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Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing.

Aerospaziale 2004-05 1 di 35
Dispense integrative di COSTRUZIONE DI MACCHINE
per il Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Aerospaziale a.a 2004-05
E. Manfredi Sett. 2004

1. RICHIAMI SULLA MECCANICA DELLE MACCHINE CON AT TRITO

Attrito di strisciamento
Le superfici delle parti in contatto (coppie cinematiche, unioni, ecc.) non sono perfettamente piane
(rugosit: tracce di lavorazione, ecc.). Inoltre le superfici originarie sono modificate sia dallazione
dellambiente (ossidazione, gas adsorbiti, impurezze, lubrificante) sia dallusura. Si distinguono i casi di:
1. assenza di lubrificante: superfici perfettamente asciutte (a secco); si usa distinguere tra il caso in
aria, e quello, pi sfavorevole, sotto vuoto spinto;
2. lubrificazione limite:
a. superfici umettate con un velo molecolare di lubrificante liquido, le cui propriet rilevanti
sono luntuosit (o lubricit) e ladesivit (es.: grasso lubrificante);
b. superfici di materiale solido sfaldabile (es.: Politetrafluoretilene o PTFE, grafite, MoS
2
)
oppure ricoperte con paste lubrificanti di analoga natura (es.: applicazioni nel vuoto).
3. lubrificazione mista: superfici in moto relativo, parzialmente separate da un velo di lubrificante che
ispessisce con il crescere della velocit e con il ridursi della pressione di contatto;
4. lubrificazione idrodinamica (o elastoidrodinamica) e lubrificazione idrostatica: le superfici sono
totalmente separate da un velo sufficientemente spesso di lubrificante.
Il caso (4) si manifesta se lo spessore medio del meato marcatamente superiore alla somma delle rugosit
medie delle superfici. Introducendo il fondamentale parametro lambda:
2
2
2
1 q q
meato
R R
h
+
=
ove R
q
il valore quadratico medio della rugosit superficiale (poco diverso dal valore R
a
della rugosit
media) si nota che alla condizione (4), detta di full film, corrisponde comunemente: >35.

Forza di attrito di primo distacco e forza dattrito di strisciamento
Se N la risultante delle pressioni normali alla superficie di contatto, la risultante delle azioni di interazione
tra le due superfici (deboli forze di attrazione elettrochimica, micro-interazioni meccaniche), detta forza di
attrito, giace sul piano tangente a questa superficie e vale: T=fN con f coefficiente di attrito.
Si distingue tra attrito di primo distacco (o statico; coefficiente f
s
) e attrito cinetico.
Nel caso statico la direzione della forza dattrito pu essere qualsiasi, assumendo direzione e verso opposto
al moto incipiente. Si usa perci definire un cono dattrito, che ha semiapertura:
s
= arctg f
s
, questo cono
comprende tutte le possibili direzioni della risultante vettoriale R delle forze N e T.
Nel caso cinetico la forza T ha la direzione della velocit relativa di strisciamento e verso opposto a questa.
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Di regola f
s
> f (differenze attorno al 20%) salvo che per alcuni materiali (es.: PTFE o Teflon).
Valori tipici sono riportati nelle seguenti tabelle.
Tab A.I Superficie perfettamente asciutte in aria
1

Materiali Coefficienti dattrito
Elemento 1 Elemento 2 Statico (f
s
) Cinetico (f)
Acciaio Acciaio 0,6 0,8 0,4
Acciaio Bronzo 0,35 0,3
Acciaio Nylon (PA) n.d. 0,15 0,4
Acciaio Teflon (PTFE) 0,05 0,05
Acciaio o ghisa Guarnizione freni, ecc. 0,25 0,45 0,15 0,4
Acciaio Gomma n.d. 1,6 2
Gomma (pneumatico) Asfalto 0,4 0,35
Tab A.II Superficie umettate di lubrificante (lubrificazione limite)
Materiali Coefficienti dattrito
Elemento 1 Elemento 2 Statico (f
s
) Cinetico (f)
Metallo Metallo 0,1 0,2 0,08 0,2
Acciaio Acciaio 0,08 0,2 0,07 0,16
Acciaio Bronzo 0,15 0,2 0,1
Acciaio Metallo bianco
2
0,1 0,1
Acciaio o ghisa Guarnizioni freni, ecc 0,1 0,2 0,05 0,15
Gomma (pneumatico) Asfalto bagnato 0,05 0,15 0,1 0,2
Corrispondentemente langolo dattrito pu variare tra 24 (f = 0,45) e 3 (f = 0,05); al comune
valore f = 0,1 (es.: accoppiamenti con lubrificazione limite) corrisponde un angolo dattrito 6.
In alcuni casi la rottura dellattrito statico svantaggiosa, (es. svitamento spontaneo di dadi o viti,
provocato da urti o vibrazioni). In altri casi, tramite adatti accorgimenti, si usa favorire le condizioni
cinetiche dattrito (es.: rotazione continua del perno di un bilanciere che deve oscillare saltuariamente
3
).
Talvolta sia lattrito statico sia quello cinetico sono presenti in zone di adesione e di scorrimento
dellarea nominale di contatto (es.: contatto tra cinghie non dentate e pulegge o tra pneumatico e strada).

Leggi empiriche di Coulomb e loro limiti
1. Il coefficiente dattrito indipendente dal carico.
2. Il coefficiente dattrito indipendente dalla superficie di contatto.
3. Il coefficiente dattrito indipendente dal velocit.

1
Adattato da E.Funaioli et al, Meccanica applicata alle macchine, 1998
2
Lega Cu Sn Sb, con particelle dure in una matrice tenera, ideata da O. Babbit verso la fine dello 800.
3
Questa soluzione presente nel famoso motore aeronautico del 1935 Rolls Royce Merlin
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Le prime due leggi hanno una parziale conferma teorica solo nel caso dei materiali metallici.
In generale
4
si associa lattrito e lusura sia alladesione tra scabrosit superficiali in contatto (vedi figura) sia
alla deformazione o allazione di taglio esercitata da scabrosit ed inclusioni dure nei confronti dellopposta
superficie.

Larea reale di contatto A*, costituita dalle somma di areole poste sulle cime delle rugosit, molto inferiore
a quella nominale A . Nei materiali metallici, il cui comportamento caratterizzato da piccole deformazioni
elastiche e da grandi deformazioni plastiche, la pressione p* sulle areole determina locali deformazioni
plastiche (assestamenti); perci p* allincirca pari al carico unitario di snervamento S
Y
. Se si aumenta il
carico N, aumenter lestensione della superficie A*
5
.
Nellipotesi che lo strisciamento di una superficie rispetto allaltra inizi quando la tensione tangenziale pari
ad un valore critico * , corrispondente alla rottura delladesione locale e ad altre simili interazioni,
dipendenti dalla natura delle superfici in contatto e dallambiente locale, si pu scrivere:
Y
Y
S N
T
f
A T S A N
*
* * ; *

= =
= =

Queste relazioni sono coerenti con le prime due leggi di Coulomb.
Nel caso di polimeri, che hanno un comportamento in parte viscoso, e nel caso delle gomme e degli
elastomeri, il cui comportamento caratterizzato da grandi deformazioni elastiche, valgono per leggi
differenti. Sinteticamente si pu assumere
6
:
3 / 2
4 / 3
: gomma
: plastiche
Coulomb) di (legge : metalli
N T
N T
N T


La validit della terza legge di Coulomb ancora meno generale. Nelle macchine spesso presente il
lubrificante. In altri casi possono essere presenti sostanze che agiscono come tale. Se al crescere della
velocit di strisciamento si forma un velo sufficientemente spesso (meato) di lubrificante (es.: effetto di
portanza nei meati convergenti), le asperit delle superfici non sono pi in contatto. In questi casi (es.:

4
Si vedano ad es.: R.Bassani, Tribologia, 1990, M.Guiggiani, Dinamica del veicolo, 2000
5
Ci determina anche le caratteristiche di tenuta di fluidi (es.: guarnizioni metalliche): nella zona darea A si ha un
tenuta del tipo a labirinto; aumentando la forza N si riduce il numero dei labirinti in comunicazione tra loro;
introducendo un sigillante od una guarnizione deformabile si possono occludere tutti i labirinti.
6
Si veda ad es.: Hamrock et al. Fundamentals of machine elements, 1999, cap. 8
N

T



p*, *
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coppia lubrificata perno-cuscinetto rotante a velocit elevata) il coefficiente dattrito dipende solo dal
fenomeno fluidodinamico
7
d molto inferiore ai valori riportati nelle tabelle, di cui sopra (tipicamente
f
fluidod.
= 0,0020,005). Esistono, inoltre, regimi intermedi: lubrificazione mista e lubrificazione
elastoidrodinamica, dove la condizione di portanza determinata dalla deformazione delle superfici.
La dipendenza del coefficiente dattrito di strisciamento dai principali parametri illustrata dalla cosiddetta
curva di Stribeck che qui riportata, in modo semplificato.
In alcuni casi (in particolare nei materiali da guarnizione per frizioni o freni) non trascurabile la dipendenza
del coefficiente dattrito dalla temperatura. Questa, a causa del lavoro dissipato per attrito, pu raggiungere
valori locali elevati
8
. La pressione influisce invece sulla capacit della guarnizione, relativamente tenera, di
aderire alle superfici dure e relativamente scabrose del freno o della frizione; ci d origine ad una variazione
non trascurabile del coefficiente dattrito (es.: f = 0,30,45 con pressione rispettivamente bassa ed ottimale).

Alcuni problemi notevoli
Rendimento nel moto diretto, pressioni in presenza dattrito, stabilit.
Si consideri un piano inclinato, dove la forza motrice sia F e W sia il peso delloggetto che spinto nella
direzione della forza motrice. In questi casi si parla di moto diretto. Se lattrito fosse nullo si avrebbe la
situazione illustrata nella figura successiva.

7
A questo proposito si veda ad es.: Juvinall e Marshek, op.cit., cap. 13.
8
Nelle guarnizioni per freni o frizioni si osserva una riduzione del coefficiente dattrito a secco con temperature elevate (es.: 300C
fading). Poich il rinnovo per usura degli strati superficiali della guarnizione si attiva ad una temperatura ottimale, si osservano
valori inferiori al previsto anche a temperature di funzionamento troppo basse (glazing).
Coefficiente di
attrito
[log]
Lubrif.
mista Lubrificazione
idrodinamica
Lubrificazione
limite
Rugosit
superficiale
crescente,
funzionamento
nel vuoto





0,1




0,01




0,001
Viscosit lubrificante velocit strisciamento [log]
pressione nominale di contatto
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tan
sin ; cos
0
0 0 0
W F
F N W N
=
= =

Si noti che N
0
la risultante di pressioni p
0
distribuite in modo, generalmente incognito, che compatibile
con landamento in figura (pressioni quasi equiripartite). Questo andamento frequentemente assunto nella
pratica della progettazione (pressioni nominali). In presenza di attrito si ha una situazione differente.

La direzione della risultante T N R
r r r
+ = former langolo di attrito con la normale al piano ed un angolo
pari a: (+) rispetto alla direzione di W. Si pu perci scrivere:
) tan(
) sin( ; ) cos(


+ =
= + = +
W F
F R W R

Si noti che la distribuzione delle pressioni di contatto con attrito tanto pi marcatamente differente da
quella del caso senza attrito, quanto pi elevato langolo o il coefficiente di attrito
9
.
Con il crescere dellattrito oppure della distanza dal piano della forza F , la risultante R tende a spostarsi
verso unestremit del corpo. La condizione limite per la stabilit al ribaltamento si avr quando R passa per
il punto pi esterno del perimetro di contatto.
Per definizione il rendimento :
MOTORE
UTILE
L
L
= ; nel caso di moto diretto (come in figura) si pu scrivere:
F
F
L
L
L
L
M
M
M
U 0 0
= = =

9
Si veda ad es.: Juvinall e Marshek, op. cit., Cap.18 per quanto riguarda le pressioni di contatto in altri casi.

W

F
T=fN

R p

N

W

F
0



p
0


N
0

s
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essendo: L
M0
= F
0
s e L
M
= F s rispettivamente il lavoro motore richiesto in condizioni ideali (ad es.:
senza attrito) ed in condizioni reali. Per il piano inclinato sar quindi:
) tan(
tan
0

+
= =
F
F
.
Ad unanaloga espressione si arriva nel caso della coppia elicoidale
10
, che concettualmente un piano
inclinato avvolto su un cilindro. In generale conviene esprimere il rendimento di un meccanismo in funzione
di parametri progettuali (es.: passo della filettatura & suo diametro medio angolo di inclinazione
dellelica di una filettatura).

Lavoro dissipato, moto retrogrado, irreversibilit del moto.
Dalla definizione di rendimento si pu inoltre scrivere:
) 1 ( 1 =
|
|
.
|

\
|
= =
M
M
U
M U M dissipato
L
L
L
L L L L
Si consideri una semplice macchina, ad esempio un paranco costituito da una fune e da una puleggia. Sia F
la forza motrice e Q la forza resistente, ad es.: un peso che, nel moto diretto, sollevato dal paranco. Se a
parit di Q si riduce la forza F , il verso del moto si invertir. Si consideri questo moto retrogrado. La forza
resistente Q , divenuta motrice, svilupper un lavoro L
M
che, per definizione, sar pari al lavoro utile L
U

che essa esercitava nel moto diretto. Detto il rendimento nel moto retrogrado, il corrispondente lavoro
dissipato dato dalla:
) ' 1 ( ) ' 1 ( ' ' = =
U M dissipato
L L L
Da questa ultima relazione e da quella precedente si ricava:
dissipato
dissipato
L
L'
1
) 1 (
) ' 1 (


Se si assume, come spesso lecito, che i lavori dissipati nei due versi siano allincirca uguali, si ricava la
seguente relazione approssimata:

1 2
'


In particolare se 0 ' il moto retrogrado impossibile (condizioni di irreversibilit).
Nellapprossimazione sopra indicata, lirreversibilit (arresto spontaneo) richiede che il rendimento nel
moto diretto sia 5 , 0 .
Si noti che nel caso del piano inclinato si pu calcolare immediatamente il rendimento nel moto retrogrado
(scivolamento in basso del peso e, analogamente, svitamento di un dado gi serrato o azionamento della
rotazione di una madrevite spingendo sulla vite). In queste circostanze il verso della forza di attrito si inverte
e la direzione della forza R forma unangolo () rispetto alla direzione di W. Ripetendo il procedimento
gi illustrato in precedenza, si ottiene perci:

10
Si veda ad es.: Juvinall e Marshek, op. cit., Cap.10
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 7 di 35

tan
) tan(
'

=
Si nota che la condizione limite di irreversibilit corrisponde alla: = .
Poich il coefficiente di attrito statico maggiore di quello cinetico, la condizione dirreversibilit statica
non garantisce che il moto retrogrado sia impedito se vi sono urti, vibrazioni, piccoli moti di assestamento in
qualsiasi direzione. Da ci deriva, ad esempio, la necessit di dispositivi di frenamento (es.: incollaggio) e di
sicurezza (es.: piastrine, copiglie) nelle unioni con filettature.

Impuntamento.
Si consideri unasta scorrevole su due coppie prismatiche con attrito, come indicato nella figura a pagine
seguente. Si nota che la forza motrice F deve aumentare, a parit di forza resistente Q , se la distanza tra le
coppie prismatiche si riduce. Infatti al crescere delle componenti ortogonali delle reazioni vincolari
aumentano anche le forze dattrito. Esistono inoltre delle condizioni limite, una delle quali indicata in
figura, quando le rette dazione di tre forze passano per lo stesso punto. Raggiunte o superate queste
condizioni non possibile il moto con forze resistenti comunque piccole o forze motrici comunque grandi.
Queste condizioni, ovviamente indesiderabili, sono dette dimpuntamento.

Stick slip
Come appare dalla figura a pagina 4 , il coefficiente dattrito varia fortemente con linstaurarsi delle
condizioni di moto; inoltre, nel regime di lubrificazione limite o mista, si riduce al crescere della velocit.


Q F







Q



F



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Si supponga di avere un corpo pesante M , che appoggia su un piano con attrito e di volere spostare questo
corpo agendo tramite un organo elastico di comando, schematizzabile con una molla. Si supponga per
semplicit, inoltre, che il punto di P (comando) si muova con velocit v
P
costante.


In una prima fase la forza di comando allungher semplicemente la molla, mentre il grave resta fermo,
essendo: F < f
statico
m g , con m massa del corpo. Quando la forza trasmessa dalla molla supera lattrito
di primo distacco, inizia il movimento del corpo M ed il coefficiente dattrito si riduce, assumendo
bruscamente il valore cinetico. Il moto di M sar perci accelerato, e ci ridurr lallungamento della molla.
Se la molla si comprime sufficientemente si avr larresto del grave. Il ciclo quindi si ripeter, come
indicato in figura.
Questo fenomeno detto di stick-slip (aderisci-scorri) ed causa di irregolarit del funzionamento delle
macchine (si notino le forti variazioni che F deve assumere affinch v
P
resti costante) e di rumorosit
11
.
La funzione che qui si attribuita al peso spesso svolta da carichi di esercizio, a loro volta
variabili.
Per evitare effetti di stick slip si pu:

ricorrere a soluzioni (es.: attrito di rotolamento) od a materiali (PTFE ed, in parte, resine acetaliche,
lubrificanti), in modo tale da ottenere: f
statico
f
cinetico
;

aumentare la rigidezza dellorgano di comando, qui rappresentato dalla molla.




11
Il suono degli strumenti ad arco ottenuto essenzialmente grazie a questo fenomeno.
M
M
M
M
Legge del
moto di P
Legge del
moto di M
P
F
spostamenti
t
e
m
p
o

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Circolo di attrito delle coppie rotoidali
In una coppia perno / boccola, costruita con piccolo gioco, la direzione della risultante T N R
r r r
+ = , forma
langolo di attrito con la normale al piano tangente alle superfici in contatto del perno e della boccola
(vedi figura seguente). Se r il raggio interno della boccola, la direzione della risultante risulter perci
tangente ad una circonferenza di raggio = r sen , che detta: circolo dattrito.


Assumendo per il coefficiente dattrito cinetico lusuale valore f = 0,1, si trova che il raggio del circolo
dattrito pari a circa il 10% del raggio interno della boccola. Se la coppia rotoidale funziona in regime di
lubrificazione fluida oppure ad attrito volvente (es.: cuscinetti a sfere) f<<0,1. Il circolo dattrito in questi
casi estremamente piccolo. Per questi motivi leffetto dellattrito sulla direzione ed il modulo della reazione
R delle coppie rotoidali spesso trascurato (si pone: R N).

Attrito volvente
Il contatto tra una ruota caricata da una forza W ed una superficie (es.: rotaia) determina unimpronta di
contatto, la cui ampiezza pu essere determinata teoricamente
12
nel caso di corpi con elasticit lineare.
Lattrito di rotolamento pu essere attribuito a:
imperfetta elasticit dei corpi (es.: effetto di isteresi energia dissipata);
condizioni di aderenza e di strisciamento in parti diverse dellarea di contatto;
saltellamento della ruota sulle asperit della superficie (attrito durto).
E frequentemente usato il modello indicato nella figura a pagina seguente, che consiste nel traslare la
reazione N di unopportuna quantit rispetto al centro dellimpronta di contatto nominale. In sostanza si
ipotizza una distribuzione non simmetrica delle pressioni di contatto tra ruota e superficie oppure la presenza
di contatti localizzati durto.
Per fare avanzare la ruota necessario applicare una coppia M (caso della ruota motrice) oppure una forza
traente T (ruota trascinata; si noti che in questo ultimo caso la forza traente e la uguale ed opposta reazione
tangenziale sulla superficie di contatto determinano una coppia pari a M).

12
Si veda ad es.: Juvinall e Marshek, op.cit.,Cap.9.
W


r sen

N R r R

T
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Detto r il raggio della ruota, il coefficiente dattrito volvente definito da: f
v
= /r in quanto si pu
scrivere:
r N f r N
r
N M
V
= = =


Poich la dimensione dellimpronta generalmente limitata ed il parametro solo una frazione di questa
dimensione (orientativamente: 10% della larghezza dellimpronta elastica), il coefficiente dattrito volvente
corrispondentemente piccolo.
Dal punto di vista del rendimento conveniente usare ruote o rulli di diametro grande. Nel caso del contatto
di rullo cilindrico su suolo elastico liscio si trova, dalla teoria di Hertz
8
, che r
r
f
v
1 =

. Nel caso di
attrito durto si osserva che la brusca variazione di direzione del vettore velocit diminuisce al crescere del
rapporto tra raggio della ruota ed altezza delle asperit
13
(es.: preferibile luso di slitte a rotelle, invece che
di slitte a rullini, nelle coppie prismatiche di rotolamento con piste non perfettamente pulite).

Tab. A.III Coefficienti di attrito volvente
Applicazione Coefficiente dattrito volvente (f
v
)
Cuscinetto perno/boccola a secco
oppure con lubrificazione limite
sen f
Idem c.s. con lubrificazione idrodinamica 0,002 0,003
Cuscinetti a sfere e a rulli cilindrici (senza tenuta) 0,0015 0,0011
Cuscinetti a rulli conici 0,0018
Ruota su rotaia ferroviaria 0,026/(2r)
0,5

Pneumatico su fondo liscio (v < 100 km/h) 0,01 0,015
Pneumatico su fondo sconnesso (idem c.s.) 0,02 0,03


13
Si veda ad es.: E.Pistolesi, Meccanica applicata alle macchine, 1955.
W



M
N
r

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La coppia resistente dattrito M delle coppie rotoidali gi viste si indica comunemente tramite la relazione:
r N f M
V
= nella quale si introduce un opportuno valore del coefficiente dattrito volvente, di cui alla
precedente tabella. Esistono tuttavia quantificazioni pi precise
14
.

Rendimento di macchine in serie od in parallelo.
Nel caso di pi macchine (o pi componenti meccanici, es.: cambiodifferenzialegiunto
omocineticoruota anteriore), esse possono essere interconnesse in vari modi. Le due configurazioni di
riferimento sono: in serie oppure in parallelo. Nel caso di macchine in serie (vedi figura) il lavoro utile di una
macchina diviene lavoro motore della seguente e cos via.

Perci si pu scrivere:.
n
Mn
Un
M
U
M
U
M
U
serie
L
L
L
L
L
L
L
L
.... ......
2 1
2
2
1
1
= = =
In altre parole il rendimento delle macchine in serie pari al prodotto dei singoli rendimenti.
Nel caso di macchine in parallelo (vedi figura a pagina seguente), il lavoro motore e quello utile sono dati
dalla somme dei contributi delle varie macchine.
Perci si pu scrivere:
M
Mn n M M
Mn M M
Un U U
M
U
parallelo
L
L L L
L L L
L L L
L
L + + +
=
+ + +
+ + +
= =

...
...
...
2 2 1 1
2 1
2 1

In altre parole il rendimento di macchine in parallelo la media pesata dei singoli rendimenti, essendo i pesi
costituiti dai lavori motori.

Avvertenze conclusive
Si gi fatto notare che lattrito di strisciamento solo una delle cause di perdita di lavoro utile; ad esempio,
il rendimento degli ingranaggi dipende almeno da:
1. perdite dovute allo strisciamento tra i denti (usuale modello di Meccanica);
2. perdite dovute al rotolamento tra i denti, con ciclica e rapidissima formazione e compressione del
velo di lubrificante;
3. perdite dovute alla rotazione veloce delle ruote dentate in unatmosfera ricca di lubrificante.
Le cause (2) e (3) sono relativamente indipendenti dal carico (rendimento ridotto a carichi bassi). Le perdite
(3) sono molto significative alle alte velocit (in aeronautica: velocit periferiche prossime a 100 m/s).
Inoltre vi saranno perdite dovute alla cuscinetteria ed alle pompe e tubazioni di mandata e recupero olio.

14
Si vedano, ad es., i cataloghi dei fornitori di cuscinetti volventi (www.skf.com, etc.)
Macchina 1
Macchina 2 Macchina n
L
M
=L
M1
L
U1
= L
M2
LU
2
LM
n
L
Un
=L
U

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Il problema dellusura, che costituisce laltro aspetto dei fenomeni tribologici a cui si accennato, trattato
in vari testi di Costruzione di macchine
15
. Lusura pu tuttavia manifestarsi anche in altri modi; ad esempio
si avr usura per effetto dellimpatto violento di getti di fluido contenenti materiale abrasivo o, perfino, bolle
di gas (erosione dovuta alla cavitazione). Lusura da erosione sensibilmente influenzata, oltre che
dallenergia cinetica e dalla natura dal getto, anche dallangolo di incidenza sulla superficie, e ci in rapporto
con la relativa duttilit o durezza del materiale (se il getto radente, facilitato lo scorrimento nei materiali
duttili mentre se perpendicolare alla superficie facilitata lincrinatura delle superfici fragili).

Per migliorare le condizioni di attrito ed, ancora di pi, per evitare o per minimizzare gli effetti dellusura
occorre, in primo luogo, operare opportune scelte di progetto (separare, se possibile, le superfici, agevolare la
lubrificazione limite tramite la microgeometria delle superfici, raffreddare, ecc.); inoltre, si pu modificare
favorevolmente la natura dei materiali, limitatamente alle superfici a contatto.
Ci fatto sistematicamente nella costruzione delle macchine, essenzialmente con questo tipo di processi:
modifica della microstruttura delle zone superficiali (es.: aumento della durezza delle superfici di un
pezzo in acciaio tramite tempra ad induzione);
diffusione negli strati superficiali di altre sostanze tramite trattamenti termochimica (es.: nitrurazione
delle dentature di ingranaggi)
trasformazione mirata della natura degli strati superficiali (es.: fosfatazione pre-rodaggio,
ossidazione anodica dura di parti in leghe leggere di Alluminio)
riporto di altri materiali di ricoprimento (es.: cromatura dura a spessore).

15
A questo proposito si veda ad es.: Juvinall e Marshek, op.cit., cap. 9.

Macchina 1
Macchina 2
Macchina n
L
M1
L
U1





L
M
L
M2
L
U2
L
U









L
Mn
L
Un

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Occorre tenere presente che alcuni di questi trattamenti possono avere effetti negativi su altre propriet
desiderabili, in particolare la resistenza alla fatica; ad esempio la cromatura a spessore, che determina
superfici dure percorse da una fitta rete di microfessure (vantaggiose per trattenere il lubrificante), provoca di
regola una marcata riduzione del limite di fatica del pezzo cos trattato.
La costruzione di alcuni tipi di boccole
16
o di pattini per slitte, costituiti da pi materiali disposti in
successivi strati, ciascuno dei quali finalizzato ad una specifica funzione e, cio:
minimizzare attrito ed usura,
trasmettere facilmente il calore prodotto per attrito,
fornire supporto rigido;
costituisce un esempio finale dellapplicazione dei concetti che qui si sono esposti brevemente.



16
ibidem cap. 13.
Guscio resistente e rigido
(es.: in acciaio)

strato di materiale antifrizione
(metallo bianco oppure:
sinterizzato di bronzo impregnato
con grafite, PTFE o MoS
2
; etc.)
Complementi sugli Stati di tensione trattati al cap.4 del testo: Juvinall e Marshek, Fondamenti della progettazione
dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 14 di 35

14

2. SOLLECITAZIONE NEI DISCHI E NEI CILINDRI DI GRANDE SPESSORE

In un disco rotante, in un tubo in pressione, nel mozzo di un volano ed in casi analoghi, sono assialmente
simmetrici sia il corpo sia le azioni a cui questo soggetto.
Lo studio analitico di questi casi, opportunamente ricondotti a schemi semplici, offre risultati utili per la
progettazione. Qui brevemente riassunto limpostazione di questo studio, di cui interessano soprattutto le
ipotesi semplificative ed i risultati.
Si consideri per primo il caso di un disco di diametro esterno 2b con foro interno di diametro 2a e spessore
t(r) relativamente piccolo rispetto ai valori del raggio r (Fig. 1.1).
Si fa l'ipotesi che sulle superfici del contorno esterno ed interno del disco possano agire pressioni uniformi
dirette nel verso che comprime il materiale oppure di verso opposto. Un esempio del primo caso dato dalla
pressione di forzamento, supposta costante, agente sul foro di un disco montato con interferenza sulla sede di
un albero; un esempio del secondo caso dato dall'azione centrifuga della palettatura di una turbina,
schematizzata come una "pressione negativa" (diretta verso l'esterno) equiripartita su un diametro
opportunamente scelto.
Un disco ruotante inoltre soggetto ad azioni distribuite di massa (forze centrifughe elementari) che
sollecitano ogni parte. In alcuni casi (es.: dischi di turbina) agiscono anche sollecitazioni dorigine termica,
dovute all'effetto di una temperatura variabile lungo il raggio del disco.
A causa della simmetria assiale non vi saranno scorrimenti lungo un piano diametrale qualunque e perci le
tensioni tangenziali
r
=
r
saranno ovunque nulle. Le tensioni radiale
r
e circonferenziale

sono
perci tensioni principali. La tensione
z
si pu porre uguale a zero, non agendo alcuna pressione sulle
facce del disco.
Su un elemento infinitesimo del disco (Fig. 1.2), se sono presenti anche azioni centrifughe, la condizione di
equilibrio alla traslazione in direzione radiale data da:
( ) 0
2
2
2
= + + |
.
|

\
|
+ |
.
|

\
|
+ + dr trd r d dr r dr
dr
dt
t dr
dr
d d
tdr trd
r
r r


essendo la densit ed la velocit angolare di rotazione.
Se il disco non ruota (oppure, in pratica, se ruota lentamente) e se lo spessore costante la precedente
relazione si semplifica notevolmente e si pu esprimere, eliminando gli infinitesimi di ordine superiore, nel
modo seguente:
0 = +
dr
d
r
r
r

(a)
Complementi sugli Stati di tensione trattati al cap.4 del testo: Juvinall e Marshek, Fondamenti della progettazione
dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 15 di 35

15
In campo elastico lineare, se il materiale omogeneo ed isotropo e si trascurano le variazioni del modulo di
Young E , del coefficiente di Poisson e del coefficiente di dilatazione lineare con la temperatura, le
relazioni costitutive, essendo
z
= 0, si riducono alle seguenti:

( )
( ) ) (
1
) (
1
r T
E
r T
E
r
r r
+ =
+ =


(b)
Detto u lo spostamento in direzione radiale di una generica circonferenza di raggio r si pu inoltre
scrivere:

( )
( )
r
u
r
r r u
dr
du
dr
u du u
r
=
+
=
=
+
=

(c)
Nel caso, abbastanza comune, che il termine T(r) sia nullo o trascurabile, dalle (b) si ottiene:

( )
( )
r
r r
E
E

=
+

=
2
2
1
1

per cui, ricordando le relazioni (c), si ottiene:

|
.
|

\
|
+

=
|
.
|

\
|
+

=
dr
du
r
u E
r
u
dr
du E
r

2
2
1
1

Sostituendo questi termini nellequazione dequilibrio (a) si ottiene:
0
1
2 2
2
= +
r
u
dr
du
r dr
u d

il cui integrale generale :

r
C r C u
1
2 1
+ = (d)
Nel caso di pressioni che comprimono il materiale sia sul bordo del foro interno sia sul contorno esterno del
disco le condizioni al contorno richiedono che sia:

r
r a
i
r
r b
e
p
p
=
=
=
=
(e)
Complementi sugli Stati di tensione trattati al cap.4 del testo: Juvinall e Marshek, Fondamenti della progettazione
dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 16 di 35

16
Dalla (e) si deducono le costanti di integrazione della equazione generale (d). Risultano cos determinate
anche le tensione, che in assenza di effetti centrifughi o termici, variano con una legge del tipo:

r
A
B
r
A
B
r
=
= +
2
2
(f)
dove A (asintoto comune delle due tensioni) e B dipendono dalle pressioni e dalla geometria del singolo
caso, come si vedr in seguito. La dilatazione o la contrazione del disco in direzione assiale (variazione di
spessore), essendo
z
= 0 , sar:
( )

+ =
r z
E

Sostituendo in questa relazione gli andamenti delle tensioni radiale e circonferenziale dati dalle (f) si ottiene:
cost. 2 = = A
E
z


Quindi i risultati validi per il caso di dischi a spessore costante soggetti a pressioni agenti sui contorni di
raggio a e b si possono applicare anche al caso di cilindri di grande spessore analogamente sollecitati.
Viene infatti rispettata la condizione di continuit delle zone comprese tra piani perpendicolari allasse del
cilindro, per le quali, ad eccezione delle zone prossime ad estremit libere, deve essere:

z
= costante
La Figg. 1.3 e 1.4 illustrano tipici andamenti delle tensioni radiali e circonferenziali agenti nelle zone interne
di un disco o di un cilindro spesso (recipiente, tubazione) sottoposti questo tipo di sollecitazione.
A differenza del caso del disco, nel caso di un cilindro potr agire una tensione non nulla
z
. (p.es.: spinta dei
fondi di un recipiente in pressione); gli spostamenti u in presenza di una componente
z
saranno perci
leggermente differenti da quelli del disco; il caso particolarmente semplice se
z
= costante.
La soluzione pi complessa nei casi in cui la velocit angolare oppure le variazioni di temperatura
T(r) in un cilindro spesso oppure in un disco non siano trascurabili o nulli.
Per brevit, qui ci limita ad indicare nelle figure alcuni andamenti tipici della sollecitazione che si possono
determinare in questi casi
17
.
In molti casi pratici, alle sollecitazioni assialsimmetriche si sovrappongono quelle dovute alla trasmissione di
un momento torcente. La sollecitazione torsionale non provoca, tuttavia, variazioni delle dimensioni radiali.
Quindi essa non modifica un eventuale forzamento iniziale, ad esempio tra albero e mozzo.

17
Si veda: Roarks Formulas for Stress and Strain ed. McGraw Hill; esso disponibile, in formato elettronico
integrabile con s/w Mathcad, presso il centro di Servizi Informatici della Facolt dIngegneria.
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dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 17 di 35

17
Le sollecitazioni centrifughe, al contrario, tendono a creare giochi negli accoppiamenti oppure ad attenuare
un forzamento iniziale. Variazioni di diametro possono dipendere anche dalle sollecitazioni di origine
termica, con conseguente modifica di giochi o di forzamenti iniziali tra parti accoppiate (es.: materiali con
coefficienti di dilatazione differenti). Questi ultimi casi sono perci analoghi a quelli studiati a proposito delle
variazioni in esercizio di un forzamento iniziale, quale si ottiene, ad esempio, col serraggio di bulloni.

1.1 Pressione agente sul contorno del foro interno ad un disco di uniforme spessore
Nel caso che vi sia soltanto una pressione p
i
agente sulla superficie del foro interno ad un disco di spessore
costante, vale la soluzione:
r a b
p b a
E
r
a b
p a
E
u
i i
1 1 1
2 2
2 2
2 2
2

+
+

=


e le tensioni radiale e circonferenziale varieranno secondo le:

|
|
.
|

\
|
+

=
|
|
.
|

\
|

=
2
2
2 2
2
2
2
2 2
2
1
1
r
b
a b
a p
r
b
a b
a p
i
i
r

(g)
il cui andamento rappresentato nelle figure gi citate. La variazione del diametro del foro d
interno
e la
tensione circonferenziale massima, che si trovano ponendo r=a , si possono scrivere in forma pi concisa,
come si usa nei manuali e nelle norme tecniche; ad esempio, ponendo:
interno
d
d
a
b
k
esterno
= = si ha:
| |
( ) ( )
| |
( )( ) 1 1
1
1
1
1
1 1
2
2
2
2
2
2
interno
nterno
+
+
=

+
=

+ +
= =
=
=
k k
k
p
k
k
p
k
k
E
d p
u d
i i a r
i
a r i



Si noti che la tensione circonferenziale media, dedotta da semplici considerazioni di equilibrio, vale:
( ) ( ) 1
1
,

=
k
p
a b
a p
i
i
media

Nei dischi e nei cilindri spessi si pu quindi definire un coefficiente di concentrazione k
t
della tensione
circonferenziale elastica, che nel caso in esame vale:
1
1
;
2
,
max ,
+
+
= =
k
k
k k
t
medio
t


Poich le tensioni circonferenziale e radiale sono tensioni principali e poich per r=a la tensione radiale vale

r
= p
i
, la tensione ideale (qui definita secondo Tresca) massima sul bordo interno del foro e vale:
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dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
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18
( )
|
|
.
|

\
|
+

+
= = 1
1
1
2
2
max 3 1 max ,
k
k
p
i id

Dalla (g) si nota, inoltre, che se b molto grande le tensioni agenti in vicinanza del foro dipendono poco dal
valore di b; per b tendente ad infinito si pu scrivere:
| | | |
2
2
r
a p
i
b r b
= =


In pratica si pu utilizzare, con buona approssimazione, questa soluzione anche se la forma del contorno
esterno non circolare, purch la distanza minima b* dellasse del foro dal contorno sia relativamente
grande( b* > 45 a); ad esempio, si pu cos stimare lo stato di sollecitazione che si crea forzando un perno
od un albero entro un foro di una lastra di forma irregolare (es.: una camma).
Viceversa, nel caso dei gusci cilindrici o di anelli sottili, ove la differenza tra a e b piccola, la tensione
circonferenziale pressoch costante lungo il raggio (k
t
1) e pu essere approssimata dal valore medio:
t
a
p
a b
a p
i
i
=

, dove t lo spessore del guscio o dellanello; essendo a>>t la tensione radiale, pari a
p
i
sul contorno interno, diviene trascurabile rispetto alla tensione circonferenziale.

1.2 Pressione sul contorno esterno del disco o del cilindro
Per un disco forato, in assenza dazioni termiche o centrifughe, si ottiene, nel modo gi visto:
(

+
+

=
r a b
p b a
E
r
a b
p b
E
u
e e
1 1 1
2 2
2 2
2 2
2


Le tensioni radiale e circonferenziale variano secondo le:

|
|
.
|

\
|
+

=
|
|
.
|

\
|

=
2
2
2 2
2
2
2
2 2
2
1
1
r
a
a b
b p
r
a
a b
b p
e
e
r

(h)
Per un disco pieno (non forato) di spessore costante e raggio esterno b e per un analogo cilindro pieno (es.:
albero) sollecitati da una pressione uniforme sul contorno esterno si ha ovunque:

= =
r e
p
Esprimendo la deformazione circonferenziale in funzione della pressione esterna:

( ) ( )
r
u
E
p
E
e
r
=
= =

; 1
1

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dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
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19
si trova:
| | ( )b
E
p
u
e
b r
=
=
1
Se al centro di un disco o di un cilindro pieno vi fosse un difetto assimilabile ad un foro di diametro a
piccolo (p.es.: cavit di ritiro di un pezzo fuso o difetto di un pezzo forgiato), dalle (h) risulta che sui bordi di
tale foro agirebbe una tensione circonferenziale molto pi elevata di quanto previsto per un elemento pieno;
questa tensione sar di trazione nel caso di pressione centrifuga (es.: dischi o tamburi cilindrici in rapida
rotazione).

1.3 Altri casi
In un disco rotante o soggetto a variazioni di temperatura la deformazione
z
non costante lungo il raggio;
montando pi dischi affiancati si osserverebbero perci distacchi o tendenze alla compenetrazione. Nei
cilindri spessi le condizioni di continuit richiedono che sia
z
= costante lungo il raggio; se il cilindro ruota o
soggetto a variazioni di temperatura ci determina tensioni
z
0.
Complementi sugli Stati di tensione trattati al cap.4 del testo: Juvinall e Marshek, Fondamenti della progettazione
dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 20 di 35

20
















Fig. 1.1 Disco o cilindro spesso con carichi Fig.1.2 - Forze agenti sullelemento
aventi simmetria assiale. infinitesimo se lo spessore t unitario.




b
a
r
p
i

p
e

d
r
(
r
+d
r
)(r+dr)d
d/2

dr

r
r
dVr
2

(eventuale)


dr

Elemento
infinitesimo

r
p
i

r

p
e


r
2
,
r
B
A
r
=

A
Fig.1.3 Tensioni provocate da pressioni interne Fig. 1.4 Tensioni provocate da pressioni esterne

r


Fig.1.5 Tensioni in un disco con centrifugazione oppure con gradiente di temperatura (Q: flusso di calore)

r

T
Q

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dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
Dispense integrative di Costruzione di macchine LS Ing. Aerospaziale 2004-05 21 di 35

21
Nel caso di variazioni di temperatura lungo il raggio, per queste stesse ragioni, nel caso di un cilindro spesso
vi sono significative tensioni di origine termica
z
, oltre che circonferenziali e radiali, Le tensioni

e
z

saranno di trazione nelle zone relativamente fredde e di compressione nelle zone calde; il loro andamento
dipende da quello della temperatura; noto il caso del gradiente termico che si produce a regime nel caso di
trasmissione di calore attraverso le pareti di un cilindro omogeneo.
E utile ricordare che le tensioni di origine termica non possono in alcun caso superare il limite:

n
T E

=
1
max

che si ha nel caso di totale impedimento della dilatazione o della contrazione termica in uno stato
monoassiale (n=0), biassiale (n =1) o triassiale (n=2) di sollecitazione.
Esistono alcune soluzioni analitiche per i dischi con spessore variabile; una di queste riguarda la forma in
sezione di un disco duniforme resistenza sottoposto ad azione centrifuga diffusa nel volume, in assenza
daltre azioni esterne (es.: senza forzamenti iniziali). Affinch la tensione ideale sia ovunque costante e pari
ad un valore ammissibile del materiale (condizione duniforme resistenza) secondo l'ipotesi di Tresca (cio
della massima. tensione tangenziale, valida per materiali duttili) deve essere:
amm 3 1
= =
id

e poich in un disco relativamente sottile sar
3
=
z
=0 e 0<
r
<

occorre che sia:


1
=

=
amm
.


Dalle relazioni, che brevit qui non si riportano, dellandamento delle tensioni in un disco rotante si ricava
che questa condizione soddisfatta facendo variare lo spessore t(r) del disco con la legge:
amm
r
e t r t

2
0
2 2
) (

=
Dimensionamenti preliminarmente si possono ottenere tramite questa relazione, salvo analisi pi dettagliate
(comprendenti lo studio termico) da effettuare con metodi agli Elementi Finiti assistiti dal calcolatore.

1.4 Forzamento
E' comune il caso di un elemento a forma di disco o di cilindro montato con interferenza su un altro. Un
comune tipo di montaggio forzato si ottiene con tolleranze ISO sul foro e sulla sede H7-s6 o H7-r6, cui
corrispondono interferenze diametrali variabili tra circa lo 0,2% e lo 0,8% del diametro nominale. Per
accoppiamenti tra alberi e mozzi in acciaio (es.: assali ferroviari) le pressioni di forzamento sono dellordine
di 20 150 MPa; i valori pi elevati richiedono interferenze maggiori di quelle su indicate. In tutti questi casi
il montaggio pu essere realizzato riscaldando il mozzo e, se necessario, raffreddando lalbero; talvolta si pu
utilizzare olio inviato con pressioni maggiori di quelle di forzamento, per dilatare e contrarre le due parti. Con
interferenze minori (es.: H7-n6) il montaggio pu essere ottenuto oltre che a caldo spingendo il mozzo
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22
sullalbero per mezzo di una pressa e provvedendo ampi smussi di invito (angolo 30); ci possibile se
le dimensioni non sono troppo grandi. In alternativa si pu fare uso dolio in pressione fatto giungere in modo
opportuno allinterno del mozzo (es.: montaggio di giunti sulla estremit dalbero di macchine operatrici; le
sedi sono di regola leggermente coniche). Per collegamenti incerti(es.: H7-m6) pu essere sufficiente luso
di un mazzuolo, evitando urti tra parti metalliche.
Le interferenze minime e massime effettive sono minori di quelle nominali, calcolate in base alle tolleranze
dimensionali, per leffetto delle rugosit superficiali delle superfici; queste rugosit tendono ad assestarsi,
riducendo linterferenza. Si usa perci sottrarre unaliquota, pari a circa la somma delle due rugosit medie,
dal valore dellinterferenza diametrale corrispondente ad un dato accoppiamento ed a date quote tollerate.
Ricordando che tramite u(r) si esprimono gli spostamenti radiali si dovranno raddoppiare questi valori se si
vogliono le variazioni di diametro in corrispondenza delle superfici da accoppiare. Detti I e II i due
elementi forzati sul diametro comune c , si potr determinare la pressione di forzamento minima oppure
massima, tramite la:
( ) | | | | { }
c r II c r I II I effettiva
u u Ra Ra k i i
= =
+ = + = 2 *
nominale

con k* 1. Le relazioni tra la pressione di montaggio che si scambiano i due corpi ed i relativi spostamenti
u(r), gi viste in precedenza, permettono di determinare il forzamento sufficiente alla funzione richiesta
(p.es.: trasmissione della coppia torcente con dato attrito tra le superfici) senza superare limiti ammissibili per
la sollecitazione del materiale.
Il coefficiente dattrito dipende marcatamente dallo stato delle superfici (in alcuni casi umettate dolio, in altri
cosparse con polveri di carborundum per aumentare laderenza).
Si preferisce di regola che la sollecitazione avvenga in campo elastico se il collegamento forzato deve potere
essere smontato e rimontato pi volte, grazie ad opportuni accorgimenti che rendano ci possibile (es.: zone
di presa dellattrezzo estrattore). Se il montaggio permanente o semipermanente, si possono deformare
anche plasticamente, entro limiti accettabili, il materiale dell'uno e/o dell'altro elemento accoppiato. Si ottiene
cos una pressione di forzamento marcatamente pi elevata (circa doppia) di quella corrispondente al limite
del comportamento elastico. Infatti le tensioni

sono distribuite pi uniformemente attorno a valori molto


elevati, come si vedr in seguito. Per le relazioni pratiche di calcolo, che per brevit qui non si riportano, si
rimanda ai manuali.
Se i cilindri accoppiati sono di differente lunghezza (p.es.: mozzo accoppiato su un albero di maggiore
lunghezza) si nota che le pressioni di forzamento si concentrano verso le estremit: infatti in tali zone la
cedevolezza radiale del cilindro pi lungo minore, per effetto della collaborazione del materiale delle
zone adiacenti al forzamento. Alle estremit dellaccoppiamento forzato vi perci una concentrazione della
sollecitazione. Per questo motivo, ed anche perch nelle zone destremit sono possibili piccoli movimenti
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23
relativi tra le parti (transitori, vibrazioni, flessione rotante od alternata) con sfregamento (fretting), conviene
modificare localmente la geometria dei due elementi accoppiati. Ad esempio si usa realizzare sullalbero una
zona di sezione maggiore (mazzetta), dove si forza il mozzo. Analogamente si pu sagomare
opportunamente il bordo del foro del mozzo. Occorre soprattutto evitare una dannosa interazione tra fretting e
fatica; perci utile la presenza di strati di materiale tenero dinterposizione, ottenuti ad esempio con
lapplicazione di strati dadesivo prima del forzamento. Ladesivo migliora anche la capacit di trasmettere
azioni tangenziali, per cui si possono, a volte, adottare forzamenti meno spinti (es.: ruote dentate di cambi e
differenziali automobilistici).
Il forzamento del mozzo produce una brusca variazione locale di rigidezza dellassieme, quale si avrebbe
aumentando il diametro della mazzetta dellalbero, supposto privo di mozzo. Per tenere conto della
corrispondente riduzione della resistenza a fatica dellalbero, si usano opportuni coefficienti di calettamento
forzato. Orientativamente
18
si pu porre: k
t,forz
=(1 + /2) dove = p
forzamento
/
id,albero
.
In alcuni casi per il montaggio e lo smontaggio del mozzo rispetto allalbero si pu ricorrere a soluzioni e
dispositivi commerciali basati, come detto prima, sulluso di fluidi in pressione. Queste soluzioni permettono,
ad esempio, di accoppiare rigidamente, tramite manicotti forzati, due tronchi dalbero
19
.
Una comune alternativa al forzamento su sedi cilindriche consiste nellimpiego di sedi coniche (con angolo di
conicit inferiore allangolo di attrito, se si vuole facilitare lo smontaggio). In questo caso il forzamento
ottenuto grazie allapplicazione di unopportuno sforzo assiale, ottenuto tramite ghiere o altri analoghi
dispositivi. E importante che lerrore di conicit sulluna e sullaltra sede sia piccolo rispetto alla
deformazione elastica prodotta dal forzamento. Esistono dispositivi commerciali consistenti in coppie di
anelli troncoconici
20
, molto precisi, che si possono montare allo stesso scopo su sedi cilindriche, di pi facile
esecuzione.

1.5 Cerchiatura, autoforzamento
Nel caso delementi cilindrici sottoposti a forti pressioni interne (es.: tubazioni, recipienti, canne darmi da
fuoco), se ne pu rendere pi uniforme la sollecitazione circonferenziale costruendo il cilindro in due o pi
strati reciprocamente forzati all'atto del montaggio, in modo da creare coazioni di montaggio favorevoli.
Si consideri il caso di due soli cilindri concentrici rispettivamente di raggi a, c e c, b , fatti con lo stesso
materiale e forzati elasticamente all'atto del montaggio: si ottiene cos un cilindro composto da due strati. Al
montaggio si crea una coazione di compressione nel cilindro interno mentre il cilindro esterno si dilata ed

18
Si veda la norma UNI 8350 (1982) Calcolo di verifica del dimensionamento degli assali ferroviari.
19
Si veda: http://www.couplings.skf.com/
20
Si veda ad esempio: http://www.ringfeder.de (shaft / hub connections)
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24
posto circonferenzialmente in trazione
21
. Pressurizzando in un secondo tempo (es.: durante luso) il cilindro
composto, le due superfici daccoppiamento, che tendono a compenetrarsi, si scambiano le stesse azioni che
si avrebbero nel caso di un cilindro in un solo pezzo, di spessore pari a quello del cilindro composto, in cui
fossero presenti le stesse coazioni elastiche. Lo stato di tensione risultante sar perci pari alla somma
algebrica dello stato di coazione di montaggio e di quello prodotto dalla pressione, considerata agente su un
cilindro unico di spessore pari a quello del cilindro composto (Fig. 1.5). Si ottiene in tale modo una minore
sollecitazione circonferenziale in trazione del cilindro esterno, aumentando tuttavia quella del cilindro
esterno. Esiste un proporzionamento ottimale che permette di sollecitare ugualmente i punti pi cimentati dei
due cilindri.
Imponendo che i valori massimi della tensione risultante ideale in esercizio siano gli stessi nei due strati si
ottiene, detti a e b i raggi interno ed esterno del cilindro composto, che il raggio della superficie di
accoppiamento ottimale c pari a:
b a c =
Moltiplicando il numero dei cilindri forzati luno sullaltro si pu ottenere una ripartizione quasi uniforme
delle sollecitazioni dovute allapplicazione di una pressione interna
22
.
Un altro metodo, pi pratico, per ottenere una minore sollecitazione in esercizio nella zona interna, con
conseguente aumento della resistenza, consiste nell'autoforzamento. Questo metodo si pu tuttavia applicare
solo nel caso di materiale duttile, in quanto sfrutta leffetto delle tensioni residue che si manifestano dopo
uniniziale plasticizzazione ottenuta con lazione di una pressione interna maggiore di quella desercizio.
In un disco od in un cilindro in un solo pezzo, costruito in materiale duttile e sollecitato da una pressione
interna sufficientemente grande, la condizione di plasticizzazione si raggiunge dapprima in corrispondenza
del contorno del foro, dove la tensione ideale massima.
Riscrivendo l'equazione dequilibrio (a) e ricordando che la tensione ideale di Tresca sar pari alla tensione di
snervamento quando sia raggiunto il limite del campo elastico, si pone:
C S
dr
d
r
Y r
r
r
= =
=


con C = costante se la tensione di snervamento non varia lungo il raggio. Si ottiene allora:

21
Questo metodo anche usato per sopperire alla scarsa resistenza in trazione dei materiali ceramici (boccole ceramiche
cerchiate con anelli metallici esterni forzati su di esse).
22
Nella costruzione delle grandi bocche da fuoco della prima met del 900 si sfruttava questo principio.
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dei componenti delle macchine, 2.a ed.ne, ETS, 2002
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25
. , . ,
. ,
ln
plast r Y plast
Y plast r
Y r
S
D r S
r
dr
S d

=
+ =
=

Dalle condizioni al contorno si possono ricavare i valori della costante D. Qui, per brevit, ci si limita a far
notare che, se il materiale - almeno per le piccole deformazioni - si comporta in modo elastico-perfettamente
plastico, dalla condizione di Tresca si ottiene uno stato di tensione elasto-plastico, prodotto dalla pressione
interna dautoforzamento, che ha un andamento del tipo illustrato nella Fig. 1.6.
Se la pressione dautoforzamento
23
che produce questa parziale plasticizzazione riportata a zero, la parte
elastica esterna, che tende a contrarsi e tornare alle dimensioni originarie, esercita un favorevole effetto di
"cerchiatura" sulle zone plasticizzate interne. Se il volume del materiale restato in campo elastico predomina
su quello del materiale plasticizzato, al termine del procedimento si ottiene una zona in prossimit del foro
con una forte tensione circonferenziale residua di compressione, ed una minore coazione di trazione a
distanza crescente dal foro. Se le deformazioni sono piccole, si pu approssimare la situazione che d origine
a questo stato di coazione nello stesso modo che illustrato dal testo di Juvinall e Marshek per il caso di una
trave inflessa oltre il limite elastico.
Lo stato di coazione risultante favorevole alla resistenza del recipiente, se sono successivamente applicate,
sul contorno del foro interno, pressioni desercizio dintensit inferiori a quelle dautoforzamento. Come
avviene per tutte le coazioni elastiche, eventuali successive plasticizzazioni o fenomeni di scorrimento
viscoso (creep), che sono facilitati da temperature relativamente elevate
24
, tendono a fare rilassare queste
autotensioni.


23
Generalmente ci si ottiene inviando olio ad altissima pressione entro il foro, dopo avere realizzato opportunamente
due tenute alle estremit; il foro viene in gran parte riempito con un mandrino solido, per ridurre il volume di fluido e
perci la quantit denergia che pu essere rilasciata in caso dincidente.
24
Tipicamente laumento con il tempo delle deformazioni irreversibili, con carichi relativamente elevati ma costanti,
diviene molto significativo, nei materiali metallici, se T(0,250,3)T
fusione

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26


r
p
forzamento

,interno

,esterno



r
p
i

,risultante


r

,elasto-plastica


,elastica



r

,residue


p
i

zona
plastica
Fig. 1.5 Coazione circonferenziale provocate dal forzamento e stato di tensione circonferenziale
risultante dopo lapplicazione di una presssione interna.
Fig. 1.6 Stato di tensione che si produce durante il processo di autoforzamento e stato di coazione
circonferenziale dopo la fine del processo.
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27
Flange ed anelli

La sollecitazione di elementi quali flange, ghiere, molle a tazza, nervature anulari di piastre (Fig. 2.1), si pu
approssimare a quella di un anello su cui agisce una coppia per unit di lunghezza M (coppia rovesciante)
distribuita circonferenzialmente lungo lanello di raggio medio r
0
.
Tale tipo di sollecitazione spesso dovuto a carichi distribuiti circonferenzialmente, rispettivamente applicati
sui bordi esterno ed interno dellanello, come avviene nel caso delle flange (es.: flange d'estremit di
recipienti in pressione). In questi casi ci si pu ricondurre allo studio di un anello soggetto unicamente a
coppie distribuite lungo la circonferenza, la cui entit determinata nel modo illustrato nella figura 2.2;
Se le dimensioni della sezione dellanello sono piccole rispetto ai raggi (sezione dell'anello compatta e
piccola rispetto al raggio medio) si pu ritenere, in prima approssimazione, che il meccanismo fondamentale
di deformazione sia una rotazione "rigida" della sezione dell'anello attorno ad assi tangenti ad una sua
circonferenza; in questa ipotesi la forma della sezione dellanello resta indeformata. Si trascurano quindi le
deformazioni e le tensioni flessionali radiali, considerate dalla teoria delle piastre circolari inflesse (queste
tensioni risulterebbero piccole, se i raggi sono poco diversi tra loro), oltre che le deformazioni di scorrimento
e le relative tensioni tangenziali.
Se si ipotizza inoltre che la piccola rotazione di ogni sezione retta dell'anello avvenga attorno all'asse
baricentrico tangente alla circonferenza di raggio medio r
0
(Fig. 2.3) la deformazione circonferenziale di
ogni elemento distante r dal centro dell'anello data dalla:
;
) (
0
r
u
r
u
r
r u r
c
=
+
=


Lapprossimazione finale accettabile se le dimensioni della sezione della sezione sono relativamente piccole
rispetto al raggio medio.
Intuitivamente si nota che le circonferenza poste in prossimit del piano medio dellanello nella deformazione
non variano o variano poco la loro iniziale lunghezza, mentre il contrario avviene per le circonferenze poste
alla massima distanza dal piano medio. Detta z la distanza di un punto della sezione dellanello dal suo
piano medio, si pu dimostrare (in modo elementare per anelli di sezione circolare) che:
z u =
Poich per ipotesi
r
=0 , assumendo, come si detto prima, che sia r r
0
, si trova:
0
r
z E
c


Si noti che le tensioni circonferenziali hanno andamento analogo a quelle prodotte dal momento flettente
nelle travi rettilinee o dal momento circonferenziale nelle piastre circolari.
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28
A questa distribuzione di tensioni circonferenziali agenti normalmente al piano della sezione dellanello
corrisponde un momento M* :
0
2
0
*
r
EJ
dA z
r
E
zdA M
A A
c

= = =


ove J il momento d'inerzia della sezione rispetto all'asse baricentrico che giace nel piano dell'anello.
Sezionando l'anello con un piano diametrale passante per l'asse, per l'equilibrio di una met dell'anello deve
essere:
0
0
0
2 sen * 2 Mr d r M M = =


quindi:
= =
M r
EJ
Mr
EJ
*
0 0
2

ed inoltre:

c
M z
J
Mr z
J
= =
*
0

Per un anello avente sezione rettangolare di estensione b in direzione radiale e di altezza h nella direzione
dellasse, si ottiene:

c
Mr
bh
,max
=
6
0
2

Se si esprime tramite C* la costante elastica dell'anello, tale che sia:
=
*
C M
la rigidezza dell'anello rispetto a questo meccanismo di deformazione sar data, nelle ipotesi approssimate fin
qui adottate, dalla:

0
*
r
EJ
C
Per anelli la cui sezione relativamente estesa nella direzione radiale non pi lecito confondere il raggio r
con il raggio medio r
0
come fin qui fatto. Sviluppando il calcolo nel modo gi visto ma che per brevit
qui si omette - per un anello di sezione rettangolare, si ottiene:

M Mr
E h r
r
Mr z
h r
r
r
e
i
c
e
i
* ln
ln
= =
=
0
3
0
3
12
12


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29
per cui la sollecitazione si concentra alquanto in corrispondenza alle zone con z = z
max
; r = r
i
cio degli
spigoli interni (Fig.2.4). Questo risultato approssima meglio la sollecitazione tipica nelle flange dei tubi e di
elementi simili.
Un problema analogo riguarda il caso delle molle a disco tronco-conico ("a tazza" o tipo Belleville, vedi
Cap.12 del testo citato)
25
. Lo studio delle molle a tazza pi complesso e deve comprendere leffetto
dellappiattimento della molla. In particolare si nota che il braccio b dei carichi distribuiti sui bordi interno
ed esterno, che determinano la coppia M , aumenta al crescere dellangolo di rotazione . Questo angolo, nel
caso delle molle, relativamente grande, a differenza di ci che avviene nel caso di organi relativamente
rigidi, come ad esempio le flange. Nel caso delle molle Belleville si presenta quindi una non linearit
geometrica della risposta carico spostamento, anche se il materiale rimane in campo linearmente elastico
(fig. 2.5).
Questa non linearit sfruttata per assolvere, tramite molle di questo tipo, particolari funzioni, quali il
mantenimento di un precarico quasi costante nonostante piccole variazioni dello spostamento (es.: errori di
montaggio, dilatazioni termiche). Con specifiche conformazioni della molla si pu ottenere una curva carico-
spostamento con andamento ad S (nel tratto intermedio la rigidezza negativa) cui corrisponde un
comportamento bi-stabile, che pu essere sfruttato, ad esempio, per distinguere nettamente le posizioni ON e
OFF nei dispositivi di sicurezza. Nelle pi complesse molle a diaframma (dette anche molle a tazza
alettate), usate ad esempio nelle frizioni automobilistiche
26
, il tratto a rigidezza negativa della curva carico-
spostamento sfruttato in modo che lo sforzo della molla aumenti con il diminuire del suo schiacciamento,
compensando, ad esempio, gli effetti allusura del disco di una frizione o quelli delle dilatazioni termiche.












25
Si vedano la norma UNI8736 sulle molle a tazza ed http://www.schnorr.com/docs/Handbook.pdf
26
Si veda, oltre alla citata norma UNI, su: http://www.haussermann.com/en/index.php
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30

















Fig.2.1 Anello soggetto a coppie distribuite e caso della flangia libera corrispondente























Fig.2.2 Coppia agente su una flangia libera e schema della deformazione corrispondente








r
0

M

z
P P
u=z
M
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31



















Fig. 2.3 Schema di equilibrio di un semianello e distribuzione delle tensioni circonferenziali nella sezione

















Fig. 2.4 Distribuzione delle tensioni circonferenziali in un anello (studio di 2.a approssimazione)

Mr
0
d

d
M*
r
0

Superficie
neutra
M*
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32




Fig. 2.5 Caso delle molle tipo Belleville: esempio di non linearit geometrica (le deformazioni sono
esagerate)

________________________________________________________________________________
Esempio
Si vuole calcolare laccoppiamento albero mozzo necessario a trasmettere una coppia torcente data, nel caso
che lalbero sia cavo ed il mozzo abbia forma cilindrica. La velocit di rotazione in esercizio relativamente
bassa. Non vi sono effetti di origine termica
Dati:
Coppia da trasmettere: M
t
= 1 kNm.
Dimensioni: diametro esterno dellalbero: d = 50 mm; diametro interno dellalbero: d=30 mm; diametro
esterno del mozzo: D = 150 mm; spessore (in direzione assiale) del mozzo: b = 50 mm; qualit lavorazione:
IT6 per lalbero, IT7 per il foro del mozzo; finitura superficiale: R
a1
=0,8 m per il diametro esterno
dellalbero; R
a2
=1,6 m per la corrispondente superficie del mozzo.
Materiali: albero e mozzo in acciaio da bonifica trattato con tensione unitaria di rottura S
U
=1000 MPa,
tensione di snervamento S
Y
= 800 MPa., modulo di Young: E

=207000 MPa, coefficiente di Poisson: =0,3.
Coefficiente dattrito sulle superfici di forzamento: f 0,1.
Ipotesi:: Si suppone di non superare il limite elastico. Le pressioni di forzamento sono equiripartite sulla sede
cilindrica daccoppiamento.
spostamento
Forza
assiale
b
b > b
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33
Schema: Il mozzo schematizzato come un disco con pressione agente sul contorno del foro interno; la
generica sezione forzata dellalbero si considera come un disco forato, sollecitato dalla stessa pressione sulla
sua periferia esterna.
Si calcola la pressione di forzamento necessaria per trasmettere la coppia torcente con linterferenza effettiva
minima di montaggio, dalla quale si deduce linterferenza minima da prescrivere tramite la scelta delle
tolleranze di fabbricazione. Si calcola quindi la interferenza corrispondente al raggiungimento del limite di
snervamento nel materiale del mozzo. Si indicano infine gli accoppiamenti ISO (foro base) che rispettano
queste due condizioni estreme.
Soluzione Deve essere M
t,attrito
M
t
. Tra la coppia trasmissibile per attrito M
t,attrito
e la pressione di
forzamento p
forz
vale la relazione:
2
.
2
2
. ,
2 4
bd fp d
d
b fp M
forz forz attrito t

= =


La minima pressione di forzamento per trasmettere questa coppia vale: =
2
min
,
min,
2
bd f
M
p
attrito t
amm

54,5 MPa.
Detti k e k il rapporto tra i diametri esterno ed interno rispettivamente del mozzo e dellalbero, si pu
ricavare nel seguente modo una relazione tra la pressione di forzamento e linterferenza effettiva i
effettiva
; le
variazioni di diametro create dal forzamento sono:
( ) ( )
( ) ( )
cavo albero
cavo albero
forz
albero
forz
cavo albero
mozzo
mozzo
forz
mozzo
forz
mozzo
E
C
d p
k
k
E
d p
d
E
C
d p
k
k
E
d p
d
_
_
. 2
2
.
_
. 2
2
.
1 '
1 ' 1
1
1 1
=

+ +

=
=

+ +

=



per cui, ponendo:
|
|
.
|

\
|
+
=
= +
cavo albero
cavo albero
mozzo
mozzo
effettiva
forz
effettiva cavo albero mozzo
E
C
E
C
d
i
p
i d d
_
_
.
_

Nel caso in esame si ottiene:
C
mozzo
= 1,55
C
albero_cavo
=1,825
Sostituendo la pressione forzamento minima, necessaria per trasmettere la coppia si ricava linterferenza.
Ricordando che la riduzione dellinterferenza diametrale i, prodotta dallassestamento delle rugosit
superficiali, : = + =
2 1 , a a
R R i 2,4 m, si ricava linterferenza da prescrivere tramite la quotatura:
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34
i
min,amm
=i
effettiva,min
+i = (44,5+2,4)m = 46,9m
Linizio dello snervamento del mozzo richiede una pressione di forzamento limite, che soddisfa la:
|
|
.
|

\
|
+

+
= 1
1
1
2
2
e forz.limit ,
k
k
p S
mozzo Y

sar quindi: p
forz.limite
= 311 MPa a cui corrisponde, per quanto visto, una interferenza massima ammissibile:
i
max,amm
=i
effettiva,max
+i = 256 m
Dalla gamma degli accoppiamenti ISO
27
per d=50mm, si trovano i seguenti dati:

Accoppiamenti ISO Interferenza minima (m) Interferenza massima (m)
H7-p6 (2625) = 1 (420) = 42
H7-s6 (3425) = 9 (500) = 50
H7-u6 (7025) = 55 (860) = 86

Affinch le condizioni richieste siano soddisfatte in tutti i casi possibili dovrebbe essere adottato
laccoppiamento H7-u6;
Commenti: La probabilit che gli scostamenti dimensionali siano simultaneamente uguali al valore massimo
nelluna ed al valore minimo nellaltra superficie accoppiata molto piccola; ci potrebbe giustificare un
forzamento meno spinto.
La coppia torcente minima trasmissibile corrisponde qui a circa il 15% della coppia che produrrebbe linizio
dello snervamento a torsione dellalbero. Adottando un maggiore forzamento, con deformazioni in campo
plastico, la coppia trasmissibile potrebbe essere marcatamente superiore a questa.
Per confronto, si consideri unaccoppiamento di forma, ottenuto tramite uno scanalato standard a fianchi
rettilinei (diametro esterno 50 mm, interno 46 mm, 8 denti). Ipotizzando una pressione di contatto tra le facce
pari a 100 MPa (valore ordinariamente impiegato per parti dacciaio), si otterrebbe da questo punto di vista
la capacit di trasmettere una coppia pari a circa 900 Nm.

27
Si veda ad es.: Barsali, Barsotti, Rosa: Lezioni di Disegno di macchine, ed. S.Marco.
Complementi sulle Sollecitazioni nei bulloni trattate al cap.10 del testo: Juvinall e Marshek, Fondamenti della progettazione
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35

3. UNIONI CON FORZAMENTO INIZIALE

La seguente rappresentazione comunemente usata per descrivere il comportamento dei collegamenti con
forzamento iniziale (bulloni preserrati, unioni forzate albero mozzo, cuscinetti o viti di manovre precaricati,
ecc.) in presenza di azioni esterne che tendano a modificare la coazione iniziale di montaggio.
Linclinazione delle rette che, in campo elastico, rappresentano la deformabilit degli elementi, deve essere
stabilita considerando tutti gli elementi che si sovraccaricano in caso di applicazione della forza esterna (es.:
la vite, il dado e la rondella di un bullone) e tutti quelli sui quali la sollecitazione si riduce per effetto della
forza esterna (es.: le parti delle piastre inizialmente in contatto). E consigliabile, nei casi meno banali,
servirsi delle linee di forza per individuare gli elementi significativi delluno e dellaltro tipo.
Questo diagramma serve anche per visualizzare gli effetti della variazione dellinterferenza di montaggio (es.:
dilatazioni termiche differenti), del distacco tra le parti sotto lazione di carichi critici, del superamento del
limite elastico (es.: snervamento del gambo del bullone).


= = F F
b b
= = F F
c c
Allungamenti
del bullone
Schiacciamento
delle piastre


l
b

l
c
Interfer.
Forza residua
tra piastre
Forza sul
bullone
Forza
esterna
F
i
A
B
C
Forze
Deformaz.
I Il l d di ia ag gr ra am mm ma a t tr ri ia an ng go ol la ar re e

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