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Passera: recessione, l' Europa ha retto ma resta l' emergenza occupazione Pagina 1 (4 febbraio 2010) - Corriere della Sera

Intervista L' amministratore delegato di Intesa Sanpaolo: Intollerabili gli eccessi sui bonus, l' emergenza numero uno l' occupazione

L'Europa ha retto meglio, la priorit la coesione sociale


Passera: i politici facciano le regole, separare chi d credito da chi specula Persa la chance di Tremonti all' Eurogruppo, ora puntiamo su Draghi Molto realismo nell' affrontare i problemi e altrettanta incertezza sulla ripresa, soprattutto in Europa. Consapevolezza diffusa che la disoccupazione l' emergenza numero uno. Progressiva convergenza sulla necessit di regole forti nella finanza. Sostenibilit e coesione sociale altrettanto importanti della produttivit e della competitivit. Un forte no al protezionismo. Necessit di costruire una nuova governance mondiale. In sintesi un Occidente ancora alle prese con una crisi tutt' altro che passata per Corrado Passera. Ma che, secondo il numero uno di Intesa Sanpaolo, dopo i giorni passati al World Economic Forum di Davos e alla vigilia del G7 in Canada nonostante l' insufficiente ruolo dell' Europa, apre molte opportunit di crescita anche per l' Italia, ricostruendo la fiducia necessaria nel futuro. Sar anche cos, ma l' impressione che dalle cronache di Davos ne sia uscito un mondo dove il solco tra politica e finanza si approfondito. Il solco solo tra gli estremisti: a me sembra che tutte le persone di buon senso ormai concordino sulla necessit di regole globali per evitare il ripetersi dei disastri degli ultimi anni. S, ma il presupposto quello del presidente francese Nicolas Sarkozy che non stato affatto tenero nei confronti di un capitalismo e di una finanza orientata solo al profitto. Auspicando per questo nuove regole. Sarkozy, come Obama, ma anche Draghi, distinguono tra le banche dell' economia reale, che raccolgono depositi e fanno credito, da quelle che forse non dovrebbero nemmeno chiamarsi banche perch fanno solo o prevalentemente finanza, trading, speculazione. Sono attivit del tutto diverse ed ora che abbiano regole e controlli del tutto diversi. Le vere banche commerciali, e soprattutto quelle che non hanno mai smesso di esserlo anche quando non era pi di moda, devono essere messe in condizione di sostenere al meglio famiglie e imprese. Sta dicendo che pu funzionare la ricetta di Obama che vuole impedire alle banche commerciali di accumulare in modo incontrollato rischi? Certo che pu funzionare,

come ha scritto Francesco Giavazzi luned sul vostro giornale. Possiamo affermare a buon diritto che se il mondo avesse avuto le regole e i sistemi di controllo italiani e di qualche altro Paese in Europa, la grande crisi non ci sarebbe stata o non sarebbe stata cos grave. Mi riferisco, ad esempio, ai limiti messi ai debiti, ufficiali e fuori bilancio, e alle norme a tutela della liquidit. Le banche saltano in aria prima per problemi di liquidit che di patrimonializzazione. Gi ma chi le deve fare queste regole? Il ministro Tremonti stato chiaro: spetta alla politica non ai banchieri. Certo che deve essere la politica. E ci aspettiamo che lo faccia e che assicuri controlli efficaci attraverso autorit adeguate in tutti i Paesi. Se l' avessero fatto per tempo come a casa nostra, la crisi non ci sarebbe stata. Ormai per se ne parla da troppo tempo e anche quello di Obama ancora un annuncio. L' auspicio che si facciano alla svelta per togliere l' estrema incertezza che oggi fa male a tutti. E che lo facciano in maniera coordinata e coerente perch i mercati sono globali, che lo si voglia o no. Bene ha fatto Sarkozy a ricordare anche le mostruosit contabili che hanno contribuito a distruggere trilioni di dollari. Come si pu andare avanti valutando in tempo reale il valore e il merito creditizio di aziende e banche sulla base delle quotazioni di borsa anche quando i mercati sono illiquidi o del tutto paralizzati? Siamo ancora per alle premesse. Il problema che va ripristinata la fiducia elemento fondamentale per la crescita. Il livello di fiducia molto diverso nelle diverse parti del mondo. Ed soprattutto legato alle aspettative di crescita. L' acronimo LUV quello che rende meglio il senso di quella che , purtroppo, la nostra debolezza relativa. L' Europa alle prese con una recessione a L, siamo caduti e ora siamo in una sorta di stasi. L' America sta vivendo una recessione a U: dopo la caduta il rimbalzo che si spera sia duraturo. Per l' Asia la crisi stata a V: frenata e subito reazione. Con questo livello di crescita, in Europa non ci sar ripresa di occupazione e l' emergenza economica potrebbe diventare emergenza sociale e poi politica. Fatto sta che si torna a parlare e a dare bonus milionari per i banchieri mentre in Europa ci sono 25 milioni di disoccupati. Quella dei bonus, soprattutto - ma non solo - ai traders americani un' enormit socialmente insopportabile. Anche in Europa e in Italia non si scherzato con bonus e premi. Sbagliando e comunque con grandi differenze tra Paese e Paese e tra le diverse tipologie di banche. Allora buono il tetto imposto con un emendamento dal Parlamento italiano? No, quella proposta dimostra l' incapacit di affrontare razionalmente il problema e la volont di fare solo populismo, che il peggior modo di rispondere alla crisi. Legare un manager ai risultati corretto purch ci sia una visione di lungo periodo. Andando anche contro le pretese delle Borse che tendono a premiare i risultati a brevissimo termine. L' orientamento al brevissimo termine una malattia sia dell' economia sia della politica che impedisce di costruire il

futuro E allora? E allora ci vogliono coraggio e creativit. Coraggio per imparare le lezioni della storia anche recente e creativit per trovare soluzioni nuove a problemi che sono del tutto nuovi. Mi ha fatto piacere che anche a Davos si sia consolidata la convinzione che sostenibilit e coesione sociale siano sullo stesso piano di competitivit e selezione. Il modello europeo nelle sue varie sfaccettature ha mostrato la sua solidit di fondo anche se deve ritrovare la spinta della crescita. La Ue potrebbe giocare, anche grazie al suo sistema sociale, un ruolo da "grande" del mondo, ma fino ad oggi non ha trovato la capacit di farlo. L' Italia in Europa pu e deve fare di pi e l' Europa ha bisogno dell' Italia. Ma con il G2 l' Europa stessa sembra destinata a essere marginalizzata. Che America e Cina si parlino mi sembra scontato, anche se oggi sono divise da differenze incolmabili. Ma guai se creassero un vero G2 a discapito del resto del mondo. La grande invenzione di portata storica degli ultimi anni stato il G20, dove c' ben pi che Stati Uniti e Cina. In quella sede l' Europa potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Noi sembriamo per distratti. Abbiamo perso l' opportunit di indicare Giulio Tremonti alla presidenza dell' eurogruppo. E non sembra salire la tensione per sostenere Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. In Europa ci siamo persi l' opportunit di Tremonti e ora non dobbiamo perderci quella di Draghi, anche se ce lo terremmo volentieri in Italia. Purtroppo noi italiani sappiamo lavorare insieme solo di fronte alle grandi emergenze, mentre per il resto siamo disuniti e perdiamo nei confronti dei Paesi che sanno essere sistema. L' Italia crede poco in se stessa. Siamo la terza economia europea, abbiamo persone, capacit che potrebbero far rivivere e potenziare l' Unione. Ma facciamo l' errore, comune ad altri Paesi occidentali, di guardarci l' ombelico. Con due milioni di disoccupati e vertenze come quelle dell' Alcoa e non solo quasi d' obbligo guardare entro i propri confini. L' occupazione viene soprattutto dalle imprese, da quelle esistenti che dobbiamo incoraggiare a crescere, a innovare, a internazionalizzarsi. Da quelle nuove che dobbiamo facilitare nella loro nascita. Da quelle del resto del mondo che dobbiamo attirare in Italia. Sta pensando alla Fiat di Termini che potrebbe essere ceduta a un gruppo cinese? Non conosco i dettagli, ma credo che Termini non abbia sbocchi automobilistici. Si dovr comunque trovare una soluzione per quell' insediamento. Per attirare capitali esteri dobbiamo offrire interlocutori certi, tempi decisionali definiti, sicurezza sul territorio, giustizia efficiente. Non sono pi il costo del lavoro e le rigidit sindacali gli ostacoli principali, che fanno preferire altri Paesi europei rispetto all' Italia, soprattutto al nostro Meridione. Sar anche vero. Ma solo se la torta cresce, se ci sar sviluppo si creer occupazione. E il prodotto interno lordo langue. Questo il tema dei temi. Con lo "zero virgola" di crescita non creiamo occupazione, non paghiamo il welfare, non costruiamo futuro. E le opportunit di crescita sia in Europa

che nel mondo ci sono: dalle nostre quattro "A" (Agribusiness, Automazione, Arredamento e casa, Abbigliamento e moda), alla green economy, dalle biotecnologie alle infrastrutture, al turismo. In tanti settori con prospettive di crescita il nostro Paese se la pu giocare tra i leader. Daniele Manca RIPRODUZIONE RISERVATA Sostenibilit Intesa Sanpaolo campione di sostenibilit. La banca stata inserita dalla canadese Corporate Knights nella classifica delle 100 societ pi attive nella gestione delle tematiche ambientali, sociali e di governance. la prima italiana in classifica. Manca Daniele Pagina 31 (4 febbraio 2010) - Corriere della Sera

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