perch il Comune di Pisa ha ripetutamente intimato loro di lasciare il Campo, impedisce categoricamente di poter ampliare i ricoveri preesistenti al loro arrivo e minaccia da un momento allaltro lo sgombero coatto. Perci le condizioni dei piccoli, che avevano sempre vissuto in appartamento e avevano sempre frequentato con grande regolarit le nostre scuole, sono man mano sempre pi degradate, malvisti anche dagli altri bambini del campo che hanno almeno una baracca, un minimo di servizi igienici e una scuola di riferimento. Ad un certo punto la scuola, pur comprendendo bene che la sospensione della frequenza non dipendeva dalla loro volont, in obbedienza alle norme sulladempimento dellobbligo scolastico si sarebbe trovata nella necessit di denunciarli e in ogni caso non poteva pi tollerare che questi bambini rimanessero esclusi dal consorzio civile e dai diritti garantiti dalla carta dei diritti dellinfanzia. Visto che lunica scuola di competenza era pur sempre la nostra, che non potevamo semplicemente girarci dallaltra parte o spostare questo fardello dalla nostra coscienza alla coscienza di qualcun altro, si creata una rete di solidariet che ha mobilitato docenti e genitori che si sono rivolti a tutte le associazioni di volontariato del territorio per trovare un qualsiasi mezzo per poter andare a prendere i bambini al campo di Marina di Pisa e portarli a scuola. Da due mesi andiamo a prenderli tutte le mattine, cos per otto ore vivono in un ambiente caldo, confortevole ed educativo. I bambini hanno almeno un pasto caldo al giorno, stanno insieme ai loro compagni che vogliono loro bene, hanno ritrovato le loro maestre e cercano di

recuperare le competenze scolastiche e uno stile di vita meno selvatico (in un mese era vanificato tutto il bagaglio di buone maniere che questi bambini avevano acquisito). Lassociazione onlus Gli Amici della Zizzi ha messo a disposizione un pulmino a titolo gratuito (solo il rimborso delle spese vive, pagate con il gi esiguo fondo della scuola) e tutte le mattine vari genitori si alternano nellimpegno di andare a prendere i bambini al Campo insieme ad un operatore dellAssociazione disponibile a quellora ma non abilitato a guidare il pulmino, mentre tutti i pomeriggi lAssociazione con il suo pulmino li riaccompagna al Campo a Marina di Pisa. Non di meno la situazione appare di difficile gestione perch ogni giorno bisogna trovare un genitore o un docente con un orario di lavoro compatibile, capace di guidare il pulmino, oppure bisogna avere due macchine disponibili. Certamente anche gran parte dei problemi scolastici sarebbero risolti se questa gente avesse un alloggio o un accampamento regolare. In questo caso lassolvimento dellobbligo scolastico e il fardello della responsabilit passerebbe in capo alla scuola di competenza di quel territorio, ubicata pi o meno nellarco di un chilometro e comunque nellambito dello stesso Comune, senza dover percorrere 20 chilometri da un Comune a un altro. Certo i bambini (e anche noi della comunit scolastica) soffrirebbero nel lasciare le loro maestre e i loro compagni, dovrebbero riguadagnarsi il rispetto e laffetto di altre persone, cosa non facile quando un bambino arriva a scuola sporco, con i pidocchi e con gli abiti incrostati di fango. E difficile spiegare che non hanno la lavatrice, non hanno lacqua calda, che dormono in quattro nello stesso giaciglio, trasmettendosi irreparabilmente pidocchi ed infezioni batteriche di vario tipo e che se i vestiti e i cappotti e le scarpe sono pieni di fango, talvolta pi facile buttarli via che trovare i soldi per portarli in lavanderia. Quando piove il campo diventa un acquitrino ma oltre agli inconvenienti igienici e alle gravi malattie da raffreddamento questi bambini sono esposti anche ad altri rischi perch, come si detto, convivono, mal sopportati, con le altre famiglie gi insediate nel Campo, dove ci sono bambini e ragazzi di tutte le et che formano vere e proprie bande in lotta fra loro. Cos, anche se questi bambini sono molto piccoli, capita spesso che si facciano male, che cadano accidentalmente nel corso di giochi pericolosi o che vengano colpiti da pietre come accaduto al piccolo Rucudi di 6 anni che per poco non ci ha rimesso un occhio. Lultima che si fatta male Naxije di 11 anni che dovendo raggiungere al buio la baracca degli zii, per chiedere una medicina per il fratellino con la febbre, ha ricevuto una spinta ed caduta su un grosso rottame metallico lasciato incustodito nel Campo. E stata prontamente portata in ospedale dove le hanno messo una trentina di punti fra interni ed esterni ad una coscia. La ferita molto profonda ha fortunatamente sfiorato per un soffio larteria femorale ma ancora Naxi non ha recuperato la mobilit ordinaria ed costretta a rimanere al Campo senza scuola. Si tratta di famiglie in condizioni di gravissimo disagio, per non rubano e non fanno accattonaggio e i bambini sono perfettamente integrati nelle nostre classi. Hanno perso due mesi di scuola tra novembre e dicembre e quindi non hanno risultati scolastici particolarmente brillanti, ma stanno rapidamente recuperando. In pi, hanno laffetto dei compagni e delle maestre e ogni tanto trovano unaltra mamma che li porta a casa per fare un bagno e una pulizia pi accurata dei capelli e degli indumenti. La scuola la loro opportunit per riuscire a costruirsi una vita migliore e a sfuggire alla spirale di esclusione sociale e povert alla quale sembrano inesorabilmente destinati. Crediamo che sia dovere di ogni persona ma, soprattutto, delle Istituzioni fare il possibile perch il percorso di integrazione sociale riprenda dal punto nel quale, a novembre, si tristemente interrotto. Livorno Aprile 2011

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