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L'UNIFICAZIONE DELL'INDOCINA, QUESTIONE STORICA

La lunga guerra d'Indocina giunta ad un momento decisivo con il crollo del Sud Vietnam. Per chi, come noi, da sempre ha sostenuto la lotta di unificazione statale come processo della rivoluzione democratico-borghese vietnamita la portata storica della vittoria politica e militare di Hanoi trascende il fatto contingente. "Per capire gli avvenimenti occorre sapere quali questioni siano risolte da un mutamento di potenza", ammonisce Lenin nella sua opera sull'imperialismo. Appunto, in questa prospettiva ci poniamo per capire gli avvenimenti vietnamiti. Le questioni poste sono di vario ordine ed importanza. La prima ha una dimensione storica a lungo termine. Viene impostata da Marx nella sua analisi sulla "questione asiatica" e sviluppata da Lenin nella fase imperialistica. Sostanzialmente Marx ritiene che l'Oriente sia destinato allo sviluppo capitalistico, con tutto il suo carico di lacrime e di sangue, se prima non sopravviene in Europa la rivoluzione socialista e la dittatura proletaria. Solo un proletariato europeo che detenga le forze produttive, accumulate dalla borghesia, pu essere in grado di far risparmiare alle popolazioni dell'Asia il lungo calvario della fase capitalistica. Engels pone, inoltre, la ipotesi di una rivoluzione socialista occidentale aggredita da un Oriente reazionario e precapitalista. Lenin attualizza strategicamente la "questione asiatica" e concepisce un attacco dell'Asia, agitata dalle rivoluzioni democratico-borghesi, alle metropoli imperialistiche occidentali. L'attacco dei giovani capitalismi, e nel caso del Giappone gi maturo imperialisticamente, avrebbe, per Lenin, l'effetto dirompente di spezzare tutti gli equilibri tra le metropoli e di indebolire, all'interno delle metropoli stesse, le posizioni dei partiti opportunisti che controllano il proletariato ed appoggiano la borghesia. Su questa questione storica si sempre basata la nostra linea politica sull'Asia e, in particolare, sull'Indocina. La nostra posizione marxista e leninista non stata, quindi, di semplice appoggio ad una rivoluzione democratica, come quella cinese o quella vietnamita, o di semplice lotta all'intervento imperialistico. La nostra posizione si , invece, sempre collocata nel solco della continuit di una questione storica per il movimento rivoluzionario marxista. Noi abbiamo sempre criticato tutte quelle ideologie che contrabbandavano come edificazione socialista il processo sociale, economico e politico dei giovani capitalismi. Ma siamo stati anche gli unici a sostenere, contro lo stalinismo, la necessit storica di un attacco del movimento asiatico alle metropoli imperialistiche, attacco che poteva e pu agire da acceleratore della crisi mondiale dell'imperialismo stesso. Abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo che solo un impetuoso sviluppo capitalistico in Cina e in India pu definitivamente scardinare l'attuale assetto imperialistico del mondo ed aprire una crisi generale sociale e politica di gigantesche proporzioni tali da mettere immediatamente all'ordine del giorno la guerra mondiale e la rivoluzione proletaria internazionale. Elemento fondamentale dello sviluppo la formazione di Stati politicamente indipendenti che garantiscano l'ampliamento del mercato interno e che proteggano lo sviluppo dell'industrializzazione; in questo senso, la formazione di tali Stati comporta un processo di rivoluzione democratica sia per l'indipendenza nazionale che per la riforma agraria. Per una serie di fattori, che non staremo qui ad analizzare, proprio sull'indipendenza nazionale e sulla riforma agraria che le rivoluzioni democratiche-borghesi, in assenza di un appoggio decisivo del

proletariato internazionale, dimostrano tutta la loro debolezza. Ci permette alle varie potenze imperialistiche di conservare una forte presenza e di utilizzare ampi margini di manovra anche in zone, come l'Asia, investite da vaste rivoluzioni democratiche. Anche per questa debolezza intrinseca dei movimenti nazionali, la strategia leninista della rivoluzione asiatica doveva e deve marciare su direttrici continentali e non doveva n deve avere limiti ristretti di singole zone. Gli ultimi decenni hanno, invece, posto in risalto questi limiti e la stessa esplosione di antagonismi tra Cina, India e Pakistan, antagonismi che hanno portato a guerre, ne la pi lampante dimostrazione. Quindi, per ritornare al quesito posto da Lenin, gli avvenimenti degli ultimi decenni non hanno ancora risolto, con un mutamento di potenza, la questione storica di un attacco asiatico alle metropoli imperialistiche, anzi non hanno ancora risolto neppure la questione preliminare di un fronte unito asiatico dei giovani capitalismi. In questo quadro abbiamo visto le guerre d'Indocina. Il fatto che l'intervento imperialistico americano fosse possibile in termini militari in Indocina segnava non solo un'aggressione di una grande potenza ma indicava, soprattutto, un grave ritardo storico nella maturazione della questione asiatica. Inoltre, il prolungamento e la intensit dell'intervento militare statunitense rafforzava inevitabilmente l'inserimento dell'imperialismo russo e, quindi, indeboliva di riflesso la Cina. In realt l'intervento militare dell'imperialismo americano non ha potuto n poteva impedire che il movimento di unificazione vietnamita andasse avanti. Ha potuto e forse potr impedire che giunga a certe conclusioni, come vedremo. Gli Stati Uniti, con la guerra d'Indocina, hanno cercato, invece, per pi di 10 anni di ritardare il ridimensionamento della loro egemonia imperialistica in Asia, conquistata con la sconfitta dell'imperialismo rivale giapponese il quale aveva tentato invano di stabilire il suo dominio. L'intervento militare statunitense in Indocina avviene quando inizia il declino della supremazia USA in Asia, cio quando di fronte al ritiro sostanziale delle potenze inglese, francese ed olandese riemerge un Giappone lanciato alla conquista del terzo posto mondiale e quando la presenza dell'imperialismo russo in quell'area, seppur massiccia, non in grado di competere con la pi capillare e intensiva presenza americana. L'intervento statunitense in sostanza non comporta un mutamento di potenza e, quindi, non risolve le questioni dei rapporti interimperialistici in Asia e della unificazione di uno Stato indocinese. La storia ha affidato questo compito al Nord Vietnam, cio a quello Stato che per primo ha posto l'obbiettivo e che per decenni ha lottato con estrema determinazione per realizzarlo. Il Nord Vietnam come Stato a s un organismo sociale e politico troppo ristretto per avere possibilit di sviluppo e per non essere soffocato e condizionato, oltre che dalle potenze imperialistiche, dallo sviluppo di grandi Stati come la Cina e l'India. Il Nord Vietnam ha, per, dimostrato di cogliere le tendenze d i fondo che spingono alla formazione di grandi Stati in Asia negli ultimi decenni ed oggi si pone in condizione di essere, con la forza politica e militare e con la capacit di utilizzarle al massimo rendimento, il nucleo formativo di un futuro Stato indocinese di un centinaio di milioni di abitanti, quindi di uno Stato della forza dell'Indonesia e, come peso, il quinto grande Stato asiatico. Da anni noi abbiamo ritenuto questa ipotesi di estrema importanza storica.

Oggi che gli avvenimenti fanno di questa ipotesi una questione concreta se ne pu valutare la rilevanza e se ne deve analizzare la possibilit. Ecco come, secondo l'insegnamento di Lenin, l'analisi del mutamento di potenza ci permette di vedere la soluzione di questa questione quando il corso degli avvenimenti l'ha resa estremamente concreta. L'unificazione del Vietnam ormai un fatto militare. Pu diventare un fatto economico, politico, statale? La risposta ci pu venire solo dall'analisi dei mutamenti di potenza intercorsi o che potranno intercorrere. Ebbene, i mutamenti di potenza non possono essere circoscritti al solo Vietnam ma riguardano oltre gli USA, l'URSS, il Giappone, la Cina e l 'India, solo per calcolare le potenze maggiori. Non si tratta di vedere quali sono le potenze favorevoli e quelle sfavorevoli ad una unificazione vietnamita, cio alla formazione di uno Stato di media grandezza, poich per ogni potenza si potrebbero indicare vantaggi e svantaggi derivanti dalla esistenza di un simile Stato. Si tratta solo di porre la questione nella sua concretezza poich proprio su questo terreno si dovranno interpretare gli avvenimenti del prossimo futuro asiatico, avvenimenti che non mancheranno di riservare inedite sorprese. Un passo avanti nella storia dell'Asia si compiuto. Si chiude una pagina ed un'altra si apre. ARRIGO CERVETTO 1975

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