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Eccomi qua per raccontarvi qualcosa che spero serva a tutti voi a capire meglio in che modo oggi

le principali aziende produttrici di corpi illuminanti valutano le condizioni di garanzia sui prodotti a LED e perch errato considerare un fattore di manutenzione uguale a 1 nel calcolo illuminotecnico . Da diverso tempo ormai mi occupo di testare con calcoli illuminotecnici i prodotti a LED e al Sodio. In base alla mia esperienza sul campo mi sono fatto unidea abbastanza precisa di quelli che possono essere gli aspetti positivi e, di contro, le problematiche relative allapplicazione di questa tecnologia. Premetto che, contrariamente a quanto si pensa, i maggiori difetti riscontrabili in un apparecchio non risiedono oltre che nel diodo LED in s, ma anche nel modo in cui questo viene assemblato e laffidabilit e durata di tutti i componenti secondari che concorrono al buon funzionamento del sistema (primo fra tutti lalimentatore elettronico). La cosa che pi mi sorprende che nessuna di queste problematiche viene mai nominata, non solo dai produttori di apparecchi illuminanti, ma anche da coloro che si definiscono esperti di questa tecnologia (a meno che per esperto non si intenda teorico, e per teorico non si intenda che non ha mai visto un LED nemmeno col binocolo). Come sappiamo tutti, un LED un diodo, cio un prodotto elettronico ed un apparecchio di illuminazione a LED un sistema che incorpora al suo interno oltre alla sorgente citata anche un sistema di alimentazione, ottiche, dissipatori ed eventualmente altri ausiliari, il tutto racchiuso dentro un involucro indiscindibile. Ora dimenticate il LED, pensate ad un computer: un computer un sistema che incorpora al suo interno diversi diodi, sistemi di raffreddamento, sistemi di alimentazione, sistemi ausiliari per laudio, il volume, la masterizzazione, uno schermo, il tutto racchiuso dentro un involucro. Quando acquistiamo un computer, appare del tutto naturale prevedere che dopo qualche anno inevitabilmente si rompa qualcosa: la scheda video, il masterizzatore, lalimentatore; non solo quindi il microprocessore. Quando invece acquistiamo un apparecchio a LED ci propongono invece una prospettiva completamente diversa: quindici, anzi venti anni di funzionamento continuo, senza alcun guasto ed alcuna manutenzione. Pertanto i costi di manutenzione dovuti al sistema impiantistico rimarranno purtroppo immutati, qualsiasi sia la natura del corpo illuminante installato. Inoltre la durata e lefficienza di un apparecchio dovr essere valutata considerando tutto ci che sta al suo interno (e quindi non basarsi solo sulla sorgente luminosa). Fatta questa introduzione, per capire di come si possa valutare la durata di una sorgente LED e delle altri parti che lo compongono, occorre parlare di quello che i tecnici chiamano failure rate di un prodotto elettronico. 1. Il failure rate (lett. tasso di rottura) Gli specialisti dei test di affidabilit dei prodotti elettronici spesso descrivono il comportamento di una popolazione di prodotti attraverso una curva bathtub che definisce tre periodi:

un periodo di mortalit infantile del prodotto (che si verifica nei primi mesi di funzionamento, con un tasso di rottura che diminuisce con landare del tempo, perch la maggior parte dei guasti si ha quasi immediatamente allaccensione), un periodo di vita normale (conosciuto anche come vita utile, con un tasso di mortalit costante e relativamente basso, in cui i guasti sono dovuti principalmente a cause accidentali ed esterne) ed un periodo di fine vita (in cui il tasso di rottura aumenta esponenzialmente: questo vuol dire che raggiunto il periodo di fine vita, il prodotto non avr una vita tanto pi lunga di quella indicata).

Questo significa che anche i LED D, in quanto prodotto elettronico, avranno una mortalit infantile abbastanza alta (che si verifica nei pprimi mesi e che di solito viene eliminata, facenndo prove preventive sui diodi, chiamate burn-in) e una a mortalit durante la normale vita molto bassa (che i produttori accreditano attorno allo 0,2% ogni 1000 ore); per un LED non viene calcolata unna fine-vita in base alla percentuale di rottura, ma in base a al decadimento del flusso luminoso. Generalmente viene definito fine vita di un LED allorch il flusso luminoso di un LED pari al 70% di quello iniziale (indicato con L70); per qquestioni di calcolo illuminotecnico, per, diversi produttori fanno riferimento anche a mantenimenti p pi alti (L80 e L90). La curva sopra indica semplicemente una tendenza generale dei prodotti elettronici; per una definizione dellaffidabilit puntuale invece viene comunemente usata per i prodotti elettronici una curva Weibull, parametrizzata in base a test sperimentali condotti su una popolazione abbastanza a ampia. Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo definire una curva di sopravvivenza dei LED (cio la percentuale di LED che rimangono accesi dopo un certo periodo di tempo) secondo lo schema sottostante (i numeri sono indicativi e non si riferiscono volutamente ad alcun modello in particolare).

Dal grafico si vede che dopo un periodo di mortalit infantile, in cui si ha un calo abbastanza brusco, si passa ad una curva che ha una pendenza costante e che dura per un periodo abbastanza lungo, salvo poi crollare di nuovo arrivati a fine vita (qui supposta attorno alle 120000 ore). Questa curva influenzata in maniera molto forte dalla corrente con cui vengono alimentati i LED

(maggiore la corrente, minore la durata), dalla temperatura di giunzione a cui lavorano (maggiore la temperatura, minore la durata) e dagli sforzi cui i LED sono sottoposti durante la loro vita (cali bruschi di alimentazione o sovraccarichi ad esempio possono compromettere il loro funzionamento). In questo caso il grafico considera un funzionamento in condizioni ottimali. Ovviamente la vita utile di un LED inferiore a quella reale, se cos si pu chiamare, in quanto il flusso luminoso emesso si esaurisce molto prima della sua fine vita; supponendo quindi un burnin iniziale del diodo ed un funzionamento a temperatura e corrente costante e controllata, durante la vita utile i diodi LED presentano una mortalit pressoch costante. Come detto in precedenza, lo 0,2% di rotture ogni 1000 ore indicano una rottura attesa pari al massimo al 10% a 50000 ore di funzionamento (che vengono considerate la durata standard di vita di un diodo LED). Per quanto riguarda invece gli alimentatori elettronici (laltra componente elettronica presente allinterno di un corpo illuminante a LED), possibile fare un paragone stretto con la curva di mortalit presentata; in questo caso per non c un limite dovuto ad eventuali diminuzioni delle prestazioni. La vita utile di un alimentatore considerata fino a quando non si ha il brusco calo a fine vita (senza cio considerare una fine vita forzata e precedente a quella reale). Gli alimentatori presenti sul mercato hanno al contrario dei diodi LED un range molto ampio di vita nominale e tassi di rottura: si va da una vita di 30000 ore con una rottura del 15% (cio, prima del crollo dovuto alla fine vita, che si verifica a 30000 ore, si saranno comunque rotti il 15% degli alimentatori) fino ad una vita di 60000 ore con una rottura del 5%. Come affermato in precedenza, lattenzione della maggior parte dei produttori viene posta unicamente sulle sorgenti luminose e quindi purtroppo ci troviamo spesso con alimentatori poco affidabili. In base a quanto detto fino ad ora possibile quindi calcolare, nel migliore dei casi, che durante le 50000 ore attese di funzionamento degli apparecchi, andr cambiato 1 LED su 10 ed 1 alimentatore su 20. Non credo che questa possa essere definita manutenzione nulla. A questo punto ritorniamo al paragone iniziale: cos come un computer (o qualsivoglia altro sistema elettronico) un apparecchio illuminante a LED soggetto a guasti indipendentemente dalle sue condizioni di utilizzo. 2. La garanzia Una volta compreso il meccanismo di rottura facile anche capire le condizioni di garanzia che alcuni produttori mettono sui propri prodotti: quando si afferma che la garanzia sui LED di 5 anni a meno di rotture inferiori allo 0,2% ogni 1000 ore, significa che il produttore ci sta garantendo la normale rottura attesa. Tutto ci che riguarda i guasti accidentali, le sovra o sotto-alimentazioni che possono danneggiare il sistema, gli errori costruttivi (dovuti magari alla saldatura sbagliata dei diodi sulla piastra), ecc. e che rendono la percentuale pi alta dello 0,2%, non sono sottoposti a garanzia. Inoltre, una volta compreso il meccanismo di vita utile facile anche considerare quanto denaro occorre per leventuale manutenzione dellapparecchio (calcolata come percentuale del costo iniziale rispetto alle percentuali di rottura) e quindi verificare se tutte le eventuali estensioni di garanzia proposte dai produttori possano essere convenienti o meno. 3. Il calcolo illuminotecnico Fino ad ora abbiamo parlato di quella che pu essere lincidenza economica del failure rate delle sorgenti luminose a LED e degli alimentatori elettronica, ma questo fattore ha unaltra ricaduta ben pi importante e riguarda le sue prestazioni illuminotecniche. Secondo le norme di buona tecnica, ribadite dal CIE 154:2003, nel calcolo illuminotecnico va considerato un fattore di manutenzione che indica il deprezzamento del flusso emesso a causa di diversi fattori; questo per considerare il flusso emesso nella peggior condizione possibile prima di una eventuale manutenzione (da qui il

nome). Per gli apparecchi con sorgenti al sodio alta pressione si considera un MF=0,80 per un cambio programmato triennale (ma anche quadriennale) e pulizia del corpo effettuata in corrispondenza di questo cambio. Come ho scritto anche sul mio blog, il fatto che 10% delle sorgenti che compongono un LED non arrivano a fine vita incide notevolmente sul fattore di manutenzione. Possiamo infatti considerare un LLMF=0,80 derivato da un fine vita L80 per le sorgenti LED (cio una riduzione del 20% del flusso iniziale a fine vita). Per la natura stessa degli apparecchi illuminanti prodotti fino ad ora, non possibile considerare una manutenzione programmata (o comunque un cambio dellapparecchio allo spegnimento di un solo diodo luminoso) e pertanto va considerato un LSF=0,90 (cio una percentuale di rottura del 10% a fine vita delle sorgenti presenti allinterno). Considerando inoltre una pulizia con cadenza quadriennale (ma sono alquanto dubbioso che possa venire fatta su di un apparecchio che viene garantito come funzionante per 50000 ore), abbiamo un LMF=0,90 (secondo le tabelle indicate dal CIE 154:2003). Questo porta ad un coefficiente di MF=LLMFxLMFxLSF=0,65: alla faccia di chi propone un MF=0,90 o addirittura MF=1,0! Questo significa che le prestazioni di un apparecchio LED vadano notevolmente ridimensionate e non esprimano appieno la realt dei fatti. Purtroppo il caso del tubo tucker ci insegna invece come la percezione del risparmio alle volte risulti molto pi importante del risparmio effettivo.

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