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PEDAGOGIA DELLA COMUNICAZIONE

Appunti lezione 26-09-2022 e 27-09-2022

Insegnare è un processo educativo che si basa molto sulla comunicazione. La comunicazione può
essere sia verbale che non verbale, se fatta da gesti, azioni e tutto ciò che non include l’atto
verbale. Chi insegna deve “possedere” i valori che cerca di trasmettere all’altro: ad esempio, un
ladro non potrà insegnare ad un bambino a non rubare. Il tema fondamentale del corso sarà la
disinformazione.

I testi fondamentali per il corso saranno:

MARIO CALIGIURI, I pesci nell’acqua, Rubbettino, Soveria Mannelli 2019

MARIO CALIGIURI, Introduzione alla società della disinformazione. Per una pedagogia della comunicazione. Rubbettino 2018
 

Nel 1966, il sociologo McLuhan diceva: «si dice che il pesce non sappia di essere nell’acqua».
Così come i pesci che, essendo totalmente immersi nell’acqua, non si rendono
assolutamente conto di essere in acqua, allo stesso modo, noi, essendo totalmente
immersi nella disinformazione, non ci rendiamo conto di essere circondati da essa. Negli
ultimi anni sono tre i casi più importanti di disinformazione: la pandemia, la guerra in
Ucraina e le elezioni.

La crescita di ognuno di noi è fortemente condizionata dal posto in cui nasciamo e da ciò
che facciamo (ad esempio dai libri che leggiamo o dai film che vediamo). Alcuni studi
americani, tra cui l’articolo “The Early Catastrophe” sottolinea come all’interno delle
famiglie più ricche, un bambino, durante i primi anni di vita, viene a contatto con circa
48 milioni di parole mentre, nelle famiglie meno ricche, i bambini vengono a contatto
con circa un terzo delle parole che si possono ascoltare tra le famiglie ricche.

All’interno del processo educativo, le parole sono la cosa più importante. Infatti , senza la
conoscenza delle basi della linguistica non saremmo in grado di insegnare nulla. Tuttavia,
anche di fronte al tema della parola, può nascere un dibatti to. La società e i fenomeni
che ci circondano si modificano così in fretta che, all’interno della nostra mente, non
possediamo le categorie mentali adatte a descrivere quei fenomeni. L’ antropologo
Appadurai ha definito questo fenomeno come cedimento linguistico. Si dice infatti che,
uno dei motivi che ha scaturito la crisi economica mondiale del 2008, sia stata proprio la
diffi coltà delle persone a comprendere i contratti stipulati con le banche per ricevere
prestiti che non furono in grado di restituire. Dunque, i meccanismi economici si sono
sviluppati troppo in fretta e le parole non sono state in grado di spiegare e far
comprendere questi cambiamenti. In pedagogia ciò prende il nome di parole scadute e si
manifesta quando le parole che utilizziamo sono molto distanti dalla realtà che
dovrebbero descrivere.

La cristianità
Indipendentemente dalla fede o meno, nessuno di noi non può affermare di non essere
cristiano. Ciò è dato dal fatto che la nostra cultura affonda le proprie radici all’interno
della cristianità. Lo stesso filosofo italiano Benedetto Croce affermava che noi non
possiamo affermare di non essere cristiani. Basti pensare che, a distanza di oltre 2000
anni, ancora oggi il nostro tempo è scandito dalla visione cristiana: Natale, Pasqua,
Onomastico, battesimo, comunione, matrimonio e così via. Siamo così immersi nella
cristianità che addirittura i 10 comandamenti, oggi, sono leggi (es. non uccidere). Le
radici cristiane dell’Europa furono anche oggetto di pensiero del pensatore britannico
Christopher Dawson a pubblicare un articolo: “Il dilemma moderno: Senza il cristianesimo
l’Europa ha un futuro?”.

Le parole sono importanti sin dai tempi di Cristo, basti pensare che, nel Vangelo, Dio è definito
come Verbo. Il sostantivo “verbo” non è altro che un modo arcaico per esprimere il termine
“parola”: dunque Dio è parola. Walter Siti affermava in un testo che noi siamo su questa terra per
capire le cose, mentre, sulla Bibbia, è scritto che siamo sulla terra per dare un senso ed un nome
alle cose.
Chi studia generalmente conosce più parole. Tuttavia, per loro natura, le parole possono essere
ambigue. Infatti, ognuno di noi, in base a com’è cresciuto e come si è formato, potrebbe
comprendere una frase in modo diverso. Ognuno di noi comunica e recepisce una comunicazione
in modo del tutto originale. Da ciò nascono due esigenze: 1) mettere sempre l’alunno al centro del
processo educativo; 2) Modificare il nostro registro linguistico in base a chi abbiamo di fronte (non
posso riferirmi a dei bambini come mi riferirei ad un gruppo di avvocati). La pedagogia della
comunicazione di occupa proprio di questo processo comunicativo e cerca costantemente modi
sempre nuovi di insegnamento.

Il filosofo Hegel sosteneva che in ogni epoca ci sia una cultura dominante. Nella nostra epoca una
delle culture più dominanti in assoluto è la disinformazione. Alcuni pensano che il problema di oggi
sia il ritorno del fascismo, non è così. Il problema di oggi è che esistono delle condizioni che, se
rispettate, potrebbero far crollare la democrazia. Con la caduta della democrazia potrebbero
verificarsi “soluzioni al problema” di tipo totalitario che si tradurrebbero in totalitarismo e
controllo digitale.

La società di oggi tende a invogliare le persone al consumo. Basti pensare che esistono algoritmi
studiati per offrirci pubblicità personalizzate in base a ciò che cerchiamo su internet. Scuola e
università hanno il compito di formare persone che domani dovranno svolgere dei lavori che
saranno, man mano che passa il tempo, sempre più semplificate da algoritmi e da macchine. Si
pensi che se applicassimo tutta la tecnologia che conosciamo finora ai lavori comuni, quasi tutti i
lavori che conosciamo scomparirebbero. Questo è dovuto al fatto che il lavoro svolto da una
macchina è di gran lunga più preciso, veloce ed efficace di un lavoro svolto da una persona.

Ci troviamo di fronte ad un’epoca di metamorfosi: l’ibridazione tra uomo e macchina. Viviamo in


un’epoca a tre dimensioni (fisica, virtuale ed aumentata). Secondo Platone, l’uomo vive all’interno
di una caverna e crede che le proprie ombre, proiettate verso la parete della caverna dalla luce alle
loro spalle, sia la verità; la realtà. Secondo Calderon De la Barca, l’uomo è immerso nel tempo.
Jung dice che i contemporanei all’interno di una epoca sono pochissimi, il resto della popolazione
vive, almeno metaforicamente parlando, in epoche diverse (basti pensare, ad esempio, che nel
2022 esistono ancora civiltà cannibale nel mondo).

Ogni fenomeno deve essere visto da una prospettiva “storica” cosa vuol dire? Vuol dire che ogni
cosa deve essere inquadrata nel tuo contesto temporale e culturale. Se analizziamo un fenomeno
solo dal punto di vista del presente, si finirà per cogliere solo una parte di quel fenomeno.
Analizzarlo nella sua durata e nella sua collocazione temporale ci aiuterà a comprenderlo nella sua
interezza. ( se noi analizziamo l’avvento del fascismo con le idee e i modi di vedere la realtà di oggi,
non saremo in grado di comprendere perché il fascismo è arrivato al potere 100 anni fa). Alvin
Toffler, un futurologo che ha scritto “Lo shock del futuro”, “Power shift” affermò che i veri
intellettuali anticipano i fenomeni. Ad oggi c’è sicuramente un intellettuale che ha previsto cosa
succederà tra 100 anni: sta a noi capire chi è che è stato in grado di prevedere cosa succederà.
Toffler afferma che negli ultimi 50.000 anni si sono succedute generazioni e generazioni ma che,
per la maggior parte, abbiano vissuto nelle caverne. Solo alcune delle ultime generazioni hanno
avuto la fortuna di vivere la stampa, il motore a scoppio, internet. La nostra capacità di seguire i
cambiamenti sociali è sempre più difficile anche a causa di Internet che sta provocando
cambiamenti anche a livello cerebrale nelle persone.

La scuola e l’università formano delle persone che, grazie alle competenze acquisite, troveranno
un lavoro che produce un reddito. Tale reddito verrà utilizzato per consumare. Viviamo in una
società sempre più orientata verso il consumismo. Il politologo Fukuyama, collaboratore di Bush Jr,
scrisse tempo fa un libro che fece molto discutere: La fine della Storia. Se è vero che la storia è
generata dalla contrapposizione di due antitesi, allora, con la caduta dell’Unione Sovietica e
dunque la caduta di una antitesi, la storia è finita. Infatti, alla caduta dell’URSS, anche i paesi
allineati al pensiero sovietico iniziarono ad utilizzare i modelli economici capitalistici tipici
dell’occidente portando ad un trionfo del pensiero liberale.

Il modo migliore che ha l’educatore per combattere la disinformazione è trasmettere


principalmente le informazioni e le conoscenze di cui un individuo ha bisogno. L’apprendimento di
ognuno di noi dipende da due elementi: 1) La genetica e la predisposizione mentale (epigenetica)
2) l’ambiente in cui cresce. Oltre questo, ci sono alcune cose che riescono a plasmare il nostro
modo di vedere ciò che ci circonda: I libri, i film, i social network, la tv. A proposito della
televisione, Karl Popper diceva che la televisione è un’arma di distruzione di massa.

All’interno di una vita di una persona passato, presente e futuro si mischiano ed è fondamentale
che tra questi elementi ci sia sintonia: se in passato abbiamo subito un trauma che non siamo
riusciti a superare, questo condizionerà, spesso in negativo, il nostro presente. Possiamo
affermare, dunque, che, in un certo senso, oggi stiamo costruendo il nostro futuro. Riflettere su ciò
ci permette di realizzare quanto il compito dell’educatore sia delicato e complesso. L’educazione è
il tempo del futuro. Elemento fondamentale per costruire il proprio destino.

Secondo il linguista Raffaele Simone, esistono due tipi di intelligenza: Intelligenza sequenziale e
intelligenza simultanea.  l’intelligenza sequenziale, con la quale si danno nomi alle cose e si
comunica attraverso parole articolate, che analizzano, strutturano e soprattutto gerarchizzano i
pensieri in modo da creare un testo. Il secondo tipo di intelligenza è quella simultanea, che
prevede un approccio olistico, dove si trattano contemporaneamente più informazioni. Vi è un
ascolto e una visione non alfabetica, con l’aiuto di immagini e video. Al contrario dell’intelligenza
sequenziale non si attribuisce un ordine gerarchico alle informazioni. Quest’ultimo tipo di
intelligenza ci permette di comprendere e ordinare le notizie che apprendiamo dai media televisivi
e dalle nuove tecnologie di comunicazione.

Altro tipo di intelligenza importante è l’intelligenza emotiva. William Davies, di fatti, afferma che
l’emotività ha conquistato il mondo e, grazie alla rete, l’effetto sciame ha preso sempre più piede.
Secondo questa teoria a causa della rete, l’indignazione o l’approvazione verso qualcosa aumenta
e diminuisce a ritmi sempre più elevati.

Uno dei problemi che l’educazione deve risolvere è la distorsione della percezione del mondo. Per
poter trasmettere informazioni nel modo corretto è necessario conoscere l’ambiente familiare,
sociale e tanti altri aspetti che caratterizzano una persona proprio perché la nostra visione del
mondo può cambiare a seconda delle persone e gli ambienti che frequentiamo. Alcune cose
cambiano dall’oggi al domani e di ciò un educatore deve esserne sempre consapevole: la privacy
che un tempo era sacrosante, oggi viene scambiata in cambio di un servizio o di una iscrizione su
un social network. Capire dunque i processi comunicativi e saperli inserire all’interno di un
contesto educativo è di fondamentale importanza. L’educazione deve avere a che fare anche con il
fatto che l’essere umano è una persona abitudinaria, cambiare abitudini non è facili. Baumann
diceva infatti che il problema non è ricordare ma dimenticare. Dimenticare soprattutto quella serie
di preconcetti e stereotipi che sono propri dell’essere umano.

La disinformazione non è altro che una manipolazione dell’informazione volta a influenzare il


comportamento degli altri e orientarli verso il consumo di un dato bene. Qual è la differenza tra
informare e comunicare? L’informazione si ha quando un soggetto attivo (es. la tv che trasmette il
notiziario) passa delle informazioni ad un interlocutore che percepisce l’informazione
passivamente (es. lo spettatore). La comunicazione è un fenomeno che potremmo definire
circolare in quanto si tratta di uno scambio di informazioni che da un soggetto attivo vanno verso
un soggetto passivo che a sua volta, rispondendo all’interlocutore, diventerà soggetto attivo.

L’attenzione dunque è fondamentale durante il processo educativo e, noi educatori, dobbiamo


risultare interessanti, mediante i contenuti e varie tecniche, se realmente vogliamo svolgere
perfettamente il nostro ruolo. Il contatto visivo, ad esempio, è fondamentale per catturare
l’attenzione di chi ci ascolta. La calibrazione della voce è ugualmente importante: se parlo a bassa
voce le persone che occupano gli ultimi posti non mi sentiranno. Anche l’ambiente in cui si fa
lezione è importante: in un posto freddo la soglia dell’attenzione è minore rispetto ad un posto
caldo. È importante che tutti seguano attentamente poiché basta una sola persona distratta per
poter facilmente far distrarre gli altri.

Una forma particolarmente importante, soprattutto nei bambini di età prescolare, è la


comunicazione mediante immagini. Le capacità cognitive si sviluppano intorno ai 3 o 4 anni di età
e condizioneranno la nostra vita per tutta la sua durata. Scrivere è fondamentale per
l’apprendimento. Perché? Scrivere ci aiuta ad organizzare i nostri pensieri, a chiarire i dubbi. Dal
momento che ciò che scriviamo è in parte condizionato anche dall’ambiente in cui viviamo (Ad
esempio è più facile che un autore palestinese scriva un libro che tratti il tema della guerra
piuttosto che lo faccia un autore Norvegese), è importante che l’attività educativa ponga il suo
sguardo anche su ciò che circonda l’ambito scolastico. L’educazione è qualcosa di così importante
che, come dice Alexander, data la connessione tra medicina e processi educativi, Scienze
dell’Educazione potrebbe un giorno diventare una branca della medicina. Questo connubio
potrebbe essere anche alimentato dal fatto che siamo in una società ibrida, dove l’uomo e la
macchina sono sempre più una cosa sola.

Il tema dell’educazione è da sempre il tema della politica per eccellenza. Non a caso, i sistemi
politici che investono più soldi sono quei sistemi politici che investono sulla qualità dell’istruzione.
L’apprendimento infatti è strettamente correlato allo sviluppo di una società, al suo progresso.
Non a caso si parla di società dell’apprendimento con la quale si esprime quel fenomeno in base
alla quale il grado di sviluppo di una società è direttamente proporzionale alla capacità di una
società di sviluppare la capacità di apprendimento.
Appunti 28-09-2022

La musica è espressione. Ogni forma di arte è espressione: il calzolaio che sa fare la scarpa è
artista, lo stilista che sa fare il vestito è artista e così via. Anche insegnare è un’arte e il rapporto
che si crea da docente e alunno è un rapporto unico. La musica ha una funzione simile a quella
dell’insegnante: trasmettere qualcosa in modo unico. Se noi ascoltassimo una canzone, ognuno di
noi recepirebbe un messaggio diverso da quello recepito da un altro. La musica è fondamentale
anche nelle pubblicità, non esiste una pubblicità senza musica. Perché? Perché la musica attira
l’attenzione e, in un mondo così sommerso nella disinformazione, attirare l’attenzione è
fondamentale. Chi vuole insegnare deve prima attirare l’attenzione e poi comunicare in modo
efficace. In base agli interlocutori che abbiamo di fronte è necessario parlare in un preciso modo:
se di fronte ho professionisti parlo in un modo, se ho bambini parlo in un altro. Il linguaggio va
adeguato all’interlocutore. Così come tra giuristi si usa un linguaggio tecnico, così anche la
pedagogia ha il suo linguaggio. Il contesto (sia esterno che interno) in cui si studia è fondamentale.

L’Unical ha evidenziato il fatto che sia frequentata da persone che vengono dalla stessa regione.
Studiare all’università di Milano vuol dire frequentare con persone che vengono da diverse parti
del Paese e quindi entrare a contatto con idee diverse. Frequentare sempre le stesse persone con
le stesse idee non fa allargare i nostri orizzonti culturali. Viaggiare è un’ottima iniziativa per
allargare tali orizzonti, anche se la dimensione del Paese è importante per la vita dell’uomo purché
non ti trasformi in una gabbia che ci imprigioni sempre nelle stesse idee. Uno dei più grandi
intellettuali del 900, Jorge Luis Borges diceva “Bisogna avere una mente ospitale”. Se io parlo
sempre con uno che ha le mie stesse idee non crescerò mai, non migliorerò mai. Confrontarmi con
chi la pensa diversamente da me mi aiuta a capire quali possano essere i miei limiti. Viviamo in
quella che definisce Karl Popper come società aperta, basata sulla tolleranza. In una società di
questo tipo tutte le idee diverse sono rispettate. L’unica cosa che non si tollera è l’intollerante.
Non si può tollerare il fatto che una minoranza, ad esempio, voglia togliere il crocifisso dalle classi,
simbolo della cristianità del paese in cui si trova. L’intollerante vuole imporre i suoi valori; Perché
io devo rinunciare ai miei valori? Il problema di fondo è che l’occidente non è più radicata ai suoi
valori della propria tradizione come, ad esempio, lo sono gli stati islamici.

È importante ascoltare tutti: dal più noioso a quello che sembra non sapere perché le nostre
convinzioni derivano dalle POCHISSIME cose che conosciamo.

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